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Autore: Milandra    16/01/2020    1 recensioni
La nascita dell’amore tra Lily e James, i Malandrini, gli ultimi anni tra le mura accoglienti di Hogwarts prima della Guerra.
L’ultimo bacio, l’ultimo abbraccio, l’ultimo sorriso prima della fine.
E per qualcuno, l'ultima occasione di fare la scelta giusta prima di sprofondare in un baratro senza via d'uscita.
Perché quando la guerra arriva a sconvolgere ogni cosa, l’amore e l’amicizia non bastano più per sopravvivere.
O forse sì?
Perchè forse è solo allora che si conosce davvero l’amore, quello vero. Quello per cui si è disposti a sacrificare ogni cosa...anche la vita...
Prima di Harry Potter, prima della guerra, prima dell’Ordine della Fenice e dei Mangiamorte.
Prima che le scelte li dividessero, portando compagni di infanzia sui fronti opposti di una guerra.
Prima di tutto ciò però, ci furono solo dei semplici ragazzi...
E la storia di un amore che sconfisse la morte...
Solo ragazzi.
Molti di loro, oggi non ci sono più.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Diciassettesimo capitolo: Mai tagliare la testa all’idra
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
“JAAAMES”
Certe giornate si preannunciano fin dal mattino, e quell’uggioso primo Novembre, la primissima sensazione che colpì James fu che quella sarebbe stata senza dubbio una giornata di merda.
Lanciando una mezza imprecazione, James affondò la testa nel cuscino, nel vano tentativo di ignorare il finimondo che si stava scatenando in quella stanza.
Un tentativo assolutamente e inesorabilmente vano...
“PER NORTHUMBRA!!”
Un tonfo, un urlo, l’invocazione alla santa martire dei Black, e una serie di suoni cacofonici e indefiniti quanto assolutamente sgraditi.
Dormire. Lui non chiedeva tanto.. voleva solo dormire.
“Frank, copri a sinistra! Peter!! A destra!! Lì, no, aspetta...”
Un altro tonfo, altri rumori fastidiosi, qualcosa che raschiava impazzito il pavimento di pietra producendo un rumore tipo unghie sulla lavagna.
James soffocò un’altra serie di imprecazioni, cacciando la testa ancor più sotto il cuscino, gli occhi ermeticamente chiusi.
“Remus, SULLE TENDEEE!”
“Ho capito Peter ma come... Sirius, SIRIUUS NOOO” altre urla apocalittiche, un rumore come di stoffa fatta a pezzi e subito dopo un’intensa puzza di bruciato.
“Sirius torna a dormire che è meglio...” perchè Sirius poteva dormire e lui... “PROOONGS!!!”
“E PORCAPUTTANA!”
Questa volta James non si dette minimamente pena di soffocare l’imprecazione che gli uscì incazzosa dalla bocca.
Sollevandosi di scatto a sedere, capelli disastrati, emicrania e occhi ridotti a due fessure tutt’altro che amichevoli, James vide... il finimondo.
I libri di Remus, di solito ben impilati e ordinati, erano sparpagliati ovunque per la stanza, provette rotte per terra, una bilancia da pozioni ormai defunta in un angolo, tende che presentavano lacerazioni degne di un mannaro dappertutto...e quella di Peter addirittura andava a fuoco.
James vide Sirius che, con ancora la bacchetta alla mano per il precedente falò, se ne tornava tranquillo e beato a poggiare la testolina sul cuscino, dietro caldo suggerimento di Remus.
James sibilò un’altra sequela di insulti, passandosi una mano tra i capelli disastrati.
Perchè Sirius poteva dormire e lui no?
E stava per mandarli molto candidamente tutti in un bel posto, quando successe quel che non sarebbe mai dovuto succedere.
Si sa, i Prewett sono personcine che amano complicare la vita al prossimo, specialmente se quando si parla dei Prewett si intendendo due noti gemelli, che per inciso in un non ben identificato futuro avrebbero poi finito per tramandare quella particolare sfaccettatura del loro carattere ad altri due individui del loro albero genealogico, sempre gemelli, di un altro ramo, ma sempre con la stessa vena sadica che James in quel momento gradiva quanto un bolide in piena faccia. E poco gli fregava se i gemelli, anime pie, erano arrivati a spron battuto per dileggiare le serpi, per sapere se fossero ancora vivi alla tenera alba delle undici passate di mattina e di quattro posti vuoti a colazione in Sala Grande, o se semplicemente erano passati di lì per un innocuo saluto che James avrebbe ripagato a suon di bolidi al prossimo allenamento di Quidditch.
A lui fregava poco.
E i suoi occhi, saldi in due fessure sempre più ferine e sempre più bellicose, mandavano un chiaro messaggio.
Fanculo.
Ai Prewett.
A quel fottuto gatto che aveva imboccato lo spiraglio aperto della porta più veloce di una scopa in corsa.
E fanculo a tutti quanti già che c’era.
I gemelli si guardarono un po’ tentennanti.
Fabian si grattò il mento, un’aria vagamente colpevole.
Gideon abbozzò un sorriso.
“Era la gatta di gazza?”
Silenzio.
Frank che si lasciava cadere spossato su quel che rimaneva del suo letto, Peter e Remus che si scambiavano un’occhiata preoccupata.
Fanculo.
James diede un’occhiata al cuscino, desideroso di soffocarcisi contro.
“Quanto aveva detto Pix che avremmo dovuto tenere la gatta?” sussurrò stentato Peter.
“Una settimana” mormorò lugubre Remus.
Un rapido conto.
Solo tre giorni. Erano solo a tre fottuti giorni.
Peter abbozzò una smorfia. “Ah”
Sirius si rigirò perfettamente beato tra le coperte.
James ricacciò disperato la testa sul cuscino.
MERDA.
 
 
 
 
 
 
 
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Le candele illuminavano la Sala Grande, piccole fiammelle che puntinavano la volta stellata del castello. Forse era per quello spettacolo così bello, uno spettacolo a cui Lily non si sarebbe mai abituata, nonostante gli anni, nonostante il tempo.
Se a un mago parlano di magia, quello cataloga l’argomento come all’ordine del giorno. Se ad un babbano parlano di magia... beh, quella è tutta un’altra storia. E Lily in questo si sentiva molto più simile ad un semplice babbano piuttosto che ad un mago.
Avrebbe sempre adorato la scia dorata lasciata da uno sventolio di bacchetta.
Volteggiando delicata per poi tornare tra le braccia del suo accompagnatore, Lily si disse che era senza dubbio quello il motivo.
La magia.
Per quello era così felice quella sera, e non centrava minimamente il suo accompagnatore, perchè avrebbe potuto trovarsi anche tra le braccia della piovra gigante che il suo umore sarebbe sempre rimasto quello di una bambina il giorno di Natale.
“Quindi mi perdoni?”
Lily inclinò di lato la testa, distogliendosi dai suoi pensieri e prestando attenzione al suo cavaliere.
Nathan quella sera era bello. I capelli biondi cadevano lisci e ordinati incorniciando un viso che Lily aveva amato. Lily inclinò ancora un po’ la testa, scrutando cheta il Corvonero.
‘Aveva’
Aveva detto ‘aveva amato’.
Scelta singolare, da rifletterci senza dubbio visto che Lily si sentiva il cuore stritolato in un macinino. Indubbiamente poteva metterci dentro il calderone anche Petunia, e già che c’era anche Severus.
Soprattutto Severus.
Già, Severus...
Come se l’avesse chiamato, Lily incontrò gli occhi scuri del Serpeverde, nel mezzo della folla di studenti.
Occhi scuri, occhi di un’infanzia spensierata tra i giardini di Londra, gli occhi di quel pezzo mancante del suo cuore.
Scuri, esattamente come quelli di Argenter.
Se il suo cuore si accorse della somiglianza, di sicuro Lily non dette l’opportunità al suo cervello di fare altrettanto.
“Per avermi lasciato tramite lettera o per avermi già rubato due balli invece del singolo concordato?”
Nathan sorrise lieve, accompagnandola delicato nei movimenti.
Delicato, ecco. Nathan era sempre stato delicato, pacato, perfetto in ogni cosa.
Il ragazzo perfetto.
Il ragazzo perfetto che le aveva spezzato il cuore.
Il fatto che qualcosa dentro di lei le suggerisse di guardare oltre quell’apparenza, di guardare in quegli occhi neri, specchio di altre due iridi, questo non la toccò minimamente.
“E io che speravo di rubarti il terzo” stette al gioco sorridendo il Corvonero, per poi tornare serio. “Devi credermi. Ti amavo. Ti amo ancora...” Nate  fece una smorfia, “Solo...”
Tentennava.
Lily scosse il capo. ” ‘Solo’ mi chiedi di perdonarti ma continui a non volermi dire il motivo per cui mi hai lasciata?” chiese Lily, calcando su quel ‘solo’.
“Non posso. Sono coinvolte altre persone e..” di nuovo quel tentennare.
“Io non posso. Non posso dirtelo.” Mormorò Nate.
Lily annuì.
“Però voglio rimediare. Voglio che torniamo insieme”
Ecco, questo Lily non l’aveva proprio previsto.
Aveva sempre pensato che frasi come queste si sentono solo nei film, quando la ragazza lasciata sogna ad occhi aperti che il ragazzo che le ha spezzato il cuore torni sostenendo di amarla e di rivolerla al suo fianco.
Romantico, sì.
Assolutamente irreale, certo.
Allora perchè se era così irreale stava accadendo proprio in quel momento, e soprattutto, perchè lei non era felice? Perchè il suo cuore continuava a essere sparpagliato in tanti miseri pezzettini?
E perchè quella conversazione cominciava a metterla sulle spine peggio che un ungaro spinato?
Lily scosse vigorosamente il capo, riscuotendosi, come a voler sgombrare la testa da tutti i pensieri.
Accoccolata sul divanetto davanti al fuoco della Sala Comune, Lily giunse ad una conclusione.
Doveva smettere di pensarci.
Era già passata mezza giornata.. e lei doveva assolutamente darci un taglio.
Smetterla di pensarci.
“Cosa ti tormenta Evans?”
Ecco, appunto.
Come non smetterla di pensarci quando ci pensa James Potter a ricordartelo?
“Come fai a dire che qualcosa mi tormenta?” chiese sulla difensiva, accorgendosi di quel suo atteggiamento di difesa ma... insomma, era James Potter. Ogni difesa era lecita. E soprattutto, non difendersi era da totali sprovveduti.
“Le maniche di quel maglione che stai torturando da più di mezz’ora e che stanno chiedendo pietà” frecciò sarcastico il moro, scendendo qualche scalino della rampa per il dormitoio maschile che aveva già per metà percorso, accompagnato da un gatto che levitava a mezz’aria.
Lily sbarrò gli occhi.
Ecco che fine aveva fatto Mrs Purr.
“Non è assolutamente vero” ribattè, rilasciando cautamente i bordi di lana rossa e accostandosi ancora di più al camino, mentre Potter la raggiungeva.
“Chiedilo al maglione”
“I maglioni non parlano” sbuffò roteando gli occhi al cielo, “E che ne sai che non stia torturando il maglione per quel povero gatto appeso a mezz’aria” rilanciò, segretamente divertita da quello scambio di battute. E vedere la faccia di Potter farsi palesemente indignata per quel velato riferimento a Mrs Purr, la fece quasi sorridere sinceramente.
Il fatto che poi fosse James Potter a farla sorridere, aveva dell’incredibile. Anche se ultimamente sembrava diventato abituale sorprendersi per quel che Potter faceva o diceva.
Non era la prima volta che riusciva semplicemente a farla sorridere. Bastava una frase, qualche gesto meno arrogante, e qualche bravata in meno.
Bastava riuscire a scorgere un po’ più di James Potter e un po’ meno del malandrino.
Lily si ritrovò per un attimo a chiedersi quanto lei conoscesse davvero del ragazzo che le stava davanti.
Avevano convissuto per sei anni nella stessa torre e diviso il dormitoio, certo.
Si erano presi a parole in diverse circostanze, senza contare gli scherzi e le conseguenti strigliate che si erano tirati dietro l’un l’altro.
Eppure... eppure dopo sei anni Lily poteva dire che una cosa di lui l’aveva capita.
Perchè se prima James Potter era sempre stato un idiota incomprensibile, ora James Potter era sempre un idiota, ma un idiota che non aveva mai compreso.
E Lily se ne era accorta.
Se ne era accorta in quei rari discorsi seri, in quei rari consigli, che le avevano suggerito quanto il Grifondoro la conoscesse bene a differenza di lei, che del compagno di casa non sapeva nulla.
James Potter era altro, e molto probabilmente neanche così idiota se solo avesse abbandonato la sua arroganza.
“Ammetti che lo stai torturando, allora?” chiese il moro divertito.
“Oh..Io..Tu. Per Merlino!”
Chiaramente sul punto dell’idiota aveva ancora tanta strada da fare.
“E poi chi mai si angustierebbe solo per Mrs Purr? Avanti, spara!” le ordinò il moro, scrutandola a braccia conserte, in attesa.
“Sei la gioia degli animalisti, Potter” sbuffò Lily, vedendolo ghignare lievemente.
“Questo non è un gatto, è un essere infernale. Trasformerebbe un animalista in un cannibale convinto” proferì del tutto indifferente il Gifondoro, per poi schioccare la lingua, ironico. “Vuoi muoverti Evans? Più aspetti e più il gatto rimane a mezz’aria!”
Irritante.
Lily trattenne la risposta al vetriolo sulla punta della lingua, osservando attenta il compagno di casa.
Doveva aver dormito poco. Due ombre scure gli segnavano gli occhi nocciola, il viso stranamente pallido, mentre i capelli neri sembravano più ribelli del solito. Il fatto che poi Potter se li scombinasse inquieto ogni tre per due di certo non aiutava.
Lily lo guardò di sottecchi, circospetta.
“Perchè ti interessa tanto?”
“Perchè ti devo un favore” chiarì il moro. Al sopracciglio alzato di Lily, il ragazzo si sedette affianco a lei, e per evitare che il gatto starnazzasse ancora per tanto sollevato a mezz’aria lo impastoiò con un gesto stizzito. Infine spiegò: “Per essere stato totalmente insopportabile in questi primi mesi di scuola.”
“Tu sei sempre stato totalmente insopportabile con me” lo corresse quasi divertita, vedendo il ragazzo aprirsi in una strana smorfia imbronciata.
“Adorabile, tu si che sai come usare le parole come spade.”
“Oh dai!” Lily roteò gli occhi al cielo, già esasperata, “Perchè devi essere sempre così...così James Potter?!”
“Forse perchè sono James Potter,” schioccò la lingua il moro, “questo pensavo fosse chiaro Evans”
Lily scosse il capo.
“Sì ma dentro di te c’è anche un James Potter un po’ meno James Potter” gli disse sorridendo inconsapevolmente, “meno provocatorio, che non si diverte a rigirare la parole come vuole e che mi ha aiutata con Nate, e ancora prima al ministero quando ne ho avuto bisogno.” Lily inclinò il capo di lato, inquadrando la gatta di Gazza nel suo campo visivo. “Un James Potter che non si sognerebbe mai di tenere Mrs Purr penzolante a mezz’aria.”
Potter annuì, indecifrabile.
“Ci hai provato Evans.” Le schioccò invece in risposta “Ora parla” le ingiunse inclemente, facendola sbuffare.
Era irritante, era come acqua che ti scivola tra le mani, fastidiosa, che non riesci ad afferrare.
Lei non riusciva ad afferrarlo.
Non lo capiva.
Eppure, per qualche strano motivo... sapeva che ne valeva la pena. Capirlo, conoscerlo.
James Potter.
Buffo che provasse tanto interesse nel dare una seconda chance ad una persona che in fin dei conti la irritava a morte con una sola parola.
“Ok, mettiamo che una persona ti abbia ferito” iniziò sconfitta, guardando il fuoco sfrigolare nel camino.
“Perchè sento puzza dei capelli unti di Mocciosus?” la derise ironico, per poi alzare le mani in segno di resa, “Ok, superpuliti.” Concesse, “Continua” le ingiunse senza mezzi termini.
“E mettiamo che sia venuto a scusarsi,” lo ignorò lei, scoccandogli solo una lieve occhiataccia, “che sia davvero dispiaciuto e... che abbia avuto dei motivi.”
Gli concedette un’occhiata di sottecchi, stupendosi di vederlo attento, senza quel suo solito sorriso irriverente.
Tornò a guardare avanti a sè.
“Ora, questa persona vuole riallacciare i rapporti con te, però si rifiuta di dirti i motivi” scosse il capo, “Oddio.. in realtà ti ha accennato il perchè non può dirti i motivi, tuttavia i motivi continuano a sfuggirti. Tu cosa faresti?”
“C’è bisogno di dirlo? Vorrei sapere i motivi” Lily si sarebbe aspettata di tutto, dalla presa in giro all’occhiata denigratoria, ma non che James Potter le rispondesse sincero, serio.
Un James Potter un po’ meno James Potter.
“Ma questa persona dice che non te li può dire, perchè sono coinvolte altre persone.” Ribattè vagamente infervorata, “Solo che tu hai l’impressione che questo qualcosa che non ti dice sia.. importante. Ecco, sì... importante”
“Non conta, devi prendere che Argenter ti dica i motivi, Lily”
Lei lo guardò, stupita.“Come fai a...”
“Quindi era davvero Argenter” la interruppe Potter divertito, beccandosi una gomitata.
“Oh dai, era semplice” sbuffò infine il ragazzo. “O era Piton, ma lì non avresti mai detto che era dispiaciuto e che aveva dei motivi.. o era Argenter. Chiaramente ci ho preso. Sei prevedibile santa protettrice dei gatti.”
“E questa da dove esce?” allibì, incredula.
“È da mezz’ora che mi stai tediando per le sorti di Mrs Purr” le chiarì caustico, rifilandole un’occhiata derisoria, “Allora, cosa c’è ancora Evans?”
“Cosa?” allibì, “Ho già detto tutto quello che avevo da dire.”
“No, sei intelligente Evans, e anche tu vuoi sapere i motivi per cui Argenter ha fatto quello che non mi vuoi dire, ma presuppongo sia che ti abbia lasciata.”
“Oh, andiamo! Sei un Legilimens” lo guardò scocciata.
“No, sei tu che sei prevedibile.” Le ripose Potter esplicativo “Quello che ti angoscia in realtà è che se lui avesse avuto davvero motivi validi, non sai come la prenderesti, perchè non sai se davvero vuoi tornare con lui.” Infine la guardò, chiaramente divertito, “Ho fatto centro?” le chiese, avvicinandosi con un sorrisetto incuriosito.
“Sei...” era indecisa se ficcargli la bacchetta in un occhio per fargli sparire quel ghigno dalla faccia, o lasciar perdere e chiedergli come Merlino avesse fatto. Alla fine optò per il silenzio, tanto Potter aveva riiniziato a parlare, questa volta con tono serio.
“Il fatto che tu abbia anche solo il dubbio, dovrebbe farti riflettere che in realtà non lo vuoi Evans. Non vuoi tornare con lui.”
Lily si torturò indecisa il labbro inferiore con i denti. “Non so se questo sia un buon consiglio o semplice lavaggio mentale” confessò infine, vedendolo ridere.
“Saresti così influenzabile?” la provocò, distanziandosi.
“Oh, non farmi rispondere Potter” lo blandì divertita, “Non voglio litigare”
Potter annuì, sovrappensiero.
“Quindi presumo che” e la guardò assottigliando pericolosamente gli occhi, “se io ora me ne vado portandomi via Mrs Purr impastoiata, tu chiaramente non avrai voglia di litigare?”
Lily lo ignorò, alzando gli occhi al cielo.
“Cosa hai intenzione di fare di quel povero gatto? Gazza lo sta cercando da giorni..”
“Non vuoi sapere neanche questo Evans” le rispose lui divertito.
Urticante.
Avrebbe già voluto strozzarlo.
Eppure...
“Sparisci Potter, prima che impastoi te invece del gatto” lo minacciò invece, divertita.
Il Grifondoro rise, per nulla toccato, alzandosi e dirigendo con un lieve movimento della bacchetta Mrs Purr verso i dormitoi maschili.
Per un attimo Lily si dispiacque per quel povero gatto.
Chiaramente Potter non doveva amare i gatti.
Ma, insomma, quella era Mrs Purr... se la sarebbe chiaramente cavata.
“È sempre un piacere parlare con te, Evans.”
O forse no..
...E dannazione...
Potter ci aveva visto giusto perchè.. lei davvero non voleva tornare con Nate.
Eppure non era così che sarebbe dovuta andare.
Perchè lei era stata male per Nate. Quei due occhi neri avevano ancora il potere di stringerle il cuore in una morsa.
Eppure lei non voleva Nate...
Potter era quindi un legilimens?
Doveva indagare.
Doveva assolutamente indagare.
Perchè Potter era già pericoloso di suo... ma anche un legilimens..
No, assolutamente no.
La vita non poteva volerle così male.
 
 
 
 
 
 
 
-o-o-o-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il giorno dopo Halloween era sempre un bel giorno.
Edgar Bones di questo ne era fermamente convinto.
Fumandosi una sigaretta alla menta seduto sul muretto del cortile interno del castello, Edgar Bones rettificò il pensiero precedente.
Il giorno dopo Halloween era sempre stato un bel giorno, ma quell’anno li batteva tutti.
“Mia sorella?” chiese sovrappensiero, espirando il fumo e cercando nella folla il volto della gemella.
“Non ne so nulla” gli rispose Fabian, alzando le spalle, mentre Gideon si sistemava la garza intorno alla mano sinistra, dove un’unghiata di gatto spiccava rossa e indelebile sulla pelle candida.
“Quella gatta va castrata” borbottò lugubre, mentre il Caposcuola Bones lo guardava divertito.
“Quella gatta è da far fuori” lo corresse Sirius, unendosi al gruppo e sedendosi affianco a Bones, con un cerchio alla testa che gli stava devastando le capacità cerebrali.
Mai più alcool.
Cazzata...
O meglio, mai più scopate con oche strimpellanti e infiocchettate il giorno dopo una sbornia.
“Sembri devastato” lo derise Bones, inarcando le sopracciglia.
“Pensa ai fatti tuoi Bones” masticò incazzato, scrutando la folla di studenti in giardino come un falco.
Nessuna coda alta, nessun fiocco rosso all’orizzonte.
Ottimo.
“Di buon umore Sirius” rise il ragazzo del Settimo, mentre quello gli faceva un gesto disinteressato con la mano.
“E dire che hai dormito più di tutti” lo riprese Remus, estremamente pallido, unendosi al gruppetto seguito da Peter.
“James?” chiese Sirius.
“Stava riportando il pacco in stanza” gli rispose cheto Minus, distanziandosi un po’ dal fumo che lo intossicava.
Già... il pacco.
Espressione colpevole dei gemelli, una fasciatura che veniva toccata istericamente.
Sirius fece spallucce, continuando a scrutare la folla come un falco.
“Piuttosto” Bones fece un tiro lungo, rigirandosi la sigaretta tra le dita, “Non vedo Serpeverde in giro..” frecciò angelico, indirizzando un’occhiata obliqua a Black, che manco a dirlo fece orecchie da mercante.
“Speriamo che rimanga così a lungo” sghignazzò Fabian, giocherellando con un petardo esplosivo sotto lo sguardo compassionevole di Bones, e quello truce di Remus.
“Non si sono fatti vedere neanche a colazione” li informò ridacchiando Pryanna Patil, mentre anche Brandon McCarson, grifondoro del sesto e figlio di due storici perfettamente spostati, ghignava apertamente.
“A proposito” Edgar dovette sforzarsi per non ridere, “Ho saputo che i tuoi hanno pubblicato l’ultimo libro sugli studi della terza guerra dei folletti”
“Non ricordarmelo” gli rispose tetro il Grifondoro, “è tutta l’estate che siamo invasi da un’orda di folletti inferociti. Due o tre si sono pure accapigliati con gli elfi domestici di casa”
“Ma dai” ghignò divertito Sirius, “e io che pensavo non ci fosse differenza tra un elfo e un folletto”
“Non penso tu abbia anche quelli in giardino” soffiò ironico Remus, mentre Peter un po’ rabbrividiva e un po’ ridacchiava.
“Io non ne sarei così sicuro” fece altero Sirius, mentre Remus scrollava il capo sconsolato.
“Comunque sembra che in realtà si odino a morte” spiegò incurante Brandon McCarson, decretando con un insofferente gesto della mano l’inutilità di quel discorso noioso di cui invece i suoi genitori avevano fatto una vera religione, “Piuttosto.. non vedo l’ombra di una Serpe” fece divertito, stringendosi la sciarpa al collo.
“Sembra che ci sia stata un’epidemia di massa” frecciò Fabian, ridendo insieme al fratello.
“Sapeste in che stato era l’infermeria...” li informò Gideon, “Madama Chips stava per fare il diavolo a quattro. Neanche dopo le partite di Quidditch c’è così tanta gente”
“Ma si può sapere cosa c’era dentro quei cocktail?” chiese curioso Brandon, mentre Remus scuoteva il capo e Sirius dall’alto della sua posizione privilegiata se ne fregava altamente, scrutando la visuale. “Harold ne ha bevuto per sbaglio un bicchiere ed ora è cianotico con la faccia sul water da tutta la notte” continuò il ragazzo, preoccupato per il compagno di stanza.
Sirius dovette sforzarsi per non scoppiare a ridergli in faccia, sotto lo sguardo attento di Remus.
“Già, che strano che Harold abbia bevuto un calice di Menta Liquorosa” esordì tetro Lupin, “eppure lui lo sapeva che non doveva bere nulla di verde...” finì lanciando un’occhiata esplicativa a Sirius che, strano a dirsi, per una volta era del tutto innocente.
“Effettivamente lo sapevano praticamente tutti tranne i Serpeverde” annuì concorde Peter.
“Non tutti. So che a parecchi Corvonero e Tassorosso la voce non è giunta in tempo” li informò Pryanna, rabbrividendo sotto il gelo di inizio Novembre.
“Cazzi loro” a Sirius non poteva fregare di meno.
“In pratica una strage” ridacchiò Bones.
“Comunque Mattew mi ha detto che devono avergli corretto il bicchiere” fece spallucce Brandon, “non ha mai toccato Menta Liquorosa per tutta la sera.”
“Povera anima” frecciò Sirius.
“Senza dubbio uno scherzo di pessimo gusto” ringhiò malamente Remus, mentre Peter annuiva dispiaciuto e Sirius non ascoltava neanche per sbaglio.
“Senza contare Gazza” continuò Pryanna, “se Mrs Purr non salta fuori ho paura che inizierà una vera e propria inquisizione” disse preoccupata, mentre molti in sottofondo iniziavano a blaterare di un certo pacco, e Gideon riprendeva a tastarsi la mano dolente.
“Ma riesci ancora a tirare i bolidi con quella mano?” chiese preoccupato Peter.
“Ma certo che riesce” rispose per lui James Potter, arrivato in quel momento e inspiegabilmente allegro visto l’umore con cui si era svegliato quella mattina, “Perchè se i bolidi non mi volano come siluri, vola lui al posto dei bolidi” cinguettò innocente, puntando il suo battitore come un falco e vedendolo rabbrividire visibilmente.
“Sono sicuro che i bolidi saranno perfetti” masticò colpevole Gideon, mentre James sorrideva sempre più tranquillo e beato.
In pratica il sinonimo di una maledizione senza perdono, ridacchiò Sirius tra sè.
“Ma ne sono sicuro anche io” James annuì perfettamente pacato, “Non vogliamo di certo che qualcun altro solchi i cieli di Hogwarts al posto dei bolidi.”
Si, James Potter, sorridendo mesto e beato aveva già decretato che al prossimo allenamento di Quidditch Gideon Prewett non sarebbe sopravvissuto. Poco male, gli bastavano le braccia di Gideon Prewett. Che poi il battitore sopravvivesse o meno, quello era un mero dettaglio.
Tuttavia c’era una cosa che James Potter, quella giornata di inizio Novembre, non aveva minimamente considerato.
Qualcosa che non aveva nulla a che fare con il suo battitore, ma che di certo centrava con il Quidditch.
Mai far arrabbiare i giocatori avversari in pieno campionato, specie se si parla dei Capitani. Bè, ovviamente i Serpeverde erano l’eccezione.
Avrebbe dovuto aspettarselo però.
D’altronde si sa, certe giornate si preannunciano dal mattino, e il fatto che ora fosse di umore tranquillo e beato nonostante la mano del suo battitore e il portiere riverso sulla tazza del water – notizia che fortunatamente non gli era ancora giunta all’orecchio- non significava di certo che quella sarebbe stata una giornata priva di intoppi.
Anzi, il problema del pacco riassumeva in modo esplicativo la situazione.
Se una giornata inizia con i guai, di sicuro finisce con altrettanti.
Perchè tutto si riassumeva in un semplice concetto... se tagli la testa al drago, quello muore, stecchito. Se tagli la testa all’idra, gliene spuntano due.
Quello, Sirius Black, nelle sue scopate non l’aveva proprio considerato.
Così come James Potter non aveva considerato di avere come amico un boia di idre.
Ma più di tutti, Evan Rosier non aveva ragionevolmente considerato che James Potter avesse come migliore amico un boia di idre.
“Hopkin in rapido avvicinamento” Bones fissò indifferente il Capitano dei Tassorosso scrutare la folla di studenti in giardino, per poi puntare verso di loro a passo di carica.
“Si può sapere che ha?” chiese Brandon McCarson stranito, “Mica gli avete rifilato un bicchiere di Menta Liquorosa?”
“Poco male. A quest’ora starebbe abbracciato alla tazza del water” rimuginò Sirius, scambiandosi un’occhiata in tralice con James.
Già, perchè Hopkin non poteva aver saputo di certi schemi rubati. No, assolutamente no. Sarebbe filato dritto dritto a rifare i connotati a Rosier altrimenti, non di certo da loro.
James Potter ovviamente ignorava di avere come migliore amico un boia di idre.
E non avrebbe neanche potuto arrivarci. Lo stesso boia veleggiava in uno stato di completa ignoranza, ma fu quando un fiocco rosso fece la sua comparsa che Sirius cominciò seriamente a temere il peggio.
“Merda” si lamentò, attirando le occhiate di tutti, “Quella è una piaga. Copritemi.”
E se James in un primo momento rise, in un secondo momento cominciò a realizzare.
Mai tagliare la testa all’idra. Mai.
“Dimmi che non te la sei fatta” implorò, vedendo il suo migliore amico guardarlo basito.
“Perchè?”
“Quella è Sansa More, la ragazza di Jacob Hopkin” James attese da Sirius una negazione che non venne, mentre quello cominciava a fare due più due.
Ok, l’aveva scaricata con parole non propriamente gentili. E poi, era stato sincero fin dall’inizio... lui non cercava nulla di serio.
Come poteva Hopkin esserne venuto a conoscenza? Di sicuro lei non gliel’avrebbe mai detto... vero che non gliel’avrebbe mai detto? Non poteva essere così stupida da credere che gli avrebbe fatto una ripicca a dirlo a quell’imbecille di Hopkin... sì, poteva essere proprio così stupida, in fin dei conti.
“Merda” fu tutto ciò che Sirius si degnò di dire, e quando Jacob Hopkin arrivò a spron battuto tutti capirono cosa sarebbe successo.
Fabian e Gideon si distanziarono, Gideon desideroso di preservarsi almeno l’ultima mano che gli restava.
Bones continuò a fumare, McCarson si dileguò elegantemente, mentre Remus scrollava il capo sconsolato e Peter stimava la velocità di avvicinamento del Tassorosso. Decisamente troppo veloce.
James d’altrocanto fulminava Sirius, e Sirius sapeva cosa voleva dire quello sguardo.
Morte assicurata, al prossimo allenamento ci avrebbe pensato personalmente James ad abbatterlo come un moscerino contro il campo di Quidditch.
E quando dopo qualche parola Hopkin si accapigliò contro Sirius, nessuno si sorprese.
Il tutto mentre una piangente Sansa More sventolava la sua coda alta ornata di fiocco rosso a destra e a sinistra.
James l’avrebbe strozzata volentieri con quel fiocco.
Fu un attimo, e mentre cercava di tenere a bada il Tassorosso e salvarsi il cacciatore –ed ex-migliore amico... perchè un migliore amico non gli pesterebbe mai l’orlo del mantello così a tradimento-, vide la sagoma di Evan Rosier spuntare a tratti tra la gente, insieme ad alcuni Serpeverde evidentemente scampati al massacro.
Bastardo, non aveva bevuto la Menta Liquorosa.
Poco male, c’erano sempre altri modi per abbatterlo.
James stirò le labbra in una finta espressione sprezzante.
“E comunque... anche Rosier è andato con la tua ragazza, Hopkin”
Detto fatto, Jacob Hopkin inquadrò furibondo il capitano dei Serpeverde, procedendo a passo di carica verso un ignaro e –c’è da dirlo- totalmente innocente Rosier, con tanto di lacrimoso fiocco rosso alle calcagna.
Sì, decisamente Evan Rosier non aveva considerato che James Potter aveva come migliore amico un boia di idre. O più che altro, che James Potter potesse essere peggio di una fottuta idra.
In tutto questo anche il suddetto boia fece un’amara considerazione... sotto lo sguardo di fuoco del suo migliore amico, Sirius capì.
Per il prossimo allenamento, avrebbe fatto meglio a presentarsi bardato dalla testa ai piedi.
Sì, decisamente meglio.
 




 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
 
Buon 2020 a tutti!!!!
Spero abbiate passato tutti delle belle vacanze... io le sto già amaramente rimpiangendo... insieme ai chili accumulati tra pranzi, cene e quant’altro...
La mia bilancia chiede venia, così come anche il mio bisfrattato abbonamento della palestra.
Ma bando alle ciance..
 
Anno nuovo, vita nuova si dice..
Ma in questo caso ci tengo invece a ringraziare tutti i lettori nuovi che vorranno approcciarsi a questa storia, certo, ma in special modo quelli vecchi, che nonostante i miei ritardi epocali non abbandonano questa storia, quelli silenziosi e quelli che commentano, e tutti coloro che l’hanno inserita tra le preferite/ seguite / ricordate.
Grazie di cuore.
E un ringraziamento speciale a chi si è soffermato a lasciare un pensiero lo scorso capitolo: un grazie ad Akiram1994, Marilynne, justagirl94.
Vi ringrazio perchè può sembrare banale, ma anche una frase mi aiuta a capire se la storia vi sta piacendo o meno, mi sprona, mi aiuta a continuare e mi da forza. Quindi grazie!
 
Infine (era un pò che non lo mettevo quindi in questo caso sarebbe meglio dire anno nuovo e tradizioni vecchie) ecco uno spoiler del prossimo capitolo :
 
(...)
Sirius Black odiava il giorno del suo compleanno.
Sirius Black odiava ragionevolmente il giorno del suo compleanno.
Non odiava generalmente i compleanni, non odiava neanche il suo in sè e per sè. Quella storia durava solo da sei anni a quella parte, prima non gli aveva mai scomposto un capello.
No, il fatto è che quando si fa parte dei Malandrini, i compleanni ad Hogwarts non solo si odiano, ma ti mettono il terrore nelle vene.
(...)
   
Quindi per chiudere..
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che lo spoiler vi abbia messi in allerta quanto Sirius XD.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
 
Un abbraccio, un bacio, e un augurio per il nuovo anno,
Mila
 
   
 
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