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Autore: Sinden    27/12/2019    1 recensioni
Heloise é una giovane studiosa. Il suo sogno é quello di essere ammessa a Orthanc, la Torre di Isengard, in cui vengono istruiti e formati i futuri Stregoni.
Per farlo, dovrà prima superare una difficilissima prova.
🌺🌺🌺
FF tolkeniana, genere avventuroso, basata anche su film Lo Hobbit - La desolazione di Smaug.
Nuovo personaggio.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Thorin Scudodiquercia
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Stai scherzando, vero?" chiese Heloise alla sorella Isadora. "...solo cinque persone?"

"Sì, mi hai sentito. Cinque allievi ogni cinque anni. E secondo tradizione, sono sempre tutti maschi." rispose Isadora, sbuffando. "...e ti ostini a sperare in quest'assurdità! Come credi di poter entrare in quel circolo?! Stai perdendo tempo."

Heloise avvertí la solita, pungente frustrazione manifestarsi in lei. Detestava quelle infinite discussioni. "Devo provarci. O me ne pentirò tutta la vita.  Ho promesso a papá che..." 

"...hai promesso a papá che ti saresti fatta una famiglia! Che avresti avuto figli, un futuro in cui costruire qualcosa! Perché non accetti la corte di Simenon, é un brav'uomo, e le sue finanze sono ottime. Ti ha sempre corteggiata e lo ha fatto con garbo! Ora che il suo commercio sta andando a gonfie vele desidera una moglie e figli. Con lui, staresti bene." insisté Isadora, gettando il canovaccio con cui asciugava i piatti sul lavello.

Heloise si girò dall'altra parte. Erano nella cucina di casa loro, una bella abitazione nella cittadina di Midlothian, a sud del Minhiriath, territorio una volta ricco di foreste, e, durante la Terza Era, martoriato da pestilenze, incendi e guerre. Rimanevano sparuti gruppi di umani ad abitarvi, fra i quali la famiglia Foley.

"Ah, che vuoi che mi importi di quel vecchio. Ha cinquantacinque anni. Preferirei passare la mia vita da sola che con quel barboso." replicò Heloise, stiracchiandosi. Aveva passato tutta la mattinata sui libri e la schiena le faceva male.

"Un barboso proprietario di tre ettari di terreno coltivato. Un agricoltore talmente ricco da poterti comprare quanti vestiti desideri." rispose Isadora. "Io mi sposerò l'anno prossimo e tu dovresti fare lo stesso. Papá non avrebbe voluto che tu diventassi una...una... studiosa! Che futuro vorresti costruirti, si può sapere?!"

Heloise guardò fuori dalla finestra. "Mamma non é ancora rientrata." mormorò. "Ma tra poco viene sera."

"Giá...passa tutto il giorno fuori a rammendare biancheria per due soldi. Conta su di noi per aiutarla, ora che é anziana. E tu...vuoi lasciarla per andare a Isengard. Sei un'incosciente e un'egoista!" rinfacciò Isadora, guardandosi le mani. Erano ruvide, rovinate. Non erano le mani di una signora. Ma lo sarebbe diventata di lí a un anno, una consorte devota e rispettata. Sam Pontipack si era proposto a lei tre mesi prima, e benché non fosse che un mugnaio, aveva un discreto gruzzolo da parte. Abbastanza soldi per mantenere una moglie.

Isadora odiava essere di peso alla loro madre, ma soprattutto odiava essere povera. Non c'era nulla di nobile nella povertá, solo umiliazioni e quella strisciante invidia che provava sempre quando incrociava per strada le ragazze più facoltose di Midlothian, graziose e civettuole nei loro bei vestiti nuovi. Ma con Sam sarebbe finito quell'inferno, e avrebbe potuto sostenere anche l'anziana signora Foley, che faceva la sarta e la domestica per dar da mangiare alle due figlie, ormai adulte.

"Perderai un anno della tua vita se insegui questa follia, Heloise." continuava Isadora. "Un maledetto anno."

"É la mia vita, dici bene Isa." rispose finalmente Heloise. "La mia vitaE decido io, della mia vita, cos'é giusto fare. Papà voleva che diventassi una persona istruita, e che diventassi esperta in medicina, e magia. Isengard é il luogo sede dell'Ordine degli Stregoni, Saruman il Bianco li comanda. I più grandi saggi ed eruditi vengono da lí. Ed é lí che devo andare."

"Oufff!!" sbuffò la sorella maggiore. "Non ti ammetteranno! E il viaggio verso quel territorio é lungo e pericoloso! Ma perché non stai qui e..."

"...falla finita, ho detto. Mamma sa già cosa voglio fare ed é d'accordo. Tu non sei mia madre!" rispose Heloise.

"Ma qualcuno deve pur dirti come stanno le cose. Tu rifiuti la realtá, sorella. Non vedi in che miseria siamo costrette a vivere? Nostro padre non ci ha lasciato che questa casa e la stalla là fuori. I soldi che guadagna mamma sono pochi e io faccio quel che posso con i lavori di cucito. Tu sei l'unica qui a non portare un centesimo a casa!" le disse Isadora. "... in che modo credi di procurarti i soldi per i libri? E per il viaggio e per il tuo sostentamento? E come pensi di superare la prova finale, che dá l'ammissione a Isengard? Dicono che devi preparare un saggio, scrivere un libro. Un saggio su un argomento non ancora trattato dalla scienza nota."

"Come sai queste cose?" chiese Heloise.

"Helmo del negozio dei liquori me lo disse. Un suo nipote ci ha provato cinque anni fa, e lo hanno respinto. La selezione é durissima e mai nessuna ragazza ha tentato. Isengard é un luogo dove formano e crescono maghi e Stregoni. Cosa vorresti diventare, una Strega??! Io non capisco." ribatté Isadora.

"Non una Strega. Una scienziata. Una persona in grado di curare malattie, studiare la Natura. Qui non abbiamo nemmeno un erborista, non ci sono dottori, i cittadini di questo posto rischiano di morire per una banale influenza. Potrei essere di aiuto alla comunitá, farlo diventare un lavoro." spiegó Heloise, con pazienza. Quelle diatribe con sua sorella terminavano sempre allo stesso modo: con un grande mal di testa reciproco e porte sbattute.

Isadora non concepiva altro che ciò che le avevano insegnato. Per lei, il destino di ogni donna perbene doveva essere quello di occuparsi di un uomo, dei marmocchi generati con quell'uomo, e tenere in ordine il focolare. Non riteneva che una ragazza potesse concedersi il lusso di ambire a qualcosa di più.

Ma Heloise sí, e come lei suo padre. Norman Foley era morto in guerra: non era stato un soldato, era stato una staffetta, uno di quei messaggeri che avevano l'incarico di galoppare da una trincea all'altra con i dispacci.

Quando era piccola, notando il suo amore per i libri e le illustrazioni, suo padre le aveva insegnato a leggere. Avevano iniziato con I racconti delle fate, ma una volta imparato, Heloise aveva mostrato un interesse molto piú deciso per i saggi scientifici, quei pochi che era riuscita a trovare nell'unica libreria di Midlothian.

La morte del loro padre aveva gettato la famigliola Foley nella più cupa difficoltà, soprattutto da un punto di vista economico. Norman mandava sempre a casa il compenso mensile che l'esercito di Gondor - l'unico che reclutava anche uomini di altri territori - gli elargiva, e non erano cifre irrisorie. Le staffette venivano pagate bene, dato il rischio del loro lavoro.

Una volta sole, Jemma e le sue due figlie erano state costrette ad affittare la grande stalla dietro casa, e con il ricavato riuscivano a mala pena ad andare avanti. La loro madre tirava su qualche soldo lavorando a servizio nelle abitazioni dei vicini, e Isadora aveva imparato a cucire per arrotondare le entrate, ma i soldi non bastavano mai e ora ci si metteva anche Heloise con le sue fregole da intellettuale.

Andare a Isengard, e prima attraversare da sola il fiume Brandivino e la Contea dei piccoli Hobbit? A Isadora pareva una pazzia.

"Non temere per i soldi. Troveró il modo. Ma voglio andare fino in fondo con questa faccenda." ripeté la giovane. "Almeno voglio provare."

"Quale modo? Avanti spiega." controbatté Isadora.

"...il vecchio Simenon é facoltoso, hai detto...mi faró dare i soldi da lui. Ho calcolato che dovrei disporre di almeno trecento monete d'oro per far fronte alle spese." ragionó Heloise.

"...trecento...e come pensi di fartele dare?" chiese la sorella maggiore.

"Simenon é innamorato di me, é vero. Troveró il modo." rispose Heloise, tormentando con le dita il pendaglio che teneva al collo.

"Non vorrai...Heloise!" la rimproveró Isadora. "É un brav'uomo. Non prenderti gioco di lui."

Heloise annuí. "Già, un bravo e ricco gentiluomo. Vedremo domattina se saprà anche essere generoso."

🌺🌺🌺

"Heloise! Che piacere vederti!" la salutò George Simenon, uscendo dalla sua piantagione con gli stivali pieni di fango.

Era un signore sorridente, un po' sovrappeso e con due lunghe basette grigie come i suoi capelli.

Heloise era andata a trovarlo, e per l'occasione aveva preso a prestito di nascosto  il vestito più grazioso di sua sorella, impegnata in quelle ore ad accudire i figli di una loro vicina.

"George! Da molto sentivo la vostra mancanza, dalla festa di mezza estate, ricordate?" lo salutò Heloise, smontando dal piccolo calesse di famiglia. "Vi avevo promesso che sarei venuta a trovarvi."

"Certo, ma... volevo venire a prenderti io. Mi spiace tu ti sia scomodata. Prego, reggiti a me!" si offrí Simenon, porgendole un braccio. C'era fango sulla strada, e l'ampia gonna di Heloise toccava terra. "Questo abito é cosí grazioso... lo sporcherai!"

"Oh, non potevo presentarmi a voi con un vecchio grembiule, non credete?!" chiese, nel suo tono più civettuolo.

"Ma tu saresti meravigliosa anche avvolta da una sacca di fustagno! Cara Heloise, fatti guardare..." le rispose George, tenendole le mano. "... sei sempre piú bella. Viene voglia di mangiarti!"

Heloise rise. "Mi stavo chiedendo... come puó un gentiluomo come George Simenon passare i suoi giorni con le ginocchia immerse nel fango? Non avete a noia il vostro lavoro nei campi?"

"Questa é la mia terra, e io la amo. La amo, come si ama una madre. Questa regione un tempo era attraversata da fitte foreste. Non si poteva coltivare nulla. Ma gli incendi hanno per certi versi favorito l'attività di noi agricoltori." George si chinó e raccolse un po' di terriccio in una mano. "La terra rossa di Midlothian. È sempre stata generosa con me, e io voglio dedicarle la mia vita. Perció no, non mi annoio qui."

"Beh, son certa che queste graziose piantine verdi e le carote e i pomodori corrispondano tutto il vostro affetto. Ma ditemi: non sentite la mancanza di un affetto vero, nella vostra vita?" chiese Heloise. I suoi occhi castani si fissarono in quelli grigi dell'uomo.

George restó a contemplarla con la bocca semiaperta, dopo quella domanda. Sembrava piacevolmente meravigliato. "Heloise... vuoi dire che... finalmente hai deciso di accettare la mia corte?"

"In veritá, ho pensato molto a voi. Voglio complimentarmi per la costanza del vostro sentimento, e per la discrezione con cui avete sempre mostrato interesse nei miei riguardi. E sono qui per parlarvi in modo sincero, ora." disse Heloise. "Ditemi George, sareste disposto ad esaudire un mio desiderio, dietro la promessa di prendere in seria considerazione l'ipotesi di un fidanzamento?"

George quasi si prostró in ginocchio. "Quello che desideri, cara! Chiedi ció che vuoi!" Il suo cuore sembró esplodergli nel petto. Heloise Foley era una bella ragazza, e giovane. Molto più giovane di lui.

In verità al vecchio Simenon garbava molto di più sua sorella Isadora, la bionda Isadora che con i suoi ricci dorati faceva impazzire mezza Midlothian. Ma era già promessa.

Heloise tuttavia aveva ereditato i bei lineamenti di sua madre, e aveva due intensi occhi castani. Per non parlare di quel corpo snello e perfettamente proporzionato.

"Ecco, mi servono trecento monete d'oro." disse Heloise.

George si riprese dall'emozione. Si levó dritto in piedi, con un'espressione confusa e un po' sospettosa.

"Non é una cifra da poco. Per farne cosa, posso chiedere?" le domandó.

"Ho un mio progetto, e mi servono quei soldi. Ve li restituiró appena potró. Voi dovete avere migliaia di monete, so che i vostri affari vanno a gonfie vele." azzardó Heloise.

"Non mi importa che me le restituirai. Ma vorrei sapere a che ti servono quei soldi." chiese ancora George. Sembrava un po' contrariato.

"Ecco, devo affrontare un lungo viaggio e un anno di permanenza in un luogo lontano. Mi servono fondi." rispose Heloise.

"Un...anno...lontana da qui?? Ma dove vuoi andare?" insisté George. "E perché dovrei darti il mio denaro a fondo perduto?"

"Oh ma...George!" rispose la ragazza, fingendo indignazione. "Rifiutereste un desiderio a me? Alla vostra possibile futura fidanzata?!"

Simenon si mise le mani sui fianchi, irritato. "Sentimi bene... io forse ho un debole per te ma non sono uno stupido! Sono un uomo d'affari e so riconoscere una fregatura." rispose George, in un tono improvvisamente severo. "Dovrei darti una cifra simile per vederti spiccare il volo e magari non tornare più? Chi mi assicura che ci fidanzeremo, dopo?"'

Heloise inarcó le sopracciglia, offesa. "Vi ho dato la mia parola."

"Non mi pare proprio. Hai detto forse. Beh, io non sono abituato a gettare il denaro dalla finestra. E non lo faró, per quanto invaghito io possa essere di te!" ribatté seccamente lui.

"Beh io credevo che aveste molta piú classe! Sono davvero delusa, George!" ribatté stizzita la giovane. Poi fece un passo indietro e lo squadró con astio. "Voi non siete un galantuomo, allora! Mi pento di essere venuta fin qui!" si allontanò, dirigendosi verso il calesse. "Trecento monete non sono che bazzecole per voi, non crediate che non lo sappia!"

"Sei venuta qui solo per i soldi. Ma tu non vali trecento monete d'oro!" le gridò George, amareggiato. "Avrei dovuto saperlo... voi ragazze Foley siete delle piccole pezzenti. Me lo dicevano, fareste qualsiasi cosa per denaro! E io come uno stupido non ho mai dato retta a quelle voci... ma non avrai nulla da me!"

Heloise non badò a quegli insulti e salí velocemente sul calesse. Poi in un impeto d'ira frustò il cavallo per spronarlo. "Non osate mai più importunarmi, George Simenon!" gli urlò, mentre si allontanava a gran velocità. "Non voglio più saperne di voi!"

"Razza di poveraccia...lascia che racconti in giro di questa conversazione e più nessun uomo di questo posto vorrà saperne di te..." mormorò fra sé Simenon. "....e nemmeno di tua sorella!" urlò.

Heloise frustò ancora il ronzino e si allontanò di gran carriera.

Dannato Simenon, aveva l'anima avuda e furba di tutti i commercianti. Quanto si era sbagliata sua sorella nel tesserle le sue lodi! Altro che gran signore...

"Già, ma devo trovare quei soldi... devo procurarmeli... ma dove...? Come?!" si chiese.

Poi guardò verso Est. Oltre il fiume Brandivino iniziava il territorio degli Hobbit.

Sarebbe stato già abbastanza complicato arrivare fin lí. 
Sarebbe stata tutta quanta una faccenda complicata.

Ma lei era determinata a diventare la prima maga della Terra e aveva abbastanza cervello e testardaggine da provarci.

Decise di chiedere consiglio a sua madre, più tardi quella sera.

 

   
 
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