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Autore: BeingHuman    21/12/2019    0 recensioni
Una One Shot che descrive i pensieri di James, consapevole di aver perso Josephine per sempre.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli occhi di Josephine


Il bellissimo e inconfondibile profumo alla ciliegia di Josephine riempiva ogni angolo della sua piccola stanza. James ne era affascinato. Non riusciva a spiegarselo, ma stare lontano da lei lo rendeva vulnerabile, incline alla tristezza... e cominciava a perdersi.

Si guardò intorno. La stanzetta dalle pareti di un rosa antico rovinato, il letto ancora perfettamente rifatto, qualche foto in cornice sui comodini e l' anta dell'armadio aperta. Che ci faceva lì? 
Lei non c'era.

-Josephine...?- Chiamò.
-Josephine?- Di nuovo. E poi ancora. E ancora, fino a realizzare che non gli avrebbe mai risposto nessuno. Avrebbe chiamato il suo nome ancora per altre decine di volte, se non fosse stato per il fatto che aveva notato una bottiglia di Gin sullo scaffale del mobile alla sinistra del letto.

Si fece coraggio. Gli girava la testa, aveva il voltastomaco, ma provò comunque ad alzarsi; al terzo tentativo ci riuscì e, un po' barcollante, raggiunse quello scaffale. Afferrò la bottiglia di Gin, girò il tappo con fare incerto ed alzò il gomito. 
-Non rimproverarmi Josephine... perché non mi rispondi?- Disse.
-Sei arrabbiata con me?-

Si concesse due minuti di totale silenzio, ormai parlava da solo. Poi cominciò a bere, con la testa e il gomito alti, gli occhi chiusi e le gambe tremanti. 
Si scolò tutta la mezza bottiglia e la gettò a terra con prepotenza, facendo sì che andasse in pezzi sul pavimento.

La sua vita era un completo disastro, come quella di un cane abbandonato per strada a cercare cibo. 
Lui cercava alchool, nella speranza di dimenticare il motivo per cui si ubriacava. E non ci riusciva: ogni volta che finiva quelle maledette bottiglie pensava a Josephine, a come lei e solo lei sapesse renderlo un uomo migliore, completo, meno inutile. 

Josephine aveva gli occhi castani. James vi si perdeva ogni volta, immaginando che lei fosse sua, pensando di poter renderla felice; era questo che voleva infondo: accontentarla. Non gli importava più di nulla se vedeva i suoi occhi castani: né di bere, di dormire, di mangiare, parlare o semplicemente qualsiasi cosa che non aveva a che fare con lei, lei e la sua infinita timidezza. 
-Mi dispiace per il tuo Gin, Josephine... perché non mi rispondi?-

Si mise le mani sul volto, si accasciò contro il muro e finì accovacciato a terra, a piangere. Tra i singhiozzi farfugliava il nome della ragazza. 
Sembrava non fermarsi mai. Le lacrime gli scorrevano sul viso scavato dalle occhiaie... e si svegliò di soprassalto.
Si passò una mano sul viso, la guancia sinistra gli doleva fortemente. Guardò le dita, insanguinate. Era il suo sangue quello. 
-Brutto barbone lurido e puzzolente, vattene via dal mio negozio!- Gli urlò un signore alto davanti a lui, con una bottiglia spaccata in mano: quella che aveva appena ricevuto sulla guancia, prepotentemente. 
 
James rimase due minuti con lo sguardo fisso in quello dell'altro uomo, cercando di realizzare: si era addormentato davanti ad un negozio, in attesa di qualcuno che gli mettesse qualche spicciolo nel cappello, che avrebbe usato per comprarsi dell'alcool di pessima qualità. 
Richiuse gli occhi. 
Ormai il proprietario del negozio si era allontanato, consapevole di stare perdendo tempo. 

-Volevo solo che tu fossi felice, Josephine... salvami da me stesso.-
  
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