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Autore: GabrielleWinchester    11/01/2020    0 recensioni
Un breve tuffo nel passato di Esthery, nella sua vita passata, il suo rapporto di coppia con il suo Angelo delle Virtù. Una breve storia che, mi auguro, scalderà in questo gelido inverno.
Dal testo: “E perché iniziare ora? Hai bisogno del tuo incubo quotidiano Nyth?”
“Vorrei sapere la tua esistenza prima di qui Esty. Abbiamo legato le nostre anime, alla nostra morte diventeremo una costellazione, perché non unire i nostri passati?”
“Poi non venire a lamentarti per gli incubi”
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Essenza di Paradiso e Graffio dell'Inferno'
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Buongiorno,
ecco a voi una nuova storia di Esthery e Nythiel, sperando che vi possa piacere, che vi possa entusiasmare, che non ci siano errori. Una storia in cui si scoprirà il passato della Tormentatrice di Anime, con qualche attimo di sensualità tra i due. Dopo parecchio tempo,tempo davvero orribile ripropongo una mia storia. Vi auguro buona lettura e ringrazio fin da adesso coloro che avranno il tempo e la voglia di recensirla.

Un bacio infernale

“Bene bene, il Paradiso è sprofondato e l’Inferno si è risollevato. È proprio vero che l’Universo non è più quello di una volta”
Nythiel si svegliò di soprassalto e con gli occhi ancora cisposi di sonno vide che ai bordi del letto, vi erano due demoni, uno dei quali era il buttafuori del night club Hell’s Fire, accompagnati a sua volta da un demone, il quale rimase nell’ombra silenzioso.
“Esthery è sempre stata attratta dalle cose pure. Tu sei stato il ghiaccio che la infiammava”
L’Angelo delle Virtù si mosse silenziosamente per non svegliare la sua amata, quando il demone prese la parola, una voce suadente che faceva venire voglia di fare cose peccaminose “Posa le armi, angioletto. Non sono qui per scatenare una guerra”
L’ex barista del Saint Gabriel non credette alle proprie orecchie e finalmente il demone misterioso si palesò alla luce fioca del Purgatorio.
Lucifero, il padre putativo di Esthery.
La ragione per cui era diventata una delle demoni più potenti e più temute dell’Inferno.
Era la seconda volta che Nythiel si trovava faccia a faccia con Lucifero e potè avvertire dentro di sé  la potenza di quell’angelo che per primo si era ribellato a Dio e aveva formato un nuovo regno, per dispetto contro quel Creatore che lo aveva ideato.  Come angelo caduto ancora conservava tutto il fascino del Paradiso assieme alla malvagità dell’Inferno e sicuramente aveva qualcosa in mente.
Il Diavolo non faceva mai nulla per caso.
“Mi aspettavo molta più luce nel Purgatorio. Capisco il fatto di risparmiare ma così è troppo”
“Che cosa vuoi?” domandò Nythiel arrabbiato “Non sei venuto a trovarci fino ad ora…”
“Ho un regno da amministrare, bamboccio alato. Pensavo che in Paradiso vi insegnassero le buone maniere”
“Al Paradiso le buone maniere, all’Inferno le torture”
Il demone schioccò le labbra, visibilmente seccato dall’atteggiamento di Nythiel, poiché tutti credevano che la sua ribellione fosse stata spontanea e invece era stato fin da subito un piano di quel Creatore che aveva finito per amare le sue creature imperfette, rilegando a un ruolo inferiore gli angeli che erano stati così fedelmente al suo fianco.
Le sue guardie del corpo si fecero avanti ma lui le fermò con un cenno della mano.
Il buttafuori dell’Hell’s Fire sghignazzò “Pensavo che non avessi le palle per rispondere così a Lucifero. Non so se sventrarti per tale insolenza o apprezzare tale coraggio”
“Sai Nythiel, questo è il problema degli angeli. Vi ergete a giudici presuntuosi e pensate che noi demoni abbiamo qualcosa di losco. Solo che noi demoni agiamo per cattiveria, voi per quello che chiamate il Bene Superiore. Quando qualcosa va buono, danno il merito a noi…”
“Scusatemi se sono diffidente”
Lucifero bevve con lentezza esasperante un bicchiere di Whisky dell’Averno apparso all’improvviso e per un po’ non parlò. Nel frattempo Nythiel si girò a guardare Esthery, la sua bellissima demone con le corna da ariete che stringeva il ciondolo di Demetrya, il ninnolo divino che li aveva portati fino a lì.
L’ex barista del Saint Gabriel rimase incantato a guardarla, i capelli ricci che si muovevano come onde sul cuscino, il viso bloccato in un’espressione tra l’estasi e il sarcasmo, la coda da gatto nero che guizzava nel tentativo di catturare un sogno, quel demone che era spuntato nel bar dove lavorava, un thè al mirtillo che gli aveva catturato l’anima e il cuore.
Aveva passato tutta la sua vita da angelo a comportarsi in maniera retta e non era stato contento, come se la sua intera esistenza fosse vissuta da un’altra persona e non da lui e solo con Esthery era cambiato.
“È bellissima quando dorme. Lo era anche quando un’umana”
Nythiel si  mordicchiò le labbra, riflettendo sul fatto che non aveva mai chiesto come fosse la sua vita terrestre e ogni volta che trovava il coraggio, la Tormentatrice di Anime trovava un nuovo modo per distrarlo e tutto si vanificava.
“L’ho seguita per un po’ di tempo, per essere sicuro che fosse la persona giusta. Così pura, così innocente…”
L’angelo delle Virtù scosse la testa all’idea di un Lucifero che spiava Esthery ed esclamò “Lo sai che così sembra il manifesto di…”
“Per favore, persino all’Inferno aborriamo esseri del generi. Che tu ci creda o no, anche il Regno Oscuro ha il suo codice d’onore”
“Un disonorato che ha onore? Ammirevole”
“Dite sempre di non giudicare e invece siete più demoniaci di noi demoni. Ad ogni modo, ero alla ricerca di una nuova barista e i demoni che avevo, beh non valevano neanche un briciolo della bravura di Esthery…” poi si fermò a guardare sua figlia, la quale si era appena svegliata e li osservava con un ghigno “Un incontro genero-suocero senza sangue? Mi deludete ragazzi”
“Buongiorno splendore”
“La dolcezza dopo il meridiano amore, ancora non ho gli enzimi per digerirla”
Poi la sua attenzione si spostò su Lucifero e disse “La tentazione di guardare le persone mentre dormono non te la sei tolta?”
Il Creatore dell’Inferno abbassò la testa per la frecciatina della sua figlia putativa “Touchè. Pungente come uno Scorpione, è sempre stata una tua particolarità”
“Una particolarità che mi è costata un soggiorno all’Inferno”
“Beh hai avuto una promozione non indifferente, hai avuto una scossa alla tua vita sciatta”
La Tormentatrice di Anime sbuffò irritata, riflettendo sul fatto che suo padre non era lì per chiacchierare ma sicuramente voleva trarre profitto, scostò le lenzuola di fiore nero, alzandosi dal letto e rivelando un corpo tonico e nudo.
I capelli ricci come onde ribelli erano posati sul seno e a malapena riuscivano a coprirlo, in quanto nelle ultime settimane era diventato florido.
Il demone buttafuori fece un fischio di ammirazione, attirandosi le occhiatacce di Nythiel “Eau de Purgatorio, questo nuovo profumo ti fa bene”
Esthery sorrise in maniera sorniona e incominciò a prepararsi davanti a Nythiel e agli altri, totalmente a suo agio. Scelse una tunica verde, aperta sulla schiena per consentire alle ali di muoversi liberamente.
Bianche con qualche spruzzata di nero.
Malvagia ma non troppo.
“Tu sai sempre come iniziare bene la giornata. Le ballerine nuove non sono alla tua altezza, troppo delicata in un regno malevolo”
La demone fece un gesto di superbia “Le regine sono difficili da imitare”
Poi all’angelo delle Virtù risultò difficile comprendere che cosa si dicessero, in quanto Esthery e Xitas cominciarono a parlare in slang infernale, fatto di suoni gutturali e gestacci, molti con il doppio senso che lo fecero arrossire.
Nonostante si dichiarasse cattivo, Nythiel era puro come la neve in una montagna immacolata.
Lucifero osservò tutto con un sogghigno e dopo prese la posizione di Nythiel, difendendolo e un po’ canzonandolo “Ragazzi non è carino chiacchierare senza far capire nulla, è maleducazione”
“Evita di fare il difensore degli angeli, papà sei patetico”
“Adoro le cause perse”
La Tormentatrice di Anime sistemò la stanza e mentre lo faceva affermò “Non penso che tu voglia fare una lezione di voyeurismo. Cosa ti ha spinto a trovarci? Dovevi dare una pompata al tuo ego?”
“Le nuove generazioni…”
A un certo punto Nythiel materializzò una spada d’argento e la puntò alla giugulare dell’angelo caduto, visibilmente seccato dal suo atteggiamento. Il Creatore dell’Inferno si stava comportando come un gatto che giocava con un topo moribondo, difatti non si spostò per evitare ferite non volute e si limitò a sorridere maligno e a dire “Allora anche gli angeli hanno le palle”
“Ho le palle per ucciderti?”
“Accidenti, che accoglienza calorosa! Sicuro di essere una Virtù?”
L’ex barista posò la spada, tremante perché aveva agito come un demone e prese la palla al balzo “Dicci che cosa vuoi”
“Quanta fretta” disse Lucifero assaporando il whisky dell’Averno “Perché non mi…?”
“Non siamo in vena di confessarci, padre Lucifero”
Il Creatore dell’Inferno tirò fuori la lingua biforcuta “D’accordo, voi nuove generazioni non avete l’arte della pazienza, l’arte di sapere assaporare il momento giusto. Comunque ve lo dico, vorrei che il vostro primogenito venisse allevato da me”
Nythiel e Esthery si guardarono interdetti, pensando che magari avevano sentito male e a un eventuale Lucifero che cambiava pannolini e cantava ninna nanne e la demone lo punzecchiò “All’Inferno ti annoierai parecchio se decidi di fare da baby sitter”
Lucifero si mordicchiò il labbro “Non lo immagini neanche”
E detto questo, battè le mani e mostrò un Inferno in totale anarchia, con i demoni che si rifiutavano di torturare e i dannati che chiedevano la loro considerazione e che avevano invaso il Paradiso con la conseguenza di un violento bagno di sangue. Nythiel osservò con attenzione per vedere se c’era qualcuno che conosceva ma fortunatamente non c’era nessuno. I dannati avevano tentato di assalire il Saint Gabriel ma la nuova guardia del corpo era riuscita a difendere il bar. Esthery controllò l’Hell’s Fire e notò con disappunto che il locale era in scatafascio, con le ballerine morte che danzavano su spuntoni appuntiti In tutto questo vi era una sinfonia di urla che avrebbe gelato il sangue anche al più puro degli angeli.
“Che cosa è successo?”
“Grande regno, grande responsabilità e anche alcuni sottoposti con manie di grandezza”
“Perché vorresti allevare nostro figlio? Non penso che…”
Il Creatore dell’Inferno materializzò un altro bicchiere di Whisky dell’Averno “Non voglio girarci attorno. Ho bisogno di un successore”
“Non pensavo che il diavolo potesse andare in pensione”
A quelle parole Lucifero fece una smorfia di sarcasmo “Magari lo potessi fare anche se ogni tanto mi concedo una vacanza”
L’ex barista e l’ex spogliarellista si guardarono negli occhi e la demone lo stuzzicò “I demoni non hanno dei curricula buoni, a quanto pare”
“Non hai la più pallida”
“La risposta è no”
“Vuoi rinunciare all’opportunità di avere figlio che regna con il suo nonnetto? Che madre snaturata”
Con eleganza la demone si avviò verso la porta e la spalancò, indicando l’uscita con un’ala “Tu non sarai mai un amabile nonnetto e mio figlio non sarà mai al tuo seguito”
Lucifero ringhiò deluso e dopo si avviò verso l’uscita senza dire una parola, maledicendoli con gli occhi e augurando la morte a Nythiel, che potesse morire tra atroci dolori di una grazia infiammata. Esthery lo sapeva che l’Ingannatore non avrebbe mollato, non avrebbe mollato l’idea di educare un angelo con potenzialità da demone, un’occasione da non perdere.
La guardia del corpo dell’Hell’s Fire l’abbracciò in maniera rude e le strizzò uno dei seni in maniera peccaminosa “Il locale non è lo stesso senza di te”
“Era un regalo di addio?”
“Magari è un modo per invogliarti” poi strizzò l’occhio a un incazzato Nythiel “Vi è posto pure per te, gli angeli spogliarellisti sono rari”
“No, grazie”
Xitas scoppiò a ridere e chiamando il suo collega “Andiamo Gyel, l’angelo non è interessato a un eventuale threesome”
“Peccato avevo già comprato un completo di pelle”
Dopo Esthery e Nythiel rimasero da soli. Per un po’ i due non si parlarono, poi Esthery si accoccolò sopra di lui, buttandogli le braccia al collo e scompigliandoli i capelli “Finalmente siamo soli”
Nythiel non era presente ed Esthery lo solleticò con la coda da gatto nero “Devo farti un nuovo tour nel ponte dei peccati?”
L’ex barista sogghignò, ripensando alla loro ultima notte di sesso, una notte di fuoco e fiamme. Il sesso con una demone era un’esperienza per pochi eletti e per pochi coraggiosi.  Dopo l’amplesso, l’Angelo delle Virtù aveva immerso la schiena nelle acque guaritrici per cicatrizzare i graffi che la sua amata gli aveva inferto durante l’orgasmo.
“Magari un’altra volta”
“Osi ribellarti, schiavo?”
“Chiedo perdono, mia padrona”
La demone sorrise divertita dal tono punzecchiante e li mordicchiò l’orecchio “Ti vuoi fare perdonare?”
A quelle parole, Nythiel capovolse Esthery, facendola trovare sotto di lui, fissando quegli occhi scuri che tanto lo avevano incatenato. Ne seguì una lotta giocosa tra i due in cui il demone marchiava con le unghie e l’angelo utilizzava la sua grazia per solleticare le ali della sua amata.
Specialmente la parte finale delle ali, la quale era fortemente erogena, facendo spuntare delle piccole fiammelle sulla punta delle dita.
“Giochi sporco angioletto”
“Ho imparato dalla migliore”
Poi si scostò e le baciò ripetutamente l’incavo tra il naso e le labbra, il bacio dell’angelo, un gesto che portò la demone a stringere ancora di più le gambe.
“Che tu sia benedetto!”
Senza staccare gli occhi da lei, l’Angelo delle Virtù prese il barattolo di miele infernale dal comodino e lo sparse sulle ali della Tormentatrice di Anime, le quali presero fuoco. Senza spaventarsi, Esthery ne prese una manciata di fiamme e ne disegnò il contorno delle labbra di Nythiel, bruciandole leggermente.
“Sei il mio piranthos, sei il mio fiore che infiamma e gela la mia anima”
“Sei il mio graffio da cui non vorrei guarire”
La demone ridacchiò divertita e dopo lo baciò, dapprima in fronte, in prossimità dell’amigdala, il centro delle emozioni e instillandogli una piccola dose di paura per farlo rimanere vigile, l’ipotalamo per farlo muovere involontariamente, un movimento che Esthery tenne a bada con un paio di manette di grazia.
Poi scese lungo le vene del collo, arrivando al plesso solare, graffiandogli il petto e dopo si allontanò.
L’angelo ringhiò dalla frustrazione “Non puoi lasciarmi così”
“Me lo puoi impedire Nyth?”
“Diamo a Yrael qualcosa di memorabile”
La Tormentatrice di Anime sogghignò, riflettendo sul nuovo emissario di Dio, il quale non voleva perdersi nessuna novità nei regni ultraterreni. Da quando  avevano aperto il varco per il regno misconosciuto, verso quella parte di divino che era stata messa all’angolo, il Creatore si era messo di scrivere ogni singola cosa.
Compresi anche gli eventuali rapporti romantici e sessuali tra angeli e demoni.
“Sei sicuro che non si scandalizzerà? Odio pulire il cervello di uno scrittore puritano”
“Mi stai diventando angelo?”
Esthery lo schiaffeggiò offesa, dipingendo le dita sulla guancia “Piano con le offese Nyth. Le corna non sono per bellezza”
“Sono il tuo torero”
“Mi stai diventando un demone? Me gusta mucho”
“Non essere blasfema”
L’Angelo delle Virtù mosse il bacino, facendo urlare di piacere la demone, la quale conficcò le unghie nelle schiena. In un attimo la casa venne avvolta da un’ondata di luce e di fiamme, il divino e il profano che si confondevano, un orgasmo divino che costrinse Yrael a posare la penna e a godersi lo spettacolo, un amore stuzzicante e senza fronzoli, un amore che aveva messo incinta Esthery.
“Stai migliorando”
Nythiel non rispose e si limitò ad osservarla. Era stata così bella?
“Piano con gli sguardi, ti possono bruciare gli occhi”
“Correrò il rischio”
Nythiel le massaggiò la schiena, la colonna vertebrale, le fossette di Venere poi si spostò verso il seno, stuzzicandole i capezzoli e poi scese verso la pancia. Arrivato lì, la ritirò subito e dopo la rimise, avvertendo l’impulso di una scintilla divina.
Possibile che Esthery fosse rimasta incinta?
No, gli angeli e i demoni erano diversi, avevano anatomie diverse, era solo il suo desiderio di essere padre. Un figlio con Esthery. La demone lo guardò sconcertata, la mano dell’angelo che si muoveva in circolo e lo punzecchiò “Ho già digerito paparino”
“Sei la solita guastafeste”
“Io sono la tempesta e non la calma. Poi tranquillo, non ho le zanne”
L’Angelo delle Virtù fece una linguaccia e rimase in silenzio, ammirandola per tutto e per tutto. In una lettera Esthery gli aveva confessato che lei era diversa in vita terrena, era pura ed era cambiata, una volta passata a migliore vita. Chissà come sarebbe stato un loro eventuale figlio o figlia, se avesse preso più dalla parte angelica o demoniaca, se avesse preso le magnifiche ali bianche che gli avevano affibbiato durante la sua dipartita terrena oppure le corna d’ariete come la madre.
Baciandola lentamente le domandò “Secondo te che cosa voleva tuo padre?”
“Faccio l’indovina?”
“No ma secondo te?”
“Non lo so, penso che lo abbia fatto per puro sadismo e perché ha un ego smisurato”
“Vuoi essere seria per una volta?”
“Io sono seria. Mio padre adottivo è così, fa le cose per sadismo o per pompare quell’ego smisurato che si ritrova e che mi ha costretto ad essere così.
Nythiel la guardò e vide che una lacrima era scesa, una lacrima che venne prontamente incendiata. Esthery odiava piangere di fronte alla persona che amava. Diceva che la rendeva debole. Da quando erano arrivati in Purgatorio, i ruoli si erano invertiti, lei era diventata più riflessiva e lui aveva lasciato cadere i freni inibitori. Se Sylviel li avesse visti in quell’istante, sarebbe esploso.
“Troppa dolcezza, mi sta venendo il diabete. Vado un attimo a recuperare la cattiveria”
“Smidollata”
La Tormentatrice di Anime ringhiò di tutta conseguenza e lo graffiò sul petto “Non aspettarmi sveglio paparino”
Dopo si avviò verso la porta e, non appena chiuse la porta, scoppiò a piangere. La demone rimase meravigliata e non ci badò. Molto probabile che erano i postumi del sesso. In quel momento voleva solo stare con sé stessa. Camminò per altri cinque metri, introducendosi in un viale alberato color grigio e di nuovo ebbe un violento attacco di pianto, sputando un grumo di sangue nero e di fuoco.
“La dolcezza rende deboli”
Tra conati di vomito e crisi di pianto improvvise, la Tormentatrice di Anime si diresse verso il ruscello.
                                                                            *
“Così è qui che abiti? Dalle stelle al letamaio”
“Ciao Sylviel, che accoglienza calorosa. Hai mangiato stamattina o stai facendo digiuno?”
Non appena Esthery se ne era andata per rinfrescare le idee, Nythiel aveva sentito bussare e aveva aperto la porta. Tra tutte le persone che poteva aspettarsi, vi erano Jophiel e Sylviel, i suoi colleghi del Saint Gabriel.
I due angeli entrarono con circospezione, con Sylviel che osservò tutto con fare distaccato e prese un suppellettile tra le mani “Un lavoro di tutto rispetto…”
“Buon giorno ragazzi”
L’Angelo delle Virtù lo disse con voce stentorea per far capire che non apprezzava il comportamento del suo ex collega. Dopo un minuto di imbarazzante silenzio, Jophiel si avvicinò a Nythiel e lo abbracciò forte. Per un attimo che durò in eterno, l’angelo abbracciò quello che era diventato il papà putativo, un fratello angelico.
“Come va?”
“Tutto bene Jophiel” rispose Nythiel con un sorrisone “Con lei mi trovo bene”
“Avevi un bel lavoro e ora..” bofonchiò Sylviel velenoso, facendo incazzare Nythiel. L’angelo strinse, cercando di trattenersi dal prenderlo a pugni. Anche quando era un umano, molte persone si erano permesse di sindacare ciò che faceva, alcuni con cognizione di causa, altri per dare fiato alla bocca. Jophiel lanciò un’occhiataccia al suo collega per dirgli di tagliare corto e di evitare problemi.
“Posso offrirvi qualcosa? Non voglio sembrare un maleducato…”
“Un thè angelico, va benissimo”
“Senza veleno”
Nythiel ringhiò e si recò in cucina. Nel mentre metteva il pentolino con l’acqua e tirava i filtri del thè fatto con piume di angeli e gocce di sole, potè sentire Jophiel e Sylviel discutere in maniera accesa, con il primo che consigliava di ridimensionarsi e con il secondo che affermava che con la sua dipartita aveva lasciato il Saint Gabriel, che le selezioni per ingaggiare un nuovo Maestro di Cocktail erano fallite miseramente, perché era il migliore in circolazione.
“Nessuno dei nuovi aspiranti è allo stesso livello di Nythiel”
L’acqua cominciò a bollire, Nyth versò il thè in alcune tazze di ossidiana e lo portò in salone. Non appena arrivò, la discussione animata tra i due angeli cessò di colpo.
“Ho interrotto qualcosa di particolare?”
“No” si affrettò a rassicurarlo Jophiel “Grazie per il thè”
L’ex barista annuì poco convinto e guardò con sospetto Sylviel, il quale bevve centellinando il thè alla ricerca di qualche ipotetico veleno nascosto.
“Come ti trovi qui?”
Nythiel si prese del tempo per pensare, bevve un lungo sorso di thè e dopo rispose “Mi trovo veramente bene. Penso di avere trovato il mio posto ideale”
“Ti sta raggirando Nyth”
“Parli tu che l’hai abbandonata in un vincolo. Brutto ipocrita”
“Adesso basta!” urlò Jophiel troncando la discussione “Non siamo venuti per discutere delle sue scelte, non siamo a recriminarci per gli sbagli che abbiamo commesso…”si schiarì la voce e divenne serio “Siamo venuti a chiederti un favore”
“Cosa è? La giornata dei favori?”
“Che cosa intendi?”
“Lucifero è venuto a farci visita stamattina”
“Cosa? Il Creatore dell’Inferno è venuto a farvi visita?”
Nythiel annuì e spiegò, tra un sorso di thè e un altro, che l’angelo caduto era venuto a trovarli e aveva chiesto di essere il loro babysitter perché voleva un nuovo successore.
“Tu che cosa hai risposto? Spero di no”
“Non ho risposto. Esthery lo ha accompagnato alla porta”
“Qualche volta è intelligente”
“Attento a come parli, è la mia compagna divina”
Mentre Sylviel e Nythiel si guardarono in cagnesco, Jophiel pensò a quello che aveva detto il suo ex collega, ovvero che Lucifero si era proposto da fare da babysitter e un brivido gli percorse la schiena. Lungo le sue passeggiate chiarificatrici, il Cherubino aveva sentito confabulare due scrittori, uno del Paradiso e l’altro dell’Inferno, su un’eventuale profezia di un figlio nato da un angelo e una demone allevato dal Diavolo.
Erano solo voci, dicerie ma spesso quest’ultime avevano un fondo di verità.
“Il vostro favore?”
“Vorremmo che tu ritornassi da noi, al Saint Gabriel”
L’Angelo delle Virtù scoppiò a ridere, pensando che quella era la prima visita da parte del gruppo del Saint Gabriel dopo la sua decisione di trasferirsi in Purgatorio. Persino la sua famiglia aveva accettato Esthery e il suo fratellino era diventato il cocco della sua amata. Ogni giorno aspettava davanti alla colonna di piume e plasma per vedere se qualcuno veniva ma nisba.
“Davvero? Pensavo che volessi chiedermi come stessi…”
“Non hai avvertito, te ne sei andato senza una spiegazione, ci hai lasciato nello schifo…”
“Non devo rendere conto a te”
“A me no” ammise Sylviel triste “Però a Nikiel sì. Il capo pasticcere ti ha molto cercato e Gabriel ha presentato un esposto contro di te al Tribunale Celeste perché hai abbandonato il posto di lavoro senza dovuta comunicazione”
A queste parole, Nythiel strabuzzò gli occhi, non credendo affatto che Gabriel potesse essere capace di tutto questo. L’esposto al Tribunale Celeste era la più massima punizione del Paradiso e consisteva di essere privato dei poteri per almeno tre notti e tre giorni, consistenti in circa un secolo e mezzo.
“Siete stati voi a cacciarmi”
“Un errore che adesso stiamo pagando”
“Io non ci penso a ritornare in Paradiso, qui ho trovato la mia casa”
Improvvisamente, Sylviel gli assestò un pugno in mezzo alla faccia, facendolo stramazzare al suolo. L’angelo evitò di cadere, puntellando le ali a terra e ricambiò il gesto. Sangue angelico macchiò il pavimento mentre i due esseri celesti se le stavano dando di santa ragione e a un certo punto Nythiel diede una testata al suo ex collega.
“Adesso basta”
Jophiel spalancò le sue grandi ali e separò i due litiganti. Tra il capo del personale del Saint Gabriel e il Maestro dei Cocktail vi furono sguardi di rabbia.
“Siamo angeli, non infimi demoni. Un po’ di contegno”
Nythiel sputò per terra, arrabbiato e anche un po’ deluso per quello che era successo. Non capiva l’atteggiamento dei suoi colleghi, dapprima, quando lavorava con loro, era costantemente rimproverato perché non era abbastanza professionale e chiacchierava con i clienti e adesso lo cercavano sempre.
“Ma che problemi hai, Sylv? Dovrebbe essere Esthery ad avercela con te…”
“Esthery è l’errore con cui devo convivere ogni giorno”
L’ex barista lo osservò attentamente e si accorse di una lacrima che scendeva lungo la guancia destra. Nonostante tutto, Sylviel ci teneva.
“La mia risposta è no”
“Sarebbe solo per un breve periodo…”
“Ho detto addio al Saint Gabriel”
“Il Saint Gabriel non ti ha detto addio e che tu ci creda o meno sei il miglior Maestro di Cocktail in circolazione”
L’Angelo delle Virtù fece un sorrisetto, capendo a chi facessero riferimento. Ogni anno, in occasione del suo battesimo angelico, compariva sul tavolo un fiore infuocato, una bocca di leone. Come sapesse quella data, era un mistero.
“Come sta?”
“Sta come sta Nyth. Di più non posso dire”
Nythiel annuì serio e troncò l’argomento. Aveva saputo che si era tagliata le ali, era precipitata sulla Terra, scatenando le ire di Dio che aveva visto di cattivo occhio questa scelta.
“Che cosa decidi?”
“Ci penserò”
“Ti sei sposato?”
“Che cosa? No”
L’Angelo delle Virtù aveva compreso a che cosa facesse riferimento Sylviel, del fatto che se si fosse sposato nel Purgatorio, la sua anima angelica sarebbe stata vincolata nel luogo dove sarebbe stato celebrato il matrimonio. Qualunque spostamento non autorizzato, avrebbe comportato un autocombustione.
“Beh, è stato un piacere avervi visto. Alla prossima”
“Salutatemela”
“Le hai rotto il cuore e lo spirito. Penso che hai fatto abbastanza”
L’ex barista del Saint Gabriel annuì rammaricato. Jophiel gli battè una mano sulla spalla per consolarlo e dopo, insieme a Sylviel, si introdusse nella colonna di fuoco e plasma nero, il portale dimensionale che collegava il Paradiso e il Purgatorio.
“Pensaci”
Dopo chiuse la porta e controllò l’orologio di nebulosa di stelle che si trovava di fronte a lui. Era quasi sera e Esthery non era ancora rientrata.
Che cosa stava facendo?
Non perdendo altro tempo, indossò il cappotto di luce solare e andò a trovarla.
                                                                     *
“Ciao Esthery”
La demone si girò e vide con suo sommo stupore e gioia che era venuta a trovarla il capo pasticciere del Saint Gabriel.
“Quale cattivo vento ti porta Niky? Anche tu vuoi qualche favore? Mettiti in fila”
“No, sono venuto a vedere come stessi. Iniziare senza la tua ironia non è la stessa cosa. O è troppo per il tuo cuore demoniaco?”
La Tormentatrice di Anime sgranò gli occhi e sorrise divertita di fronte all’ironia del suo amico. Nikiel era uno dei pochi angeli a cui lei era legata, addirittura il primo che si era battuto per evitare che lei divenisse ciò che era. Di fatto aveva un’ala spezzata e per questo non poteva far parte degli angeli guerrieri.
Gliela aveva rotta il capo delle torture, Asthyr, dopo che lo aveva scoperto a rompere le catene di Esthery. La ragazza doveva essere dell’Inferno e basta.
“Semmai è troppo poco. Lasci i tuoi dolci da soli? Che angelo insensibile!”
Il Serafino lo guardò in maniera seria e si sedette accanto a lei. Per un po’ non si dissero nulla e la demone pensò che era fortunata ad averlo come amico. Come quando crollava esausta nella cella, dopo una giornata in cui aveva servito camminando sulle mani e con un peso di cinquanta tonnellate sulla schiena, lo trovava lì, a curare le sue ferite e a cercare di non farla diventare infernale.
“I dolci faranno a meno della mia presenza. Nel laboratorio ho lasciato persone di fiducia”
“Come li fa tu, nessuno Niky. Perché ti sminuisci?”
“Ho avuto una comunicazione da parte di Yrael”
“Fammi indovinare. Gabriel ha deciso di prendere un anno sabbatico?”
Fu in quell’istante di silenzio che la Tormentatrice di Anime capì tutto. Era incinta.
“Non è possibile”
“Nulla è impossibile per il Divino”
Esthery si portò le mani alla pancia, avvertendo per la prima volta un piccolo battito ultraterreno. Da un lato ne fu terrorizzata perché non era quello che poteva essere definita come miss mamma perfetta, dall’altro si scoprì che avrebbe scardinato l’Inferno pur di difendere quella creatura.
“Gli angeli e i demoni non hanno anatomie diverse?”
“Mi hai preso per un medico?”
“Come sei suscettibile. Vuol dire che non ti chiederò di…”
Tutto d’un tratto comparve un trafelato Nythiel. Per non farsi trovare, per stare in pace con sé stessa, la Tormentatrice di Anime aveva piazzato delle trappole e alla fine l’Angelo delle Virtù ne era uscito con le ali graffiate e un grosso ematoma sul braccio.
“Sei riuscito a superare il mio percorso ad ostacoli? Sei adorabile”
“Mai sottovalutarmi”
L’angelo la baciò sulla fronte e la demone lo scostò “Troppe effusioni fanno male”
Esthery si girò verso Nikiel e gli domandò “Dovevi dirmi questo?”
Il capo pasticcere annuì e dopo si rivolse verso l’ex barista “Ho saputo che sono venuti Sylviel e Jophiel a trovarti. Sono riusciti a convincerti?”
Esthery strabuzzò gli occhi meravigliata e poi lo punzecchiò “Ah, è venuto a trovarti quel grande simpaticone? Sentiva la mia mancanza?”
Nikiel la fulminò con lo sguardo ma non si arrischiò a dire nulla in quanto aveva ragione sul conto di Sylviel ma adesso poteva andare avanti. Tanto l’angelo avrebbe portato quel fardello per tutta la vita.
“Sono venuti a chiedermi di ritornare al Saint Gabriel come Maestro di Cocktail”
La demone non rispose, dapprima furibonda perché i suoi colleghi lo avevano abbandonato quando avevano saputo che si era messo con lei e ora lo stavano cercando. Nonostante il suo carattere impulsivo, Esthery si era accorta che Nythiel osservava con nostalgia il Paradiso, il luogo da dove proveniva.
Lo aveva sentito borbottare nel sonno i nomi della sua famiglia e le si era stretto il cuore. Era un demone ma lo capiva.
“Io vi lascio ragazzi”
“Vai prima che ti arrestino per abbandono di dolci”
La Tormentatrice abbracciò il pasticcere con una stretta che sbalordì Nythiel. Nikiel ricambiò l’abbracciò e le baciò la fronte, un saluto di congedo e di benedizione. Dopo lo vide andarsene e rimase accanto a Nythiel.
La demone lo vide tormentarsi le mani come faceva quando era nervoso e fu in quell’occasione che l’angelo le disse “Che cosa dovrei fare?”
“Quello che desidera il tuo cuore”
L’Angelo delle Virtù ringhiò frustato “Non fare così”
Esthery non rispose subito, se fosse stato un suo sottoposto lo avrebbe punito severamente se avesse anche solo pensato ma era Nythiel, era stato cresciuto in Paradiso, la sua anima angelica e il cuore sarebbero appartenuti a quel luogo.
“Vuoi che ti leghi? Ho un paio di manette che farebbero al caso”
“Mi stuzzica…” l’angelo sospirò “Tu che faresti?”
“Che cosa dovrei dirti? Io non posso accompagnarti, uno perché c’è più vitalità all’Inferno che lì, due perché sarei un’ospite indesiderata…”
“E se io ti sposassi?”
“Direi che hai preso troppa dolcezza e poi ti vorrei ricordare che le nostre anime sono già collegate. Non ho bisogno di una stupida cerimonia per dirti che io ti odio tanto”
“Se io ti sposassi, tu avresti il privilegio di andare ovunque tu voglia senza che nessuno ti ponga dei paletti…”
Esthery si mordicchiò il labbro, pensando all’unico tentativo di matrimonio tra un angelo e una demone, un tentativo che era fallito in quanto la demone era stato pervaso da una forte scarica di energia che lo aveva costretto a strappare le ali al suo amato.
“No!”
Nythiel capì che si riferiva ad Aeliel e Jesyr, un matrimonio che era stato maledetto fin dall’inizio. A Jesyr che aveva strappato le ali ad Aeliel durante la cerimonia e lo aveva scaraventato giù, laddove era stato smembrato dalle Erinni. Un omicidio divino che aveva scosso tutti, in quanto Aeliel e Jesyr erano state una delle coppie angelico-demoniaca più forti. L’Angelo delle Virtù sapeva che Esthery tratteneva molto la sua forza demoniaca quando facevano sesso. Se la sua vera natura si fosse palesata, Nythiel avrebbe avuto serie ripercussioni. Nonostante dichiarasse che i sentimenti le facessero schifo, si sarebbe uccisa lei piuttosto di fargli del male.
“Noi non siamo loro…”
“Ti ho detto di no. Sei liberissimo di decidere se andare o meno”
“Io vorrei che ci fossi anche tu. Non ti ho mai fatto vedere i miei genitori…”
“Non sono la fidanzata adatta. Lasciamoli vivere nell’inganno”
“Decido io se vali o meno”
La Tormentatrice di Anime comprese che Nythiel non si sarebbe arreso fino a quando non avrebbe raggiunto l’obiettivo. E ora che stava per arrivare il loro figlio, tutto si stava complicando notevolmente.
“Non ti conviene insistere con me”
“Prima o poi capitolerai”
La demone scosse la testa, arrabbiata e nello stesso tempo lusingata di quell’angelo che l’aveva scelta, nonostante tutto, nonostante gli altri che lo avevano avvertito che lei non era buona e che lo avrebbe portato alla perdizione.
E invece stava accadendo l’incontrario.
La vicinanza con il suo angelo le stava facendo venire nostalgia di ciò che era prima, della sua vita terrena, di come era stata strappata e costretta a diventare la figlia illegittima di Lucifero. Le faceva strana che da ragazza buona che si prodigava per il benessere degli altri, fosse divenuta una delle migliori Tormentatrici di Anime, di come uno dei sottoposti di Lucifero avesse fatto uscire il suo lato oscuro.
Chiuse gli occhi e ricordò il terrore di quella notte, di quella notte in cui tutto cambiò.
“Sai molte persone non avrebbero scommesso su di noi. Persino i tuoi colleghi al Saint Gabriel pensano che io ho una cattiva influenza su di te e invece è l’incontrario e questa cosa mi fa paura”
Nythiel non disse nulla, sapeva che per la demone era difficile confessare i suoi sentimenti. Lei era quella che brandiva le fruste e i pugnali arabi, quella che incideva le cicatrici e rideva delle ferite.
“Una demone ha paura?”
“Non si finisce di imparare. Ah non baciare mai i demoni maschi, non sanno che cosa sia l’igiene orale. Hanno più tartaro loro che il Tartaro stesso”
L’angelo rise e le diede un piccolo buffetto nel braccio.
“Non mi vuoi sposare, allora?”
“Perché rovinarci le esistenze? Per gli altri? Preferisco la nostra unione maledetta ed imperfetta piuttosto di un’unione benedetta che è falsa come uno zircone. Poi ti immagini me con un abito bianco?”
Dopo aver discusso sul loro eventuale matrimonio, Nythiel e Esthery rimasero in silenzio. Il giorno stava per finire, il cielo si dipinse di porpora e celeste e ad un certo punto l’Angelo delle Virtù disse “Sai, non mi sono mai chiesto il motivo per cui sei diventata una Tormentatrice di Anime…”
“E perché iniziare ora? Hai bisogno del tuo incubo quotidiano Nyth?”
“Vorrei sapere la tua esistenza prima di qui Esty. Abbiamo legato le nostre anime, alla nostra morte diventeremo una costellazione, perché non unire i nostri passati?”
“Poi non venire a lamentarti per gli incubi”
Nythiel fece un sorrisone grande all’indirizzo della sua amata, la quale, dopo aver sussurrato un maledetto bastardo divertita, modellò uno specchio di plasma nero e fuoco.
“Buon incubo Nyth”
Lo specchio si schiarì e mostrò l’interno di una saletta di un bar. La stanza era arredata con poltroncine di seta marrone e tavolini bianchi con centrotavola floreali, il soffitto era fatto con travi di legno alla maniera dei cottage svizzeri. Seduta in un angolino, un foglio bianco davanti a sé, il dito che accendeva in continuazione il display del cellulare per vedere se arrivava un messaggio, vi era Esthery, la sua Esthery quando era un’umana.
A parte le corna da ariete e la coda da gatto nero, le due Esthery, quella umana e quella infernale erano identiche. La barista bofonchiò “Io non capisco dove cavolo sia…”
“Io non ce la faccio più. La prossima volta che un cliente mi mette le mani addosso, glielo stacco. Esseri disgustosi”
Esthery alzò lo sguardò verso la sua collega, una ragazza dai capelli biondi e gli occhi verdi e che era la preda preferita di molti avventori, i quali pensavano di fare il bello e il cattivo tempo con lei e ottenendo innumerevoli ordini restrittivi.
“Stella mi ascolti?”
La ragazza annuì distratta mentre la sua attenzione verté sul telefonino. Da quando era partito per una missione umanitaria in giro per il mondo, il suo fratello minore di circa tre anni aveva dato poche notizie di sé, facendosi sentire poco e niente e rendeva tutto complicato il fatto che non fosse avvezzo alla tecnologia. Al massimo qualche sms.
“Sì, sì Francy”
Francesca si mise davanti a lei e le disse “Stai tranquilla, prima o poi Antonio si farà sentire”
Stella si mordicchiò le labbra “Gli vorrei fare una chiamata via Skype ma non so dove sia, se vi è connessione internet…”
“A volte sembra quasi impossibile che siate fratelli. Tu sei avvezza alla tecnologia, sai le ultime novità, sei il nostro tecnico informatico e lui…”
Stella scoppiò a ridere, pensando che Antonio avrebbe preferito ritornare al cartaceo piuttosto di un continuo e incessante sviluppo tecnologico. Fosse stato per lui, si sarebbe ritornato ai vecchi e affidabili piccioni viaggiatori. Ed era un ventinovenne, era cresciuto con la tecnologia ma quest’ultima non lo aveva conquistato e aveva preferito passare i suoi pomeriggi a leggere, in particolar modo sulle popolazioni sperdute nel mondo. Assieme a un gruppo di cooperanti internazionali, suo fratello aveva deciso di girare il mondo alla ricerca di popolazioni sperdute che avevano deciso di non farsi modernizzare e di imparare da loro.
L’ultima volta che lo aveva sentito, tramite un sms breve, diceva di essere in uno sperduto paesino del Brasile e che si stava volgendo verso la Foresta Amazzonica, alla ricerca di una tribù incontattata. Da una parte era fiera di quello che stava facendo, dall’altra era in costante apprensione che gli potesse succedere qualcosa.
Era pur sempre il suo fratellino.
“Hai perfettamente ragione. Sapessi quanti pomeriggi ho sprecato per fargli lezioni…”
“Non è proprio il tipo. Davvero, sembrate adottati”
La barista scoppiò a ridere ma dentro di sé stava morendo dentro, in quanto era da circa due mesi che non sapeva nulla e neanche le autorità locali potevano fare qualcosa, in quanto il luogo dove Antonio si era avventurato era protetto da leggi internazionali per la tutela delle popolazioni indigene.
“Sono sicura che starà bene, tranquilla. Tuo fratello ha un odio per la tecnologia, è nato nel secondo sbagliato”
“Magari la usa in maniera appropriata. Ogni giorno siamo bombardati da notifiche push, da…” si fermò e notò che la sua collega la stava guardando sconvolta “Che cosa succede Francesca?”
“Tu sei Felicity Smoak con i capelli ricci e la carnagione olivastra”
La ragazza scoppiò a ridere, posò il foglio e aiutò Francesca a sistemare la saletta. Entrambe le ragazze lavoravano in un noto locale della città, il Rouge Soleil, un bar frequentato da gente facoltosa. Quella sera avevano avuto il pienone e molti avventori erano stati generosi con loro, dando mance cospicue in vista di un servizio impeccabile.
Francesca la vide ridacchiare e le chiese “Perché ridacchi?”
“Stavo pensando a quel gran gnocco di…”
“Stai avendo dei ripensamenti con Tommaso? Perché in tal caso potrei farci un pensierino…”
Stella le diede un buffetto sul collo, sapendo dell’interesse amoroso per il suo fidanzato e confessò “No, almeno penso di no. Stiamo organizzando il nostro matrimonio, sono troppi i preparativi, poi lui non è entusiasta, sembra che mi sta facendo un favore…”
La sua collega la guardò e non si arrischiò a parlare. Stella e Tommaso stavano assieme da circa da undici anni, erano cresciuti assieme e si erano decisi a fare il grande passo, il gesto che tutti si aspettavano che compissero. Solo che Stella non ce la faceva più, lui era distante, fingeva, si vedeva lontano un miglio che non era quello che voleva.
Anni passati a fare corsi comportamentali l’aveva istruita a capire meglio la gente, a districarsi in quel labirinto sconclusionato che erano le emozioni umane.
Lo aveva affrontato più e più volte, avendo come risposta un laconico e non sentito “Ti amo, che cosa vuoi di più?” e il suo botta e risposta “Un lucano muscoloso”
“Gabriel ha dei bei muscoli…”
Francesca storse la bocca e disse “Sai come si dice? Muscoli grossi…”
“Ahahahahahahah, non è detto” esclamò Stella ridacchiando e ringraziando il Cielo che fossero sole “Può darsi che lui sia l’eccezione che conferma la regola. E allora che dici di Dario?”
“Lui è compatto”
“Canna lunga o mozza?”
“Lunga” rispose Francesca sorniona “Ha l’altezza compatta”
Stella annuì e dopo sentì un cliente domandare “Siete chiusi?”
“Sì, torni domani”
“Neanche il tempo per un cocktail veloce?”
“No, torni domani”
Stella e Francesca sospirarono all’ennesimo cliente che voleva essere servito oltre l’orario di chiusura. Ogni volta che decidevano di uscire in orario, spuntava un cliente che voleva bere e che molto spesso risultava molesto. Aspettarono un po’, convinte che avesse capito quando si sentì di nuovo “Ho molta sete. Non vorrete mica essere colpevoli? Ho bisogno di rinfrescarmi dopo un lungo viaggio”
Stella sbuffò e si diresse verso l’altra stanza, nella quale seduto su uno sgabello vi stava un signore distinto, con un completo giacca e cravatta a righe e che guardava un orologio da taschino. Sembrava uscito da un film dell’ottocento.
Vi fu un breve scambio di sguardi e Stella ebbe l’impressione di bruciare dentro. Dentro di sé si scagliarono tutti i suoi peggiori incubi, compreso lo stare in un letto coperto di ragni.
“Buonasera”
“Buonasera miss. Vogliate scusarmi ma ho avuto una giornata impegnativa…”
Stella borbottò qualcosa di indefinito e si mise dietro il banco con fare incazzato “Che cosa vuole?”
“Una peperina, proprio quella che mi ci vuole”
Fu in quell’istante che la Tormentatrice di Anime interruppe la visione dietro lo sconcerto di Nythiel, il quale era abituato ad tutt’altro atteggiamento dalla parte della sua amata. L’Angelo delle Virtù la osservò andare avanti e indietro, le mani che si muovevano ritmicamente. Nonostante dichiarasse che non gliene importava nulla, che era oramai acqua passata, questo era uno dei ricordi che le causava dolori.
“Vai avanti”
“Torniamo a casa”
“Non ho paura di entrare nel tuo buio del tuo passato. Se devo conoscerti veramente, devo conoscere i tuoi demoni interiori”
La Tormentatrice di Anime lo guardò ammirata e dopo riprese la visione.
La sua io umana stava pulendo un bicchiere di vetro mentre il suo padre putativo la stava osservando come se fosse stato un pezzo pregiato in cui mettere le mani.  Stella si toccò istintivamente la collanina con il suo angelo custode, Sylviel, un gesto che non sfuggì a Lucifero. Fin da bambina, Stella pensava di essere protetta da un essere celeste che la sorvegliasse e la difendesse da ogni cosa. Ben presto si sarebbe resa conto di essersi affidata all’angelo sbagliato.
“Come ti chiami dolcezza?”
“Io non sono la tua dolcezza”
“Aggressiva, mi piaci” sibilò il misterioso uomo con fare sensuale “Volevo solo essere educato. Persino noi cattivi  abbiamo un codice d’onore”
La barista lo guardò e pensò che, magari, non vi era nulla di compromettente nel dire il suo nome a un perfetto sconosciuto. D’altronde che cosa si poteva di fare di un nome?
“Mi chiamo Stella”
“Adesso ragioniamo” si sporse per prenderle le mani “Io sono Lorenzo, mio cuore”
Stella ritirò le mani, stupita e agitata da quel gesto “Lorenzo, torni a trovarci domani…”
“Qual è il vostro migliore cocktail?”
Stella si morse il labbro arrabbiata, cercando di capire a quale gioco stesse giocando il misterioso avventore. Non aveva voglia di schiodarsi da lì e sinceramente non aveva voglia di perdere tempo con un essere del genere. Gli avrebbe preparato la sua specialità e poi lo avrebbe sbattuto fuori.
“Il bacio infernale”
“Allora è vero che qui trattate i clienti come se fossero a casa”
“Non penso che la tua casa sia l’Inferno”
Lorenzo sorrise in maniera velenosa e non rispose, facendo gelare Stella dalla paura. Diede un’occhiata alla saletta per essere sicura di avere manforte da Francesca ma non c’era nessuno. La sua collega aveva sistemato la saletta e poi era uscita dalla porta di servizio, senza nemmeno salutare.
“Non ho tutto il tempo. Ho un regno da gestire”
Tutti i clienti pazzi avevano una predilezione nei suoi confronti, questo era poco ma sicuro.
“I suoi sudditi possono aspettare, maestà”
“Ci vorrebbero più persone come te da me, almeno daresti una sferzata al quel posto”
Stella non ricambiò la battuta e si preparò a dare il meglio di sé come flair bartender, facendo volteggiare le bottiglie di vodka e sciroppo alla fragola. Preparò il bicchiere, lo guarnì con un po’ di topping al cioccolato, versò la vodka, mescolò lo sciroppo alla fragola. Poi affettò uno Scorpion Trinidad, uno dei più potenti peperoncini al mondo. E poi diede fuoco.
“Ecco a lei, il bacio infernale”
“Un nome, una garanzia”
Stella mise le mani dietro la schiena, pronta a chiamare l’ambulanza nell’eventualità che si sentisse male e nella speranza che quel fituso di suo fratello si degnasse di farsi vivo.
Lorenzo ammirò quella piccola opera d’arte e fu sempre più convinto che Stella fosse la barmaid perfetta per il suo nightclub infernale. Lo bevve con lentezza, assaporando la dolcezza e la piccantezza, leccandosi le labbra al finire in un modo tale che ispirava ribrezzo e lussuria in Stella.
“Un cocktail degno di te”
“Mi fa piacere”
Il capo dell’Inferno le strizzò l’occhio, lasciò una mancia da cento euro “Sei destinata a grandi cose”
“Non sono mica Voldemort”
Lorenzo scoppiò a ridere e fu come se a Stella le avessero liquefatto le viscere. Diede una rapida occhiata all’orologio e pregando che se ne andasse al più presto.
“Brillerai nelle stelle del mio firmamento”
Dopo se ne andò, attraversando la porta. La barista strabuzzò gli occhi, convinta che la stanchezza le giocasse brutti scherzi. Diede un’occhiata a tutto, chiuse le luci, chiuse la porta e imprecò in vista dell’orario, in quanto toccava a lei fare la mattina.
“Guarda tu, sto stronzo…”
Di nuovo prese il cellulare, lo sbloccò, andò nell’app della messaggistica e sperò che ci fosse qualche messaggio da parte del fratello. Macchè, nada de nada. Più che in Amazzonia, Antonio si era disperso in qualche tunnel dimensionale. Da una parte era contenta della sua bontà d’animo e dall’altra era preoccupata perché non si faceva sentire.
Un fruscio la fece sobbalzare e dopo si trovò davanti a Lorenzo.
“Una bella signorina se ne va da sola?”
“Prendo un po’ di aria fresca”
Lorenzo sorrise e dopo la colpì allo stomaco. Stella sputò un grumo di sangue nell’asfalto e corse via, mentre il misterioso avventore si avvicinava a lei. La barista si rifugiò in un vicoletto, pregando tutti i santi e il suo angelo custode, prese il cellulare e chiamò “Qualcuno mi aiuti!”
“Signorina dove si trova?”
“Oh Stella…perché offuschi la tua bellezza?”
Urlò a pieni polmoni quando Lorenzo le strappò di viva forza il cuore, il cellulare si ruppe in mille pezzi e dopo venne trascinata all’Inferno. Nel frattempo arrivò un sms “Ciao sorellina, scusami il ritardo ma non avevo connessione. Come stai?”
Ma a quel messaggio Stella non rispose mai e iniziò il suo battesimo come Esthery.
Esthery interruppe la visione del suo passato e punzecchiò Nythiel “Non ti azzardare a piangere. Rovini il pathos”
L’Angelo delle Virtù era rimasto sconvolto da quello che era successo e la Tormentatrice di Anime scrollò le spalle “Ti ho risparmiato le scene più cruente, come i primi tempi come servitrice di Lucifero. Quelle sì che ti avrebbero tolto il sonno”
Nythiel si morse il labbro arrabbiato, pensando alla sua Esthery che veniva seviziata per il piacere e il gozzovigliare dei demoni. Lui lo sapeva che, in fondo, lei era sempre rimasta la barista del Rouge Soleil. La demone lo baciò sul collo, solleticandolo con la lingua “Allora che ne dici di contraccambiare con un po’ di dolcezza?”
Il barista del Saint Gabriel scoppiò a ridere, sapendo quanto Esthery fosse abile a distogliere l’argomento da sé “Non ero così dolce”
Esthery lo fissò ammirata “Non dirmi che…”
“Sì”
La demone intrecciò le dita, pregustando il momento in cui il suo amato avrebbe trovato il coraggio di far vedere la sua parte più selvaggia. Se lei era stata ghiaccio che si era tramutato in fuoco, sicuramente lui era stato l’incontrario.
“Non ti ci vedo a fare cose illegali…”
“La purezza a volte passa dall’oscurità e dall’alta velocità”
La Tormentatrice capì che era morto per un violento incidente automobilistico. Vide che si tormentava l’anulare sinistro ma non volle domandare nulla. In quel frangente divino, esistevano soltanto loro e la creatura che portava in grembo. Si guardarono negli occhi, occhi castani contro occhi color carbone, la purezza e la malignità.
L’odio e l’amore.
“Ah che soddisfazioni che mi dai” rise Esthery compiaciuta, scompigliandogli i capelli “Quando sei pronto, sono pronta a godermi lo spettacolo”
“Ti verrà il diabete”
“Ho una dose di cattiveria pronta da iniettarmi per endovena”
Nythiel la baciò e dopo rinnovò la proposta, intrecciando una campanula di acqua “Mi vuoi sposare?”
La demone scosse i capelli ricci e le corna da ariete ebbero un fremito di paura mista ad eccitazione “Vuoi proprio rovinarti l’esistenza?”
Nonostante secoli di torture, Esthery si sarebbe uccisa se avesse solo osato ferire il suo amato.
“Se ci sei tu, sì”
“Angelo masochista”
L’Angelo delle Virtù sorrise soddisfatto, immaginandola con un vestito di fiamme infernale e nero della notte che le avvolgeva le curve come un guanto, lasciando uno spazio per la sua coda da gatto nero “Sono pronto a benedirti”
Poi intrecciò le dita dietro la schiena e le chiese “Che ne pensi di tornare sopra?”
“Al Saint Gabriel? Non sono pronti per la mia beltà. Ti immagini la faccia di Sylviel?”
“Nessuno è pronto e io ho bisogno di una sostenitrice”
“Semmai, una detrattrice”
L’Angelo delle Virtù la baciò a tradimento, mordendole le labbra e dopo staccò una piuma, scrivendo che accettava la proposta di ritornare ad essere il Maestro dei Cocktail e che invitava tutti al suo matrimonio.
“Mi oppongo”
Nythiel le prese le mani in un gesto tra il dolce e il rude “Obiezione respinta”
“Sei un genio del male. L’allievo supera la maestra”
“Ho imparato solo dalla migliore. Che cosa faresti senza di me?”
Esthery sorrise sorniona e dopo volò via. Senza dire nulla, con un cielo che verteva verso un nuovo giorno, pronti per una nuova dose di avventure.
Nascosta dietro un albero di quercia solare, un angelo spalancò le ali, le lacrime di contentezza. Era ritornata dalla Terra, acquisendo ali di seconda mano, solo per vederlo felice e realizzato con Esthery.
Si era distrutta le ali per lui e per lui le aveva riconquistate.
Adesso vi era uno sposalizio da concretizzare, qualcosa che avrebbe infiammato il gelo e gelato l’incendio.
Nozze infernalmente paradisiache.

 
  
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