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Autore: Menade Danzante    07/01/2020    1 recensioni
[Dracula (BBC)]
Questa raccolta si propone di analizzare i momenti salienti dell'evoluzione del rapporto tra Agatha Van Helsing e il conte Dracula.
Dal cap. I: "Perché le forze dell'oscurità dovrebbero attaccare un convento?
Forse perché sono sensibili al biasimo. O forse perché suor Agatha tiene in custodia un non morto in quel convento e ha omesso di riferirlo alla Madre Superiora.
Chi può dirlo con certezza?
Ad Agatha, comunque, non interessa dirimere la questione più di così. Non ha senso, immagina, domandarselo ora che un lupo partorisce un uomo al di là del cancello di ferro. Se la sua Fede fosse più salda, la suora definirebbe quello come un miracolo o, meglio, come una manifestazione del Maligno in persona. In effetti cedere alla tentazione di chiamare quell'essere Satana sarebbe la soluzione più semplice per tutti ed è bene che le sue colleghe se ne convincano, ma l'angelo caduto non la attrae né più né meno di quelli ancora in grazia di Dio. Il conte Dracula è molte cose, ma non è così importante. È solo un vampiro che avanza pretese di proprietà su un essere umano. E che fa battute di spirito."
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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The Wicked Dominatrix






Perché le forze dell'oscurità dovrebbero attaccare un convento?

Forse perché sono sensibili al biasimo. O forse perché suor Agatha tiene in custodia un non morto in quel convento e ha omesso di riferirlo alla Madre Superiora.

Chi può dirlo con certezza?

Ad Agatha, comunque, non interessa dirimere la questione più di così. Non ha senso, immagina, domandarselo ora che un lupo partorisce un uomo al di là del cancello di ferro. Se la sua Fede fosse più salda, la suora definirebbe quello come un miracolo o, meglio, come una manifestazione del Maligno in persona. In effetti cedere alla tentazione di chiamare quell'essere Satana sarebbe la soluzione più semplice per tutti ed è bene che le sue colleghe se ne convincano, ma l'angelo caduto non la attrae né più né meno di quelli ancora in grazia di Dio. Il conte Dracula è molte cose, ma non è così importante. È solo un vampiro che avanza pretese di proprietà su un essere umano. E che fa battute di spirito.

«Non so voi, ragazze, ma io non disdegno di certo un tocco di pelliccia»

Dracula è lì, insozzato di sangue e nudo, viscido nell'aspetto e nei modi, ma a suor Agatha non suggerisce debolezza. Il resoconto del signor Harker ha fatto emergere i limiti del vampiro, ma nonostante questo la suora non può fare a meno di temerlo.

«Lasciate che vengano a me!» esclama il conte sicuro di sé.

Agatha non sa dove sia la sua Fede, ma quello ha comunque il potere di metterla in azione: non permetterà al mostro di farsi beffe di Cristo e del luogo sacro in cui è giunto senza che ne subisca le dovute conseguenze.

«Non so che leggende abbiate studiato, ma devo informarvi che le campane non hanno alcun effetto su di me»

«Questa sì», e Agatha lo spera davvero. Spera che le sue ricerche e che i suoi oscuri progetti che la Madre Superiora tanto odia siano serviti a qualcosa di concreto e non solo a riempire pagine e pagine di inchiostro nero.

Cerca di tenere a bada l'impressione che Dracula stia deridendo lei e tutte le altre giunte a raccolta e ordina: «Sorelle, presentat'arm!»

Per un lungo momento il frastuono del legno le riempie le orecchie, confortandola.

«Uh! Dunque avevate previsto il mio arrivo» dice il vampiro, canzonatorio.

«Ero a conoscenza della possibilità» risponde comunque la donna, più per mantenere una facciata di austera tranquillità che per il reale bisogno di comunicarglielo.

«Suor Agatha, che cosa avete evocato su di noi?» chiede la Madre Superiora, concitata, ma il clangore del ferro e il richiamo di Dracula sovrastano tutto, parole e pensieri. Persino Agatha è costretta a trasalire.

«Non vorrei farvi preoccupare, ma l'esercito delle fedeli non sembra in grado di guardarmi negli occhi»

«Siete nudo e loro sono suore» spiega Agatha, il tono paziente e le mani giunte in grembo in una calma che, almeno in apparenza, non la abbandona. Se lo tratta come un bambino incapace di comprendere un ragionamento logico, forse, può ridimensionarne l'orgoglio smisurato. «Non sono i vostri occhi quello che stanno evitando di guardare»

La donna sa che le altre sono spaventate, anche più di lei, ma finché rimarranno con i paletti sguainati ha la speranza di poter sopravvivere tanto a lungo da vedere la prossima alba.

«Ebbene, nessuna ha intenzione di invitarmi ad entrare? Ho fatto tanta strada per venire a trovarvi»

Agatha non presta attenzione alla Madre Superiora che gli risponde. Scartabella nella sua mente tutte le leggende che conosce sui vampiri, tutto quello che sa e che nel racconto dettagliato di Jonathan non figura, e trova una corrispondenza: l'invito è l'unica possibilità che quelle creature hanno per entrare in qualsiasi luogo che non appartenga loro.

Non sa come sentirsi a riguardo: potrebbe essere vero, potrebbe essere falso. Si chiede se Dracula non stia cercando di attirare tutte loro in una trappola. È sicura che la bestia che ha davanti troverebbe molto umoristico ingannarle: sarebbe probabilmente più divertente per lui prosciugarle più tardi, dopo aver goduto della rappresentazione della loro paura più profonda. È un incivile, d'altronde. È un assassino spietato: il rischio che possa sottoporle a una tale tortura è alto, Agatha ne è consapevole. Dovrebbe rinunciare e attendere che faccia un passo falso, che si tradisca da solo.

Ma come può ignorare la curiosità che le annebbia la mente? Come può fuggire al desiderio di saziarsi di conoscenza, di fare una scoperta entusiasmante, preziosa nella lotta all'occulto?

E se fosse tutto vero? Se le storie non fossero solo questo ma avessero ragione? Potrebbe mai perdonarsi di non aver colto l'occasione di verificare in prima persona le dicerie popolari e le parole del conte?

«Suor Rosa, la chiave»

L'imposizione esce fuori prima ancora che la suora possa formularla nella propria mente.

«Non potete essere seria» implora la Madre Superiora. Agatha deve ammettere di condividere la sua stessa preoccupazione, ma deve sapere, deve capire.

«Sono più che seria: sono assolutamente fiduciosa» afferma, sapendosi bugiarda, ma nessuno dei presenti deve accorgersene, soprattutto Dracula: deve crederla sicura di sé, deve sentirsi minacciato in tutti i modi possibili.

«Come facevate a sapere che sarei venuto?» le chiede e Agatha avverte la certezza di essere stata in vantaggio su di lui sin dall'inizio. Ne va fiera.

«C'è un uomo qui che considerate vostra proprietà»

«La mia sposa»

«È lui che vi ha spinto fin qui, credo», e Agatha ha davvero bisogno di credere di essere riuscita a comprendere almeno una mossa del conte, di aver attirato l'ape in una trappola fatta del suo miele preferito. Ora deve solo provare a sé stessa e alle altre sorelle di non aver condannato a morte l'intero convento nel processo.

«Grazie, sorella» dice, sforzandosi di elargire un sorriso a Rosa quando le porge la chiave.

Si avvicina al cancello con passi calmi e fermi. La parte più difficile, forse, è ignorare il ringhio basso e gutturale che esce dalle fauci della bestia: più riduce la distanza tra sé e il vampiro, più Agatha ha la sensazione che, non appena avrà girato la chiave nella serratura, Dracula le salterà alla gola come un animale, come il lupo da cui è sgorgato e di cui veste ancora il sangue.

«Conte Dracula,» comincia, cercando di scacciare l'immagine del predatore feroce avvinghiato al proprio collo con il titolo nobiliare, «vi prego di ascoltare le mie parole con attenzione». Apre il cancello e la sua voce cigola insieme a lui, ma solo per un attimo. «Questo è il convento di Santa Maria di Budapest e voi non siete il benvenuto». Dracula è furibondo, Agatha lo comprende dallo sguardo, dai denti digrignati, dalla frenesia con cui i muscoli del corpo si contraggono. Se le sue intuizioni sono false, la suora sa bene di essere la prima a morire. Prende un respiro profondo. «Più specificamente, non siete invitato ad entrare»

Il vampiro ringhia, rantola, sibila. È un animale pronto ad attaccare per uccidere, pronto a svuotarla e a bere il sangue di tutte loro.

Agatha sente le proprie membra vibrare al ritmo del terrore che la scuote, ma, nonostante pensi ora di aver commesso un grosso errore e di aver fatto troppo affidamento sulle stupide leggende che ha letto, non indietreggia né abbassa lo sguardo: si concede di sobbalzare prima di ritrovare subito la sua rigida compostezza. Comunque vada, si dice, avrà dimostrato qualcosa, almeno a sé stessa, anche a costo della vita delle sue sorelle. In un momento di estrema lucidità, Agatha si rende conto di poter sopportare questo fardello.

Dracula la fissa, scopre i denti ancora una volta, ma proprio nel momento in cui la suora si aspetta di vederlo balzare in avanti per morderla, il conte si allontana, affamato e insoddisfatto.

«Oh!»

La suora è talmente stupita che saluta la vita che ha saputo tenersi stretta per miracolo con un sorriso. Se la sua posizione non fosse già abbastanza incerta, si metterebbe persino a ridere. «È vero, allora. Interessante». Torna al centro del chiostro dalla Madre Superiora e le è profondamente grata per lo sconcerto che legge nei suoi occhi: non vede l'ora di spiegare, di metterla al corrente di tutto. «Un vampiro non può entrare in nessuna dimora a meno che non sia invitato. Non ero sicura di questa leggenda qui»

Euforia. Suor Agatha è euforica.

«Avete aperto il cancello e non eravate sicura?». Dracula, invece, è incredulo. L'ha colto di sorpresa e in lei sente crescere la consapevolezza della vittoria.

«Oh, il ferro non vi stava confinando fuori, avreste potuto spezzarlo come un fiammifero» spiega, come se fosse ovvio, come se non avesse nutrito alcun dubbio. Ora che sa, ora che vede il quadro completo della situazione, tutto sembra semplice oltre l'inverosimile.

«Potrei fare a pezzi voi»

Agatha si sente così forte che la minaccia le giunge come se fosse uno scherzo. «No, non potreste, non da lì» sottolinea, crudele, prima che le sembianze del detective abbiano di nuovo la meglio su di lei e facciano fluire un fiume di domande dalle sue labbra. «Ma cosa vi ferma? Un sentimento? Una forza? È un limite fisico o mentale? Perché avete bisogno di un invito?»

«Vi aspettate che ve lo dica?»

«Oh, non mi aspetto nemmeno che voi lo sappiate!» lo schernisce. «Una bestia può seguire le regole, ma non mi aspetto che le capisca»

Dracula si slancia in avanti, furioso, facendola scattare sul posto e costringendola a gettare uno sguardo al limite segnato dal cancello.

«Io sono più di una bestia» dice il vampiro.

«In che modo?» lo incalza Agatha, come se non fosse accaduto niente. «Camminate su questa terra da centinaia di anni, eppure non potete entrare in un convento?». Tutto ciò non ha senso, la suora continua a crederlo fermamente. «Un bue potrebbe farlo. In che cosa siete più di una bestia?»

«Volete che ve lo dimostri?»

Dracula che parla di dimostrazioni le suona quasi ridicolo alle sue orecchie. Non c'è alcuna spiegazione razionale che provi quello che gli succede di fronte alla croce, di fronte alla luce del sole e di fronte al solco di un confine: Agatha l'ha cercata senza mai trovarla. Non crede che il vampiro possa aver fatto di meglio durante la sua esistenza, ma la suora non ha intenzione di tirarsi indietro.

«Certo» lo sfida. «Sto aspettando»

«Venite qui» la chiama Dracula, attirandola con un dito. Lo ripete, ossessivo: è come una nenia a cui Agatha non riesce a dire di no. Non c'è alcuna magia oscura in atto, lo sa: è la sua curiosità che le muove i piedi fino al cancello, ad un passo da lui.

«Venite più vicino»

L'odore acre del lupo e delle sue interiora le fa trattenere il respiro per un attimo, ma non si perde d'animo, non distoglie lo sguardo, non cerca il conforto delle sue compagne: sono lì, sono armate e pronte, ferme nella loro Fede e nella loro Giustizia.

«Una di loro» mormora Dracula. «Una di loro è tutto quello che mi serve. Se una sola del vostro grazioso esercito mi invita ad entrare, ridurrò in pezzi il vostro mondo e ne berrò a sazietà»

Nemmeno di fronte a quell'immagine vivida e raccapricciante suor Agatha sente montare la paura: come può avere paura di un essere che è vincolato a soffiarle minacce sul viso perché non può andare oltre, non può superare la porta di un convento e ucciderla come vorrebbe? Le piacerebbe ridergli in faccia, mostrarsi sfacciata e sprezzante, ma la sicurezza con cui il vampiro le parla la spinge a contenere l'eccitazione e a volerne sapere di più.

«Perché dovrebbero invitarvi? Che cosa avete da offrire?» chiede.

«La vita eterna»

Agatha è incredula. Si chiede se Dracula non si sia accorto di aver raggiunto un convento.

«Be', ce l'hanno già. Grazie»

Torna sui propri passi mentre il conte alza la voce per farsi ascoltare da tutte, per ripetere la propria proposta condita di minacce.

«Le vostre parole non sono benvenute qui» ribatte lei quando finalmente Dracula riprende fiato.

«Ebbene, se voi credete di non essere tentata dalla mia offerta, chiedetevi questo: chi lo è? Chi è la più debole? Chi è la più spaventata? Chi cederà per prima?». Il conte fa una piccola pausa prima di continuare, più suadente: «C'è ancora una possibilità che possiate essere voi?»

In tutta risposta, Agatha estrae il proprio coltello dalle pieghe della veste. Su una cosa Dracula ha ragione: non può parlare per tutte. Non è certa che nessuna di loro risponderà alla tentazione del vampiro. Deve agire prima che questo accada e che la paura prenda il sopravvento sulle sue colleghe.

«Che cos'è quello? Che state facendo?»

Dracula ride, ma Agatha stavolta è sicura di sé e di quello che ha in mente: Jonathan l'ha già verificato a sue spese.

«Volevate sapere chi fosse il più debole? Sto per mostrarvelo»

Sente il cuore battere forte mentre preme la lama affilata sul palmo. Sente di nuovo l'orgoglio invaderla e darle la forza di continuare a ferirsi come se non ne ricavasse dolore. È così emozionata che nemmeno avverte il bruciore della lacerazione: vuole andare fino in fondo. Tutto ciò che le importa è il ringhio famelico del conte: lo ha in pugno. Letteralmente, in effetti.

«Oh andiamo, servitevi!» dice, spruzzando sangue oltre l'entrata. «C'è un cane che passa di qui. Spesso gli diamo gli avanzi»

Quella che prova quando innaffia la terra del proprio sangue è una sensazione che le suore dovrebbero dimenticare una volta indossato l'abito. Vedere Dracula tentare inutilmente di resistere – di resisterle – la appaga, la soddisfa, la stimola, la eccita. È la prova che cercava: il conte è dipendente dalla sua droga e soprattutto è alla sua mercé. Agatha sa che potrebbe costringerlo a fare qualsiasi cosa finché sono in quello stato, un palmo sanguinante e un rantolo rabbioso separati dal confine di un convento. Potrebbe indurlo ad eseguire ogni suo comando e tutto per una goccia di sangue.

«Forza» continua, divertita e ardente. «Siete venuto da così lontano. Sono sicura che vogliate servirvi da bere»

È Agatha, ora, la tentatrice: muove l'indice insanguinato a pochi soffi dalla bocca di Dracula, lo guida, lo ipnotizza, lo spinge ad andarle più vicino, al limite delle sue possibilità. Vuole che tutte lo vedano, che assistano al suo spettacolo, che si rendano conto di quanto un uomo possa rinunciare al proprio arbitrio pur di soddisfare un bisogno animale e che riconoscano di non aver nulla da invidiare alla condizione a cui il vampiro ha promesso di ridurre la prima di loro che vorrà farsi avanti.

Proprio quando Dracula è così vicino da riuscire quasi ad assaggiarle la mano, Agatha lo precede e lecca il proprio dito, golosa. Il gusto ferrigno del sangue non le piace, ma in quel momento crede che sia il sapore più buono che il suo palato abbia mai provato.

«Mmm. Sapete, non sono sicura di capirne il fascino» osa commentare, godendo del ruggito frustrato che esce dalla labbra di Dracula. Ha il respiro affannato: questo la diverte più di ogni altra cosa. Lo prende alla sprovvista quando lo bagna del proprio sangue. «A ognuno il suo, suppongo»

Concede al vampiro un momento di riposo.

«Pensate che provocarmi sia saggio?» le domanda Dracula, il tono pericoloso ed esausto allo stesso tempo.

«Sì». Non c'è esitazione nella voce di Agatha. «Voglio imparare tutto su di voi. Voglio vedere i limiti delle vostre capacità. È il punto di questo esperimento»

«Voi non ne avete idea. Non ne avete la minima idea»

Le basta avvicinargli al viso il coltello farcito di sangue per farlo tacere, per vederlo di nuovo dilaniato dal desiderio di mantenere una facciata di credibilità di fronte alle sue prede e dal bisogno di cedere all'istinto.

È quando Dracula lecca finalmente la lama e geme di piacere che Agatha sente di poter reclamare per sé la vittoria.

«Qui, bello, da bravo» lo irretisce mentre lascia cadere l'arma. Subito il vampiro si china per raccoglierla e saziarsi, ma Agatha non lo guarda più: gli basta notarlo con la coda dell'occhio mentre si nutre con avidità per essere ancora più orgogliosa di sé. Il conte non è altro che un animale senza ragione, schiavo del suo cibo e della sua condizione.

«Questo è spregevole. Non avete alcuna vergogna» dice la Madre Superiora nel vederlo accucciato sul pavimento a lappare il sangue della suora.

«State attenta... a quello che dite», ma il tono intimidatorio è mascherato dalla fame appagata.

«Non si parla con la bocca piena» interviene Agatha. «Ella si è guadagnata il diritto di esprimere il proprio disprezzo, sapete. Tutte noi l'abbiamo». Guarda le compagne. «Ognuna di queste donne davanti a voi si è lasciata alle spalle i piaceri terreni, resistendo a qualsiasi forma di tentazione. Ci siamo liberate dagli appetiti, dunque dalla paura. È per questo che non potete sopportare la vista di questo». Si inginocchia davanti a Dracula con il crocifisso proteso verso di lui. «Parla di quella santa virtù che voi non possedete: è la bontà incarnata»

Contro ogni previsione, il vampiro ride. Ride di lei, della sua teoria.

«Per un momento ho pensato che foste intelligente» dichiara, lasciandola perplessa e senza parole. Non è una stupida, Dracula si sbaglia. «Ma no. No, non è per questo che temo la croce. La bontà non ha niente a che vedere con questo»

Si sbaglia.

«Così dite, ma come può una mera bestia capire le proprie paure?» lo offende, ripetitiva, mentre si alza: guardarlo dall'alto le dà più sicurezza. «Nessuno vi inviterà ad entrare, conte Dracula. Vi compatiranno lì dove siete»

«Chi siete voi?»

«Finite i vostri avanzi. Non avrete altro stasera»

Il conte lecca una goccia di sangue dalle proprie dita. «Agatha... È il vostro nome, giusto?»

La suora avverte appena una leggera sensazione di freddo alla nuca, ma decide ancora di utilizzare la logica. «La Madre Superiora mi ha chiamata per nome, l'avete sentita. Dovrete fare meglio di così»

«Voi non siete di queste parti, credo» continua Dracula, assaggiando dell'altro sangue. «Olanda, vero?»

Di nuovo, la suora si mostra imperturbabile. «Credo che possiate dirlo anche dal mio accento» raziocina. «Vi auguro la buonanotte»

Si allontana, fa per tornare in convento, ma la voce del conte la fa arrestare sul posto.

«Helsing!»

Il brivido che stavolta la attraversa non ha niente a che fare con la vanità. È freddo e spiacevole, ha il sapore di un passo falso.

«Van Helsing!»

Si maledice per aver dimenticato. Come ha potuto? Come ha potuto dimenticare quella parte del racconto di Jonathan Harker?

«Perché siete così interessata a me, Agatha Van Helsing?»

L'ha sottovalutato. Ha sottovalutato quello che le leggende non dicono, quello che solo un testimone diretto come Harker poteva sapere.

Agatha non ha idea di quanto potere gli abbia dato su di sé, né può dire con certezza di avergliele conferito alcuno.

«Chi siete voi?» ripete Dracula quando si volta.

Non importa. Agatha ha sbagliato, ma non importa. Sembra che il vampiro non possa sapere di più, che abbia bisogno di lei per riempire le lacune.

«Tutti i vostri incubi in una volta sola» risponde, battagliera, decisa. «Una donna istruita che indossa un crocifisso»

Si volta e se ne va: Dracula ha solo un nome, lei il sangue che brama. Nonostante tutto, Agatha sente di essere ancora al comando.








Angolino di Menade Danzante:
Buonasera!
Ho deciso di scrivere questa raccolta subito dopo la visione delle tre puntate di Dracula. Trovo che i due protagonisti siano fonte di grandi riflessioni e, da amante dell'introspezione, non potevo proprio rinunciare alla possibilità di scoprirli meglio attraverso un'analisi più approfondita dei momenti salienti che hanno contribuito a costruire il loro rapporto. Spero, a tal proposito, di aver delineato un profilo credibile e coerente di Agatha!
Sfrutto questo spazio per fare anche un paio di precisazioni riguardo a questo piccolo progettino. Per prima cosa, il rating arancione e gli avvertimenti Tematiche delicate e Contenuti forti fanno riferimento al legame malsano che si instaura tra Agatha e Dracula sin dal loro primo incontro: è una relazione di potere in cui l'uno degrada l'altro e viceversa, perciò mi sembrava d'obbligo segnalare quanto mi inquietino entrambi nella gestione del loro rapporto!
Un'altra cosa che mi preme dire è che ho visto la serie solo in lingua originale: i dialoghi sono dunque un mio adattamento.
Ringrazio di cuore chiunque sia giunto fin qui e che vorrà seguirmi in questo piccolo viaggio introspettivo nella mente di Agatha Van Helsing.
Un abbraccio!

Menade Danzante

   
 
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