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Autore: SweetPaperella    24/12/2019    11 recensioni
Se Emma si ritrovasse a vivere ripetutamente il 23 dicembre e se per fermare questo circolo vizioso dovesse portare a termine l’operazione Natale? Se per fermare Killian, il quale ha deciso di lasciare Storybrooke, dovesse anche aiutare Regina e Elsa? Riuscirà nella sua missione o resterà bloccata al 23 dicembre per sempre?
{Captain Swan, ambientata tra la fine della terza e l’inizio della quarta}
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Operation Christmas in the family


Se n’è andato. È andato via. Ha preso un fagiolo magico e ha lasciato la città e lei non è a fatto in tempo a fermarlo. Si maledice per questo, non riesce veramente a darsi pace. Se solo arrivava cinque minuti prima, solo cinque minuti prima, sarebbe riuscita a fermarlo, a dirgli che si è innamorata di lui. Ma non ce l’ha fatta. È arrivata troppo tardi. 
Ma forse non solo di quei cinque minuti. Se solo avesse guardato nel suo cuore, se solo lo avesse ascoltato senza avere paura, insicurezze e muri da erigere senza motivo alcuno, si sarebbe accorta subito del suo sentimento per Killian Jones. 
Il suo pirata da strapazzo. Strafottente, arrogante, bello da togliere il fiato, ma soprattutto dolce, attento, protettivo e leale. Nonostante lei abbia fatto di tutto per allontanarlo, per spingerlo via, lui è rimasto sempre al suo fianco, pronto a battersi per lei. 
Ha anche dato via la sua nave. La sua meravigliosa nave, la sua amata nave.
E lei che cosa ha fatto?? Niente. Non ha fatto assolutamente niente.
Apre gli occhi e se li stropiccia, mentre sbadiglia e alza le braccia sopra la testa, per poi voltarsi verso il calendario e vedere che segna ancora il giorno prima della vigilia di Natale. Possibile che non abbia voltato pagina? Impossibile, lo fa sempre puntualmente appena alzata e l’ha fatto anche ieri. N’è certa. Se lo ricorda perfettamente, perché oggi è la vigilia di Natale e lei non ha per niente voglia di festeggiare. Cosa ha da festeggiare poi? Ha perso Killian, l’uomo di cui è innamorata. Non c’è niente da essere felici, tanto meno non ha voglia di vedere sua madre euforica e piena di entusiasmo, mentre lei vorrebbe solo restare a letto ad abbrutirsi, solo per un giorno...
Afferra distrattamente il suo cellulare, ma anche esso segna il 23 dicembre.  Che la tecnologia è improvvisamente impazzita? Il suo cellulare si è miseramente rotto? Pensa ancora una volta a una maledetta coincidenza, pensa al fatto che il suo cellulare senza dubbio va cambiato, che ha fatto parecchi voli per terra a causa del suo ruolo di salvatrice. Non per ultimo, quando è caduta nel portale del tempo con Killian, le è scivolato di mano, quando è stata trascinata dal vortice di Zelena. Solo poco tempo fa... Ripensa inevitabilmente al bacio che si è scambiata proprio con il suo pirata, una volta tornati dal loro viaggio. Quando lui le ha detto di aver scambiato la sua nave per lei, per riportarla a casa. A quei pensieri si rattrista ancora di più e si maledice per essersi allontanata un’altra volta. Poi perché? Per paura, solo per paura e per insicurezza. Ha passato una vita da sola, finalmente quando ha trovato un uomo che l’amasse con tutto se stesso, non è riuscita a tenerselo accanto per paura di soffrire ancora. 
Scende giù in cucina e un profumo di pancake appena fatti, le arriva dritto alla narici. Suo padre a quanto pare è venuto ancora una volta a preparare la colazione. 
«Buongiorno, tesoro» le dice subito David, non appena la vede. 
Henry è già seduto al tavolo, con lo stesso pigiama del giorno prima, quando la sera lo aveva cambiato, avendo fatto la doccia... E poi perché suo padre non le sta dicendo “buona vigilia di Natale”? Sono tutti impazziti forse. E cos’è va di moda andare in giro con i vestiti del giorno prima? 
«È la vigilia di Natale e non c’è Mary per casa che dispensa entusiasmo e allegria?» chiede Emma guardandoli come se fosse una cosa inusuale per sua madre non essere lì con il suo entusiasmo.
David ed Henry la guardano come se fosse pazza.
«Mamma oggi è ancora 23 dicembre! Guarda.» indicandole il calendario della cucina. Effettivamente anche quello segna il 23 dicembre. 
«No, non è possibile... È chiaro che...» una strana sensazione inizia a farsi spazio in lei. Si siede lasciandosi andare completamente sulla sedia, incredula, sconvolta. Sta rivivendo esattamente lo stesso identico giorno. È tornata indietro nel tempo. È a storybrooke, queste cose accadono continuamente, non dovrebbe più stupirsi ormai. 
Se pur la cosa la sconvolga, il suo pensiero va immediatamente al fatto che può fermare Killian.
Ha una nuova possibilità per fermarlo e dirgli che lo ama. 
«Mamma stai bene?» le chiede Henry, a questo punto preoccupato. 
Emma annuisce per non far preoccupare ulteriormente il suo ragazzino. 
«Siamo a Storybrooke e... Bè, ecco credo in realtà abbiamo già vissuto questa giornata. Io almeno... Sono tornata indietro nel tempo. Credo per poter fermare Hook.» nessuno meglio di lui può capirla e aiutarla. 
«Allora cosa aspetti mamma? Vai da lui.» gli dice subito il ragazzo, spingendo sua mamma verso la stanza da letto per farla andare a vestire per affrontare la nuova giornata. Non si è minimamente stupito della cosa, anzi, sembra eccitato. Ha una nuova missione a cui prendere parte. 
«Operazione Pirata! Ecco come la chiameremo.» le urla mentre Emma è già sulle scale. 
La donna scuote la testa e sorride, adora l’entusiasmo di suo figlio e vorrebbe averne almeno la metà. 
Indossa un paio di jeans neri, una maglia e la sua solita giacca di pelle rossa, per poi recarsi al suo maggiolino. Spinta ancora una volta da suo figlio, che le dice di essere felice, di abbracciare la felicità e che lui vuole solo che lei lo sia, se lo può essere accanto a Hook, allora a lui sta bene. Killian poi gli sta simpatico e non ha nulla ì contrario ad avere come patrigno. 
Raggiunge il porto, in cinque minuti e lo vede. È intento con la sua ciurma a preparare le cose per la partenza. Non ha più la sua amata Jolly Roger e la ciurma lo ha saputo da poco che cosa ha fatto per non averla più... Ma comunque sono rimasti al fianco del loro capitano, pur se ormai è senza una nave. Emma si stupisce di ciò, mentre vede tutti i pirati darsi da fare per radunare le loro cose per la partenza. Killian a sua volta aiuta tutti loro, se pur potrebbe semplicemente far lavorare i suoi mozzi. Non lo fa perché è un pirata dal cuore d’oro. Non lo ammetterebbe mai, non lo direbbe nemmeno sotto tortura, ma considera la ciurma la sua famiglia e soprattuto il suo nome è quello da pirata, ma il suo animo è quello di un valoroso eroe. È stato lui ad aiutarli in più di un’occasione, soprattutto è stato fondamentale per sconfiggere Zelena. Se non fosse stato per lui Emma sarebbe ancora a NY, senza memoria. Le ha fatto inoltre, capire che Storybrooke fosse la sua casa, quando lei voleva tornare a NY con Henry, le ha fatto capire quanto amasse i suoi genitori e quel posto. Le ha fatto trovare la strada di casa e solo ora si rende conto di ciò, si rende conto che è anche grazie alla sua presenza che si è sentita finalmente a casa e che lui fa parte della sua famiglia. Fa parte delle persone a cui tiene. 
Lo guarda ancora una volta, fa un lungo sospiro e scende dalla macchina per raggiungerlo. 
Prima che possa essere lei a parlare, è proprio Killian che la nota e parla per primo. 
«Ehi Swan, non dirmi che sei venuta a salutarmi...» le dice sarcastico. Non ci crede che lei sia proprio lì, quando fino a poche ore prima, l’ha rifiutato ancora una volta. Spezzando ulteriormente il suo cuore, come se non fosse già frantumato e in mille pezzi per lei. Cosa vuole ancora? Se ne sta andando, lascia la città già con enorme dolore, non vuole sentire altre scuse da parte sua. Non vuole vederla e dover stare ancora più male. 
Le ha provate tutte, le è stato accanto, l’ha protetta, amata, consolata in ogni circostanza. L’ha seguita ovunque, anche in un viaggio nel tempo. Ma non può farsi umiliare ancora così da una donna, per quanto la possa amare. Lui è per sempre un pirata e non si fa schiacciare così il cuore. Se pur metaforicamente parlando, anche se in questo momento farebbe meno male se il cuore glielo schiacciassero davvero. Perché il dolore che prova proprio adesso al centro del petto, è insopportabile, peggio della morte. Non è mai stato così innamorato, nemmeno di Milha. Emma Swan ha completamente stravolto la sua intera vita. Ha fatto battere di nuovo il suo cuore ferito, accecato solo dalla vendetta. Gli ha fatto vedere quanto amore potesse dare se solo si sarebbe mosso dalla parte giusta, al servizio del bene, diventando un eroe. E lui l’ha fatto, per lei, per essere migliore, sempre per lei... E cosa ha ottenuto? Niente, assolutamente niente. L’ennesima porta in faccia sbattuta, dolore. Sofferenza. 
Non vuole più soffrire, ha già pianto troppo nella sua vita. Pensa di essersi meritato il diritto all’anestesia.
«Io in realtà sono venuta per dirti di non andartene, Killian. Resta a Storybrooke, con... Me.» l’ha detto. 
«Perché? Non ho motivo per restare qui a Storybrooke. Tu hai la tua famiglia, sei riuscita finalmente a trovare la tua casa. È tempo che io trovi la mia e non è Storybrooke.» le dice non incrociando i suoi occhi color smeraldo, i suoi occhi hanno sempre la capacità di farlo capitolare e non vuole perdersi ancora una volta in essi. Ha preso una decisione. Niente lo trattiene ancora lì. Vuole tornare nella foresta incantata, alla sua vecchia vita, magari cercare di recuperare la Jolly Roger alla taverna. Il gioco è la sua specialità, magari non gli sarà difficile. Vuole tornare alla taverna, bere rum e dimenticarsi per sempre di quella donna dagli occhi smeraldo, che è proprio davanti a lui. 
«Perché... io...» 
«Emma, è troppo tardi ormai. Non dirlo, non dire quello che stai per dire. È tardi. Ho preso la mia decisione. Tu hai capito di volermi solo quando hai rischiato di perdermi, te ne rendi conto si? Non è veramente me che vuoi. Troverai la tua felicità, il tuo lieto fine. Non sono io. Lo sappiamo entrambi.» gli costano quelle parole, perché il suo cuore al contrario della sua mente e delle parole che ha appena pronunciato, vorrebbe baciarla, stringerla a sé e dirle che resta, se lei vuole. Ma è davvero quello che vuole? Si dice che si capisce di volere una persona quando si sta per perderla e forse è proprio così per Emma, ma un amore che si basa semplicemente su ciò, può durare? No, non può. Non è un vero sentimento, è solo paura.
E si volta, andando a prendere altre casse da dover portare con sé. Lasciandola lì, senza aggiungere altro, senza guardarsi indietro. Non può farlo o vanificherebbe tutto per correrle dietro ancora una volta. Non può essere sempre lui a correre da lei. 
Emma lo guarda voltarsi senza guardarla negli occhi e sente le lacrime rigarle il viso. È stata ferita. Ancora una volta. Si è messa in gioco, è andata da lui e non l’ha fatta nemmeno parlare. Non riesce a crederci. 
Se ne va, delusa, mareggiata, ferita. Maledicendo quel maledetto pirata. Non l’ha fatta nemmeno spiegare, ha fatto tutto lui, senza darle tempo e modo di dar voce ai suoi sentimenti. Si è comportato da perfetto pirata. Spezzandole il cuore ancora una volta. Come le è venuto in mente di andare da lui e provare a fermarlo? Ha fatto la peggio stupidaggine della sua vita, si è umiliata da sola. 
Torna a casa e l’unica cosa che riesce a fare è prepararsi una cioccolata calda. Forse è l’unica cosa che la farà stare bene. Poi, poi andare a dormire e sperare che il giorno successivo non debba rivivere il 23 dicembre nuovamente. Non vuole subire un’altra umiliazione, il suo cuore è già in mille pezzi. 
Per fortuna Henry è andato a trovare Regina e lei può rilassarsi e sperare che arrivi presto sera per dormire e dimenticare quell’orribile giornata. Di nuovo. 


La sveglia suona, puntuale anche quella mattina. Il rituale è sempre lo stesso, si stiracchia, apre gli occhi e guarda il cellulare. 
E ancora una volta segna il 23 dicembre. Non è possibile. 
«Maledizione, ancora una volta.» urla quasi, perché si sono accaniti così con lei? Il tempo, il destino, la magia o chiunque ci sia di mezzo, non hanno capito che non ha speranze di fermarlo? Perché si sono accaniti così con lei, per farle del male? Come se non avesse sofferto abbastanza nella sua vita...
Henry sentendola imprecare sbuca con la faccia nella sua stanza, non capendo perché sua madre urli già di prima mattina.
«Cos’è successo mamma?»
«È di nuovo il 23 dicembre.» gli dice, hanno affrontato quella conversazione il giorno prima, quindi dà per scontato che suo figlio ricordi. 
«Mamma, ogni anno viene il 23 dicembre. Hai bevuto di prima mattina?» la prende in giro il giovane, ridendo alla sua affermazione. 
Lui non ricorda. Solo lei ricorda ciò che accade il giorno prima, per tutti gli altri è un giorno come un altro, non ancora vissuto. 
Ciò la fa sentire ancora più triste e umiliata. Quanto meno Hook non ricorderà che lei pateticamente ha provato a fermarlo.
Suo figlio ora da divertito quale era fino a due minuti prima, la guarda preoccupato, come se fosse pazza. 
La donna, quindi, si presta a spiegargli tutto. Ancora una volta. 
«Forte! Quindi tu stai rivivendo il 23 dicembre da due giorni?» non riesce a crederci, o meglio ci crede benissimo, nella loro città tutto può accadere. E lui è convinto che sua madre debba fare qualcosa per fermare Killian. Si fa quindi raccontare tutto ciò che ha fatto, in quello che per lei è stato il 23 dicembre del giorno prima. 
«Semplice mamma, vuol dire che oltre a dover fermare Hook, tu devi fare altro... Quando ieri hai rivissuto nuovamente lo stesso giorno, probabilmente hai saltato qualcosa che hai fatto il giorno prima, qualcosa di importante che ti serve per interrompere questo circolo vizioso.»
Emma lo guarda incredula. Ma certo. Come ha fatto a non pensarci prima? La prima volta che ha vissuto il 23 dicembre è stata in ufficio, ha aiutato la città per un blackout causato ancora una volte dai poteri di Elsa, la nuova amica delle favole che è apparsa a Storybrooke per cercare la sorella e ha parlato proprio con lei di Killian, trovandosi subito in confidenza con la ragazza, sono molto simili. Poi ha provato a chiedere scusa a Regina con scarsi risultati e successivamente è andata al porto per fermarlo, non riuscendoci. Forse rivivendo tutto questo, seguendo tutte le tappe, la linea del tempo si metterà a posto. 
«Secondo me mamma, oltre a fermare Killian, tu devi far pace anche con mamma Regina. Sono queste le tue due missioni.» 
E Emma si ritrova d’accordo anche questa volta con il suo ragazzino super intelligente. Se non ci fosse lui. Non sa veramente che cosa farebbe. È merito suo se adesso ha una casa, una famiglia e crede nella magia. Spera solo che stavolta riesca anche a buttare giù anche il suo ultimo muro e ad ammettere i suoi sentimenti per il pirata. Non solo, a far dal salvatrice anche per il cuore ferito di Regina, ferito a causa sua, per aver portato Marion dal suo viaggio nel tempo, o meglio la moglie di Robin, con cui lei era felice. Lei ha rovinato la sua felicità. E forse è proprio per questo che non riesce a esserlo lei. È il prezzo da pagare per aver portato nel futuro una persona che apparteneva al passato, per aver scombussolato la linea temporale. 
Bacia il suo ragazzino e prontamente va in bagno per vestirsi. 
«Operazione mamme felici, la possiamo chiamare...» urla Henry per farsi sentire dal bagno ed Emma affacciandosi sorride e annuisce. Le piace. La fantasia di suo figlio non ha limiti. E forse questo nome si addice di più a quello che ha inventato lo scorso 23 dicembre. A quei pensieri le viene da ridere. Inizia a odiare questa data. 
Esce per andare in centrale e aspettare che il blackout arrivi. 
Guarda l’ora in attesa e poco dopo la luce dell’ufficio si spegne, facendo entrare una trafelata Elsa poco dopo, che si scusa, ma con i suoi poteri ha causato tutto ciò.
«Tranquilla Elsa, so come risolvere.» escono in strada e si rende conto che una lastra di ghiaccio ha bloccato il contatore della luce della città, ha risolto usando lei la magia. Vediamo se funziona ancora una volta. E così fa: mette le mani avanti e un fascio di luce le esce prontamente da esse, andando a sciogliere il ghiaccio e poter azionare nuovamente il contatore. Ci mette meno di due minuti, ed ecco che la luce torna nuovamente a illuminare la città. O meglio i negozi, rendendo felici i cittadini, che già erano in strada a temere il peggio e a urlare contro la ragazza del ghiaccio di aver creato guai. 
Immagina bene come si sente Elsa, nemmeno lei ancora riesce a controllare i suoi poteri e può capire quanto sia dura per lei, soprattutto perché non ha un potere così semplice da gestire. 
Le due donne si incamminano così, parlando verso l’ufficio di Regina Mills, la nuova tappa per fermare il circolo vizioso del 23 dicembre. 
Emma rassicura intanto Elsa, di  non preoccuparsi che in città fanno i burberi, ma alla fine sono tutti pezzi di pane, anche Granny se pur abbia una balestra e spesso ci minacci qualcuno. 
L’altra le spiega che le manca sua sorella e di come Anna l’ha sempre aiutata a controllare il suo potere, che senza di lei non riesce a gestirlo e tenerlo sotto controllo. Ha visto anche lei che è stata capace di erigere un muro enorme intorno alla città. 
«Ti capisco Elsa, ma sono sicura che troveremo presto tua sorella, ma non solo, riuscirai a controllare i tuoi poteri anche senza di lei. Devi crederci.» le dice per rassicurarla, per cercare di infonderle un po’ di coraggio, quello che è sempre mancato a lei, da tutta una vita. Tanto che sempre scappata alla prima difficoltà... E ora, ora non vuole più scappare. 
Affronterà Regina e Killian. Si prenderà la sua felicità. 
«Come facevi a sapere come sciogliere il ghiaccio?» le chiede a quel punto Elsa, curiosa più che altro di capire. 
«È una storia lunga e complessa. Te la spiego dopo okay? Scusami ora, ma un’altra questione da risolvere. Ci vediamo nel mio ufficio?»
«Ricordati che Killian parte tra poche ora. Fermalo Emma, non avere paura. Credi in te. Proprio come hai detto tu a me.» le dice la giovane guardandola negli occhi. 
Emma annuisce e le sorride. Come può dimenticarlo? Non può assolutamente. 
Entra poco dopo nell’ufficio del sindaco e bussa alla porta, ma non ottiene ovviamente risposta. 
Non si vuole però arrendere come ha già fatto. 
«Regina, apri. So che ci sei, stavolta non me ne vado. Voglio che tu sia felice e farò in modo che tu lo sia. Nessuno dovrebbe passare il Natale da solo, sai che te lo direbbe anche Henry. Ti prego.» supplica la donna, alzando la voce affinché possa farsi sentire. Sa benissimo che è dentro l’ufficio, se pur faccia finta del contrario. 
«Vattene Swan! Non è menzionando Henry che mi impietosisci.» urla l’altra da dentro l’ufficio. 
Ma Emma rimane esattamente dove sta, non ha intenzione di andare via senza che Regina abbia accettato la sua offerta di passare il Natale tutti quanti insieme. 
«Swan, te lo ripeto! Vattene. Sono le 19:25 se entro cinque minuti, che io esco da qui non sei sparita dalla mia vista, ti disintegro con i miei poteri.» le urla ancora Regina. Non ha intenzione di vederla, non vuole la compassione di nessuno, non vuole fare pena a nessuno. Ha perso Robin, perché è tornato con sua moglie, che in realtà dovrebbe essere morta. 
Ma cosa pretende, questa è la sua vita. Ci è abituata che faccia così schifo e non vuole certo passare il Natale al loft degli charming a vedere i loro visi felici e contenti, soprattutto perché è il primo Natale del loro bambino. Piuttosto preferisce vedersi con Henry di pomeriggio e poi starsene a casa a far finta di guardare la televisione. O ancora meglio nella cripta, nel suo regno. Dove merita di essere una Regina cattiva, come lei. Perché è così che si sente. 
Emma sentendo che ore sono spalanca gli occhi e si ricorda che deve fermare un’altra persona. Killian. In questo momento vorrebbe tanto avere il teletrasporto come Regina, ma ciò non è possibile, è una caratteristica solo di chi ha la magia oscura a quanto pare. La sua invece è di luce pura. 
Perciò corre verso il suo maggiolino e da gas, superando la velocità consentita in città, ma tanto lei è lo sceriffo, superando anche il limite di velocità possibile per la sua macchina. Ha come la sensazione che sta andando talmente forte, che ben presto si apra in due e lei resti a piedi. 
Per fortuna ciò non accade e arriva al porto. Ma come la prima volta, arriva nel momento in cui il portale aperto con il fagiolo magico, si sta già richiudendo. E ancora una volta sente il suo cuore spezzarsi, avverte la solitudine di chi ha perso l’uomo che ama. Di nuovo. È la terza volta conseguiva che prova un dolore simile, dovrebbe esserci abituata, ma ogni volta è più doloroso della volta precedente invece.
Ha fallito ancora una volta. Ma perché? Non riuscita a convincere Regina. Non ha fermato Killian... Ha fallito su tutta la linea. Ma in realtà ha fermato il blackout quindi la linea temporale si dovrebbe essere fermata, forse, forse deve prevenirlo? Non lo sa nemmeno lei. Non sa che cosa deve fare, come deve comportarsi. Sa solo che si è stufata di correre, di cercare di fermare un uomo, che puntualmente lascia la città e lei con il cuore ferito. Quando finirà tutto questo? O quanto meno qualcuno le dicesse che cosa deve fare per rimettere in ordine le cose e concludere la missione di Natale. 
Torna a casa più sconsolata che mai, con l’umore a terra e zero voglia di parlare con chiunque. Tanto che una volta dentro al lotf si dirige subito in camera sua semplicemente salutando i presenti con un misero “ciao”. Al diavolo se capiscono che è arrabbiata, anzi meglio, almeno forse la lasciano in pace. 
Il silenzio e la quiete però durano poco. A raggiungerla è il suo ragazzino che ha capito il motivo per cui in quello stato ed è l’unico che può tirarla su di morale. Parlare è sempre la soluzione, poi possono vedere come risolvere il problema insieme. 
Il giovane si siede accanto a lei, che è sdraiata sul letto a guardare il soffitto. 
«È andata male vero?» chiede a quel punto. Se pur è facile da immaginare che sia così. 
Emma annuisce e lo guarda.
«Hai seguito tutto alla lettera, ogni cosa che hai fatto la precedente volta?»
«Si! Ho risolto il blackout procurato da Elsa con la magia, sciogliendo il ghiaccio sul contatore generale e poi sono andata da Regina, ma non mi ha ascoltato, ho provato a dirle che non poteva restare sola a Natale, ma non ha sentito ragioni e poi, sono arrivata in ritardo al porto...» non aggiunge altro, non vuole dire quel nome. Sarebbe come perderlo ancora. Ancora. Ancora e ancora. Lo perderà già nuovamente domani, per oggi vuole provare a dimenticare, se pur non sarà facile non pensare a lui. 
Henry rimane in silenzio a riflettere ed Emma immagina che nemmeno lui ha la soluzione, stavolta devono arrendersi alla realtà dei fatti. La salvatrice ha fallito. Non è riuscita a portare a termine l’operazione di Natale. 
Invece il ragazzino sta analizzando le sue parole per risolvere il problema. Sa che può farlo e deve fare in fretta, visto che hanno solo poche ore prima che vadano a letto e lui dimentichi.
Cenano entrambi in camera da letto, solo loro due, ridendo e scherzando, Henry vuole far sorridere sua mamma, oltre che ad aiutarla. Non sopporta vederla triste e giù di morale. Almeno la manderà a dormire con un pizzico di speranza in più. 
Almeno che, non trovi la soluzione...
«Ma certo mamma! Ci sono! Il secondo blackout causato da Elsa è stato generato perché lei ha paura dei suoi poteri e le manca sua sorella... Però deve riuscire lei a sciogliere il ghiaccio. Se non lo fa lei e lo fai tu, Elsa non crederà mai nelle sue potenzialità, che può riuscire a gestire i suoi poteri anche senza Anna. Devi incoraggiarla a farlo lei.» le dice sicuro di ciò che sta dicendo. 
Emma lo guarda sbalordita, ha ragione. Perché non ci ha pensato lei? Forse perché questa storia sta decisamente mettendo a dura prova i suoi sentimenti. 
«E con Regina?» chiede a quel punto, suo figlio sembra aver trovato una soluzione e magari sa anche come gestire la questione Regina. 
«Parlale con il cuore. La conosci, è orgogliosa, pensa che tu la inviti perché vuoi lavarti la coscienza per aver fatto tornare Marion. Dimostrale che non è così. So che saprai trovare le parole giuste, mamma.» la incoraggia il ragazzo. 
Emma sorride e lo invita poi a prendere il suo videogioco per fare una partita insieme prima di andare a dormire. 


Un nuovo giorno. Ma per Emma Swan è sempre lo stesso giorno. Il 23 dicembre. Guarda il display del telefono stavolta, senza meravigliarsi troppo, immaginando che potesse essere così. Stavolta però, è in grado di affrontare e sconfiggere questo maledetto giorno. Sa che cosa deve fare.
Scende per la colazione già pronta e vestita. Tanto che sia Henry che David si stupiscono che lei sia attiva per affrontare la giornata. Talmente vuole a ogni costo interrompere questo circolo vizioso, che non fa nemmeno colazione. Afferra il suo giacchetto di pelle rosso e si avvicina al suo ragazzino per salutarlo con un bacio. 
Lui curioso prontamente le chiede che cosa debba fare. 
«Operazione Natale in famiglia. Poi ti spiego, ragazzino. Intanto grazie. È merito tuo, anche se non te lo ricordi.» gli dice con un enorme sorriso, prima di recarsi subito all’uscita. 
Arriva in centrale e aspetta il momento del blackout. Elsa è uscita dal loft molto presto quella mattina, proprio come è accaduto in questi giorni. Sente la mancanza di sua sorella Anna, naturalmente tutti durante le feste di Natale non vogliono stare soli e cercano il calore e l’affetto famigliare. La sua famiglia è sua sorella, la quale non vede da molto tempo ed è normale che ne senta la mancanza e che si sente terribilmente sola. Il blackout lo causa proprio per colpa di questa sua sofferenza, non riesce a controllare i suoi poteri che si manifestano durante il suo momento di disagio involontariamente e poi non riesce a riusarli per poter far tornare la luce in città. 
Ma Emma ora sa che cosa deve fare. 
Tamburella con la mano sulla sua scrivania e fissa il computer spento in attesa che la luce vada via. 
Cinque, quattro, tre, due, uno... Ecco la luce è finalmente saltata. 
Esce dal suo ufficio e incontra Elsa che sta per venire verso la centrale, evitando la furia di Granny che come al suo solito, è uscita con la balestra pensando a una minaccia ben peggiore. Lo sceriffo la rassicura che sistema tutto lei e la invita nuovamente a entrare nel locale. 
«Emma mi dispiace. Non ho saputo controllare i miei poteri, ero triste, pensavo ad Anna e...» prova a spiegare Elsa. 
«Elsa, è normale! Domani è la vigilia di Natale e ti manca. Però ora prova a sciogliere il ghiaccio.» la incoraggia e cerca di farle capire che può usare il suo potere anche per scioglierlo, ci può riuscire, deve solo crederci. 
La ragazza è incerta, teme di peggiorare solo la situazione, non è mai in grado di controllare il suo potere da sola, non del tutto almeno. A volte ci riesce, altre volte no. Adesso è molto agitata e pensa di non riuscirci. Il suo pensiero è fisso su Anna e non riesce a concentrarsi su pensieri felici. 
«So che ti manca Anna, che vorresti essere con lei domani, ma in attesa di ritrovarla, ci siamo noi con te. Ormai fai parte della famiglia e sai che crediamo tutti in te. Puoi scioglierlo il ghiaccio Elsa. Credi nelle tue potenzialità, esattamente come farebbe Anna. Ascolta il suo amore nel tuo  cuore. L’hai già fatto per salvarmi, puoi farlo ancora.» continua il suo discorso cercando di farle capire che non è sola, sua sorella anche se lontana chissà dove, è comunque parte di lei, la può trovare nel suo cuore. Inoltre, ha trovato anche loro, una sorta di nuovo famiglia su cui può fare riferimento. 
«Sai ti capisco, so quanto sia difficile controllare i propri poteri, lo sai, te l’ho detto quando eravamo nella grotta... Siamo molto simili io e te. Ma come mi dice sempre Henry, di credere in me, io lo dico adesso a te. Credi in te, Elsa.» la incoraggia spiegandole anche quanto la capisca. Lei nemmeno riesce sempre a controllare i suoi poteri, ma credendoci si possono affrontare. Lei può farcela. 
La ragazza guada Emma commossa a annuisce. Chiude gli occhi e si concentra, per poi alzare la mano e provare a sciogliere il ghiaccio. 
Pensa ad Anna, pensa di averla vicino e di riabbracciarla presto, pensa al fatto che può farcela, anche da sola... E come per miracolo, dalla sua mano esce altro ghiaccio, che invece di crearne di nuovo, scioglie quello che c’è sul contatore. 
«Ce l’ho fatta! Grazie Emma.» non ci crede di essersi riuscita, è euforica e istintivamente abbraccia lo sceriffo. È merito suo se ci è riuscita. 
Emma ricambia l’abbraccio e sorride. La prima missione è compiuta. 
Riattacca la luce e poi insieme all’altra si incamminano verso l’ufficio di Regina. 
Emma le spiega che deve andare dal sindaco per parlare con lei e chiederle scusa, inoltre che deve fermare Killian. Dirgli che tiene a lui e non farlo andare via. 
«Ce la farai Emma. Credi in te.» usa le sue stesse parole per incoraggiarla a sua volta, sapendo che ne ha bisogno lei in questo momento.
Si salutano una volta che sono davanti al palazzo dell’ufficio del sindaco ed Emma sale al piano superiore per bussare alla sua porta. Come ben previsto, Regina è lì. 
«Vattene Swan!» la sente dire, non appena Emma le chiede di aprire per poter parlare. Ma ovviamente, come previsto anche ciò, non l’ha fatto. 
È il momento allora di parlarle con il cuore. Non sa che cosa dirle, non ne ha la più pallida idea a dire il vero, ma ci prova. Non è molto brava a esprimere i suoi sentimenti, ma ci deve riuscire. 
«No, non me ne vado e sai perché? No di certo perché ti compatisco o mi fai pena. Ma perché voglio essere tua amica. Esatto, sarò pazza forse, visto che tu sicuramente ancora mi vuoi fare fuori...» ride a questo pensiero, le viene spontaneo, ma poi continua a parlare tornando seria, non prima di aver sentito una leggera risata anche da parte di Regina, a conferma che spesso le viene ancora questo istinto.
«Ma io credevo che fossimo diventate almeno un po’ amiche ed è compito delle amiche restarsi accanto, soprattuto nei momenti di difficoltà e chiedere scusa quando sbagliano. Ti chiedo scusa per averti fatto soffrire Regina. E ora, ti chiedo, vuoi venire alla cena della vigilia domani? E te lo chiedo perché non voglio passare il Natale sola con i miei genitori, ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a fronteggiarli e poi non posso certo parlare con loro di ogni cosa, come si fa con le amiche.» finisce il suo discorso tutto in un fiato e aspetta una reazione da parte della donna, che non tarda ad arrivare. 
Regina apre la porta e le si posiziona davanti.
«Senza dubbio sei pazza Swan se mi consideri tua amica. La cena di Natale comunque si fa a casa mia. Dillo tu agli charming» dice senza aggiungere altro e superandola per uscire dall’edificio. 
Emma sorride, è proprio tipico di Regina Mills un comportamento del genere. Ed è felice che la donna abbia finalmente capito le sue intenzioni. Lei la reputa veramente sua amica o quanto meno la figura più vicina a tale concetto. Ha avuto una sola amica vera, che ha allontanato dopo un torto che le ha fatto, senza ascoltare ragioni e senza ovviamente accettare le sue scuse e si pente di ciò. Non vuole fare gli stessi errori anche con Regina. La considera sua amica e glielo dimostrerà, il primo passo, quello di chiedere scusa, l’ha già fatto. 
Ora, ora però deve fermare Killian. Spera solo che non debba soffrire ancora. Ha svolto tutto nei modi giusti. Ha aiutato Elsa a scoprire le sue potenzialità, ha parlato a Regina a cuore aperto e ora, deve solo riuscire a dire quelle semplici parole all’uomo che ama. Non è difficile no? Per Emma Swan in realtà lo é eccome, non è mai stata in grado di manifestare i suoi sentimenti.
Prende il maggiolino e si reca al porto. Non è ancora andato via. Ma sta per farlo, ed è il momento giusto per agire, per parlare. 
Lui la nota e le si avvicina, ma la guarda confuso, come se non immagini il motivo per cui lei sia lì. O meglio lo sa perfettamente, ma non sa se vuole ascoltare le sue parole, teme che lei lo farà soffrire ancora, che forse non sono fatti per stare insieme... 
«Swan, io sto andando! Qualsiasi cosa tu debba dirmi, dimmela ora che la mia ciurma sta aspettando per tornare nella foresta incantata.» gli costa essere così duro con lei, prenderebbe il suo volto e la bacerebbe in quel preciso istante, vorrebbe rispecchiarsi nei suoi occhi per tutta la vita. 
«Io...» prova a dire, ma è così difficile dirle quelle parole, perché non riesce a dirlo? Non riesce a spiegarlo nemmeno lei, eppure prova un sentimento forte bei suoi riguardi, lo sa, lo sa bene che si tratta di amore. L’ha capito forse troppo tardi, ma ora l’ha capito. 
Spugna urla al capitano che loro sono pronti per partire e Killian si volta da prima verso la sua ciurma e poi di nuovo verso Emma, che ancora non è riuscita a dire nulla, nulla del discorso che si era programmata nella testa mentre guardava verso il porto. 
«Ciao Emma, è stato meraviglioso conoscerti.» gli dice lui, accarezzandole dolcemente il viso con la mano, mentre si perde per l’ultima volta nei suoi smeraldi. Vuole guardarli per l’ultima volta e poterli ricordare in qualche modo, almeno per un ultimo istante, prima di cambiare per sempre vita e cercare di dimenticarsi di Emma Swan. 
Vedendo che lei continua a non dire nulla, si volta per raggiungere i suoi pirati e lasciare Storybrooke. 
«Sono innamorata di te.» grida a quel punto Emma, con tutta la voce che possiede. E riesce a farlo voltare nuovamente verso di lei. 
I loro occhi si incrociano nuovamente, verde e azzurro si mescolano insieme. Emma attraverso lo sguardo vuole far capire a Killian che è sincera, che è vero che è innamorata di lui, non sta mentendo, non è un modo semplicemente per fermarlo, per tenerlo al suo fianco. Gli occhi non mentono mai. 
Killian a sua volta, la guarda per capire se veramente è sincera, i suoi occhi sono sempre stati molti espressivi, più delle parole. Anzi, lui si è proprio innamorato dei suoi occhi, loro hanno sempre espresso ciò che lei non è mai riuscita a dire a parole. E ancora una volta stanno parlando al suo posto, vede in loro sincerità, amore, desiderio, paura. Un mix di sentimenti contrastanti, esattamente come quelli del suo cuore. 
Ha paura di perderla ancora, ha paura di soffrire ancora, ma ama Emma Swan con tutto se stesso. L’ha rincorsa per tanto tempo, è andato fino a Neverland per lei, per starle vicino, innamorandosi di lei. L’ha seguita in un viaggio nel tempo. Ha venduto la sua nave per lei, come può non amarla con tutto se stesso? E ora lei è lì, che le sta dicendo a sua volta di essere innamorata, non riesce a crederci, veramente non riesce a crederci, ma è tutto reale. Finalmente Emma ha ammesso i suoi sentimenti, è riuscita ad aprire il suo cuore. 
Senza pensare ulteriormente l’afferra per i fianchi e l’attira a sé, catturando le sue labbra.
La donna rimane un attimo spiazzata da quel contatto, ma poi si lascia andare subito dopo a quel bacio che via, via si fa sempre più intenso e passionale. 
Le loro lingue giocano tra loro in una danza perfetta, come se fossero destinate da sempre a muoversi in perfetta armonia e coordinazione. 
Le mani di Emma accarezzano i capelli di Killian alla base della nuca. Lui fa lo stesso con la mano, affonda le dita nei suoi capelli biondi e con l’uncino, la tiene stretta a sé, come se fosse la cosa più preziosa del mondo, come se stavolta non ha intenzione di farla andare da nessuna parte. 
Quando si separano dal quel bacio, dolce e passionale allo stesso tempo, hanno entrambi il fiato corto. Tanto che riescono solo a guardarsi negli occhi senza riuscire ad aggiungere altro. I loro occhi però in quel preciso istante, stanno dicendo più di mille parole, mentre la loro bocca si apre in un sorriso, un sorriso che non lascia dubbi all’emozioni e alle sensazioni che stanno vivendo. 
Il loro bacio, è stato un bacio di conferma. Una conferma a quello che Emma ha poco prima espresso a parole. I loro sguardi lo stesso, sono semplicemente una conferma. Un’ulteriore conferma. 
«Anch’io sono innamorato di te, Emma.» il primo a rompere il silenzio è proprio Killian, il quale sposta la mano verso il suo viso per accarezzarglielo dolcemente. 
In risposta a ciò, è Emma a baciarlo di nuovo. Appoggiando delicatamente le labbra su quelle dell’uomo, in un bacio molto più casto, ma non meno intenso.
«Non...» vuole una conferma e quindi ha bisogno di chiederglielo, anche se probabilmente la scelta di Killian è chiara. Resta. Lei però, lo vuole sapere lo stesso, ha bisogno di una certezza, soprattutto ora che si è esposta, che si sono esposti entrambi. 
«Non vado da nessuna parte, no. Sono stato uno cretino a voler partire e lasciati qui. È qui la mia casa o meglio, dove sei tu. Mi sentivo solo ferito dal fatto che tu mi avessi allontanato ancora una volta e ho reagito da Hook.» le dice rassicurandola, ma allo stesso tempo scusandosi per aver reagito così male al suo allontanamento. Ha creduto che lei non provasse lo stesso sentimento, che probabilmente si fosse illuso da solo e non voleva continuare a soffrire. Ha sbagliato a non parlarne con lei e chiarire. Ha lottato per lei per tutto quel tempo e si è arreso per una fesseria. 
«Lo so che non è facile starmi accanto e che sono complicata. Mi dispiace.» ammette a sua volta, rendendosi conto che non ha fatto veramente niente per tenerlo legato a sé, a parte allontanarlo ogni qualvolta avesse paura o si sentisse insicura. Prima per la paura di amare, visto che è stata sempre ferita quando si è fidata di qualcuno; poi per la paura che Henry non potesse accettarlo, visto che ha perso il papà da poco; infine per la paura di perdere anche lui, esattamente come ha perso tutti gli uomini della sua vita. Neal, Graham, perfino Walsh. Tutti, sono tutti morti e lei ha avuto paura di perdere anche Killian. Ha preferito allontanarlo pur di non soffrire. 
«Ho perso tutti. Neal, Graham, perfino Walsh. Sono morti tutti. Non volevo rischiare di perdere anche te.» ed ecco tirare giù un altro tassello del suo muro di protezione, di insicurezza che si è costruita per non soffrire. 
«Se c’è una cosa in cui sono bravo è sopravvivere.» le dice sorridendo e accarezzandole ancora la guancia. 
Emma rimane piacevolmente sorpresa da quelle parole, altra conferma del suo amore e sorride timidamente, guardandolo intensamente negli occhi. Killian la trova irresistibilmente bella così fragile, così imbarazzata, ma allo stesso tempo felice e la bacia di nuovo. Avverte il desiderio di baciarla ancora una volta, di assaporare ancora e ancora le sue labbra. 
Per la donna è lo stesso, tanto che una volta che le loro labbra si uniscono nuovamente, non esita un secondo a ricambiare il bacio e lasciarsi trasportare dal sapore di esse. Sono così morbide e sanno di rum, oltre che di menta, una combinazione perfetta. Tanto da mandarla quasi in estasi. 
L’uomo dai suoi capelli scende verso la sua schiena e insinua la mano sotto il suo giacchetto di pelle, facendole avvertire i brividi lungo la schiena. Lo percepisce subito lui stesso di quanto lei si sia lasciata andare e sorride sulle sue labbra, prima di tornare a dedicarsi a quel bacio mozzafiato. 
Esistono solo loro, incuranti della ciurma, del resto del mondo. Ci sono loro, in mezzo a porto e non esiste nessun altro. 


Emma si sveglia sentendo suo figlio eccitato per qualcosa, la sta chiamano insistentemente e lei, apre gli occhi incrociando il suo sguardo felice ed esaltato. Sorride a sua volta, ma poi improvvisamente si ricorda ciò che ha dovuto affrontare in quei giorni, il suo rivivere costantemente il 23 dicembre e teme di non essere riuscita ad andare avanti, di non aver portato a termine la sua missione, nonostante ciò che è accaduto. Se chiude gli occhi ancora riesce a immaginare il bacio che si è scambiata con Killian. Non può averlo perso nonostante ciò che si sono detti e nonostante quel bacio da lasciare senza fiato. 
«Mamma, su svegliati! Vestiti! È la vigilia di Natale e fuori nevica! È tutto imbiancato e ci aspettano tutti giù, anche Hook. Non è più partito e ha detto che tu l’hai invitato per festeggiare con noi. Dai, muoviti.» suo figlio è un fiume in piena, la diverte vederlo così felice ed eccitato, come giusto che sia, visto la sua giovane età. Ma la cosa che la fa sorridere come non mai, è di essere riuscita nella sua operazione Natale in famiglia. Si alza velocemente, dando un bacio a suo figlio, perché anche se non lo sa, è stato lui ad aiutarla e si affretta a prepararsi per godersi quella giornata di festa, con tanto di neve annessa, a rendere l’atmosfera ancora più bella e suggestiva. 
Quando scende in strada, nota tutti a giocare a palle di neve, lei si avvicina a Killian e l’uomo prontamente la bacia sulle labbra. 
«Buona vigilia di Natale, Swan.» stringendola un po’ a sé, attirandola dal fianco. 
Emma sorride e ricambia l’augurio, perdendosi nei suoi meravigliosi occhi celesti, domandandosi come possano essere così belli e come può perdersi dentro di essi ogni volta. 
Poi sposta lo sguardo nuovamente verso gli altri. Henry, i suoi genitori, Regina, Robin, Roland, Elsa, tutta storybrooke che per una volta si sta godendo la neve, la gioia, senza pensare a mostri, pericoli e sortilegi. Ed è felice anche lei. 
È felice e vuole godersi questo attimo, senza pensare a nulla, senza la paura del domani. È felice, ora, in questo istante. Ciò che ha affrontato le ha fatto capire l’importanza del presente, del godersi le persone giorno per giorno, senza avere paura del domani. Ed è proprio questo il bello della vita. 
Com’è bello passare il Natale con chi si ama di più e sentirsi amati, accolti, accettati. A casa. 

 
FINE 




Spazio autrice: Ciao a tutti, ed eccomi qui con la mia storia di Natale dedicata ai nostri CaptainSwan. Non c'è molto da dire in merito, questa idea é nata per puro caso, quando mi sono immaginata i nostri CS a vivere l'ennesima avventura insieme. In questo caso é Emma a dover portare a termine la sua operazione di Natale ovviamente. Qualche piccolo dettagli sulla storia, come avrete letto é ambientata tra la fine della terza stagione e l'inizio della quarta, io ho voluto inserire questo piccolo inconveniente per arricchire la trama, ma come avrete visto ho inserito tutti i riferimenti alla serie, esattamente come abbiamo visto. Altra piccola precisazione, il titolo inizialmente doveva essere in italiano, ma poi ho notato che in inglese faceva molto più effetto e quindi ho deciso di metterlo in inglese, ma nell'immagine come vedrete é in italiano, semplicemente perché ci ho messo veramente una vita a farla e rifarla nuovamente mi prendeva troppo a male (anche perché ho fatto l'immagine i primi di dicembre, quindi immaginate quanto tempo fa e infatti, questa storia é nel mio archivio di storie già da qualche settimana, ma per una giusta causa, visto che è ambientata a Natale, la pubblico ora).
Penso di avervi detto tutto... Fatemi sapere che cosa ne pensate. Buona vigilia di Natale, buon natale e buon anno 🥳🎅🏻🎄😘 (se pur ci sentiremo prima della fine dell'anno con il nuovo capitolo della mia long). Divertitivi oggi, mangiate, sorridete e state con le persone che amate, se pur é solo a Natale che ciò dovrebbe accadere. Un bacio e a prestissimo. 
   
 
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