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Autore: Aperonzina    08/01/2020    1 recensioni
Da sei anni Carlo sente che la sua vita è in pausa, non riesce ad andare avanti a causa di un evento il cui solo ricordo non gli da pace.
Passa ogni anno aspettando quello successivo, intrappolato in quel terribile autunno di sei anni fa.
La spensieratezza e intraprendenza che aveva da giovane ormai sono sparite, la sua vita è monotona e proprio nel momento in cui sentirà di starsi abituando a questa situazione, ecco che il suo passato tornerà a galla e questa volta per lui sarà impossibile ignorarlo.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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L’acqua che scendeva calda sul mio corpo infreddolito mi fece distendere i nervi, nonostante nel piccolo bagno ci fosse una vasca, avevo optato per una doccia veloce.
Il piede stava già migliorando, dovevo ammettere che avevo un po’ esagerato con tutte quelle lamentele, ma almeno mi avevano fatto guadagnare del tempo. Mi chiesi quando avevo imparato a recitare così bene.
Non mi pentì delle bugie dette a Carlo, se mi serviva per convincerlo a farmi rimanere da lui ancora per un po’, ne valeva la pena.
Sentivo che c’era qualcosa che ci accomunava, alla fine, eravamo scappati dalla stessa famiglia.
Anche io in parte ero stata cresciuta dai suoi genitori, i miei nonni infatti erano stati delle ottime figure genitoriali negli ultimi anni, ma ciò non mi bastava più.
Osservavo l'acqua scorrere sul mio corpo pallido e malaticcio, la vita sembrava voler abbandonare anche me. In realtà sembrava avermi abbandonata già da parecchio tempo.
“Sei anni”, pensai, era da sei anni che resistevo e ora ne avevo abbastanza, avevo preso una decisione e non sarebbero di certo bastate poche parole per convincermi a tornare a casa.
 
Quando uscì’ dal bagno trovai Carlo al tavolo della cucina, si, era il fratello di mio padre, ma chiamare zio un uomo che nemmeno avevo mai visto suonava strano.
Lo sguardo era puntato sul telefono con un’espressione singolare, non mi impegnai nemmeno a decifrarla.
«Come va il piede?».
Mi strinsi nelle spalle e presi posto difronte a lui «Sembra un po’ meglio, ma fa ancora male».
I suoi occhi si posarono su di me, scuri e penetranti «Che cosa vuoi da me Ginevra?» andò subito al sodo.
Le mie labbra si dischiusero leggermente, non mi aspettavo sapesse il mio nome, non pensavo nemmeno sapesse della mia esistenza fino a poco fa a dire il vero «Te l’ho detto…».
«Ho parlato con tua nonna, era preoccupatissima» mi interruppe.
Sentì il cuore fermarsi per un secondo, sapevo che il mio piano non era dei migliori, ma avevo pensato che la nonna non avrebbe mai considerato l’idea di chiamare Carlo.
Mio zio è sempre stato un argomento tabù in casa, sapevo poco di lui e recuperare le informazioni sul luogo in cui si trovava non era stato semplice. 
Certo non avevo pensato che avrebbe potuto essere lui per primo a contattare i miei nonni.
«Sono loro che ti hanno detto il mio nome?» le mie parole erano sempre così fuori luogo, così distanti da quello che avrei voluto dire. Che importanza aveva un nome in quel momento, forse nulla, ma a me sembrava vitale.
Lui sospirò pesantemente «Senti, non so che intenzioni hai, ma per colpa tua ho dovuto risentire mia madre e due volte in un mese è davvero troppo».
«Io me la sorbisco ogni giorno» sbottai, io stessa rimanevo spesso incredula dalla mia sfacciataggine.
«Silenzio!» urlò Carlo battendo una mano sul tavolo.
Sussultai appena, ma i miei occhi rimasero puntati nei suoi.
«Non ho intenzione di prendermi a carico l’errore di mio fratello e Arianna».
Non mi ferì particolarmente la sua affermazione, io stessa mi reputavo l’errore più grande dei miei genitori, ma comunque regnò il silenzio dopo la sua affermazione, dal suo sguardo sembrò che quelle parole avessero fatto più male a lui che a me.
 
Non so se stesse riflettendo sulla prossima mossa da fare, o fosse in qualche modo dispiaciuto, ma passò qualche minuto prima che parlasse di nuovo «Quelle due fedi sono loro?» chiese indicando la catenina che portavo al collo.
La presi tra le mani ed annuì «Lo sai come sono morti?».
Lo vidi sbiancare, ma non mi fermai «Mio padre, tuo fratello» rimarcai «si è ucciso assumendo troppi farmaci, cliché» dissi ironica e ancora una volta mi stupì del mio sangue freddo «mentre la mamma…»
«Ho già avuto i dettagli della morte di Arianna» mi fermò «arriva al punto».
Il mio sguardo ricercava il suo, volevo capire, dovevo sapere se la sua era totale indifferenza o se c’era un barlume di umanità, ma purtroppo aveva smesso di concedermi il suo sguardo da un po’.
«Tu hai guardato in silenzio, ti interessa così poco che nemmeno sapevi fosse malata» non lo stavo accusando, speravo solo in una reazione, «quando papà è morto, la mamma si è risposata con un altro uomo» spiegai infine, «questo è il punto, i miei nonni vogliono che vada a vivere con lui».
«E lui non vuole?».
«È pronto ad accogliermi» dissi stupendolo, poi tentai il possibile «sono io che non voglio, quindi ti prego, concedimi qualche mese, poi troverò un lavoro e non mi vedrai più».
Carlo Tacque e per minuti interminabili mi chiesi a cosa stesse pensando, poi aprì bocca «Quanti anni hai»?
«Quindici, a novembre sedici».
Lo vidi sospirare «Fino a Natale».
Lo osservai smarrita «Cosa?».
«Potrai restare fino alla fine di dicembre, poi, te ne torni a casa».
Non potevo crederci, aveva funzionato, aveva davvero funzionato!
Fece per alzarsi, poi sembrò venirgli in mente qualcosa di improvviso «Ah, andrai a scuola».
«Cosa?» quasi urlai.
«Andrai a scuola fino ai tuoi sedici anni, nel mentre puoi cercare lavoro o far quel che ti pare» non captai una minima variazione nella sua espressione facciale, «e il 24 dicembre, non mi importa quale sarà la tua situazione, te ne andrai da casa mia, se riesci prima meglio ».
Non disse altro, indossò il cappotto e uscì di casa, non mi aveva nemmeno detto in che stanza avrei dormito, si era limitato a lasciare un bigliettino con su scritto il suo numero sul tavolo della cucina.
Era una follia, lo sapevo, ma avevo addirittura quattro mesi, mi bastavano, me lì sarei fatta bastare.

Note dell’autore: Ciao! Finalmente si entra nel vivo, spero che si capisca bene il legame di parentela che c’è tra tutti i personaggi, per il resto, lo so ci sono ancora misteri, e questioni irrisolte, ma va bene così per il momento.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, grazie di essere arrivati fin qui!
 
   
 
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