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Autore: cabin13    23/12/2019    3 recensioni
|Kacchako||pre-canon||pro Heroes|
La parte più stupida di se stesso continua a pensare a quelle scene, a quanto gli siano sembrate naturali e abitudinarie, come se loro due che cucinano insieme si ripetesse ogni singolo giorno. E santi numi se gli piace, se gli piace da matti quest’idea di lui e Ochaco. Insieme.
[Partecipante alla "La ruota della fortuna" challenge indetta da catching_hearts sul forum di EFP]
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katsuki Bakugou, Ochako Uraraka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per la challenge "La ruota della Fortuna" di catching_hearts sul forum di EFP
Fandom: Boku no Hero Academia
Coppia: Bakugou/Uraraka
Parole: errore/i
Luoghi: cucina
Situazioni: A si sveglia con B addormentato vicino a sé. A pensa quanto sia stupendo dormire accanto a B, fino a quando B non si gira nel sonno e gli dà un pugno.

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Di treni sbagliati e serate condivise

Katsuki Bakugou ne ha commessi tanti di errori in vita sua: per anni è stato il bullo di Deku, ha in parte causato il ritiro di All Might, ha quasi allontanato i suoi amici con il suo comportamento orribile solo per citarne alcuni. Ha preso coscienza di sé, dei suoi demoni e di quello che ha fatto, e sa che non può riparare a tutto, non può cancellare con un semplice colpo di spugna, ma sta almeno tentando di rimediare.

Non sarà perfetto, avrà sempre il suo carattere spigoloso, ma lui è l’eroe Ground Zero, e come tale vuole essere utile alla gente.

Da qualche anno la classe A del liceo U.A. ha fatto il suo esordio nel mondo degli eroi e si è rapidamente costruita un nome: il pubblico sta riconoscendo in loro i successori del Simbolo della Pace e la loro popolarità aumenta di giorno in giorno.

La vita da paladini della legge è parecchio faticosa; ci sono certe giornate in cui il ragazzo torna a casa sfinito e, se solo potesse, si butterebbe immediatamente a dormire a peso morto sul divano del salotto. Ha intrapreso una duratura relazione con il freezer, perché a momenti gli vien male al solo pensiero di dover mettersi a cucinare dopo un turno di pattuglia massacrante.

Non è certo l’unico a risentire dei ritmi frenetici di questo stile di vita – anche se ha scelto lui questo percorso, e piuttosto che cambiare preferisce svenire la sera sul divano di casa –, perché per esempio c’è Deku che in un mese si sarà fatto sì e no dieci ore di sonno e quando Katsuki lo vede ha sempre due borse scure sotto gli occhi che fanno paura. Per di più, è meglio evitare di porgli domande troppo complesse perché l’ultima volta che qualcuno gli ha chiesto di scegliere tra due opzioni, la risposta del verde è stata un secco “”.

Ci devono tutti fare l’abitudine a questa stanchezza, devono imparare a conviverci o rischiano di combinare i peggio disastri. E devono anche apprendere la dura arte di fare le cose correttamente persino quando con la testa sono concentrati su altro, come lui adesso.

Ha avuto la fortuna di staccare abbastanza presto rispetto al suo solito, quindi per cena si è intestardito col volersi preparare un pasto semi-decente. Il problema è che, talmente perso nelle sue riflessioni com’era, ha dato uno strattone troppo forte e, anziché aprire il coperchio del barattolo, l’ha praticamente divelto e il sugo dei fagioli è volato sul piano della cucina e sui suoi pantaloni freschi di bucato.

La sequela di oscenità che fuoriesce dalle sue labbra è irripetibile e non serve certo a calmarlo. E poi, come a volergli far del tutto perdere le staffe, il trillo del campanello lo coglie alla sprovvista in una scena assolutamente ridicola – e il biondo ringrazia di essere da solo, che almeno nessuno l’ha potuto vedere.

Mugugnando molla l’odiosa lattina e si dirige verso il citofono per sapere chi ha avuto la brillante idea di rompergli i coglioni. Rimane parecchio sorpreso, però, quando a rispondere è una voce femminile molto stanca.

– Ehi ciao, senti non è che potrei salire su un attimo? – gli chiede Uraraka, dal tono si capisce che è distrutta.

Katsuki mormora un “va bene” confuso, anche se ci sono un paio di cosette che non riesce ad afferrare: primo, come diavolo ha fatto l’eroina della gravità a capitargli sotto casa se abita da tutt’altra parte, e secondo ma non meno importante, chi cazzo le ha dato il suo indirizzo.

Ochaco sale con l’ascensore e poi varca la soglia dell’appartamento con passo strascicato, glielo si legge in faccia che il turno a lavoro l’ha sfiancata e vorrebbe solo buttarsi a letto. Il suo saluto è un borbottio che il biondo interpreta come un “ciao”, ma potrebbe voler dire anche “sono morta” oppure “odio i pinguini”.

Non che lui sia meglio, dato che la sua risposta è a metà tra un grugnito e un verso strozzato – e si butterebbe in un fossato pieno di lava bollente piuttosto di ammettere che quel gemito è dovuto in parte proprio alla presenza inaspettata di Uraraka.

Con poca grazia la castana si lascia piombare tra i cuscini del divano e poi si decide finalmente a spiegare il tutto. – Tornando a casa dall’agenzia ho preso l’ultimo treno, ma era quello sbagliato e sono finita lontana anni luce dal mio quartiere.

Okay, punto uno appena risolto.

– E si può sapere come diavolo sei riuscita a trovare casa mia? – gli esce più brusco di quanto volesse in realtà, ma la ragazza sembra non darci troppo peso.

In un primo momento la sua gli pare una domanda comprensibile, dato che gli unici ad aver mai visitato quell’appartamento sono stati lui, Kirishima e gli altri tre idioti che è costretto a definire amici. Ma sta ragionando a scoppio ritardato per la stanchezza, e l’intuizione arriva solo pochi secondi prima che Ochaco apra bocca.

– Mina ne ha parlato con noi ragazze, dopotutto qui ci abitava anche il suo fidanzato prima di trasferirsi con lei. E Kyoka ci è venuta qui un paio di volte con Kaminari… Come faccio a ricordarmelo più io di te?!

Il biondo rotea le pupille cremisi, mentre l’altra continua il suo discorso. – Quando mi sono accorta di essere in un quartiere diverso mi è venuto in mente quello che avevano raccontato le altre e quindi ho chiesto a Mina e Kirishima il tuo indirizzo.

A quelle parole, Katsuki è indeciso se uccidere entrambi, spararli nella ionosfera oppure ammettere che li dovrebbe ringraziare. Ma forse prima dovrebbe anche ammettere che è dalle superiori che prova una certa attrazione per la lì presente castana, e il solo pensiero serve a farlo deglutire a vuoto. Meglio se cambia discorso.

– Senti, Faccia Tonda… Che cazzo hai intenzione di fare adesso?

Lo ringhia com’è sua abitudine, tuttavia deve distogliere lo sguardo e fingere di studiare il suo abbigliamento perché lei non noti il lieve rossore sulle gote e sulla punta delle orecchie. Diavolo, lui è Katsuki Bakugou, non dovrebbe arrossire come chissà quale sfigato!

Uraraka si stringe nelle spalle e lui non se ne accorge, ma le sue pupille color cioccolato si abbassano a fissare le mani tra le ginocchia coperte dai pantaloni scuri. Nemmeno lei ha un vero e proprio piano, perché la sua risposta alla domanda è solo un silenzio un po’ teso.

Ground Zero porta una mano a grattarsi la nuca, mentre con il pollice dell’altra indica la cucina dietro di sé. Una posa decisamente non da lui. – Stavo preparando la cena prima che tu suonassi. Me ne torno di là.

L’eroina della gravità ormai lo conosce; farebbe prima a cascare il mondo che lui ad esprimere la sua gentilezza come tutte le persone normali, per questo sorride e lo segue due passi più indietro, accettando il suo invito indiretto. Alla fine oltre alla misera lattina di fagioli aggiungono anche delle cotolette surgelate che il proprietario della casa non sapeva nemmeno di avere in freezer – e infatti sono un rimasuglio di una vecchia spesa di Kirishima.

È strano trovarsi a cucinare da mangiare con il biondo, constata. Bakugou è sempre il solito scorbutico e più di una volta la riprende perché ha girato la carne troppo presto. Eppure i loro movimenti sono armoniosi, riescono chissà come a non pestarsi i piedi l’un l’altra ai fornelli e Ochaco scopre un lato tranquillo di Katsuki che non le dispiace per niente. È incantata da come si destreggia abilmente il compagno: le mani che si danno da fare sapienti, i lineamenti concentrati e i muscoli tesi. Senza neanche rendersene conto è lì che lo sta fissando, le guance un po’ più rosate del solito.

– Diamine Uraraka, le bistecche! – è lo strillo che la riporta alla realtà.

– Uh… Ah, cavolo!

– Prima le giri troppo presto, adesso quasi le lasci bruciare… Deciditi – mugugna l’eroe esplosivo, ma ha perso il suo tipico tono rabbioso.

E la giovane è sul punto di implodere quando lui si arrischia a darle un buffetto in fronte. È davvero Katsuki Bakugou quello lì con lei, o un sosia? Le pare impossibile che sia stato proprio lui a compiere un gesto così… tenero. Sì, tenero e pervaso da un non so che di domestico.

Non ha molto tempo per star lì a pensarci, però. Kacchan sta impiattando, e le sta chiedendo di prendere le posate da uno dei cassetti per apparecchiare. Tutta questa situazione ha un effetto strano su di lei, ma non può nascondere a se stessa che le stia piacendo.

Non parlano molto durante il pasto; Ochaco si scopre davvero affamata solo quando ha il piatto davanti, e anche il biondo non è da meno; è una cena veloce, una ventina di minuti più tardi stanno già rimuovendo piatti e tovaglia.

La ragazza anticipa il biondo nel portare via le stoviglie e sta per aprire l’acqua calda, in mano una spugnetta trovata nel lavello, quando viene fermata dalla voce dell’altro. – Che cazzo stai facendo?

– Uh? – lei si volta e lo squadra con i suoi occhioni castani, sorprendendosi di quanto le sia vicino. – Mi metto a lavare i piatti, no? Non puoi mica lasciarli nel lavello per chissà quanto… Ed è anche un modo per ringraziarti di avermi ospitato.

– Faccia Tonda, guarda che non serve: c’è la lavastoviglie.

La risposta è una scrollata di spalle da parte della compagna. A Katsuki non va molto a genio che si metta all’opera come se vivesse abitualmente in quella casa. Gli vanno a fuoco guance e orecchie, e per una volta i palmi stanno sudando non per la fatica di uno scontro.

Un suono sfugge dalle sue labbra, ma la voce gli trema così tanto che deve richiudere la bocca e contare fino a dieci.

– Uraraka, faccio io. – Stavolta il suo tono è sicuro, il solito Bakugou di sempre. Forse un po’ meno aggressivo. – Diavolo, puzzi come una fogna. Vai a farti una doccia prima di appestarmi la cucina, cazzo!

L’eroina della gravità si gira a guardarlo in tralice. Come sia riuscito a notarlo soltanto in questo momento non lo capisce proprio, e ha davvero l’impulso di rimarcare che nemmeno lui profuma come una boccetta di Chanel. Ma del resto, dopo una giornata sfiancante passata a pattugliare e correre dietro ai Villain non ci si può aspettare nulla di diverso.

Poi, però, il cervello esausto di Ochaco finalmente ce la fa a fare due più due. – Se mi lavo che mi metto dopo? Ho solo questi vestiti.

– …ah.

Una risposta parecchio spiazzante, specie se data da uno come Katsuki. La conversazione viene interrotta lì, la castana torna a concentrarsi sulle stoviglie e l’eroe esplosivo non ha più niente con cui ribattere – niente che non lo faccia morire di vergogna, perché una soluzione ci sarebbe, ma Kaminari potrebbe diventare il nuovo Nobel per la Scienza prima che lui si decida anche solo a proporla.

Alla fine, però, Ochaco se la fa davvero una doccia. Sue testuali parole, si sentiva lercia con quella puzza attaccata addosso. È lei a chiedere a Bakugou di prestarle una vecchia tuta, salvandolo così dal doversi sul serio offrire di darle i suoi vestiti: il biondo le porge gli indumenti piegati e poi se la fila come un razzo, perché deve ultimare non si sa bene quale faccenda molto lontano dal bagno.

Mentre aspetta la ragazza, Katsuki è indeciso se prendersi a schiaffi o battere la testa in pieno contro uno spigolo del tavolo: adesso che ha tempo per pensarci, si chiede come cazzo gli sia venuto in mente di darle un tenero buffetto sulla fronte. Come può essere stato così coglione?! Ma che gli è preso? È sempre stato in grado di nascondere la sua attrazione verso di lei, adesso quasi manda tutto all’aria con un semplice gesto.

Uraraka non deve sapere niente. Katsuki è piuttosto sicuro che lei provi ancora qualcosa per Deku, anche se la sua cotta ai tempi della U.A. è stata scambiata per semplice amicizia dall’erede di All Might – sarà anche un genio in fatto di quirk, il nerd, ma su certi aspetti è proprio un deficiente; lui e Todoroki fanno a gara. Quest’ultimo e Coda di Cavallo si sarebbero fatti gli occhi dolci fino ai novant’anni senza mai parlarsi se non ci si fossero messe le altre ragazze.

Capelli di Merda gli dice sempre che con la castana deve almeno fare un tentativo, che se lei ed Izuku non si sono fidanzati allora magari lui ha una possibilità per farsi avanti. Bakugou ringhia che lui deve diventare l’eroe Numero Uno, che non ha tempo per ulteriori distrazioni, anche se in verità la sua è solo una scusa per scappare dalla realtà e lo sanno benissimo entrambi.

Perché proprio adesso gli siano venute in mente le parole del suo migliore amico, il biondo non lo sa, ma vorrebbe tanto che se ne stesse zitto. Non fa altro che aumentare la confusione che ha in testa.

La voce di Eijirou, però, non accenna a tacere nemmeno quando Ochaco esce dal bagno, i capelli ancora umidi e la tuta di Katsuki, di almeno una taglia in più, che ricade sulla sua figura curvilinea. Tutti i pensieri sul nascondere l’attrazione vanno a farsi benedire non appena se la ritrova davanti così, tremendamente bella anche con indosso dei vecchi vestiti. C’è qualcosa che si smuove dentro di lui, all’altezza del petto, e gli fa provare l’irrefrenabile istinto di coprire la distanza tra loro e baciarla. Ma non ha più diciassette anni, l’eroe esplosivo Ground Zero è molto diverso, è un adulto serio e responsabile che ha imparato l’ardua disciplina dell’autocontrollo. Così si limita ad un mugugno vagamente simile ad un “era ora” e poi invita la ragazza a seguirlo per farle vedere dove dormirà.

Uraraka non pare molto entusiasta nel sapere che Katsuki le ha voluto cedere il letto mentre lui si accontenta del divano. Lo guarda storto e brontola che non doveva, perché lei non vuole disturbare e quello che ha il turno alla mattina il giorno seguente è lui.

Uravity insiste per fare cambio, ostinata, ma la gara di testardaggine la vince il compagno. – Senti, Faccia Tonda, piantala di rompere il cazzo o ti butto fuori di casa! Sai benissimo che ne sono capace, quindi ora tu ti fai andare bene il letto e ce ne andiamo tutti a dormire senza altre rotture di coglioni, intesi?

La ragazza si lascia andare ad un sospiro rassegnato ed è costretta ad accettare, anche se la sua espressione fa capire che la questione non è per niente risolta lì. Posa i suoi abiti sporchi su una cassettiera in fondo alla stanza mentre Bakugou esce e chiude la porta dietro di sé.

La verità è che il biondo non ha lasciato la camera alla castana solo per compiere un gesto gentile: il suo appartamento è al quinto piano di uno dei palazzi più alti e la finestra del salotto si trova in un punto dove la luce dei lampioni in strada, per via della particolare angolazione, è quasi inesistente. Indi per cui, nelle notti serene è un po’ più facile ammirare il cielo stellato.

Guardare le stelle è un’abitudine che Denki ha passato al resto degli amici – chi l’avrebbe mai detto che l’idiota elettrico conoscesse le costellazioni e gran parte degli antichi miti ad esse legati? – e che ha un buon effetto calmante sui pensieri confusi nella mente del giovane. Osservare il firmamento è un ottimo aiuto per non farlo sentire perso in tutti gli avvenimenti accaduti quella sera.

Non ha voglia di alzarsi per controllare l’orologio, ma sa che è mezzanotte passata e che probabilmente non chiuderà occhio per un’altra bella manciata di minuti. Non ci riesce, non può fare a meno di ricordare quanto successo solamente poche ore prima.

La parte più stupida di se stesso continua a pensare a quelle scene, a quanto gli siano sembrate naturali e abitudinarie, come se loro due che cucinano insieme si ripetesse ogni singolo giorno. E santi numi se gli piace, se gli piace da matti quest’idea di lui e Ochaco. Insieme. Senza bisogno di alcun autocontrollo per impedirsi di baciarla, senza il desiderio di voler piantarsi uno spigolo in testa perché ha fatto la figura del coglione, senza alcun tipo di problema.

Katsuki sente montare la rabbia: è furioso con se stesso perché si sta immaginando cose che non sono e mai saranno reali, si sta ferendo da solo per nessuna ragione. Quanto vorrebbe che fosse tutto stabile e sicuro come le stelle davanti ai suoi occhi!

È così focalizzato sulle proprie emozioni che si accorge del sudore sui suoi palmi solo quando la detonazione è ormai imminente e non può più essere fermata. A farne le spese è il divano, siccome all’ultimo secondo Katsuki decide di sprofondare le mani tra i cuscini per attutire uno scoppio che altrimenti avrebbe svegliato l’intero condominio. L’imbottitura salta e forse cede anche qualche molla, ma per fortuna l’esplosione non è potente e quindi il sofà non prende fuoco. Tuttavia, per la stanza aleggia un fastidioso odore di bruciato.

Per fortuna in quella casa ci vive abbastanza da averla già adattata al meglio agli inconvenienti del suo quirk: il salvavita e l’allarme antincendio non scattano più per una minima quantità di fumo.

Peccato solo che adesso non sia più possibile dormire sul divano. Con un ringhio infastidito rivolto a se stesso e alla sua stupidità, afferra la coperta, in qualche maniera si distende sul duro tappeto del salotto e poi si decide finalmente a riposare un po’.

È ancora in fase di dormiveglia quando alle sue spalle avverte dei rumori che lo riportano alla realtà: dei passi molto leggeri, poi un sommesso verso di fastidio. Riconosce la voce di Ochaco ma è ancora troppo scosso dai suoi dubbi interiori per poterle parlare normalmente, così cerca di regolare il proprio respiro per fingere di essere addormentato. Il trucco resiste due o tre minuti massimo, il tempo necessario a lei di prendere un bicchiere, riempirlo d’acqua e berlo. Dopodiché Uravity nota la sua figura distesa a terra ed è subito accanto a lui a scrollargli una spalla, chiamandolo sottovoce.

Katsuki finge di svegliarsi con un grugnito solo dopo il quarto o quinto scossone, fulminando la compagna con un’occhiataccia cremisi. – Mmh… Che vuoi? Ti rendi conto di che ora è…?

– Vieni anche tu nel letto.

– Ma sei scema?!

– Bakugou, così ti verrà il mal di schiena, diamine! E se continui a protestare giuro che ti faccio fluttuare fino in camera e poi per fartici restare ti ci lego dentro con le coperte! – le pupille castane di lei brillano nella penombra come due comete e paiono confermare la sua volontà di mettere seriamente in atto quella minaccia.

È troppo esausto per pensare ad una replica decente, quindi, dopo qualche altro secondo di protesta silenziosa e inutile, è costretto ad alzarsi e seguire di malavoglia la ragazza nella stanza. Durante il breve tragitto, è come se Ochaco stesse tentennando per non si sa bene cosa: più di una volta il suo busto sembra sul punto di voltarsi a fronteggiarlo e forse parlargli, ma il biondo non ha nessuna intenzione di esortarla – figuriamoci se è così stupido da scavarsi da solo la fossa per altre figure di merda!

Solo quando varcano la soglia, il cervello dell’eroe esplosivo connette che dovranno dividere un letto singolo. Non ce la può fare, decisamente no. L’idea di fare marcia indietro verso il salotto prende sempre più piede in lui, tuttavia a bloccarlo è l’imperioso “Alt!” della sua ospite.

 Fantastico, adesso ubbidisce pure agli ordini di qualcun altro. Dov’è finito l’insolente ed indomabile Bakugou Katsuki?!

– Non provare a tornare su quel tappeto. Guarda che lo so che domattina sei di pattuglia, quindi adesso vedi di dormire decentemente almeno per un po’. – la testardaggine nelle parole di Ochaco è proverbiale, Ground Zero è preso di sorpresa.

– Come cazzo…?

– Sai com’è fatto Deku, ripete i turni di tutti almeno cinque volte al giorno. Ormai so a memoria anch’io la scansione settimanale tua e pure di Kirishima, Todoroki e Iida! – ridacchia la giovane eroina.

Il biondo rotea le pupille scarlatte con fare scocciato; tipico del nerd.

Dopo che si sono infilati sotto le lenzuola, incontrano qualche difficoltà nello spartirsi lo spazio già limitato di suo: si prende una gomitata nelle costole e di rimando tira un calcio negli stinchi della compagna, fa per girarsi su un fianco e subito torna alla posizione originale quando vede il volto di lei ad un centimetro dal suo.

La presenza di Uravity, così vicina ed intima, gli sta facendo rischiare l’autocombustione. Eppure è anche così rassicurante e piacevole che Katsuki sente di desiderarla sempre. Non importa quante bugie cerchi di raccontare a Kirishima o a se stesso o al mondo intero, i suoi sentimenti non mentono sul bene che prova per lei.

È il contatto della schiena di Ochaco contro la sua che finalmente rilassa i suoi nervi tesi e agitati, un tocco gentile e tiepido, forse involontario, ma che lui non sapeva di bramare così tanto. Lo stesso contatto che in un lampo gli fa intendere quanto sia stato stupido a nascondersi per tutti quegli anni, a tenere tappate tutte le sue emozioni. I lineamenti del viso si distendendo in un’espressione molto più serena e i pensieri si acquietano nella sua testa.

Quello di cui Katsuki non si accorge è che anche la castana ha provato una simile ondata di emozioni quando i loro corpi si sono sfiorati; qualcosa in lei si è smosso, non una forte sensazione come per Ground Zero, però qualche cosa che ha messo in moto le sue riflessioni e l’ha stupita anche solo per averci pensato.

Alla fine, messi così schiena contro schiena, entrambi non ci impiegano molto per assopirsi. Sono cullati dai battiti ritmici e decisi dei loro cuori che, loro non lo sanno, ma si sono sincronizzati e stanno pulsando all’unisono.

Molte ore più tardi, solamente quando le prime lame di luce primaverile filtrano dagli spiragli delle tapparelle, il primo ad aprire gli occhi è il mattiniero Bakugou, sebbene manchi ancora un po’ al suono della sveglia – non lo realizza subito, ma è stato davvero un genio quella sera: come diavolo avrebbe fatto ad alzarsi in orario in salotto se la sveglia è nella sua stanza?

Gli ci vuole un po’ per abituarsi alla penombra in cui è immerso l’ambiente, ma non appena ci è riuscito si sta guardando intorno, ancora un po’ confuso dal sonno. Durante la notte Uraraka deve essersi mossa tanto, perché dalla sua parte le lenzuola si sono stropicciate tutte e il caschetto color cioccolato è una selva di ciocche tutte arruffate sparse sul cuscino intorno al viso. Si è allargata e, con suo sommo imbarazzo, il ragazzo scopre che con le gambe ha invaso la sua metà e adesso i loro arti sono praticamente intrecciati insieme. Vorrebbe ringhiare qualcosa, o magari spostarsi per districarsi da quella situazione, invece finisce per osservare rapito il volto di lei illuminato dai flebili raggi. Sembra di guardare una fata: così celestiale ed elegante nonostante sia appisolata, le guance morbide e la bocca socchiusa a respirare piano.

Potrebbe mandare a quel paese il suo rigido e razionale autocontrollo, esattamente com’è accaduto in cucina meno di dodici ore prima: la tentazione di passare una mano su quei lineamenti così delicati e belli è davvero forte, tanto da farlo stendere su un lato, il gomito puntellato contro il materasso e la mano a reggergli la testa per bearsi meglio di quella vista.

L’altro braccio si sta già muovendo per sollevarsi e andarle vicino, può concederselo, tanto Uraraka sembra proprio addormentata e…

– Ow!

Katsuki rischia di cadere giù dal letto, le dita serrate intorno al suo povero naso, e non ha un dolce inizio di giornata contro le piastrelle del pavimento solo perché all’ultimo la mano di Ochaco arriva ad afferrargli la maglia, mentre nel contempo attiva su di lui la propria Unicità: la ragazza adesso è prona, tutta sbilanciata verso di lui per tenerlo ed evitare che dal pavimento passi a sbattere contro il soffitto.

Uraraka gli ha appena tirato un cazzotto mentre cercava di girarsi nel sonno. Alla faccia della fata eterea e raffinata…

Fanculo, è bella anche così.

Tra mille scuse e richieste di perdono, Ochaco gli si avvicina ancora di più ed unisce le dita contro la sua maglietta per farlo tornare coi piedi per terra. I volti di entrambi sperimentano almeno sette sfumature di rosso per la distanza improvvisamente così ridotta; Uravity si finge concentrata sui propri polpastrelli e nel contempo Katsuki continua ad inveire contro i suoi stupidi pugni, sebbene il suo sguardo sia puntato contro il muro dietro di lei più che sulla sua figura.

Però, anche se il naso gli sta ancora pulsando di dolore, l’eroe esplosivo è grato per quanto accaduto quella sera, perché finalmente si è deciso ad accettare i propri sentimenti e sia mai che Ground Zero scappi da qualcosa, men che meno le proprie emozioni.

Non lo sa che pure Ochaco è felice di aver sbagliato il treno; forse è ancora un po’ confusa da tutte quelle nuove sensazioni, ma di certo non le dispiace come le scaldano il petto.

Quello che sa è che prima o poi dovrà fare una statua a Kirishima per tutti i suoi consigli – non richiesti – e per aver indirizzato da lui la ragazza. Ma questo, in pieno stile Bakugou, non lo ammetterà mai e poi mai.

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Hola gente
Questa storia non ha molta trama in sé e non ci sono né un capo né una coda ben precisi, I know.
Alla fine della fiera, Bakugou capisce solo che era inutile tenere imbottigliati tutti i suoi sentimenti per la ragzza ed è deciso a non farlo più, anzi con lei ci vuole provare sul serio, mentre Uraraka inizia a vedere Katsuki con occhi diversi, ma non sa bene se è attratta da lui perché è una sensazione nuova. Ecco, questo è il succo generale e mi sto deprimendo da sola per aver riassunto tutto in meno di tre righe..
Spero che Bakugou non risulti troppo ooc, è stata un po' una sfida cercare di esprimere al meglio i sentimenti contrastanti e il conflitto tra la sua parte più tenera e quella che conoscono tutti

Ringrazio catching_hearts per la challenge (sono pronta al secondo round lol) e ringrazio chi recensirà e anche chi leggerà e basta
Alla prossima gente
Adios
   
 
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