Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: Aperonzina    29/12/2019    2 recensioni
Da sei anni Carlo sente che la sua vita è in pausa, non riesce ad andare avanti a causa di un evento il cui solo ricordo non gli da pace.
Passa ogni anno aspettando quello successivo, intrappolato in quel terribile autunno di sei anni fa.
La spensieratezza e intraprendenza che aveva da giovane ormai sono sparite, la sua vita è monotona e proprio nel momento in cui sentirà di starsi abituando a questa situazione, ecco che il suo passato tornerà a galla e questa volta per lui sarà impossibile ignorarlo.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Seconda classe, binario numero sette, direzione, Brescia.
I vetri erano puntellati da quelle che sembravano piccole macchioline di vernice.
I pavimenti del vagone erano sporchi e il rumore assordante e gli spifferi d’aria gelida non mi avevano permesso di chiudere occhio.
Imprecai sottovoce, nel 2019 era improponibile che un treno fosse tanto sciatto.
Mi guardai intorno per spiare gli altri passeggeri, poco davanti a me, un gruppetto di ragazzi scherzosi chiacchierava animatamente, di lato, una signora di mezz’età era intenta nella lettura di un romanzo e poco distante da lei, una ragazza di qualche anno più grande di me, probabilmente una pendolare, sistemava gli appunti sul suo portatile.
Nessuno sembrava soffrire particolarmente della scomodità di quel treno e questo non faceva altro che irritarmi ulteriormente, a volte mi chiedevo se fossi io l’unica a vedere la realtà, o se la mia realtà fosse completamente diversa da quella del resto del mondo.
Ero rannicchiata in un angolo lontano da tutti, avvolta nel mio cappotto nero, le cuffiette bianche alle orecchie e il filo che si attorcigliava tra le mie dita nodose mentre ci giocherellavo.
Era solo l’inizio di settembre ma io stavo congelando. Ero stanca, troppo stanca per quel vento, per le chiacchiere, per sopportare la serenità altrui, che invadeva la vita delle persone come me.
L’unica via d’uscita dal mondo reale era la musica, nonostante i System of down fossero passati di moda per alcuni, per me sarebbero sempre stati una via di fuga, il mio rifugio.
Era solo musica, eppure era in grado di comunicarmi molto più di quanto avesse mai fatto una persona in carne ed ossa.
Socchiusi gli occhi, concentrandomi sulla melodia, il resto non aveva importanza.
 
Quando scesi dal treno, la stazione di Brescia era affollata come mi era stata descritta. L’aria che si respirava in città non era tanto diversa da quella di Pordenone, ma il mondo sembrava grigio, le persone erano grigie, fredde, surreali. 
Il fatto di aver vissuto in campagna, circondata dai campi e dalla natura, non aiutava di certo a rendere quel paesaggio più piacevole, però dovevo ammetterlo, quella stazione sarebbe parsa tetra a chiunque.
Non mi fece troppa impressione, d’altronde, anche io agli occhi esterni, nonostante i capelli rossi e incolti facessero del loro meglio per rendermi appariscente, dovevo apparire anonima, spenta. Forse era la città perfetta nella quale stabilirsi.

 Raggiunsi la mia meta dopo aver viaggiato per una mezz’ora circa su un altro autobus fatiscente e così mi ritrovai in un quartiere singolare nella periferia della città. 
Chiunque in una situazione simile si sarebbe sentito elettrizzato, spaventato o quantomeno emozionato, ma io no. In realtà mi sentivo allo stesso modo da tanto, tantissimo tempo.
Le giornate erano tutte uguali e le occhiaie sul mio volto dimostravano quanto anche le notti potessero essere infinite certe volte.
Ero stanca, ma non avevo paura, non avevo nemmeno la forza di provare ancora paura.
 
Mi fermai davanti ad una bella villa con un cortile curato, avrei dovuto ritenermi fortunata, chi tiene così bene una casa, non può essere uno sbandato o un pazzo.
Risi di me stessa, era stato un pensiero stupido, mi ero fissata con i gialli in quel periodo e si sa che i peggiori criminali sono persone che non ne hanno affatto l’aspetto. Sperai non fosse quello il caso.
Presi un grande respiro e controllai il nome sulla cassetta della posta. Forse a ripensarci un po’ di paura l’avevo, ma quella era la casa che stavo cercando, dovevo solo suonare il campanello.
Rilessi il nome una seconda volta, giusto per essere sicura. A grossi caratteri neri, si poteva leggere chiaramente il nome dell’inquilino: Carlo Agazzi
 
 
Note dell’autore: Ciao! È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ho pubblicato, come avrete notato, il personaggio narrante è cambiato, accadrà spesso in questa storia e un po’ ho cercato di cambiare leggermente anche stile di scrittura, per renderlo più affine alla protagonista di questo capitolo.
Cercherò di pubblicare il prossimo capitolo al più presto, spero questo capitolo vi sia piaciuto, grazie per essere arrivati fin qui!
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Aperonzina