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Autore: Isidar27    12/01/2020    1 recensioni
Pre/durante/sequel di "Trust my love!". Dopo la serie precedente la famiglia di Thor e Loki si è decisamente allargata! Se avete voglia di seguire le sue avventure non vi resta altro che unirvi ai membri di questa famiglia divina e ficcanasare con loro in diari, appunti e racconti in teoria segreti.
Una lettura leggera per chi ha già conosciuto la famiglia Odinson e tutti i suoi nuovi componenti e per chi invece vorrà conoscerli! Buona lettura a tutti!
Genere: Avventura, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Incest, Mpreg
Capitoli:
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Memorie della tempesta

Le porte dell’ascensore che dava sul salone di casa Stark si aprirono permettendo al Dio dell’Inganno di fare il suo ingresso.
Indossava un elegante completo da giorno e portava una sciarpa in seta verde ai lati del collo sopra il lungo cappotto nero; il tutto era accompagnato da un bastone da passeggio in legno scuro con un serpente sulla sommità.
L’eleganza era sempre stata una componente fondamentale dell’ormai re di Asgard, non importava in quale luogo si trovasse: ad Asgard o a Midgard o in qualsiasi altro posto nei Nove Loki si presentava sempre nel suo aspetto migliore.
Un lieve sorriso apparve sulle sue labbra e lentamente avanzò nella stanza. 

«Ehi» esordì Steve; se ne stava seduto su un lungo divano ed era circondato da libri. «Sei già arrivato!»

«Si, scusa so che mi aspettavate solo tra un paio d’ore. Ti ho disturbato?»

«No, certo che no, stavo catalogando questi libri da portare in negozio, ma in verità Mickey è molto più veloce di me. Io ci sto mettendo una vita.»

L’altro gli si avvicinò.
«Allora… sei andato tu a parlare coi professori?»

«Si»

Loki prese un respiro.
«E?»

Steve sorrise.
«Non ci crederai, ma hanno detto che Kate è migliorata tantissimo nell’ultimo anno!»

«Davvero hanno detto così?» Sorrise l’altro stupito.

«Posso assicurartelo! Kate sta prendendo tutte sufficienze! Certo sempre di 6 stiamo parlando, ma i professori erano molto impressionati dai suoi progressi. E poi…» Ma in quel mentre Tony fece il suo ingresso parlando al telefono con voce squillante e dirigendosi al piano bar. 

«Bene Larry e per favore annulla le riunioni di oggi, sono esausto. Poi fissa un massaggio rilassante e dì ai soci che li vedrò appena mi sarò ripreso dalla “febbre”. Tutto chiaro? Bene. A più tardi. Forse. Addio.»

«Stark hai regalato un cellulare ad una nuova intelligenza artificiale?»

Tony alzò gli occhi esasperato.

«Steve perché non mi hai avvisato che il Dio dei Simpaticoni sarebbe passato? Avrei invitato Hulk per un tè.»

«Tony!»

«E comunque se vuoi saperlo, no. Parlavo con Larry, il mio stagista.»

«Wow Tony Stark che interagisce con degli esseri umani? Sono impressionato uomo di latta!»

«Lo sto facendo per Mickey! Dice che sto troppo chiuso in laboratorio ultimamente e che un po’ di interazione sociale mi farebbe bene. Poi ha aggiunto che bisogna dare un’opportunità alle giovani menti e parole parole parole…» aggiunse versandosi da bere.
Steve lo guardò rassegnato.
«Sai Tony penso che a nostro figlio farebbe piacere sapere che hai recepito "ogni sua parola”.»

«Ma l’ho fatto Steve! Infatti ho preso uno stagista!»

Il Capitano alzò gli occhi al cielo.
«E com’è che avresti la febbre?»

«Mi serve una pausa dal lavoro, dalle riunioni, dalle interviste, dai media e dai miei soci, soprattutto dai miei soci» e mandò giù un po’ di scotch dopodiché si avvicinò al divano e si allungò su Steve dandogli un bacio «E domani sera spediamo i ragazzi al cinema e andiamo a cena fuori io e te bel fusto.» Aggiunse sensuale.

Steve arrossì violentemente mentre fu il turno di Loki di alzare gli occhi al cielo.
«To-Tony potresti chiamare Mickey e dirgli che venga in libreria con me?» Chiese il Capitano cercando di riacquistare un contegno.

«Ma Steve abbiamo un’intelligenza artificiale che può farlo o sbaglio?»

«Interazione sociale ricordi Stark?» Lo canzonò Loki a quel punto.

«Insisto Steve, quand’è che lo abbiamo invitato a casa nostra?»

«Tranquillo Stark, non ti annoierò a lungo con la mia presenza! Sono venuto per mia figlia.»

«Già… povera ragazza, mi si spezza il cuore a sapere che deve sopportare le tue visite ogni settimana»

«TONY!»

«Che c’è Steve? Sono solo molto onesto! E adesso… andrò a farmi una doccia!»

«Ma Tony! Ti avevo chiesto…»

«Si, si e poi chiamo Mickey! Me lo ricordo! Dovresti rilassarti un po’ anche tu però tesoro.»

E senza aggiungere altro sparì in un attimo dalla stanza. 

«È una causa persa!» Fece Steve scocciato «Comunque tornando a Kate puoi stare tranquillo, si sta impegnando moltissimo.»

«Bene, con questa storia di fare il re è già tanto se riesco a vederla una volta a settimana. Devo ringraziarti per esserti preso carico anche di questo pensiero della scuola Steve.»

«Per così poco? E poi lei e Mickey dedicano molte ore allo studio insieme, io non devo fare nulla. Anche adesso saranno in camera loro immersi tra i libri ne sono sicuro.»

 

Intanto nella camera di Mickey Rogers Stark 

«Allora Kate ripeti la definizione.»

«Mickey ho provato a ripetertela per ben undici volte! E non l’ho ancora imparata.» Disse la ragazza sdraiata di schiena sul letto con la testa a penzoloni.

«Magari se non continuassi a rispondere ai messaggi della tua schiera di ammiratrici ed ammiratori, ma ti concentrassi…» tentò, ma si beccò un’occhiataccia a testa in giù da Kate.

«Mi stai giudicando cugino?»

«Non potrei mai cara cugina» scherzò il ragazzo «Dai avanti la dodicesima sarà la volta buona!»

La ragazza allora si tirò sù a sedere e si voltò verso di lui. «Ok, ma passami le praline.»

«Kate hai già fatto fuori due pacchetti!»

«E ne farò fuori un terzo proprio adesso! Sai che i dolci mi aiutano a concentrarmi!»

Il ragazzo scosse la testa, ma le lanciò un altro sacchetto di praline al cioccolato. 

«Allora dati due numeri positivi a e b, con a ehm… con a…oooh non me lo ricordo. Senti Mickey secondo te se non studio questa lezione e prendo un 5 in matematica, considerando il 6+ che ho preso alla scorsa verifica, la media non viene così bassa, no?»

«Ma Kate! Insomma hai ancora due giorni per prepararti a questo compito scritto!»

«Scritto…» ripeté la ragazza mandando giù due praline «a proposito di “scritto” hai corretto il mio diario?»

«Si certo che l’ho corretto…ehm quasi tutto…»

«Eeeee? Avanti voglio un tuo parere!»

«Beh era pieno di errori di ortografia naturalmente! E poi non abbiamo incontrato dei draghi su Vanaheim!»

«Oh insomma Mickey possibile che tu stia così attento ai dettagli?! Magari non mi ricordo bene tutto, è successo più di due anni e mezzo fa!»

«Lo dici come se fossero passati secoli.» La riprese timido il ragazzo sistemandosi meglio gli occhiali da lettura «Comunque la sciocchezza sui draghi te l’ho cancellata…però è assurdo! Non capisco perché devo correggerti un diario!»

«In verità era un diario, ma sai poi ho pensato che sarebbe bello che tutti conoscessero le mie avventure!»

«Per adularti e glorificarti nei secoli?»

«Hai centrato il punto cugino!»

«Ma Kate è pieno di cose private! Hai-hai pensato a se lo leggessero i tuoi genitori?»

«Certo che ci ho pensato, ma è una piccola parte della mia futura autobiografia. Non posso mica tralasciare le cose importanti! Loro-loro capiranno…A proposito dove l’hai messo?»

Mickey sospirò ed aprì un cassetto della sua scrivania: ne sfilò un quaderno bordeaux e lo mostrò alla cugina.
«È qui al sicuro» e ve lo appoggiò sopra. «A proposito di Vanaheim, come se la cava Fred lassù?»

«Bene! Si fa sentire una volta a settimana su richiesta di papà, che a dirla tutta è stata più uno “Scordati di ripartire se non lo fai signorino!”. Praticamente comunichiamo attraverso uno specchio d’acqua: va bene un fiume, una tinozza, persino una zuppa…Lo scorso fine settimana stavo per mettere in bocca una carota quando d’improvviso ho sentito “Non mangiarmi Kate, sono troppo sana per te! Potrei avvelenarti!” ed un istante dopo è comparsa la faccia di Fred nel mio piatto! Ho fatto un salto di tre metri.»

«E non me lo hai raccontato?»

«Scusa Mickey mi dev’essere passato di mente. Comunque quando ho smesso di insultarlo mi ha detto che le ricerche vanno bene e che intanto sta apprendendo un incantesimo di lievitazione da Smirthyn»

«Quello Smirthyn?»

«Quanti Smirthyn di Vanaheim conosci scusa? Comunque Fred va spesso da lui così possono discutere insieme delle sue scoperte e può tenere allenata la magia. Hogun invece lo ha aiutato fornendogli una dimora accogliente. Alla sola idea di dover rifarsi un anno sui giacigli di paglia la schiena gli faceva male!»

«Sai sono contento che sia tornato su Vanaheim! Credo che quel posto lo ispiri particolarmente a migliorare le sue due doti magiche e Smirthyn mi ha detto che ci sono molte creature interessanti da vedere e di conseguenza da documentare.»

La cugina lo fissò come fosse un alieno.
«Sai a volte parli proprio come lui e diventi terribilmente noioso.»

Poi appallottolò la carta degli snack e la lanciò al cugino che la prese al volo per poi passarsela da una mano all’altra.
Il ragazzo scosse la testa rassegnato «Adesso possiamo tornare a matematica?»

«E va bene» sbuffò la ragazza. Formò una piccola scintilla elettrica tra le mani ed iniziò a giocarci. «Allora…»

Ma proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta.

«È permesso?» Domandò Loki gentile.

«Papàààà» esclamò la ragazza interrompendo il suo gioco e saltando giù dal letto corse ad abbracciarlo. 

Il moro la contraccambiò e si scambiò un sorriso col nipote. 

«Ma che ci fai qui a quest’ora? Ti aspettavo più tardi.»

«In effetti è un momento un po’ pieno su Asgard, ma ho lasciato tutto in mano a tuo padre e sono venuto a trovarti, è un problema che sia già arrivato?»

«Ma ti pare? Solo che stavamo finendo matematica.»

Mickey alzò gli occhi al cielo «Ruffiana» mormorò impercettibilmente. 

«Oh d’accordo. È solo che ho saputo dallo zio Steve che la scuola va meglio e volevo proporti di prenderti una pausa dallo studio e venire a fare un giro con me, ma se hai da fare…»

«Assolutamente no! Certo che vengo con te! Aspetta solo un secondo. Mickey la definizione è: dati due numeri positivi a e b, con a≠1, si chiama logaritmo in base a del numero b, detto anche argomento, l’esponente da attribuire alla base a per ottenere il numero b. Corretto?»

Il cugino la guardò a bocca aperta.

«Gli altri li facciamo dopo ok?» Aggiunse con un occhiolino e fatta riapparire la piccola scintilla  tra le mani gliela scagliò contro una spalla.

«Acc…Kate!» In quel mentre arrivò anche Tony.

«Ehi Mickey tuo padre… Santo Cielo! Quante volte ti ho detto di mangiare meno dolci?!»

In un gesto automatico Mickey si guardò la mano sinistra notando che stringeva ancora la carta appallottolata dei dolci consumati da Kate.
«Ma-ma lei…»

Provò a giustificarsi mentre la cugina con un ultimo cenno di salutò sparì col padre fuori dalla stanza. Sbuffò rassegnato.

«Che volevi dirmi papà?»

«Tuo padre vorrebbe che andassi con lui in libreria, puoi farlo?»

«Si certo vado subito.»

«Bravo campione.» Disse scompigliandogli i capelli mentre il ragazzo si alzava e raggiungeva la porta. 

Tony guardò la stanza che era una confusione totale tra libri, vestiti sparsi e carte di caramelle.
«Quel ragazzo non era così disordinato prima che arrivasse Kate, ma guarda nemmeno i quaderni rimette più a posto.»
Disse avvicinandosi alla scrivania.
Ne aprì uno a caso, quello che stava sopra a tutti gli altri e si mise a sfogliarlo leggendo distrattamente qualche parola. 

«Sta sempre a studiare, sempre a…ma cosa?»

Memorie di Vanaheim di Kate Odinson 

Tony continuò a sfogliarlo e a leggere qualche riga qua e là «Cos’è una sorta di diario? Uhm sembra interessante…» poi alzò lo sguardo «Dovrei farmi gli affari miei? Certo! Ho di meglio da fare che spiare i segreti di mio figlio e mia nipote? Certo che no. Cosa direbbe Steve?»
Ci pensò su ed iniziò ad imitare il Capitano «Tony! Misericordia! Ti sembra il caso di ficcanasare tra i segreti dei ragazzi?…Però se non era nascosto non è un vero “ficcanasare tra i loro segreti”».
Guardò di nuovo il quaderno «Beh non ci vedo scritto nessun “Vietato l’accesso a Tony Stark” e poi che male può fare qualche segretuccio da adolescenti?»
Afferrò il quaderno e si buttò sul letto del figlio. Sentì qualcosa sotto di sé che lo infastidiva e scavando sotto le coperte gli capitò tra le mani un pacchetto di mini marshmallow già aperto ed iniziato. Alzò le spalle e ne prese qualcuno poi iniziò a leggere dalla prima pagina. 

L’estate a New York è terribilmente afosa e i compiti non aiutano di certo a renderla più sopportabile. In realtà fanno proprio l’effetto contrario!
Sarebbe utile saper usare i poteri di ghiaccio in questi casi; i miei mi hanno raccontato che quando ero bambina e canticchiavo facevo persino nevicare in casa, ma in realtà…
Mpf…Anche questo fa parte della storia che inizia in un caldo pomeriggio di luglio, così caldo da poter grigliare sui tombini!

Erano i primi giorni di luglio e New York quell’anno era davvero troppo calda. Kate chiusa in camera sua, dopo l’ennesima ora di serie tv e face-to-face col ventilatore, rischiava di impazzire.
Poteva far piovere certo, ma poi si sarebbe creata un’umidità pazzesca e avrebbe dovuto persino asciugare il pavimento.
Si alzò dalla scrivania con un lamento di frustrazione e si diresse in camera di Fred. Non appena spalancò la porta una lieve brezza gelata l’avvolse: in quella stanza c’erano come minimo dieci gradi in meno della sua. 

«KATE! Non si usa più bussare?!» La riprese il ragazzo seduto alla scrivania. 

La sorella non lo ascoltò nemmeno e si buttò sul suo letto dove Trick, che stava fino ad allora riposando indisturbato, si tirò su di scatto e con un balzo raggiunse la scrivania di Fred.

«Ma prego, fai pure sorellina.»

«Che fai Fred?»

Il ragazzo sospirò.
«Ehm i compiti  e dovresti farli anche tu!»

«Mmm si magari dopo. Sono stufa di stare chiusa a casa! Voglio andare al mare o in montagna! Non puoi chiedere ai papà di prestarti l’auto e andiamo qualche giorno dagli zii a Miami?»

«Kate sai che odio le spiagge affollate!»

«Ma cosa ti costa portare la tua sorellina al mare un paio di giorni? E poi tu puoi startene sullo yacht dello zio Tony e fare le tue immersioni a largo!»

Il ragazzo ci pensò.
«Mmm si potrebbe anche fare…magari quando torneremo dai nonni.»

La ragazza si fece di scatto leva sui gomiti.
«Perché quando andiamo dai nonni?»

«Ma come quando? Domani no?!»

«E perché io non lo sapevo?!»

«Ma se i papà l’hanno detto ieri sera a cena?!»

La ragazza tentò di ripensare alla cena precedente: in effetti la sua mente era stata tutto il tempo ad ipotizzare il possibile schema che la sua squadra di football preferita avrebbe scelto per la partita di quella sera.
«Ah ecco…evidentemente ero distratta!»

«Sai che novità» le disse il fratello alzando gli occhi al cielo. 

«In questo caso come non detto, non vedo l’ora di stare nell’arena a combattere con Sif! O fare la lotta con Hogun! O fare a gara di scorpacciate con Volstagg e…»

«Kate staremo via solo domani e per il weekend, poi i papà devono tornare a lavoro!»

La ragazza sbuffò.
«Non capisco perché durante le vacanze estive non possiamo stare dai nonni! Almeno lì è primavera e ci sono i miei amici ed una temperatura decente…»

«E passeresti tre mesi a rotolarti nel fango, lottare, allenarti, nuotare, combinare disastri, far impazzire la nonna….»

La ragazza stava per ribattere scocciata poi le venne in mente una cosa «Ehi domani Mickey ritorna dal campus bilingue in Canada, dici che potremmo portarlo con noi prima che parta per Miami?»

Fred ci pensò su. «Questa è una bella proposta! Sono anni che Mickey non viene con noi su Asgard. Che poi non mi ricordo proprio il motivo.»

«Ehm» Kate si ricordava benissimo il motivo. 

L’ultima volta che Mickey aveva messo piede su Asgard lei ed il cugino erano scesi nelle cucine reali e Kate aveva provato un incantesimo moltiplicatore sui dolcetti di Frigga. Il risultato era stato che proprio la nonna aprendo la porta delle cucine era stata investita da un fiume di bignè alla crema.
I due bambini avevano collezionato ben tredici carie e una sgridata ciascuno dai suoi genitori.
Quella era stata la fine delle visite di Mickey su Asgard. 

«Aspetta, era quella volta che hai usato un incantesimo…» 

«Nulla di importante! Piuttosto senti fratello visto che tu stai studiando e io devo preparare lo zaino per il weekend non è che verresti a congelare un po’ anche la mia stanza? Ti prego, ti prego, ti prego!» Chiese con occhioni imploranti.

Il ragazzo si scambiò uno sguardo d’intesa col suo micio poi la guardò incrociando le braccia.
«Posso farlo? Certo. Mi va di farlo? Ehm no!»

«Sei il solito antipatico Fred! Sai che gli incantesimi di ghiaccio non mi riescono più da quando sono piccola!»

«Beh sai è bello fare qualcosa per infastidirti un po’! E visto che tu sei venuta a disturbarci, credo che ci prenderemo una piccola vendetta!»

La ragazza gli fece la linguaccia e si diresse alla porta.
«Lo chiederò a papà! Papàààà. Ma non ci sono?»

«Kate, ma devi proprio spaccarmi i timpani?!»

«Ma io sto morendo di caldo! E siccome siamo i figli del Principe dei Ghiacci i nostri genitori hanno detto che potevamo risparmiare e fare a meno di un condizionatore! Perciò adesso si può sapere dove sono quei due padri snaturati mentre io muoio di caldo? Sono già le 18.30!»

«Oh avanti Kate, sei un’ingrata verso i sacrifici dei nostri genitori! Si saranno fermati di più a lavoro poverini! Non si stanno mica divertendo!»

 

Contemporaneamente alla Fergusson&Steven 

«Mmm Thor smettila!» Tentò Loki provando a sembrare infastidito mentre veniva schiacciato dal petto del compagno contro uno scaffale che restava nascosto al resto del negozio.

«Perché? E poi sei tu il capo adesso, perché non ti decidi a chiudere? Non c’è nessuno oggi!» Disse il biondo continuando a baciargli il collo e sovrastandolo gli impediva la fuga. 

Fuori faceva un caldo terribile, ma nella libreria c’erano solo venti piacevoli gradi.
Il Dio del Tuono portava i capelli completamente raccolti in un codino alto ed indossava una t-shirt chiara che gli metteva in risalto i muscoli delle braccia.
Loki a quella vista deglutì appena. 

«Infatti mmm… dovrei chiudere se ah…se ti decidessi a scollarti! Dobbiamo andare a casa dai ragazzi!» Tentò di nuovo mentre l’altro gli sbottonava i primi bottoni della camicia di lino senza staccarsi da lui. 

«Che fretta c’è? E poi non è ancora ora di cena e io ho già fame…di te.»

Il moro allora provò un’altra strada.
«Thorrrr» fece suadente, l’altro lo fissò bloccandosi «Mi fai caldo!» disse spingendolo via e scappando verso l’ingresso della libreria.

«Eddai Loki non è giusto!»

«Oh avanti Thor!» Fece il moro posizionando il cartello chiuso sulla vetrina «Dobbiamo ancora fare la spesa ed ho in programma due lavatrici di vestiti sudati, regali tuo e di tua figlia! Che poi una volta eri così bravo a fare il bucato, mi chiedo perché hai smesso…» scherzò voltandosi, ma rimase appena interdetto.
Thor teneva le braccia incrociate e aveva messo su il broncio come un bambino. 

«Thor che hai?» 

«Si può sapere che ti prende?»

«In che senso scusa?»

«Beh è evidente che non vuoi mai stare solo con me!»

«Questo non è vero!»

«Ah si? Quand’è stata l’ultima che ci siamo presi una giornata per noi? O una cena fuori senza i ragazzi?»

«Stai esagerando Thor! C’è stata quella cena che abbiamo fatto tre, o forse quattro mesi fa… » il biondo alzò un sopracciglio con fare esplicito «Ok va bene forse ultimamente ti ho trascurato un po’» gli si avvicinò con un sorrisetto «ma questo non ti autorizza a prendermi e farmi tuo dietro ad uno scaffale!»

Il biondo lo prese per la vita.
«Allora facciamo le cose come si deve! Ti porto a cena domani sera, poi andiamo a fare una passeggiata e potremmo andare in quella gelateria che ti piace sulla…»

«Thor domani siamo ad Asgard ricordi?»

«Ah ma certo ad Asgard.» Borbottò l’altro. 

«Eddai Thor ce ne andremo tre giorni fuori NY e potrai vedere i tuoi amici e i nostri genitori…oltre che ci sarà l’allenamento per Fred…»

Il biondo sorrise «Sai sono contento di passare un “weekend lungo” via con te ed i ragazzi. Inoltre so che Fred sarà entusiasta quando scoprirà che nostro padre lo porterà ad allenarsi su Vanaheim; gli farà piacere conoscere qualche nuovo incantesimo coi vanir. E quando tornerà, trascineremo anche Kate fuori dall’arena e approfitteremo per starcene un po’ solo noi quattro…» in quel momento il telefono di Thor vibrò. «Ehi Marcus? Ah, ma certo scusa avevo quasi dimenticato…si partiamo domani alle 10.00. Ok allora ti aspettiamo a casa. A domani» 

«Che succede?»

«Mi ero dimenticato che verrà anche Marcus, vuole venire a far visita a Mr.J. Che testa mi ritrovo! Abbiamo anche chiesto ad un suo amico di occuparsi della caffetteria perché saremo entrambi via! Ma comunque a parte il viaggio saremo solo noi quatt…» il telefono vibrò di nuovo.

«Ehi piccola guerriera che succede? Ah certo portiamo anche Mickey…nessun problema, ma avvisa gli zii! Pronto? Kate?» 

Thor abbassò il cellulare sospirando.
«Dicevo…» il telefono vibrò ancora «Fred? Come Trick, e dove ce lo mettiamo? Fred? Fred?»
Ma il ragazzo aveva già riattaccato.

«Viene anche Mickey?»

«Già.»

«E Fred si porta Trick»

«Non vuole lasciarlo solo al caldo. Pare che Asgard sia la nuova metà preferita per le vacanze dei newyorkesi.» 

Loki comprese il leggero disappunto del compagno e cercò i suoi occhi, poi si avvicinò alle sue labbra «Vedila così: se Fred si allena con papà, Kate sta con Mickey, Trick lo lasciamo ad impegnare nostra madre e Marcus con Mr.J….io e te potremo passare un po’ di tempo per conto nostro. Sai è da parecchio che non torniamo a quelle cascate nelle valli a nord del palazzo. Sono sempre così poco affollate…mi spiego?»

E gli posò un bacio sensuale sul collo. 

Il biondo sembrò riacquistare il buon umore di colpo «Beh se proprio la metti così…sbrigati tesoro dobbiamo andare a prepararci!» E se ne uscì di corsa dal negozio.
Loki rimase a guardare la porta aperta ed incrociò le braccia.

«Tsk tante storie e poi non mi ha dato nemmeno un bacio.» 

Ma in quel momento Thor rientrò di corsa e presolo per la vita con la forza dei soli avambracci lo sollevò da terra «Ti ho sentito sai?» disse sorridendogli.
«Ah ecco stavo quasi per offendermi»
Poi contraccambiò il suo sorriso e poggiate entrambe le mani sulle sue spalle gli diede un bacio dolce.

Quel venerdì mattina Mickey, con tanto di valigia e zaino, arrivò dall’aeroporto con un taxi a casa degli zii e appena sceso dall’auto fu investito dall’abbraccio di Kate rischiando di ribaltarsi. Poi lui, i cinque Odinson, e Marcus si ritrovarono sul marciapiede davanti casa pronti per la partenza.
Fred guardò Trick negli occhi e si concentrò “Ora dormi amico mio” il micio chiuse gli occhi cadendo addormentato e il ragazzo fece apparire una sfera di luce in cui lo avvolse per proteggerlo durante il viaggio. 

«Bene» fece Thor «allora se ci siamo tutti…. HEIMDALL!»

Il gruppo fu avvolto dal raggio arcobaleno e portato su Asgard in pochi secondi!

 

Asgard qualche istante dopo

Fred con un tocco leggero ruppe la sfera magica e Trick si svegliò,  Mickey invece perse l’equilibrio e cadde come un sacco di patate con zaino e tutto il resto.

«Ciao Heimdall!» Esordì Kate alla vista del guardiano.

«Principi, principessa, Mickey Rogers Stark, Marcus Fergusson-Steven, Trick… siate i bentornati ad Asgard. Una nave vi aspetta.» Li accolse indicandogli poi una navicella dorata che stava sospesa in aria accanto al ponte arcobaleno. 

«Grazie Heimdall, ma» disse Thor entusiasta «chi preferisce farsi un giretto di martello?»

«Thor avanti non puoi portarci tutti lo sai!» Fece notare Loki al compagno mentre i suoi figli, Trick, Mickey e Marcus raggiungevano la nave.

«Beh papà» gli gridò Fred « io so guidarla perfettamente questa.»

«Infatti» disse Thor afferrando Loki per la vita «Così io posso portare te.» E senza dargli il tempo di controbattere roteo in aria il martello e partì in volo col compagno che dovette velocemente aggrapparsi a lui per non cadere. 

«Fred posso guidarla io?» Chiese Kate montando a bordo. 

«No Kate, quando sarai più grande!»

«Ma non è giusto!»

«I papà non ci sono e sei sotto la mia responsabilità perciò decido io ciò che è giusto.» Sentenziò il maggiore mentre la ragazza si imbronciava; un attimo dopo Fred con assoluta facilità fece partire la nave trasportando il gruppo nella stessa direzione appena presa dai suoi genitori. 

 

Non ci volle molto perché Thor e Loki raggiungessero il cortile del palazzo.
«Mio principe…» disse il biondo con un sorriso mentre liberava dalla sua stretta il compagno.

«Sei il solito sentimentale Thor.»

«Eh solo che non voglio sprecare nemmeno un momento con te in questi giorni.»

Loki gli sorrise «E va bene te lo concedo, ma non credere che bastino i giochetti col tuo martello per impressionarmi.»
Thor stava per rispondergli con una battuta a tono, ma i due furono interrotti dall’arrivo della navicella dorata.

«Non abbiamo finito io e te…» sussurrò il biondo al moro con un occhiolino prima che i due venissero raggiunti dal resto del gruppo.

«Papà, Fred non mi ha fatto guidare!» Piagnucolò subito la ragazza rivolta a Loki. 

«Mi sembra ovvio Kate, se l’avesse fatto come minimo avrei bruciato i suoi compiti davanti a lui!» 

«Vedi te l’avevo detto che papà non era d’accordo!» Le disse il fratello con tono calmo, ma una gocciolina di sudore freddo gli scese lungo la fronte: le minacce di suo padre erano sempre molto efficaci. Kate sbuffò, ma in quell’istante qualcun altro li raggiunse e venne loro incontro.

«Ciao papà!» fece Marcus entusiasta ad un Mr.J. che reggendosi ad un bastone con intarsi in oro si avvicinava allegro. 

«Ehilà ragazzi! Santo Cielo sono secoli che non ci vediamo o forse no? A dirla tutta non ne sono sicuro; qui il tempo scorre in modo completamente diverso! Ah Marcus ragazzo mio!»

Padre e figlio si abbracciarono forte mentre Loki e Thor li osservarono con un sorriso. Si conoscevano da quasi vent’anni e per loro in quanto esseri umani il tempo aveva lasciato segni più evidenti rispetto ai due semidei.
Mr.J ormai era un vecchiettino, con gli occhiali ed un bastone da cui non si separava mai, mentre Marcus era diventato un uomo fatto e finito.
Vivevano lontani da quando Mr.J. aveva deciso di trasferirsi ad Asgard per passare la vecchiaia nell’eterna primavera e tra gli innumerevoli libri della biblioteca reale.
Tutti ormai si erano affezionati e stimavano quel vecchio e simpatico midgardiano, persino Odino se aveva bisogno di un consiglio gli si rivolgeva come ad un buon amico.
Infine non era raro che dopo lunghe ore di lettura Mr.J. facesse visita ad Heimdall: con lui teneva lunghe chiacchierate su ciò che il Bianco vedeva nei mondi con i suoi occhi.
Marcus era felice per suo padre e quando poteva chiedeva a Thor e Loki di portarlo con loro per potergli fare visita. Aveva ormai superato la cinquantina, ma i suoi occhi erano rimasti vispi come quelli di un ragazzino e non gli mancava mai il sorriso; aveva molti amici e molte occupazioni e tutti i clienti della caffetteria lo adoravano.
Per Kate e Fred e persino per Mickey era di famiglia ed era capitato spesso che trascorresse con gli Odinson qualche Natale quando non era con Mr.J. in Canada o in giro per il mondo dai suoi innumerevoli amici.
Viaggiare era l’unica grande storia d’amore della sua vita.
Una cosa infine valeva per entrambi: Mr.J e Marcus occupavano un posto speciale ad Asgard e nei cuori di tutta la famiglia Odinson. 

«Venite con me! I vostri genitori e i vostri amici ci aspettano nella sala dei banchetti.»

Non appena la comitiva fu giunta a destinazione Thor e Loki furono investiti dall’abbraccio di Frigga, Kate e Mickey corsero dai tre guerrieri e Lady Sif e Fred, con Trick al fianco, andò a salutare Odino. Il vecchio re di Asgard abbracciò il nipote dopodiché approfittò della presenza di tutti per fare un annuncio. 

«So che sarete stanchi per il viaggio e avrete bisogno di riposarvi un po’, ma mi sembra opportuno comunicarvi adesso una decisione che ho preso di recente con i miei figli. Domani porterò Fred con me su Vanaheim perché possa seguire un particolare allenamento. Ragazzo mio ormai è tempo che tu apprenda degli insegnamenti che ti saranno utili per sviluppare al meglio le tue capacità e Vanaheim è il posto giusto per farlo bene ed in totale sicurezza. E a proposito di questo ci sarà Hogun ad accompagnarci.»

Il guerriero annuì in segno di rispetto. Loki e Thor sorrisero orgogliosi, Fred rimase un attimo stupito mentre Kate era entusiasta.

«Bene, quando partiamo?!» Domandò la ragazza. 

«No Kate, mi dispiace, ma porterò solo tuo fratello!»

«Cosaaaa?!» Chiese incredula.

«Solo Fred deve affrontare questo allenamento. Per te non è ancora il momento.»

«Ma non è giusto nonno!»

«Kate» la redarguì Thor, ma la ragazza non si fermò.

«Sapete tutti quanto io ami allenarmi e sono anche più brava di Fred, perché non puoi portare anche me?» 

«Kate» le rispose Odino con tono calmo « su Vanaheim Fred avrà a che fare con le arti magiche. Tuo fratello padroneggia già bene la magia del fuoco, della terra, dell’aria…»

«Si, ma anche io…»

«E del ghiaccio…» 

La ragazza abbassò lo sguardo: quella proprio non le riusciva mai.

«Devo portare Fred perché impari a padroneggiare tutti gli elementi durante i combattimenti. È già molto bravo lo ammetto, ma c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare…e saremo di ritorno in due giorni.»

Kate strinse i pugni mentre Sif le si fece vicina e le appoggiò una mano sulla spalla.

«Non ve la prendete principessa. Vedrete che presto sarà il vostro turno. E poi stando qui potrete allenarvi con me e Fandral.»

Kate annuì, ma non era affatto convinta. 

 

Dopo il banchetto Thor e Loki avrebbero voluto ritirarsi nelle loro stanze, peccato che…

«Come non posso andare nell’arena?» 

«Prima voglio che tu finisca i compiti che avevamo stabilito Kate!»

«Ma papà ho tutta l’estate! Non posso farli lunedì?»

«Non si discute, prima devi studiare poi potrai stare nell’arena anche di notte per i prossimi due giorni.»

«Certo mentre Fred si diverte col nonno su Vanaheim!»

«Kate…»

«Io voglio andare con lui! E qualunque cosa faccia tanto non potrò partire lo stesso» e dando le spalle al padre si diresse di corsa nella sua stanza. 

Loki sospirò e si passò una mano sul volto.

«Mickey ti prego prova a farla ragionare tu.»

Il ragazzo sorrise «Conta su di me zio.» Ed iniziò ad incamminarsi nella direzione presa dalla cugina.

Loki sorrise verso il ragazzo mentre Thor alle sue spalle gli si fece vicino.
«Allora cosa vuoi fare per iniziare il nostro weekend?» Chiese il biondo.

«Che ne dici di una passeggiata nei giardini? Ho bisogno di un po’ di tranquillità.» Gli rispose  l’altro voltandosi verso di lui. 

Al che Thor lo strinse a sé e lo baciò; Loki sorrise contro le sue labbra «E poi ti prometto che ci dedicheremo un po’ a noi Dio del Tuono…»

 

Da che era entrata in camera sua Kate aveva distrutto tutto ciò che le era capitato sotto mano. Possibile che a Fred andasse sempre tutto bene? E lei invece? Non poteva nemmeno allenarsi se prima non faceva i compiti!
Mentre rompeva l’ennesimo soprammobile qualcuno bussò alla porta.

«Ehm lo sai vero che così papà ti farà fare compiti fino al Ragnarok vero?» La riprese Fred entrando seguito da Trick.

«ESCI SUBITO DI QUI!» Gli urlò la sorella lanciandogli contro un cuscino.

«Ehi frena i tuoi ormoni di quattordicenne incompresa! Non è colpa mia se hai problemi con gli incantesimi di ghiaccio!»

La ragazza si gettò sul letto lanciando un grido di frustrazione e affondò il viso tra le coperte.

«Hai finito di fare la ragazzina viziata?» Sospirò il fratello avvicinandosi alla sorella e sedendole accanto «Magari se la smettessi di fare l’antipatica potrei provare a parlare col nonno e..»

«No! L’hai sentito? Vuole portare solo te! Il Padre degli Dei ha parlato! Finisce sempre così! Fred può allenarsi nei laghi con i maridi, Fred può scappare su Jotunheim e riportare dei fiori magici, Fred può fare questo, Fred può fare quello….Fred è pronto per allenarsi su Vanaheim anche se odia allenarsi! Perché non vai anche ad Hel già che ci sei?!»

«Sai cosa ti dico? Volevo solo essere gentile con te Kate e darti una mano, ma sei la solita viziata antipatica! Sai bene che preferisco lo studio! Ma devo andare se persino i nostri genitori hanno deciso così!»

«E tu da bravo figlioletto perfettino non puoi certo deluderli vero?»

A quel punto il ragazzo si alzò di scatto.
«E va bene allora! Andrò a riposare perché sai domani sarà dura su Vanaheim!» E preceduto da Trick si diresse alla porta superando Mickey che stava entrando proprio in quel momento. 

«FULMINATI FRED!» Gli urlò la sorella scagliandogli dietro una saetta.

«Ehi sta attenta! Non è me che devi arrostire!» La rimproverò il cugino schivando l’attacco per pochi millimetri.

«Non è giusto Mickey, non è assolutamente giusto!» Si lamentò la ragazza riaffondando il viso nel letto.

«Eddai Kate, tuo padre non ti ha mica rinchiuso in camera! Se studiamo ora poi possiamo divertirci un po’ insieme!»

La ragazza si risollevò di colpo e sul suo volto apparve un ghigno mefistofelico.
«Divertirci eh? In effetti so cosa potremmo fare per divertirci un po’!» 

 

Mickey e Kate erano sempre stati una super squadra. Non importava che non fossero davvero cugini di sangue: dove andava uno andava anche l’altra e non facevano mai nulla da soli.
E l’uno era prudente quanto l’altra sconsiderata!

«Kate è una pessima idea!»

I due ragazzi erano entrati di soppiatto nella Sala dei Trofei di Asgard e di fronte a loro si ergeva lo Scrigno degli Antichi Inverni.

«Oh avanti è solo uno scrigno potentissimo, ma ti ricordo che sono una mezza jotun! Saprò maneggiarlo vedrai!»

«Kate è un accidenti di artefatto antico e tu non riesci nemmeno a far nevicare!»

«Beh, ma con questo potrò finalmente dare una lezione a Fred. Se dimostro ai miei di saperlo usare domani il nonno porterà anche me! E poi posso sempre utilizzarlo per congelare i piedi di quel secchione!»

«Ma lui deve andare! Kate deve allenarsi! Un-un giorno lo farai anche tu!»

«Fred» disse la ragazza avvicinandosi allo scrigno «odia gli allenamenti, io invece li amo…perciò stavolta niente mi impedirà di andare con lui!»

E con decisione afferrò lo scrigno e lo sollevò.
Da principio non accadde nulla, poi…Un getto di gelo si scatenò dall’oggetto magico colpendo la parete di fronte alla ragazza. 

«Kate, ma che fai?»

«Non sono stata io! AH!» 

Un altro getto più potente fuoriuscì dallo scrigno colpendo il pavimento. 

«Kate attenta!» 

Il ghiaccio si propagò lungo il corridoio dove giacevano le altre reliquie assumendo la forma di alti spuntoni. 

«Non-non riesco a controllarlo!» Disse la ragazza in panico. 

Mickey che era poco distante da lei alle sue spalle provò ad avvicinarsi, ma Kate si voltò e altro ghiaccio si riversò sul pavimento innalzandosi a muro davanti al ragazzo. I due giovani furono separati mentre il muro continuava a crescere verso il soffitto della stanza. Poi si fermò e cadde il silenzio.

«Oh no…Kate stai bene?»

«S-si» rispose la ragazza spaventata dall’altra parte. 

D’improvviso però il ghiaccio intorno a lei iniziò ad unificarsi creando lentamente una sorta di sfera e lei… si trovava proprio al centro!

«KATE! Devi posare lo scrigno! Adesso!»

La ragazza annuì e si voltò verso il piedistallo, ma…

«MICKEY NON SENTO PIÙ LE MANI! HO-HO FREDDO!»

«VADO A CERCARE AIUTO!» Le gridò il ragazzo voltandosi e correndo via.

Intanto Kate non riusciva a capire cosa stesse succedendo: sentiva le mani gelate ed insensibili e così anche i piedi mentre il ghiaccio si propagava intorno a lei rinchiudendola in una fredda prigione. Aveva un freddo tremendo, ma perché? Era sempre stata in grado di sopportarlo bene e in fondo era in parte jotun. Adesso invece era lì che tremava scompostamente e gli occhi le si facevano pesanti. 

“Ghiaccio, po-poteri” pensò. 

Non aveva mai manifestato poteri del gelo come quelli di Fred, ma perché non riusciva nemmeno a gestire quello scrigno se in fondo il ghiaccio era parte di lei?

C’era silenzio…avvertiva solo il rumore del ghiaccio che scricchiolava piano mentre continuava a circondarla. 

“Aiuto…”

Fece appena in tempo a vedere qualcosa di rosso lampeggiare oltre la parete gelata davanti a lei e scioglierla poi il volto del fratello fu l’ultima cosa che vide prima di sentirsi cadere nel buio.


Quella sera nella sala dei banchetti

«Ti rendi conto di quello che hai fatto?!» 

Erano passate diverse ore dall’intervento di Fred nella Sala dei Trofei e mentre Mickey era nella sua camera Kate si trovava davanti ai suoi genitori.
Era svenuta solo per pochi minuti prima di risvegliarsi nella Camera della Guarigione dove era stata rinvigorita da un infuso dei fiori di Vimur.
I suoi genitori si erano precipitati da lei ed entrambi le erano rimasti accanto fino a che non aveva chiuso gli occhi e si era addormentata cosicché l’infuso facesse il suo effetto con tutta calma.
Ma al suo risveglio Frigga l’aveva condotta lì dove Loki le stava facendo una bella lavata di capo.
La ragazza ancora stretta in una coperta abbassò lo sguardo a terra.

«Quello scrigno è potentissimo! Se lo avessi usato male avresti potuto uccidere Mickey oltre che tu ti stavi…» non finì la frase e scosse la testa come per cacciare via un brutto pensiero. 

«Papà io…»

«Perché ti viene tanto difficile obbedirmi? Perché non mi ascolti quando ti dico di fare una cosa? Credi lo faccia per divertimento?»

Thor era al lato destro di Loki e guardava la figlia con rimprovero e apprensione allo stesso tempo. Il compagno invece era fuori di sé. 

«Io-io credevo di poterlo controllare…» 

«Non puoi controllarlo, è troppo potente per una ragazzina. Non posso pensare a cosa sarebbe successo se tuo fratello non fosse arrivato in tempo! Sei-sei in punizione da qui al Ragnarok!» 

Kate inspirò profondamente.
«Non mi chiedi nemmeno perché l’ho fatto?»

«Pensaci bene signorina, voglio saperlo o sapere la risposta peggiorerà solo la tua punizione? Cos’era uno scherzo per Fred? Per non farlo allenare? È questo vero?!  Solo per fare un dispetto a tuo fratello?!»

La ragazza strinse la coperta con rabbia e alzò lo sguardo: gli occhi lucidi, ma decisi.
«Ma certo! Perché Fred deve allenarsi così può diventare ancora più perfetto no?»

«Kate, ma che stai dicendo?» 

«Perché è giusto che lui si alleni quando odia farlo, mentre io sono costretta a stare sui libri o a guardarlo partire per Vanaheim? Per una volta sii davvero onesto papà e ammetti che preferisci lui a me e che è sempre stato così!» Disse facendo cadere la coperta mentre leggere scintille si propagavano dalle sue mani. 

«Adesso basta Kate stai esagerando!»

«Ah si? Allora perché lo difendi sempre? Perché Fred fa sempre tutto giusto e io invece no? Fred  è bravo a scuola e io no, Fred padroneggia bene i poteri e io no, Fred ha il potere del ghiaccio mentre io…io…io non so nemmeno perché quando ho toccato lo scrigno non ho cambiato aspetto come è successo a te! Sai cosa penso? Che stareste tutti meglio senza un disastro come me! E probabilmente tu-tu non mi volevi nemmeno quando avevi già il tuo Freddi!»

Loki si paralizzò.

«Kate ora basta non sai quello che dici!» Intervenne Thor di colpo severo. 

Ma la ragazza non sembrava volersi calmare e infatti il cielo fuori si fece scuro. Il suo sguardo era puntato su Loki.
Passò qualche istante poi d’improvviso una saetta si schiantò fuori dal palazzo; allora Kate chiuse gli occhi ed inspirò come faceva sempre per calmarsi.
Il cielo serale tornò terso mentre lei riapriva lentamente gli occhi.

«Io ti odio!» Disse infine rivolta al moro e voltandosi lasciò la sala. 

«Kate, Kate torna qui» provò Thor, ma la ragazza non lo ascoltava più. 

Loki rimase impietrito, abbassò lo sguardo e strinse le palpebre finché avvertì due mani posarsi  delicate sulle sue braccia. Thor gli circondò le spalle con dolcezza.

«Lasciami…» sussurrò appena.

«No amore…» disse tranquillo il biondo poggiando il mento sulla sua spalla. 

A quel tocco Loki ingoiò il nodo che sentiva in gola e si concesse finalmente di sentire le proprie lacrime scendere calde sulle guance.
In fondo non c’era nessuno, in fondo c’erano solo loro due.

«Dov’è che sbaglio con lei?»

«Non è colpa tua lo sai. È solo un momento particolare per Kate, ci sono tante cose che deve capire. Anche tu eri così…eri così anche dopo se è per questo» provò a scherzare il compagno, ma Loki continuò a piangere sommessamente.

«Hai sentito cos’ha detto?»

«Sai che non ti odia è solo arrabbiata…»

«Non quello Thor, il resto…»

Il biondo tacque.

«Sappiamo entrambi che non è così. E questo basta! Vedrai che presto lo capirà da sola, magari se le dicessimo la verità su…»

Il moro si girò di colpo fissandolo con occhi sgranati.
«No Thor! Non deve accadere, mai!»

Il biondo sospirò.
«Sai che i segreti non sono il punto forte della nostra famiglia amore.»

«Ma questo è diverso! È-è troppo doloroso e lei è …lei è…»

«Nostra figlia?»

«Sei ingiusto…»

«Dico solo che temo sia l’errore fatto dai nostri stessi genitori con te, volevano proteggerti e guarda com’è andata…»

Loki abbassò lo sguardo.
«Io non voglio che soffra Thor…»

Thor gli rivolse un sorriso triste.
«E va bene. Allora le racconteremo solo una parte della storia, ma dobbiamo dirle almeno dei suoi poteri. È giusto così Loki, sei d’accordo?»

Il moro annuì.
Thor se lo strinse contro come a volerlo consolare e difenderlo allo stesso tempo.
«Comunque non può rivolgersi a te così deve imparare a controllarsi.»

Il moro sospirò, ma un sorriso comparve finalmente sulle sue labbra «Detto da te che hai dato del vecchio e folle a nostro padre e ti sei fatto bandire…direi che non sei molto convincente.» Rise poi tornò serio «E comunque credo sia solo gelosa di Fred e che voglia ferirmi con questo. Pensa che lo amiamo di più solo perché…solo perché non si sente alla sua altezza.»

«Uhm mi ricorda qualcuno!»

«Possibile che tu sia così ottuso Thor?» Disse l’altro scostandosi infastidito. 

«Beh Loki è pur sempre figlia tua, no? Comunque sono sicuro che presto capirà che noi l’amiamo esattamente com’è…proprio com’è successo a te…»

Loki annuì.

«Tornando a noi» disse il biondo assumendo un tono sensuale «che ne dici di andare a riposare un po’ adesso? Ti faccio un massaggio se fai il bravo, ok?»

«Thor mi sento un padre da schifo in questo momento e tu mi proponi un massaggio?»

«Non possiamo comunque farci molto stasera…piuttosto lasciamola sbollire. Sono sicuro che nella sua rabbia nostra figlia non tenterà di distruggere un pianeta come qualcuno di mia conoscenza…e vedrai che domani le sarà passata.»

 

Nella stanza di Kate…

«Giuro che non mi passerà mai!» disse la ragazza mentre infilava un paio di calzini in uno zaino.

Mickey stava seduto sul letto della cugina; non parlava mentre la osservava.
«Cosa stai facendo?»

Chiese poi senza espressione nella voce.

«Preparo le valigie, con o senza l’approvazione dei miei io andrò su Vanaheim!» disse afferrando una spada «Questa me la porto? No, ma scusa ti sembra giusto che debba sempre andare così? E adesso devo pure sentirmi in debito verso Fred per avermi salvato! Come se glielo avessi chiesto io poi…»

«Infatti… gliel’ho chiesto io…perché stavi per congelare»

La ragazza a quell’obiezione corretta si imbarazzò appena «Si ehm grazie a proposito…io però ho deciso e partirò!»

«Non credi sarebbe meglio finirla invece?»

«Ma cosa dici Mickey?»

«Kate, oggi abbiamo rischiato grosso. È già tanto che i tuoi non abbiano avvisato i miei genitori o mio padre avrebbe attraversato l’universo in armatura per venire a prendermi per un orecchio. Abbiamo esagerato. Ed è stata una fortuna che Fred…»

«Non mettertici anche tu sai!» Lo minacciò puntandogli contro la spada «Non voglio risentir parlare di quel damerino perfettino! Quando domani partirà io andrò con lui e non potrà fermarmi.»

Mickey tornò in silenzio, ma le sue guance e le orecchie divennero rosse e quando succedeva così…

«Hai le orecchie color dell’armatura di tuo padre. Cosa mi stai nascondendo Mickey?» 

«Ni-niente» sussurrò il ragazzino. 

La ragazza provò un’altra strada.
«Mickey sono la tua cugina preferita e la tua migliore amica…e se non vuoi che racconti a mezza scuola che dormi ancora con i tuoi orsacchiotti farai meglio a dirmi la verità!»

Il ragazzo allora si paralizzò.
«Può-può darsi che tuo nonno parta con Fred stasera co-così domani sarà sveglio di buon mattino per…..»

«Cooosa? Perché non l’hai detto subito?» Esclamò la ragazza buttando alla bella e meglio tutto nel suo zaino. 

«Kate è una pessima idea!»

«L’hai detto anche oggi!»

«E infatti ci ho preso in pieno! Adesso basta Kate, dobbiamo obbedire!»

«Senti tu fai come vuoi, ma io vado su Vanaheim. Sei libero di decidere!» Ed uscì di corsa dalla sua stanza.

Mickey rimase un istante ancora seduto sul letto.
«Maledizione Kate!»

Esclamò infine sbattendo i pugni sulle lenzuola per poi seguire la ragazza.
Uscì nel corridoio fuori dalla stanza. Era per lo più buio, ma illuminato sufficientemente dalle torce alle pareti.
In piedi davanti a lui la cugina lo guardò con le braccia incrociate ed un ghigno soddisfatto «Ne ero certa. Tranquillo ho preso un cambio anche per te, è nello zaino.»

«Un cambio per cosa? Dove ve ne andate vuoi due?» La voce di Marcus alle spalle fece sobbalzare Kate.

Era in quello stesso corridoio anche lui con uno zaino in spalla e osservava sospettoso i due ragazzi.

«Ehm al Bifrost….?» Provò Kate cercando di apparire indifferente mentre Mickey tratteneva il respiro. 

Marcus dapprima studiò la ragazza e il suo zaino poi fece un passo verso di loro.
«Ah, ma guarda! Stavo andando proprio lì!»

«Come??» Chiese Mickey incredulo beccandosi un’occhiataccia da Kate. 

«Si, ho chiesto a Fred se posso raggiungerlo su Vanaheim prima che partisse con vostro nonno. Mio padre desidera una pianta che cresce solo nei boschi di quel pianeta ed io» arrossì «sinceramente vorrei esplorarlo un pochino!»

«E figurati se il nonno diceva di no al suo Freddi…» borbottò Kate.

«Come?» 

«Ni-niente solo… che anche io vengo con te! E anche Mickey!»

Il ragazzino intanto era sempre più scioccato. 

«Oh davvero?» Continuò Marcus del tutto ignaro.

«Si, Fred ha-ha convinto il nonno alla fine, quindi veniamo con te!»

«Fantastico allora salutiamo i tuoi genitori e ….!»

«NO!» Esclamò la ragazza, Marcus la guardò stupito «No, ehm i papà saranno già a dormire ormai, sai com’è non hanno più qualche secolo. E tanto li rivedremo tra due giorni, perciò…»

«O va bene…in questo caso che aspettiamo?»

E li precedette allegro. Kate sorrise e lanciò uno sguardo d’intesa al cugino che a malincuore la seguì.

 

Poco dopo i tre raggiunsero il Bifrost e Marcus si affrettò a spiegare a Heimdall il motivo del loro arrivo e perché chiedevano di passare.
Il guardiano comprese e fece per aprire il varco, ma prima si rivolse a Kate.
«Sicura di quello che fai principessa?»

La ragazza fissò il guardiano con sguardo determinato.
«Assolutamente si!» Rispose convinta. 

Il guardiano annuì e si preparò ad aprire il ponte.
I tre si portarono in posizione.

«A proposito» se ne uscì Marcus nella breve attesa che li separava dalla partenza «com’è che oggi non vi ho visti in tutto il pomeriggio dopo il pranzo?»

«Ehm sai com’è… i compiti!» Buttò lì la ragazza.

Marcus, che evidentemente non sapeva del disastro di quel pomeriggio, annuì come se avesse compreso mentre Mickey alle sue spalle scosse la testa rivolto alla cugina.
In quell’istante il ponte arcobaleno si aprì risucchiando il gruppo al suo interno ed in un attimo li trasportò a destinazione. 

 

Vanaheim qualche istante dopo

I tre atterrarono in un fienile bucandone il tetto, ma l’atterraggio fu su un morbido e grande cumulo di paglia. 

«Woooow state bene ragazzi?»

I due più giovani annuirono.

«Non ci si abitua mai a questo coso. Sapete ammetto che la primissima volta che Thor mi ha chiesto di adoperare il Bifrost ero terrorizzato di atterrare su qualche cespuglio di spine o peggio ahah» aggiunse con un sorrisetto nervoso, ma in quel momento…

«Salute Marcus» salutò Hogun appena sopraggiunto «ti stavo aspettand…Ehi, ma voi due che fate qui?»

«Non è ovvio? Sono venuta per ordine del nonno!»

Il guerriero la studiò mentre con finta aria solenne la ragazza scendeva dal cumulo di paglia ed aiutavi Mickey a fare lo stesso.
«Strano non mi aveva detto nulla, ma in questo caso sarà meglio che vi porti da lui e da Fred. In marcia!»

Il quartetto uscì in silenzio dal fienile; il cielo era illuminato da stelle brillanti e l’atmosfera era di quiete e tranquillità. Kate approfittò per guardarsi intorno.
Aveva sempre sentito dire che i villaggi dei vanir fossero rudimentali, ma ben organizzati e vedendoli adesso non avrebbe saputo trovare descrizione migliore.
Vivevano in capanne molto grandi di rami e paglia, ma erano tutte bene costruite e ciascun abitante aveva dato una nota personale alla parte esterna: alcune erano ricoperte di edera verde, altre avevano tetti piene di fiori di ogni colore, altre ancora avevano utensili od armi appese.
I falò, sparsi qua e là tra l’una e l’altra, creavano poi ombre danzanti che aggiungevano un pizzico di magia.
Quella era la vera forza di Vanaheim, di quel mondo in cui la magia seiðr veniva praticata ed utilizzata dagli abili vanir.
I quattro arrivano presto davanti ad una capanna più grande delle altre con tele colorate poste sulle pareti esterne.
Hogun entrò per primo seguito da Marcus, poi fu la volta di Kate; la ragazza prese un respiro ed entrò.

«Kate cosa ci fai qui?!» Scattò in piedi Odino seguito a ruota da Fred.

«Nonno io…»

«Oh allora non è solo un problema con Jotunheim! Piuttosto tutti i miei eredi provano gusto a disobbedire alle mie disposizioni!»

«Un momento, ma che dice?» Chiese Marcus spaesato «Kate i tuoi lo sanno che sei qui vero?»

«Veramente… » La ragazza abbassò gli occhi colpevole.

«Oh cavolo! Oh cavolo cavolo cavolo» iniziò ad impanicarsi l’altro.

«Scusami Marcus! Per me era davvero importante venire qui e tu stavi per partire perciò…» 

«Perciò?! I tuoi genitori mi uccideranno! Oh accidenti questa-questa davvero non me l’aspettavo da te!»

La ragazza tenne lo sguardo basso, ma riuscì comunque ad intravedere il fratello che a braccia incrociate la guardava con rimprovero. 

«L’avevo detto che era una pessima idea.»

«MICKEY!» Lo riprese Kate voltandosi di scatto.

«Dico solo la verità! E poi mi hai praticamente costretto!»

«Traditore!»

«Adesso basta» sentenziò Odino «Dovrei rispedirti immediatamente su Asgard ed informare subito i tuoi genitori Kate!» 

La ragazza trattenne il respiro. 

«Ma ho in mente una giusta punizione per sedare la tua disobbedienza.»

«E possiamo restare?» Chiese di colpo l’altra entusiasta.

«Si, ma non credere che sarà piacevole! Sono stufo che in questa famiglia vi facciate beffe dei miei ordini. Adesso è molto tardi e Fred deve riposare per il suo allenamento di domani. Perciò andiamo a dormire! Hogun potresti?»

«Mi avanza un letto in più maestà.»

«Molto bene…ora riposiamo.»

Ciascun membro del gruppo si diresse ad un morbido letto di paglia pronto per ognuno degli ospiti tranne per Kate e Mickey a cui ovviamente toccò dividerlo.

 

Quando tutti furono addormentati Kate si alzò piano ed uscì nella notte.
Fuori dalla capanna  trovò un lungo tronco di legno sistemato a mo’ di panca e sedendovisi rimase in silenzio immersa nei suoi pensieri.
Era andata meglio del previsto: almeno non l’avevano rispedita su Asgard! In quanto alla punizione…non le restava che aspettare che passasse la notte.
Aprì la mano ed una scintilla di elettricità fece capolino dal suo palmo diventando una piccola sfera di energia.
Era ancora arrabbiata per la lite di qualche ora prima con i suoi genitori.  
Lei era sempre stata una vincente di natura: era prima negli sport, era prima in bellezza tra tutti quelli che conoscesse, era pure la prima nella classifica dei brutti voti, ma era pur sempre un primo posto, no?
Ma negli incantesimi di ghiaccio: quelli erano la sua sconfitta più grande. E poi perché non si era trasformata?
Osservò la piccola sfera: l’elettricità l’aveva sempre sentita così sua.
Quella era potenza, forza, vita e distruzione allo stesso tempo…cos’era a confronto il potere del gelo? A cosa le serviva quando si sentiva così forte?
Se solo i suoi le avessero permesso di sprigionare a dovere i suoi poteri una volta o l’altra gli avrebbe dimostrato quanto fosse brava, ma comunicare le sembrava sempre più difficile.
All’inizio aveva pensato che fosse solo una sua idea, ma il rapporto che i genitori avevano con Fred sembrava totalmente diverso.
Si appoggiò contro la parete della capanna e sospirò.

«Non ti basta proprio fare un danno al giorno vero sorellina?» 

La voce di Fred la colse di sorpresa.

«Che ci fai qua fuori? Non stai riposando per il tuo grande giorno di allenamento?» 

Il fratello le si sedette accanto.

«Perché sei scappata senza dire nulla ai papà?»

«Perché volevo che il nonno allenasse anche me non è ovvio? Non è giusto che solo perché sei il più grande devi sempre avere tutto il divertimento!»

«Ma falla finita! Sarebbe arrivato anche il tuo momento e lo sai bene! La nostra famiglia ci sta allenando allo stesso modo!»

«Tsk con la differenza che tu padroneggi perfettamente i poteri di ghiaccio e io no vero?!»

Fred la guardò con apprensione.

«Ma tu sei bravissima nella lotta e nei poteri della tempesta! Kate io credo-io credo che ognuno è speciale a modo suo! Magari a me insegneranno delle cose utili per la mia natura e a te altre, ma a tempo debito. Perché hai tutta questa fretta?»

«Perché? Vuoi saperlo davvero perché?» Scattò su di colpo l’altra stringendo la piccola sfera nella mano «Perché i nostri genitori vedono solo quanto tu sia perfetto e non mi notano minimamente!»

«Kate, ma cosa dici? Questo non è vero!»

«Eccome se lo è! Tu sei sempre quello che va bene a scuola, quello affidabile, il loro bambino…io invece sono la figlia che non sta mai ferma, che combina guai e che non è brava come te e papà col ghiaccio!» L’elettricità intanto cresceva più forte.

«Smettila con questa storia del ghiaccio Kate! Ti ho già detto che ci sono altre cose che…»

«Che ci rendono speciali? Beh io voglio essere speciale anche in quella! Io non perdo mai! In niente!» L’energia si scaricò a terra creando un piccola buca bruciata.

Il ragazzo allora strinse i pugni e si alzò.

«Sei così accecata dalla tua voglia di arrivare prima che nemmeno dedichi attenzione a cosa ti rende speciale. Sei una ragazzina testarda! Fa come ti pare!» E dandole le spalle rientrò nella capanna. 

La ragazza lo seguì con lo sguardo, uno sguardo carico di determinazione. “Te lo farò vedere quanto posso essere testarda Fred, vedrai!”

 

Il giorno dopo era una giornata nuvolosa e grigia. Il gruppo si svegliò di buon mattino incamminandosi nella foresta fitta di alberi alle spalle del villaggio. Ovunque andassero sembravano circondati da immense sequoie.
Camminarono per circa un’ora mantenendo tutti un rigoroso silenzio: Odino e Hogun aprivano la fila. 

«Dove stiamo andando nonno?» Chiese infine Fred.

«Sempre curioso di sapere dove vai è ragazzo mio? Andiamo da un mago! Lui ti insegnerà a combattere in totale contatto coi tuoi poteri. Vedete i vanir sono bravissimi con la magia, soprattutto con quella che interessa gli elementi. Ti sarà molto utile vedrai.»

«Così diventerai ancora più bravo signor perfettino» si rivolse gelida Kate al fratello.

Continuarono ad avanzare per un’altra mezz’ora buona finché non raggiunsero una piccola radura in mezzo agli alberi dove si ergeva una capanna più rustica rispetto a quelle viste al villaggio. Le pareti esterne erano spoglie, fatta eccezione per qualche utensile da lavoro. Era circondata da pietre su cui erano incisi strani simboli e qua e là si trovava qualche cespuglio pieno di bacche colorate.
La porta in rametti della capanna si aprì rivelando un vecchio dai lunghi capelli e dalla barba bianca. La tunica che indossava era nera e portava disegnati alcuni simboli dorati. L’omino si mosse verso i nuovi arrivati con un bastone in legno molto robusto che aveva tutto l’aspetto di un’arma. 

«Salute Odino Padre degli Dei.»

«Caro Smirthyn la vecchiaia infine ha raggiunto anche te vedo.»

«Come è il naturale corso di tutte le cose di passaggio. Allora chi hai portato con te? Immagino che questi giovani siano i tuoi nipoti e ci sono con te anche dei cari amici?»

«Si è così. Come hai trovato scritto nella mia lettera ti ho portato un altro giovane della mia famiglia da allenare: Fred. Ci fermeremo solo per due giorni ed ho bisogno che lo alleni al massimo delle tue possibilità. Puoi farlo amico mio?»

«Ma certamente, se l’ho fatto con Loki posso farlo anche con suo figlio.»

«Come solo papà? E Thor?» chiese Kate d’impulso.

«Kaaate» la ammonì Odino.

Il vecchio mago la studiò con sguardo gentile «Oh si tu sei senz’altro figlia di Thor. Avverto il potere dei fulmini in te e anche il suo stesso impeto. E sento che come tuo padre sei molto potente oltre che possiedi della magia, ma dentro di te manca un elemento giovane guerriera.»

Odino emise d’improvviso una sorta di tosse di ammonimento che il mago carpì al volo.
«Vedi giovane guerriera Loki è stato allenato da me perché possedeva la magia, mentre Thor ecco lui preferiva la lotta, i miei insegnamenti non gli avrebbero giovato. Ha provato si, ma se non sbaglio si è congedato dopo i primi cinque minuti ed è sparito nel bosco. Ricordi Odino?»

«Meno male avevo portato anche Loki, lui ti ha ascoltato rapito fin da subito.»

Il mago abbassò lo sguardo triste «Avrei solo voluto aiutarlo a capire di più quanto la sua magia lo rendesse speciale, magari non avrebbe…»

Odino gli appoggiò gentile una mano sulla spalla «Smirthyn amico mio non puoi prenderti carico anche delle mie colpe verso mio figlio. Tu per lui sei stato un grande maestro e conserva molta stima di te! Adesso però hai una generazione nuova da istruire» disse rivolgendosi a Fred che sorrise.

«Sei pronto ragazzo?» 

Il giovane annuì.

«Molto bene, iniziamo allora.» 

«Chiedo scusa signor mago, ma non è che potrei fare un giro nei dintorni? Solo ecco per curiosità»  Chiese timidamente Marcus.

Il vecchio Smirthyn annuì gentile. 

«Bene e io cosa faccio?» Provò Kate.

«Tu guardi signorina» intervenne Odino «questa sarà la tua punizione: guardare tuo fratello in silenzio. Almeno fino a che non deciderò di rispedirti dai tuoi genitori.»

Kate sbuffò: in effetti era proprio una bella punizione!

 

Quella stessa mattina ad Asgard 

Loki si girò tra le coperte stiracchiandosi. Qualcosa aveva disturbato il suo sonno.

«Buongiorno amore» gli disse Thor che continuava ad accarezzargli i capelli da circa un quarto d’ora.

«Mmm Thor sono stanco lasciami dormire.» 

Mugugnò il moro dandogli le spalle, ma il biondo gli si fece più vicino.

«Tesoro ho pensato che per oggi potremmo ecco… prenderci la giornata per noi che ne dici?»

«Dico che la giornata è lunga e un’ora di sonno in più non decreterà la fine di Asgard perciò…»

«Eddai amore!» Lo pizzicò appena l’altro su una spalla. 

Loki si girò guardandolo «E va bene si potrebbe anche fare» gli si rivolse dolce «Mmm prima però vorrei vedere nostra figlia.» Aggiunse tirandosi appena su, ma Thor lo fermò.

«Resta qui tranquillo vado a vedere che sta combinando.» Ed alzandosi si diresse nella stanza della figlia. 

«Kate?» Chiese aprendo la porta, ma trovò il letto fatto. 

«Kate?» Riprovò bussando alla stanza di Mickey. 

Poi fece un tentativo nella sala banchetti ed infine si diresse nell’arena. 

«Sif hai visto Kate?»

«No Thor, non si è presentata oggi. Ho pensato che dopo il caos di ieri le aveste vietato di allenarsi.» Gli rispose l’amica.

Il Dio del Tuono continuò la sua ricerca: guardò nelle cucine, nelle stalle e persino in biblioteca, ma della figlia non c’era traccia!

«È  su Vanaheim»

Il biondo sobbalzò: stava richiudendo la porta della grande biblioteca, ma Heimdall il Bianco gli era arrivato alle spalle.

«Heimdall che ci fai qui?»

«Tua figlia è con tuo padre su Vanaheim.»

«Cosa?!»

«Ho pensato dovessi saperlo. Devo avvisare anche il principe Loki oppure…?»

«NO! No, ci penso io…» si affrettò a rispondere l’altro “Kate questa l’hai fatta grossa!”

Mentre tornava nelle sue stanze si chiedeva come informare Loki della cosa: da principio si sarebbe preoccupato moltissimo, poi si sarebbe tranquillizzato sapendo che c’era anche Odino con lei.
Però ormai sereno che la figlia fosse al sicuro si sarebbe potuto finalmente arrabbiare all’inverosimile e così il loro weekend sarebbe sfumato…
Quello fu l’ultimo pensiero ad attraversare la sua mente prima di rientrare nella loro camera da letto.

«Allora?» Chiese il compagno che ancora sdraiato gli dava le spalle.

«È in camera di Mickey, stanno facendo i compiti.» Mentì Thor cercando di sembrare tranquillo.

«Davvero?» Si tirò su stupito il moro.

Il biondo intanto si diresse al loro letto. 

«Si, te l’avevo detto che si sarebbe calmata no? Fa appena un po’ la sostenuta, ma vedrai che stasera le sarà completamente passata.»

Loki si incupì appena.

«Mi chiedo se dovrei andare a parlarle.»

Thor gli si avvicinò «Perché invece» disse accompagnandolo a sdraiarsi prono «non ti sdrai mentre io ti faccio un altro massaggio?» Ed iniziò a massaggiargli la schiena.

«Mmm ma Thor…»

«Non c’è fretta tesoro rilassati ancora un po’…»

“Mentre io penso a qualcosa per sistemare questo guaio!” 

Si disse mettendosi a cavalcioni sopra di lui per quello che sarebbe stato un lungooo massaggio alla schiena. Il moro intanto si rilassò e lasciò fare il compagno. 

«È solo che ho pensato tutta notte alle sue parole…secondo te sta bene?»

«Ne-ne sono certo tesoro e poi già che è impegnata sui libri è meglio non rischiare di darle una scusa per distrarsi, non trovi? Me lo sentivo che Mickey sarebbe riuscito a convincerla a fare la cosa giusta…»

 

Intanto su Vanaheim

«Non c’è mai una volta che ti convinco a fare la cosa giusta!»

«Ma sta zitto Mickey!» Disse la ragazza appoggiando una guancia sul pugno. 

«Va bene, sai cosa? Io me ne vado con Marcus a fare un giro nella foresta. A dopo!» E alzandosi le diede le spalle e sparì nel bosco.

Ma la ragazza non si mosse: se ne stava seduta sul tronco di un albero con gli occhi fissi sul fratello e un’espressione annoiata… e così rimase anche per molte ore dopo. 

«Concentrati ragazzo.» Disse il vecchio mago a quello più giovane.

Fred puntò la mano destra verso una roccia con una strana runa incisa sopra e chiuse gli occhi: dopo qualche istante  dalla pietra emerse un piccolo turbinio di vento.

«Bene e adesso aiutati con qualcos’altro!»

Fred annuì e direzionò la mano sinistra verso una nuova roccia su cui era incisa un’altra runa e da cui fuoriuscirono grandi gocce d’acqua.
Il ragazzo allora congiunse le sue mani e i due elementi si avvicinarono unendosi e formando una sfera di vento ed acqua davanti a lui.

«Adesso scagliala.»

Il ragazzo aprì gli occhi e scagliò la sfera di energia tra gli alberi davanti a sé: questa esplose in mille scintille di liquido brillante.
Odino seduto poco lontano vicino ad un falò con Hogun batté le mani e sorrise mentre il mago si congratulava col ragazzo.

«Molto bravo Fred. È evidente che padroneggi bene l’energia della natura.» Kate alzò gli occhi al cielo «Perciò voglio insegnarti una cosa nuova. Si chiama “Fonte del Ricordo”. Non è un incantesimo di rapido apprendimento. Si può imparare qualcosa, ma ci vogliono anni perché si stabilizzi. C’è chi non vi riesce addirittura in tutta la vita! Funziona così: se pensi intensamente ad un ricordo e ti concentri sulle emozioni che ti suscita richiamerai a te gli elementi in maniera inconscia e la tua magia sarà più forte. Ma il ricordo deve avere valore o non funzionerà.»

«Qualsiasi ricordo?»

«Si, basta che sia intenso e potente, ma attento ai sentimenti. Se ne scegli uno felice ti darà sicurezza mentre con uno triste o rabbioso potresti perdere il controllo della tua energia e farti del male: ricordati sempre che non c’è nulla di più potente degli elementi! Ecco perché ci vuole tanto  tempo prima di padroneggiarlo bene! Alcuni, ancora giovani ed immaturi, lo usano in battaglia e ne vengono  distrutti perché non hanno il controllo sulle proprie emozioni. È importante che tu impari a farlo tuo, ma potrai usarlo nel combattimento solo tra tanti, taaanti anni credimi! E poi questo incantesimo è talmente potente che se troppo forte potrebbe farti ricordare cose di te che non hai mai nemmeno saputo di aver vissuto! Ma non farti spaventare! Sono sicuro, che riuscirai a farlo benissimo un giorno. Facciamo una prova.» 

Il ragazzo deglutì e si concentrò per diversi minuti: quando riaprì gli occhi dal terreno davanti a lui emerse una sfera di fuoco e ghiaccio. Kate rimase a bocca aperta, non potendosi impedire di mostrare il suo stupore.
Fred alzò le mani portando la sfera verso l’alto molto al di sopra delle loro teste e questa esplose come un fuoco d’artificio in mille colori.

«Eccellente partenza Fred, doveva essere un bel ricordo.»

«Ho pensato a quando ho salvato un alce con i miei poteri e ho scoperto quello che sento più mio.» Spiegò portandosi una mano sul cuore.

«E come allora hai evocato inconsciamente il tuo potere del ghiaccio, ma che mi dici del fuoco?»

«Veramente quello non me lo spiego.»

«Provo a spiegartelo io…eri felice quando hai salvato quella creatura vero?»

Fred annuì.

«Quella sensazione ha generato calore in te, calore che adesso si è manifestato con l’elemento del fuoco, comprendi?»

«S-si, credo di si»

«Capisci perché questa magia è così complessa? Dobbiamo essere veri conoscitori di noi stessi  e dei nostri sentimenti per farla nostra. E credimi non è affatto facile! C’è chi non si comprende in tutta una vita, ma se continui così tu potresti riuscirci.»

Fred sorrise e ritentò l’incantesimo mentre il mago si avvicinò a Kate. Odino lo seguì con lo sguardo, mentre Smirthyn le si sedeva accanto. «Cosa affanna il tuo cuore giovane guerriera?»

«Sono arrabbiata, Fred sta imparando uno degli incantesimi più potenti al mondo e io invece no!» 

«Arriverà anche il tuo tempo non avere fretta. Ritengo che sia il tuo spirito combattivo il tuo vero potere, ma in te c’è magia come in tuo fratello!»

«Si, ma questo non basta a padroneggiare lo stupido potere del ghiaccio!» Disse la ragazza sbuffando. 

«Sicura che questo sia il vero motivo? Ti importa davvero sapere usare il potere di ghiaccio?»

«Come?» La ragazza lo guardò stupita.

«Vedi, quando era giovane come te, Loki era bravissimo con gli elementi, ma non gli riuscivano gli incantesimi di fuoco. Io ero a conoscenza delle sue vere origini, me ne sono accorto subito, ma lui non poteva saperlo. Perciò si rattristava perché non riusciva a padroneggiare quell’elemento inoltre si sentiva così diverso da Thor che avrebbe almeno voluto essere il migliore nella magia.  Ma i tuoi nonni non volevano farlo soffrire e così non gli avevano confessato la verità sulle sue origini. Adesso sento che anche dentro di te c’è una battaglia: vorresti avere il ghiaccio per sentirti completa agli occhi degli altri, ma non ne hai bisogno. Ognuno ha qualcosa che lo rende speciale e per cui viene apprezzato dagli altri, devi solo accettarlo dentro di te. Cerca le risposte che ti occorrono e trova la pace. Sei così giovane, solare e piena di vita! Non oscurare questo lato di te con turbamenti o sciocche paure…tuo padre l’ha fatto e ha sofferto molto per questo, ti prego Kate  non fare il suo stesso errore.»

La ragazza lo guardava pensierosa «Io…» 

«AIUTOOOOO!» 

I due si alzarono di scatto mentre Fred si girò nella direzione del grido.
Mickey e Marcus sbucarono correndo dal folto del bosco e trafelati raggiunsero il resto del gruppo. 

«Mickey che succede?» chiese Fred mentre anche Odino e Hogun li raggiungevano. 

Il ragazzino era piegato su sé stesso per la corsa, ma tentò di spiegarsi. 

«Hanno provato…Hanno provato ad attaccarci nel folto della foresta…. dei tizi mascherati e terribilmente minacciosi.»

«Già» rincarò Marcus «e per nulla amichevoli» e a conferma delle sue parole mostrò delle piccole frecce conficcate nel suo zaino. 

«Mercenari!»  Esclamò Hogun «Di nuovo!»

«Andavano verso il villaggio!» Si sbrigò ad aggiungere Mickey col poco fiato recuperato.

«Presto non c’è tempo da perdere! Dobbiamo andare» sentenziò Odino.

Kate non perse tempo e prese un grosso ramo a terra poco distante da lei «Siamo pronti vero Fred?!» Disse entusiasta.

«Tu no Kate!» La fermò Odino «Solo io, Hogun e Fred!»

«Ma nonno! Non è giusto, sai che sono brava a combattere!»

«Non si discute! Rimarrai qui con Marcus, Mickey e Smirthyn. Se ci sarà bisogno aiuterai lui.»

Aggiunse mentre il nipote lo superava e raggiungeva Hogun. 

La ragazza provò ancora «Voglio venire con voi!» 

Ma stavolta il Padre degli Dei divenne severo.

«Questi sono gli ordini e guai se ti trovo a disobbedire di nuovo!» 

Poi si voltò e raggiunse i compagni «Fred concentrati adesso, devi provare a portarci al villaggio, subito!» 

Il ragazzo annuì: quell’incantesimo gli riusciva bene sulle distanze brevi perciò chiuse gli occhi e in un attimo i tre sparirono.
Kate rimase in piedi a guardare il punto in cui erano scomparsi. Involontariamente i suoi capelli legati in una morbida coda bassa si librarono appena come se fossero circondati da una sorta di elettricità.
Mickey lo notò e capì che quello non era certo un buon segno.

«Kate» provò avvicinandosi piano a lei «è-è meglio se stiamo qui, non hai visto com’erano minacciosi. Mi hai sentito? Kate?»

La ragazza strinse i pugni: ormai non lo ascoltava più.

 

Intanto alle cascate di Asgard

«Tadaaa» Fece Thor togliendo le mani da davanti agli occhi del compagno.

Loki sorrise vedendo il cestino appoggiato sul mantello rosso del Dio del Tuono «Thor un pic-nic? Davvero?»

«Non un pic-nic qualunque» prese il compagno per mano e se lo tirò a sé «con le cascate in sottofondo, il sole, io e te soli» aggiunse circondandogli la vita con le braccia. 

«Mm proprio una cosa da signor sentimentale quale sei tu!» Gli sorrise il compagno. 

«Beh questo sentimentale si merita almeno un bacio non credi?»

«Ma sbaglio o dovevamo fare solo una passeggiata?»

«Oh avanti tesoro abbiamo tutto il giorno… tra un bacio e l’altro si, potremmo anche fare due passi…»

Aggiunse malizioso. 

Loki scosse la testa «Che stupido.» Poi abbassò lo sguardo. 

«Loki che c’è?»

«Ecco io…Non riesco a smettere di pensare a Kate…vorrei parlarci.»

«Ehm si, ma più tardi!» Se ne uscì Thor di getto.

Loki lo guardò interrogativo.

«Voglio dire….Sai com’è fatta, no? Falla scaricare un po’ prima, a quest’ora sarà ad allenarsi nell’arena e …» ops!

«Come nell’arena?! È in punizione ricordi? Al massimo deve studiare, non divertirsi! Giuro che se la becco ad allenarsi con Sif…»

“Rimediare, rimediare subito!” Pensò il biondo. 

«Ahhh che male» disse piegandosi su sé stesso. 

«Thor che hai?»

«Un terribile crampo allo stomaco ho bisogno di-di sdraiarmi.»

«Vedrai che non sarà nulla…facciamo così riposa mentre io vado a vedere cosa sta facendo nostra figlia e… Thor ma che fai?!»

Il biondo lo aveva preso per un polso e se l’era trascinato addosso facendolo cadere su di lui. 

«NO! Cioè…non vuoi stare qui con me? Potrei aver bisogno di aiuto!»

Il moro sospirò.

«Dai avanti fammi vedere!»

«Come, ma-ma no…»

«Ti fa male o no?»

«S-si ma non capisco bene dove»

Il moro lo studiò un istante.

«Per gli Dei Thor ho capito!» Esclamò infastidito «Va bene che vuoi passare del tempo con me, ma questa scusa per avere delle attenzioni è pessima! Sai che non sopporto quando provi ad imbrogliarmi per farmi passare del tempo con te!»

La copertura stava saltando. 

«Ehm ok…scusa tesoro, è vero, ma volevo solo che rimanessimo un po’ da soli.» Provò a buttarla su quel lato. Si risollevò appena «Ma se preferisci tornare…»

Loki lo guardò sorpreso e si morse un labbro. Quando faceva quell’espressione da cucciolo bastonato… 

«In effetti l’ora di pranzo è passata da ore, potremmo fare almeno uno spuntino, no? Che c’è nel cestino?»

Thor sorrise: era salvo, almeno fino alla fine del pasto!

 

Poco dopo su Vanaheim

«Kate torna indietro!»

Il richiamo di Mickey si stava perdendo alle sue spalle.
Aveva resistito quanto più aveva potuto, ma la battaglia chiamava forte! Corse più veloce che poté, ma anche così non sarebbe mai arrivata in tempo!
Si fermò col fiato un po’ ingrossato per la corsa e si piegò su sé stessa. Voleva combattere più di ogni altra cosa, ma l’unica strada era tentare l’incantesimo di trasporto che aveva usato il fratello.
Chiuse gli occhi, ma non sapeva bene cosa fare: quell’incantesimo l’aveva provato solo un paio di volte a casa, ma quella era una situazione molto diversa e con un altro tipo di pressione.  
Un uccellino volò cinguettando, il vento passò tra gli alberi: c’era quiete e calma.  
Era sola.
“Devo almeno provarci” ascoltò il silenzio attorno a sé ed inspirò profondamente poi formulò il suo desiderio.
“Portami dove si trova la battaglia!”
Tenne gli occhi chiusi mentre una sensazione di leggerezza l’avvolse. 

Quando li riaprì non era più circondata da alberi o dalla calma della foresta; alzando la testa vide davanti a sé una battaglia infuriare poco lontana.
Strane creature simili a mostri con corna e denti affilati stavano attaccando e depredando il villaggio. I vanir li colpivano con incantesimi ed armi, ma molti cadevano a terra sotto gli attacchi dei nemici.
Un energumeno di grossa taglia si parò di fronte ad un giovane vanir: il ragazzo indietreggiò inciampando e cadendo a terra. Il suo destino sembrava segnato poiché il mostro alzò la sua mazza chiodata sopra la testa per sferrare il suo attacco, ma improvvisamente… divenne una statua di ghiaccio e cadde a terra frantumandosi in mille pezzi.
Fu allora che Kate scorse i suoi combattere: Fred, che aveva lanciato l’incantesimo, si batteva impugnando una spada di ghiaccio, Odino colpiva chiunque gli capitasse col suo scettro ed Hogun sferrava colpi rapidi e veloci affrontando contemporaneamente fino a quattro nemici insieme.
Ma quei mostri erano davvero troppi, era il momento che anche Kate si unisse alla battaglia. Mosse qualche passo in avanti, ma si accorse che nella foga di raggiungere gli altri combattenti non si era portata nessuna arma.
Cosa avrebbe potuto…?
Poi le venne in mente l’incantesimo a cui aveva assistito poco prima: la Fonte del Ricordo.
Smirthyn era stato chiaro sull’uso di quella magia soprattutto se si trattava di usarlo in battaglia, ma non aveva molte alternative e combattere a mani nude contro quel tipo di avversari non era certo un’opzione valida. 

“Se può farlo Fred, posso farlo anche io!”

Chiuse gli occhi e si concentrò tentando di evocare un ricordo felice. Istintivamente le venne in mente il ricordo perfetto e subito avvertì la sua energia del fulmine scorrerle tra le mani.
Fu strano: era come se i sentimenti che quel ricordo le scaturiva si mischiassero con il potere che le veniva da dentro creando un’energia che le dava conforto, calore e sicurezza.
Si sentiva forte, si sentiva potente; si guardò le mani e vide l’elettricità riempirle e danzare libera tra le sue dita, ma non era abbastanza!
Doveva concentrarla tutta insieme, magari in una sfera come aveva fatto Fred…

“Fred…” 

D’improvviso il pensiero del fratello le riportò alla mente gli eventi della sera prima. I suoi genitori: non la capivano! Era sempre così, sempre e solo Fred, sarebbero stati meglio senza di lei questo era chiaro!
Ecco allora che grossi nuvoloni neri oscurarono il cielo e un vento carico di elettricità si alzò furioso.
L’elettricità tra le mani di Kate si fece più intensa.
Fulmini e saette squarciarono il cielo cancellando per qualche istante i rumori della battaglia.
Fred  colpì una strana creatura e guardò in alto: qualcosa nel suo istinto lo fece voltare e…la vide.

«Kate…» sussurrò. 

La ragazza intanto continuava come in trance a lasciar fluire i ricordi della sera prima nella sua testa. Pensò a suo padre: non aveva voluto nemmeno ascoltare le sue ragioni, ma subito aveva preso le parti di Fred!
Non sapeva niente di lei, nessuno la capiva davvero, nemmeno quel mago, ma glielo avrebbe fatto vedere, li avrebbe colpiti tutti!
Un altro ricordo si fece spazio in lei…“Ti odio!” Rivide gli occhi di suo padre, il dolore che a quelle parole vi aveva letto dentro seppur solo per un piccolissimo istante.
Riacquisto di colpo la lucidità: era come se si fosse risvegliata da un sonno incantatore e si sentiva disorientata.
Si guardò le mani e vide che ormai le scariche elettriche erano grandi fasci di energia e quasi le avvolgevano le spalle tanto si erano propagati.
Provò a concentrasi, ma non ci riuscì: non sapeva come contenere quel potere.
In quell’istante si spaventò, ebbe paura e…si pentì della sua incoscienza.
Il respiro le aumentò nel petto e non riuscì a pensare più a nulla se non ancora allo sguardo di suo padre.

“Papà aiutami!” Implorò dentro di sé.

Chiuse gli occhi e ormai vinta da quella forza incontrollabile cacciò un urlo di dolore prima di sprigionare tutta la sua energia.

 

Fred si smaterializzò e corse veloce nel folto del bosco. Era vitale arrivare alla capanna del mago, arrivarci presto! 

«Smirthyn» urlò al  vecchio mago che stava seduto davanti al fuoco acceso nella radura. Questi lo vide arrivare e si diresse ad aprire la porta della sua capanna.

«Presto ragazzo portala dentro!»

Mickey seduto fino ad allora tra lui e Marcus scattò in piedi.

«KATE!»

Fred non badò al cuginetto ed entrò nella capanna appoggiando la sorella su un letto di paglia.
Mickey entrò alle sue spalle e vide Kate priva di sensi: le maniche del suo abito erano ridotte a brandelli e scorse delle bruciature sulle sue braccia e sulle mani. 

«Che cos’è successo ragazzo?»

«Io-io non lo so..stavo combattendo poi ho visto il cielo diventare nero e-e mi sono voltato e ho visto Kate circondata dall’elettricità. Era come se-se non fosse lei a controllarla; qualcosa è andato storto e lei ha…ha gridato e… ha come scatenato tutta la sua energia e…» era agitatissimo mentre raccontava «l’elettricità ha colpito alcuni dei nostri nemici, e dal cielo sono scesi lampi e fulmini che ne hanno disintegrati altri, ma lei si è accasciata a terra e non si è più alzata.» 

«Adesso ci penso io. Aspettatemi fuori.»

Mickey intanto si fece vicino alla ragazza preoccupato, ma Fred lo trattenne. Il ragazzino iniziò a dimenarsi «Lasciami! Lasciami Fred!»

«Mickey dobbiamo andare via» disse trascinandolo fuori dalla capanna.

Ma il ragazzino non si diede per vinto e con un grido tentò di riavvicinarsi alla porta, ma Fred lo afferrò per un braccio e tirò verso di sé mentre anche Marcus si avvicinava ai due «Smettila Mickey!»

Il più giovane fuori di sé lo guardò con rabbia «È colpa tua!»

«Cosa?!»

«Lei-lei era solo gelosa di te! Voleva-voleva solo avere le tue stesse attenzioni! Lei vuole sempre vincere, ma solo perché è fatta così!» Lacrime amare affiorarono dai suoi occhi.

«Mickey..»

«Sei un pessimo fratello Fred!» Gli gridò il ragazzino avventandosi su di lui e riempiendogli il petto di pugni. «Tu dovevi proteggerla, tu sei, tu sei…» iniziò a singhiozzare forte.

Marcus tentò di bloccarlo per le spalle.

«Calmati Mickey, non è colpa di Fred!»

«Non lo è?!» Guardò prima Marcus poi tornò sul cugino con rimprovero «Credi sia facile essere alla tua altezza? Sapere che tu sei bravo in ogni cosa? Voleva le deste una possibilità…okay ha scelto il modo sbagliato perché è una testa dura, ma tu sei la sua famiglia! Tu non-non l’hai voluta ascoltare, nessuno di voi l’ha voluta ascoltare… e adesso.» 

Poi il ragazzino strinse i pugni e liberandosi dalla presa di Marcus si allontanò nella foresta.
Marcus guardò Fred che aveva abbassato lo sguardo a terra. «Non pensa davvero quelle cose Fred e io sono sicuro che non è colpa tua perciò adesso vedi di non abbatterti. Devi essere forte ragazzo mio!» Gli diede una pacca sulla spalla e superandolo si diresse verso la foresta.
Fred tenne lo sguardo incollato a terra; il ricordo di ciò che aveva appena visto a farsi nitido nella sua testa.

“Kate nooooo!” Solo lui sapeva la paura che aveva provato quando aveva sentito la sorella cacciare quel grido di dolore.

Alcuni nemici avevano provato a raggiungerla vedendola terra, ma lui si era subito smaterializzato  da lei e l’aveva portata via abbandonando qualsiasi impresa pur di salvarla.
Ma era bastato?
Tornò alla realtà proprio mentre Smirthyn usciva dalla capanna. 

«Si riprenderà.»

Il ragazzo annuì «Cosa è accaduto secondo te?»

«Ha usato la Fonte del Ricordo, per questo l’attacco è stato così potente. Ma c’è un motivo se vi ho detto di non usare quell’incantesimo se lo si pratica da poco, soprattutto in battaglia. Fortunatamente la sua stessa forza non l’ha uccisa, ma deve aver provato sentimenti davvero brutti per ridursi così.»

«Quando si sveglierà?»

«Quando sarà pronta. Io credo che ora stia rivivendo dei ricordi. Vedi Fred c’è qualcosa in lei che deve accettare, qualcosa che ha dimenticato, ma che è parte di lei da sempre. Forse solo ricordandolo potrà disfarsi del peso che oscura il suo cuore, ma questo dipende da quanta luce regna dentro di lei e da quanto amore ha ricevuto nella sua vita…quella è l’unica forza che ci salva dalle tenebre.»

Alle cascate di Asgard 

«Come il martello non funziona più?» Chiese Loki incredulo.

«Non capisco! È davvero strano, ma non riesce più a volare…vedi?» Disse il biondo girando Mjolnir con poca convinzione per aria, ma il moro stava incominciando a spazientirsi. 

«Thor adesso stai esagerando.»

«Ma perché te la prendi con me scusa?»

«Thor abbiamo mangiato e ci siamo addormentati abbracciati, senza contare che mi hai impedito ogni tipo di movimento per un’ora intera anche se ormai ero sveglio. Tra non molto sarà il tramonto, dovremmo essere a palazzo e adesso a te non funziona il martello?!»

E in effetti Loki non aveva tutti i torti; Thor era riuscito nel suo intento di tenerlo lontano dal palazzo alla perfezione: avevano pranzato tranquilli e si erano addormentati col rumore delle cascate in sottofondo e quando Thor aveva avvertito che Loki era prossimo a svegliarsi lo aveva praticamente stritolato tra le braccia per impedirgli una qualsiasi fuga. Così non avrebbe fatto ritorno alla reggia nemmeno per cinque minuti!
Purtroppo il sole ormai non era più alto e quello era stato il suo ultimo vano tentativo di distrarlo nella speranza che intanto la figlia avesse fatto ritorno, ma la situazione stava decisamente per finire male.

«Ma tesoro non dipende da me davvero!»

Il moro fece un sospiro esasperato.

«E va bene allora! Tu e quell’attrezzo inutile venite qui!»

«Co-come?»

«Muoviti, così ci smaterializzo a palazzo! Avanti» 

Thor esitò un momento, ma dovette a malincuore avvicinarsi al compagno e dargli la mano. 

“E adesso?” pensò con una punta d’ansia prima che l’altro si concentrasse e li riportasse alla reggia di Asgard.

 

Vanaheim…?

Rumori e voci nella testa.

«Andate via…» disse la ragazza.

Voci che dicevano qualcosa, ma cosa le stavano dicendo?

«Andate via…» provò di nuovo. 

Silenzio…

Kate aprì gli occhi. 

Era a casa sua a NY, più precisamente si trovava nel corridoio del primo piano. Era quasi completamente al buio e c’era silenzio intorno a lei.

«Ma cosa…?» Si chiese la ragazza. 

Sembrava tutto normale; forse il troppo caldo le aveva dato alla testa e si era sognata tutto?

«Kate…» 

La voce di Loki la fece sobbalzare. 

“Papà?” La ragazza si voltò, ma non c’era nessuno alle sue spalle. Solo la porta della camera dei suoi genitori davanti a lei era appena socchiusa. D’istinto vi si diresse.
Da quella piccola apertura usciva un fascio di luce calda: probabilmente c’era una lampada accesa nella stanza.

«Kate…» sentì di nuovo.

Si, era tutto normale. Doveva aver sognato tutto. La ragazza sospirò e si affacciò dallo stipite della porta nella stanza dei genitori.

«Sono qui pap…» ma la voce le morì in gola.

No, non era tutto normale, per niente!
Loki stava seduto sul letto, la testa china in avanti e un’espressione preoccupata sul volto.
Una vestaglia nera con ricami d’oro lo avvolgeva mentre lui con una mano continuava ad accarezzarsi… un pancione enorme.
La ragazza dapprima si paralizzò per lo spavento e si ritirò nascondendosi dietro la porta respirando a fatica. Cosa diavolo stava…? Poi si guardò meglio intorno.
Grazie a quel piccolo fascio di luce riuscì a mettere a fuoco un po’ di più il corridoio: notò che al posto delle due porte della sua stanza e del fratello ve n’era presente solo una ed in quel momento era chiusa.
Prese coraggio e dopo un respiro profondo tornò ad affacciarsi alla camera dei padri.
Era come la ricordava, ma qualche cosa di diverso c’era: tanto per cominciare mancava la cornice di maccheroni che lei stessa aveva fatto all’asilo e in cui c’era una foto del suo quarto compleanno dove lei e Fred avevano panna su tutta la faccia.
Anche i peluche che Thor aveva vinto per Loki diverse volte al tiro a segno del lunapark erano spariti, cosa strana perché suo padre teneva i più belli sulla sedia accanto al grande cassettone.
Tornò su suo padre: Loki col volto un po’ più giovane guardava con apprensione la pancia.

«Kate…» continuava a ripetere guardandola. 

«Fred dorme ha voluto che gli cantassi La fanciulla dei …Tesoro?»

Kate trattenne un grido quando Thor le arrivò alle spalle e la attraversò come fosse fatta di aria.
Se suo padre poteva attraversarla allora lei…non poteva essere vista!
Era forse tornata indietro nel tempo? Ma…come aveva fatto? Era un sogno o forse… quell’incantesimo.

“E poi questo incantesimo è talmente potente che se troppo forte potrebbe farti ricordare cose di te che non hai mai nemmeno saputo di aver vissuto!”

Forse era nei suoi ricordi, ma come poteva ricordare se non era nemmeno nata?
Guardò Loki e capì all’improvviso: suo padre aveva vissuto quelle cose e lei era dentro di lui, ecco come aveva potuto viverle. Stette in silenzio ed osservò la scena. 

«Amore va tutto bene?» Chiese il biondo sedendosi accanto a Loki. L’altro sospirò triste. 

«Thor, non riesco a sentirla…non la sento mai.»

Il biondo lo guardò interrogativo.

«Che vuoi dire?»

«Ecco Fred era sempre in movimento, non stava mai fermo. Ci volevano ore per calmarlo a volte.» La ragazza strinse i pugni. Ma che incubo! Nemmeno nei suoi ricordi era libera dal protagonismo di Fred!

«Ma con lei è diverso. A parte qualche calcio io non-non la sento Thor.» 

Era visibilmente preoccupato. Il biondo lo circondò con un braccio mentre con la mano libera iniziò ad accarezzargli la pancia. 

«Ci siamo quasi Loki, sta tranquillo. E poi stavolta hai ben due braccialetti per correre su Asgard in caso di bisogno.» Doveva voler essere un’osservazione divertente pensò la ragazza dall’espressione allegra di Thor, ma Loki non sorrise. 

«Amore devi stare tranquillo. È vero Fred non stava mai fermo, ma hai visto com’è adesso? Non lo si sente quasi! Magari nostra figlia diventerà un terremoto vivente anche se adesso se ne sta tutta tranquilla.»

«Mpf in quel caso sarà colpa tua…»

«Ehi!»

«Thor io sono calmo di natura» gli disse sfoggiando finalmente uno dei suoi sorrisi maliardi. 

Il biondo lo contraccambiò «Oh certo dunque vediamo. Tu pugnali le persone, nello specifico hai una particolare predilezione nel pugnalare me, distruggi pianeti e città, fai ogni tipo di capriccio possibile e con le tue crisi ormonali passi da trattarmi come l’ultima delle pezze da piedi ad essere un cucciolino…come dubitare che tu sia tranquillo di natura?» Ghignò il biondo.

Loki spalancò gli occhi.

«Ti sembrano cose da dirmi in questo momento? Ti ricordo che in me c’è nostra figlia!» Fece notare Loki provando a sembrare offeso. 

«Tu sei solo…» disse Thor circondandolo ora anche con l’altro braccio «Un viziato» e posandogli un bacio sul collo «egocentrico» un altro bacio «ruffiano, rompiscatole!» 

«Ehi!»

«E…»

Il biondo lo guardò negli occhi intensamente. 

«L’amore della mia vita e l’uomo che mi ha dato una famiglia. E ogni giorno non smetti di stupirmi con la tua forza! E per questo e mille altri motivi…io ti amo» Loki sorrise imbarazzato a quella confessione «Amore nostra figlia starà bene, stai tranquillo.»

Il moro sospirò, ma si rilassò mentre l’altro se lo avvicinava contro al petto.

«Non vedo l’ora di vederla Thor e di tenerla in braccio.»

«Lo so amore, lo so. Me lo dici ogni giorno.»

I due stettero così per qualche istante mentre Kate sempre in silenzio non smetteva di guardarli. Suo padre sembrava molto preoccupato per lei e non aveva smesso un attimo di accarezzarsi la pancia mentre si lasciava stringere cercando un po’ di conforto nell’abbraccio del compagno. 

«Thor?» Chiese dopo un po’.

«Mm?»

«Mi prepari una cioccolata calda coi marshmallow e gli zuccherini?»

«Lokiii, se non la smetti di mangiare dolci nostra figlia vorrà bere cioccolata al posto del latte!»

Kate si lasciò sfuggire una lieve risata: forse, forse non era colpa sua se era così golosa dopotutto. 

«Ma ne ho bisogno, non vedi come sono stanco? Mi serve un po’ di energia.» Ribatté il moro guardando il compagno con due occhioni imploranti: gli stessi occhi, solo di un colore diverso, con cui Kate provava ogni volta a convincere i suoi genitori. Ed ecco anche spiegato perché funzionassero così bene con uno solo dei suoi papà!

«E va bene, sai che non riesco a dirti di no quando metti su quegli occhioni!» 

«Se è per questo non ci riesci comunque.» Ghignò il moro.

«Come scusa?» Chiese il biondo iniziando al contempo a fargli il solletico. «Non ho capito bene.»

«Thor ti-ti prego, il-il solletico no!»

«Fa piano o sveglierai Fred! Mi ci è voluta un’ora a metterlo a dormire! Aspetta…Sei un vero disastro Loki hai svegliato Kate! Senti come scalcia adesso!» disse prima di trascinarselo sul letto e continuare nella sua dolce tortura. 

E allora il ricordo cambiò…

 

Davanti a lei non c’erano più i suoi genitori nella loro stanza, ma le pareti rifinite in marmo e gli arazzi dei corridoi del palazzo di Asgard. 

«Ma cosa sta…?» Kate si voltò e vide Thor che svoltava l’angolo e correva verso di lei di gran carriera «Papà che succede?» Chiese d’istinto, ma il biondo con espressione piuttosto preoccupata  la superò attraversandola «Per gli Dei questa cosa inizia ad essere fastidiosa!»
Poi si girò e seguì suo padre.
Thor correva velocissimo e Kate quasi non riusciva a stargli dietro, ma arrivato davanti alla Camera della Guarigione il biondo si fermò visibilmente in stato di panico. La ragazza lo guardò senza capire poi…

«AHHHHH!» Un urlo arrivò dalla porta chiusa e il biondo si decise ad entrare inconsapevolmente seguito dalla figlia. 

«Thor! Meno male che sei arrivato.» Frigga si fece incontro al figlio trafelata. 

«Madre cos’è accaduto?»

«Loki era in biblioteca con Fred quando è stato male. Vostro padre ha provato a toccarlo, ma è stato ferito dai fulmini…ma-ma è riuscito comunque a portarlo qui.»

«Fred?»

«Con tuo padre! Sta bene e ci penserà lui, tranquillo.»

«Cosa sta succedendo madre?»

«Figliolo ecco.…»

«THOR!» I tre si voltarono all’unisono. Kate sentì le gambe quasi cedergli. Loki sudato e con le lacrime che gli rigavano il viso stava sdraiato su una sorta di lettino in aspetto ormai jotun, ma era coperto da un lenzuolo orribilmente insanguinato.
Kate dovette chiudere un momento gli occhi di fronte a quella vista ed un terribile senso di angoscia la pervase.
Notò poi che a terra una curatrice sorreggeva la testa ad un’altra svenuta e che mostrava una grossa scottatura sulle mani e sul volto.
Un’altra invece poco distante guardava le proprie mani completamente congelate ed avvolte nel ghiaccio. 

«Amore sono qui.» Disse il biondo avvicinandosi al lettino e prendendo la mano a suo padre. 

«Thor, io-io non la sento più, aaaah fa male!» Un altro grido.

Thor visibilmente in ansia si girò verso Frigga.

«CHE STA SUCCEDENDO?!»

«Non lo so.» La voce della nonna tremava «Lei ha scatenato i suoi poteri. È come se stesse difendendo sé stessa e Loki! Come se nessuno di noi potesse toccarli. Non riusciamo ad avvicinarci senza che fulmini e neve si scatenino. Ma se va avanti così Loki potrebbe…» non riuscì a finire la frase e fu costretta a chiudere gli occhi. 

Kate rabbrividì comprendendo cosa stava accadendo: stava assistendo alla sua nascita e suo padre stava rischiando di morire…per colpa sua. 

«Cosa possiamo fare?»

«Dobbiamo indebolire i suoi poteri, solo così avremo una possibilità di salvarli….»

«Quanto indebolirla? Se la indebolite troppo non rischiamo che non sopravviva alla nascita?»

«Io..» disse la regina abbassando lo sguardo «Non lo so Thor.» 

«NO!» Urlò Loki richiamando l’attenzione su di sé «No Thor, ti prego» implorò tra le lacrime «Non voglio perderla!»

«Ti prego madre non c’è un altro modo?»

Ma la dea scosse la testa.
Thor era terrorizzato, cosa potevano fare? Kate intanto aveva iniziato a respirare a fatica davanti a quella sorta di incubo: Loki urlava di dolore straziandola, Frigga piangeva e Thor guardava il compagno e cercava di trovare una soluzione per salvare entrambi.
Poi il biondo fissò di colpo dritto davanti a sé nell’esatto punto in cui stava Kate: era sconvolto e terrorizzato allo stesso tempo.
Chiuse gli occhi e li strinse forte….Una lacrima li lasciò…
Kate trattenne il respiro mentre il padre tornava a guardare il compagno.

«Cosa devo fare?» Chiese infine con enorme sforzo rivolgendosi alla madre. 

La donna con leggera titubanza prese una ciotola su una mensola in pietra poco distante dal lettino; era piena di un liquido nero ed opaco e la porse a Thor.

«Fagli bere questa»

«Che cos’è?»

«È una pozione che viene dalle erbe di Hel. La-la indebolirà, ma deve berla tutta.»

Thor prese la ciotola ed osservò per un istante il contenuto, poi si rivolse a Loki che ormai respirava a fatica. 

«Amore» disse piano «ora devi bere questa ok?»

«Thor ti-ti prego…Kate, ho-ho paura…la nostra bambina»

Thor esitò.
Una morsa strinse il cuore di Kate ancora di più. Suo padre stava soffrendo, probabilmente come mai prima di allora, e la situazione era appesa ad un filo. Se avesse bevuto la pozione lui sarebbe stato salvo, ma lei…
Ma era per i suoi poteri se suo padre stava per morire.
In quel momento avrebbe dato qualunque cosa per vederlo smettere di soffrire…qualunque, persino…persino fargli bere lei stessa quella pozione.
E infatti vedendo che Thor continuava ad esitare qualcosa si mosse in lei.
Con enorme coraggio raggiunse il padre ed appoggiò la sua mano su quella con cui l’altro reggeva la ciotola.
In quel momento il biondo come mosso da una forza invisibile guardò la sua mano e deglutendo a fatica accostò la pozione alla bocca di Loki.

«Bevi, andrà tutto bene…te lo prometto!» Disse senza staccare mai lo sguardo da lui. 

Loki chiuse gli occhi e mentre le lacrime lasciano copiose il suo viso…bevve.
Kate tremava, ma continuò a sorreggere la mano di Thor. Suo padre avrebbe bevuto tutto…fino all’ultima goccia.

«AHHHHH!» D’un tratto Loki lanciò grido di dolore così acuto che le perforò il cuore.

«PAPÀÀÀÀ!» Urlò la ragazza tra le lacrime.

Il grido di suo padre le riecheggiò nella testa mentre tutto si faceva di colpo buio…

 

Era morta alla fine…?
Forse quella pozione l’aveva uccisa davvero…
E allora perché riusciva ancora a percepire il buio, l’assenza di gravità e qualcosa dentro di lei che batteva a ritmo cadenzato.
Per un attimo la sua mente tornò lucida: non aveva esitato ad aiutare suo padre a costo di perdere la vita e dunque l’aveva persa?
Ma lei una vita l’aveva vissuta fino ad allora, fino ai suoi quattordici anni, quindi forse era ancora…

Le gambe le tremarono violentemente e dovette aggrapparsi alla prima cosa che si trovò davanti. La testa le girava e non riusciva a mettere a fuoco ciò che aveva intorno.
Chiuse gli occhi.
Respirava a fatica mentre avvertiva l’ansia provocata da quello spaesamento montargli nel petto.
Poi cercò di concentrarsi e piano lì riaprì…
Si ritrovò nella camera dei suoi genitori, ma non sulla terra, stavolta era su Asgard. Era illuminata dal sole e le tende chiare erano aperte. Senti che si stava reggendo a qualcosa di solido e si accorse di essere aggrappata ad una delle colonne in legno del grande letto a baldacchino dei suoi genitori.
Cercando di recuperare il respiro guardò verso i cuscini dove scorse una figura che dormiva avvolta nelle lenzuola.
Guardò meglio e d’improvviso Loki si girò nel letto: era in aspetto Aesir, il petto era nudo e i capelli gli ricadevano sulle spalle. Dormiva apparentemente sereno.
Di colpo aprì gli occhi.
In un primo momento sembrò disorientato come se non riuscisse a comprendere perché si trovasse nel suo letto poi la sua espressione cambiò e si tirò a sedere agitato. Nel compiere quel gesto gli sfuggì un gemito di dolore e come preso da una sorta di panico iniziò a tastarsi il ventre e a cercare qualcosa accanto a lui con le lacrime agli occhi.
Kate lo guardava apprensiva: aveva capito perfettamente cosa stesse facendo.

«Cosa…» disse piano il giovane; le lacrime a bagnargli le iridi verdi «no…» sussurrò a corto di voce, ma in quel momento…

«Buongiorno amore» Kate sobbalzò voltandosi nella direzione da cui proveniva quella voce e notando solo allora suo padre seduto su una sedia davanti al letto.

Tra le braccia aveva un fagottino avvolto in una coperta bianca. Il biondo sorrise verso Loki e si alzò. 

«Papà si è svegliato» sussurrò poi piano al suo tesoro.  

Loki incredulo lo guardò smarrito e trattenne il respiro: sembrava non capire se fosse in un sogno o nella realtà, ma il biondo raggiunse subito il letto e gli mise tra le braccia il fagottino «Ecco amore..»

Kate allora si allungò verso i suoi genitori e riuscì a distinguere una piccola neonata.
Era davvero piccola: il naso era solo un puntino sul viso e la boccuccia era fine e rosata e aveva i capelli biondi…tanti capelli biondi!
Loki guardò quella creatura tra le sue braccia e un altro tipo di lacrime gli salì agli occhi.

«La-la mia bambina, la mia bambina…» disse stringendosela contro più che poté, ma facendo attenzione a non farle male «L’hai vista Thor? Hai visto com’è bella?» 

«Si amore lo è e sta bene, vedi? State bene tutti e due» sorrise il biondo sereno. 

Loki intanto studiava la bimba nei minimi dettagli e con un dito le disegnava delicatamente il contorno del visino. La bimba aprì appena gli occhi e Loki sorrise.

«Credo avrà i tuoi occhi stavolta, sembrano chiari.» Disse rapito e tirando finalmente un respiro di sollievo. 

Anche Kate guardava la bimba attenta  e quasi senza respirare. Thor, chino su di loro, si incupì appena e sospirò. 

«Tesoro c’è una cosa che dovresti sapere.»

Il moro lo guardò interrogativo. 

«Ecco dovresti trasformarti.»

Loki sembrò non comprendere, ma obbedì. La sua pelle diventò blu e i suoi occhi rossi, mentre continuava a sfiorare la bimba che però…non cambiò colore. 

«Per-perché non si trasforma?» Chiese allarmato mentre anche sua figlia osservava il fatto senza capire e la neonata incominciava a lamentarsi forse per il freddo della pelle del papà. 

Thor abbassò lo sguardo. 

«Vedi tesoro quella pozione era molto potente. Voi-voi eravate entrambi molto gravi. I suoi poteri ti stavano uccidendo. Quella pozione l’ha indebolita e ci ha permesso di farla nascere e salvarti prima che svenissi…ma la bambina…la pozione l’ha-l’ha indebolita troppo…temo che per un istante sia svenuta o forse sia» esitò «morta…non-non respirava nemmeno.» Fu costretto a fermarsi mentre Loki lo guardava con gli occhi sgranati.

«Co-così madre l’ha immersa in una pozione dell’Albero della Vita e l’ha appoggiata su di te…abbiamo atteso e poi-poi ha ricominciato a respirare. Era viva. Il ghiaccio ancora non aveva lasciato il tuo corpo così pensavo che sarebbe mutata in aspetto jotun, ma non è successo. Madre ha-ha detto che probabilmente qualcosa della prima pozione ha ucciso del tutto qualcosa in lei e che forse era la sua parte..la sua parte jotun. Non-non ho idea di cosa sia accaduto agli altri poteri…Ma temo che non-non sarà mai una jotun.» 

A quel punto la tensione e il dolore si sciolsero dentro di lui e pianse «Perdonatemi, ma se tu non-non avessi bevuto la pozione avrei perso entrambi…» 

Anche la bimba scoppiò a piangere: il freddo ormai per lei era troppo.
Loki la guardò e poi guardò il compagno a cui sollevò il mento gentile; gli diede un bacio leggero.

«E invece siamo vivi tutti e due.» 

Poi si rivolse alla bambina «Non importa che non sia una jotun o che non abbia nessun potere» disse tornando Aesir e stringendosela contro per scaldarla «l’importante è che la nostra bambina sia viva e che stia bene» aggiunse con un sorriso «la ameremo per ciò che è per sempre.»

E a Kate tutto fu finalmente chiaro; perché non era come Fred, perché non era mai mutata in jotun: quella parte non viveva più in lei.
Lei dunque era un Aesir come Thor.
I suoi genitori avevano tentato di tutto per poterla salvare e anche se aveva perso una parte di sé era viva: anche se non avesse avuto nessun potere, non importava.
Thor intanto li avvolse con un braccio.

«Non so quanto male le abbia fatto la pozione. Ho paura che l’abbia indebolita troppo.»

Ma Loki guardava la bimba rapito e con occhi carichi di dolcezza.  

«No, lei è come te, una guerriera! Ha lottato per la sua vita e ha vinto. Diventerà una Aesir bella e piena di vita, ci mostrerà tutta la sua forza e avrà con lei sempre la nostra…non sarà mai debole ne sono sicuro» strusciò il naso su quello piccolino della bimba «…la nostra Kate».

Un istante dopo la porta si spalancò e Fred entrò col fiato corto e qualcuno che gli gridava dietro «No Freddi aspetta!»

Kate si girò e si lasciò sfuggire una lieve risata.
Suo fratello era lì davanti a lei, ma era completamente diverso: era molto, mooolto più basso con un faccino tondo e una zazzera di capelli color dell’oro. Aveva puntati gli occhioni verdi verso il letto come se temesse qualcosa mentre Frigga e Odino lo avevano raggiunto sulla porta. 

«Ehi, ma guarda chi c’è! Vuoi vedere la sorellina?» Chiese Thor.

A quel punto gli occhi del bimbo brillarono di gioia « Siiiiii.» Gridò mentre correva verso il letto.
A Kate sfuggì un singhiozzo involontario ed una risata mentre il bambino la superava e si arrampicava sul lettone. 

«Papà tu stai bene?» Chiese preoccupato.

«Ora si Freddi, sto molto bene.» Gli sorrise Loki. « Vuoi tenerla un po’ tu?» Gli domandò il genitore gentile. 

«Posso? Non le faccio male?» Chiese titubante. 

«Si che puoi, ma tra i papà! Ecco vieni qui.»

Fred si sistemò tra i suoi genitori e prese Kate tra le braccia.

«Fa piano maghetto. Non è una bambola» disse Thor preoccupato.

«Certo che non lo è! È la mia sorellina! E io la amo tantissimo!»

Kate allora lasciò il suo appoggio ed indietreggiò: osservò il quartetto seduto sul letto in silenzio. Calde lacrime di gioia scesero sulle sue guance e sorrise mentre guardava rapita il primo momento in cui tutta la sua famiglia era insieme a lei.
Non sarebbe mai andata via, ma forse c’era ancora qualcosa che doveva vedere e infatti…. 

 

Si ritrovò sulla veranda di casa.
Fred stava in ginocchio vicino a lei bambina e Loki le era seduto accanto. 

«Ti piace la neve Kate?»

«Tiii»

«Coraggio prova a far nevicare, è facile.» Le disse il fratello.

Alzò le mani e piccoli fiocchi bianchi scesero sopra le loro teste.
La bimba provò ad imitarlo, ma non ci riuscì.

«Papà perché Kate non ci riesce?»

«Freddi, Kate non può fare incantesimi di ghiaccio come te.»

«E perché no?»

«Perché lei» disse Loki prendendola in braccio «ha in sé qualcos'altro che la rende speciale» disse strusciando la fronte contro il suo nasino e posandovi poi un bacio. 

«Oh ecco.» Fece il bimbo deluso poi sorrise alla sorellina in braccio al papà «Però ti piace quando nevica, vero Kate?» Chiese il bimbo con un sorriso. 

 

D’un tratto la ragazza si ritrovò nel salotto di casa.

«Nemmeno in A Christmas Carol ci sono tutti questi cambi situazione…» disse un po’ scombussolata. Poi qualcosa di freddo le sfiorò il viso; alzò lo sguardo e notò fiocchi di neve che cadevano candidi dal soffitto verso terra dove una bambina canticchiava parole scomposte e guardava in alto. 

«Thoor!» Quasi sobbalzò, di nuovo, avvertendo suo padre alle sue spalle.

Il biondo si precipitò di corsa in salotto con una cesta di panni puliti tra le mani.

«Che succede? I bambini stanno…ma cosa?» Disse bloccandosi nel vedere la neve.

«È la seconda volta che succede, ma come è possibile?!»

«Io non lo so tesoro…oh cavoli il bucato» esclamò il biondo a cui era appena scivolata la cesta: i panni rovinarono a terra.

«Thor non è che forse…?» sorrise Loki entusiasta. 

«Forse i suoi poteri di ghiaccio non sono stati annullati? È possibile tesoro» disse il biondo ormai rassegnato nel vedere il suo attento lavoro a terra, poi guardò la bimba «ma credo che solo il tempo ce lo dirà con sicurezza…o meno.» Aggiunse appoggiando una mano sulla spalla del compagno.

Loki allora sospirò «Si, si hai ragione… vedremo…col tempo…» e poggiò la sua mano a coprire quella dell’altro. 

Kate rimase interdetta da quell’avvenimento: la parte di ghiaccio dentro di sé doveva essere morta e allora come poteva essere che…?
Fu allora che scorse un ciuffo biondo sbucare da dietro il divano. Fred si affacciò e fece un occhiolino alla sorellina che tutta contenta iniziò a ridere “Pu neve, pu neve” il bimbo allora mosse la mano e fece nevicare di più.
I genitori intanto assistevano alla scena senza capire.
Qualche istante dopo Fred scomparve da dietro il divano e si materializzò dietro le gambe di Thor. «Ehi, ma nevica! Kate sei bravissima!»
La bimba gli sorrise felice mentre il fratello corse ad abbracciarla e lei lo strinse. «Vieni Kate facciamo un pupazzo di neve!»
A Thor salirono le lacrime e non visto dal compagno cercò di ricacciarle, mentre Loki guardò i suoi bambini sorridendo.
E a Kate fu svelata un’altra verità: non era mai stata lei a far nevicare, era solo Fred che tentava di farla contenta perché lei non ci riusciva. “Oh Freddi…”
Fu il suo ultimo pensiero prima che tutto si tingesse di nuovo di nero .

 

Rumori, voci nella testa…
Voci nella… no, non nella testa!

«Kate, Kate svegliati ti prego…»

La ragazza aprì piano gli occhi al richiamo di quella voce così familiare «Mickey?» mormorò. 

«Oh grazie al cielo, credevo fossi morta!»

La ragazza cercò di mettere meglio a fuoco, era sdraiata su qualcosa in una capanna, forse erano al villaggio?

“Villaggio…” l’avevano salvato alla fine? Chissà se il suo attacco era servito a qualcosa. 

Si guardò una mano e vide che era fasciata. La toccò appena, ma il bruciore la fece ritirare. 

«Per-per quanto ho dormito?»

«Tre ore…»

«Tre ore?!» Esclamò tirandosi a sedere con non poca fatica, ma non badando davvero al suo corpo ancora indolenzito. 

«Si e io sono rimasto qui tutto il tempo…ero così preoccupato» spiegò il ragazzino abbassando lo sguardo.

La ragazza si commosse un poco a quella rivelazione e senza indugio abbracciò il cugino.

«Grazie Mickey!» Gli sussurrò; il ragazzino la contraccambiò timidamente appoggiando la fronte contro la sua spalla. 

Pochi istanti dopo Kate si staccò da lui con gentilezza «Dov’è mio fratello?»

«Qui fuori che fa la guardia, ma…ehi che fai? Non puoi alzarti, sei debole!»

Ma la ragazza non lo ascoltò, si alzò e barcollando si diresse all’uscita della capanna. 

«No, Kate aspetta, c’è una cosa che devi sapere! Oh accidenti ecco di nuovo che non mi ascolta!» 

La ragazza aprì la porta della capanna. La sera era ormai sopraggiunta e la foresta che circondava la capanna era buia ed oscura, ma c’era sempre un falò acceso a rischiarare le tenebre.
Lì seduto davanti al fuoco si trovava chi stava cercando. 

«Fred!» Chiamò vedendo il fratello.

«Kate? Stai bene!» Esclamò l’altro alzandosi e raggiungendola velocemente «Ero così… m-ma che fai?»

La sorella aveva abbracciato di getto anche lui. 

«Scusami…» riuscì solo a pronunciare.

Fred anche se stupito da quella dimostrazione di affetto davvero singolare per la sorella sorrise dolce.

«Sai mi hai fatto davvero spaventare.»

«Cos’è accaduto?» Chiese lei staccandosi appena.

«Il tuo potere è stato molto forte. Dopo che sei svenuta ti ho portata qui, il nonno ed Hogun hanno continuato a combattere con tutte le loro forze, ma poi hanno, ecco, dovuto chiamare rinforzi e hanno vinto. Il villaggio adesso sta bene e il nonno si è fermato là per riposare mentre Hogun si è incamminato da poco con Marcus. Stanno andando nella foresta a cercare la pianta che occorre a Mr.J. È buio, ma Hogun dice di sapere esattamente dove trovarla e credo avesse bisogno di allontanarsi. Si sentiva un po’ in colpa per non averci protetti come avrebbe voluto…»

Kate sorrise «Sono felice che sia andato tutto bene nonostante i miei pasticci! Volevo potervi aiutare…» disse incupendosi.

«Oh, ma hai arrostito parecchi di quei mostri credimi…e poi detto tra noi hai dato una scusa a quei due per farsi dare una mano.»

«E da chi?»

«Tu che dici signorina?»

Kate si paralizzò e si voltò piano notando solo allora Thor che vicino alla capanna la fissava a braccia incrociate con un’espressione tutt’altro che allegra. 

«Ehm ciao papà…»

 

 

Poco dopo Kate, Thor, Mickey e Smirthyn si mossero in silenzio verso il centro del bosco.
Il ragazzo e il mago erano in testa al gruppo e sembravano divertirsi e scherzare un po’ mentre padre e figlia stavano in silenzio.
La ragazza si sentiva ancora debole e così Thor se l’era caricata sulla schiena trasportandola senza nessuna difficoltà. 

«C’è voluto molto per sistemare quei tizi?» Tentò Kate che si teneva aggrappata con le braccia intorno al collo del padre.

«No.»

«Va bene…Papà lo sa?»

«No.»

La ragazza sospirò rassegnata.

«Glielo dirai non è vero?»

Il biondo sospirò. 

«No…»

«Come NO?!» Chiese stupita. 

«Non glielo dirò, così magari eviteremo di fargli venire un colpo prima del tempo, anche se credo che tu ci sia andata parecchio vicina oggi.»

«Ma non sei arrabbiato?»

«Fred mi ha raccontato cos’è accaduto e a dirla tutta avevo detto a tuo nonno che avrebbe dovuto portare anche te fin da subito! Ci scommettevo il martello che avresti disobbedito a tuo padre! Sai è un tratto tipico della nostra famiglia.» 

Alla ragazza allora sfuggì un sorriso.

Thor si fermò «Kate…»

La figlia si mise in ascolto attenta.

«Riguardo a quello che hai detto ieri invece…sono molto arrabbiato. Hai detto cose molto brutte a tuo padre e lui è rimasto molto ferito per questo.»

«Lo so papà» sentì un nodo iniziarle a salire in gola.

«Non puoi dire cose così senza riflettere, vedi tesoro…la-la tua nascita non è stata facile e tuo padre…»

Ma a quel punto la ragazza si strinse forte e soffocò un singhiozzo contro la schiena del genitore: tutto ciò che aveva visto continuava a balenarle nella mente. Il biondo rimase sorpreso da quella reazione.

«Ha sofferto tantissimo vero? Ed è stata tutta colpa mia» disse la ragazza appoggiandosi alla spalla del padre senza impedirsi un altro singhiozzo.  

«Kate, ma cosa dici?» Chiese Thor rivolgendo lo sguardo oltre la sua spalla sinistra.

La ragazza risollevò il viso, ma tenne lo sguardo verso terra. 

«Papà io… quando sono svenuta…L’attacco che ho scagliato era mosso dal ricordo. Ma in quel momento io ero arrabbiata e non sapevo più gestire la mia energia. Sono svenuta e mentre non ero sveglia ho rivissuto dei ricordi che nemmeno sapevo di avere.»

Inspirò profondamente ed espirò «Ho visto papà quando stava per…ecco farmi nascere… » a quel punto Thor trattenne il fiato «ero lì, ho visto tutto… è stata colpa mia se stava soffrendo così… e poi quella pozione, io-io volevo che la bevesse perché non ce la facevo più a vederlo soffrire così.»
La ragazza parlava a fatica e aveva le lacrime agli occhi.  
Thor chiuse gli occhi e anche lui prese un respiro. 

«Non è stata colpa tua Kate.» Disse riaprendoli «Eri semplicemente…troppo potente, ma tuo padre ed io non lo sapevamo. Non ce lo aspettavamo dopo la nascita di Fred. Allora non era accaduto nulla di simile, era solo stata ecco…improvvisa…non eravamo preparati a poteri tanto forti.» 

Poi portò lo sguardo in alto, verso le stelle «Tuo padre era sempre preoccupato per te perché temeva non stessi bene, ma tu eri già una forza della natura come lo sei adesso ed eri forte proprio come lo sei ora» 

Poi sospirò e si voltò per guardarla «Tesoro capisci che quello che ho fatto… quello che abbiamo fatto è stato per tentare di salvarvi vero?»

La ragazza annuì. Thor sorrise triste «All’inizio credevamo che la pozione avesse annullato tutti i tuoi poteri, poi sei cresciuta e i tuoi poteri di tempesta sono venuti alla luce. Non sapevamo se sarebbe accaduto anche col ghiaccio, sai qualche volta avevi fatto persino nevicare da piccola…»

«Oh no papà…quello, quello era Fred»

Il padre la guardò interrogativo «Come dici?»

«Si, lo faceva per farmi contenta…ho-ho visto anche questo nei miei ricordi…non sono mai stata io  papà»

Suo padre annuì «Ad ogni modo scusa se non ti abbiamo detto subito la verità. Meritavi di saperla. Temevamo solo che avresti sofferto troppo e alla fine hai scoperto anche più del dovuto.» Anche lui abbassò lo sguardo a terra.

La ragazza dapprima rimase immobile poi di nuovo si strinse a lui.

«Ti prego torniamo a casa da papà adesso.»

Il biondo sorrise e riprese a camminare.
In poco tempo raggiunsero i due compagni. Thor aiutò la figlia a scendere mentre il mago le si fece vicino. 

«Kate figlia di Loki e Thor, hai avuto le risposte che cercavi ragazza mia?»

«Si..si le ho avute» Sorrise lei rivolta al padre.

«Bene, allora ti aspetto quando vorrai per allenare il tuo immenso potere. Tu intanto continua ad esercitarti in ciò che ti appassiona e ad amare la tua famiglia.»

La ragazza sorrise.

«Lo farò!» Ed abbracciò il mago che sorrise con dolcezza. 

Pochi istanti dopo il raggio arcobaleno si materializzò nel bosco e riportò i tre finalmente a casa. 

 

Un istante dopo ad Asgard 

Nel riconoscere le tre figure davanti a lui Heimdall sorrise e si avvicinò ai nuovi arrivati.

«Bentornati: chi com’era partito, chi con qualcosa di più» disse il guardiano facendo l’occhiolino a Kate che lo ricambiò. 

Il gruppo si avviò lentamente verso una navicella che Thor aveva ordinato di far arrivare prima della sua partenza; poco dopo essere tornato a palazzo infatti era stato chiamato d’urgenza da Heimdall e si era precipitato al Bifrost.
I tre intravidero Sif e Fandral ad aspettarli sorridenti.

«Principessa devo forse interpretare tutto questo come un tentativo di fuga dagli allenamenti con noi?» Chiese la guerriera con un sorriso complice. 

Kate la ricambiò, ma subito le venne in mente un pensiero.

«Papà…scusa, ma se papà non sa nulla…non sa nemmeno che mi trovavo su Vanaheim per tutto questo tempo giusto?»

«È così tesoro e… detto tra noi…ti sarei grato se non glielo rivelassi. Ho provato a non farglielo scoprire per tutto il giorno, ma non è stato facile.»

«Beh noi non glielo diremo di certo vero Sif?» Disse Fandral allegro.

«N-no certo» rispose la guerriera…anche se non sembrava molto convinta. 

«Ok papà, ma passi che per oggi lo hai tenuto occupato dalla mia assenza…come hai fatto ad allontanarti anche tu?»

«Ecco gli ho fornito un ottimo passatempo! Spero solo che il mio alleato non abbia finito le sue carte…»

 

Intanto alla biblioteca reale

«Splendido ragazzo mio, davvero splendido! Ma ora che ci penso forse era meglio metterli in ordine di spessore.»

Loki fece capolino dall’ennesimo scaffale che stava riordinando coi nervi a fior di pelle e praticamente balzò giù dalla scala a pioli su cui si trovava. 

«Mr.J!» Disse avanzando minaccioso «Sono ore che riordiniamo questa biblioteca! Abbiamo messo i libri in ordine d’autore, poi alfabetico, poi per titolo, poi per ordine di argomento, poi per alfabeto dell’argomento, poi per altezza del libro! Mi vuole dire che diavolo sta succedendo?»

«Ma, ma niente ragazzo mio… sai sono solo un vecchio stanco e non so proprio decidermi!»

Loki lo studiò.
Il vecchietto ormai messo alle strette cercò una via di fuga, ma gli venne solo da guardare per aria. 

«Mr.J. sta forse cercando di distrarmi da qualcosa?»

«M-ma no! Cosa vai a pensare…»

Ma Loki assottigliò lo sguardo.

«Glielo ha chiesto Thor vero? Sono ore che non si vede!»

«Non-non so proprio di cosa parli» disse l’omino indietreggiando appena. 

«Mr.J. dov’è Thor? Me lo dica…adesso!»

«Sono qui amore» rispose per l’altro il Dio del Tuono entrando in biblioteca.

«Sai ragazzo mio in effetti questo ordine va benissimo per il momento.  Ehm con permesso questo povero vecchio si ritira.» 

E uscì tutto trafelato facendo un occhiolino a Thor; il biondo gli sorrise, ma incrociando lo sguardo del compagno il suo sorriso svanì.
Loki era immobile e lo fissava a braccia incrociate e coi capelli sconvolti per tutte le volte che aveva cambiato posizione ai libri. 

«Ma si può sapere dove sei stato in tutto questo tempo?!»

«M-ma tesoro…»

«Non prendermi in giro Thor!»

«Io-io stavo solo recuperando una cosa ecco…» in fondo era la verità.

«E a cosa ti serviva questa cosa?»

«B-beh per una ehm si una cosetta speciale che ho organizzato per te stasera»

«Per esempio?»

Il biondo prese un respiro.

«Una festa!»

«Un festa? Sei sparito per organizzare una festa?!»

«Si, ma in tuo onore!»

«Mi sembra una scusa ridicola!»

«Ma è la verità!»

«Bene Thor allora dove si tiene questa “festa”?» 

«Nella-nella si ecco… nella sala dei banchetti!» 

«Bene, cosa aspettiamo allora? È quasi notte e non abbiamo nemmeno mangiato. Andiamo no?» 

«Dove?» 

«Alla festa!» 

«Ma si, si certo amore, ma non preferisci cambiarti prima?» 

Ma lo sguardo che gli rivolse Loki gli fece capire che temporeggiare ancora gli sarebbe costato un viaggio di sola andata nel più profondo dei crepacci di Jotunheim. 

 

E così il Dio del Tuono condusse Loki alla sala dei banchetti.

«Bene voglio proprio vederla questa festa»  disse il moro, ma proprio mentre stava per spalancare le porte…

«Papà che ci fai qui?» 

Kate, tutta sistemata e ben vestita, sbucò fuori dalla sala e si richiuse le porte alle spalle. 

«Non vorrai mica venire alla tua festa vestito così? Sei tutto sporco! Ti sei rotolato in un prato per caso?» 

Il moro arrossì: in effetti era ancora vestito con gli stessi abiti con cui erano stati alle cascate e c’era un po’ di terra ed erba qua e là.

«Io veramente…Kate, ma cosa fai qui?» 

«Non è ovvio? Ho aiutato papà con la festa mentre lui ti teneva occupato. Lo so avrei dovuto studiare e so di essere in punizione, ma lui ci teneva così tanto! È stato bravo vero? Ammetti che non ti sei accorto di nulla in tutto il giorno!» 

Loki allora si sentì improvvisamente imbarazzato: aveva ipotizzato che Thor stesse tenendo nascosto qualcosa, ma non credeva che fosse un pensiero per lui.

«Io… e va bene, vado a cambiarmi, ma…» 

Thor intanto si avvicinò a Kate che lo strinse forte e mise su un “innocente” sorriso a trentadue denti.

«Mi sembra un’ottima idea! Noi ti aspettiamo qui» esclamò la ragazza.

Loki annuì e schioccando le dita scomparve.
Padre e figlia si staccarono tirando un respiro di sollievo.

«C’è mancato pochissimo» 

«Sai tesoro devo ammettere che le bugie iniziano a venirti bene. Devo preoccuparmi che tu stia ereditando la specialità di tuo padre?» 

«No, è stata solo fortuna. Io sono come te papà …Sono una schiappa a mentire!» 

«Ehi! Però… l’infuso dei fiori di Vimur ti ha ristabilito subito stavolta» 

«Si e mi sento in perfetta forma! Dai avanti non c’è tempo da perdere! Vai anche tu dalla nonna: ci penserà lei a darti una sistemata come ha fatto con me e Mickey! Manchi solo tu e dentro sono già tutti pronti!» 

 

Loki raggiunse la sala in un elegante tunica nera con dei ricami argentati spezzata solo da una fascia verde scuro legata intorno alla vita.
Sulla porta lo aspettava Kate.

«Papà prima di entrare posso parlarti?» Chiese gentile la ragazza.

Il moro annuì con un sorriso e le fece cenno di avvicinarsi ad una finestra senza vetri lì davanti. 

«Papà ecco…» cominciò la ragazza «sai che non sono molto brava in queste cose, ma io volevo chiederti scusa per le cose che ti ho detto… so che non è vero che non mi volevi e che non è vero che preferisci Fred a me…anche se lui non finisce mai in punizione.»

«Kaaate» la ammonì gentile il padre.

«No, sul serio volevo anche dirti che …io…non ti odio…anzi ti voglio davvero bene papà, credimi e scusami se… ti ho ferito!»

Loki la guardò dolce e un attimo dopo se l’avvicinò abbracciandola «Oh Kate, certo che ti credo. Sei la mia bambina e io ti voglio così tanto bene.» 

Kate lo strinse e in quell’abbraccio capì quanto fosse stata stupida. Non passava giorno in cui i suoi genitori non le dimostrassero quanto amassero lei e Fred e ora quel momento voleva proprio goderselo…

«Mmm papà va bene è sufficiente…» ma era pur sempre una guerriera dopotutto! 

«Peròòòò ti sei fatto davvero bello per papà stasera»

«Kaaate!»

«Che c’èèèè? Dai non sei contento che papà ti abbia organizzato una festa tutta per te?!»

«Sono contento che passeremo una serata tutti insieme…anche se chissà come se la cava tuo fratello»

«Oh credimi secondo me Freddino Perfettino se la sta cavando più che bene!» Sorrise la ragazza, ma il padre la guardò alzando le sopracciglia.

«Vedi che è il tuo preferito? Non si può nemmeno beccare un nomignolo lui! Che secondo me peraltro gli sta davvero a pennello»

«Ahh a volte mi è difficile capire se in te rivedo me nei miei secoli d’oro o se potresti essere la figlia di Tony Stark!»

«Si, affascinate pensiero papà, davvero, ma adesso andiamo a goderci la festa!» E prendendogli il polso lo trascinò verso la sala dei banchetti. 

 

La cosa che colpì Loki fu che Thor aveva davvero organizzato una festa… e che festa! C’era musica, piatti che lui adorava e Mr.J. gli stava facendo provare un particolare liquore che egli stesso si era dilettato a preparare.

«Allora ragazzo che te ne pare?»

«È ottimo Mr.J. posso averne dell’altro?»

«Ma sicuro Loki! È ancora un esperimento, devo capire bene le gradazioni del vostro alcol, ma con qualche tentativo sono sicuro di riuscire a perfezionare la ricetta!»

Intanto Thor poco lontano guardava il compagno: era rapito dalla sua bellezza sottolineata dall’eleganza dei suoi abiti. E poi… c’era il suo sorriso: vederlo felice era ciò che più gli riempiva il cuore di gioia da sempre.
Per un attimo riaffiorò nella sua mente quel ricordo, quel tragico momento di cui ormai anche sua figlia era a conoscenza, ma proprio quando la tristezza di quel pensiero stava per provocargli un sospiro…

«Papà che fai qui tutto solo?»

«Ehi piccola guerriera! Pare che il tuo piano abbia funzionato!»

«Te l’ho detto che non ci sarebbe voluto molto: con la magia della nonna, tutti quei cuochi a disposizione e l’aiuto dei nostri amici abbiamo tirato su una splendida festa in poco meno di un’ora! E papà si è bevuto la storia dei preparativi!»

«Ahah Kate!» Suo padre scosse la testa «Tu stai bene tesoro?» Chiese poi.

«Mai stata meglio papà! E guarda» rispose scoprendosi le braccia e mostrandogliele «Nemmeno una bruciatura! Ora smettila di fare l’asociale e divertiti un po’. Prendi esempio da papà!»

E infatti in quel momento «Thoooor!» Chiamò Loki d’improvviso particolarmente allegro! «Devi provare questa bevanda, è ottima!»

«V-va bene tesoro arrivo.» 

Il biondo si precipitò dal compagno mentre Kate, raggiunta da Mickey si diresse da Sif, Fandral e Volstagg che intanto mangiavano e bevevano di gusto.

«Però, Loki si sta divertendo parecchio stasera.» Fece notare Fandral «Mr.J. scusi cosa c’era in quei bicchieri?»

«Oh un liquore di mia invenzione, ma credo di averlo fatto un po’ troppo forte, oh almeno per Loki…».

Tutti si voltarono verso i due principi di Asgard che avevano preso a ballare insieme sulle note allegre dei canti asgardiani; d’improvviso Loki prese il volto del compagno tra le mani coinvolgendolo in un bacio appassionato in cui Thor si lasciò trascinare senza alcuna obiezione.  
Vedendoli così coinvolti l’uno dall’altro Sif strinse il bicchiere con forza ed infastidita lo gettò a terra mandandolo in mille pezzi.

«UN ALTRO PER LADY SIF!» Esordì Frandral, ma si becco un pugno dall’amica «Che c’è? Che ho detto di sbagliato?»

Mickey e Kate si scambiarono uno sguardo d’intesa, poi la ragazza fece cenno al cugino di seguirla in un punto più tranquillo della sala e gli si rivolse «Mi perdoni?»

«Beh in due giorni ci hai quasi uccisi due volte, mi hai trascinato su un pianeta sconosciuto, dei tizi mascherati mi hanno quasi usato come tiro al bersaglio, ti ho ripetuto circa mille volte la frase “è una pessima idea” e tu hai fatto comunque sempre di testa tua, ho vegliato fino al tuo risveglio e tu sei corsa da Fred…mmm in effetti non lo so se ti posso perdonare!»

La ragazza allora fece spuntare un dolcetto da dietro la schiena e glielo offrì.

«Così va meglio!»

«Lo sai su Vanaheim, prima che l’incantesimo degenerasse, ho pensato ad uno dei ricordi più felici della mia vita.»

«Cioè?»

«Una sera di Halloween di tanti anni fa quando ho incontrato un bimbetto castano che non sapeva fare un quattro con le dita e aveva paura dei mostri…mpf non hai idea di quanto mi renda felice che tu sia parte della nostra famiglia Mickey!»

Il ragazzo si commosse un po’ ed abbassò timidamente lo sguardo a terra. 

«E poi senza di me saresti come il Capitano Rogers, tutto libri e sani principi! Ci vuole qualcuno che non vanifichi il lavoro di Tony Stark, no?»

«Sei tremenda Kate!»

I due risero e preso Mickey sotto braccio, Kate lo trascinò a ballare con lei! E mentre Mr.J. intonava i canti di Asgard con Lady Sif e due dei tre guerrieri, Frigga allungava a Trick pezzi di carne di nascosto e Thor e Loki si perdevano nel vortice del loro amore quell’intensa e lunga giornata volse al termine. 

 

Il mattino seguente Loki si svegliò nel suo letto accanto a Thor con un forte mal di testa e soprattutto con qualcosa in meno addosso…i vestiti!
Il compagno, già sveglio, lo guardava sereno. 

«Bu-buongiorno?» Provò Loki.

«Buongiorno Dio del mio cuore, dormito bene?» 

«Thor…Cos’è successo?» 

«Ma come? Non ti ricordi nulla?»

«Ricordo di aver bevuto e ne sento ancora gli effetti purtroppo! E poi di averti baciato a lungo e poi siamo venuti qua e ho fatto sparire i nostri vest… .» Arrossì di colpo mentre nella sua mente tornava ad affacciarsi quell’esatto istante.

Intanto il biondo lo guardava appagato contro i cuscini e con la faccia di chi la sa lunga.

«Thor…?» Chiese Loki esitante.

Il biondo gli si avvicinò sensuale. 

«Mi hai baciato e baciato ancora e ancora…e poi…» si avvicinò al suo orecchio «ti sei addormentato tra le mie braccia» aggiunse scostandosi. 

«Tutto qui?!»

«Già!» Rispose Thor senza smettere di sorridere «dovevi essere esausto» gli diede un bacio sulla guancia. 

Loki aveva tutta l’aria di uno un pochino deluso da una simile rivelazione!

«Dai ora sarà meglio alzarci!» Fece Thor preparandosi per scendere dal letto, ma Loki lo bloccò e lo trascinò di nuovo sui cuscini sovrastandolo.

«Dove credi di andare Dio del Tuono? Non volevi passare del tempo con me?»

«Si, ma-ma certo» 

Loki allora gli inchiodò i polsi al cuscino e gli posò un bacio sensuale sulle labbra.

«È il nostro ultimo giorno di relax Thor…non credere che ti farò scappare tanto presto. E visto che sei stato così carino da organizzare una festa per me» gli si avvicinò all’orecchio in un sussurro «oggi mi prenderò io cura di te.»

Thor deglutì facendo fatica a resistere all’effetto che gli provocava quella proposta.
«Beh se proprio insisti amore» disse con un mezzo sorriso prima che il compagno lo zittisse definitivamente con il primo di molti baci. 


Kate dopo aver fatto davvero qualche compito aiutata da Mickey passò la giornata ad allenarsi e fare il bagno nel fiume col cugino.
Loki aveva deciso di concederle almeno quel giorno di vacanza e aveva revocato la sua punizione un istante prima che Mr.J. gli si avvicinasse con la bottiglia di quel suo esperimento per farglielo assaggiare e poi era accaduto…beh tutto il resto!
Verso sera rientrando dal fiume Kate vide un profilo conosciuto attraversare i giardini reali verso la reggia «Freeed!» Urlò correndo incontro al fratello.

Il ragazzo la abbracciò «Come ti senti oggi?»

«Benissimo grazie! Allora l’allenamento è finito?»

«Si, Smirthyn ha detto che se fossi andato avanti così non avrebbe avuto cose da insegnarmi la prossima volta.»

«La prossima volta?»

«Si! Tornerò a trovarlo tra qualche settimana e tu potresti venire con me se ti va!»

La ragazza annuì contenta mentre anche Mickey si avvicinava a Fred abbracciandolo.

«Kate!»

Voltandosi Kate vide arrivare anche Odino e Marcus e corse ad abbracciare anche loro.

«Meno male che stai bene!» Le disse Odino felice.

«Sei ancora arrabbiato?»

«Sciocchezze! L’importante cara è che tu stia bene!»

«E il villaggio? Come stanno i vanir nonno?»

«Molto bene, Hogun è rimasto a dare una mano a sistemare i danni, ma si riprenderanno presto. Sono ben organizzati contro le difficoltà!»

Kate annuì mentre Fred chiese.

«Dove sono i papà?»

«Veramente non si sono visti in tutto il giorno.»

«Quei due! Sempre a poltrire alla prima occasione utile, erano così anche da ragazzi sapete! Ecco perché mi toccava tenerli sotto costante allenamento! Disciplina ci voleva! Ma vedo che non è servita a molto purtroppo!»

Tutti risero. 

«Allora» chiese Marcus «ci siamo persi qualcosa?»

«Ehm in effetti io e Mickey dobbiamo raccontarvi qualcosina» si rivolse complice la ragazza al cugino. 

 

E così quel weekend passò e scoprì perché non sapevo usare i poteri di ghiaccio. Ma come ha detto Smirthyn ho altro che mi rende speciale! La mia forza, la mia determinazione e soprattutto la mia famiglia! Loro sono l’unica cosa che non cambierei per nessun potere dei Nove Mondi! 

Tony Stark si asciugò una lacrima «Bellissimo, sono commosso.»

In quel momento Mickey fece ritorno nella sua stanza: erano già passate più di un paio d’ore! «Papà sono tornato, sei qui? Ma cosa stai…dove l’hai preso quello?» Domandò sbiancando alla vista di suo padre con il quaderno-diario della cugina tra le mani. 

«Mickey» si rivolse Tony a suo figlio ancora con gli occhi lucidi.

«Si?»

«Sei in punizione! Per non avermi detto di aver quasi rischiato di morire due volte e di essere scappato su un pianeta alieno quando io e tuo padre ti credevamo su un altro piante alieno…oh e infine perché questa stanza è un vero disastro!»

«Ma papà era un’emergenza!»

«Non si discute ne parlerò con tuo padre e decideremo il da farsi»

«NO! Se lo dici a papà correrà a dirlo allo zio Loki e così metterai tutti nei guai! Certo Kate un giorno riporterà i fatti nella sua autobiografia e quindi tutti ne verrano a conoscenza. Ma da allora saremo tutti probabilmente composti da parti robotiche che sostituiranno i nostri organi!»

«Ovvero?»

«Ci metterà un secolo prima di scriverla tutta! Quel fatto l’ha scritto mesi fa! È troppo pigra.»

«E questo dovrebbe farmi desistere in qualche modo?» Chiese Tony alzando le spalle.

Mickey tentò un’altra strada.

«Senti papà so che la tua più grande ambizione è fare un dispetto allo zio Loki talmente crudele da provocargli un infarto, ma questo segreto potrebbe provocare il Ragnarok!»

«Da quando usi questo linguaggio scurrile signorino?»

«Ma se non sai nemmeno….Ahhh lascia perdere!»

«Ehm Mickey sono tuo padre e ti voglio bene per cui te lo voglio dire…non sono persuaso. Solo perché tu lo sappia figliolo certo.»

Mickey lo fissò privo di espressione un istante.

«Se tieni la bocca cucita io non dico a papà che hai indossato il suo primo costume da Captain America e ti sei messo a cantare ubriaco I Will Survive nel salone di casa.»

Il miliardario gli puntò il dito contro minaccioso.

«Non hai le prove!»

Il ragazzo non batté ciglio.

«Friday?»

«Si signorino Mickey?»

«Manda la registrazione del 16 febbraio di quest’anno grazie»

«Subito signorino»

«NO! E va bene, hai vinto! Non dirò nulla, ma vedi di non farmene pentire. In quanto a te, mia cara intelligenza artificiale, questo è tradimento! Ecco perché ho preso uno stagista. Ci si può fidare solo delle persone! Oh guarda il telefono suona e chi è? Ciao CARISSIMO Larry stavo giusto dicendo quanto io sia fortunato a collaborare con un essere umano. Come i miei soci stanno arrivando qui e perché?! Maledetti ricconi rompiscatole, era il mio giorno di relax. Devo andare Larry adesso, tu trattienili!»

E riattaccò il telefono. 

«Ehm Friday un aiutino?»

 

Intanto su una vecchia panchina a Central Park… 

Kate se ne stava appoggiata col la schiena alla spalla del padre e aveva entrambe le gambe sulla panchina mentre si gustava un enorme gelato con cinque gusti diversi.
Loki la osservò e sorrise.

«E così… ti trovi bene con gli zii?» Chiese cercando di apparire indifferente.

«Si moltissimo, ma questo lo sai già papà! Me lo chiedi tutte le volte!»

«Era solo così per chiedere…sembra che anche la scuola vada meglio…»

«È così..»

«E noi, io e tuo padre intendo… ti manchiamo?»

La ragazza ci pensò.

«Beh mi mancano le colazioni di papà ogni giorno, Fred che fa il perfettino in tutto con Trick che mi guarda con sufficienza e certo anche tu che mi metti in punizione ogni volta che ne hai l’occasione ma….ci vediamo spesso no?» 

«Si, solo che le cose sono cambiate così velocemente…a volte mi chiedo se lasciarti qui sia stata la scelta migliore, ma tu sembri così felice.»

«E lo sono papà! Senti sapevamo che non sarebbe stato facile vivere a distanza, ma ho gli zii e Mickey e accidenti ho finalmente la media del 6! Certo si può sempre migliorare, ma se vado avanti così anche a scuola in un attimo avrò finito e potrò tornare ad Asgard e diventare una guerriera! Secondo te meglio una guerriera o una valchiria? In effetti è un dilemma che mi tormenta da un po’»

«Ahah ci penserai più avanti tesoro intanto com’è il gelato?»

«Squisito, ma sai cosa ci starebbe adesso?»

Il padre la guardò interrogativo.

«Una cioccolata coi marshmallow!»

«Signorina! Starai male con troppi dolci!»

Ma la ragazza non demorse. 

«Si hai ragione…peccato sarà per un’altra volta è solo che brrr questo gelato mi ha messo un po’ di freddo…beh cough cough fa nulla cough cough. Freschino questo marzo non trovi? Accidenti mi è venuta un po’ di tosse, qualcosa di caldo sarebbe perfetto cough cough.»

Il moro alzò gli occhi al cielo esasperato, ma sorrise.

«E va bene, ma non dirlo a tuo padre però. Direbbe che è colpa mia se mangi così tanti dolci. Puoi tenere questo segreto tra noi Kate?»

«Ma certo! Promesso!»

“Sapessi quanti te ne teniamo nascosti io e papà!”

 

Più tardi alla Stark Tower

«Va bene, ci vediamo domenica per pranzo se riesci a venire a trovarci, ok?»

«Ok papà, ma sabato sera la partita finirà tardi perciò…» 

«Ho capito, volevi dormire fino a tardi certo. Fai come puoi, noi saremo lì ad aspettarti» le disse Loki dandole un bacio veloce sulla fronte e si diresse verso il centro del tetto della Tower: avrebbe chiamato Heimdall da lì.

«Papà aspetta!»

Loki si bloccò e nel mentre la ragazza lo raggiunse e lo abbracciò.

«Ti voglio bene papà! E anche voi mi mancate!»

Il moro sorrise e la contraccambiò.

«Ci vediamo presto Kate.»

Le disse prima che si dividessero e un attimo dopo il raggio arcobaleno lo avvolgesse riportandolo su Asgard.
Kate sorrise: sapeva quanto per i suoi genitori fosse difficile averla lontana anche se a casa li faceva disperare.
Avevano fatto ancora una volta ciò che era meglio per lei, come da quando era nata del resto. E Kate adesso era una giovane bella e forte e se era così determinata, ma più consapevole allo stesso tempo, era forse anche merito delle continue punizioni che suo padre le affibbiava.
Ma soprattutto Kate era amata e amava la sua famiglia! Questo era quanto di più importante ci fosse.

Una volta rientrata in casa si diresse dritta in camera di Mickey.
Trovò il cugino seduto alla scrivania; le si rivolse incontrando il suo sguardo.
«Devo dirti una cosa…» incominciò prima di confessarsi tutto d’un fiato «Mio padre ha letto il tuo diario, ma non dirà nulla a mio padre che di conseguenza non dirà nulla al tuo e così non verrai punita a vita. L’ho ricattato minacciandolo di mostrare a papà “il video che tu sai”. Oh e perché tu lo sappia aveva gli occhi lucidi quando l’ho beccato; credo che il tuo racconto abbia colpito il suo animo sensibile.»

La ragazza elaborò tutte le informazioni in mezzo secondo e subito mise su un sorrisetto tronfio e soddisfatto.
«Sento già le genti che cantano le mie gesta nei secoli e tutti che glorificano e chiamano il mio nome a gran voce. Ascolta Mickey, lo senti? “Kaaaate, Kaaaate”»

«Ah sei senza speranze Kate!»

Certo oltre a tutto il resto Kate forse era anche un pochino vanagloriosa, ma giusto un pochino!

 

Quella sera su Asgard 

Loki entrò in camera da letto e si chiuse la pesante porta in legno alle spalle; sorrise esausto e si diresse nella stanza del bagno.
Non appena aprì la porta i vapori delle essenze profumate lo investirono.
Si concesse di respirarli con calma per poi dirigersi verso la grande vasca incastonata nel pavimento.
Come si aspettava il marito era immerso nell’acqua con la schiena appoggiata al bordo della vasca, ma sembrava del tutto intenzionato a sprofondare negli effluvi bollenti e profumati.
Loki si avvicinò alle sue spalle. 

«Allora tua figlia va bene a scuola, i suoi voti sono migliorati in maniera sbalorditiva e mangia sempre molti dolci…»

«Mmm»

«Pare che Steve e Tony abbiano avuto particolare successo con lei.» 

«Perché dici così tesoro? Sei geloso forse?» 

«Tsk, ma certo che no!» Fece il moro cercando di sembrare indifferente.

Al che Thor buttò la testa all’indietro e ghignò.

«No ma certo…mmm viene a trovarci questo fine settima?»

«Vedremo, sai tua figlia è una ragazza impegnata!»

Il biondo allora sbuffò.

«Non è giusto però. Così io non posso mai vederla!»

Intanto Loki si era spogliato lasciando cadere le vesti a terra e rimanendo con i soli pantaloni neri da giorno.

«Forse una volta ti concederò di fare cambio con la mia visita settimanale, forse però… Allora Vostra Maestà com’è andata oggi?»

«Oggi i contadini sono venuti a lamentarsi perché i terreni ad est davano un terzo in meno del raccolto dello scorso anno. Si è scoperto che era colpa di una talpa gigante o almeno una cosa così e sono andato ad occuparmene.»

«Mfp te ne sei occupato come in quel gioco terreste dove devi schiacciare le talpe col martello?»

«Per gli Dei! Ero sicuro che l’avresti detto! E comunque sarai felice di sapere che mi è bastato un colpo solo per stenderla.»

«Ok d’accordo, poi cos’è successo?»

«Nostra madre vuole ristrutturare la camera di Fred di nuovo per metterci una sorta di studio-biblioteca solo per lui. Le ho detto che non mi sembrava una buona idea perché a Fred piace la biblioteca del palazzo e allora ha detto che destinerà il nuovo spazio ad una stanza personale per Trick. Come se la camera di Fred non fosse già sua vista l’assenza di nostro figlio!» 

«Non c’è niente da fare Thor, sai che la mamma ama quel gatto…»

«Poi mi sono allenato, poi ho rivisto un trattato di pace vecchio come le moire, poi sono stato da Heimdall, poi Sif e Fandral vogliono indire un torneo di lotta tanto per divertirsi un po’…adesso sono così stufo di tutti che voglio solo starmene qui a mollo per ore!»

Loki sorrise e si sedette sul pavimento a gambe incrociate dietro alla schiena dell’altro e appoggiò le mani sulle sue spalle iniziando un lento e sensuale massaggio.
Thor si rilassò immediatamente sotto le mani sapienti di Loki.

«In tal caso forse dovrei lasciarti solo…pensavo che però dopo una giornata simile meritassi qualche attenzione Dio del Tuono.»

«Mmm bravissimo tesoro…un po’ più sinistra…»

Loki alzò gli occhi al cielo.

«Hai altre richieste particolari?»

Il biondo ci pensò un attimo poi gli afferrò le mani ed alzò lo sguardo verso di lui. 

«Beh diciamo che questa vasca è parecchio grande quindi se ti va…» gli si rivolse suadente.

Il moro scosse la testa e gli posò un bacio sulla fronte. Si rialzò sfilandosi gli ultimi vestiti. 

«Fammi spazio dai» e lentamente scese nell’acqua calda. 

Il calore gli strappò un gemito di piacere. Era uno jotun e il freddo era il suo stato naturale, ma fare il bagno era una cosa che adorava. 

Si avvicinò a Thor.
«Meglio mio re?»

«Mmm si, ma… credo che tenterò di affogarti per divertirmi un po’!»

«Cosa?! Thor no!» Tentò mentre l’altro incominciava a fargli il solletico. 

«Ba-basta ti-ti prego» riuscì a dire tra una risata e l’altra.

«Non posso Loki» il biondo si fermò un momento e se lo tirò contro «Non smetterò mai di farti ridere, mai! Perché vedere il tuo sorriso, vederti felice è da sempre l’unico vero dovere della mia vita, mio re.»

Loki arrossì e gli sorrise timidamente.
Poi si avvicinò e fu coinvolto dal compagno in un bacio lungo e dolce prima lasciarsi andare tra le sue braccia in quell’attimo tutto per loro. 

 

 

 

Note:

Ciaooo a tutti!
Finalmente direi!
Ormai avrete fatto l’abitudine ai miei ritardi mostruosi, ma come vedete alla fine torno sempre a rompervi le scatole! =)
“Grande Giove!” spero che questi continui salti temporali non siano troppo complicati da seguire!Stiamo andando sempre più a fondo nelle vite dei nostri personaggi e nel loro passato, ma è tutto necessario! Lo vedrete, lo vedrete…
Allora dopo questo capitolone vi annuncio che il prossimo sarà mooolto più leggero tranquilli! Perciò un abbraccio a tutti e….Al prossimo capitolo!

   
 
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