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Autore: Elenie87    14/12/2019    3 recensioni
[Sequel di: Eternamente - Quando cade la prima neve]
Fanfiction scritta per il Contest "Natale al Supermercato!" indetto dal gruppo su Facebook “Takahashi Fanfiction Italia”.
È tornato il Natale al villaggio di Kagome e Inuyasha. I due ormai sono diventati genitori della loro primogenita e con l’arrivo della prima neve il villaggio si prepara ai festeggiamenti. Ma quest’anno, oltre alla neve, arrivano al villaggio anche Koga e Ayame. Tra i due, però, vi è una insolita tensione. Difatti, Kagome scopre che Ayame non è la compagna del demone lupo e che lui rifiuta il suo amore.
La miko e Sango decideranno di aiutare la ragazza nel conquistare definitivamente Koga, ma non sarà semplice. Tuttavia, l’aiuto arriverà da parte di un personaggio inaspettato...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ayame, Inuyasha, Kagome, Koga, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fanfiction scritta per il Contest "Natale al Supermercato!" indetto dal gruppo su Facebook “Takahashi Fanfiction Italia”.

COPPIA: KOGA/AYAME
RATING GIALLO
OGGETTI: CENA BRUCIATA e GIOCATTOLO PER CANI


Angolo Pre Storia: questa ff segue una mia precedente pubblicazione, non è necessaria la lettura, ma se qualcuno avesse piacere a seguire il filo del discorso, lascio il link qui:  https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3591879&i=1








 
ETERNAMENTE
La promessa sotto la neve
 
 
 


 
Il pianto di Anya riempì l’aria e Inuyasha aprì i suoi occhi d’ambra con un borbottio.
Dalla lieve luce che filtrava nella capanna doveva essere solo l’alba, ma lei era già sveglia.
Osservò la moglie agitarsi nel futon, segno le lamentele della figlia di pochi mesi stavano riportando anch’ella nel mondo reale.
Si alzò con uno sbuffo e si recò accanto alla culla in legno, prendendo Anya delicatamente tra le braccia.
«Cos’hai da piangere a quest’ora? Lo sai che sei troppo mattiniera, vero?» le sussurrò, cullandola un poco.
La bambina smise di piangere, osservando il padre furbescamente.
Inuyasha si accigliò.
«Com’è che smetti di frignare appena ti prendo in braccio?» aggiunse, osservando il volto della figlia. Occhi negli occhi, oro nell’oro.
Anya era identica a Kagome: i capelli stavano crescendo dal color dell’ebano, il viso pareva possedere i tratti della madre, ma gli occhi erano dorati, proprio come quelli di Inuyasha. Se la piccola possedesse o meno poteri demoniaci, quello -al momento- restava un mistero.
«È già sveglia?» mormorò Kagome, mettendosi a sedere.
Il marito si voltò, mostrando la figlia arzilla e pimpante alla donna.
Lei sospirò.
«Messaggio ricevuto. La allatto subito»
Inuyasha le si sedette accanto, passandole Anya con gesti misurati, così che Kagome la potesse portare al seno.
Ancora doveva abituarsi a quella scena così intima e ogni volta restava incantato dalla dolcezza e naturalezza di tale atto d’amore.
La moglie incrociò il suo sguardo e gli sorrise.
«Va tutto bene?» gli chiese.
Lui le carezzò una guancia.
«Ogni giorno che passa mi sembra di vederla crescere»
Lei ridacchiò.
«È piena di energie per essere un esserino di pochi mesi»
Inuyasha annuì, poi si alzò in piedi e si diresse verso l’uscita della capanna.
Ne scostò i lembi, notando come il cielo fosse grigio e il vento portasse un odore a lui ben noto.
Si scurì in volto.
«Presto nevicherà. L’inverno è ormai giunto» disse, e quando si voltò vide gli occhi di Kagome spalancarsi un poco e il viso illuminarsi. Un brivido gli percorse la schiena.
Merda...
«K-Kagome, non osare...» balbettò, ma venne prontamente interrotto.
«Ma allora bisogna prepararsi al Natale!»
Inuyasha socchiuse gli occhi, contando mentalmente fino a dieci.
«Kagome... » provò.
«... Bisogna avvisare la gente del villaggio....»
«Kagome...»
«... pensare ai regali per i bambini... » continuò lei, ignorandolo.
«Kagome...»
«... e poi questo sarà il primo Natale in famiglia!»
«Dannata, vuoi starmi a sentire?!» sbottò, cercando di frenare quel fiume in piena.
«NO! A cuccia!» enunciò lei, staccando delicatamente la figlia dal seno, la quale aveva finito di poppare.
Inuyasha si schiantò a terra con un tonfo, mentre gli occhi di Kagome presero a lampeggiare.
«Non ho alcuna intenzione di dare retta alle tue lagne da Grinch! Questo è il primo di Natale di Anya e tutto dovrà essere perfetto! Chiaro?!» sbraitò, alzandosi in piedi e riponendo la figlia nella culla.
«C-chiaro...» biascicò, col muso perfettamente aderente al terreno.
In realtà, ancora non aveva compreso come mai fosse finito schiantato al suolo. Ma più di tutto, si stava chiedendo cosa diavolo fosse un Grinch.
 
 
Poco dopo, alla capanna di Sango e Miroku, Kagome giunse con in braccio la figlia, seguita da un ancora brontolante Inuyasha, per la colazione. Non era insolito, infatti, che si accordassero per iniziare assieme la giornata.
«Buongiorno, ragazzi, dormito bene?» domandò il monaco, sorridendo agli amici.
«Abbastanza. Anya si è svegliata solo una volta, e poi all’alba per la poppata» rispose la miko, sedendosi accanto al fuoco.
«Ottimo. Vedrai, andrà sempre meglio» la consolò la sterminatrice, ridacchiando.
Kagome annuì. In fondo, chi meglio di lei poteva darle consigli in merito l’essere madre nell’epoca Sengoku. Sango si era rivelata preziosissima e paziente nell’aiutarla in quel nuovo ruolo, a cui si stava abituando mano a mano.
Un grugnito del mezzo demone attirò l’attenzione: Inuyasha batteva a terra un piede, mentre stava ancora in piedi con fare nervoso.
«Inuyasha, che ti prende? Sei di malumore?» chiese Miroku, mentre passava del tè caldo a Kagome.
La moglie socchiuse gli occhi, sorseggiando con noncuranza.
«Altroché, se lo è. Inuyasha ha fiutato l’odore della neve»
Sango e il marito trattennero a stento un gridolino di gioia,
«Davvero?! Allora presto sarà Natale!» proruppe la sterminatrice.
Kagome le sorrise, annuendo. I suoi amici e gli abitanti del villaggio avevano amato profondamente l’usanza moderna, tanto da aver implorato la giovane di ripeterla negli anni successivi, appena sarebbe tornata la neve.
«Oh, Miroku, dobbiamo subito darci da fare: bisogna raccogliere del cibo, preparare l’abete e... »
«Se credete davvero che io vi aiuterò anche quest’anno con queste assurdità, vi sbagliate di gr!»
Lo sguardo assassino della moglie gli raggelò la filippica.
Chiuse d’istinto gli occhi, preparandosi ad un ulteriore “a cuccia”, ma nulla accadde.
Riaprì le palpebre e deglutì: Kagome lo fulminò semplicemente con uno sguardo omicida, prendendo in braccio Anya, poi uscì dalla capanna.
Sbuffò, indicandola con fare furente.
«È seriamente Incazzata, quella dannata?!»
Miroku sospirò.
«Amico, quella non è una comune arrabbiatura, è il primo segno della punizione divina massima che una donna ti possa infliggere»
Eh?
Inuyasha strabuzzò gli occhi, guardandolo con fare interrogativo.
«Ovvero?»
Il monaco si alzò e gli posò una mano sulla spalla, fingendo di consolarlo.
«Vedi, Inuyasha. Quando una donna non sfoga la rabbia su di te, ma preferisce allontanarsi, sta per mettere in pratica il suo piano peggiore. Minimo, non te la darà per almeno una sett!-
Sbam!
Hiraikotsu apparve dal nulla e si abbatté con una forza disumana sulla testa di Miroku.
Inuyasha non enunciò parola, limitandosi a fissare la scena con compassione: il suo migliore amico privo di sensi e una Sango con occhi furenti che osservava il quasi-cadavere steso a terra.
Si accovacciò accanto al monaco e sospirò.
«Ora, tu, sei me mezz’ora fa»
 
Il mezzo demone uscì dalla capanna, intenzionato a raggiungere la moglie.
Non vorrà tenermi il muso?!
Con un paio di salti eliminò la distanza che li separava, ma quando atterrò di fronte a lei, determinato a parlarle, un odore familiare colpì il suo naso, mettendo i sensi allerta.
Kagome vide immediatamente il volto di Inuyasha mutare e strinse a sé la figlia.
«Che succede?» chiese preoccupata.
L’espressione del marito si fece arcigna.
«Abbiamo visite» si limitò a dire, voltandosi verso il bosco che circondava il villaggio.
La miko seguì lo sguardo e quando intravide due figure note avvicinarsi, il suo volto dapprima si fece stupito, poi radioso.
«Non posso crederci... » sussurrò, porgendo la figlia a Inuyasha, che la prese in braccio.
«...quelli... sono Koga e Ayame» concluse, iniziando a corrergli incontro.
 
In lontananza, il demone lupo sgranò le iridi azzurre, mettendo a fuoco la figura di Kagome.
«Allora è vero...» sussurrò, mentre l’incredulità lasciava spazio ad un ampio sorriso.
Avanzò verso il villaggio seguito da Ayame, che silenziosamente osservava lui e la giovane miko andarsi in contro.
Si morse il labbro, nervosa. Aveva fatto bene a venire?
«Kagome!» urlò Koga, abbracciando la giovane sacerdotessa. «Le voci giunte al nostro popolo in merito ad un tuo ritorno erano fondate!» disse.
La ragazza si asciugò una lacrima di gioia, annuendo.
«Ma quando sei tornata?» aggiunse il demone lupo.
«Quasi due anni, ormai» rispose allegra, poi gli occhi chiari si posarono sulla figura timida di Ayame.
«Ayame!» disse, abbracciando con gioia anche la ragazza. «Che gioia rivederti e... wow» bisbigliò ammirata. «Sei veramente cambiata. Sei splendida» ammise.
La demone arrossì, abbassando lo sguardo. In effetti, dalla giovane ragazza coi codini, era rimasto un ricordo. Ayame, oggi, era una meravigliosa demone. I capelli rossi, che cinque anni prima si ostinava a tenere legati, oggi erano lasciati cadere ribelli sulla schiena. Il volto aveva acquisito tratti eleganti e più adulti. Il risultato era ammaliante.
«C-ciao Kagome. Ti ringrazio. Anche per me è bello rivederti» disse.
Koga roteò gli occhi.
«Piuttosto, Kagome... dimmi, stai ancora con il botolo?» chiese.
La miko ridacchiò, facendo per rispondere, quando intervenne Inuyasha, che ormai li aveva raggiunti con in braccio la piccola Anya.
«Chi hai chiamato “botolo”?» chiese in un ringhio.
Koga si voltò con un ghigno.
«Oh, eccoti. Ciao Inuyasha, è molto tempo che non ci si vede» commentò.
«Feh!» si limitò a dire, rivolgendosi poi alla femmina di lupo. «Ciao Ayame»
Lei ricambiò il saluto, soffermando poi il suo sguardo sulla bambina.
«È vostra figlia?» chiese con un dolce sorriso.
Kagome annuì, orgogliosa.
«Lei è Anya» la presentò, e la bimba sentendosi tirata in causa, sgambettò allegramente in braccio al padre, regalando una risata generale.
«Ma non restiamo qui, raggiungiamo anche Sango e Miroku al villaggio, saranno felici di rivedervi!» aggiunse la miko.
Il gruppo si incamminò e Kagome ne approfittò per affiancare la rossa, mentre Inuyasha e Koga battibeccavano.
«Allora Ayame, come state? È così bello rivedervi»
Lei sorrise.
«Bene, direi. Koga è subentrato a tutti gli effetti a suo padre come capo della nostra tribù. Sono felici di averlo come guida. Lui è giusto, forte e coraggioso» asserì, osservando la schiena del ragazzo che si stava divertendo a giocare con Anya, mentre Inuyasha sbuffava.
«Oh, è fantastico. E cosa dicono, invece, della loro regina?» chiese.
Ayame arrestò il passo, serrando i pugni e fissando il terreno tristemente.
«Io non sono la sua compagna, Kagome»
La miko sussultò e spalancò la bocca, sorpresa.
«Ma... come sarebbe?» bisbigliò. La demone sollevò le iridi verdi, incrociando quelle chiare della miko, e in esse Kagome vi scorse un profondo dolore.
«Ti prego, non parliamone più» sussurrò, lasciando la sacerdotessa interdetta.
 
Mezz’ora e diversi abbracci dopo, il gruppo aveva raggiunto Sango e Miroku. Koga e Ayame non erano rimasti sorpresi nel notare come i due avessero decisamente messo su famiglia. Nel breve vennero avvistati anche da Shippo e Rin, che subito si precipitarono a salutarli.
«Quanto vi fermerete?» chiese Miroku ai demoni lupo.
Koga fece spallucce.
«A dire il vero non abbiamo una idea. Qualche giorno, per ristorarci del viaggio»
Shippo saltellò, sorridendo a Rin.
«Ma allora anche loro potranno festeggiare il Natale con noi!»
Ayame inclinò la testa di lato.
«Natale?» chiese.
Kagome ridacchiò, iniziando a spiegare di cosa si trattasse e di come questo evento fosse legato alla venuta della prima neve.
La demone lupo arrossì.
«B-beh, è una cosa carina. Fare un dono agli amici e a chi si ama, intendo» mormorò, torturandosi le mani.
Koga deviò lo sguardo, evitando accuratamente di incrociare gli occhi verdi di Ayame.
«E sia. Resteremo per celebrare la festa» borbottò.
Shippo e Rin proruppero in una esclamazione di gioia, seguita da un grugnito di Inuyasha.
Kagome, invece, sorrise ad Ayame.
«Quest’anno noi donne indosseremo uno yukata e danzeremo attorno al fuoco. Ti va di provare uno di quelli cuciti dalle anziane del villaggio? Sono splendidi»
La demone lupo sussultò un poco, poi troppo curiosa per tirarsi indietro acconsentì.
La miko si illuminò e le afferrò la mano per iniziare a trascinarsela dietro.
«Sango, unisciti a noi» disse rivolta all’amica, che annuì, lanciando un cenno di intesa a Miroku in merito i bambini. «Inuyasha, occupati di Anya per un po’, intanto che mostro ad Ayame gli abiti, ok?» aggiunse.
Il mezzo demone aprì la bocca, come a voler dire qualcosa, ma poi la richiuse sbuffando.
«Quella dannata, mi farà diventare pazzo» borbottò, osservando sua figlia, che dormicchiava tra le sue forti braccia.
«Cerca di non prendere questo lato dissennato di tua madre, d’accordo?» le disse, e la bimba sbadigliò.
Sorrise, intenerito: poteva quell’esserino regalargli tanta gioia?
Con un sospiro, alzò il capo.
«Andiamo lupastro, conviene metterci comodi, quelle tre ci metteranno una vi-»
Inuyasha si bloccò, notando come gli occhi azzurri del demone fossero offuscati da un sottile velo di tristezza, ed erano ancora fissi nella direzione in cui Ayame. Kagome e Sango si erano dirette.
 
La demone lupo osservò le vesti meravigliose che alcune signore avevano disegnato e cucito.
La stoffa colorata e morbida era una gioia per gli occhi. Lei non aveva mai indossato nulla di simile.
«Coraggio, Ayame, provane uno» la esortò Sango, porgendole uno yukata verde che si sposava perfettamente col colore dei suoi occhi.
La giovane annuì, titubante, poi con mani ansiose iniziò a provarsi il vestito.
Arrossì, notando come le calzasse divinamente, a parte per un piccolo dettaglio.
«E-ecco io... avrei un problema» balbettò, indicando un punto ben preciso sotto la schiena.
«Oh! Certo, ci penso io» ridacchiò Sango, afferrando gli arnesi da cucito.
Dopo pochi minuti, la coda di Ayame fece capolino dallo yukata.
«Cavolo, sei splendida. Sembra fatto apposta per te» commentò Kagome, osservandola da capo a piedi.
Sango sorrise.
«Koga impazzirà»
Non appena quelle parole lasciarono la bocca della sterminatrice, gli occhi di Ayame si offuscarono, e lei se ne accorse.
«Ho detto qualcosa di male?» le chiese.
La demone abbozzò un sorriso malinconico.
«Koga e io non stiamo insieme. Lui non mi vuole, non mi accetta come compagna. Sapete, anche oggi, sono qui, ma... lui non voleva che lo seguissi. Ho dovuto insistere perché temevo potesse accadergli qualcosa nel viaggio» disse, mentre una lacrima scendeva sulla guancia.
Kagome sospirò, osservando Sango sconsolata.
La situazione era peggio di quanto pensasse.
«Mi dispiace, Ayame» sussurrò dolcemente la miko. «Sono sorpresa, sai? Ero certa che provasse qualcosa per te»
La demone lupo negò con le lacrime agli occhi, mentre la miko le pose una mano sulla spalla e le sorrise dolcemente.
«Mi sbaglierò, ma non sono così convinta sia come dici tu. Non mollare, ok?»
Ayame sussultò, avvertendo ancora le lacrime pizzicarle gli occhi.
Si limitò ad un accenno col capo, abbassando lo sguardo confusa.
«Perché non gli fai vedere quanto sei bella? Andiamo» suggerì Sango, prendendola per mano e accompagnandola fuori dalla capanna.
La demone lupo deglutì nervosa, ma non riuscì a porre resistenza.
Davvero c’era una possibilità che Koga potesse trovarla… bella?
Il cuore perse un battito, ma tentò invano di non badarci.
 
Koga osservò Inuyasha seduto accanto al fuoco, intento a guadare con aria beata la figlia.
E chi l’avrebbe mai detto che quel burbero mezzo demone avrebbe davvero sposato Kagome e messo su famiglia.
Lo sguardo con cui guardava Anya era inequivocabile: era amore puro, incondizionato.
Sospirò, sentendosi vagamente invidioso. Non gli sarebbe affatto dispiaciuto trovarsi nella stessa situazione, con dei pargoli da accudire e Ayame al suo fianco.
Stop!
Ma che diavolo andava pensando, maledizione? Erano mesi che non faceva altro che elucubrazioni simili, alcune ben poco caste, sulla demone. Doveva darsi una calmata!
Era di Ayame che si parlava. Quella ragazzina coi codini che gli stava sempre tra i piedi, rendendolo quasi insofferente alla sua presenza.
Eppure…
Da un po’ di tempo, qualcosa era cambiato. La giovane era diversa. Il suo aspetto era maturato, lasciando spazio a dei lineamenti maturi e delicati, con un volto incastonato da due smeraldi lucenti. I buffi codini erano stati abbandonati, lasciando cadere morbida sulla schiena una massa di capelli folti, dal color ramato delle foglie autunnali. Il corpo si era modellato, divenendo longilineo e femminile, e lui l’aveva notato, meravigliato da tale cambiamento. Il carattere appiccicoso e perennemente allego, aveva lasciato spazio ad uno più contenuto, meno opprimente… e sì, dannatamente piacevole, ma anche più timido e impacciato.
E con tutti questi cambiamenti, anche lui si era accorto di essere diverso nei suoi riguardi.
Non riusciva più ad osservarla senza sentirsi a disagio, senza avvertire un maledetto e innegabile calore avvolgerlo, un sentimento così spiazzante da lasciarlo tramortito.
Non poteva pensarla senza ritrovarsi, nel breve, ad avere immagini nella testa ben poco pure, e a dover nascondere delle risposte del corpo totalmente inaspettate.
Così, complice tutta la confusione che aveva nella testa -e nel corpo- la reazione più facile era stata quella di allontanarla, rifiutare la sua presenza accanto.
Il problema era doversi scontrare con i sensi di colpa, perché, lo sapeva, lei soffriva.
Cazzo!, sbraitò internamente.
«Ehi, ragazzi! Guardate un po’!» esclamò Kagome, precedendo Sango e la demone lupo.
Koga alzò lo sguardo, assieme ad Inuyasha, e per poco il ragazzo non svenne.
Di fronte a lui, una totalmente imbarazzata Ayame, lo fissava con trepidante attesa, avvolta in uno yukata dello stesso colore delle sue iridi.
Dèi del cielo, ma da quando era diventata così bella?, si chiese, osservando il corpo avvolto dalla veste.
«Ehi, lupastro, non dici niente?» gli chiese Inuyasha, mentre Anya tornava tra le braccia di Kagome: l’ora della poppata si stava avvicinando.
Koga si riscosse, sbattendo le palpebre e arrossendo furiosamente. Che figura del cavolo stava facendo, fissandola a quel modo?!
«E cosa dovrei dire?!» borbottò, deviando lo sguardo di Ayame.
«Feh! Imbecille» sentenziò il mezzo demone.
«E piantala!» ringhiò, fulminando l’amico con gli occhi azzurri, che in quell’istante, ad Ayame, parevano ancora più gelidi.
«Ayame è a dir poco splendida. Non trovi?» tentò Kagome, con tono calmo e dolce, nel tentativo di stemperare gli animi.
Il demone lupo deglutì, preso di sorpresa da quelle parole, e commise l’errore di posare di nuovo lo sguardo sulla rossa.
Sentì di nuovo la salivazione azzerarsi, dovendosi confrontare ancora con quegli smeraldi totalmente indifesi e pieni d’amore che lo fissavano.
«Tu non eri così, dannazione» pronunciò roco, dando le spalle a tutti ed allontanandosi con passo veloce.
Ayame sussultò, sentendo immediate le lacrime salire agli occhi.
Guardò Kagome con disperazione, poi anch’ella prese a camminare con passo lesto verso la capanna per ricambiarsi d’abito.
«A-aspetta Ayame!» la chiamò la miko, ma questa non le diede retta.
Sospirò.
«Accidenti» mormorò, tornando a guardare Inuyasha. «E adesso?»
Il marito si accigliò.
«E adesso, cosa. Conosco quello sguardo, Kagome. Lascia perdere» la ammonì.
La miko sbuffò.
«Ma dobbiamo aiutarli. Quei due si amano» asserì.
Inuyasha roteò gli occhi.
«Non spetta a te farli finire insieme. Sono cose che è meglio risolvano tra loro» le disse, incrociando le braccia al petto.
Kagome arricciò il naso, cullando per un attimo la figlia che iniziò a lamentarsi: era ora della pappa!
«Sbaglio, o anche Miroku ti dava dei consigli preziosi riguardo la nostra vicenda?» le disse sibillina.
Inuyasha arrossì.
«E questo che cavolo c’entra» borbottò.
Lei gli sorrise.
«Intendo solo dire che, a volte, avere l’aiuto di un amico non guasta»
Il mezzo demone la guardò in cagnesco, poi scosse la testa.
«Fa’ come vuoi, sei talmente testarda che comunque non mi daresti retta«
La miko ridacchiò.
«Ti lascio con Miroku per i preparativi della festa. Ci vediamo stasera?» gli chiese, avvicinandosi a lui.
Inuyasha le sorrise, abbassandosi e accorciando la distanza tra le sue labbra e quelle della donna.
«A più tardi, moglie» sussurrò, poi baciandola.
Kagome arrossì: quel torno così roco e sexy la mandava ogni volta in subbuglio.
«Scemo» borbottò, provocando nel mezzo demone una risata.
«E insopportabile» aggiunse, mentre tuttavia un sorriso le ornava il volto.
 
 
Ayame indossò di nuovo le vesti tipiche della sua tribù. Sì, decisamente le si addicevano meglio di uno yukata.
Lei non era fatta per vezzi e abiti delicati, come le donne umane.
Continua a ripeterlo e forse te ne convincerai, sussurrò la sua voce interiore. Si passò una mano sul volto, scuotendo la testa.
Ma cosa era successo a loro due? Non erano mai stati così. Certo, da sempre Koga aveva dimostrato una certa… insofferenza alla sua figura. Le aveva fatto intuire più volte che aveva bisogno del suo spazio e che gli abbracci sdolcinati e le occhiate d’amore non facevano per lui. Così, piano piano, crescendo, aveva imparato a rispettare questo suo carattere più timido e riservato.
Il problema era che da diversi mesi, ormai, anche il suo essere più distaccata, il suo essere cresciuta ed essere diventata più pacata e femminile, era diventato motivo di disapprovazione.
Aveva preso a risponderle male, ad allontanarla senza motivo, a rimproverarla su ogni cosa.
Persino quando Koga aveva preso la decisione di andare al villaggio di Kagome, la sua richiesta di accompagnarlo era stata negata, diventando poi motivo di litigio poiché si era rifiutata di rispettare quello stupido e insensato “No!” secco come risposta.
«Ayame?» la voce di Sango la distolse dai suoi pensieri. Si voltò verso la sterminatrice, che l’aveva raggiunta accompagnata dai suoi tre figli. Il più piccolo era in braccio a lei, mentre le due gemelline la scrutavano semi nascoste dietro la gonna della madre.
«Hai una bella famiglia» commentò di getto, arrossendo.
La invidiava? Oh sì, un sacco. Aveva sempre desiderato avere dei figli… dei figli da Koga. Fin da ragazzina aveva passato notti ad immaginare come potesse essere la sensazione di avere quelle labbra sulle sue, le mani del demone sul suo corpo e…
«Grazie» rispose Sango riscuotendola. «Senti Ayame, ho assistito a quanto accaduto poco fa e…mi dispiace, sai? Per voi due»
La demone lupo abbassò il capo, sconfitta.
«Beh, ormai ci ho fatto l’abitudine a questo suo trattarmi con ritrosia» mormorò.
Sango scosse la testa.
«Credo che lui sia confuso. Ai suoi occhi eri la piccola e appiccicosa Ayame. Ora sei una splendida donna» disse, mentre il figlio le tirava gioiosamente una ciocca di capelli.
«Gli uomini sono piuttosto sciocchi. Di fronte ad un minimo cambiamento non capiscono più nulla. Si crogiolano talmente tanto nelle loro certezze che appena queste vengono a mancare… si perdono» ridacchiò la sterminatrice, ma Ayame si accigliò.
«Non capisco» ammise.
Sango le sorrise.
«Da’ retta a me. Domani ci sarà la festa e tu indosserai quello yukata e dimostrerai quanto sei splendida»
Ayame avvertì le sue dita tremare.
« Perché? Perché mi dica ancora quanto sono inappropriata?»
Il sorriso di Sango si fece più largo, e Ayame lesse negli occhi castani un’aura di determinazione che le causò un brivido.
«E tu? Vuoi lasciargli la ragione in merito, oppure vuoi dimostrargli quanto si sbaglia?»
La demone lupo trattenne il fiato ma non riuscì a ribattere.
Si limitò a fissare per secondi infiniti la sterminatrice, per poi scoprirsi a ricambiare quel furbo sorriso.
 
 
Il cielo era buio, la coltre di nubi non permetteva di scorgere le stelle.
La luna, quella notte, non vi sarebbe stata.
Koga, seduto accanto al fuoco su un enorme tronco, fissava le fiamme con fare assente.
Si passò le dite fra le ciocche scure, lasciando che gli occhi azzurri vagassero nel nulla.
«Maledizione… che diavolo devo fare?» sussurrò al vento.
La situazione con Ayame era sempre più insostenibile. Ma il problema più grave era con sé stesso.
Non faceva che pensarla, si trovava a scrutarla, tenerla sott’occhio, seguire ogni suo movimento, affascinato dalla sua grazia. E, che i Kami lo perdonassero, a desiderarla. Si era immaginato mille volte come poteva essere il calore di quelle labbra, di quel corpo minuto. Come potesse essere passare le sue dita nella folta chioma rossa, entrare in lei e…
«Cazzo!» sbraitò, coprendosi il volto con le mani.
Sto impazzendo…
Un rumore di rami calpestati lo fece sussultare, ma subito si tranquillizzò nel riconoscere l’odore di Inuyasha.
«Si può sapere che diavolo fai qui fuori, davanti al fuoco? Sta per nevicare» chiese il nuovo arrivato, sedendosi anch’egli sul grosso tronco, accanto a Koga.
Il demone lupo si voltò, pronto a mandarlo al diavolo, quando l’imprecazione gli morì in bocca.
«Ma cos… Inuyasha, sei umano?»
Lui sbuffò.
«È una notte senza luna» borbottò di rimando.
Koga alzò il capo, scrutando il cielo, e ridacchiò.
«Già. Il fatto che non si scorgano da giorni gli astri a causa delle nubi, non mi ha fatto accorgere di nulla»
Il mezzo demone lo osservò di sott’occhi. L’amico era palesemente nervoso e in lotta con sé stesso.
«Sei fortunato Koga. Non te la passi affatto male. Sei il capo della tribù dei lupi, sei amato e rispettato dai tuoi compagni. E hai al tuo fianco un’ottima compagna»
Koga arrossì e voltò il capo.
«Ti sbagli. Ayame non è la mia compagna»
Inuyasha si accigliò e sul suol volto emerse un ghigno canzonatore.
«Davvero? Avrei giurato l’opposto. Ricordo che lei ti aveva dichiarato amore già anni fa. Sei stato così folle da rifiutarla tutto questo tempo?»
L’amico emise un ringhio sommesso e lo fulminò con una occhiata.
«Che diavolo vuoi, Inuyasha, farmi da consulente?» sbottò.
Il mezzo demone sbuffò, tornando ad osservare il fuoco.
Lasciò che il silenzio calasse tra loro, come una muta tregua. I primi fiocchi di neve iniziarono a cadere, facendo alzare il capo a Inuyasha verso il cielo.
Sospirò e tornò a guardare l’amico.
«Mi dici che ti prende? Sei più idiota del solito»
Quello ringhiò ancora in risposta.
«Fatti gli affari tuoi, Inuyasha» replicò, sedando ogni tentativo.
Il mezzo demone lasciò che tra loro scorresse qualche altro attimo di silenzio, poi lo guardò con un ghigno divertito. 
«Ayame è diventata molto bella. I suoi occhi brillano quando è accanto a te»
Koga strinse i pugni.
«Tsk. Non dire assurdità, botolo ringhioso…»
Inuyasha si accigliò.
«Davvero non te ne sei accorto, oppure... non vuoi?»
La domanda di Inuyasha gli giunse all’orecchio: era poco più di un sussurro, eppure sortì l’effetto di un tuono.
Koga deglutì per la tensione, e il mezzo demone si voltò per osservarlo: nelle iridi azzurre vi lesse un tormento che ben conosceva.
«Se le cose stanno così, allora, non lamentarti quando verrà il giorno, perché verrà, che un altro uomo te la soffierà da sotto al naso» gli disse, alzandosi dal tronco e facendo per avviarsi per tornare alla capanna.
Il demone lupo annaspò: esisteva davvero quella eventualità? Era così abituato ad avere Ayame sempre affianco che l’idea non l’aveva mai sfiorato.
E poi -cazzo!- come ci era finito a parlare di cose tanto intime con quell’idiota?! 
«E come puoi dirlo? Sei diventato tutt’un tratto veggente?» urlò, arrabbiato più con sé stesso che con lui.
Inuyasha arrestò il passo e si voltò; restò in silenzio per qualche attimo, poi gli sorrise.
«Ayame non è tua, no? Perché diavolo non dovrebbe volere un compagno, lupastro? Io rientro, ho freddo in questa dannata forma umana» enunciò serafico, lasciando un Koga tra il basito e il sorpreso.
 
Inuyasha entrò nella capanna, avvertendo immediatamente il tepore del fuoco avvolgerlo.
Come diavolo faceva Kagome a sopportare questo freddo? E Anya? Questo era un altro limite degli esseri umani su cui aveva poco riflettuto prima.
La piccola dormiva nel suo piccolo futon, mentre Kagome era seduta accanto al calore delle fiamme, avvolta da una coperta.
Lei gli sorrise, tuttavia colse sul suo volto uno strano sguardo.
«Ciao» mormorò con una vaga nota triste.
Lui si accigliò.
E adesso che cavolo c’è?
«Ciao. Anya dorme?» le chiese, osservandola guardingo. Era ancora arrabbiata?
Kagome annuì, arrossendo e stringendosi le braccia al petto.
Il ragazzo restò in silenzio, scrutandola confuso. Ma che cavolo le prendeva?
La vide chiudere ed aprire la bocca più volte, come nel tentativo di dire qualcosa. Infine, due parole fuori uscirono in un sussurro.
«Inuyasha... scusa»
Il ragazzo sussultò, guardandola tra lo stupito e il preoccupato.
«Era per via del Novilunio che eri preoccupato di festeggiare il Natale?» aggiunse.
Quasi scivolò, colto in fallo, nel sedersi accanto a lei di fronte al fuoco.
«Io... sai bene quanto odio perdere i miei poteri. Sono più vulnerabile. Voi siete più vulnerabili, perché se succedesse qualcosa durante questa notte, io non potrei proteggervi»
Lei si agitò un poco nella sua posizione, poi la mano di Kagome coprì la sua, accarezzandola piano.
«Mi dispiace, ho perso la cognizione delle lune» lei si morse il labbro, stringendo più forte la mano del marito. «Ma non devi preoccuparti sempre per noi, Inuyasha»
Lui sbuffò.
Deì, quanto perdeva la testa quando faceva così, pensò, attirandola in un abbraccio.
«Come se fosse possibile» mormorò. «Cosa sarebbe successo se durante la festa, tutti presi dalla smania del Natale, un demone avesse attaccato il villaggio con me in queste condizioni?»
Kagome si strinse a lui, carezzandogli una guancia.
«E se accadesse stanotte, invece?» gli chiese lei, facendolo rabbrividire. «Quello che intendo, è che non possiamo prevedere gli eventi. Potrebbe essere adesso, come domani, o chissà. Ma non possiamo farci condizionare dalle nostre paure ed impedirci di vivere il presente»
Lui sospirò, immergendo un istante il volto nei capelli corvini della moglie e posandole un delicato bacio sul capo.
«Hai ragione. Scusa. Ma ora che c’è anche Anya, per me è ancora più complicato» ammise, ammaliandola con i suoi profondi occhi neri.
Kagome si sollevò un poco, baciandolo sulle labbra.
«Hai un grande cuore, Inuyasha. Ti preoccupi sempre per gli altri, anche per chi non ti va particolarmente a genio»
Lui le sorrise riconoscente, tuttavia quel sorriso si trasformò in un ghigno, iniziando piano a spingerla indietro sul futon, posizionandosi sopra di lei.
La miko arrossì, notando come lo sguardo del marito era colmo di amore, desiderio e... furbizia.
«I-Inuyasha, che stai...?» iniziò, ma la bocca del marito si posò sulla sua, zittendola.
«Non credere che non mi sia accorto che mi hai seguito poco fa da Koga» le sussurrò roco, tirandosi di pochi millimetri indietro dalle sue labbra .
Kagome sussultò, arrossendo furiosamente. Ma come se ne era accorto?
«B-beh, io... Sei tornato alla capanna dopo ore che non ti vedevo, e per di più in forma umana. Poi sei uscito senza dire dove andavi e...»
La mano del marito prese a carezzarle il fianco, scendendo ancora verso il basso.
«E hai pensato di seguirmi per tenermi d’occhio, per poi restare ad origliare la chiacchierata con il lupastro» concluse per lei.
La miko era ormai paonazza, ma l’espressione sul volto mutò avvertendo la mano di Inuyasha sfiorarle l’interno coscia.
«Ero preoccupata per te» sussurrò, fissandolo con occhi colmi d’amore.
Le iridi scure di Inuyasha si accesero e con un sorriso si abbassò per unire le loro bocche in un bacio carico di desiderio, che presto lasciò spazio a sussurri e ansiti appassionati.
 
 
I festeggiamenti erano iniziati tra le urla di felicità dei bambini e il vociare degli abitanti del villaggio che prendevano posto accanto ai vari focolari accessi per riscaldarsi. Piccoli fiocchi di neve cadevano piano dal cielo, depositandosi sull’erba, ormai imbiancata.
Miroku osservava i suoi figli giocare poco distante, mentre il più piccolo gattonava qua e là sotto il suo sguardo vigile.
«Ma dove sono finite, quelle dannate?» borbottò Inuyasha, che ogni tanto gettava un’occhiata ad Anya, la quale sonnecchiava in una calda e corposa coperta, in un piccolo futon ad hoc.
Koga picchiettava con il piede a terra, nervoso.
«Le femmine, tutte vestiti e monili inutili» sentenziò, ben sapendo che si stavano agghindando per la serata. Compresa lei.
«Oh, quale gioia per i miei occhi!» esordì Miroku, alzandosi in piedi e osservando con una luce speciale la moglie, che avanzava verso di lui con uno splendido yukata blu.
«Sei bellissima, mia amata Sango» le disse, mentre stringeva una mano nella sua.
La moglie le sorrise, salvo poi arcuare un sopracciglio e pizzicare con decisione l’altra mano, accuratamente posata sul suo fondo schiena.
«Grazie, mio dolce marito. Se solo i tuoi gesti fossero amabili quanto le tue parole» ringhiò, fulminandolo con due occhi di fuoco.
Inuyasha ringhiò, picchiettando un piede minaccioso.
«Bonzo pervertito, nemmeno davanti a mia figlia ti contieni?!» sibilò, indeciso se sguainare Tessaiga e mettere fine alla vita indecente del monaco una volta per tutte. Per fortuna Anya continuava a dormire indisturbata.
«Ecco Kagome e Ayame» disse Sango, indicando le amiche che camminavano nella loro direzione.
Il mezzo demone e il giovane lupo si voltarono, ed entrambi avvertirono un piccolo tuffo al cuore.
Inuyasha ammirò deliziato la moglie, il cui corpo era avvolto da uno yukata rosso. I capelli erano raccolti in uno chignon, dal quale ricadevano delle ciocche corvine, adornando quel volto delicato che tanto amava.
Quando gli fu davanti, lui incrociò le braccia al petto, sorridendole sornione.
«Ce ne hai messo di tempo…» iniziò, ridacchiando del suo immediato gonfiare le guance offesa.
La attirò a sé in modo poco gentile, ma quando lei incrociò i suoi occhi d’ambra, ardenti, la protesta le morì sulle labbra.
«… ma se questo è il risultato, l’attesa ne è valsa la pena» concluse in un soffio.
Kagome arrossì, dandogli un leggero pugno sul petto.
«Sciocco» borbottò, tuttavia un dolce sorriso le illuminò il viso fintamente imbronciato.
 
Koga a malapena riusciva a respirare. L’aveva vista il giorno prima con quello yukata addosso, ma non era preparato al resto: i capelli rossi erano sciolti e cadevano un po’ ribelli sulla schiena, adornati da delle piccole margherite bianche poste ai lati del capo, legate alle ciocche con delle minuscole trecce.
Il volto pareva lievemente truccato con un delicato colore rosa sulle guance, e poi c’era quel profumo.
Doveva essersi lavata con degli oli speziati, che accantonati all’odore della sua pelle, causavano un connubio irresistibile.
Deglutì a vuoto, sentendo perfettamente una parte precisa del corpo irrigidirsi.
Merda, sussurrò a sé stesso. Ayame teneva lo sguardo a terra, con quel delizioso colore rosso sulle gote a renderla -mio Dio- bella e desiderabile come mai prima.
«Dì qualcosa, idiota» gli sussurrò Inuyasha.
Cosa avrebbe dovuto dire? Che la voleva? Che tutto ciò che stava accadendo era follemente assurdo?!
Così, sbuffando aria dalle narici, semplicemente si mise seduto con un tonfo, guardando il fuoco con finto interesse.
Kagome sospirò, lanciando uno sguardo furtivo ad Ayame: gli occhi dell’amica erano velati da una profonda tristezza.
«Che ne dite di unirci alle danze?» propose, indicando un gruppo di persone poco distanti che, allegre, ballavano attorno al fuoco.
Sango annuì, trascinando dietro di sé Miroku, senza però prima lanciare uno sguardo ai suoi figli: tutti e tre si erano bellamente addormentati,abbracciati. accanto al calore del falò, avvolti nelle coperte.
Inuyasha guardò storto la moglie, mentre lei si avvicinava ad Anya e la prendeva in braccio.
«So quello che stai per chiedermi» borbottò.
«Ma non l’ho fatto» rispose lei piccata. La figlia si mosse un poco, avvertendo il calore del corpo materno.
Tuo padre è un testone, pensò, scostandole i piccoli ciuffi corvini dalla fronte.
Il mezzo demone sbuffò; pochi istanti dopo erano seduti ad osservare Sango e Miroku che danzavano allegri, mentre Kagome teneva ancora in braccio la piccola.
La guardò di sott’occhi. Era ovvio che lo voleva, ma -per tutti gli Dèi- era negato in quelle idiozie.
Ringhiò sommessamente. Sebbene odiava certe sciocchezze umane, il timore di deluderla era qualcosa che proprio non sapeva fronteggiare.
«Vieni qui»
La moglie sussultò e si voltò a guardalo. Il fuoco si specchiava nei suoi occhi ambrati, in quel volto mascolino e maturo che amava terribilmente.
«C-come?» balbettò.
Una mano artigliata si chiuse sul suo polso, mentre con un fare ben poco delicato, la fece alzare e risedere velocemente tra le sue gambe. La chiusa in una morsa salda, facendola sentire subito protetta dal mondo esterno.
Con Anya sempre tra le braccia, ruotò il capo per incrociare il suo sguardo, con la bocca spalancata per la sorpresa.
Gli uomini presero a suonare una musica più dolce e malinconica, mentre Inuyasha ricambiava il suo sguardo e, in un modo quasi impercettibile, prese a muoversi a sinistra e a destra, dondolando e seguendo il ritmo della melodia.
Dalle labbra di Kagome non uscì che un sospiro di stupore e, dopo istanti di sbigottimento, gli sorrise.
Inuyasha…
Assecondò il movimento del marito, commossa da quella piccola iniziativa, e strinse a sé la piccola.
Il mezzo demone le depositò un bacio sulla fronte e lei si strinse a quel petto caldo pienamente soddisfatta.
Buon Natale, Inuyasha...
La vita poteva essere perfetta.
 
 
Koga e Ayame, di contro agli altri, stavano seduti accanto al fuoco distanti tra loro ed evitando ogni contatto visivo.
La demone non faceva che torturarsi le mani, stringendo a volte convulsamente la stoffa verde dello yukata. Cercava di porre tutta la concentrazione ai fiocchi di neve che cadevano dal cielo, per poi sciogliersi non appena si avvicinavano alle fiamme del falò.
Che diavolo doveva fare? Provare a parlargli? Provare ad appianare le divergenze?
Strinse ancora di più i pugni. Lui era immobile, con uno sguardo indecifrabile che pareva perso nel vuoto.
«Signorina»
Sobbalzò, guardando il volto della persona che aveva attirato la sua attenzione: un ragazzo umano, dai lineamenti marcati, le sorrideva porgendole la mano.
«Signorina, perdonate il disturbo. Mi chiedevo se aveste piacere di ballare con me» le disse con un breve inchino.
Lei arrossì furiosamente. Davvero quel giovane era interessato a lei?
Con le dita tremanti appoggiò la sua mano in quella di lui. Poteva permettersi, per una serata di sentirsi bella e desiderata, giusto?
«V-va bene» mormorò, alzandosi in piedi.
Il giovane le sorrise e delicatamente la accompagnò accanto alle altre persone che danzavano allegramente.
Ayame si guardò attorno. Era tutto così pieno di gioia, così magico. E la neve che cadeva dal cielo dava un tocco surreale.
Sorrise dolcemente.
Solo per una sera posso dimenticare i problemi.
Il ragazzo le posò una mano attorno alla vita e piano iniziò a trascinarla in un ballo antico e movimentato. Le coppie saltellavano ora a destra ora a sinistra, mentre dei flauti e dei tamburi dettavano il tempo.
Non aveva mai danzato prima, eppure riuscì a seguire il suo cavaliere senza problemi.
Ma fu durante una giravolta che d’improvviso si sentì spingere all’indietro con una forza tale che quasi cadde a terra. Imprecando mantenne l’equilibrio e quando guardò davanti a sé per capire che diavolo stesse succedendo, gli occhi si spalancarono per lo stupore.
Koga si era frapposto tra lei e il ragazzo, afferrando malamente il polso dell’umano.
«Koga! Che diavolo stai facendo, lascialo andare!» urlò, correndo affianco al giovane.
Gli occhi freddi del demone lupo la gelarono sul posto, mentre lui con un gesto secco e un ringhio lasciava libero il ragazzo, che tremante, si limitò a lanciare un’occhiata confusa ad Ayame e poi a fuggire via.
«Credi, forse, che ti stesse facendo la corte?» sibilò Koga, avvicinandosi minaccioso a lei e troneggiandola con la sua altezza.
Lei sussultò, ma non accennò ad abbassare lo sguardo. Ma che diavolo gli prendeva? Chi credeva di essere, quello stupido?!
«Anche se fosse? Era molto gentile ed educato. Stavamo solo bal-»
«Sei soltanto una ragazzina appiccicosa! Nessun uomo potrebbe mai volerti!» sputò, carico di veleno.
La demone lupo tremò violentemente e inchiodò le sue iridi verdi in quelle di Koga»
«Certo, nessun uomo, te compreso, giusto?»
Questa volta fu lui a sussultare e a dover affrontare lo sguardo di Ayame.
«Non preoccuparti, Koga, ho rinunciato a te e di certo non ti tedierò più con le mie sciocche dichiarazioni. Smetterò di starti accanto se questo può farti stare meglio. Ma tu fammi un favore. Non interferire più nella mia vita» sussurrò le ultime parole, dandogli poi le spalle e fuggendo via.
D’istinto il demone lupo alzò un braccio, come per volerla afferrare, ma questo restò fermo a mezz’aria, mentre lo sguardo fissava ormai il vuoto.
 
Ayame prese a correre, cercando di sorpassare la folla di persone che, ovunque, ballava, sorrideva e festeggiava, incurante del suo malessere.
«Ayame, aspetta!» la voce della miko la fece fermare. Vide Kagome raggiungerla a passo svelto, arrestandosi di fronte a lei prendendo fiato.
«Ho visto... la scena. Koga... è un idiota» le disse col fiatone.
La demone sorrise tristemente con gli occhi colmi di lacrime.
«Credevo che il Natale fosse una festa dove accadevano cose magiche, ma mi sbagliavo. Ho bisogno di stare un po’ sola, Kagome»
La miko restò in silenzio e le afferrò dolcemente una mano.
«D’accordo. Ma se hai bisogno, sai dove trovarmi»
Ayame annuì, ringraziandola. Poi, si incamminò lasciando il villaggio e addentrandosi nel bosco.
 
Koga era tornato a sedersi accanto al fuoco con sguardo vacuo.
Ma cosa diavolo gli era preso? Perché aveva reagito a quel modo? L’unica cosa che ricordava, era che il sangue aveva smesso di fluirgli al cervello non appena quell’umano si era avvicinato a lei, ed ancora di più si era imbestialito nel vederla accettare quelle avance.
Se le cose stanno così, allora, non lamentarti quando verrà il giorno, perché verrà, che un altro uomo te la soffierà da sotto al naso.
Le parole di Inuyasha gli erano rimbombate nella testa, amplificando tutte le emozioni.
«Dannazione» ringhiò.
Ma perché ormai quando c’era di mezzo Ayame, tutto andava storto?
Mentre si poneva questa domanda, la figura di Inuyasha gli apparve di fianco con in braccio Anya.
«Kagome è andata da Ayame. Certo che tu li sai proprio fare bene i casini» commentò il mezzo demone.
Koga sbuffò, evitando di guardalo, concentrando la sua attenzione sul volto della piccola che sgambettava ed emetteva degli adorabili versetti.
Era incredibile come, quel cretino di un cagnaccio, era riuscito alla fine ad avere Kagome per sé e addirittura costruirsi una famiglia. Erano felici, si vedeva lontano chilometri.
«Ti invidio» confessò, continuando a guardare Anya. «Hai tutto ciò che si può desiderare»
Inuyasha si accigliò e lo osservò torvo.
«Anche tu puoi averlo. Solo che sei troppo idiota per confessarle ciò che provi»
Koga strinse i pugni e si concentrò sul fuoco.
Non era solo questo. C’erano paure che lo tormentavano e lo facevano diventare pazzo.
«Lei mi rende debole»
La voce del demone giunse all’orecchio di Inuyasha roca e sussurrata e d’istinto si voltò per osservarlo: nelle iridi azzurri vi lesse un tormento che ben conosceva.
«Quando lei mi è vicina, ogni parte di me è concentrata su di lei. In battaglia, se non la so al sicuro, non riesco a pensare a nient’altro se non alla sua salvezza. Lei verrebbe prima di chiunque altro. Ed io, che sono il capo della tribù, non posso permettermelo»
Inuyasha si prese qualche istante, poi sorrise.
«E questa la chiami debolezza?»
Koga sobbalzò e fissò l’amico.
«Quando viaggiavo durante la ricerca di Naraku, mi sentivo come te. In ogni istante della battaglia, il mio unico pensiero era Kagome: che lei fosse salva, al sicuro… e soprattutto che restasse viva» ricordò in un sussurro.
«Credevo che questa continua preoccupazione mi rendesse debole» continuò. «Come potevo lottare al cento per cento, se non facevo che pensare a lei?» disse, osservando la neve.
«Poi ho compreso che ciò che mi rendeva tale, in realtà, era il fatto che continuavo a combattere questo sentimento, invece che accoglierlo» disse, puntando le iridi ambrate in quelle azzurre del demone.
«Quando ho accettato di amare Kagome, ho capito che lei sarebbe diventata la mia forza e l’avrei protetta ad ogni costo. Ho capito che dal quel momento avrei avuto un motivo per lottare, per vivere»
Koga sussultò, colpito dalla potenza di quelle parole.
Inuyasha tacque e lui abbassò il capo, scrutando il fuoco, sentendo il cuore battere più veloce.
«L’idea di unirmi a lei…. se poi dovessi perderla…» borbottò, arrossendo.
«Beh, oggi l’hai già persa» enunciò. «Devi solo decidere se vuoi vivere con lei o senza. Ma se scegli senza, allora quelle scenate da lupo geloso e imbecille dovrai risparmiartele»
Koga arrossì, voltandosi a fissare Inuyasha con sguardo omicida.
«Brutto idiota, chi sarebbe il geloso e l’imbecille?!»
«Koga!!!»
La voce furente di Kagome fece sobbalzare i due litiganti, mentre la miko, a passo di carica, si avvicinava a loro.
«C-ciao Kagome» balbettò, mentre lei gli si parava di fronte.
«Ayame è andata nel bosco. Stava piangendo»
Koga cambiò espressione, scurendosi in volto.
È solo colpa mia.
«Allora, lupastro, cosa decidi? Con o senza?» gli chiese Inuyasha, con un ghigno. Sapeva benissimo cosa avrebbe scelto, ma era troppo divertente provocarlo e vederlo arrossire.
Delicatamente il demone lupo scostò Kagome, poi lanciò uno sguardo all’amico.
«Feh! Fatti i fatti tuoi, sei irritante» borbottò, iniziando però a correre in direzione del bosco innevato.
Kagome fissò inebetita prima l’uno poi l’altro.
«Ma... che è successo?»
Inuyasha ghignò.
«Ce ne ha messo di tempo»
 
 
Ayame era appollaiata sul ramo di un albero. Se c’era una cosa che aveva sempre amato sin da piccola era la neve e come questa trasformasse radicalmente il paesaggio.
La neve era silenziosa, era portatrice di quiete. E lei, di quella quiete, in questo momento, ne avrebbe voluta un po’.
Sarebbe tornata al villaggio l’indomani all’alba, ma per adesso stare per i fatti suoi era preferibile.
Non aveva intenzione di rivedere Koga, né di parlare con Kagome o Sango. La solitudine era la cosa migliore per raccogliere i pensieri.
Inspirò col naso per sospirare, quando un intenso odore particolare le solleticò le narici.
Era odore di fuoco e di... qualcosa che bruciava. Si issò ben seduta sull’attenti, annusando meglio l’aria.
Che diavolo è? Che siano dei demoni o dei nemici che si avvicinano al villaggio?, si chiese, allarmandosi.
Con agilità saltò giù dall’albero, iniziando a correre e a seguire quell’odore, stando ben attenta a non produrre alcun rumore nell’avvicinarsi alla fonte di quel puzzo.
Non è distante, pensò, quando ormai vedeva tra i tronchi degli alberi il bagliore del fiamme riflettersi in essi.
Si nascose dietro una corteccia e piano si sporse col capo per spiare chi diavolo fosse.
Quando mise a fuoco la figura seduta accanto a quel fuoco, nonché la causa di quella puzza tanto incredibile, per poco non inciampò.
«Koga?!» urlò ad alta voce, senza rendersene conto, e quello alzò il capo per squadrarla con occhi furenti.
«Ma dove cavolo eri?! Ti ho cercata per ore!»
Ayame sbuffò sonoramente, imponendosi di stare calma; titubante si avvicinò.
«Non credevo ti importasse dove io fossi» disse piccata.
Quello ringhiò in risposta.
«Cretina» blaterò.
«Mi spieghi che diavolo è questa roba?» chiese mentre si sedeva poco distante da Koga, osservando una accozzaglia di cibo, ormai completamente bruciato, messo a rosolare sopra il fuoco.
Ecco che diavolo era quell’odore...
«La cena» commentò lui.
Ayame ridacchiò.
«E da quando la prepari? Sei sempre stato negato in certe cose. Piuttosto mangi carne cruda»
Koga voltò il capo, incatenando i loro sguardi, verde e azzurro che si scontravano.
«Mi aspetto che sia la mia donna a provvedervi»
Lei arrossì, deviando lo sguardo.
«Questa cena è stata un’eccezione, perché la mia futura moglie ha deciso di scomparire facendomi dare di matto per l’apprensione» aggiunse lui; quando la vide sussultare e alzare il capo di scatto, un sorriso di soddisfazione nacque sul suo volto.
«C-come?» bisbigliò Ayame. Forse aveva capito male, forse aveva delle assurde allucinazioni uditive.
Koga si sporse verso di lei e l’afferrò per il braccio, tirandola accanto a lui.
«K-Koga, c-che stai...?» balbettò, incapace di dare un senso a ciò che stava accadendo, ma il demone non le diede tempo di pensare. Si avvicinò al suo viso e appoggiò le loro fronti l’una sull’altra, mentre la fissava senza timore.
«Ci sposeremo quando torneremo al villaggio. Sarai mia moglie e mi darai i figli che mi hai sempre promesso. Sei d’accordo?»
Ayame trattenne il fiato. Quello era un ordine più che una dichiarazione. E lei era lei pazza o non ci stava capendo più niente?
«Perché?» ebbe solo il coraggio di chiedere.
Il coraggio di Koga sfarfallò un istante. Perché, gli chiedeva. E cosa doveva dirle? Tutta quella serie di smancerie che Inuyasha gli aveva suggerito? Non ce la faceva, era troppo. Era già sufficiente che avesse trovato il coraggio di fare questo, andando contro ogni sua paura.
Così, la sua risposta venne naturale. Annullò la distanza che li separava unendo le loro labbra ed entrambi avvertirono il fuoco nelle vene divampare.
La mano di Koga si immerse nei capelli di Ayame, mentre lei con un gemito soffocato si stringeva a lui.
Dèi, non era un sogno, stava succedendo. La stava baciando, accarezzando, e voleva lei.
Il demone lupo non poteva che essere inebriato:il suo profumo, la sua pelle morbida, i suoi lunghi capelli setosi.
Quanto l’aveva desiderata, quanto aveva immaginato di unirsi a lei, quante volte l’aveva sognata sotto di lui nelle notti di luna piena per dare sfogo ai suoi sogni.
«Dannazione, ti amo...» bisbigliò in un sussurro, staccandosi dalle sue labbra.
Ayame aprì gli occhi, guardandolo con espressione stupita e commossa.
Restarono in silenzio a fissarsi, dando tempo a quelle parole di fissarsi nell’anima.
La demone alzò piano una mano e gli carezzò il volto, lasciando che una lacrima le solcasse il volto.
«Anche io, Koga» disse, semplicemente.
Lui gli sorrise, sentendo il cuore esplodere di gioia, tornando poi ad avventarsi sulle sue labbra.
 
 
Kagome rabbrividì, uscendo dalla capanna assieme a Inuyasha e sua figlia. Lei e Anya erano avvolte da una coperta di lana per proteggersi dal freddo. La neve si era arrestata, ma un leggero venticello rendeva il clima più pungente.
«Tutto bene? Forse è meglio restare dentro. Anya potrebbe ammalarsi» disse Inuyasha, osservando preoccupato la moglie.
Kagome sospirò.
«Già, hai ragione. Abbiamo delle erbe per preparare una tisana e del cibo a sufficienza per oggi» constatò la miko.
«Penserò io ad avvisare Sango e Miroku che oggi preferiamo non muoverci dalla capanna. Darò una mano al bonzo più tardi per recuperare la legna per il fuoco»
Kagome annuì grata, quando dietro le spalle di Inuyasha intravide Koga e Ayame avanzare verso di loro.
«Ehi, guarda un po‘» sussurrò lei, mentre un sorriso si amplificava sul volto.
I due, infatti, camminavano mano nella mano, lanciandosi degli sguardi che loro ben comprendevano,
«Feh. Ce l’ha fatta quel lupastro» commentò con un ghigno.
Quando furono vicini a loro, Kagome li accolse con gioia.
«Ragazzi! Che bella sorpresa!» disse, indicando le loro mani unite.
Entrambi arrossirono, ma non si scomposero.
«Siamo venuti per salutarvi» disse Ayame. «Vogliamo tornare al villaggio quanto prima e ... beh...» balbettò, guardando Koga in cerca di aiuto.
«Ayame diventerà la mia compagna» terminò lui, grattandosi il capo.
Kagome emise un piccolo urletto di felicità, fissando l’amica.
«Ma è fantastico! Sono felice per voi!»
La demone lupo le sorrise e con le labbra mimò un “grazie”.
La miko negò con la testa. Non era necessario alcun ringraziamento. Era destino che le divergenze si sarebbero appianate, perché l’amore non poteva che vincere sulle paure. E lei, qualcosa in merito, ne sapeva.
«Tsk. Vedi di smammare, allora, il tuo puzzo mi ha stancato» commentò Inuyasha.
Koga gli sorrise furbescamente.
«Ma certo, cane rognoso, prima però, ho un regalo per te» gli disse, lanciandogli un piccolo pacchetto.
Il mezzo demone sbatté le palpebre confuso.
«Un... dono per me?» balbettò, fissando Koga.
Quello ridacchiò.
«Certo, per ringraziarti delle tue.... premure» disse, poi guardò la futura moglie. «Andiamo. Il viaggio è lungo»
Ayame gli sorrise e annuì.
«Grazie per la vostra ospitalità. Torneremo a trovarvi» disse lei, inchinandosi rispettosamente verso Kagome e Inuyasha.
«Fate buon viaggio, e buona fortuna. Siate felici» augurò la miko.
Le donne si abbracciarono, poi i due demoni lupo presero ad allontanarsi mano nella mano, e Kagome sospirò felice.
«Come sono carini»
Inuyasha roteò gli occhi.
«La solita romantica»
La moglie gli regalò un’occhiata torva.
«Antipatico. A proposito, perché non apri il tuo regalo? Koga è stato molto gentile»
Il mezzo demone osservò ancora quello strano oggetto avvolto da degli stracci. Era di forma circolare e proprio non riusciva a immaginare che diavolo fosse.
Quando l’ebbe davanti agli occhi, restò a fissare ammutolito una pallina.
Una di quelle palline che si usano per giocare con....
«È un... giocattolo per cani?» balbettò Kagome, osservando l’oggetto tra le mani artigliate del marito.
La miko ridacchiò nervosa, notando come un sopracciglio di Inuyasha iniziò a ticchettare minaccioso.
«Quel... dannato...» sibilò, mentre la mano si chiudeva a pugno sulla pallina e gli artigli, perforandola, la fecero scoppiare come una bolla di sapone.
«Io lo ammazzo» enunciò.
«I-Inuyasha...» provò la moglie, stringendo Anya a sé.
Il mezzo demone iniziò a rincorrere i due, che ormai erano solo due puntini in lontananza.
«Koga, razza di idiota! Vieni qui che ti squarto!» urlò.
«Inuyasha!» lo ammonì Kagome, osservandolo sguainare Tessaiga.
«Te lo do io il giocattolo per cani, dannato bast!»
«Il linguaggio Inuyasha! A cuccia!!!»
La voce di Kagome risuonò nel vento, seguita dal consueto sbam! e dalle imprecazioni del marito. Anya rise felice, sgambettando e osservando la madre soddisfatta.
La miko sospirò esasperata, poi guardò la figlia e scoppiò in una risata, notando come la piccola si divertisse quando quella parola veniva pronunciata.
«Non diciamolo a papà. Resterà il nostro piccolo segreto» le bisbigliò tra le risa.
Non gliel’avrebbe mai confessato ad Inuyasha, ma ad Anya, quella magia, piaceva proprio tanto.
 
 
 



ANGOLO AUTRICE

Ed eccoti alla fine, e buona sera a tutti! Ammetto di aver dovuto tagliare.... ero già a 15 pagine e mi stavo preoccupando. È già un miracolo che mi sia venuta l'idea e che abbia trovato un modo e un tempo per scriverla.
Ringraziamo l'influenza che mi ha regalato 3 giorni a casa dal lavoro e che mi ha permesso di finire il lavoro ahahaha!
Spero di cuore che la storia vi sia piaciuta e che non ne sia uscita una schifezza... ho sempre voluto scrivere di questi due, mi piacciono molto, anche se lei nemmeno esiste nel manga!
L'idea di Ayame come mocciosetta appiccicosa senza cervello proprio non mi piaceva, ho assai preferito darle un'aria più matura e meno sciocca di come è stata data nell'anime.
Non so davvero se ne sia uscito un buon lavoro, lascio a voi ogni consiglio e critica costruttiva.
Vi abbraccio tanto e vi auguro Buon Natale!!
 
 
 
 
  
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