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Autore: foschi    19/12/2019    6 recensioni
Seconda classificata al contest "Pianeti tra le Stelle" di Marika Ciarrocchi sul forum di Efp
Era quello il luogo giusto per il loro definitivo addio. Il Mare così amato da Neptune reclamava il suo feretro, chiedeva a gran voce la sua principessa, promettendo di prendersene cura per l’eternità ed Uranus sapeva di potersi fidare, sapeva che la sua Michiru sarebbe stata bellissima tra le correnti, le perle, le conchiglie e la spuma di quel regno a cui apparteneva.
«Addio, Michiru.» sussurrò senza accorgersi delle lacrime che ora le bagnavano le guance, salate come le gocce d’acqua trasportate dal vento che continuava ad urlare, le onde che le separavano sempre più.
Storia partecipante al contest "Pianeti tra le stelle" indetto da Marika Ciarrocchi/AngelCruelty sul forum di EFP
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena | Coppie: Haruka/Michiru
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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~ The mirror of my pain ~

 

 

 

 

 

 

Titolo: ~ The mirror of my pain ~

Rating: Verde

Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste

Personaggi: Haruka Tenou, Michiru Kaioh

Pairing: Shoujo-ai

Avvertimenti: Il contesto in cui è ambientata questa fan fiction è volutamente vago e generale, non fa riferimento a nessun un avvenimento specifico, l’unico riferimento è che la vicenda narrata avviene dopo un combattimento.

Spero che la storia sia di vostro gradimento!

Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

  Neri nuvoloni si stagliavano contro l’orizzonte; avanzavano minacciosamente inghiottendo tutti gli sprazzi azzurri di cielo che incontravano: sembrava avessero deciso che no, nemmeno un raggio di sole avrebbe dovuto oltrepassare la loro spessa coltre.

Il vento ululava come un lupo solitario e ferito che si lamentava angosciosamente l’imminente fine; alzava le onde del mare che, agitato, scuoteva le acque creando gorghi che avrebbero catturato chiunque si trovasse a nuotare lì – ma chi avrebbe potuto nuotare impunemente tra quei marosi? Chi avrebbe potuto sfidare la furia di quel mare che si dimenava come un gigante che poteva spazzare via chiunque?

Quella corrente d’aria violenta sferzava i suoi corti capelli biondi scompigliandoli, arruffandoli così tanto da impedirle di vedere dove stesse andando; sembrava spintonarla, come se volesse farla cadere nell’abbraccio di quelle onde e chissà se quello non era il suo modo di riavvicinare le due guerriere, di far rivivere quell’eterno amore?

  Lo sguardo oltremare della guerriera di Uranus si soffermò per un momento sul grigio piombo di quelle nubi: era vacuo, perso nell’immensità di quella cupezza che si era impossessata del cielo e delle acque che ora le bagnavano le caviglie – e no, non le importava nulla che i suoi stivali sprofondassero nella molle sabbia; non le importava nulla che l’acqua salata bruciasse sulle ferite ancora aperte e sanguinanti delle sue gambe belle e slanciate, lei nemmeno lo sentiva quel dannato bruciore!

 

  Avanzò zoppicando fra le onde tenendo stretto saldamente il corpo esanime della sua compagna, della bella guerriera di Nettuno: la voleva stringere ancora una volta, non accettava che lei non ci fosse più, che non ci sarebbe stato più niente tra di loro.  

«Perdonami, Michiru.» la sua voce, poco più che un sussurro, era roca per il lungo silenzio; le graffiava le corde vocali, desiderosa di uscire ed urlare tutto il dolore che le opprimeva il petto.

Ma non poteva dare sfogo a quel dolore, Sailor Uranus: non poteva crollare perché una guerriera Sailor non crolla; perché i sentimenti non potevano avere la meglio su di lei che, fra le due, era sempre stata la più forte. Ma lo era davvero? Quella domanda si insinuò melliflua, facendole sgranare gli occhi: era sempre stata convinta di esserlo, a volte se ne vantava, ma ora come e dove poteva trovare quella forza se i suoi occhi scrutavano il volto pallido e le onde turchesi dei suoi capelli che sfioravano la superficie agitata ed increspata dell’acqua, specchio di quel dolore che la opprimeva e che permeava ogni cosa intorno a lei? No, per quanto desiderasse lasciarsi andare e seguire la sua compagna di vita ed avventure, non poteva crollare ed il lamento del vento era anche il suo.

  La mano accarezzò quei ciuffi che ricadevano scomposti sulle palpebre chiuse di Neptune.           «A volte sono forte, come piace a te, Michi; altre invece sono più fragile come tu non vorresti che fossi. Ora riusciresti ad amare solo l’Haruka forte od anche quella fragile?»

Un sorriso increspò le labbra sottili e ferite, il sangue raggrumato in piccole croste. Il respiro le si bloccò quando l’acqua accolse la guerriera di Nettuno, abbracciandola e cullandola piano, come un padre con la sua figlia − ed a Haruka era sembrato che, quando aveva lasciato il corpo dell’altra, la furia delle correnti si fosse placata, come se il Dio del mare, dolce e severo, avesse ottenuto quello che voleva.

    Era quello il luogo giusto per il loro definitivo addio. Il Mare così amato da Neptune reclamava il suo feretro, chiedeva a gran voce la sua principessa, promettendo di prendersene cura per l’eternità ed Uranus sapeva di potersi fidare, sapeva che la sua Michiru sarebbe stata bellissima tra le correnti, le perle, le conchiglie e la spuma di quel regno a cui apparteneva.

«Addio, Michiru.» sussurrò senza accorgersi delle lacrime che ora le bagnavano le guance, salate come le gocce d’acqua trasportate dal vento che continuava ad urlare le onde che le separavano sempre più.

  Un singhiozzo fece tremare appena le spalle larghe che Michiru aveva sempre amato, che l’avevano sempre  fatta sentire al sicuro, soprattutto quando le braccia si chiudevano intorno a lei ed un sorriso felice si dipingeva sul volto delicato, illuminando i grandi  occhi blu, ora tranquilli ed immensi, ora inquieti e profondi come specchi in cui si rifletteva il mare.

«Resteremo per sempre insieme così, Ruka?» aveva sussurrato un giorno mentre la guerriera di Nettuno si crogiolava in quell’abbraccio, un sorriso dolce sul volto.

Haruka aveva sorriso e l’aveva stretta a sé, baciandole piano il collo e facendola gemere appena «Per sempre, Michi.»

 

  Eppure, quella promessa non era riuscita a mantenerla, non era più  riuscita a proteggerla dietro quelle spalle larghe e forti; quelle braccia non avevano più stretto il suo corpo caldo, ma il freddo feretro senza vita. La loro storia terminava così, con quell’addio pronunciato a denti stretti, il cuore che ancora si ostinava a battere nonostante il suo unico desiderio fosse quello di raggiungerla e stringerla a sé per sempre.  Il mare, nel frattempo, specchio del suo dolore, tomba della sua Michiru, ascoltava tristemente i suoi desideri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice

 

Buonasera!

Grazie per essere arrivati a quest’angolino, spero che la fiction sia stata di vostro gradimento!

Ho qualche annotazione da fare:

  • Come già indicato, il contesto è generale/vago e l’effetto è puramente voluto: non c’è un episodio/combattimento a cui faccio riferimento, ognuno è libero di collocare quest’addio fra le due dove preferite,
  • Spero di non aver reso Haruka troppo OOC: la vedo come una donna che, anche di fronte ad una situazione straziante, cerca di affrontare con forza, senza lasciarsi andare ai sentimenti. Eppure qui ho voluto mettere in luce anche la fragilità che prova ora che Michiru non c’è più e l’ho fatto attraverso la serie di domande che rivolge a sé stessa, non so se ci sono riuscita ^^”
  • La parte finale della storia, scritta in corsivo e con un cambio di tempi verbali, indica un flashback.

Okay penso di aver detto tutto. Grazie ancora per aver letto ^^

Alla prossima,

foschi

 

   
 
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