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Autore: evelyn80    15/01/2020    14 recensioni
Quarta classificata (parimerito) al contest "Scriptophobia" indetto da Soul_Shine sul forum di EFP, e vincitrice del premio speciale "Vera fobia"
Poco più di una flashfic per raccontare quello che provo alla vista della mia fobia più grande: la Luna
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You make my skin burn

 

 

Bianca lebbra di luce
che m'attacca nel buio
la mia pelle si spacca e non si forma più”

Litfiba – Pierrot e la Luna

 

Il corridoio in penombra si staglia davanti a me. Un rettangolo di luce lattiginosa, proveniente dal lucernario, si spande in parte sul pavimento di legno scuro, in parte sulla parete giallo ocra. I colori, però, non riesco a percepirli, perché quella pozza biancastra rende tutto di un grigio uniforme.
Sospiro. Anche stanotte, per andare in bagno, dovrò passare sotto quel getto di luce.
Non accendo la lampada. Mio figlio e mio marito dormono pacificamente, e io non voglio disturbarli. Mi faccio coraggio e muovo un paio di passi, chiudendo gli occhi non appena raggiungo il margine del rettangolo luminoso. Nonostante abbia le palpebre serrate percepisco comunque la luce pallida e spettrale che mi colpisce, la sento bruciare sulla mia pelle.
Accelero i passi – allo stesso modo accelera il battito del mio cuore – e corro in bagno, dove finalmente posso riaprire gli occhi. Seduta sul water, fisso con ostilità quella macchia lattea dai bordi regolari e mi do della stupida: non dovrei avere paura di un semplice raggio di luce, ma è così da quando ero bambina e non posso negare la mia fobia.
Una volta pronta per tornare a letto mi avvicino alla macchia bianca e mi impongo di alzare lo sguardo. Lei è lassù, immobile nel cielo, con una lieve ombra nera sul margine destro, che mi fissa con quei suoi occhi freddi e maligni, la bocca contorta in un ghigno di scherno. Sembra quasi che anche lei stessa, l'oggetto del mio terrore, mi prenda in giro per quello che provo nei suoi confronti.
Punto le mani sui fianchi e sostengo il suo sguardo: in fondo, la sua vista di tanto in tanto riesco a tollerarla e, durante il giorno – quando a volte se ne va a spasso, ancora più pallida del solito, nel cielo azzurro – riesco a fissarla senza alcun problema. E allora perché, mi chiedo, il suo chiarore deve farmi così tanto male?
Mi sposto verso la camera, uscendo dal cono di luce. Quel raggio freddo come la morte mi sta bruciando la pelle e non riesco più a sopportarlo. Mi fermo, però, prima di tornare di corsa in camera, trattenendo a stento la voglia di scappare via come se fossi inseguita da chissà quale mostro.
Perché temo quella luce?
Mi è stato raccontato spesso, durante gli anni, che quando ero bambina i miei genitori hanno addirittura consultato uno psicologo, per cercare di capire cosa avesse turbato la mia mente di infante da rendermi così intollerante all'astro notturno. Quell'uomo aveva ipotizzato un'associazione tra i fuochi d'artificio di una notte di Capodanno con la presenza della Luna in cielo. Ma, allora, perché adoro i fuochi d'artificio? Non dovrei averne terrore, lo stesso che provo per quella orrenda palla biancastra che galleggia nel cielo nero?
Non conosco la risposta a questa domanda. Tutto ciò che so è che quella luce lattea e fredda brucia la mia pelle.
È tempo di tornare a dormire, ormai, anche se il sonno è quasi passato del tutto. Mi infilo tra le lenzuola e nascondo la testa sotto la coperta. So già che ci vorrà parecchio prima che Morfeo torni ad accogliermi tra le sue braccia.

 

 

Spazio autrice:

Beh, credo ci sia poco da dire. Questa sono io. Questa storia (poco più che una flashfic in realtà) è praticamente la mia autobiografia, quello che provo ogni volta che c'è la luna in cielo, e dal lucernario arriva la sua luce. Ebbene sì: soffro di Selenofobia. Più che la Luna stessa, in effetti, ciò che veramente mi terrorizza di lei è la sua luce. Posso chiudere gli occhi quanto voglio, ma quando ci passo sotto è come se la sentissi ugualmente su di me, una “lebbra di luce” proprio come la descrive Piero Pelù nella canzone che ho citato all'inizio. E, ovviamente, non sopporto il suo sguardo. Ora, non so voi, ma io, sulla faccia della Luna, riesco a vedere perfettamente occhi, naso e bocca, e l'idea di avere una faccia che mi fissa sopra la testa mi inquieta alquanto.
Di solito non parlo quasi mai di questa mia fobia: le poche persone che ne sono a conoscenza, quando l'hanno saputo per la prima volta mi hanno guardato con espressione compassionevole, come a dire: “Oh, povera disgraziata... figurati se uno deve avere paura di una cosa del genere”.
Ma io sono così e non posso farci assolutamente nulla. Perciò, sappiate che se ho deciso di raccontare questo mio lato così oscuro, il merito è tutto di Soul che ha indetto questo contest.
Per finire, voglio dedicare questa storia a tutti coloro che soffrono di una fobia particolare, come la mia.
Grazie a tutti per aver letto.

 
  
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