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Autore: Star_Rover    18/12/2019    7 recensioni
Un valoroso soldato nella sua impeccabile divisa che marcia con orgoglio a testa alta. Una figura imponente, un volto severo e due iridi smeraldo che caratterizzano uno sguardo intenso e impenetrabile.
Il detective Eric Dalton ricorda così il maggiore Patrick O’ Donnell. Era soltanto un ragazzino quando aveva assistito ai festeggiamenti per la fine della guerra civile, al tempo quell'uomo era apparso ai suoi occhi come l’incarnazione dell’eroe invincibile e incorruttibile.
Nell’autunno del 1936, tredici anni dopo quel primo e fatidico incontro, Patrick O’ Donnell ricompare nella vita del giovane investigatore in un modo del tutto inaspettato. Infatti è proprio il suo nome ad apparire tra le pagine di un pericoloso fascicolo.
Eric accetta il caso, ma è intenzionato ad indagare a fondo prima di portare a termine l’incarico più difficile della sua carriera, ovvero condannare l’eroe di una Nazione.
Genere: Drammatico, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Il Novecento
Capitoli:
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Nota dell’autrice: il racconto, seppur ampiamente romanzato, è basato su una storia vera. Patrick O’ Donnell è un personaggio di fantasia ispirato in parte al reale protagonista della vicenda, ovvero il generale di divisione Paddy Daly.

 


    

Eric Dalton incontrò per la prima volta Patrick O’ Donnell nella primavera del 1923. Al tempo egli era soltanto un ragazzino di quindici anni, la violenta e sanguinosa guerra civile[1] era appena giunta al termine e le truppe del National Army marciavano orgogliose per le strade di Dublino. 
L’intera città era in fermento, una gran folla aveva invaso le strade per assistere alla parata di vittoria dell’Esercito. Finalmente la guerra si era conclusa, gli oppositori del Trattato erano stati sconfitti, gli assassini di Michael Collins avrebbero pagato per i loro delitti.
Queste erano le opinioni dei sostenitori del nuovo Governo e di tutti coloro che, stremati dalla fame e dalla guerra, avevano riposto nuove speranze in quella pace.
Eric conosceva le motivazioni di quella guerra, ma non aveva idee politiche a riguardo. Alcuni consideravano i repubblicani come eroi, altri come criminali. Nella mente di un ragazzino tutto ciò non aveva molta importanza. Come la maggior parte del popolo irlandese dopo tanti anni di sacrifici e sofferenze anch’egli desiderava soltanto la pace.
I soldati che avevano riportato l’ordine in Irlanda erano stati accolti nella capitale con gioia ed entusiasmo. Bandiere tricolore sventolavano in libertà, la gente si era appostata sui tetti e sulle terrazze per partecipare a quella manifestazione.
Eric cercò di farsi spazio tra la folla, voleva godersi quello spettacolo in prima fila. Quando finalmente riuscì a sbucare di fronte alla strada ciò che si trovò davanti fu uno scenario alquanto caotico e confuso.
Non tutti i militari parevano allegri per quella vittoria. Alcuni di quei soldati riportavano sul volto i segni della fatica e della sofferenza della guerra, certi avanzavano a capo chino, quasi vergognandosi di fronte agli elogi e gli onori ricevuti. Altri invece parevano felici e sereni per la conclusione del conflitto, altri ancora probabilmente avevano già alzato il gomito unendosi ai festeggiamenti. 
In quella anonima massa scura di uomini più o meno entusiasti spiccava una figura distinta. Si trattava di un giovane ufficiale che marciava a passo sicuro. Le decorazioni sulla sua impeccabile divisa brillavano alla luce del sole. Egli avanzava a testa alta con un’espressione soddisfatta sul viso e uno sguardo profondo e impenetrabile.
La folla parve riconoscere la sua identità poiché esplose in applausi e grida di esaltazione. 
«Chi è quell’uomo?» chiese Eric indicandolo.
Il suo vicino, un giovane poco più grande di lui, fu lieto di rispondere: «lui è il maggiore O’ Donnell! I suoi uomini sono appena tornati dal Kerry, egli è un eroe di guerra!»
Eric avrebbe voluto chiedere di più a riguardo, ma la confusione gli impedì di continuare la conversazione.
O’ Donnell parve compiacersi per quella calorosa accoglienza, tanto che non esitò ad avvicinarsi ai cittadini impazienti di mostrargli il loro riconoscimento per il suo onorato servizio alla Patria.
Eric rimase colpito da quella figura, agli occhi del ragazzino quell’ufficiale apparve come l’incarnazione dell’eroe invincibile e incorruttibile.
Il militare si fermò proprio davanti a lui, i suoi profondi occhi verdi incrociarono il suo sguardo. Eric si mostrò timoroso e titubante davanti all’imponente figura del soldato.
L’uomo si chinò leggermente e si rivolse al giovane con tono benevolo: «ascolta ragazzo, non devi mai avere paura di combattere per quello in cui credi. Ricordati che finché il tuo cuore continuerà a battere per Amore e Lealtà il tuo animo rimarrà puro»
Dopo aver pronunciato quelle parole l’ufficiale salutò il giovane con un saluto militare. Eric rispose imitandolo, con lo sguardo seguì la sua figura finché non la vide scomparire tra la folla.
 
***
 
Erano trascorsi tredici anni da quel fatidico incontro, eppure quell’immagine era rimasta impressa nella mente di Eric per tutto quel tempo. Da ragazzo aveva iniziato a provare il desiderio di imitare quel valoroso soldato, tanto da decidere di arruolarsi nella Garda Síochána[2]. Fin dal primo momento era riuscito a mostrare ai suoi superiori la propria dedizione, la sua determinazione lo portò presto a diventare uno dei più rinomati detective di Dublino.
Quando qualcuno gli domandava la ragione per cui aveva deciso di unirsi alle Guardie il giovane rispondeva sempre allo stesso modo. 
«Volevo diventare un eroe come Patrick O’ Donnell!»
Con il tempo aveva avuto modo di informarsi sulle leggendarie imprese compiute da quell’uomo, grazie anche alle testimonianze dei suoi colleghi più anziani. Aveva scoperto che O’ Donnell aveva iniziato a combattere contro gli inglesi insieme alla squadra di Collins e che era rimasto fedele ai suoi compagni anche dopo il Trattato. Aveva comandato i soldati del National Army durante i violenti scontri con i ribelli e aveva continuato a militare nell’Esercito fino alla sua misteriosa scomparsa.
In effetti non c’erano più state sue notizie dopo il 1924, un anno dopo la fine del conflitto quell’uomo sembrava essere svanito nel nulla.
A quel punto i suoi interlocutori abbassavano lo sguardo e si affrettavano a cambiare argomento di conversazione o più semplicemente alzavano le spalle e sospiravano senza dare più alcuna risposta.
Eric non aveva mai prestato troppa attenzione a tutto ciò, in fondo poteva comprendere che un soldato che aveva combattuto due guerre[3] per proteggere la propria Patria avesse deciso di ritirarsi in tempo di pace.


Il detective Dalton sfogliò distrattamente le carte poste sulla sua scrivania. Ormai era da diverso tempo che non gli capitava un caso interessante tra le mani. Per intere settimane era stato relegato al lavoro d’ufficio, senza avere la possibilità di agire sul campo.
Il tenente McGowan notò la sua aria afflitta.
«Io proprio non ti capisco. Dovresti goderti questo periodo di tranquillità, chissà per quanto tempo durerà…» commentò espirando una nuvola di fumo.
Il detective si limitò a sospirare con rassegnazione.
«Se ti annoi così tanto dovresti trasferirti a Belfast, oltre al confine i ribelli continuano a creare problemi» suggerì l’ufficiale osservando la mappa dell’Isola appesa alla parete.
«No, sono cattolico…preferisco evitare certe complicazioni» rispose Dalton mantenendo lo sguardo fisso sui documenti.
McGowan annuì con aria pensierosa: «già, sarebbe una brutta faccenda…allora perché non ti prendi una bella vacanza? Potresti approfittarne per stare un po’ con tua moglie»
Eric scosse la testa: «probabilmente impazzirei senza fare nulla per tutto il giorno»
«Oh, tu non sai proprio goderti la vita. Non sai cosa darei per passare un po’ di tempo con una donna come lei» disse con tono allusivo prima di scomparire in corridoio.
Dalton ignorò quell’ultimo commento, il tenente McGowan era un caro amico, ma a volte non sapeva proprio tenere a freno la lingua.
 
Poco dopo Eric ricevette un’altra visita, questa volta si trattò di una giovane recluta che con aria allegra si affacciò alla porta del suo ufficio.
«Signor detective, posso disturbarla?»
Dalton ripose le carte che aveva in mano e invitò il ragazzo ad entrare.
Il poliziotto gli mostrò con orgoglio il giornale del mattino: «guardi, parlano di lei in prima pagina!»
Egli rimase sorpreso, in realtà altre volte l’Irish Times aveva riportato notizie riguardanti i casi di cui si era occupato, in quel momento però non riteneva che ci fosse nulla di importante da dire sulla sua persona.
«Si tratta del caso Mulligan, pare che gli inglesi siano stati soddisfatti del suo lavoro»
Eric storse il naso: «io non lavoro per gli inglesi»
«Certo signore, ma le autorità britanniche sono grate per ciò che ha fatto poiché è riuscito ad arrestare un criminale che era ricercato anche in territorio inglese»
«Si tratta di una vecchia storia, il Times è un quotidiano unionista, un simile articolo serve per ricordare al popolo irlandese che esistono ancora rapporti di collaborazione con la Gran Bretagna»
La giovane recluta non capì a pieno il suo discorso: «in ogni caso sono buone notizie! Di certo tutto questo sarà positivo per la sua reputazione»
Dalton si sforzò di sorridere: «suppongo che tu abbia ragione»
«Anche tutti noi siamo orgogliosi di lei» concluse il poliziotto con sincera ammirazione.
 
 
Dalton rientrò dal lavoro a tarda serata, al termine di quella lunga e noiosa giornata desiderava soltanto tornare dall’amata moglie.
Appena varcò la soglia di casa Aileen corse a gettarsi tra le sue braccia accogliendo il marito con baci e carezze. Eric la guardò negli occhi e sfiorò i lineamenti delicati del suo viso, osservandola ripensò al periodo in cui si erano conosciuti. Lei era una ragazza di straordinaria bellezza a cui non mancavano di certo i pretendenti, quando egli era riuscito a conquistarla aveva suscitato l’invidia di tutti i giovani del quartiere.
I due parevano la coppia perfetta, non si trattava soltanto di apparenza, il loro era un amore puro e sincero. Era sufficiente osservare la fotografia del loro matrimonio, la quale era stata elegantemente incorniciata e riposta con cura vicino al caminetto. Si poteva intuire dai loro sguardi che dovevano essere davvero innamorati.
Erano sposati da quattro anni, da tempo entrambi attendevano l’arrivo di un figlio, ma quel miracolo non era ancora avvenuto.
Aileen soffriva profondamente a causa di ciò, ogni volta che poggiava le mani sul ventre piatto non riusciva a reprimere quell’intensa sensazione di vuoto e dolore.
Eric non aveva mai esternato la sua delusione, sapeva che la moglie si riteneva in qualche modo colpevole e non voleva provocarle altra sofferenza.
Inoltre la sua priorità era sempre stato il lavoro, era consapevole che una volta diventato padre avrebbe dovuto rinunciare a seguire a pieno la sua ambizione, e una parte di sé non era ancora pronta per questo.
Dalton abbracciò la moglie cingendole i fianchi, la strinse a sé, con lievi baci sul collo assaporò la sua pelle e si inebriò del suo profumo. La ragazza rispose con un intenso bacio sulla bocca, poi lentamente scese sul mento e sul collo.
Egli la lasciò fare mentre lei iniziò a spogliarlo, Aileen gli levò la giacca e gli slacciò i bottoni della camicia. Il giovane ebbe un lieve sussulto quando ella gli sfiorò il petto con il suo tocco delicato.
Eric si abbandonò al desiderio di passione che in modo sempre più prorompente stava esplodendo dentro di sé. Continuando a bramare le dolci labbra della moglie la trascinò sul letto e con foga strappò i lacci del suo vestito, scoprendo la morbida e chiara pelle.
Quel momento di intimità fu bruscamente interrotto dall’improvviso trillo del telefono. Eric tentò di ignorare quel suono acuto e fastidioso, ma Aileen si distaccò leggermente.
«Dovresti rispondere» ansimò.
«Non adesso» replicò lui avventandosi nuovamente sulle sue labbra.
Lei lo allontanò dolcemente: «potrebbe trattarsi di qualcosa di importante»
Il giovane obbedì con disappunto, raggiunse l’apparecchio e rispose freddamente.
Egli percepì una voce maschile flebile e tremante: «detective Dalton, ho assolutamente bisogno di incontrarla. Deve venire adesso, non ho molto tempo…»
«Aspetti, con chi sto parlando?»
Il suo interlocutore continuò a parlare in modo rapido e frenetico: «le dirò tutto, ma non ora. Mi raggiunga al più presto all’Hynes pub, la prego, è davvero importante. Ho un caso per lei»
Dalton tentò di chiedere maggiori informazioni, ma dall’altro capo non rispose più nessuno.
Il giovane riagganciò, per qualche istante rimase immobile, indeciso su cosa fare. Ragionevolmente avrebbe dovuto ignorare quell’assurda chiamata, eppure una parte di sé desiderava scoprire di più. In fondo risolvere misteri era il suo mestiere. Aveva abbastanza esperienza per poter affrontare qualsiasi evenienza.
Inoltre la persona con cui aveva parlato pareva essere seriamente preoccupata, forse qualcuno aveva bisogno di aiuto.
Eric si riprese da quei pensieri e si rivolse alla moglie: «devo andare, si tratta di lavoro»
«E’ successo qualcosa?» chiese lei preoccupata.
Eric si rivestì frettolosamente: «non lo so, in ogni caso lo scoprirò presto»
Aileen osservò con rassegnazione il marito mentre recuperava la sua pistola.
«Cerca di stare attento» disse senza riuscire a nascondere la sua apprensione.
«Tranquilla, tornerò al più presto» promise lui salutandola con un ultimo bacio.
 
 
Il detective Dalton si ritrovò a camminare per i vicoli bui e stretti di Dublino sotto a un diluvio scrosciante. Il percorso era illuminato dalla fioca luce dei lampioni, intorno a sé scorse soltanto ombre furtive che vagavano nella notte.
Sguazzando in una pozzanghera maledisse se stesso per non essere rimasto a casa tra le braccia di sua moglie.
Eric entrò nel locale con gli stivali sporchi di fango e l’impermeabile gocciolante. Si guardò intorno, quel luogo era praticamente deserto, eppure nessuno dei pochi avventori sembrava corrispondere all’uomo che stava cercando. Egli ordinò una birra e si posizionò a un tavolo in disparte. Era certo che colui che stava aspettando si sarebbe fatto vivo. 
Infatti Dalton ebbe soltanto il tempo di accendersi una sigaretta prima di avvertire il rumore di alcuni passi. Immediatamente alzò lo sguardo, davanti a sé comparve un giovanotto alto e smilzo, i capelli arruffati e le lentiggini sul viso gli donavano un aspetto ingenuo e innocente, di certo dimostrava meno anni di quelli che doveva avere in realtà.
Aveva l’aria stanca e con i suoi gesti mostrava un insolito nervosismo. Nonostante l’agitazione iniziale egli parve rassicurarsi in sua presenza, sul suo volto pallido intravide un debole sorriso. Lo sconosciuto sembrava conoscere bene la sua identità, infatti si sistemò di fronte a lui con estrema sicurezza.
«La ringrazio per essere venuto. Mi spiace averla trascinata in questa topaia a quest’ora della notte, ma era l’unico modo per incontrarla in un posto sicuro»
Dalton non capì, ma preferì partire dall’inizio: «a quanto pare conosce un po’ di cose su di me, ma io non so nulla di lei. Questo non mi piace affatto»
«Già…sono stato davvero maleducato. Mi chiamo Robert O’ Neil, sono un poliziotto» disse mostrando il distintivo che teneva nascosto all’interno della giacca.
Eric riconobbe uno strano accento del sud: «suppongo che lei non sia di queste parti»
«Provengo da Fenit»                        
Il detective si stupì: «lei è giunto fin qui dalla contea di Kerry per vedermi?»
Il ragazzo annuì: «mi sono imbattuto in un caso particolare. Ho pensato che lei potesse essere la persona giusta per aiutarmi»
Eric non seppe se sentirsi lusingato per questo: «perché ha pensato proprio a me?»
«Perché lei è uno dei migliori detective d’Irlanda e perché finora ha sempre dimostrato di essere interessato soltanto alla verità»
Dalton non si lasciò adulare da quegli elogi, anche se gli parvero sinceri.
«Dunque, di che si tratta?»
«Be’, ecco…è una lunga storia. Tutto ciò che deve sapere è che sono in possesso di alcuni documenti che potrebbero essere utili per riaprire un vecchio caso risalente alla guerra civile»
«Se si tratta di crimini di guerra dovrebbe essere la corte marziale ad occuparsene»
«L’Esercito si è già occupato del caso più di dieci anni fa, le accuse sono ricadute per mancanza di prove, ma nessuno ha realmente indagato a riguardo!»
Eric rimase perplesso: «dunque, quali sono i documenti?»
Robert porse all’investigatore la preziosa cartella che teneva tra le mani. Dalton esaminò il fascicolo, il primo foglio consisteva in un elenco di una decina di nomi, erano soldati repubblicani morti nelle prigioni di Fenit negli ultimi spasmi della guerra civile.
«E’ la testimonianza di un sottufficiale dell’Esercito, il quale sosteneva che quegli uomini fossero stati assassinati. Il sergente John McCarthy ha poi ritrattato le accuse e si è dimesso subito dopo questi avvenimenti» spiegò il poliziotto.
«Dunque la sua deposizione non ha alcun valore»
O’ Neil sospirò: «io credo che McCarthy sia stato costretto a ritirare le sue dichiarazioni, non penso che abbia deciso di abbandonare l’Esercito senza una valida motivazione»
Dalton rimase dubbioso, non era intenzionato a fidarsi troppo di quel giovane che era comparso come un fantasma nel mezzo della notte portando con sé i pericolosi spettri della guerra civile. Inoltre quel caso era praticamente inesistente, sarebbe stato impossibile lavorare con così poche prove, e in fondo quelle accuse erano soltanto supposizioni.
Era ormai certo di non volere aver a che fare con quella faccenda quando ad un tratto qualcosa attirò la sua attenzione. Un nome in particolare era citato più volte in quelle pagine.
«Il maggiore Patrick O’ Donnell è coinvolto nei fatti?» chiese con aria sconvolta.
«Già, è lui ad essere ritenuto il principale colpevole di quegli omicidi»
Dalton non poté credere a quelle parole. Si indignò di fronte a quelle insinuazioni, l’unico modo per provare la sua innocenza sarebbe stato scoprire la verità.
In quel momento un altro dubbio riaffiorò nella sua mente.
«Per quale ragione è così interessato a questa faccenda?»
Robert abbassò lo sguardo: «uno di quei militanti era mio padre. Voglio scoprire la verità sulla sua morte»
Eric fu sorpreso da quella rivelazione, se fino a quel momento era rimasto alquanto scettico ora aveva trovato ben due validi motivi per accettare quel caso.
 
 
 
 
 
 
 
Note
[1] La Guerra Civile irlandese fu combattuta tra il 1922 e il 1923 tra i ribelli dell’IRA (oppositori del Trattato Anglo-irlandese) e il National Army.
 
[2] Dopo il Trattato del 1922 le forze anglo-irlandesi del RIC (Royal Irish Constabulary) furono sostituite dal corpo di polizia nazionale Garda Síochána (Guardie della Pace).
 
[3] Le due guerre sono appunto la Guerra d’Indipendenza (1919-1921), combattuta dai militanti irlandesi contro le forze britanniche, e la seguente Guerra Civile (1922-1923).
 
Chiedo scusa ai lettori se alcune informazioni dovessero risultare un po’ confuse, sarebbe alquanto difficile spiegare un argomento così complesso come l’Indipendenza irlandese in poche note. Per questo ho deciso di limitarmi a riportare le nozioni fondamentali.
 
   
 
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