Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: evil 65    17/12/2019    58 recensioni
È passato un anno da quando i Guardiani hanno sconfitto Pitch Black.
Jack Frost è ormai una Leggenda a tutti gli effetti, e cerca di bilanciare la sua nuova posizione di Guardiano del Divertimento con la vita di tutti i giorni.
Tuttavia, l’improvvisa apparizione di un vecchio che afferma di essere Padre Tempo segnerà una brusca e inattesa interruzione dal periodo di tranquillità: secondo l'uomo, Pitch Black sta costruendo un’arma abbastanza potente da far sprofondare l’intero universo in una nuova Dark Age.
C’è solo un piccolo dettaglio: Pitch Black è ancora intrappolato nel suo regno…
(Crossover tra Le 5 Leggende, Frozen, Dragon Trainer, Ribelle - The Brave e altre opere)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'The War of Ice and Nightmares'
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Salve a tutti, sono Evil 65. Eccomi tornato, dopo molti anni, sui fandom de Le 5 Leggende, Frozen e compagnia. Perché sì, questa storia sarà un crossover tra Le 5 Leggende, Frozen, Dragon Trainer, Ribelle-The Brave e altri film animati, realizzato in collaborazione con Rory Drakon, ufficialmente co-autrice di questa storia.
Diciamo che Frozen 2 (nonostante non ci sia particolarmente piaciuto) ha risvegliato in noi l’amore per la coppia che spinse Evil Ulquiorra a scrivere la sua prima fan fiction nel lontano 2013, ovvero la Jelsa. Quindi sì, Jack Frost ed Elsa saranno due dei personaggi principali della storia.
Questa fan fiction sarà un po’ una lettera d’amore ai vari film d’animazione Disney/Dreamworks post 2009 (anno in cui uscì Rapunzel) dove cercheremo di realizzare un crossover tra queste opere rimanendo il più possibile vicino al canone, in pieno stile Infinity War. In poche parole, se mai decidessero di fare un film in cui questi personaggi s’incontrano senza andare contro la continuità delle varie pellicole… be', ecco quale sarebbe il risultato.
Per tale motivo, la seguente storia sarà ambientata temporalmente dopo l’ultimo film di ogni franchise coinvolto. Inoltre, utilizzeremo molti elementi tratti dalla serie di romanzi “I Guardiani dell’Infanzia” che ispirò la realizzazione de “Le 5 Leggende”. Ma non preoccupatevi, non c’è bisogno che abbiate letto i libri per comprendere questa storia, e nemmeno che abbiate visto tutti i film.
Detto questo, l’andamento della fan fiction dipenderà molto dalla risposta del pubblico e dalle vostre recensioni.
Vi auguriamo una buona lettura!



Prologo

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Track 1 : https://www.youtube.com/watch?v=cWF33RW5ubQ

"When the stars start to shine
The gods above are smiling in the night
Like spark to a flame
Feel it as my fear begins to fade..."
IAMEVE - To Feel Alive
 
Il vento strillava come un neonato sofferente, mentre il gregge di pecore, con il folto manto lanoso che le proteggeva dalla tempesta, serrava le file per scaldarsi.
Formarono un cerchio, con al centro i piccoli belanti e infreddoliti, chinando le teste verso il suolo ricoperto di neve, gli occhi serrati contro l’aria sferzante. Col fiato che si ghiacciava sul loro muso, rimasero immobili, resistendo alla bufera.
Nelle loro tane, lupi e orsi attendevano che la tempesta cessasse, i primi supportati dal conforto del branco, i secondi solitari e rassegnati. Per quanta tanta fosse la fame, niente li avrebbe spinti a uscire finché il vento affilato non avesse cessato il suo lamento e la neve accecante non si fosse stancata di spirare.
Era inverno inoltrato nella Norvegia settentrionale. Il brillante paesaggio di novembre aveva lasciato il passo al tetro grigiore di dicembre, e nella famiglia di Johannessen erano tutti raffreddati per l’umidità.
Eppure nessuno si preoccupava dei geloni o del raffreddore, né pensava con nostalgia alla carne arrostita, perché Nonna Inger stava per raccontare una delle sue storie.
Quella sera, l’anziana signora era seduta nel posto più adatto ai racconti: in salotto, sulla panca di legno accanto al camino.
<< Quale storia volete ascoltare questa sera? >> chiese Inger, godendosi il calore del fuoco sulla schiena.
I figli di Rolf sedevano davanti a lei, appollaiati sugli sgabelli. Tutti loro amavano i racconti, perfino il secondogenito, Olav, un bambino molto riservato. Sperando di allontanarsi dalla casa e fare una scampagnata nel bosco, aveva cacciato la testa fuori dalla porta, infradiciandosi e facendo ritorno, abbattuto, a uno sgabello in una posizione leggermente defilata, dove si era seduto fingendo un’espressione di pia indifferenza.
Gli altri fecero partire un gran baccano all’udire la domanda di Inger.
<< Sandman e la guerra dei Sogni! >>
<< L’Odissea di Ollie! >>
<< L’Uomo della Luna! L’Uomo della Luna! >>
Il piccolo Erik se ne stava seduto sul suo sgabello e agitava le braccia, mentre il cane da pastore di Rolf sollevava la sua enorme testa da San Bernardo, inquietato da quel trambusto.
Prima che Inger potesse rispondere, la porta di casa si spalancò con un clangore e il boato della tempesta imperversante all’esterno si propagò nella stanza. Sulla soglia apparve una donna che si scrollò la neve dai lunghi capelli argentati.
Il freddo donava al suo volto un bagliore particolare, mentre il fuoco ne illuminava i lineamenti bellissimi e delicati. Il suo sguardo profondo rifletteva invece il fulgore delle stesse fiamme ora ardenti nel caminetto.
Si chinò e prese Erik tra le braccia. Il bambino urlò dalla gioia.
<< Mamma! >> gridò con eccitazione a mala pena contenuta.
Ingrid si lasciò cadere sullo sgabello e si trascinò vicino alla fonte di calore. Erik, ancora accucciato tra le sue braccia, giocherellava con una delle trecce della madre. Lei tremava, sebbene non si notasse dietro i pesanti indumenti che indossava.
<< Pregate che questa maledetta bufera non duri troppo a lungo >> disse la donna, con un sospiro rassegnato << Altrimenti temo che non rivedremo vostro padre prima di domani sera. Stai raccontando delle storie, Nonna? >>
<< Se ci fosse un po’ di silenzio >> rispose aspramente l’anziana signora.
<< Vorrei fare una richiesta, se possibile >> disse Ingrid all’improvviso, con voce flebile. << Raccontaci della grande battaglia tra il Re degli Incubi e il Signore dell’Inverno. Dopotutto, lui è in giro stanotte… e sembra piuttosto agitato. >>
L’anziana Inger esitò, mentre bambini più grandi si guardarono l’un l’altro con aria incerta.
Tra gli umani, il Re degli Incubi era chiamato l’Uomo Nero, il sovrano della Paura stessa. Ma molto tempo fa, la gente era solito chiamarlo anche il Signore dell’Oscurità, che andava dai bambini cattivi di notte e li rapiva alle loro famiglie, o almeno questa era la convinzione dei più superstiziosi. Un nome nefasto, di cattivo auspicio da pronunciare nei periodi in cui la paura spadroneggiava.
Ingrid stava provando a tenere fermo il figlio. Erik, invece, cercava di divincolarsi e raggiungere nuovamente la treccia della madre.
<< Molto bene>> disse Inger dopo un attimo di esitazione. << Racconterò della grande battaglia tra il Re degli Incubi e il Signore dell’Inverno… Jack Frost. >>
Pronunciò quel nome con una certa enfasi: un nome innocuo che non poteva portare alcuna sventura, un simbolo di gioia e divertimento.
Nessuno degli altri protestò, sebbene le storie sul Re degli Incubi fossero spesso considerate molto spaventose: la voce di Inger, chiara e calorosa, li avrebbe certamente deliziati.
<< Tutto cominciò in un regno molto lontano... >> cominciò l’anziana.
Si fermò e lanciò un’occhiata ammonitrice ad Erik, che strideva come un pipistrello e salterellava in braccio a sua madre.
<< Ssshhh! >> lo zittì Ingrid, e gli diede di nuovo l’estremità della sua treccia per intrattenerlo.
<< Tutto cominciò in un regno molto lontano… >> ripeté solennemente Inger << Un regno il cui nome si è ormai perso nel tempo, luogo di nascita della creatura più crudele e spaventosa che si fosse mai vista a memoria d’uomo… il Re degli Incubi. >>
Al sentire quel nome, i bimbi riuniti sussultarono all’unisono. Inger sorrise loro con fare rassicurante e riprese a parlare.
<< Egli aveva come unico obiettivo quello di diffondere la propria influenza malevola su tutti i mondi conosciuti. E per fare questo, aveva costruito un’arma capace di far sprofondare tutto il creato nell’Oscurità. >>
<< Come si chiamava quest’arma? >> biascicò Erik, che era abbastanza grande da testare la veridicità delle favole richiedendo al narratore dettagli precisi.
<< Era chiamata “il Crogiolo” >> rispose la donna. << E il Re degli Incubi aveva intenzione di usarla proprio qui sulla Terra. O meglio, su una delle tante, in un regno dove il sole risplende tutto l’anno e il vento e la neve sono solo leggende… >>


                                                                                                                      * * * 
 
Molti anni prima…
 
Track 2 : https://www.youtube.com/watch?v=bsvzP8EO65w
 
Il sole si fece nero, diventando un cerchio di fiamme bianche dal cuore oscuro.
Poi, la Rift Valley – culla dell’umanità – si spaccò in due, e da essa fuoriuscì il primo pinnacolo del Crogiolo.
La  galleria scavata dai Fearlings sotto le fondamenta del pianeta ne inghiottì la crosta e fece vacillare una porzione del mantello, mentre il rombo derivato dal crollo anticipò di un respiro il ruggito di quei demoni nati dall’oscurità stessa.
L’enorme torre d’avorio sbucò attraverso la breccia aperta, sollevandosi di almeno trecento metri dal suolo. Una struttura come non se ne erano mai viste in tutto l’universo, circondata da grossi cerchi metallici che roteavano come impazziti attorno alla cima, dove spiccava un grosso globo permeato di un’energia sconosciuta.
Appena un minuto dopo, scariche di natura apparentemente elettrica cominciarono a protrarsi dalla sfera, segnando l’accensione della macchina, il cui unico scopo era quello di diffondere l’Oscurità attraverso ogni dimensione o realtà conosciuta.
<< Per i sette inferni, è l’Apocalisse >> gemette Hundgain, il luogotenente della Golden Army, ultimo baluardo rimasto per combattere il Re degli Incubi Pitch Black, e il suo esercito di ombre.
Un’alleanza formata dai resti della Golden Age, di uomini e creature magiche allo stesso modo, disposti a sacrificare la propria vita per proteggere il Creato dalla fame insaziabile di quel mostro.
Strinse il cannocchiale al petto con entrambe le mani, mentre osservava la prima carica di soldati morire uno dopo l’altro nel disperato tentativo di contrastare le difese del nemico.
I Fearlings si avventavano sugli umani staccando arti a colpi di lama, e trafiggendo le carni mortali con lance e spade fuoriuscite direttamente dai loro corpi informi e senz’anima. Si muovevano agili sulle riversate dalla torre, con gialli occhi luminescenti, da bestie notturne: dove non arrivavano le loro lame, gli artigli e le zanne facevano scempio degli attaccanti.
Alcuni soldati riuscirono a oltrepassare la prima linea di difesa, calpestando i cadaveri dei loro stessi compagni, ma la loro corsa ebbe vita breve.
Contro il cielo plumbeo e il sole nero incoronato da un bagliore d’acciaio si levavano colonne di fumo acre, gravide di scintille. Le catapulte della Golden Army non lanciavano più, per non intralciare la corsa delle truppe d’assalto.
<< Che cosa aspettate? Teneteli sotto tiro! >> urlò una voce imponente ad arcieri e balestrieri.
Gli uomini sobbalzarono al suono improvviso, e solo una decina di loro riuscì a mettersi subito in posizione e incoccare le frecce con rapidità: gli altri dovettero fare un secondo tentativo prima di riuscire a prendere la mira con le mani tremanti.
I loro sguardi fuggivano in direzione del cielo innaturale, mentre l’anziana figura di Ombric Shalazar si faceva strada in mezzo all’esercito.
Alto, vestito con una lunga toga grigia riccamente decorata sui bordi e un bizzarro cappello a punta che gli adornava la testa irta di ciuffi argentati, il mago –  il cui nome era ormai divenuto leggenda – era l’ultimo sopravvissuto di un mondo che anni prima era caduto per merito di Pitch Black, flagello dell’universo e padrone dell’Oscurità.
Nella mano destra reggeva una bastone di legno alto quasi quanto lui, sulla cui cima era incastonata una pietra che ad una prima occhiata in molti avrebbero potuto scambiare per un diamante, ma che in realtà era molto più preziosa di qualunque gemma: un frammento di stella donatogli direttamente dall’Uomo della Luna, protettore dell’immaginazione e di tutto ciò che si opponeva alle infide macchinazioni dell’Uomo Nero.
<< Non è il momento di cedere >> urlò agli uomini raccolti. << Se perdiamo questa battaglia, tutto ciò per cui abbiamo combattuto sarà perduto per sempre! Ricacciamo queste creature da dove sono venute! >>
<< Signore, sono troppi >> balbettò il luogotenente, bianco in faccia più della cotta d’armi. << Non riusciamo ad avanzare! Ci trasformeranno tutti, prenderanno le nostre anime... >>
<< Silenzio, Hundgain! Questi non sono Fearlings primogeniti, sono solo gli schiavi di Black nati dalle paure dei mortali. Non possono toccare le nostre anime! >>
<< Persino il sole si è spento, è un segno! L’Uomo della Luna ci ha abbandonati! >>
<< Non dire sciocchezze >> lo ammonì Ombric, indicando con il bastone la luna d’oro che il soldato portava ricamata sul petto. << Noi siamo i Cavalieri della Golden Army! Non indietreggeremo davanti ai servi del Re degli Incubi! >>
Si voltò verso il trombettiere alla sua sinistra.
<< Ordina a tutti gli uomini di attaccare! Non ci faremo intimidire da questi mostri! >>
Poco dopo, la tromba lanciò nell’aria un suono metallico. Gli uomini abbandonarono le posizioni più isolate e accorsero da ogni dove, a piedi o in groppa ai cavalli alati, ma persino i destrieri da battaglia furono macellati dall’impeto del nemico, i cui membri non conoscevano né l’esitazione né la misericordia, esattamente come l’essere che li aveva generati.
L’orda di Fearlings passò al contrattacco. Per uno di loro ucciso, altri due si facevano sotto guadagnando terreno.
In quel momento, Shalazar si accorse che il mondo era di nuovo illuminato e alzò lo sguardo all’orizzonte: là dove il cielo toccava la terra l’azzurro era così intenso da sembrare intessuto di fili d’oro e sulla rocca il sole era di nuovo pieno e caldo.
Sotto il Crogiolo, tuttavia, la terra era rossa e nera di cadaveri e Fearlings.
Lui stava per vincere. Ancora una volta.
Aggrottando le sopracciglia cespugliose, Ombric afferrò saldamente il bastone e salì sopra un cavallo alato.
<< Signore! >> lo richiamò il luogotenente, e fece per sbarrargli la strada, ma il mago lo tenne a distanza con un gesto perentorio della sua arma.
<< Prendi il mio posto, Hundgain >> gli ordinò. << Abbiamo ancora una possibilità ma, se fallisco, i nostri uomini non devono restare senza comandante. >>
Il luogotenente deglutì, mentre sosteneva con occhi dilatati il suo sguardo. << Che l’Uomo della Luna vi protegga >> mormorò.
<< Protegga anche voi >> ribatté il mago, per poi dare un rapido colpo di tacco ai fianchi del destriero.
Scese veloce la collina erta al di sopra della valle e fu subito avvicinato dai soldati che in quel punto difendevano ancora le posizioni, senza cedimenti.
<< Chi è pronto a guardare la morte in faccia mi segua! >> urlò a gran voce. << E voglio un trombettiere con me! >>
Lo squillo rabbioso accompagnò l’avanzare del mago nella mischia. Shalazar si aprì la strada fendendo e scavalcando corpi, con tre cavalieri a fargli da ala, spronati dal suo esempio.
Arrivò al centro della valle, proprio davanti al Crogiolo, mentre dal suo bastone scaturivano lampi di luce e incantesimi di una religione ormai perduta, capaci di uccidere un Fearling al semplice contatto.
La tromba lanciò ancora e ancora il suo squillo di sfida.
<< Dove sei, Black? >> chiamò l’uomo con voce potente al di sopra del caos della battaglia. << Fatti vedere! Vieni ad affrontarmi, servo delle ombre! >>
I Fearlings gli ringhiarono contro nella loro lingua incomprensibile, i volti privi di caratteristiche umane e le zanne scoperte. Ombric non badò a nessuno di loro.
<< Dove sei, verme maledetto? >> chiamò di nuovo. << Vieni a combattere! >>
Al terzo richiamo, una sagoma imponente comparve tra il fumo, sul cumulo di macerie della breccia ai piedi del Crogiolo. Un ufficiale Fearling, quasi umano nel suo aspetto, se non fosse stato per la sua pelle nera e le striature dorate che gli solcavano la pelle come fiumi di lava incastonati nella roccia. Sembrava quasi un cavaliere, completo di scudo e spada.
Ombric alzò il bastone, ma la creatura da incubo si limitò a fissarlo da lontano, con gli occhi dorati nascosti dall’elmetto.
<< Perché non si muove? >> sussurrò uno dei soldati alla destra del mago.
<< Non è lui. È solo il suo generale >> rispose Shalazar, stringendo ambe le palpebre degli occhi.
D’un tratto, il Fearling sollevò il mento e la sua attenzione abbandonò il mago e la sua scorta per spostarsi alla loro destra. Spada e scudo si abbassarono in posizione rilassata.
Ombric si voltò per seguire la direzione del suo sguardo e così fecero i suoi uomini.
<< Misericordia! >> gemette uno di loro.
Pitch Black era lì, a pochi passi da loro. Una figura alta e corazzata, a cavallo di un nero destriero la cui bocca eruttava fiamme rosse come il sangue.
La pelle grigia e senza vita era in gran parte ricoperta da una spessa armatura irta di spuntoni, adornata da lungo mantello scarlatto che ne avvolgeva la schiena. Capelli color cenere e sparati verso l’alto incorniciavano un viso dai lineamenti affilati, un tempo umani e ora appartenenti ad un demonio.
Quando gli occhi dorati del conquistatore si posarono sull’accozzaglia di uomini riuniti, le labbra appena piegate in un ghigno si alzarono per formare un sorriso vero e proprio, scoprendo denti affilati come coltelli.
Ombric sentì suo malgrado un brivido lungo la schiena, come non gli era mai capitato in quasi cento anni di guerra. Il suo avversario era senza scudo o qualsiasi altra forma di difesa: brandiva solo una lunga falce, alta quasi quanto lui.
Costui era l’uomo che millenni prima aveva venduto anima e corpo alla causa dei Fearlings, e che da quasi un secolo aveva cominciato implacabile a mietere un mondo dopo l’altro.
Un mostro che aveva sterminato interi universi, pensò Ombric con rabbia e orrore.
Fu Pitch a rompere il silenzio, mentre scendeva da cavallo.
<< Ombric…vedo che il tempo non è stato gentile con te >> disse in tono di scherno.
La voce era liscia e accomodante, come ci si sarebbe aspettati dal Diavolo in persona.
<< Volevi vedermi? Eccomi… sono qui >> aggiunse, allargando ambe le braccia con fare beffardo.
Quindi cominciò ad avanzare, e nessuno dei Fearlings lo accompagnò, quasi fossero certi che non ne avesse alcun bisogno.
I Cavalieri della Golden Army si spostarono di qualche passo davanti a Shalazar, che con un cenno brusco del capo aveva dato ordine di farsi da parte.
Si mise in guardia, ma dovette piegare indietro la testa per continuare a guardare in faccia il nemico, molto più alto di lui. Ora poteva scorgere gli schizzi di sangue che gli gocciolavano dal volto e dal pettorale, eppure la sua armatura era intatta.
Serrò i denti. Non doveva lasciarsi mettere in soggezione. Era Ombric Shalazar, uno dei servi più potenti dell’Uomo della Luna, non si sarebbe lasciato sconfiggere in quel giorno così fondamentale per il destino della creazione stessa.
Scattò in avanti per primo, evocando al tempo stesso un brillante scudo argentato.
Pitch deviò il primo incantesimo con la falce, senza nemmeno dover fare un passo indietro per reggere l’assalto. Si protesse dal secondo attacco e dal terzo, poi calò un fendente che scheggiò lo scudo magico con un cupo rimbombo. Ombric sentì il braccio vacillare sotto la botta, sparò un altro colpo, ma fu respinto e il nemico lo incalzò di nuovo, da destra e da sinistra.
Il mago girò su se stesso per mantenere lo scudo sempre rivolto verso il Re degli Incubi, che lo studiava stringendo il cerchio. Costui si muoveva con una sicurezza da campione, e Shalazar ne aveva incontrati davvero pochi di combattenti capaci di stargli alla pari. Prendendo un respiro profondo, alzò il bastone e sparò un altro proiettile di pura luce.
Pitch lo deviò con la falce, poi fece compiere un arco al braccio, proseguendo il movimento, e calò l’arma dall’altro lato. Era velocissimo e la sua potenza muscolare era accentuata dalla statura eccezionale e dal peso dell’armatura.
Ombric alzò lo scudo e parò il colpo, ma il sudore ormai gli bagnava la barba e il respiro era accelerato. Si batté per un tempo che gli sembrò infinito, senza mai trovare un varco nella guardia dell’avversario. Non vide l’ultimo colpo che gli spaccò lo scudo, facendolo esplodere in una miriade di schegge lucenti e polvere.
Shalazar si scansò di lato per evitare un altro assalto della falce. La lama si conficcò nel terreno, generando un’onda d’urto che per poco non fece cadere i soldati raccolti.
Il mago attaccò di nuovo, evocando dal bastone una lunga frusta di fuoco che andò ad avvolgersi attorno al manico dell’arma avversaria. Pitch tirò indietro le braccia, ma Ombric mantenne una posizione ferma e incrollabile, facendo appello ad ogni oncia di forza che aveva in corpo per contrastare la forza spropositata del Re degli Incubi.
Se avesse abbattuto il condottiero, l’esercito di Fearlings, privo di una guida, si sarebbe disperso.
La coppia di avversari rimase bloccata in una sorta di bizzarro tiro alla fune per quello che sembrò un tempo interminabile.
Quando finalmente Black si sbilanciò in avanti, Ombric seppe di avere la sua occasione: il Signore Oscuro gli offriva la spalla sinistra e aveva lasciato scoperta la testa.
Evocò nella mano libera una lunga spada per colpirlo dall’alto. Non ne ebbe la possibilità.
Qualcosa incalzò l’arma dell’uomo, impedendogli di completare l’azione. Un lampo di luce azzurra come il cielo stesso, sbalzò la lama dalle mani di Ombric.
Senza perdere tempo, il mago si girò in direzione del punto da cui era partito l’attacco a sorpresa.
Una figura era emersa dal fondo delle schiere di Fearlings, apertesi e richiusesi al suo passaggio, disciplinate, e fluide come acqua.
Non aveva scudo o altri simboli che attestassero il suo potere militare, eppure Ombric percepì a pelle la pericolosità di quell’individuo, avvolto completamente fino ai piedi da un un mantello del colore della notte contornato da una bianca pelliccia e il volto celato attraverso un cappuccio calato.
Impugnava quello che a prima vista pareva una falce dalla lunghezza spaventosa come quella di Pitch, ma guardando meglio il mago si accorse che era un bastone ricurvo interamente fatto di puro ghiaccio. Appariva molto pesante, ma lui lo sorreggeva senza apparente difficoltà, nonostante l’esile figura.
<< Pensavi davvero che sarei venuto da solo? >> sussurrò una voce familiare alle spalle del mago.
Ombric dilatò le pupille e si girò di scatto, ma Pitch fu più veloce di lui e tese il braccio sinistro da sotto in su. Passò di mano la falce e gliela piantò di taglio nel costato. Il mago barcollò perdendo la presa sul bastone, mentre i suoi uomini urlavano di orrore.
Il polmone si stava svuotando d’aria e riempiendo di liquido come una zampogna bucata, ma lui non pensava ad altro che alla misteriosa figura che aveva appena fatto la sua comparsa sul campo di battaglia.
Cadde in ginocchio, a malapena consapevole che i Fearlings si erano avventati sui suoi compagni d’armi.
Ignorando le urla di terrore, girò appena lo sguardo verso l’individuo incapucciato, quel sinistro mietitore, il quale si trovava ora ad appena un paio di passi da lui.
<< Sei tu… non è vero? Riconosco la tua magia >> borbottò, per poi rilasciare un sospiro deluso. << Non avrei mai pensato che uno di voi si sarebbe unito a questo mostro. >>
<< Non è forse questo il bello del multiverso, Ombric? >> sogghignò una voce al suo fianco.
Il mago non ebbe bisogno di alzare lo sguardo per sapere che era ancora Pitch Black.
<< Ho visitato molte realtà, nel corso degli anni, visto così tanti mondi, stroncato tante vite quante sono le anime che mi servono. Eppure… certe volte il Fato riesce ancora a sorprendermi >> continuò il conquistatore, mettendosi di fronte all’avversario ferito.
Questi lo fissò con disprezzo, suscitando una risata divertita nell’Uomo Nero.
<< Oh, so che sei arrabbiato, te lo leggo negli occhi. Il senso di impotenza ti sta mangiando dentro, non è così? Tutti questi anni passati a combattermi… e per cosa? Far condividere all’umanità un raggio di luce… una flebile speranza di fronte all’inevitabile? >> domandò retoricamente.
Attorno a lui, le ombre sembrarono gonfiarsi e agitarsi come tentacoli, avvolgendo l’area circostante in un cupo silenzio.
<< Questa guerra era vinta in partenza. Io sono Pitch Black! Sono l'Uomo Nero, il grande tentatore il cui volto brilla nel buio, la lingua piena di dolci promesse e velenose minacce! Sono l'azione empia e la volontà perversa che alberga nell'angolo segreto dei cuori mortali! Sono la bestia che viene di notte! Il tuo più grande incubo e il tuo più intimo desiderio! In parole povere… io sono l’Oscurità, colui che porta la fine. >>
Ora la figura del Re degli Incubi incombeva sul mago, occupando tutto il suo campo visivo.
<< E credimi, vecchio amico… oggi finirà tutto >> terminò freddamente.
Ombric alzò gli occhi sul suo carnefice, il volto adornato da un’espressione disgustata.
<< Odi così tanto gli umani… ma non sei poi così diverso da colui che diede loro la scintilla. Sei come Prometeo, Pitch. Invece del fuoco, hai rubato il potere della paura e questo ti ha reso prigioniero del tuo stesso orgoglio >> sputò con disprezzo.
Gli occhi del conquistatore s’illuminarono di rabbia.
<< Io non sono prigioniero! >> sibilo a denti stretti, facendo schioccare la lingua attraverso le zanne. << Io SONO la Paura. Sono Prometeo liberato! >>
<< Tu sei un mostro, Pitch... un mostro creato da te stesso. Verrà il giorno... in cui perderai ogni cosa! >> rantolò Ombric, mentre un sapore metallico cominciò a farsi strada nella sua gola.
Pitch rimase in silenzio, fissandolo con uno sguardo impassibile che non trasmetteva altro che la più totale apatia.
<< Quel giorno è già venuto, lo sai bene >> sussurrò, per poi stringersi nelle spalle con aria disinvolta. << Novemila e quattrocentocinquantatré anni fa, per essere precisi. >>
E, detto questo, alzò la falce ancora una volta.
<< Addio, Ombric… >>
BOOM!
Il suono di un forte scoppio riecheggiò per tutta la lunghezza della valle.
Pitch serrò le mani sul manico della falce e si voltò, seguito dall’incappucciato. Gli occhi dorati dell’Uomo Nero si posarono su uno scenario decisamente inaspettato.
<< Ma cosa… >> sussurrò.
Una densa nuvola di fumo aveva cominciato a protrarsi lungo il fianco dell’immensa torre che sorgeva al centro del campo di battaglia. E poi, un altro scoppio risuonò nella cacofonia degli scontri, precedendo di appena un secondo l’esplosione che squarciò un’altra sezione della struttura.
Pitch dilatò le pupille e volse ad Ombric uno sguardo infuriato.
<< Cos’hai fatto? >> ringhiò pericolosamente.
In tutta risposta, il mago si limitò a sorridere, scoprendo i denti sporcati dal suo stesso sangue.
<< Pensavi davvero… che affrontarti a viso aperto fosse l’apice della mia strategia? >> disse con cupa soddisfazione.
Pitch inarcò un sopracciglio e girò ancora una volta la testa in direzione del Crogiolo. Assottigliò lo sguardo… e si bloccò. Allora le vide.
Piccole sfocature multicolori simili a colibrì sciamavano sparse attorno all’arma come mosche, mentre reggevano piccoli oggetti sferici tre volte la loro stazza. Un uccello normale non sarebbe mai stato in grado di compiere una simile impresa. Ma quelle creature… non erano uccelli.
“Fate” fu il primo pensiero che attraversò la mente dell’Uomo Nero.
Piccoli e fastidiosi mostriciattoli, ultima reminiscenza di un’entità che nel suo mondo d’origine era stata una spina nel fianco per numerosi secoli, assieme ad altri quattro individui i cui semplici nomi erano capaci di suscitare nell’oscuro una sensazione di rabbia e disprezzo che rivaleggiava solo con il suo odio per l’Uomo della Luna.
Una delle fate lasciò cadere la sfera che teneva tra le mani. L’oggetto esplose a contatto con la torre, distruggendone un’altra sezione.
No, si corresse l’istante dopo. Non l’aveva distrutta. Ad una prima occhiata poteva sembrare così, ma l’Uomo Nero aveva vissuto abbastanza a lungo da notare cose che sarebbero facilmente sfuggite ad una mente inesperta. La sezione della torre si era come volatilizzata nel nulla, scomparendo nel vuoto con il guizzo di un lampo.
Quello che le fate stavano lanciando non erano affatto bombe, bensì qualcosa di molto più ingegnoso: globi realizzati appositamente per compiere salti spazio-temporali, capaci di spostare oggetti o persone da un luogo ad un altro… e che Pitch aveva modificato anni prima viaggiare tra le dimensioni. Non pensava che Ombric fosse riuscito a mettere mano su una scorta di quegli oggetti.
Allora il Signore Oscuro arrivò ad un’inevitabile realizzazione. Quell’attacco praticamente suicida, i tentativi del mago di sfidarlo… erano stati solo una distrazione.
<< Il solito Pitch Black >> sogghignò Ombric, sputando un altro rivolo di sangue. << Hai occhi dappertutto… eppure non riesci mai a notare le cose più ovvie. >>
Pitch schioccò la lingua e strinse ambe le mani in pugni serrati, finché le nocche non divennero bianche come la pelliccia dell’incappucciato che stava alla sua destra, il quale era rimasto in silenzio ad osservare l’attacco delle fate.
<< Uccidetele! Uccidetele tutte! >> ruggì l’Uomo Nero, indicando le piccole creature.
I Fearlings ubbidirono senza un attimo di esitazione e cominciarono a fluttuare verso le attaccanti. Ma ormai era troppo tardi.
Altri tre scoppi risuonarono all’unisono nella valle. Si udì un forte cigolio, seguito da una lunga serie di trilli acuti e ritmati. Il Crogiolo, ormai privo di quelle strutture così fondamentali per il suo sostegno, s’inclinò di lato e cominciò a cadere, sollevando una densa nube di polveri e detriti.
Pitch rilasciò un ringhiò bestiale e si voltò in direzione di Ombric, sollevando la falce per infliggere il colpo di grazia che avrebbe messo per sempre fine alla vita del mago. Ma con grande sorpresa dell’Uomo Nero, ora il servo di Manny reggeva tra le mani uno di quegli stessi globi che pochi attimi prima le fate avevano lanciato contro l’arma.
L’uomo volse a Pitch un sorriso impertinente. Poi, la sua figura scomparve in un guizzò delle vesti grigie, scomparendo dal campo di battaglia con un distinto POP!, il tutto sotto lo sguardo attonito del Signore Oscuro.
<< No! >> gridò questi, affondando la falce nel terreno e generando un’onda d’urto che fece tremare la terra stessa.
Poco dopo, la nube provocata dal crollo della torre lo raggiunse assieme alla stoica figura dell’incappucciato, facendo calare l’intera valle nell’oscurità.




Com'era? Spero che vi sia piaciuto!
Ebbene sì, com'era prevedibile dalla trama il villain della storia è Pitch Black, alias L'Uomo Nero, anche se una versione del personaggio assai diversa da quella che avete visto nel film. Come mai? Perchè questo Pitch Black non è lo stesso del film, e nemmeno dei romanzi da cui è tratta la pellicola ( o, almeno, non del tutto ). 
Se vi sentite confusi...beh, non preoccupatevi. Le risposte non tarderanno ad arrivare.
Ombric Shalazar è un personaggio molto importante della serie di romanzi I Guardiani dell'Infanzia, e verrà ulteriormente esplorato con il proseguire della storia, assieme ai Fearlings e all'identità del misterioso incappucciato che accompagna Pitch. 
  
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