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Autore: Myra11    20/12/2019    0 recensioni
“ Le era stato detto che forse era morto durante gli interrogatori a Capitol City, e una parte di lei l’aveva accettato. L’altra, invece, si aggrappava con disperazione a quel forse.”
(What if? se Cinna non fosse morto e, alla fine di tutto, Katniss si fosse trovata a pensare a lui.)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cinna, Katniss Everdeen
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Passava molto tempo a casa, ora che non doveva più procurare cibo ad una famiglia morente.
E aveva trovato la risposta alla domanda che si era posta più di una volta: cosa avrebbe fatto, se non avesse avuto bisogno di cacciare?
Avrebbe ricordato. Ecco cosa faceva, la maggior parte delle volte.
Si sedeva al tavolo della cucina, con le pagine bianche del Libro della Memoria davanti, e scriveva, ricordando tutti coloro che erano morti per fare in modo che altri potessero vivere in pace.
Quel giorno d’estate, con il sole che irrompeva dalla finestra spalancata e le accarezzava caldo la guancia, Katniss era seduta davanti a quel tavolo, la penna sollevata sul foglio bianco e un groppo in gola che minacciava di sciogliersi in lacrime.
Accanto al libro, un album di disegni.
Spostò lo sguardo sulle parole che troneggiavano sull’ultimo foglio, sotto lo schizzo abbozzato di una Ghiandaia Imitatrice.
“Scommetto ancora su di te. “
Cinna.
Cosa sarebbe stata, senza di lui? Lui, che alla fine aveva dato inizio a tutta la Ribellione, le aveva dato la forza e i mezzi per essere la Ragazza di Fuoco prima e la Ghiandaia Imitatrice poi.
Le era stato detto che forse era morto durante gli interrogatori a Capitol City, e una parte di lei l’aveva accettato. L’altra, invece, si aggrappava con disperazione a quel forse.
All’improvviso il calore della stanza si fece soffocante, e Katniss si precipitò fuori dalla casa, respirando a pieni polmoni l’aria calda e familiare del Distretto 12.
Cinna.
Si sedette sugli scalini, posando la guancia sulle ginocchia raccolte al petto.
Adorabile, divertente, ironico, calcolatore, coraggioso.
Il sole l’accoglieva nel suo abbraccio, riscaldandola, come le stesse donando la sua energia.
Morto.
Scosse la testa, sferzando l’aria con la treccia. Doveva smetterla di pensarci, o sarebbe veramente scoppiata in lacrime come una bambina.
Sospirò pesantemente, cercando di togliersi quel peso opprimente dal petto, senza fare caso ai passi che si stavano chiaramente dirigendo verso di lei. C’era tantissima gente che veniva da lei, a ringraziarla, a salutarla, a chiederle come stava.
Ma non c’era nessuno con un paio di eleganti scarpe di vernice nera.
<< Rischi di prendere fuoco se stai seduta così sotto al sole. >>
Fuoco…
Katniss sollevò lo sguardo, facendolo scorrere lentamente sulla figura che aveva davanti, mentre il suo cuore accelerava i battiti, anticipando ciò che la sua mente non aveva ancora registrato.
Le scarpe eleganti, i pantaloni comodi ma raffinati, la camicia di seta aperta sul petto – a scoprire la cascata di collane d’oro sulla pelle scura – e infine il viso, le labbra piegate in un sorriso, gli orecchini scintillanti alla luce del sole, gli occhi socchiusi delineati dall’eye-liner dorato.
Cinna.
Si alzò, tremante e incredula: doveva essere un’allucinazione.
Cinna.
<< Non sono un fantasma, Katniss. Vieni a salutarmi come si deve. >>
Cinna. Vivo.
L’uomo allargò le braccia, come ad invitarla, e lei non se lo fece ripetere due volte.
Scattò, quasi lanciandosi addosso a lui, e gli avvolse le braccia intorno alla vita, nascondendo il viso sulla sua spalla, mentre la risata si mescolava a singhiozzi di gioia.
<< Sei vivo! >>
Sentì la sua risata calda come i raggi del sole sulla pelle mentre lui la stringeva in un abbraccio che avevano agognato a lungo.
La sicurezza di poter contare l’uno sull’altro, la comprensione rapida e facile tra di loro, le parole perfette che Cinna le sapeva sussurrare e che andavano sempre a toccare il suo cuore, la speranza e la libertà che lei gli aveva dato.
<< Sei tornato … >> Sussurrò Katniss, staccandosi da lui quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi.
Gli stessi occhi verdi e dorati che l’avevano tormentata, facendola sentire colpevole della morte di una persona meravigliosa. Ma lui non era morto: era vivo, davanti a lei.
<< Certo. Non potevo lasciare che fosse qualcun altro a disegnare il vestito per il tuo matrimonio. >>
Sentì il cuore saltare qualche battito quando lui le scostò un ciuffo ribelle di capelli dal viso e si abbassò a sfiorarle la fronte con le labbra.
  
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