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Autore: riccardoIII    05/01/2020    16 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Prima, c’erano stati luoghi sicuri.

-Che programmi avete per stasera?-
La voce di Charlus era suonata allegra, come per tutta la durata del pranzo di famiglia che aveva organizzato per il compleanno di James, eppure Sirius non riusciva a smettere di essere preoccupato per lui. Rispetto ai mesi passati sembrava stare molto meglio, certo, eppure le sue occhiaie erano ancora visibili e un reticolo di nuove rughe solcava il suo volto come una sottile ragnatela. Forse erano già lì da un po’, ma lui aveva cominciato a prestarci attenzione solo nell’ultimo periodo; erano troppe e troppo fitte per essere sorte tutte insieme.
-Vediamo Lily, Sarah, Remus e Peter per una birra, più tardi, niente di che. Doveva essere dei nostri anche Chase, ma Moody l’ha incastrato con un turno extra e abbiamo preferito non rimandare; Pete praticamente sta vivendo al San Mungo, è lì ogni minuto in cui non lavora, ha davvero bisogno di prendere una boccata d’aria-
Il sorriso di Charlus si attenuò alle parole di James.
-Suo padre sta ancora molto male?-
-La fase delle scintille non è ancora passata, pare che i suoi polmoni ne stiano risentendo parecchio; non è in grado di respirare autonomamente. Però il rush è diventato verde-
Il volto dell’uomo era ancora parecchio corrucciato dopo la spiegazione di Sirius.
-L’ultima cosa di cui avevamo bisogno in questo momento era il Vaiolo. Già la gente è terrorizzata dalla guerra, questo porterà solo altro panico nella vita delle persone-
-A quanti casi siamo?- domandò James, giocherellando con la forchetta e la glassa al cioccolato della sua torta.
-Ventisette all’ultimo computo. Considerando quanto è piccola la comunità magica, sono tantissimi. E non tutti rispondono alle cure, a quanto ho saputo. Pare che i Guaritori abbiano chiesto aiuto agli Indicibili per approntare una nuova terapia mirata per questo ceppo-
-E il Ministero li aiuterà?-
-Oh, Minchum ha tutti gli interessi a farlo, James. Più preoccupazione c’è in giro, più lui è a rischio. Ha creato una task force tutta per il San Mungo, con tanto di Forze Speciali a presidiare il reparto isolato. Verrebbe da chiedersi se non ci siano posti più a rischio in cui mandare i nostri agenti-
La voce di Charlus era suonata un filo sprezzante, ma Sirius non se la sentiva di dargli torto. Il piano del Ministero di presidiare il Paese era stato portato avanti nonostante ciò che era accaduto a Nottingham a dicembre, il che significava che Londra era più scoperta che mai. Tutti gli impiegati del Dipartimento Applicazione della Legge Magica facevano i doppi turni da tre mesi, ormai; per avere quel giorno libero Charlus aveva dovuto lavorare quattro weekend di fila.
Vivevano tutti nel terrore di un nuovo attacco; Voldemort non si muoveva da mesi, ormai, e avevano imparato piuttosto bene che quei tempi morti tra un raid e il successivo servivano solo a far crescere il terrore nella popolazione e colpire quando meno il Mondo Magico se lo sarebbe aspettato. Più i giorni passavano, più era probabile che i Mangiamorte stessero pianificando qualcosa di terribile.
Ogni volta che andava a dormire Sirius si chiedeva se si sarebbe svegliato con il mondo ancora intero.
-Vogliono dare l’impressione che sia tutto sotto controllo, come sempre. Per quanto possa essere controllata un’epidemia, certo- si inserì James, sarcastico.
-Ma com’è possibile che non si conosca il metodo di trasmissione? A quanto so, il signor Minus non era venuto a contatto con nessuna delle persone che è stata ricoverata con lui-
-Il contagio non è solo uomo-uomo, Sir, ma avviene anche tramite oggetti infetti. Per questo è così difficile governare il fenomeno. Il Ministero ha inviato un opuscolo che spiega le buone pratiche di prevenzione a ogni mago o strega su suolo britannico, magari questo servirà a qualcosa. Comunque oggi siamo qui per festeggiare, non per parlare di cose tristi. Hai già aperto i tuoi regali, Jamie?-
James non ribatté per l’uso del nomignolo.
-Solo i tuoi manuali di Difesa, per ora. Ah, e Lily mi ha preso i biglietti per Leeds-Liverpool di maggio. Ha detto che è ora che provi l’atmosfera degli stadi babbani, e mi ha assolutamente vietato l’omniocolo-
Charlus scoppiò in una risata fresca e vera e Sirius si sentì un po’ meglio.
-Fortuna che ero di turno, ieri notte, o mi sarei dovuto sorbire i festeggiamenti dei piccioncini-
-Guarda che lo so che ti sei offerto volontario per lasciarci casa libera. Fai tanto il duro, ma sei un cuore di panna-
Sirius lanciò un’occhiataccia in risposta e minacciò James con la forchetta sporca di panna mentre Charlus continuava a ridere.
-Attento a quello che dici, o ti sfratto. Cuore di panna. Io-
-Oh, stavolta sono d’accordo con James-
Sirius mise su un cipiglio oltraggiato.
-Non puoi dirlo sul serio! Non puoi tradirmi così! Cosa ne sarà della mia reputazione?-
Charlus gli rispose con uno sguardo fin troppo dolce.
-La tua reputazione è magnifica proprio per questo, Sir-
Non se la sentì di scherzare sopra quelle parole.

-Com’è andato il compleanno di James?-
Sirius si sistemò meglio il cuscino dietro la testa prima di rispondere. Accadeva sempre più spesso, ormai, che Dorcas si fermasse lì per la notte. Aveva preso anche a parlare un po’. Se non si fosse trattato di Dorcas, Sirius si sarebbe domandato se non ci fosse lo zampino di Remus.
-Milly ha preparato un ottimo pranzo e Charlus sembrava davvero contento, quindi bene-
Lei sbuffò.
-Intendevo la serata al pub, quella per cui mi hai dato buca-
Lui fece un mezzo ghigno e, nonostante non la stesse guardando, Dorcas dovette accorgersene perché gli rifilò un buffetto sulla spalla.
-Molto bene. Abbiamo bevuto un paio di pinte e Mr Farton ci ha raccontato qualche barzelletta spinta che ha fatto arrossare il naso di Peter. Sarah sembrava un po’ giù di tono, però-
-Suppongo sia perché il tuo amico lupo non la considera-
Stavolta fu il turno di Sirius di rifilarle un’occhiataccia.
-Non chiamarlo così. E poi che ne sai tu di Sarah?-
-Oh, andiamo. Non sarò il tipo di ragazza che adora fare pettegolezzi, ma è evidente che gli muore dietro. Alle riunioni non faceva che fissarlo tutto il tempo-
Sirius sospirò. Se non ci fosse stata quella stupida regola autoimposta, si sarebbe volentieri acceso una sigaretta.
-A proposito di riunioni, hai idea di quando ricominceremo a vederci? Odio non sapere nulla, e sono stanco di fissare le case di gente malvagia nella speranza che accada qualcosa di terribile-
Dorcas gli dedicò uno sguardo sibillino.
-Pensavo fossi felice di staccare per un po’, dopo…-
Lui si irrigidì.
-Non ha staccato nessuno di noi, non davvero. E comunque, “dopo” che cosa esattamente?-
Lei sembrò imbarazzata per un solo secondo, ma poi la sua maschera si ricompose.
-Il capo mi ha raccontato di Nott-
Se fosse stato un altro tipo di persona, un tipo con un livello di contegno umano, la sua mascella avrebbe toccato il materasso.
-Che cosa?-
Dorcas distolse lo sguardo; era evidente quanto si sentisse a disagio in una conversazione tanto personale.
-A quanto pare Moody non è il miglior Auror sulla piazza per niente. Si è accorto che c’è questa… Cosa. E pensava potessi essere d’aiuto visto che…-
-Visto che andiamo a letto insieme? O visto che hai ammazzato qualcuno anche tu?! Ma come si è permesso!-
Definirlo infuriato sarebbe stato poco; Sirius era scattato seduto sul letto, lenzuola e coperte attorcigliate sui fianchi e occhi incandescenti che non avrebbero lasciato scampo alla donna.
-Non essere stupido, Sirius. Moody ha capito che ci frequentiamo e ha dato per scontato che noi fossimo una coppia. Voleva solo darti una mano-
-Be’, se vado dal capo degli Auror a confessare i miei crimini mi aspetto che la conversazione rimanga privata!-
Anche Dorcas si mise a sedere, totalmente incurante della propria nudità. Sirius, comunque, non avrebbe potuto distogliere l’attenzione dai suoi occhi nemmeno se avesse voluto.
-Moody vi considera suoi soldati tanto quanto noi Auror. E ha l’abitudine di prendersi cura dei suoi sottoposti, anche se a suo modo. Gli ho fatto capire che non mi trovo nella posizione giusta per occuparmi dei tuoi traumi ed è finita lì-
Sirius era allibito.
-Finita lì?! Quando è successo tutto questo?-
Lei sfuggì al suo sguardo solo per un secondo.
-A dicembre-
-Mi stai dicendo che sono mesi… Mesi che Moody sa di noi? Perché ha continuato a mandarci in missione insieme? Non viola una delle sue regole ferree?-
-Noi non stiamo insieme come Frank e Alice, o James e Lily. Non ci sono sentimentalismi di mezzo. Quando mi ha detto che sapeva gli ho fatto capire questo e tanto gli è bastato a decidere che il nostro rapporto non sarebbe stato un impedimento-
Sirius prese un respiro e si passò una mano tra i capelli corti; stava provando un’acuta sensazione di fastidio, e non sapeva bene nemmeno lui per cosa.
-Pensavi di dirmi che lo sapevi?-
Le sopracciglia di Dorcas si arcuarono.
-Be’, te l’ho detto ora no?-
-Sì, perché il discorso è venuto fuori. Ma a quanto pare sono quattro mesi che qualcuno ti ha messo al corrente di qualcosa di fin troppo personale sul mio conto, e tu non hai ritenuto opportuno parlarmene-
-Nemmeno tu hai sentito il bisogno di parlare di questo con me. Dovrei trarne qualche deduzione particolare?-
Il fastidio nello stomaco di Sirius aumentò.
-Io e te scopiamo e basta, come hai detto tu prima. Non sono tenuto a parlare con te. Ma pensavo che, per una cosa così grossa, avresti potuto fare uno strappo alle tue regole del cazzo e dirmi che sapevi che ho ammazzato un ragazzo. Non mi aspetto certo che io e te possiamo discutere di qualcosa come i miei sentimenti, ma credo fosse mio diritto sapere che eri al corrente di qualcosa di tanto personale senza che io avessi deciso di mettertene a parte!-
Dorcas si alzò dal letto e cominciò a raccogliere i suoi vestiti.
-Cosa cazzo fai, ora?-
-Non ho alcuna intenzione di star qui a farti da babysitter mentre hai una crisi isterica. Quando ti sarai calmato fammi un fischio-
Sirius le dedicò uno sguardo sprezzante mentre era ancora intenta a infilarsi il reggiseno.
-Sei proprio una stronza-
Quando riemerse dal bagno, di Dorcas non c’era più traccia.

-E tu sei sicuro che la cosa che ti disturba sia non sapere che lei sapeva?-
Sirius finì di inghiottire il sorso di Burrobirra prima di rispondere.
-Non ti sembra sufficiente?-
Remus gli dedicò uno sguardo strano.
-L’ultima volta che ne abbiamo parlato non mi sembrava ti aspettassi un conforto da parte sua-
-Non volevo certo che mi confortasse, ma avrei voluto che mi dicesse che sapeva! Insomma, non è una cosa da poco! E in più mi ha nascosto anche che Moody era informato della nostra relazione!-
James sbuffò dal suo angolo di divano, richiamando la sua attenzione.
-Cosa dovrebbe dire questo?-
-Tu le hai detto che noi sapevamo?-
Sirius gli lanciò un’occhiataccia.
-Certo che gliel’ho detto. Le ho detto di te appena dopo averti informato-
-Ma non le hai detto di Remus. Non credi che questo sia ugualmente importante?-
Sirius roteò gli occhi.
-Con tutto il rispetto per Moony, non è che lui viva qui. Non correva il rischio di incontrarlo per sbaglio uscendo dalla doccia. E, prima che tu lo dica, con Moody non è lo stesso; lui è il nostro… Coordinatore? Insomma, c’è di mezzo l’Ordine. Non è come se lo sapesse la sua coinquilina, ecco-
Per qualche istante tutti e tre parvero troppo presi dalle loro bevande per parlare; poi Remus prese un respiro.
-Non so, Pads. Insomma, capisco che possa averti infastidito che lei sapesse senza che avessi deciso tu di dirglielo, ma non è come se fosse colpa sua. E, come hai appena detto tu, non avete un rapporto tale per cui lei avrebbe dovuto sentirsi in diritto di chiederti come ti sentissi a riguardo. Cosa avrebbe dovuto fare, venire da te e dirti: “Ehi, ho saputo che hai ucciso un uomo. Facciamo sesso così te ne dimentichi per un po’”?-
-Be’, quantomeno sarebbe stato più onesto. Comunque, questa discussione è andata avanti fin troppo a lungo. Dov’è Wormtail?-
James lanciò uno sguardo al suo orologio posato sul tavolino da caffè.
-Forse si è trattenuto in ospedale più del previsto. Non vi siete più visti da allora?-
-No. Non abbiamo avuto appostamenti insieme, quindi sarebbe stato un po’ difficile. Ma vogliamo smetterla di parlare di questo? Com’è andata con Tara?-
L’angolo destro delle labbra di Moony si sollevò verso l’alto; Sirius lo considerò un grande successo, non soltanto perché era riuscito a cambiare argomento.
-Abbastanza bene. Siamo stati a teatro a vedere Shakespeare, e poi abbiamo fatto una passeggiata. Lei lavora alla Gringott, quindi ha un appartamento a Diagon Alley. L’ho riaccompagnata a casa. Tutto qui-
-Tutto qui?!- incalzò James con espressione furba; Remus era arrossito un po’ troppo perché fosse davvero tutto lì.
-Non saprete altro da me-
-Oh, andiamo! Quanto è che uscite insieme, ormai, due mesi?-
Lui fece spallucce alla domanda di Sirius.
-Sì, più o meno. Comunque ho messo in chiaro che non cerco una relazione troppo seria, e a lei sembra andar bene così quindi…-
Prongs strabuzzò gli occhi.
-Tu non cerchi una relazione seria? Ma se sei cotto!-
Remus rispose con un verso stizzito.
-Non ho intenzione di legarmi davvero a lei, né a nessun altro. Già con la guerra è tutto complicato, e in più… Non sono nelle condizioni per cercarmi una ragazza fissa, James-
-Questa storia l’ho già sentita- cantilenò Sirius, e non lo stupì affatto ricevere una cuscinata in faccia in risposta.
-Hai davvero intenzione di privarti per tutta la vita di una compagna solo perché sei un Licantropo?-
-Solo?! Stai scherzando?!-
James raddrizzò le spalle come faceva sempre quando stava per fare un discorsetto di rimprovero.
-Pensavi di non poter avere degli amici, poi siamo arrivati noi. Pensavi che nessuno ti avrebbe accettato, invece un sacco di gente ti stima e ti rispetta per quello che sei. Pensavi che non avresti mai trovato un lavoro e invece, guarda un po’, ne hai due! Non ti sei ancora stancato di venire smentito?-
Remus incassò il colpo con stoicismo e rispose con la sua consueta pacatezza.
-Ti sei dimenticato che mia madre è morta perché qualcuno era venuto a cercarmi. Non sono solo un rischio quando mi trasformo, starmi vicino significa mettersi contro i miei simili. Senza contare che non… Non potrò mai avere dei figli, James. Non rischierei di trasferire ciò che sono a una persona innocente. Chi vorrebbe come compagno qualcuno che non può offrirgli la possibilità di una famiglia?-
Per Sirius quelle parole furono uno schiaffo in pieno viso. Non aveva mai pensato a quello. Remus invece pareva aver riflettuto parecchio sulla possibilità di essere genitore, il che significava solamente che gli sarebbe piaciuto diventarlo, prima o poi.
-Non tutti vogliono dei figli. E ci sono altri modi per averne, comunque. Senza contare che non è detto che…-
-Ma io non rischierò, Sir. Non voglio… Anche questo peso, non riuscirei a sopportarlo. E nessuno darebbe un figlio in adozione a un lupo mannaro. Non si tratta solo di me, non mi preoccupo di essere allontanato o altro. Non sono più il ragazzino che aveva paura che i suoi amici lo lasciassero solo, e questo lo devo a voi. Ma in una relazione stabile, seria, proiettata al futuro… La mia condizione finirebbe per non incidere solo sulla mia vita, ma anche sulla mia compagna. E io questo non lo voglio-
Osservandolo mentre parlava, Sirius si rese conto che tutto ciò che aveva detto era… Be’, vero. Forse triste, ma vero. Era stato realista e duro, ma era evidente che non fosse nemmeno lontanamente simile al ragazzo che non voleva andare al colloqui di orientamento con la McGrannitt.
Remus era forse riuscito ad accettare ciò che era, ma questo non implicava che fosse disposto a imporlo a qualcun altro. E la mancanza di una risposta piccata di James rese solo più evidente la differenza.
-Quindi la povera Sarah ha ancora qualche possibilità per quando scaricherai Tara?-
James guardò Sirius con un’espressione che poteva voler dire solo: “Davvero, è tutto ciò che sei riuscito a tirare fuori?”; Sirius non lo degnò di una risposta.
-Ancora con questa storia? Sarah non è affatto interessata a me-
Remus sembrava meno convinto di quanto le sue parole potessero suggerire, ma forse stava solo cercando di aggrapparsi al ramo che Sirius gli aveva teso per salvarsi dal suo discorso precedente. Nonostante avesse tirato fuori lui l’argomento per primo, era evidente che non si sentisse a suo agio a disquisire di paternità e famiglia e, checché ne pensasse Prongs, Sirius era convinto che tornare a parlare di cose semplici e banali come una spasimante potesse riportare tutto nella giusta ottica. Quella di un normale diciannovenne.
-Amico, Sarah ti sbava dietro da almeno un paio d’anni e l’unico che non se ne è reso conto sei tu. E, considerando che sa già che sei un Licantropo, verrebbe meno un problema piuttosto grosso se tu decidessi di uscire con lei-
Questa volta lo sdegno di Moony sembrava molto più vero.
-Mi stai davvero suggerendo di piantare Tara per frequentare un’altra persona solo per convenienza?-
Prongs fece spallucce.
-Hai detto che comunque non è una cosa seria, no? Non ti vuoi impegnare, quindi non puoi permetterti di innamorarti di lei. Ergo, dovrai mollarla prima che ciò avvenga. Che male c’è ad avere già un’alternativa?-
-James, sono persone, non calzini. Non puoi “avere un’alternativa”-
-Secondo me Sarah sarebbe felice di essere l’alternativa, se le consentisse di frequentarti-
La replica piccata che Remus sembrava aver pronta per Sirius rimase mozzata nella sua gola, perché improvvisamente fu una voce nuova a parlare.
-Gloucester, mercato coperto di Eastgate, attacco massiccio in corso-
L’aquila scomparve così com’era apparsa, ma non prima che tutti e tre fossero balzati in piedi.
-Dovremmo lasciare un messaggio per Pete? Si preoccuperà se non ci trova-
-Sono sicuro che tuo padre abbia avvertito anche lui. Non abbiamo un piano per Gloucester, no?-
Sirius scosse la testa di rimando; aveva già la bacchetta in mano.
-Probabilmente villa Potter si trasformerà in infermeria improvvisata, è lì vicino e noi non abbiamo una sede. A parte questo, visto che non abbiamo ordini direi di andare lì e improvvisare-
Prongs e Moony annuirono, e Sirius per un secondo si sentì ancora il ragazzo che combinava guai a scuola.
-Pronti?-

Non avrebbe mai pensato che quel giorno sarebbe arrivato, ma Sirius si rese conto di essere terribilmente stanco di chiedersi se fosse pronto a lanciarsi in una battaglia. Forse semplicemente perché si sentiva totalmente impreparato a ciò che stava facendo, forse perchè lo spettro di Nottingham era ancora lì, aleggiava dietro alle sue palpebre chiuse ogni notte e riempiva i suoi pensieri ogni giorno. Non era pronto, per niente.
Mentre schivava incantesimi da dietro un banco di cibo cinese, la schiena premuta contro quella di James, non faceva che domandarsi se sarebbe successo di nuovo. Se avrebbe potuto di nuovo causare la morte di una persona.
-Sir, smettila di pensare e combatti, cazzo!-
James accompagnò le sue parole con una gomitata nelle sue costole che lo fece gemere dal dolore.
-Sto già combattendo!-
-No, stai facendo il balletto! Hai una bacchetta, usala o, per amor di Merlino, va’ via da qui!-
Fino a quel momento non aveva fatto altro che difendersi, quando possibile perfino senza usare incantesimi, pur sapendo inconsciamente di non poterselo permettere se voleva portare a casa la pelle.
Aveva paura. Aveva paura di ferire, di fare del male, di non controllarsi. Era una sensazione del tutto nuova per lui, non l’aveva provata nemmeno quando aveva seriamente cominciato a esercitarsi nei duelli; aveva sempre confidato nelle sue capacità, anche quando era un pivello.
Ora, invece, non faceva che sentirsi inadeguato e spaventato dal suo stesso potere.
Ma le parole di James lo avevano risvegliato, riportando a galla la sua lucidità e il discorso che Charlus gli aveva fatto quando gli aveva confidato dell’incidente di Nottingham. Aveva le capacità e la tempra per fare di più, per fare meglio.
Aveva l’obbligo di fare meglio.
Le parole di Prongs, come spesso era accaduto in passato, ebbero il potere di tirarlo fuori dalla sua testa; fu come se improvvisamente qualcosa nel suo cervello avesse fatto click.
Il Mangiamorte che stava affrontando era troppo impegnato a deriderlo per rendersi conto dello Schiantesimo che lo colpì in pieno petto e finì per crollare a terra come un sacco di patate.
-Ottimo, e ora vedi di darti una mossa! Io sono già a tre!-
-Potter, questa non è una gara!-
La voce di Moody arrivò forte come al solito dal banchetto di frutta accanto al loro; con lui c’era Chase, che non pareva affatto a disagio in mezzo alla battaglia che infuriava o intimidito dal ritrovarsi a coprire le spalle al capo degli Auror. Anche se probabilmente sarebbe stato più corretto dire che era Moody a coprire le sue.
Come a Nottingham cinque mesi prima, per quell’attacco Voldemort aveva schierato le sue forze al gran completo; e in un mercato coperto con vie di fuga limitate, per di più in pieno giorno, la situazione aveva tutte le caratteristiche per degenerare in un massacro nel giro di poche decine di minuti.
Al loro arrivo, tuttavia, si erano trovati davanti una situazione migliore di quella che si sarebbero aspettati: le Forze Speciali sovrintendevano alla fuga dei civili, coperti dai Tiratori Scelti posizionati sulle grosse travi di ferro che sorreggevano la copertura del mercato. Loro tre si erano lanciati immediatamente nel labirinto di viuzze tra i vari stand, senza curarsi dei richiami degli agenti che gli intimavano di uscire di lì, cercando di addentrarsi nel vivo dell’azione; avevano perso di vista Remus quasi subito, probabilmente era stato trascinato in un duello. Lui e James, invece, erano rimasti insieme ed erano stati attaccati da un paio di Mangiamorte che li avevano costretti a cercare riparo in quel baracchino; Sirius si era occupato della difesa e James dell’attacco e li avevano atterrati, ma dopo di loro ne erano venuti altri.
-Dobbiamo uscire allo scoperto- urlò a James, prendendo la mira su un incappucciato che, una decina di metri sulla destra, stava mettendo parecchio in difficoltà Juliet. Il suo Petrificus lo colpì in piena natica sinistra, e la cosa lo fece sorridere in una maniera che pareva piuttosto inappropriata vista la situazione.
-No che non dobbiamo, lì in mezzo saremmo un bersaglio!-
-Siamo un bersaglio anche qui, e comunque non ci sono rimasti quasi più Mangiamorte da queste parti. Dobbiamo addentrarci di più, là in mezzo potrebbero aver bisogno di aiuto!-
Inaspettatamente, Sirius si sentì afferrare il braccio sinistro e finì trascinato per terra.
-Ehi, ma sei impazzito?!-
James lo fissava con occhi concentrati.
-Sei sicuro di farcela?-
-Che?-
-Fino a poco fa non riuscivi a fare niente più che difenderti. Se non sei in grado di affrontare la battaglia, di lanciare incantesimi… Tu non ci vieni là in mezzo-
Sirius gli rispose con occhi altrettanto duri.
-Ci sono-
James prese un respiro.
-Ok, andiamo-
Non si fermarono quando Moody li richiamò, anche se sapevano che questo gli sarebbe costato caro. Corsero verso l’assembramento di maghi che si davano battaglia senza esclusione di colpi, nella zona più a destra del mercato, scagliando fatture contro tutti i mantelli neri che incrociarono e non curandosi nemmeno di assicurarsi di averli colpiti. Mentre correva fianco a fianco con James, le loro spalle che si scontravano in maniera fin troppo confortante, Sirius fu colpito da un’improvvisa rivelazione.
Era la prima volta che scendevano davvero in battaglia insieme.
E mentre era ancora troppo preso a elaborare quell’informazione, James scomparve dal suo fianco; fece appena in tempo a vedere, in lontananza, Voldemort duellare contro quattro Auror insieme prima di voltarsi indietro alla ricerca del suo migliore amico.
James era sul pavimento, e per un attimo a Sirius mancò il fiato. C’era un uomo, steso per terra, e Prongs era accasciato sul suo petto. Il cuore di Sirius perse un paio di colpi e poi prese a battere a velocità triplicata mentre lui correva per raggiungere James e...
Ma appena fu abbastanza vicino divenne evidente che non era Charlus; era Daniel. E Sirius non ebbe nemmeno la forza di sentirsi in colpa quando per il sollievo le gambe gli cedettero e cadde in ginocchio.
La paura, il terrore che aveva provato… Si sentiva come se tutte le energie fossero state risucchiate dal suo corpo nello stesso momento in cui aveva scorto il viso che non portava occhiali, e non era solcato da quelle rughe che aveva imparato a conoscere così bene. 
-Non… Non respira…-
-James…-
Non sapeva davvero cosa dire. Daniel, con gli occhi sbarrati e la paura agli angoli delle labbra, era evidentemente morto.  E a Sirius dispiaceva, davvero, ma non riusciva a smettere di sentirsi grato perché quello steso a terra non era suo padre.
-Vi avevo detto di fermarvi! Cosa ci fate allo scoper…-
La voce di Moody, burbera come al solito, riportò entrambi alla ragione. James rialzò la testa dal petto di Daniel, e Sirius vide le lacrime che non aveva lasciato cadere; gli afferrò il braccio sinistro e strinse più forte che poteva.
-Non potete stare qui. Bisogna… Spostare il corpo. Mettetelo in sicurezza-
Sirius annuì alle parole dell’Auror e lasciò andare il braccio di James solo dopo averlo aiutato ad alzarsi. Mentre Moody copriva loro le spalle, James chiuse le palpebre di Daniel e Sirius fece levitare il corpo.
-Dovresti portarlo fuori di qui-
James lo guardò come se fosse pazzo.
-No, non me ne vado!-
-Non c’è tempo per discutere adesso. Lasciarlo qui sarebbe un rischio, potrebbero dare tutto alle fiamme, o far crollare il tetto. Non c’è un posto sicuro qui dentro, e io so che tu vuoi portarlo a casa-
Per tutta risposta Prongs scosse la testa; i suoi occhi erano ancora umidi. Sirius afferrò di nuovo il suo braccio, costringendolo a guardarlo negli occhi.
-James, non sei lucido. Saresti un problema per te stesso e per gli altri. Pensa a ciò che mi hai detto prima. Ti prego, va’ via da qui-
Sirius non aveva mai supplicato nessuno in vita sua. Mai prima di allora.
-Sentito, Potter? Fuori di qui, non posso occuparmi di te, ho un Signore Oscuro da affrontare-
Non avrebbe saputo dire se James avesse sentito l’ordine di Moody perché la sua attenzione era ancora tutta per Sirius; non aveva ancora distolto lo sguardo da lui, quando sollevò la bacchetta e la puntò sul corpo levitante.
-Vieni fuori tutto intero. Ci vediamo a villa Potter-


 
Note:
buone feste passate a tutti voi.
Vi rubo solo qualche altro momento per un paio di chiarimenti:
Liverpool-Leeds si giocò davvero nel maggio del 1979, ed era uno scontro piuttosto importante epr gli esiti del campionato inglese; mi piaceva l'idea di James e Lily allo stadio babbano.
Anche il mercato di Eastgate e Gloucester dovrebbe esistere davvero; non l'ho mai visitato, quindi per la sua struttura mi sono basata sui mercati londinesi che ho avuto il piacere di frequentare.
E infine sì, Daniel McKinnon è morto. Non odiatemi.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, a presto!



 
   
 
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