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Autore: Kuro Iri    09/01/2020    0 recensioni
Sono passati molti anni dalla vittoria di Yokio contro i mostruosi òkolok, ma la terra che la Custode ha così faticosamente protetto è in pericolo, e ha bisogno di un nuovo protettore. chi verrà scelto dalla Custode? Un nuovo Guardiano o una nuova Custode?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Equilibrio'
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Battaglia. Il mio nome ha sempre indicato il mio destino. Buffo, considerato che non è quello giusto. La mia vita, per i primi sedici anni, è stata una continua battaglia contro me stessa, contro ciò che mi bloccava. Quando ho saputo di lei, il mio cuore si è allargato. Mi è stata raccontata la sua storia. Ho anche riso. Per lei era cominciato tutto con una pietra rossa, e mi sembrava strano che per me si fosse trattato di una scheggia nera. Quindi, vorrei cominciare questa storia proprio così: tutta colpa di una scheggia nera…
 
La bambina non riusciva a muoversi. Il vestitino inamidato col grosso fiocco le bloccava i movimenti. Una mano le strinse la spalla.
“Sorridi, non fare smorfie. Guai a te se ci fai fare brutta figura”
Una faccina sorridente spuntò dietro l’angolo. Le due amiche si guardarono, poi quella nascosta sollevò il pollice e se ne andò. L’altra riuscì a sorridere debolmente.
“Eccoli”
Fuori dalla porta erano apparsi due signori, marito e moglie, col figlio che si aggrappava alla gonna di quest’ultima. Il bambino la guardò con curiosità, poi si girò verso i genitori.
“è lei la mia nuova sorellina?”
“Si. Si chiama Elda”
L’uomo allungò la mano.
“Forza, piccola. Andiamo a casa”
“Dopo aver salutato la direttrice dell’orfanotrofio, Elda lasciò l’edificio per sempre. Subito, l’amica l’abbracciò da dietro. Poi, le prese le mani.
“Buona fortuna, El!”
“Gilda! Torna subito qui!”
Prima di allontanarsi, la bambina si toccò il lato sinistro del collo con la mano destra. Elda spalancò gli occhi, poi annuì. Seguì la nuova famiglia fino alla sua nuova casa, mentre la scheggia di pietra nera nella su mano serrata le incideva il palmo.
 
“Ehi, pisciasotto, dove sono i miei soldi?”
“Ti prego… Non ne ho…”
Elda strinse la bottiglietta fino ad accartocciarla. Sentì una mano posarsi sulla sua. Gilda. Erano passati undici anni da quando la ragazza era stata adottata, ma si vedevano ogni giorno, dopo la scuola, al parco, e qualche notte nei giardini dell’orfanotrofio.
“El, capisco che non ti piacciano i bulli, ma non puoi attaccar briga con tutti quelli che incontri”
L’altra le lanciò un’occhiataccia. Un urlo le fece voltare: il ragazzino aveva appena ricevuto un pugno sul naso.
“El…”
La ragazza non era più al suo fianco. Si voltò appena in tempo per vedere l’amica stendere uno dei bulli. Quando tornò a casa, Elda aveva ancora una traccia di sangue sotto al naso e le nocche scorticate. Seduto sugli scalini fuori dalla porta c’era suo fratello, che si alzò immediatamente non appena la vide.
“Hai di nuovo fatto a botte, vero?”
Elda non rispose, limitandosi a girare la testa. Il fratello sospirò, chiedendosi per l’ennesima volta perché la sorella si ostinasse a non proferire parola durante la giornata, se non la sera.
“è meglio se non ti fai vedere, siamo alle solite”
Si avviarono verso la porticina sul lato della casa. Una volta saliti in camera, si sedettero sul letto della ragazza e aspettarono. Dalla sala, i rumori del violento litigio tra i genitori continuò a lungo. I due ragazzi, soli nella camera sempre più buia, si strinsero le mani per tutto il tempo. Finalmente, sulla casa scese il silenzio, e i due sospirarono.
“Perché ti sei cacciata in un’altra rissa?”
“Picchiavano un ragazzo”
Il ragazzo sospirò. Poi, accese la luce e iniziò a medicare le mani della sorella.
“Mika”
“Si?”
“Smetteranno mai di litigare?”
Sospiro.
“Non lo so.”
Mika guardò la sorella con un mezzo sorriso.
“Siamo chiacchieroni oggi, eh?”
Elda sorrise. Dopo aver finito la medicazione, i due fratelli andarono a dormire.
Un violento ruggito alle sue spalle fa sobbalzare Elda, che si volta di scatto. Il campo di battaglia è pieno di corpi. In mezzo alla mischia, si staglia il corpo possente di un enorme felino. Sta dilaniando i corpi di alcuni mostri coperti di tenebra. Un sibilo la fa voltare. Un enorme serpente piumato sibila con ferocia, mentre protegge con le sue spire un uomo. Muovendo lo sguardo, vede due ragazzi, uno avvolto dalle fiamme e l’altro limpido come se fosse fatto d’acqua, combattono come furie. Si guarda attorno, disperata. Non vuole essere lì, ha paura, ma una parte nascosta di sé esulta. Di fianco a lei si forma un vortice di vento. Quando si dissolve, lascia il posto a una ragazza. Elda sobbalza, nel notare il suo aspetto anomalo: i capelli sono bianchi, con morbidi riflessi rossi e blu, le orecchie sono appuntite e dal labbro superiore spuntano due piccoli canini affilati. Subito, la sua mano corre ai propri capelli: sottili fili bianco-argento tagliati corti, tranne una ciocca che parte dalla nuca ed è raccolta in una folta treccia. Oltre ai capelli, le dita toccano anche le punte delle orecchie. Si sente avvolgere nuovamente dalla vergogna per il suo aspetto. L’altra ragazza si volta verso di lei e le sorride. Socchiude le labbra per dirle qualcosa…
…Ma tutto ciò che sentì fu il suono della sveglia che la strappava al sogno.
“Giorno Elda”
Sospirò. In silenzio, i due fratelli si prepararono e uscirono. Poco prima di entrare a scuola, Elda venne investita da un uragano.
“Elda! Quanto è passato!”
“Ma se vi siete viste solo ieri!”
sorridendosi, i tre amici si avviarono nell’edificio, dove si salutarono e si diressero verso le rispettive classi. Prima di varcare la soglia, Gilda rivolse all’amica uno sguardo intenso, toccandosi il collo. L’altra annuì. Si sarebbero viste quella sera nel giardino dell’orfanotrofio. Qualcuno le toccò la mano.
“Vengo anch’io”
Elda annuì. Finalmente, la giornata di scuola finì, e i due fratelli si avviarono verso casa. Prima ancora di entrare, sentirono i rumori di un litigio, e intuirono che era meglio per loro giare alla larga. Tramontò il sole, e subito i due si diressero al luogo dell’incontro. Si stupirono di trovare Gilda fuori dal cancello.
“Controllano che nessuno sia in giardino”
Entrarono nel parco. Seduti su una panchina nella zona più buia, guardavano il cielo. Passò un aeroplano, e Elda rabbrividì.
“Freddo?”
“Pensavo a come sarebbe volare”
“Ma tu guarda che fortuna!”
Elda, Mika e Gilda si voltarono allarmati: la banda che la ragazza aveva conciato per le feste il giorno prima li guardava sogghignando.
“El!!”
L’urlo spaventato di Gilda fece torcere le budella dei Elda che si voltò di scatto. Due ragazzi tenevano i suoi amici in pugno puntando loro contro dei coltellini.
“Cosa vuoi?”
“Vieni”
Vennero condotti all’interno di una vecchia casa che sarebbe stata demolita di lì a qualche giorno.
“Bene, se non vuoi che a te e ai tuoi amici succeda qualcosa di brutto, chiedi scusa”
Elda strinse i pugni. Non voleva assolutamente farlo, ma Mika e Gilda…
“Non farlo!”
“Taci, tu!”
“Capo”
“Che vuoi?!”
“La collana della ragazza potrebbe valere qualcosina”
Rapido come un serpente, il capo della banda afferrò la collana con la scheggia nera di Elda, strappandogliela, ma quella gli sfuggì di mano, finendo in quella di Gilda, che la intascò rapida. Gli occhi del ragazzo scintillarono minacciosi. Afferrò la ragazza e iniziò a scuoterla con violenza.
“Ridammela subito!”
“Ouff!”
Elda aveva tirato una gomitata al ragazzo che le teneva una mano saldamente piantata sulle spalle e si era lanciata verso l’amica. Il capo reagì lanciano Gilda contro di lei. Insieme, le due ragazze caddero addosso a Mika, rotolando poi verso l’orlo sprovvisto di ringhiera del balcone. Superandolo. Mentre cadeva nel vuoto, i suoi occhi incrociarono quelli del capo, spalancati dal terrore. Poi, la casa sparì, sostituita da una sporgenza con una pietra coperta da strani segni. E da una cascata. Nella quale lei e gli altri stavano cadendo. Le immagini della banda si fecero sempre più diafane, fino a sparire completamente. Mentre precipitavano, Elda abbracciò i compagni.
“Scusate… è colpa mia… se solo non avessi attaccato briga con loro...”
Un raggio si sole illuminò la caduta dei ragazzi, facendo spalancare gli occhi a Mika.
“Elda... è giorno… e hai parlato!”
Una lastra d’acqua colpì la schiena dei ragazzi, che finirono sott’acqua. Elda gridò di dolore: le sembrava di avere il corpo trafitto da mille aghi. Sentì delle rocce sotto i piedi. Stringendo a sé i compagni, si diede la spinta per uscire. Riuscirono a prendere solo mezzo respiro, poi vennero spinti nuovamente sotto dalla corrente. Sentì uno strappo violento al braccio destro quando Mika riuscì ad afferrare una radice sporgente. Con fatica, i tre ragazzi si trascinarono fuori dall’acqua, sdraiandosi a terra senza più forze. Non appena il corpo di Elda toccò l’erba, una nota si innalzò nella foresta. Dietro le palpebre chiuse, vide due figure, un uomo e una donna, che le tendevano le mani. Guardandosi le sue, scoprì che stringevano la sua scheggia nera, senza catenella, che scintillava di luce propria. Elda afferrò le loro mani e si tirò in piedi. Una scarica d’energia le attraversò la schiena. Preoccupata, se la controllò. La soffice peluria bianca che le cresceva lungo la colonna vertebrale si era fatta più folta e lunga.
“Elda? Elda!”
Aprì gli occhi. Mika e Gilda la guardavano ansiosi. La ragazza si tirò su, guardandosi attorno. Erano in una bellissima foresta rigogliosa. Sentì il singhiozzo dell’amica.
“Dove siamo? Questo posto mi fa paura!”
Elda rivolse un altro sguardo alla foresta.
Paura? No. Io mi sento bene. Mi sento a casa.
Capì di dover prendere il controllo della situazione.
“Se teniamo ancora addosso questi vestiti ci prenderemo un malanno”
Poco dopo, si erano seduti, separati da alcune radici, svestiti e nascosti gli uni dagli altri. Nella mano, la ragazza sentiva il bordo affilato della scheggia nera. La nota che si era innalzata poco prima continuava a risuonare nella mente di Elda.
Cosa sarà stato?
 
L’elfo respirava appena. Davanti a lui, la preda riposava ignara. Incoccò una freccia. Un vento leggero mosse la sua folta criniera.  Un ciuffo nero gli finì davanti agli occhi. Trattenne il respiro e si preparò a scoccare. Una nota si levò nella foresta. L’elfo, spaventato, tornò di corsa al villaggio. All’entrata, vide il saggio fissare il cielo con le lacrime agli occhi. Quando lo vide arrivare, gli sorrise.
“L’hai sentita anche tu, vero? È qui, finalmente è qui!”
“Chi?”
“Ma non hai imparato proprio niente, finora? Il nuovo Guardiano o la nuova Custode!”
volse nuovamente lo sguardo al cielo.
“Grazie, Yokio!”
 
La nota che si alzava fece battere il cuore della terra. L’anziano sos-li staccò la mano dalla roccia. Un’ispida ciocca grigiastra, sfuggitagli dalla coda, gli solleticò il collo. Gli occhi color granito fissarono il cielo. Sorrise, mentre un ricordo gli invadeva la mente: una bellissima ragazza alata, con una spada di fuoco trasparente, che entrava nel suo villaggio per chiedere loro aiuto. Erano passati centocinquant’anni dal giorno della Grande Battaglia, alla quale lui, appena quindicenne, aveva voluto partecipare. Aveva atteso con ansia il successore di Yokio… si voltò verso il figlio.
“Cerca il nuovo Guardiano, la nuova Custode”
Chiuse gli occhi e si abbandonò al riposo. Il figlio lo guardò, mente una lacrima gli rigava la guancia.
“Te lo prometto. Lo troverò, e farò tutto ciò che è in mio potere per aiutarlo!”
 
Il ragazzo si asciugò la fronte. Il calore era insopportabile. Si diede un’occhiata attorno con circospezione, poi si concentrò. Sentì la frescura dell’acqua pervaderlo e sospirò. Improvvisamente, una nota si propagò tra le case. Assieme a molti altri, il ragazzo si diresse verso la piazza. Al centro, uno degli anziani stava facendo un annuncio con la voce rotta dalla commozione.
“è tornato! Il successore di Yokio è qui! Presto, dobbiamo trovarlo!”
 
Si guardò la mano. Le unghie, una volta curatissime, ora erano lunghi artigli, giallastri e affilati. La pelle, rugosa e dura come cuoio, era parzialmente coperta da squame e tesa sulle ossa. Non gli importava: era il simbolo del suo potere. Una nota giunse alle sue orecchie, martoriandogli i timpani e provocandogli violenti spasmi.
Non è possibile! È qui!
Dopo un attimo, si calmò. I denti simili a zanne nerastre fecero capolino dal ghigno.
Poco male. Lo prenderò e diventerò il più forte!
 
Una ragazza dai capelli bianchi si aggirava per il tempio di cristallo.
“Yokio!”
Si girò. I suoi compagni la raggiunsero, preoccupati.
“Non ci avevi detto di aver scelto il tuo successore! Se lei è qui, significa che siamo in pericolo!”
L’ex-Custode sorrise.
“Non preoccupatevi, ce la farà. Are me l’ha confermato”
“Il Guardiano a cui ogni tanto vengono profezie?”
“Si”
Yokio guardò la ragazza. “Ora è tutto nelle tue mani. Sii degna del nome che porti. Mostra a tutti che il tuo spirito è una luce nelle tenebre”
 
Elda sollevò di scatto la testa.
“Arriva qualcuno”
Mika e Gilda, spossati, riuscirono a malapena a sollevare lo sguardo. Dalla foresta uscirono cinque figure incappucciate. Tre di loro si precipitarono verso i ragazzi, togliendosi i mantelli per metterli sulle loro spalle. Elda rimase senza fiato: uno dei ragazzi aveva metà volto e il collo coperti da scaglie, inoltre, ai lati del collo si aprivano delle branchie. Il suo sguardo era preoccupato per i ragazzi. Il secondo aveva due code e un corno al lato del viso. Il suo sguardo era pieno di gioia. Il terzo, cupo e serio, aveva il volto circondato da una morbida e folta criniera nera. Le si rivolse con un leggero tremito nella voce.
“Va tutto bene?”
“I miei amici… Stanno bene?”
L’elfo si girò verso i compagni.
“Si, sono solo svenuti”
Il suo sguardo tornò sulla ragazza, che sorrise debolmente.
“Sono contenta…”
Le forze l‘abbandonarono e svenne, cadendo tra le braccia dell’elfo.
“Cosa facciamo, Sah?”
“Li portiamo a Eyos”
Caricandosi i ragazzi sulle spalle, il gruppo si inoltrò nella foresta.
 
Al suo risveglio, Elda si trovò sotto una morbida coperta con addosso degli strani abiti. Si sollevò per guardarli meglio: indossava una maglia blu scuro alle ampie maniche e un paio di pantaloni bianchi a metà coscia. Sentì salire l’ansia. Dov’era la sua pietra?
“Sei sveglia”
L’elfo con la criniera era entrato nella stanza con qualcosa in mano.
“Cerchi questa?”
La pietra nera era stata incastonata in un bracciale d’argento. Elda se lo infilò con un sospiro di sollievo. Poi si voltò verso l’elfo.
“Grazie di tutto. Il mio nome è Elda”
“Sah”
“Ti chiami ‘cometa’?”
Negli occhi di Sah si accese una piccola luce. “Vieni”
La portò in cucina e le offrì una ciotola di stufato.
“Scusa. So che non è molto”
Elda non lo stava ascoltando: non aveva mai mangiato niente di così buono. Quando finì, l’elfo le chiese se conoscesse la storia dei Guardiani e della Custode. Alla risposta negativa della ragazza, i suoi occhi sfavillarono ulteriormente. Cominciò a cantare.
                    Nella notte come sangue,
                          nelle fiamme voraci,
                    …
La luce negli occhi di Sah sfavillò intensissima: Elda aveva cominciato a cantare assieme a lui. Pian piano, smise di cantare e rimase in silenzio ad ascoltare la voce di Elda. Il tempo passava, e presto fu notte. La luce delle lune toccò il volto della ragazza, e per un attimo Sah vide degli arabeschi blu e argento scintillare su di esso. Quando il canto finì, aveva i pugni serrati e tremava per lo sforzo di trattenere i singhiozzi.
“Sah?”
L’elfo sollevò uno sguardo pieno di speranza.
“Sei tu”
   
 
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