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Autore: Sophie Ondine    19/12/2019    3 recensioni
23 dicembre: una cena tra amici, l'atmosfera natalizia e il capo che ti chiede di portare a termine un lavoro prima della Vigilia. E se il tuo fidanzato cercasse di tirarti su il morale? Perchè Ayame dovrebbe colpire Koga con una raffica di puntine?
Fanfiction scritta per il contest "Natale al Supermercato!" indetto dal gruppo su Facebook "TAKAHASHI FANFICTION ITALIA"
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ayame, Koga
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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LA FORESTA DELLE PUNTINE VOLANTI


Secondo le statistiche, durante le feste di Natale il tasso dei suicidi si alza terribilmente.  Era colpa della solitudine, del carattere consumistico che aveva assunto questa meravigliosa ricorrenza.
Qualsiasi cosa fosse, Ayame pensava che presto si sarebbe aggiunta anche lei a quei numeri sul giornale.
Seduta sulla scomoda sedia di casa sua e china sul tavolo da lavoro, Ayame si chiedeva cosa le avesse suggerito il cervello il giorno in cui si era iscritta alla facoltà di architettura. Eppure la sua famiglia glielo aveva detto “Ayame, ma cosa fai? Non è facile trovare lavoro così!”.
Ma lei no, aveva dovuto fare di testa sua.
E tale decisione era stata costellata da: notti insonni piegata su disegni da consegnare, torcicollo perenne, sonno altalenante e umore irritabile, il tutto condito dal rischio di perdita di diottrie preziose. E si sprecavano anche i dolori alle dita e le mani sporche di matita.
Alla fine ce l’aveva fatta, quel tanto agognato pezzo di carta lo aveva preso. Non solo, era anche riuscita ad andare a convivere con il suo fidanzato perché un lavoro subito dopo la laurea lo aveva pure trovato.
Ma ovviamente non bastava, Ayame voleva di più. E Koga la supportava pure. Dopo appena sei mesi di lavoro nel piccolo studio che l’aveva accettata, lei aveva raccolto le sue cose, fatto ciao ciao con la manina e si era messa alla ricerca di uno studio più grande dove poter realizzare le proprie aspirazioni. E la ricerca aveva dato i suoi frutti, peccato che il pacchetto includeva un capo capriccioso e lunatico.
Pochi giorni prima aveva salutato i colleghi augurando loro buone feste. Le venne la nostalgia a pensare alla spensieratezza con cui se n’era andata. Era felice, perché il lavoro che le era stato assegnato lo aveva portato a termine e avrebbe potuto godersi le vacanze con il suo fidanzato.
Invece no!
Quella mattina alle 7 in punto il telefono aveva squillato, scatenando la gelosia di Koga che immaginava chissà quale amante, e la voce gracchiante del capo le aveva chiesto di svolgere un lavoro urgente perché “solo lei può farlo”, le aveva detto.
E che fare quando sei una giovane aspirante donna in carriera? Niente, ti rimbocchi le maniche e disegni, ossessivamente e religiosamente, rigirando tra le dita, ogni tanto, le puntine che lei usava come antistress e che, nei giorni particolarmente duri, scaraventava contro il muro e qualcuna, delle volte, si infilzava nella parete rimanendo lì in bella mostra. Con il passare del tempo, quell’angolo della casa era diventato un’installazione di arte contemporanea, che attirava amici e parenti come una calamita.
Per avere un po’ di calma, aveva spedito Koga al supermercato più vicino: quella sera ci sarebbe stata la cena a casa di Rin. Era una tradizione che andava avanti da almeno quattro anni: il 23 dicembre si riuniva tutto il gruppo di amici per augurarsi buone feste e scambiarsi i regali. Quell’anno però Rin avrebbe inaugurato la sua nuova casa… sua e del suo futuro marito, Sesshomaru. Che poi Ayame non capiva come la sua migliore amica potesse chiamare quella casa “sua”: era la casa del freddo youkai, lei ci si era solo trasferita subito dopo la proposta di matrimonio.
 A quel pensiero, Ayame si portò una mano sulla fronte e sospirò sconsolata: certa gente aveva davvero una gran fortuna.
A quel pranzo avrebbero partecipato anche gli altri membri della compagnia: in prima linea ci sarebbero stati Inu-Yasha, fratellastro del padrone di casa, e Kagome, amica sua e di Rin dai tempi dell’università; Miroku e Sango, con al seguito il fratello di lei, Kohaku; chiudevano la carovana di gente Shippo, Bankotsu e Jakotsu.
Tutti i membri si erano aggiunti per i motivi più disparati: al centro della vicenda c’erano lei e Rin, amiche fin dall’infanzia, le quali avevano conosciuto Sango e Kagome all’università, la stessa Kagome che poi aveva conosciuto Inu-Yasha , portandosi dietro gli altri ragazzi, anche il suo.
Mentre controllava alcuni dati, Ayame si chiese come se la stesse cavando la sua amica nella cucina super accessoriata, ma immacolata, di Sesshomaru. E chissà lui che faccia aveva alla vista della sua compagna con il viso sporco di zucchero e cioccolato.
Ringraziò gli dei che quell’anno si era data una mossa con i regali di Natale e non doveva farli all’ultimo momento.
La serratura della porta fece uno scatto: Koga era rientrato.
-Ciao, amore. Come procede?- chiese poggiando le buste per terra e togliendosi cappotto e cappello.
La demone lupo lo guardò con sguardo sconsolato. Non sapeva se sarebbe mai riuscita a finire quel progetto per quel pomeriggio. Il fidanzato capì all’istante e, con una velocità mai vista, si materializzò accanto a lei con due bicchieri in una mano ed una bottiglia di vino rosso nell’altra.
-Koga, non posso prendermi pause…- fece finta di protestare lei.
-Dieci minuti, stacca la spina per soli dieci minuti e vedrai che ti sembrerà più facile dopo- la rassicurò lui.
Ayame sorrise grata. Il suo ragazzo aveva la capacità di calmarla nel giro di un nano secondo. Prese il bicchiere che le stava porgendo e se lo portò alle labbra. Il liquido rosso, fruttato e caldo le avvolse le papille gustative.
Sì, aveva bisogno di una pausa. E il vino era la soluzione.
Posò il calice, stando ben attenta a non metterlo in una posizione tale da poter intaccare il suo lavoro: sarebbe stata una tragedia.
-Hai comprato tutto quello che c’era scritto sulla lista?- domandò la ragazza, guardando il ragazzo.
Koga posò anche lui il calice sul tavolo da lavoro, ma Ayame, lesta e ansiosa, spostò il bicchiere, tenendolo a debita distanza dal progetto.
-Sei matto? Se cade anche una sola goccia di vino dovrò rifare tutto daccapo!!!- ringhiò lei, fulminandolo con lo sguardo. Il diretto interessato alzò le mani al cielo, in segno di resa. Era ben consapevole della furia di Ayame, non era il caso rischiare fino a quel punto. L’unica cosa da fare era passare sopra sul rimprovero e riprendere la conversazione come se niente fosse.
-Preso tutto: biscottini di pan di zenzero, che diremo che hai cucinato tu, una bottiglia di vino italiano e una confezione grande di sakura mochi!-
-Benissimo! Almeno per stasera siamo salvi!- battè la mani Ayame entusiasta con gli occhi che le brillavano di gioia.
-Poi, mentre tornavo verso casa, sono passato da un negozio ed ho preso anche il regalo di Natale per Inu-Yasha!- le comunicò Koga euforico.
Ayame lo guardò stupita.
-Non lo avevi già comprato?-
-Sì, ma quello che ho preso oggi è il regalo perfetto!- continuò Koga ancora più divertito. Si alzò di scatto e sparì dalla vista della fidanzata. La rossa non aveva la benchè minima idea di cosa avesse potuto trovare di così perfetto da farlo regredire allo stato di bambino.
Si voltò e riprese il calice per prendere un altro sorso di vino.
-Eccolo qui!- urlò, tirando fuori dal sacchetto un oggetto color verde acido.
Ayame mise a fuoco e storse il naso: non riusciva a capire cosa potesse essere. Koga le si avvicinò e le mise il “trofeo” sulle gambe.
Ayame prese l’oggetto tra le mani: lo osservò attentamente, rigirandolo più e più volte. Era fatto interamente di silicone e dalla forma cilindrica e con due manici alle estremità.
Si voltò verso Koga interrogativa.
-È un giocattolo per cani!!!- esclamò il demone lupo, sempre più su di giri.
La fidanzata era sempre più perplessa: ma che gli diceva il cervello?
-E cosa se ne fa di un giocattolo per cani?-
-Beh… ho pensato fosse divertente!-
Ayame alzò gli occhi al cielo, esasperata. Erano anni, da quando li aveva conosciuti e molto probabilmente già da prima, che Inu-Yasha e il suo ragazzo si stuzzicavano con nomignoli assurdi e infantili, al limite del ridicolo e del demenziale. Qualsiasi incontro tra di loro esordiva con un “lupastro” e terminava con “botolo ringhioso”. In quei momenti lei e Kagome non potevano che guardarsi sconsolate.
La ragazza lo tirò addosso al fidanzato.
-Smettila di essere così infantile! Meglio che torni al lavoro!- esclamò lei prendendo nuovamente in mano la matita.
Koga, con il giocattolo ancora in mano, si avvicinò di soppiatto alla fidanzata, presa dal suo lavoro. Non aveva intenzione di renderla più nervosa di quanto non fosse già. Lentamente si accucciò e si diresse verso lo schienale della sedia. Con un gesto fulmineo e con il giocattolo per cani in mano, assalì Ayame, cercando di farle il solletico in ogni punto strategico del suo corpo, in particolar modo sui fianchi.
-Koga…ahahah! No, dai…. Smettila!- urlava la ragazza divertita e cercando di dimenarsi per scampare a quell’attacco.
Koga continuava imperterrito.
La lotta andò avanti per qualche minuto, quando un gesto troppo brusco fece accadere l’inevitabile: talmente preso dalla lotta, Koga agitava il regalo di Inu-Yasha senza alcun timore, come se fosse un’arma e non si rese conto di aver urtato il calice di vino.
Fu una frazione di secondo: tutto il liquido rosso si espanse sul progetto di Ayame, occupò ogni centimetro del foglio.
Si fermarono di scatto. Ayame si girò lentamente, sperando di non vedere quello che temeva. Chiuse gli occhi e poi lentamente li aprì. Pregò il cielo di trovarsi di fronte il foglio bianco.
Ma così non fu.
La chiazza rossa troneggiava sul tavolo da lavoro.
I ragazzi trattennero il respiro, Koga più di Ayame perché era ben conscio di quello che sarebbe successo.
La rossa si voltò lentamente nella direzione del suo ragazzo, gli occhi ridotti a dure fessure, le labbra serrate e un’aura omicida pronta ad esplodere.
Koga pensò a diversi modi per farla franca: scappare? Emigrare al polo nord? Diventare un tutt’uno con il pavimento?
Ma non potè finire di elencare tutte le possibilità, che subito si vide travolto da una raffica di puntine. Quelle maledette puntine che Ayame usava come freccette contro il muro, solo che stavolta il muro era lui.
-Tu sei un uomo morto!!!- urlò la ragazza, stando ben attenta a prenderlo in pieno!
E fu così che il giorno prima della vigilia di Natale la casa di Ayame e Koga si trasformò ne "La foresta delle PUNTINE volanti!".

  
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