Crossover
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Autore: Saeko_san    06/12/2019    1 recensioni
[Crossover multiverso]
Due amici d'infanzia, provenienti da una terra lontana, si ritrovano nella necessità di cominciare un lungo viaggio per salvare il padre di lui e il villaggio in cui vivono. Il loro viaggio li catapulterà ogni volta in diverse dimensioni, in cui conosceranno Harry Potter e Nihal della Terra del Vento, viaggeranno su Xorax la Sesta Luna, combatteranno a fianco di Eragon e Lily Quench, voleranno assieme a Peter Pan, solo per scoprire nuovi mondi mai nemmeno immaginati.
Lo scopo? Trovare la cura alla Grande Malattia, che Pedro e Taishiro dovranno sconfiggere prima che possa distruggere tutto ciò che hanno conosciuto sino al momento della loro partenza. Avete dunque mai immaginato di viaggiare saltando da una pagina all'altra dei vostri romanzi preferiti? Di volare oltre i confini del mondo e di sconfiggere finalmente le vostre paure di bambini?
Forse siete nel posto (o racconto) giusto: Pedro e Taishiro saranno i compagni di viaggio perfetti per voi e le vostre avventure.
| written between 2005 and 2008 |
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Libri
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 15:
Pedro, Taishiro ed il camino
 
I due amici rimasero a Villa Espasia per una settimana ancora. Si rilassarono il più possibile, partecipando alle allegre scorribande di Nina e i suoi amici.
Dopotutto, erano reduci di due guerre e il loro viaggio era cominciato da appena tre o, forse, quattro mesi, avevano bisogno di una piccola pausa. I loro ospiti li portarono a vedere le statue di marmo rosa che una volta erano state Karkon Ca’ d’ Oro, i suoi due androidi (Alvise e Barbessa) e il suo assistente Visciolo, esseri malvagi che avevano minacciato il benessere di Alchimidia tempo addietro. Andarono a palazzo Ca’ d’ Oro e videro che le stanze buie e tetre dell’oscuro alchimista era divenute colorate e allegre, perché trasformate dalla fantasia dei bambini. Visitarono l’isola Clemente, piena di gatti e con una casupola che accoglieva questi ultimi. Girovagarono per Venezia e visitarono Piazza San Marco; i due amici erano decisamente impressionati da quella città che pareva galleggiare sull’acqua, dallo strano accento con cui i veneziani parlavano, dagli edifici e dalle chiese che videro. Poi fecero altre pozioni alchemiche, tentando di creare artificialmente un frutto benefico (esperimento che andò fallito, ovviamente) e nuotarono nella laguna, sebbene facesse molto freddo. Eppure, attraverso uno speciale unguento da spalmare sul corpo, era possibile nuotare in quelle acque, anche in autunno più che inoltrato. Interagirono con Max e la sua Andora (la compagna dell’androide, androide lei stessa) e anche con gli oggetti parlanti presenti nell’Acqueo Profundis. Non tornarono più su Xorax, ma erano consapevoli che grazie alla visita da loro compiuta giorni addietro, sarebbero stati in grado di proseguire la loro missione. Conobbero i genitori di Nina e quelli dei suoi amici. Familiarizzarono con Ljuba (Meringa) e con Carlo Bernotti, il giardiniere; ma arrivò il momento di lasciarsi. Chiesero a Nina di aiutarli a cercare la Luce Viola per continuare la loro avventura. L’Ilv fremeva forte accanto all’entrata della camera della giovane alchimista.
 
 -Nina, devi aiutarci. Dobbiamo continuare la nostra ricerca. Il padre di Pedro ha bisogno di noi- la supplicò Taishiro.
 -Taishiro, aspetta- la interruppe Pedro, d’improvviso, come rimembrando fatti accaduti secoli prima.
–Ti ricordi che Ryuso ci aveva detto che dopo aver esplorato un mondo avremmo dovuto cercare un camino magico?-.
 -No, quando ce l’ha detto?-.
Il ragazzo socchiuse leggermente gli occhi.
-La sera prima di partire-.
-Forse l’ha detto a te. Io non me lo ricordo!- disse lei, quasi con stizza; ricordava perfettamente la serata prima di partire, che avevano passato assieme a preparare tutto per il viaggio; quando gli avrebbe parlato Ryuso?
 -Beh, forse dovete usare il mio- disse Nina, spalancando i grandi occhi azzurri.
 
Negli ultimi giorni sembrava molto più socievole rispetto alle loro prime ore di conoscenza.
Andarono nel laboratorio. Guardarono nel camino e... sorpresa delle sorprese, c’era la fatidica Luce Viola all’interno della canna fumaria. Cominciarono l’operazione, salutando con un bacio sulla guancia la piccola Nina; la ringraziarono per la grande ospitalità e per gli abiti di lana (nonostante fossero di seconda mano) che lei aveva loro fornito. Dunque puntarono l’Ilv al centro del camino e lessero il nome dalla lista magica, che Taishiro aveva tenuto sotto il maglione, a stretto contatto con la propria pelle. Poi Pedro disse:
 
“un anello per domarli, un anello per trovarli,
un anello per ghermirli e nel buio incatenarli”,
 
dopodiché urlarono: -Inghilterra, Hogwarts!-.
 
Prima che il camino li risucchiasse arrivarono, sfondando la porta del laboratorio, come se fosse fossero stati richiamati da un fischio inesistente, Acum e Whailida, i loro due cavalli, che erano stati accuditi, durante la loro permanenza a Venezia, da Carlo Bernotti nel giardino di Villa Espasia. I ragazzi presero le briglie come se niente fosse, come se per sette giorni non si fossero dimenticati di loro, e poi sparirono, attanagliati dalla consueta sensazione di risucchio all’ombelico. Ci fu un raggio di un blu folgorante, uno arancione come il tramonto, uno rosso come il sangue, uno verde e chiarissimo, uno ceruleo come il cielo, uno nero e oscuro e infine uno bianco, puro come un diamante.
Si ritrovarono all’interno di un altro camino, in quello che sembrava essere l’androne di un castello[1]. Erano avvolti da un fuoco smeraldino, che però non bruciava né la loro pelle né i loro abiti. Quando uscirono furono intercettati da un vecchio storpio e zoppo accompagnato da un gatto color polvere, tutto pelle e ossa.
 
-Chi siete?- chiese, con una voce grezza.
-Ecco, noi siamo...-. Taishiro non sapeva bene come spiegare la presenza di due ragazzi e due cavalli all’interno del camino di un castello.
 
Immagino sia una cosa piuttosto strana da vedere” pensò, trattenendo un risolino spontaneo.
 
-Scometto che siete matricole di Grifondoro che hanno provato una qualche strana magia insieme a quello zotico di Hagrid e avete trasformato due vostri compagni in cavalli. Sempre così, voi!- sbottò quello, sputacchiando e tossendo mentre parlava.
 
I due ragazzi rimasero in silenzio, senza capire nulla di quello che il vecchio diceva, ovviamente.
Cosa diamine è Grifondoro? Perché un grifone dovrebbe essere d’oro? E che c’entriamo noi con un grifone d’oro?” pensò Pedro, più confuso che mai.
 
 -Venite con me. Lasciate i vostri compagni qui. Vi porterò nell’ufficio della preside, così vedrà lei cosa fare- disse, sorridendo malevolo.
 
Mentre camminavano dietro al vecchiardo arrancante, Taishiro disse a Pedro:
 
 -Pedro, vedi se hai una lettera in tasca-.
 
Dalla tasca di Pedro uscì fuori una busta di pergamena, molto pesante, con il nome “Minerva McGrannitt” scritto con inchiostro verde.
 
 -Per caso, la vostra preside si chiama Minerva McGranitt?- chiese Pedro.
 -Certo che sì, sciocchi; ne parlate come se non fosse mai stati ad Hogwarts. Io sono Argus Gazza, il custode, accidenti! E lei è la mia gatta, Mrs Purr. Ma questo voi già lo sapete, quindi smettetela di prendermi in giro come se fossi nato ieri-.
 
Gazza era un uomo scorbutico e di poche parole, che appena aveva visto quei ragazzi vestiti con delle vesti babbane e per di più coloratissime, in compagnia di due cavalli, aveva pensato bene di agire. I due amici non gli fecero più domande.   
Dopo aver attraversato corridoi e salito scale illuminate da fiaccole appese ai muri, arrivarono davanti alla statua di un grifone d’oro. Era molto bella e maestosa.
Allora esistono davvero grifoni d’oro!” pensò ancora Pedro, prendendo uno dei più grossi granchi della sua vita e confondendosi ancor di più le idee.
 
 -Locomotor- pronunciò Gazza e il grifone si spostò lasciando davanti a loro una scala a chiocciola, che il piccolo gruppo di apprestò a salire.
 
Entrarono in un ufficio, enorme, dall’andamento circolare, disposto su due piani; alle pareti v’erano alambicchi di ogni sorta e ogni singolo muro era tappezzato di libri, che sembravano venire addosso ai due ragazzi, per quanti erano. Al centro c’era una cattedra, possente e piena di scartoffie, dietro la quale era seduta una donna vestita da una grossa tunica con mantello color verde smeraldo e un cappello appuntino e in velluto, color verde bottiglia; sul naso portava un paio di occhiali dai lati appuntiti e una sottile ragnatela di rughe le circondava gli occhi cerulei e le labbra sottili. Doveva essere una strega.
Sulle pareti circolari della stanza erano appesi diversi quadri, rappresentati uomini di diverse età, alcuni molto anziani, altri molto giovani; Taishiro fece passare gli occhi in particolare su due dipinti: uno rappresentava un uomo in vesti e cappello appuntito color porpora, una lunga barba e lunghi capelli bianchi, occhi grigi e due occhialini dalle lenti a mezzaluna, mentre l’altro rappresentava un uomo piuttosto giovane, dal volto allungato e appuntito, capelli neri e lisci e lucidi (tanto da sembrare quasi unti) e occhi neri come pece, come le vesti che indossava. La cosa che stupì la ragazza più d’ogni altra fu che entrambi gli uomini dipinti sembrarono voltare il volto verso di loro, mentre entravano nell’ufficio.
 
 -Professoressa McGranitt, ho trovato questi due ragazzi nel camino d’entrata e ... ah, vedo che è già occupata- si interruppe con una specie di ghigno represso, perché c’era un giovane uomo seduto davanti alla preside.
 -Non importa, signor Gazza. Prenda altre sedie e lasci gli stranieri qui con noi-.
 -Signora, i ragazzi erano in compagnia di cavalli. Temo che abbiano trasformato dei loro compagni con so quale magia-.
 -E immagino che lei, da bravo custode, li abbia già portati da Hagrid, vero, signor Gazza? Fermo restando che non siano alunni, ovviamente, ma questo potremmo verificarlo in seguito, credo- disse la donna che Gazza aveva chiamato McGranitt, soffermandosi a fissare l’uomo con il gatto in braccio da oltre i suoi occhiali appuntiti.
 
Gazza la guardò un pochino storta, facendosi al tempo stesso piccolo piccolo, ma eseguì quando gli era stato sottilmente ordinato. Intanto i due amici fissavano l’uomo seduto lì di fronte. Dal viso, s’intuiva che era diventato adulto da poco, forse aveva poco più di vent’anni, forse trenta al massimo. Aveva capelli neri e arruffati, di quelli che non stanno mai a posto. Poi aveva dei bellissimi occhi verde chiaro, con un espressione da bambino cresciuto troppo in fretta: profondi. Un paio di occhiali rotondi, e una cicatrice a forma di saetta, rossa, come di chi ha appena combattuto ed è stato ferito. Era il famoso Harry Potter, sfuggito al Signore Oscuro, per ben sette volte. Ormai Harry era un Auror da quasi nove anni e lavorava per il Ministero della Magia. Ma questo Pedro e Taishiro non potevano saperlo. Non sapevano nemmeno che quell’individuo che all’apparenza sembrava un ragazzo, aveva tre figli, di cui uno nato da pochissimo, e una moglie. E non potevano nemmeno sapere, i nostri protagonisti, che il suo acerrimo nemico, Lord Voldemort, nonostante tutti i loro sforzi, non era stato ancora stato sconfitto[2]; pareva essere tornato, senza che si sapesse come, si aggirava nell’ombra con una minaccia oscura; si manifestava come un’ombra spettrale, un monito che ricordava che il male poteva nascondersi ovunque, minacciando anche chi non aveva mai conosciuto minaccia.
 
 -Allora ditemi- il silenzio fu rotto dalla preside, che scrutava i due nuovi arrivati al di sopra dei suoi occhiali appuntiti –Cosa ci facevate nel camino della nostra scuola?-.
 -Beh, è una cosa lunga da spiegare, e probabilmente diventerà sempre più lunga man mano che andiamo avanti- disse Pedro, con fare enigmatico, che tanto enigmatico non voleva essere.
 -Sì, è meglio che legga la lettera che abbiamo per lei- disse Taishiro.
Ecco la lettera:
 
Egregia Professoressa McGranitt,
Sono un vecchio stregone della Terra di Tsagumi, che il professor Silente ha visitato in sogno anni orsono: Ryuso. I ragazzi che ha davanti sono Pedro e Taishiro, vengono dalla mia terra. Essi la aiuteranno nella lotta contro l’Oscuro Signore. La prego di non far loro del male e di non far troppe domande, poiché hanno davanti a loro tutta una missione piena di domande. Il padre di Pedro è stato colpito dalla Grande Malattia. Temo, ahimè, che dovranno viaggiare attraverso molti mondi prima di trovare la cura, tuttavia spero che lei sia in grado di aiutarli anche in questo. Affidi loro un incarico semplice, che lasci del tempo per poter trovare un importante frutto.
Vostro,
 
                                                                                                                Ryuso 
Stregone capo del villaggio di Tabauni, nella Terra di Tsagumi
 
La McGranitt parlò con loro e rilesse la lettera ad alta voce.
Poi si rivolse ai quadri nella stanza, che voltarono le loro teste proprio in direzione della donna, lasciando Pedro e Taishiro con un palmo di naso; allora quella che Taishiro aveva avuto non era stata un’impressione: i dipinti si erano mossi davvero al loro ingresso! In particolare, la strega si rivolse ai due dipinti dei due uomini che Taishiro aveva notato, ovvero il vecchio signore con i capelli bianchi e gli occhialini a mezzaluna e l’uomo dai capelli e dagli occhi neri e melliflui. I due non erano altro che gli ultimi due presidi di Hogwarts prima di Minerva McGranitt, ovvero Albus Silente e Severus Piton.
 
-Albus, Severus credete che i due ragazzi possano essere utili nella situazione attuale?-.
-Probabilmente, Minerva- convenne l’uomo anziano.
-Con una minaccia come quella che l’Oscuro Signore può rappresentare, qualsiasi aiuto è ben accetto, io credo- fece l’altro, con un tono di voce piuttosto viscido.
-D’altronde, ancora non sappiamo come il ritorno di Voldemort sia stato possibile, visto che i suoi simulacri di immortalità, ovvero gli horcrux, sono stati distrutti- continuò Silente, gettando un fugace sguardo in direzione di Harry Potter.
-Io continuo a credere che sia un residuo di magia oscura che ha lasciato un semplice simulacro, Albus. Potente, sicuramente, dato che proveniente dalla magia oscura del Signore Oscuro, ma pur sempre un simulacro- gli rispose Piton, che sembrava aver tremato di rabbia, non appena l’altro ex preside aveva gettato lo sguardo sul Ragazzo-che-è-sopravvissuto[3].
-Ho capito, miei signori- disse la preside, con un sospiro. Poi voltò il capo verso i suoi ospiti e aggiunse:
-Ora dobbiamo trovare l’incarico. E la soluzione è proprio vicino a voi. Aiuterete il signor Potter nelle sue modeste mansioni di Auror- sorrise di sottecchi, mentre pronunciava queste parole.
 -Potete andare- aggiunse poi, congedandoli.
 
Molto strana e molto lapidaria, come donna, questa professoressa McGranitt.
Taishiro guardò Pedro e Pedro guardò Taishiro, entrambi con un’espressione interrogativa. Poi guardarono Harry, che ricambiò lo sguardo. I tre si alzarono e uscirono.
 
 -Tu chi sei?- disse Pedro, con occhi grandi e interrogativi, come se avesse dimenticato improvvisamente il nome del ragazzo.
Anzi, no.
Lo aveva veramente dimenticato.
 -Harry Potter- rispose Harry, senza curarsi troppo della domanda.
 -E quindi voi venite da un altro mondo?- chiese invece curioso, osservandoli dall’alto in basso, come altri prima di lui avevano fatto.
 -Sì.- risposero i due amici in coro.




 
 

[1] Da qui in poi inizieranno riferimenti inerenti alla storia di Harry Potter, di J.K. Rowling.
[2] La storia viene qui ripresa nove anni dopo l’ultima Grande Guerra Magica combattuta a Hogwarts, a seguito della quale Voldemort è stato definitivamente sconfitto. Quando questa parte di racconto è stata ideata, l’ultimo libro uscito era “Harry Potter e l’Ordine della Fenice”, per cui molti avvenimenti non erano presenti e la rielaborazione della storia era avvenuta intuendo quello che poteva accadere. Quello che si legge qui è un riadattamento della storia originale per esigenze letterarie, per cui Voldemort esiste ancora, ma solamente sotto forma di simulacro, in grado di intendere e di volere e soprattutto di poter fare magie.
[3] Uno dei tanti modi con cui ci si riferiva ad Harry Potter subito dopo la scomparsa di Lord Voldemort e la morte dei coniugi Potter.









Note di Saeko:
Questa parte è stata e sarà la più difficile da adattare alla storia di Pedro e Taishiro, poiché all'epoca della prima scrittura la saga di Harry Potter non si era ancora conclusa. Probabilmente ci sarà qualcosa di incoerente in ciò che ho scritto e in ciò che scriverò e se c'è qualche HP fan over here, probabilmente penserà che io abbia scritto delle blasfemie e soprattutto che abbia fatto degli errori temporali pazzeschi; ne sono consapevole, ma ho tentato un riadattamento tra la fine della guerra contro Voldemort e il timeskip a 19 anni dopo, in cui ho immaginato un wild simulacrum di Voldemort che respawna a caso dieci anni prima del timeskip, subito dopo la nascita di Albus Severus (mi piace l'idea di un qualche attachment tra la storia di Voldemort e l'ultimo figlio di Harry).
Per cui, sono apertissima a critiche (purché rimangano sempre costruttive) e, se vi va, vi aspetto al prossimo capitolo.

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