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Autore: Lady I H V E Byron    09/12/2019    0 recensioni
-PREMESSA: non è una storia Yaoi/Yuri/Shonen/Shoujo-ai-
"L’amore ha molti volti, ma quasi nessuno li conosce: esiste l’amore romantico, quello tra i membri di una famiglia; anche la fedeltà ad una persona, non necessariamente coinvolta sentimentalmente, può essere considerata amore, poiché anch’essa può creare un legame indissolubile. Oppure, come diceva un antico poeta, “Amicizia è Amore senza le sue ali”."
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sora, Ventus
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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Note dell'autrice: eccomi di ritorno! XD La storia continua, anche se a grandi intervalli, non temete!
 
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Eraqus si vergognava di se stesso: costringere i soldati alla ritirata, dichiarando la missione come fallita. Re Ansem ed il consigliere Xehanort avrebbero espresso la loro delusione, magari lo avrebbero sollevato dall’incarico e revocato il titolo di capitano. Poteva essere la fine della sua carriera.
Terra e Kairi, invece, avevano altri pensieri per la testa. Ad entrambi era stata rivelata la verità dietro la distruzione delle Isole del Destino: due persone diverse avevano raccontato la stessa storia. Magari la stessa storia raccontata a Ventus, che lo aveva portato al confinamento.
Entrambi iniziarono a credere che non fossero parole menzognere.
In quello stesso momento, Sora, Riku, l’imperatore Topolino ed il resto del gruppo imperiale, correvano in direzione dell’accampamento.
L’imperatrice Minni e chiunque fosse rimasto lì avevano raccolto quanto potevano, per andarsene dalla palude. L’esercito del re non aveva ancora scoperto il loro nascondiglio, ma non potevano restare lì, dopo l’attacco subito.
-Allora? Come è andata?- domandò lei, preoccupata.
-Siamo stati costretti a battere in ritirata.- spiegò Topolino, serio –Avete preso tutto? E gli esploratori hanno trovato un nuovo luogo dove rifugiarci?-
-Tip e Tap, e Melody e Millie hanno trovato una vecchia villa, vicina a Twilight Town. Cade a pezzi, ma è ben nascosta dagli alberi e pare che le persone ci stiano alla larga. Non dovremo dare nell’occhio.-
-Ottimo! Ascoltate tutti!- annunciò, a gran voce; i superstiti dell’Impero si riunirono intorno a lui, anche Sora e Riku –Questa notte ce ne andremo da qui! Se ci muoviamo adesso, saremo una preda facile per i soldati di Radiant Garden. L’incantesimo che ho lanciato dovrebbe averli disorientati e fatto coprire la nostra fuga. Non dovrebbero averci seguito. Ma con l’attacco di oggi non possiamo rimanere qui. Cercate di dormire, adesso. Stando a quanto riferito dai nostri esploratori, il nuovo nascondiglio è lontano da qui. Partiremo dopo il crepuscolo.-
-Ricevuto.- risposero tutti, in coro.
Scappare. Non facevano altro da anni. Scappare da Xehanort o dalla gogna? Forse da entrambi.
Sora e Riku, inoltre, non avevano ancora trovato prove per incriminare il primo consigliere Xehanort, ma erano stufi di rimandare la loro vendetta. Per aver distrutto la loro isola, per aver ucciso i loro genitori…
Ma almeno avevano rivelato la verità a due cavalieri ed una principessa. Sperarono bastasse per far dubitare le persone di Xehanort. Era una figura rispettata dal popolo di Radiant Garden. Mai quanto il re, però. Se le sue azioni fossero state messe allo scoperto, il popolo non avrebbe più avuto fiducia in lui. Questo avrebbe fatto ritardare se non proprio eliminare i suoi piani, qualunque essi fossero.
Attaccare dall’interno era la strategia migliore. Topolino non voleva attaccare Radiant Garden. Anche a lui interessava solo il primo consigliere Xehanort. Non aveva niente contro re Ansem e gli abitanti.
-Che giornata…- mormorò Sora, sdraiandosi sulla sua amaca, il suo posto per dormire; Riku si sistemò in quella accanto; si era tolto la bandana che teneva sulla testa, liberando i capelli albini –Spero di addormentarmi subito…-
-Io non credo che riuscirò a dormire…- mormorò Riku, fissando il cielo –Se ti dico cosa mi è successo, non dormiresti neanche tu.-
-Perché? Cosa ti è successo?-
L’amico si voltò verso di lui. Stava sorridendo: fatto più unico che raro. Riku non sorrideva mai.
-Non indovinerai mai chi ho rivisto oggi! Terra!-
Anche Sora si stupì.
-Chi, il tizio che dieci anni fa i nostri genitori hanno trovato svenuto sulla nostra spiaggia e che poi è stato ospite a casa tua?-
-Sì, proprio lui!-
I suoi occhi celesti stavano brillando.
Poi, tornò triste.
-E’ diventato cavaliere, come aveva sempre sognato. Ma siamo stati costretti ad incrociare i nostri Keyblade.- ammise, con amarezza –Dovevi vedere la sua faccia, appena mi ha visto. Era come se avesse visto un fantasma. Anche a lui sembra abbiano detto che le Isole sono state sprofondate nell’oceano. Gli ho detto la verità. Spero solo mi abbia creduto…-
Sora tornò supino sull’amaca. Anche lui aveva conosciuto Terra, ricordava il suo volto. Inoltre, Ventus gli aveva riferito che un tale di nome Terra era suo amico, ma non avrebbe mai creduto che fosse lo stesso Terra che conosceva.
Gli riaffiorò alla mente un ricordo. Un ricordo risalente alla sua infanzia.
-Già…- mormorò, fissando anche lui il cielo –Ricordo ancora quando ti vedevo in compagnia di Terra… sembravi così felice con lui. Eravate affiatati. Come due fratelli. Ti invidiavo, sai? Perché anche io volevo uno come Terra, come fratello maggiore.- ridacchiò -Forse lo desideravo anche troppo. Per un po’ di tempo, almeno una volta a settimana ho sognato un ragazzo. Un ragazzo circa della stessa età di Terra. Non riuscivo mai a vedere il suo volto, o forse non me lo ricordo, ma ricordo che facevamo le stesse cose che facevi tu con Terra, parlavamo, passeggiavamo sulla riva, giocavamo. Ricordo ancora quando mi faceva fare la trottola. Vorrei solo fosse capitato anche nella vita reale…-
Anche Riku si sdraiò di nuovo sull’amaca.
-Sì, mi ricordo quando lo raccontavi…- ridacchiò anche lui –Ricordo che ti avevo preso per pazzo.-
Risero entrambi.
-Sì, in quel periodo ti avevo trascurato. Ovvio volessi un amico immaginario. Scusami, Sora.-
-Non devi scusarti. Eravamo bambini, in fondo. Ma sono contento tu abbia rivisto Terra. Almeno sai che sta bene.-
Riku tornò triste.
-Sì, ma sapere che facciamo parte di due parti contrastanti…-
-Lo pensavo lo stesso di Ven!- tagliò corto Sora –Ma siamo diventati ugualmente amici. Riku, anche se tu e Terra siete di due parti contrastanti, non significa che non possiate restare amici.-
Il ragazzo bruno non aveva tutti i torti. E forse lui e Terra non erano davvero nemici. Se aveva creduto alle sue parole, anche lui avrebbe nutrito dubbi sul primo consigliere Xehanort.
“Il nemico del mio nemico è mio amico” si dice. Sperò di non dover mai più incrociare il Keyblade con Terra.
Anche Terra stava pensando la stessa cosa di Riku: lo aveva appena ritrovato, non voleva perderlo di nuovo.
Le sue parole, sulla vera causa della distruzione delle Isole del Destino, lo avevano sconvolto.
Che fosse quella la ragione per cui Ventus era stato confinato nella sua stanza, sospeso del suo titolo per una settimana?
-Terra? Qualcosa non va?- domandò Aqua, preoccupata. Entrambi avevano rimosso i propri elmi: potevano vedere chiaramente le espressioni l’un dell’altra.
-Tutto bene.- si limitò a rispondere, tornando a testa alta –Solo un po’ di stanchezza.-
Erano ormai rientrati nella hall del castello. La prima ad accoglierli fu Dawn.
-Kairi! Grazie al cielo sei tornata!- esclamò.
La principessa si allarmò, avvicinandosi alla nonna.
-Perché? Cosa è successo?-
-Si tratta di Naminé! Lei…-
Kairi impallidì a sentire il resto. Anche Aqua.
Seguirono l’ambasciatrice fino alla camera di Naminé: era sdraiata sul letto, pallida in volto, febbricitante, con la sua camicia da notte indosso, e una pezzolina bagnata di acqua fredda sulla fronte.
Kairi era sempre più pallida a vedere la sorella in quello stato.
Il dottor Even era lì, intento a visitarla, sentirle il polso, verificare la sua respirazione, misurare la temperatura corporea.
Anche re Ansem era lì, preoccupato: successivamente la conversazione con Ventus, era tornato nel suo studio. Pence lo aveva avvertito della salute della principessa Naminé.
Non poteva fare l’indifferente. Era pur sempre sua nipote.
-Come sta?- domandò la principessa dai capelli rossi al dottore.
Even si tolse lo stetoscopio dalle orecchie, rimettendolo nella sua valigetta, serio in volto, ma sereno.
-Si riprenderà.- spiegò –Ha solo avuto un piccolo collasso e una lieve alterazione.-
-Ma è la terza volta, questa settimana!- fece notare Dawn, preoccupata –Ogni mese è sempre peggio. Non potete proprio fare niente per guarirla?-
-Ambasciatrice Dawn, ve l’ho già detto, e più volte.- ribatté, come se non fosse stata la prima volta in cui lo diceva -La principessa Naminé ha bisogno di riposare. Sta trascurando la sua salute, per il bene del regno. Passa intere notti a dipingere. Anche inalare le polveri delle pitture contribuiscono a questi collassi.-
Ansem non sapeva cosa dire: da un certo punto di vista, si sentiva responsabile per quanto avvenuto alla nipote. Naminé era la sola speranza per l’intero regno, se doveva mantenersi economicamente stabile.
La guerra contro l’Impero stava prosciugando le risorse del regno.
Le persone non avrebbero avuto più niente da mangiare. O da vivere.
E non aveva ancora trovato un’alternativa alle mostre di Naminé. Intanto lei dipingeva, dipingeva… e non erano rare i suoi collassi. Erano iniziate con delle semplici convulsioni. Poi si aggiunsero le alterazioni della temperatura corporea, come una febbre, e poi i collassi. I suoi dipinti l’avrebbero uccisa.
Kairi osservava Naminé: essendo gemelle, stava percependo la sua sofferenza. Aveva intuito qualcosa, nel campo di battaglia, ma il combattimento contro Sora la stava tenendo occupata.
-Kai…ri…- si sentì, all’improvviso; era lieve come una brezza, ma fece sollevare i presenti. Naminé aveva lievemente aperto gli occhi: doveva aver percepito la presenza della sorella. Rivederla le diede forza.
Kairi sorrise, sedendosi sul letto.
-Sono qui, Naminé…- sussurrò, rassicurante, prendendole una mano.
Sollevato, re Ansem fece cenno ai presenti di lasciare la stanza.
-Lasciamole da sole.- suggerì –Anche voi, lady Aqua. Dovreste riposarvi.-
Aqua era riluttante a lasciare le principesse da sole, quale loro guardia del corpo. Ma obbedì: Naminé sembrava ormai fuori pericolo ed aveva tutto ciò di cui aveva bisogno.
-Passerò tra un’ora a visitare di nuovo la principessa.- avvertì il dottor Even, togliendosi gli occhialini e pulendoseli con un panno che teneva nella manica.
Kairi e Naminé erano rimaste da sole. Sole nella stanza bianca, piena di quadri, tutti dipinti di Naminé, paesaggi, persone, loro ed i loro genitori.
-Kairi, ho sete…-
Lesta, la sorella versò dell’acqua in un bicchiere da una brocca che si trovava sul comodino. Aiutò la sorella ad alzare almeno la testa, per farla bere.
Stava riprendendo colore sulle guance. Si sdraiò di nuovo sul letto e Kairi restò seduta, accanto a lei.
-Dove sei stata…?- domandò, successivamente, mettendo una mano sulla guancia della sorella, che strinse nella sua con affetto.
-Non ricordi? Ero con Aqua a combattere contro l’Impero. Un’esperienza magnifica, mozzafiato. Pensa, ho incontrato di nuovo il ragazzo che ha rubato la collana di nostra madre! E l’ho sfidato!-
Naminé sorrise.
-Gli hai dato una bella lezione?-
-Sì…- si fece triste e dubbiosa in volto.
-Qualcosa non va?- domandò la gemella, premurosa; in un modo o nell’altro, aveva intuito che qualcosa la turbava: la connessione tra gemelli è molto forte, si dice. Bastava uno sguardo, a volte, per capire cosa uno stesse pensando.
Kairi incrociò il suo sguardo. Non poteva mentire a sua sorella. Si erano sempre dette la verità, fin da piccole. Si fidavano ciecamente l’una dell’altra.
-Nami…- disse, preoccupata -Ho come l’impressione che siamo tutti vittime di un inganno… e tu ne stai pagando ingiustamente le conseguenze.-
Naminé venne a conoscenza di quanto avvenuto durante lo scontro tra Kairi e Sora, la loro conversazione, sgomenta.
Eraqus, intanto, era nello studio del primo consigliere Xehanort. Si infuriò, appena venne a sapere del fallimento della missione.
-Non avevo previsto un attacco simile da parte dell’imperatore!- si giustificò Eraqus, serrando le labbra. Era deluso di se stesso. Giustificarsi era inutile.
-Lo avevi quasi in pugno, Eraqus!- esclamò Xehanort; era la prima volta in cui perdeva la calma; solitamente manteneva il controllo delle proprie emozioni; quella missione era importante persino per lui –E te lo sei lasciato scappare!- batté un pugno sulla scrivania; poi sospirò –Cosa pensi reagirà re Ansem a questo fallimento? Credi che chiuderò un occhio come ho fatto con Ventus o con lady Aqua? Quelle di Ventus erano mere e vacue parole, e con Aqua è stato solo un errore di valutazione, ma TU avevi la possibilità di catturare un traditore! E hai fallito! Ora lui è ancora a piede libero e avrà cambiato posizione! Magari un punto dove potrebbero prenderci alla sprovvista! La Departure Accademy ha forse perso il suo prestigio e si è rammollita per fallire un compito così… facile?!-
Eraqus osservò in basso, aggrottando le sopracciglia e stringendo i pugni. I suoi dubbi su Xehanort stavano aumentando: la sua reazione… era molto sospetta. Aveva preso a cuore eliminare i superstiti dell’Impero, ma sembrava averlo preso come una questione personale. Specie dalle accuse di Ventus.
Qualcosa sembrava averlo scosso. O preoccupato.
Terra e Aqua avevano assistito alla scena, da dietro la porta dello studio del primo consigliere. Erano entrambi privi delle loro armature, indossando abiti civili: casacche larghe e pantaloni.
-Come si permette di parlare così al capitano?!- protestò Terra, sottovoce.
-Shh!- fece Aqua.
Ma la conversazione era finita.
-Puoi andare.- concluse Xehanort, mettendosi a sedere, e facendo un gesto con la mano -Riferirò a re Ansem quello che mi hai riportato. Sarà lui a decidere cosa farne di te e dei tuoi allievi.-
Terra e Aqua scattarono all’indietro: non potevano farsi vedere da Eraqus, o li avrebbe rimproverati per aver origliato informazioni di natura riservata.
Si diressero verso la mensa, dove la cena per i cavalieri era stata servita. Non cenavano nella stessa sala dei reali: solo al capitano Eraqus era concesso.
Ma i pasti erano uguali.
Quella sera c’era carne arrosto aromatizzata al rosmarino e patate al burro.
Terra e Aqua si sedettero ad un tavolo, l’uno di fronte all’altra.
-Allora? Che ne pensi di questa situazione?- fece Aqua, iniziando a bere vino annacquato.
Terra era serio. Più serio del solito. Non faceva altro che pensare a Riku, alle sue parole. Averlo ritrovato era stata una grande sorpresa, ma non lo aveva colpito quanto venire a conoscenza delle Isole del Destino.
E poi la scena di Xehanort con Eraqus…
-Non credevo che il primo consigliere avesse così a cuore l’esito di questo attacco…- mormorò, mentre mangiava, con uno strano tono; stava sospettando qualcosa anche lui –Non lo avevo mai visto reagire in quel modo. Ed è anche vero che ha proposto lui quella strategia. Ma ha sempre cercato di mantenere il controllo, in qualunque situazione, sia favorevole che contraria. Trovava sempre una soluzione. Non vorrei c’entrasse Ventus…-
-Credi che Ven…- anche lei rifletté; in particolare rimuginò su un particolare di quel giorno –Il capitano Eraqus, in effetti, era stato molto vago sulla punizione di Ven.-
-E io credo di sapere perché.- tagliò corto Terra –Dobbiamo andare da Ven.-
-Adesso? Ma stiamo mangiando!-
-Possiamo sempre cenare da lui.- propose lui -E’ anche una scusa per andare a trovarlo.-
Aqua approvò l’idea. Riuscirono a convincere Dilan a portare il pasto serale a Ventus al suo posto, a patto di non fargli varcare nemmeno la soglia della sua camera.
Ventus, nel frattempo, era rimasto tutto il giorno a leggere le lettere di suo zio a suo padre ed a re Ansem.
La sua stanza era letteralmente invasa da fogli gialli
Il re non era in torto: Sky non rivelava mai, nelle sue lettere, il suo luogo di nascondiglio. Era vago. Ma diceva di essere in pace, al sicuro. E che la vita scorreva tranquilla. La relazione epistolare con suo padre, ovviamente, si era interrotta alla morte di quest’ultimo. Molte delle lettere, infatti, erano per Ansem.
Ma ciò che colpì il giovane, era l’affetto e la premura con cui suo zio scriveva e si rivolgeva a suo padre. Dovevano essere molto uniti. Ansem stesso lo aveva rivelato.
 
“Dai un bacio a Ven e Van per me.”
 
Parlavano persino di lui e Vanitas. Forse lo aveva già conosciuto, ma magari era troppo piccolo per ricordare.
Mentre, invece, nelle lettere per Ansem, vedeva uno Sky scienziato, oggettivo, ma rispettoso nei confronti del suo collega, nonché migliore amico.
 
“(…) sto proseguendo con le nostre ricerche, comunque. Purtroppo non dispongo delle attrezzature che avevo lì, a Radiant Garden, o avrei fatto notevoli passi da gigante. Non posso fare altro che continuare con quello che ho a disposizione: solo carta, penna, ed i tuoi aggiornamenti.”
 
Anche se a distanza, continuavano a lavorare sul progetto cui re Ansem aveva raccontato. Sky elaborava teorie e Ansem le metteva in pratica. Se solo avesse ottenuto anche le lettere scritte a suo zio, sarebbe riuscito disfare il gomitolo, scoprire qualcosa in più su questo progetto, le sue evoluzioni, se sarebbe stato un successo o un fallimento.
Ma re Ansem e suo zio Sky sembravano crederci. Ma Sky era stato costretto a scappare da Radiant Garden.
Tra le lettere, sperava di poter trovare il motivo della sua fuga. Non le aveva ancora lette tutte.
Improvvisamente, sentì bussare alla porta.
-Chi è?- domandò, alzando la testa.
-Siamo Terra e Aqua.-
Terra e Aqua. Lesto, saltò giù dal letto: le lettere erano sparse ovunque nella stanza. Dovette nasconderle sotto il letto, spingendole semplicemente con i piedi.
Poi aprì: Terra aveva un vassoio con tre piatti di arrosto e patate e tre bicchieri, mentre Aqua aveva in mano una bottiglia di vino e una di acqua.
Ventus era sempre lieto di vederli.
-Che significa, questo…?- disse, incredulo e quasi confuso.
Terra entrò, sorridente. Anche Aqua era del suo stesso umore.
-Ehi, per una settimana resterai rinchiuso qui dentro.- fece notare Terra, mettendo il vassoio sul letto –Volevamo farti una visita.-
-Che vuol dire mangiare con te e raccontarti della giornata di oggi.- aggiunse Aqua.
Ventus sorrise, lieto della loro premura e della loro gentilezza.
Sistemarono dei cuscini per terra, su cui ognuno di loro si sedette, mangiando e bevendo.
Ventus serrò le labbra, quando i suoi amici gli raccontarono della missione: anche lui avrebbe partecipato, se non fosse stato costretto al confinamento. Ma così facendo, sarebbe stato costretto a scontrarsi con Sora. Non voleva combattere contro di lui.
-E non potete immaginare chi ho visto oggi!- fece Terra, ad un certo punto; non lo aveva ancora raccontato ad Aqua –Vi ricordate, dieci anni fa, quando sono scomparso mentre stavamo indagando su quelle creature che avevano attaccato la Departure Academy? Gli Unversed?-
-Sì!- ricordò la giovane, sgomenta –Noi tre stavamo combattendo contro un Unversed gigante e corazzato, e tu, per proteggerci, hai subito un laser e sei caduto. Credevamo fossi morto!-
-Hai detto di essere stato salvato da dei pescatori, giusto?- domandò Ventus, serio.
-Esatto. Mi sono risvegliato in casa di uno di loro, restando fino a quando le mie ferite non si sarebbero rimarginate. Oggi ho scontrato il mio Keyblade contro suo figlio.-
-Chi? Riku?!- esclamò Aqua, sorpresa –Il bambino che raccontavi ti stava sempre dietro e voleva sempre salirti sulla schiena?!-
-Sì, che da quando hai parlato di lui, io ho cominciato a fare strani sogni su un’isola ed un bambino che voleva sempre giocare con me?- aggiunse Ventus, sorridendo, nostalgico -Ogni notte che lo sognavo, avevo sempre un gioco tra le mani, e giocavo con lui. Una volta gli ho persino fatto fare la trottola. E lui rideva e mi implorava di farlo di nuovo. Ah, sì. Ammetto che ero invidioso di te, Terra. Desideravo anche io un amichetto, no, un fratellino piccolo con cui giocare e sentirmi di nuovo bambino, come tu con Riku… E poi ho smesso di sognarlo. Non ricordo neppure il suo volto. Sono ormai passati dieci anni…-
Terra e Aqua lo osservarono in silenzio, basiti. Un commento fuori posto, rispetto al contesto; il giovane avvertì l’imbarazzo nell’aria e ridacchiò, imbarazzandosi a sua volta. Sentire Terra parlare di Riku aveva risvegliato una parte di lui che aveva giaciuto sopita nel suo cuore per anni. Un ricordo lontano, ma piacevole. Una luce calda a cui si aggrappava ogni volta che era triste. La risata di un bambino.
Terra fece finta di non aver ascoltato l’amico.
-Lui. E’…- si commosse di nuovo, sorridendo –E’ ancora vivo. Giuro che quando sono venuto a conoscenza delle Isole del Destino… ho pregato, sperato che si fosse salvato. A quanto pare le mie preghiere si sono esaudite.-
Sì, Terra stava sorridendo. Ma era un sorriso strano. Che esprimeva, piuttosto, tristezza. Preoccupazione.
Aqua si inquietò.
-Terra, cosa succede?-
Gli occhi blu del giovane osservarono l’amico biondo.
-Ven, quel ragazzo… cosa ti ha detto?-
Riku. Già quel nome aveva come suonato un campanello d’allarme per Ventus: lo stesso ragazzo di cui aveva parlato Sora, il suo migliore amico. Come lui, proveniva dalle Isole del Destino. Come lui, era sopravvissuto alla distruzione delle Isole del Destino. Un secondo testimone della verità sulla loro scomparsa. Un secondo testimone che aveva visto Xehanort come responsabile.
Ventus, serio in volto e senza indugi, ripeté le stesse accuse che aveva rivolto al primo consigliere, la sera prima. Ripeté le stesse parole pronunciate da Sora. Aggiunse persino quanto avvenuto all’Impero ed alla guerra. Ma non rivelò del suo grado di parentela con Sora. I suoi amici erano già abbastanza sgomenti.
Terra, infatti, impallidì.
-Incredibile…- mormorò, sconvolto –Le stesse cose che mi ha detto Riku…-
-Cosa ti ha detto Riku, Terra?- domandò Ventus, sempre più sospettoso.
Anche Terra riportò le parole del ragazzo.
-Le due storie coincidono…- notò Aqua, sospetta.
Rimasero tutti e tre in silenzio.
Tutti i nodi venivano al pettine.
Due testimoni della distruzione delle Isole del Destino.
Una guerra che non esisteva.
Ma tutto aveva un nucleo: il primo consigliere Xehanort.
La giovane scattò in piedi.
-Dovremo riferire tutto al capitano Eraqus.- propose.
Anche Terra si alzò, sgomento.
-Riferire al capitano?!- esclamò –Lo sai che lui non si basa su semplici testimonianze. Lui vuole i fatti!-
-Il fatto che quello che vi hanno raccontato quei due ragazzi coincida alla perfezione non è abbastanza come prova?!- ribatté lei.
-Non possiamo andare da lui e sporgere denuncia contro il primo consigliere! Potremo fare la stessa fine di Ven. Essere confinati nelle nostre stanze e non essere in grado di fare qualcosa, se Radiant Garden dovesse essere in pericolo!-
-Terra ha ragione, Aqua.- aggiunse Ventus, serio –Il primo consigliere avrà già portato dalla sua parte il capitano e anche il re. In questo momento, anche se lo denunciassimo, ha pur sempre lui il coltello dalla parte del manico. E’ meglio se ce la sbrighiamo da soli. Con l’aiuto di Sora e Riku.-
-Hai qualche idea su cosa fare, Ven?- domandò Aqua.
Fermo, esterno alla stanza, intanto, Vanitas aveva ascoltato l’intera conversazione. Gli occhi dorati brillavano alla luce della candela che teneva di fronte al volto.
-Questo non va bene…- mormorò, deluso.
Con passi felpati, nonostante procedesse spedito, si diresse verso lo studio di Xehanort.
Bussò tre volte.
-Primo consigliere Xehanort?- chiamò.
-Entra, Vanitas.- sentì.
Il giovane entrò, spegnendo la candela: lo studio del primo consigliere Xehanort non era tanto diverso da quello del re. Libri, documenti, una scrivania in mezzo alla stanza. Ma, al posto del ritratto della famiglia reale, c’era una mappa del regno ed un orologio con al centro un Keyblade antico, con un occhio sull’elsa.
E c’era sì un ritratto, ma non della famiglia reale: ma di lui ed Eraqus da giovani, con le armature dell’esercito indosso. Con loro c’era anche Storm, padre di Ventus e Vanitas, e una ragazza dai lunghi capelli neri.
Il giovane dagli occhi dorati fece un lieve inchino.
-Maestro Xehanort…- salutò; lui lo chiamava “maestro”, quando erano da soli –Porto cattive notizie.-
Xehanort, nel frattempo, osservava fuori dalla finestra l’intero regno, ormai nel buio. Ascoltò il suo protetto serio, ma calmo.
-Sei sicuro?- domandò, quasi incredulo.
-Assolutamente, li ho ascoltati io stesso. A quanto pare, al fratellino non è bastata la pena di confinamento per tenere chiusa la bocca…-
Restarono in silenzio. Xehanort continuava ad osservare fuori la finestra.
-E’ persino peggio di quanto pensassi…- mormorò, preoccupato –Un solo testimone non è sufficiente, ma con due cominciano i primi sospetti… Se la voce si spargesse, i nostri piani falliranno. Non avevo previsto che il figlio di Sky sarebbe sopravvissuto, tantomeno quel suo inutile amico…-
Vanitas rimaneva serio. Anche lui era preoccupato, quanto il suo “maestro”.
-E ora cosa facciamo?-
L’anziano si voltò verso il giovane, procedendo verso l’uscita, senza pensarci due volte.
-L’attacco di oggi è fallito. L’imperatore è ancora a piede libero, così quei due ragazzi dell’Isola del Destino. E non mi stupirebbe se Terra e Ventus cominciassero subito a riferirlo agli altri cavalieri, o a Eraqus, o addirittura a re Ansem. Non ci resta che ricorrere al piano d’emergenza. Prepara i cavalli. Andiamo al rifugio.-
Con il favore della notte, coperti da mantelli neri, Xehanort e Vanitas uscirono dal cortile del castello, su due cavalli, al galoppo, entrando nel bosco.
Il terreno pieno di foglie attutiva i rumori degli zoccoli. Anche i mantelli seguivano il movimento dei cavalli.
Si fermarono nei pressi di una quercia.
Legarono i cavalli lì vicino, ad un albero più piccolo.
Si osservarono: i loro occhi dorati brillavano nell’oscurità, come fossero due gatti.
Fecero un cenno d’intesa: dai loro mantelli estrassero due Keyblade, uno a testa: Vanitas brandiva un Keyblade nero e rosso, avvolto da delle catene; Xehanort brandiva il Keyblade antico presente nel suo studio.
Lo puntarono verso la quercia: da essa comparve una serratura enorme. Due raggi di luce la colpirono, rivelando una porta.
Entrarono in una stanza bianca. Attesero che la quercia si chiudesse di nuovo. Sentirono la stanza muoversi verso il basso: delle venature bianche si stavano illuminando nella stanza.
La porta si aprì di nuovo: entrarono in un’altra stanza, bianca anch’essa, ma non vuota.
Scaffali, vasche di contenimento in cui galleggiavano dei cuori, scrivanie, ed un grosso condensatore al centro, illuminato di una luce bianca.
E delle persone.
Due di loro, alla vista dei nuovi arrivati, si voltarono e si inchinarono.
-Padre…- dissero, quasi in coro –Vanitas…-
I citati fecero un cenno della testa, come saluto.
Ansem e Xemnas. I figli di Xehanort. Come lui avevano la pelle scura ed i capelli grigi. L’unica differenza erano gli occhi, rossi, però con sfumature gialle.
Insieme a loro c’era anche un giovane in armatura, circa coetaneo di Vanitas, con lunghi capelli blu, freddi occhi verdi e una cicatrice a forma di “X” sul volto.
-Salute, generale Isa.- salutò Xehanort.
Il generale Isa. L’amico di Lea, il cuoco di corte. Lo stesso incaricato di condurre le milizie del regno contro gli alleati dell’Impero Disney.
-Consigliere Xehanort… Ser Vanitas.- rispose, freddo come il ghiaccio.
-Sai, dovresti scrivere di tanto in tanto al tuo amico Lea.- fece notare l’anziano, procedendo per la stanza poggiato sul suo bastone –Non fa altro che entrare nel mio studio e sbraitare di non avere mai tue notizie…-
Lo sguardo di Isa era freddo: sembrava che niente lo turbasse, lo affliggesse, ma neppure lo rendesse lieto.
Non provò nulla alle parole del primo consigliere, come se per lui fossero prive di significato.
Fece solo un lieve movimento scattoso con il labbro superiore, come se una mosca si fosse posata sul suo naso.
-Lui dov’è?- domandò il consigliere, guardandosi intorno.
-Ancora non è arrivato, padre.- spiegò Xemnas, il figlio più giovane; la sua pelle era più chiara del fratello.
Xehanort sospirò.
-Allora aspetteremo…-
Dopo pochi minuti, una sesta persona uscì dall’ascensore, entrando nella stanza.
Indossava la divisa delle guardie di Radiant Garden.
-Ehi!- salutò; Braig; sorrideva in modo maligno –Scusate il ritardo, ma sapete come sono fatti Dilan e Aeleus. Non volevano lasciarmi andare. Ah, quei due gorilla…-
Lo sguardo dorato di Xehanort riportò tutti all’ordine. Braig smise di sorridere e di parlare.
-Qualche novità?- domandò, poi, ai figli.
-Al solito, padre.- rispose Ansem; aveva un libro in mano; il titolo era “Cuori umani e cuore del mondo”; era stato scritto da re Ansem, con l’aiuto dell’amico Sky –Purtroppo non siamo riusciti a ricavare molto da questo libro. Possiamo anche potenziare i macchinari, ma sarebbe ugualmente inutile. Servirebbero informazioni più dettagliate per il tuo fine, padre. Come minimo, impossessarci dei documenti di re Ansem sull’esperimento…-
-Ehi, io non ho rubato quel libro per poi farmi dire che è stata fatica sprecata!- tagliò corto Braig, offeso; era il libro rubato una settimana prima dalla biblioteca di Radiant Garden, lo stesso cui l’archivista Ienzo aveva segnalato al dottor Even; essendo una delle guardie, non avrebbero sospettato di Braig.
-Pensavamo che quel libro avesse le informazioni necessarie per i nostri piani.- proseguì il primogenito di Xehanort –Ma qui non c’è niente che non sappiamo già.-
-I documenti e gli appunti di re Ansem non sarebbero comunque sufficienti.- ipotizzò Xehanort –Servirebbero anche quelli di Sky, che, stranamente, non sono nelle mie mani.-
-Cosa? La vostra invasione delle Isole del Destino non serviva proprio a quello?- derise la guardia, tornando ironico.
-E’ stato più scaltro di quanto pensassi. Sembra che se ne sia sbarazzato, prima che lo uccidessi. Non voleva che me ne impossessassi. Probabilmente saranno nel profondo dell’oceano.-
-E’ quello che dici da due anni, padre.- riprese Ansem –Ma i Senza Cuore Sommozzatori non hanno trovato nulla. Niente fogli, niente scrigno. Niente di niente.-
-Beh, che continuino a cercare!-
-Comunque…- si intromise Xemnas –Abbiamo una novità che volevamo mostrarti, padre. Guarda.-
Si diressero tutti verso un proiettore. Era trasmessa digitalmente una creatura oscura, una formica gigante dai grandi occhi gialli.
-Lo abbiamo scoperto proprio ieri.- spiegò, quasi soddisfatto –Fino ad ora, abbiamo focalizzato i nostri esperimenti solo per estrarre il cuore dei soggetti fornitici dal generale Isa. Ma guardate cosa succede al corpo.-
Bastò che Xemnas schiacciasse un bottone che accanto alla formica gigante apparve una figura bianca, esile, flessibile, con una testa enorme.
-Quando un essere umano viene privato del suo cuore, questi diviene Senza Cuore, come già sai, padre. Ma cosa succede al corpo? Diviene un guscio vuoto, dotato solo di ragione. Ansem ed io lo abbiamo chiamato Nessuno.-
Xehanort sembrava interessato a quelle creature.
-Quindi al nostro seguito potremo avere sia Senza Cuore che Nessuno?-
-Esatto.- aggiunse Ansem -E come i Senza Cuore, anche i Nessuno hanno tante variazioni. Possiamo modificarli a nostro piacimento, esattamente come i Senza Cuore. Non serviranno più altre persone, oltre le nostre cavie. Potremo avere il doppio dell’esercito, solo con i soldati di Radiant Garden.-
Braig fischiò, ammirato.
-Apperò…- commentò, sorridendo –Un esercito di quelle creature contro un intero regno… Mi piace.-
Anche Xehanort sorrise.
-Sì… e tutto sotto il naso del suo patetico re.- mormorò –E’ ancora convinto che i suoi soldati stiano combattendo contro gli alleati dell’Impero, quando invece è proprio lui stesso a finanziare la fine del suo stesso regno!- ridacchiò, e con lui anche Vanitas –Ah, se riuscissi ad impossessarmi dei suoi appunti e di quelli di Sky, saremo in grado di convertire il processo. Radiant Garden è il centro di tutti i regni, il cuore di tutti i regni. E cosa fa un cuore? Quello umano fa circolare il sangue nelle vene e nelle arterie. Esattamente come Radiant Garden fa con il resto dei regni. Se invece della Luce, il cuore di Radiant Garden pompasse l’Oscurità? Anche il resto dei regni diverrebbe oscuro. E se riuscirete a creare un esercito di Senza Cuore e Nessuno, non ci sarà più bisogno del denaro del regno per mantenere le cavie e creare ulteriori macchinari.-
I suoi occhi dorati brillavano, a tali parole, a tali oscuri pensieri.
Ma si incupì un attimo dopo.
-Ciononostante, abbiamo un altro problema: il figlio di Sky.- rivelò.
Divennero tutti più seri e sospettosi.
-A quanto pare, lui e il suo amico hanno rivelato quanto realmente accaduto alle Isole del Destino a due soldati…- spiegò, serio anche lui –Uno di loro l’ho punito con il confinamento nelle sue stanze, ma temo che non sarà sufficiente. E se riservo la stessa punizione all’altro soldato, re Ansem potrebbe insospettirsi.-
Restarono in silenzio per qualche secondo.
-Quindi cosa facciamo, maestro?- fece Vanitas.
Xehanort sospirò.
-Non importa. Il piano, comunque, non cambia. Riusciremo comunque a spodestare re Ansem. Tutto dipende dal tuo matrimonio con Kairi…-
Vanitas fece una strana smorfia, arricciando il naso.
-Magari fosse così facile…- borbottò lui, incrociando le braccia –La bisbetica è più ostinata di un mulo. Si vede da lontano che non le interesso. Penso non mi sposerebbe neppure se fossi l’ultimo uomo su questo mondo.-
Xehanort sorrise di nuovo, voltandosi verso il suo protetto.
-Beh, allora dobbiamo metterla nella posizione di non scegliere se sposarti o meno.- decise -Si troverà costretta a farlo. Dopotutto, farebbe qualsiasi cosa per la gemella e Naminé è il solo pilastro della stabilità di Radiant Garden. Né Kairi, né re Ansem rifiuteranno. E Radiant Garden sarà finalmente mia.-
Braig si fece avanti.
-Devo rapire la principessa? Nessun problema, sai…-
-No, non devi dare sospetti.- tagliò corto il primo consigliere –Dovrai restituire il libro e far ricadere la colpa sull’Impero. Non sarà sufficiente per deviare l’attenzione di re Ansem e dei soldati della Departure Academy dai possibili sospetti nei miei confronti, ma almeno avranno una questione in meno da risolvere. Il figlio di Sky ha rovinato il mio piano, ma saranno gli altri suoi due figli a ripristinarlo.-
Quella rivelazione stupì i presenti, meno i figli di Xehanort e Vanitas.
Braig era quello più stupito. Ma anche Isa mostrò stupore, nella sua freddezza.
-Due figli…?- ripeté la guardia.
-Ah, non sapevate che Sky ha avuto tre gemelli?-
Oltre la stanza c’era un lungo corridoio. C’erano tante porte ai lati. Era una specie di prigione. All’interno di queste prigioni, erano presenti persone, molto probabilmente l’intero esercito di Radiant Garden, portati lì con l’inganno, dal generale Isa.
Xehanort, Braig e Isa si fermarono di fronte a due celle: in una c’era un ragazzo, che camminava avanti e indietro, e nell’altra una ragazza, che giocherellava con le sue dita. Avevano entrambi una veste bianca, da prigionieri. Il ragazzo assomigliava a Ventus, ma i capelli erano più sul rossicci che biondi. La ragazza aveva corti capelli corvini. Entrambi avevano gli occhi blu. E assomigliavano molto a Sora. Non si accorsero di chi avevano di fronte, avendo vetri oscurati. Potevano vederli solo chi era all’esterno della cella.
-Quando Sky scappò da Radiant Garden, mi lanciai al suo inseguimento, ovviamente.- spiegò Xehanort, senza smettere di osservare i due ragazzi –Ero riuscito a trovarlo e stanarlo da Traverse Town. In quel periodo, era diventato padre. Ha dovuto praticare un parto cesareo per far nascere i figli. Pensavo di aver finalmente trovato un modo per farlo tornare a Radiant Garden e costringerlo a darmi i suoi appunti sulla sua ricerca con re Ansem. Quella notte, rapii i gemelli, ma riuscii solo a prendere loro due. Sky mi aveva scoperto, riuscendo solo a salvare Sora. Alla fine scappai da Traverse Town solo con Roxas e Xion. Rimasi deluso, ma mi resi conto che potevo sfruttarli in un altro modo. Potevo renderli dei soldati e così feci.-
-Li avete tenuti prigionieri così a lungo? E vi aspettate che vi obbediscano?- domandò Braig, affascinato da quella storia.
-No, li ho tenuti con me, crescendoli come figli miei, esattamente come con Ventus e Vanitas. I figli di Storm e Sky, quasi tutti sotto la mia ala. Non ho mai rivelato a nessuno che erano cugini. Solo Vanitas lo sa. Con Roxas e Xion… Beh, li ho sempre usati per occuparsi di faccende non molto pulite. Mi è bastato solo riferire loro che i loro genitori sono morti per mano dei sovrani di Radiant Garden. La scusa perfetta per farli uccidere, ovviamente.-
Braig si stupì, anche il generale Isa.
-I regicidi…- mormorò il primo; si mise di nuovo a ridere –Pensate cosa potrebbe succedere, se l’intero regno venisse a sapere che gli amati sovrani di Radiant Garden sono stati uccisi da dei ragazzini!-
-Li ho addestrati all’uso del Keyblade.- aggiunse Xehanort –La loro rabbia e il loro odio sono stati un beneficio per il loro addestramento. In pochi giorni hanno ottenuto risultati paragonabili ad una persona con anni di esperienza.-
-Avete, quindi, intenzione di usarli di nuovo?- domandò Isa, parlando per la prima volta in tutto quel tempo.
Xehanort sorrise di nuovo. Xion stava guardando in direzione del vetro, inconscia del fatto di essere osservata.
-Radiant Garden è sull’orlo del baratro dalla morte dei sovrani…- sibilò –Quindi cadrà definitivamente, se rapiamo l’unico pilastro che la sorregge…-
In quello stesso momento, re Ansem era nel suo studio, sulla sua scrivania. Aveva una pila di fogli di fronte ed i  suoi occhiali sul naso. Fogli vecchi, gialli. I suoi vecchi appunti sulla ricerca sui cuori. Ogni tanto dava occhiate sfuggenti ai piccoli ritratti sulla sua scrivania: uno in compagnia della sua famiglia, uno della famiglia reale e uno con lui e Sky.
Si domandava spesso se lui e Sky sarebbero riusciti a realizzare il loro sogno. Ma tutto era cambiato dalla fuga di Sky. Cosa lo preoccupava? Perché era scappato? Non aveva detto nulla nelle sue lettere. Niente che portasse ad un indizio.
Sentì bussare alla porta.
-E’ aperto.-
-Zio Ansem…-
Era Kairi. Non aveva più la sua tenuta da combattimento: indossava un abito blu semplice.
Fece un inchino, di fronte allo zio.
-Ah, mia cara…- salutò l’uomo, mettendo i fogli nel cassetto della scrivania e togliendosi gli occhiali –Non mi aspettavo una tua visita. Come sta Naminé?-
-Sta dormendo. Sembra essersi ripresa, ma il dottor Even le ha comunque consigliato di restare a letto per qualche giorno. C’è Aqua con lei. Non dobbiamo preoccuparci.-
Una buona notizia, almeno, pensò Ansem, respirando dal naso.
-Povera cara…- mormorò –Questi collassi sono sempre più frequenti. Vorrei non riservarle questo fardello, ma sai come è fatta…-
Kairi annuì. Lo sapeva benissimo. Avrebbe fatto di tutto, pur di proteggerla, anche da se stessa.
Ma era entrata nello studio per un altro motivo: porse allo zio la busta che Sora le aveva dato durante la battaglia.
Lui la osservò, confuso.
-Cos’è?- domandò, prendendola. Aveva numerose pieghe. E da come era spessa, dava l’idea di avere toccato l’acqua.
-E’ da parte di un uomo di nome Sky.- spiegò la ragazza, seria –Ad avermela data è suo figlio Sora.-
Ansem sentì il suo cuore sussultare: una lettera di Sky! L’ultima. Ed a darla a Kairi non era stato nientemeno che suo figlio Sora.
Kairi si inquietò a vedere la reazione dello zio.
-Zio Ansem… che succede?- domandò.
Gli occhi rossi fissarono gli occhi viola.
-Forse riuscirò a risolvere un mistero che sto cercando di risolvere da quasi vent’anni…-
 
   
 
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