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Autore: Ellery    11/01/2020    1 recensioni
Il Generale Hux scova un gatto a bordo del suo Star Destroyer, ma non sa assolutamente come prendersene cura. Chiedere aiuto a Kylo Ren potrebbe non essere così geniale, come idea...
{Personaggi principali: Kylo Ren, Armitage Hux, Millicent, Un po' tutti}
Che ci faceva un gatto sulla più potente nave del Primo Ordine? Apparteneva a qualcuno degli addetti oppure era semplicemente un clandestino? Ma in quel caso… come avrebbe potuto salire indisturbato e gironzolare tanto a lungo da finire in un condotto per la spazzatura? Non ne aveva idea, ma avrebbe risolto più tardi quegli interrogativi. La priorità ora era salvare il felino dall’aria tutt’altro che amichevole.
«Non ti faccio niente» promise, cacciandosi il tablet tra i denti e allungando la destra nel tentativo di raggiungere la creatura «Vie-nhi» biascicò.

[La ff prende spunto dal famoso twitter di Pablo Hidalgo , secondo cui Hux ha una gatta di nome Millicent; è ambientata subito dopo la fine di Ep. VII]
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ben Solo/Kylo Ren, Capitano Phasma, Generale Hux, Kylo Ren, Poe Dameron
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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3. Se mi strangoli non posso cantare.
 

Aveva lasciato Millicent nelle proprie stanze, sicuro che avrebbe passato il tempo a sonnecchiare sul cuscino, farsi le unghie sulle trapunte e sugli armadi o a rovistare in qualche cassetto dimenticato aperto. In fondo, quello non era un viaggio adatto ad un gatto. Lantillies non era un pianeta inospitale, ma certo non era dietro l’angolo… e avrebbero comunque dovuto lasciarla sulla navetta, mentre erano impegnati negli acquisti. Inoltre, Ren che cantava a squarciagola non era decisamente adatto alle delicate orecchie feline… così come non lo era alle sue.

Cercò di premere il palmo sui padiglioni, quando il cavaliere si lasciò andare ad un acuto esagerato.

«Romperai i finestrini, se continui così» si lamentò, mentre Kylo gli lanciava un’occhiataccia.

«Non sai divertirti. Canta anche tu, su… stiamo andando in gita.»

«Non credo sia il caso.»

«Ah, quando la finirai di darti arie e imparai a goderti un po’ la vita? Fai come me!» una pausa e poco dopo un nuovo strillare «Aaaaaaaaaaa Zewegnaaaaaaa…»

Era decisamente troppo. Si mosse a disagio sul sedile, ringraziando che non vi fosse a bordo nessun altro oltre a loro due. Sarebbe stato degradante se i soldati avessero assistito a quello spettacolo.
«Ren, ti prego…»

«Canta, avanti! Ti ho mai detto che mio nonno era un cantante fantastico?»

«In gioventù, forse!»

«No, no! Ha cantato anche all’inaugurazione della Morte Nera.»

«Ne dubito fortemente. Non avrebbe potuto con il casco, il vocalizzatore, il…» ricevette un’altra occhiata storta e decise di lasciar cadere il discorso «Ah, non fa niente.»

«Ti dico che era bravo!»

«E tu hai ereditato la sua ugola d’oro, immagino…»

Ricevette uno sfrontato cenno d’assenso:
«Assolutamente. Ora, canta con me.»

«No, grazie.»

La mancina del moro si avvicinò ad uno dei pomelli sul quadro di comando, ruotandolo un poco. La musica invase l’abitacolo della navetta, impossibile ormai da ignorare.
«Canta.»

«No.»

«è un ordine, Hux!»

Il generale sbuffò, incrociando le braccia al petto e senza vedere vie di scampo. Prese a borbottare qualcosa a denti stretti, sforzandosi di adattarsi al testo che, sfortunatamente, ricordava piuttosto bene.
«Il Re Leone? Sei serio, Ren?»

«La trovavo adatta… ora canta.»

«Non sono molto intonato.» un ultimo disperato tentativo di sviare la conversazione, ma senza grosso risultato. Ne ricavò un sorriso indulgente da quello che, senza dubbio, ormai si considerava l’Andrea Bocelli dell’intera galassia.

«Tranquillo, ci siam solo io e te qui. Non ti sentirà nessuno.»

Scosse nuovamente il capo.

Se c’era una cosa che non voleva fare era mettersi a strillare per l’intero viaggio, men che meno con il cavaliere accanto. Naturalmente, gli piaceva cantare, ma solo in determinate circostanze: prima di tutto, doveva essere solo… e possibilmente doveva essere ai comandi di un veicolo monoposto oppure sotto la doccia. Per nulla al mondo si sarebbe fatto sentire da qualcun altro! Eppure, ora il suo compagno d’avventure gli chiedeva – anzi, lo obbligava! – di unirsi a quel coro stonato. Sbuffò piano, quando percepì un leggero formicolio alla gola:

«Se mi strangoli non posso cantare.» fece prontamente notare, cogliendo la sensazione svanire in un attimo.

«Se non canti, allora sei inutile e posso fare a meno di te.» la musica cambiò bruscamente e gli occhi dell’apprendista Sith si illuminarono immediatamente «Uh, questa la adoro! Io faccio la parte di lui e tu quella di lei!»

«Ma non la conosco!» mentì, ma l’obiezione cadde nel vuoto, coperta dalla voce di Ren.

«And it's nothing like I've ever known before!
Love is an open door!
»

Stava già iniziando a sentire il piede destro battere involontariamente il tempo e il capo muoversi a ritmo. Avrebbe tanto voluto incolpare la Forza, ma la verità era che si stava lasciando prendere dall’atmosfera spensierata, così diversa da quella che regnava a bordo del Finalizer. Nulla di quanto stava per fare si addiceva ad un Generale del Primo Ordine, ma, come aveva sottolineato l’altro, non c’era nessuno che potesse sentirli. Trasse un sospiro, accodandosi al ritornello:

«Love is an open door! With you!»

«With you! Love is an open door!»

«Say goodbye to the pain of the past!»

«We don't have to feel it anymore!
Love is an open door!»

Ren si sporse in sua direzione, sfoggiando un sorriso compiaciuto, mentre la canzone volgeva al termine. La sua voce arrivò a coprire quella del protagonista:
«Posso dire una follia? Vuoi sposarmi?»

E se Hux non avesse conosciuto a memoria la battuta successiva, probabilmente gli avrebbe spaccato la testa contro il quadro comandi. Invece, si limitò a sgranare gli occhi e fingersi sorpreso:
«Posso dire una follia ancora più folle?» soffiò, mimando una risatina sollevata «Sì!»

 
***
 

Lasciarono la navetta nello spazioporto di Lantillies, muovendosi poi a piedi nelle strade circostanti. Dietro suo suggerimento, si erano cambiati, abbandonando rispettivamente la divisa del Primo Ordine e la tunica da adepto del Lato Oscuro, preferendo abiti più pratici e meno sospetti: aveva optato per una semplice blusa grigio fumo e un paio di pantaloni morbidi, che calzavano perfettamente con gli stivali scuri. Aveva appeso il blaster alla cintura e nascosto la lama, come al solito, all’interno di una manica. Aveva costretto Ren ad indossare più o meno le stesse cose e a nascondere la spada laser sotto un largo mantello nero.

Attraversare le vie vicine non era stato difficile: quasi nessuno aveva badato a loro e l’unica cosa che forse attirava l’attenzione erano le ciocche rossicce che sfuggivano al berretto che si era calato frettolosamente in testa. Tuttavia, senza grossi intoppi, erano giunti rapidamente al negozio di animali.

«Entriamo qui?» chiese Ren, quando si fermarono davanti all’ingresso.

L’insegna – blu con una coppia di Bathna disegnati sullo sfondo – recitava: “Galaxy Zoo, tutto per i vostri amici a due, quattro, sei o più zampe!”.

Varcarono l’ingresso e si ritrovarono in una lunga e bassa stanza, illuminata da neon artificiali. Lo spazio era diviso in corsie da alti scaffali, ricolmi di materiale dedicato agli animali. Una commessa – evidentemente troppo annoiata per degnarli d’uno sguardo – li salutò con un monotono:
«Benvenuti al Galaxy Zoo. Se avete bisogno d’aiuto, potete chiedere a me.»

Hux scosse frettolosamente il capo, tirando il compagno verso la corsia più vicina:
«Non si preoccupi» rispose, affrettandosi a sparire dal tiro della negoziante «Facciamo da soli.» Sfilò da una tasca un breve elenco, cacciando tra le mani del cavaliere un cestino di plastica giallo «Riempi questo!» ordinò, cominciando a pescare roba a casaccio dalle mensole.

Afferrò diverse bustine di cibo umido e un sacchettino di crocchette. Ne lesse sommariamente gli ingredienti:
«Carne di Dewback, carne di Xandank e Drebbin.. dici che è buono?» chiese, ottenendo un’alzata di spalle.

«Penso di si… non ho mica i gusti di un gatto, io.»

«Mh, non so, non vorrei che il Drebbin fosse poco digeribile.» fissò la busta indeciso, prima di buttarla nel cestello «Ma sì proviamo. Al massimo, possiamo sempre darle visceri di Stormtrooper morto. Quelli non mancano mai.»

«Sei inquietante a volte, lo sai?»

Gli scoccò un’occhiata rapida: Ren non lo stava più guardando, concentrato come era a scegliere una cesta di tessuto morbido. Stava scegliendo tra due fantasie decisamente raccapriccianti:
«Preferisci quello con le maschere del nonno… oppure con le spade laser?»

Scosse il capo, storcendo la punta del naso:
«Diamine, Ren! Non puoi scegliere qualcosa di normale per Millicent? Che ne so… qualcosa con i cuoricini o le lische di pesce? Perché devi ficcare l’ossessione per Vader in qualunque cosa tu faccia?»

«Io non ho un’ossessione per il mio adorato nonnin… per Vader! Ho solo gusto e stile…»

«Certo, certo.» gli strappò dalle mani la cesta con le spade, buttandola nel mucchio delle cose da comprare «La lettiera?»

«Questa!»

«A forma di Morte Nera?» Hux lasciò cadere le braccia, incredulo «Non so nemmeno se sia legale commercializzare una cosa del genere. È un affronto!»

«Hai ragione, ma… c’è il distruggi-pupù automatico, vedi?»

Si avvicinò, osservando il pulsante appena schiacciato da Kylo Ren: un fascio di luce verde si era appena acceso all’interno della lettiera, minacciando di distruggere qualunque salsicciotto di cacca si trovasse sul suo cammino. Il generale fece rapidamente due conti: certo, la lettiera era la più costosa… e probabilmente il solo pensare di possederla poteva essere considerato vilipendio all’Impero, punibile con la reclusione da tre a cinque anni. Tuttavia… il distruggi-pupù automatico era davvero fantastico e valeva il rischio. Annuì piano, deciso a comprarlo.

«Snoke non deve sapere che abbiamo una cosa del genere, d’accordo?» sussurrò, ricevendo un’occhiata perplessa.

«Perché?»

«Perché potrebbe farci arrestare, visto che facciamo letteralmente cagare il gatto sulla Morte Nera.» rispose, passando rapidamente alla corsia successiva.

Mancava ancora qualcosa all’elenco? Scorse rapido la lista, schioccando le dita per richiamare l’attenzione altrui.

«Il tiragraffi!» disse, fermandosi nell’apposito reparto. Vi erano tiragraffi di qualunque forma e dimensione: dai semplici pali ricoperti di corda, a motivi più elaborati: a forma di Yoda, di Millenium Falcon, di Wookie e… di imperatore Palpatine e Darth Vader. Non si stupì minimamente quando scorse Ren afferrare questi ultimi due e ficcarseli sotto le braccia.

«Ci mancano solo… le ciotole.»

«Prese!»

«Giocattoli?»

«Ho dei pupazzetti di Ewok e di Jabba the Hutt.»

«Mh…il trasportino?»

«Ho anche quello.»

Seguì l’indicare dell’apprendista, scorgendo un Caccia TIE in miniatura. Si astenne da qualunque commento, dirigendosi verso la cassa.
 

***
 

Hux guardò preoccupato la cifra apparsa sul display. Avevano speso una fortuna e, malgrado avesse denaro a sufficienza, si ritrovò a chiedersi se fosse davvero necessaria la lettiera con il distruggi-pupù automatico. Dopo un silenzioso dibattito con sé stesso, decise che era assolutamente indispensabile. Cavò le tessere dalle tasche, porgendole alla commessa.

«Crediti del Primo Ordine?» cinguettò la giovane, scuotendo il capo «Sono spiacente, ma non hanno valore qui.»

«Eh?» batté le palpebre incerto. Come era possibile che la moneta della maggiore potenza galattica non venisse accettata? «Ah…» disse solo, riponendo il denaro e sfilando una carta nera, dove capeggiava in bella vista il profilo di Darth Sidious «Provi con la Imperial Express.»

«Sono desolata, ma non accettiamo nemmeno quella.»

Fissò il compagno, sempre più perplesso. Aveva esaurito le idee, nonché i metodi di pagamento. Dubitava che l’altro avesse qualcosa di diverso da proporre:
«Ren?» chiese, ricevendo un ciondolare del capo.

«Sono messo come te.»

«Capisco.» tornò a rivolgersi alla negoziante «è proprio sicura di non poterli accettare?»

«Sicurissima. Dovrò chiedervi di lasciare giù la merce, se non potete pagare.»

Neanche per idea! Aveva sopportato salti nell’iperspazio, canzoni a squarciagola e farneticazioni sul potere dei nonni per arrivare sin lì! Non avrebbe rinunciato agli acquisti, specie ora che avevano radunato tutto il necessario. Allungò una gomitata al cavaliere accanto a sé:
«Aspetti, signorina… sono certo che il mio amico risolverà la situazione in un attimo. Non è vero, Ren?»

«Eh? Tipo cosa?»

«Mh, qualcosa per cavarci da questa fastidiosa situazione. Tipo… convincere la signorina a lasciarci uscire con la merce, che ne dici?»

«E come, scusa?»

Hux si battè una mano sulla fronte, sconfortato. Ma perché doveva girare in compagnia di un tale idiota? Se non fosse stato protetto da Snoke, l’avrebbe già fatto secco o spedito in esilio su qualche pianeta sperduto con una scusa banale.

Ehy, Ren! Sai che Palpatine è vivo e aspetta solo che tu lo trovi per compiere il tuo destino?” sarebbero bastate quelle semplici parole per convincere l’altro a partire per lo spazio inesplorato e non fare più ritorno. Si sarebbe liberato di quel bamboccio in un attimo e il Primo Ordine sarebbe definitivamente caduto nelle sue mani.

Si costrinse a smettere di divagare, tornando a concentrarsi sul problema attuale: Ren lo stava ancora fissando, in attesa di una spiegazione. Sbuffò, agitando le braccia nel nulla.

«Con la Forza, magari?»

«Oh!» finalmente l’apprendista si rivolse alla commessa, sollevando la mancina e passandola davanti al viso dell’ignara commessa «Tu ci lascerai uscire senza pagare.»

La voce meccanica della ragazza risuonò nel silenzio del negozio:
«Io vi lascerò uscire senza pagare.»

«E ci regalerai dei buoni sconto per la prossima volta.»

Immediatamente, una pila di buoni venne gettata nel loro cestello.

«E ci offrirai il caffè ogni volta che…»

«Ren, piantala! Dobbiamo muoverci.»

Hux riprese facilmente il controllo della situazione, recuperando la merce e sgattaiolando fuori dal negozio. Non appena superato l’uscio, però, un allarme squillante arrivò a ferirgli le orecchie.
 Si voltò di scatto, notando le lucine impazzite dell’antitaccheggio unirsi a quel suono fastidioso.

«Corri!» ordinò, scattando immediatamente lungo il marciapiede, seguito da Ren che lottava con i due ingombranti tiragraffi.

Percepì il sibilo di sirene in lontananza, accompagnate da voci gracchianti:
«Fermatevi, in nome della legge.»

«Non ci penso nemmeno.» Accelerò, tenendo la merce rubata tra le braccia e controllando dietro di sé. Ren era vicino e stava usando la Forza per far galleggiare gli oggetti davanti a sé.

Svoltò rapidamente a destra e poi a sinistra, tentando di seminare eventuali inseguitori. Ancora pochi metri e avrebbero raggiunto lo spazioporto.
 

***
 

Decollare era stato un problema: preso dal panico, Ren aveva urtato le navette parcheggiate accanto, lasciando evidenti segni sulle carrozzerie. Naturalmente, non si erano fermati a lasciare neppure un biglietto di scuse. Preso il volo, si erano fiondati oltre l’atmosfera planetaria e si erano lanciati nell’iperspazio.

Erano riapparsi proprio nei paraggi del Finalizer e, dopo essere atterrati nell’hangar, avevano entrambi dichiarati d’essere troppo stanchi per procedere con un rapporto della missione. Quando Phasma aveva chiesto il perché di tutti quegli oggetti bizzarri, avevano liquidato la faccenda con un semplice: sono per Millicent.
 

***
 

HUx uscì dalla doccia, frizionandosi i capelli ramati con un asciugamano. Non fu affatto sorpreso di trovare Ren ancora nella stanza, intento a montare la Morte Lettiera.

«è perfetta anche come complemento d’arredo.» disse, quando lo scorse sulla soglia del bagno.

«Sì, stupenda.» Armitage sospirò, dirigendosi verso l’armadio «Ma ti dispiacerebbe spostarla dalla mia zona letto? Potremmo metterla vicino al wc, mi sembra un posto più adatto.»

Non si sorprese affatto quando l’altro lo ignorò. Il tiragraffi di Palpatine era stato sistemato accanto all’ingresso, mentre quello di Vader era sparito. Non faticò ad immaginare dove fosse finito: su una mensola della camera di Kylo Ren, senza dubbio.

«Ho anche messo le ciotole qui…» l’apprendista Sith gli stava indicando un angolo della stanza «E i giocattoli. Lì c’è la cuccia e…»

Sollevò una mano, interrompendo quel fiume di parole:
«Aspetta un secondo» le iridi verdi guizzarono immediatamente sulla stanza, senza celare una sfumatura perplessa e preoccupata. C’era un dettaglio importante che gli era sfuggito e si rammaricò di non averci pensato prima «Dove è Millicent?»

 
***

 
Millicent era sparita. L’avevano cercata ovunque, chiamandola a gran voce. Hux aveva interrogato praticamente tutto l’equipaggio, sicuro che qualcuno dovesse averla vista gironzolare per i corridoi del Finalizer.

«Chi è entrato in camera mia senza permesso?» aveva ringhiato più d’una volta «Avevo chiuso la porta proprio perché non uscisse e non si perdesse!»

Nessuno, naturalmente, aveva osato ammettere quella colpa. Aveva, dunque, preso in considerazione l’idea che qualche maledetto ribelle infiltrato l’avesse rapita per chiedergli un riscatto.

Gironzolare per la nave supplicando Ren di usare la Forza per trovarla era l’ultima delle sue speranze. Fissò il cavaliere sollevato, quando questi gli confermò d’aver sentito una traccia.

«Sei sicuro che sia da queste parti?» chiese, quando Kylo Ren si diresse verso la Sala del Trono e inserì il proprio codice.

La porta si aprì immediatamente, permettendo ai due di accedere ad una sala rettangolare, immersa in una inquietante penombra. In fondo ad una ampia navata, il trono del Leader Supremo occupava buona parte dello spazio, accompagnato da un proiettore olografico attualmente spento.

«Non può essere qui, Ren. Nessuno, a parte noi e pochi altri ufficiali, ha i codici per accedere a quest’area» mormorò, avanzando lungo il passaggio centrale «Magari quell’imbecille di Pryde è venuto qui e Milly lo ha…» si interruppe. Le parole gli morirono in gola, mentre lo sguardo sgranato si tingeva d’una sfumatura ansiosa.

Lo spettacolo davanti a sé era raccapricciante. Sentì Ren fermarsi al proprio fianco e trattenere il respiro. Si costrinse a guardare, lasciando le iridi vagare sul trono di Snoke: unghiate e graffi avevano strappato la preziosa seta, sventrando i cuscini e lasciando fuoriuscire l’imbottitura in più punti. Millicent sedeva al centro dello scranno, incurante del loro sgomento e intenta ad ammirare la propria opera di devastazione.

«Ha…» Hux provò a parlare, lottando contro il nodo alla gola «Ha distrutto il trono.»

«Già…» la voce di Ren tradiva una sfumatura irrequieta.

«Lo ha scambiato per un tiragraffi…»

«Già…»

Entrambi erano consapevoli di cosa sarebbe successo se Snoke avesse visto quello scempio. Dovevano rimediare al più presto, prima che il Leader se ne potesse accorgere. Disattivare il proiettore olografico era la prima mossa, ma poi…? Avrebbero dovuto far riparare lo scranno in tempi brevi o Snoke si sarebbe accomodato direttamente sui loro cadaveri.

«Dobbiamo… trovare un nuovo trono al più presto.»

«Già…»

«Nascondiamo Millicent.»

«Già…»

«Sai dire altro, Ren? Posso sperare in un tuo apporto migliore a questa conversazione?»

«Già…»

Il cavaliere era evidentemente in stato di Shock. Hux si chiese cosa gli stesse passando per la testa, mentre si muoveva verso il proiettore e ne staccava l’alimentazione. Avrebbero guadagnato un po’ di tempo così. Si voltò verso la seduta, allungando le braccia:
«Millicent, vieni.» ordinò, ma la gatta, per tutta risposta, prese a leccarsi il didietro. Maledetto felino insubordinato! «Millicent!» la chiamò di nuovo.

La vide alzare pigramente il capo e rizzarsi sulle quattro zampe; dopo un rapido dietro-front, la micia superò con un balzo lo schienale e sparì nella penombra della stanza.

«Fantastico…» ringhiò a denti stretti, avvicinandosi al trono. Controllò rapidamente i danni: le fodere delicate erano danneggiate e non c’era modo di riposizionare l’imbottitura senza l’aiuto di un esperto artigiano «Ren cerca un riparatore di divani al più presto. Vieni a darmi una mano…» si chinò, cercando di staccare il trono dal suo supporto.

Svitò con cura il primo dei quattro piedini, bloccandosi immediatamente al sentire un rumore provenire dal fondo della sala. Si immobilizzò quando colse l’uscio aprirsi e un’imponente figura farsi strada lungo la navata:

«Miei pupilli! Sono felice di trovarvi qui!» Snoke allargò le braccia, mimando un sorriso inquietante sul viso raggrinzito «Non avevo niente di meglio da fare e così ho pensato di farvi una sorpresa e venirvi a trovare!»

Hux guardò Ren che, immobile al suo posto, sudava abbondantemente.

Il generale si inginocchiò, chinando frettolosamente il capo:
«Una vostra visita proprio ora, Leader Supremo? Che culo, eh?» gli sfuggì.

«Come prego?»

«Volevo dire… amh… che fortuna. È sempre un onore avervi tra noi.» sussurrò, guardandosi rapidamente attorno.

Ma perché non c’era mai una finestra, quando si voleva tentare il suicidio?
 

 
  
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