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Autore: KitKat00    15/12/2019    0 recensioni
Una vita nuova, l'università: quattro giovani protagonisti alle prese con le proprie nevrosi, illusioni, speranze, fragilità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Barbara fu svegliata dal rumore della pioggia che batteva sul davanzale della finestra di camera sua, e non si preoccupò dei panni che aveva lasciato sullo stendino, potevano bagnarsi quanto volevano. Erano le otto di mattina, di domenica mattina, una giornata totalmente inutile per iniziarla così presto. Non era tornata a casa quel fine settimana, nel suo paesino, era rimasta per l'esame del lunedì: matematica generale. Guardò il ragazzo accanto a lei, girato dall'altra parte: dormiva ancora, profondamente. Si alzò per andare in bagno, cercando di fare più rumore possibile perché si svegliasse e se ne andasse. Ma niente, lui continuava a dormire, sereno come un bimbo. Andò in cucina, scaldò il caffè del giorno prima, fino a bruciarlo, aggiunse due cucchiaini di zucchero e lo ingoiò senza respirare, dunque si accese una philip morris blu. Si pentì subito di averla accesa perché già dopo un tiro si accorse che non le andava, e che le faceva male il petto, ma era quasi ipocondriaca, quindi forse era un sintomo psicologico. Fece come per guardare facebook e subito sentì il fruscìo delle lenzuola, una specie di acciottolio poco definito, poi un tonfo, infine dei passi pesanti. 
«Non si scalda il caffè, è cangerogeno...» 
«Boh, io l'ho sempre fatto e non sono mai morta. Vuoi?»
Il ragazzo le si avvicinò, una pacca sul culo, poi si sedette:
«Dai, rifammelo per piacere, è cancerogeno.»
Barbara sbuffò, sussurrò qualcosa come "cheppppppalle", poi si sentì in colpa, dunque si girò verso di lui e fece un mezzo sorriso. Preparò la moka con poca polvere, si mise dietro di lui e gli accarezzò i capelli. Poi prese il telefono e lesse i messaggi della sera prima al suo ex, sempre lui, sempre quello di due anni prima. Nessuna risposta. Ora aveva bisogno di Matteo, quell'amico che aveva da quando era una sfigata brufolosa quattordicenne, e che aveva seguito tutti i suoi sviluppi di merda.
BARBARA: Matte, ho fatto una stronzata. Iera sera ho scritto a Giovanni che mi mancava, di riprovarci, le solite cazzate che gli scrivo quando bevo. Non mi ha nemmeno risposto..
BARBARA: Comunque ci ho scopato con quello di ieri sera. Non hai idea.
MATTEO: Brava.
BARBARA: Sei arrabbiato?
MATTEO: Che mi frega.
BARBARA: Non lo so, ieri sera ti ho visto contrariato quando hai visto che rimaneva da me.
MATTEO: Ero contrariato x aver perso 10 € di merda a poker. 
BARBARA: Sì vabbè, chiamami pure quando ti passa eh.
BARBARA: Sei veramente uno stronzo. Non te ne frega un cazzo di me. 
BARBARA: Pensi solo che sia una troia e mi giudichi sempre, mi sono rotta i coglioni di questa storia.
Lo bloccò, per sottolineare che era arrabbiata, furiosa, delusa dal suo migliore amico, che tanto faceva per lei, che tanto la proteggeva, ma che non le dimostrava mai né affetto né approvazione. Aveva bisogno della parte più superficiale di quel rapporto, la sentimentale Barbara, la romantica, la tragica, la teatrale. Voleva che glielo dicesse che le voleva bene, a parole, a gesti, anche se dentro di lei sapeva già quanto lui fosse dipendente dal loro rapporto. Ci sarebbe sempre stato se lei ne avesse avuto bisogno, perché era come una sorella, ma una sorella che sbagliava sempre, egocentrica, ingombrante, aggressiva. Quanto bene a quel Matteo! Genuino, semplice, intelligente, autodistruttivo, eccessivo, sofferente. Quanto bene le dimostrava nella maniera più chiara e limpida del mondo! E quanto non ne poteva ricevere, perché lui non lo sapeva contraccambiare in maniera così schietta. Quanto senso di colpa per ogni perdita di controllo che la portava ad aggredirlo verbalmente, e così tante di quelle volte...


«Babi»
«Babi!!»
«BARBARA!»
«Mh?»
«Il caffè, cazzo!! Ma non vedi che hai fatto traboccare tutto? Ma a che pensi?»
«Ti va di scoparmi?»
«Ma ho il treno tra un'ora...»
«Prenderai quello dopo, dai, cicci..»

E si mise in ginocchio. E la pioggia si fece temporale, e venne la nebbia con il vento e la grandine, e fu una delle domeniche più soporifere della storia dell'universo. 
   
 
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