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Autore: gabryTheGift    08/12/2019    0 recensioni
Si può resistere al richiamo del dolore o siamo semplicemente condannati a ripetere certe azioni ogni giorno?
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E quando ti prende, ancora una volta, quella foga, quella rabbia, cosa si fa in quei casi?
Cosa si fa in quel preciso momento?
Cosa si fa quando pensi di compiere solo una piccola azione?
Cosa si fa quando quasi puoi sentire quel graffio sulla pelle?
Quando immagini la luce che si riflette su quella piccola lama che hai sempre con te, sapientemente nascosta ovviamente, in caso di emergenza.
Cosa si fa per cacciare via quella sensazione?
Cosa si fa per vincere contro quella vocina che ti sussurra insistentemente e suadentemente all’orecchio:

Fallo ancora! Un’ultima volta e poi starai meglio!
 

Non lo so, credo che non lo saprò mai.
Sono attimi che accadono da anni.
Ormai ho perso il conto, così come ho perso il conto delle cicatrici sulle mie braccia.
Alcune sembrano diventare invisibili ogni giorno di più, ma io so bene dove sono.
Riesco a vederle, tutte. Ogni giorno.

Non ho mai dimenticato un solo percorso fatto da quella piccola lama.
Non ho mai dimenticato come ho medicato ogni ferita, anche la più insignificante.
Non ho mai dimenticato come mi sono sentita in quei brevi momenti.

La lama passa sulla pelle. Un pizzicorino, nulla di più.
Dopo qualche secondo, il sangue trova la sua uscita e la ferita comincia a bruciare.
La mente si concentra sul quel bruciore, che diventa sempre più forte, sempre più intenso e tu finalmente sei libera.
Libera dai pensieri, dai tormenti, dal dolore dell’anima e da quello della mente.

Senti solo un grande bruciore: un dolore fisico certo, che diventa assordante nelle tue orecchie… ma è così bello e rigenerante non avere più quelle voci nella testa. Non sentirsi più in bilico tra una decisione e l’altra.
Per qualche ora, giorni se la gente ti lascia in pace, tutto sembra quasi perfetto. Nulla fa più così male perché ad ogni movimento la ferita sul braccio, nascosta sotto la maglietta, pizzica e ti ricorda la perfezione e la liberazione di quell’attimo.

Curo la mia ferita, la disinfetto.
Ogni volta mi sembra di cullare il mio dolore.
Mi sembra di dirmi che va tutto bene, che mi dispiace del dolore che provo ma ormai è passato e posso ricominciare.

Già... mi sembra di dire queste cose ad un’altra persona e non a me stessa.
La mente umana è strana e l’animo cerca di fare il resto… a modo suo, ovviamente.
Non è facile da scrivere, solo chi lo prova può capire, anche se credo che per ognuno sia diverso, perché il dolore è diverso, perché tutti siamo diversi.

Si comincia quasi per gioco, come per ogni “dipendenza”, una volta basterà per capire, per sentire se è vero che dopo si sta meglio.
È un’idea che è balzata in testa in un lampo, nessuno l'ha suggerita.
È balzata così nella testa e non va via, non andrà via fino a quando non proverai.
Fino a quando non deciderai che è arrivato il momento.
Una volta sola, che male può fare?

Sei chiusa in bagno con le lacrime agli occhi.
Ti guardi e mentre prendi quella lametta una vocina sconosciuta nella tua testa ti dice che questo è solo l’inizio.
La senti chiaramente ma fai finta di nulla, non ci vuoi credere, sei più forte di così.
È solo per provare, per cercare di stare meglio, poi non lo farai più.
Accadrà solo questa volta perché stai troppo male e non sai come fare, ma non lo farai più perché è sbagliato, lo sai.
Sembra un’eternità ma sono passati solo decimi di secondi.
Guardi la lametta, guardi come riflette la luce della lampadina.
Scegli un braccio, un punto vale l’altro, meglio in alto perché così non avrai problemi a nasconderlo.
Premi forte e muovi quella piccola lama.
Non senti nulla, sei quasi delusa… ma ecco che arriva il sangue e il bruciore, per la prima volta.
Ti sembra di galleggiare. La testa sente solo il bruciore è nulla più.
Tutto è passato in secondo piano: le lacrime, le parole degli altri, le prese in giro, lo sdegno, la tua faccia… Non c’è più nulla, solo bruciore.

Poi quei secondi passano, il bruciore piano piano si affievolisce e tu cominci a pulirti il braccio.
Quando hai finito ti guardi di nuovo allo specchio, e guardi quel lungo segno rosso.
Quello è il tuo dolore: una specie di medaglia che prova che hai sofferto, che prova che forse quel dolore te lo meriti.
Guardi la tua faccia, i tuoi occhi, ed ora quella vocina, che poco prima ti diceva che lo rifarai ancora, l’accetti.
Ora sai che aveva ragione, ora sai che quella voce era semplicemente la tua.

Esci dal bagno, corri nella tua stanza.
Tua madre entra, ti guarda, ed anche se la ferita è coperta dai vestiti hai paura che possa vedersi.
Hai paura che lei la scopra.
Hai paura che possa insultarti ancora.
Hai tanta paura.

Ma lei non si rende conto di nulla ed esce, lasciandoti sola.

Adesso capisci distintamente che nessuno potrà mai saperlo fino a quando nasconderai sotto la maglia il tuo segreto.
Capisci che la tua era una paura idiota, come te del resto, e che nessuno vedrà mai cosa celano i tuoi occhi.
Quello è l’esatto momento in cui capisci che puoi farlo ancora e ancora e che mai nessuno lo scoprirà.
Ti senti confortata, quasi non ti senti più sola: hai il controllo, ed è meraviglioso.

Come si fa ad uscire da tutto questo?
C’è davvero un modo?
E soprattutto: voglio davvero uscirne?
Non lo so… intanto un’altra ora è passata ed ho resistito alla tentazione.
Non ho ripreso quella lametta… per ora.
Già, per ora… ma quanto durerà?
Quanto riuscirò a resistere?

  
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