Puntai lo sguardo in alto, verso il cielo, e le vidi nuovamente.
Movimenti, increspature, tutt’ora non so bene come definirli, ma sembrava ci fosse una qualche strana presenza esattamente sopra di me, in qualche modo quasi totalmente invisibile ai miei occhi.
Erano giorni che andavo avanti così, se non settimane.
Ma tutto cominciò ad avere senso quando un ragazzo dai capelli arancioni e il kimono nero, stringente una spada fin troppo grande per lui, mi si affiancò e i nostri occhi si incrociarono.
Era ancora trasparente, non del tutto concreto ai miei occhi, eppure riuscivo a sentire il suo sguardo penetrarmi da parte a parte.
Fu colpa sua
Fu colpa sua se cominciai a stare male.
Fu colpa sua se dei mal di testa terribili mi facevano accasciare sul banco, immobilizzandomi completamente per interi minuti.
Fu colpa sua se quel giorno mi ritrovai con un kimono nero, una spada al fianco e con la mente affollata di ricordi di una vita che una volta, mi apparteneva.
Fu colpa sua se mi ritrovai da sola.
E fu colpa sua quando dovetti dirgli addio.