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Autore: Jong_Key    18/01/2020    1 recensioni
I minuti si susseguivano velocemente e quella stanza diventava testimone e complice delle mie debolezze, della mia fragilità, dei miei sfoghi che sapevano di amarezza. Sapevano di delusioni, fallimenti, sbagli, cose non dette ma anche di cose dette. Cose dette con troppa foga, cose dette con il cervello sconnesso. Cose dette senza pensarci ma che poi mi sono rimaste attaccate addosso. E non me le sono mai più scrollate.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Forse, l’unico motivo per cui sono nato è soffrire. Ci ho provato e riprovato a dare un senso alla mia vita, ma non ci sono riuscito. La trovo inutile, vuota, insignificante. Patetica e sconclusionata. 
Ciò che più mi rammarica è il volto di mia madre quando scoprirà il mio cadavere in bagno. Non so quanto tempo ci metterà ad accorgersene, di sicuro qualche ora. O anche di più. Sì, perchè ho intenzione di uccidermi in bagno e, prima di chiudermici dentro, le dirò di andare a fare una doccia. E lei capirà al volo che non si tratterà di una doccia veloce di cinque minuti scarsi.
Le mie docce sono sempre state molto lunghe. Il punto è che mi ha sempre messo molta malinconia questa cosa. Io davvero avevo intenzione di lavarmi e basta, ma era raro che le cose andassero così per davvero. La maggior parte delle volte, invece, succedeva che mi rattristavo. Mi rattristavo tanto. Iniziavo a piangere, mentre l’acqua bollente continuava a scivolarmi addosso. Sulle gambe deboli, sulle mani tremanti, sugli occhi stretti. Piangevo, e piangevo, e piangevo. In poco tempo venivo avvolto da un alone di fumo denso e bianco e i miei sensi si alleggerivano, la testa iniziava a svuotarsi ma allo stesso tempo iniziava a riempirsi di pensieri. Pensieri su pensieri su pensieri. In poco tempo mi ritrovavo a soffocare. Per il troppo fumo e per i troppi pensieri. Erano ingestibili. 
Spesso finivo per scivolare sul fondo della vasca. Mi ci sedevo. E allora iniziava a trattarsi di un vero e proprio bagno, piuttosto che di una doccia.
Ad ogni modo, capirete che tutto questo richiedeva comunque un certo tempo. I minuti si susseguivano velocemente e quella stanza diventava testimone e complice delle mie debolezze, della mia fragilità, dei miei sfoghi che sapevano di amarezza. Sapevano di delusioni, fallimenti, sbagli, cose non dette ma anche di cose dette. Cose dette con troppa foga, cose dette con il cervello sconnesso. Cose dette senza pensarci ma che poi mi sono rimaste attaccate addosso. E non me le sono mai più scrollate.
Mia madre, quindi, avrebbe impiegato un pò di tempo a trovarmi senza vita in quella dannata vasca da bagno. Avrebbe aspettato pazientemente, ignara di tutto, che io uscissi. Che aprissi la porta e lasciassi fuoriuscire quella tonnellata di nebbia bianca che nel frattempo si era aggrappata ad ogni cosa, comprese le pareti. Ogni volta, nel momento in cui aprivo la porta, era come una liberazione per quel fumo, era come se lo avessi liberato e quindi anche quella volta, senza pensarci un attimo, sarebbe sgattaiolato fuori, disperdendosi e dissolvendosi, alla fine.
Ma quel momento, quel giorno, non arrivò. Non aprii mai quella porta. Ad aprirla fu mia madre che, dopo avermi chiamato una decina di volte e aver bussato una decina di volte altrettanto, si decise ad entrare. 
Dovette urlare. Molto. Dovette urlare molto mentre si chinava nella vasca per cercare di rianimarmi, di farmi riprendere. Iniziò a piangere, quando ormai capì che non c’era molto da fare perchè probabilmente ero morto. Ma ovviamente non si arrese. Chiamò i soccorsi. 
Ma io ero morto davvero. Dissanguato, per la precisione. Ero immerso in una miscela di acqua e sangue, nudo e con le vene tagliate. Detto così sembra davvero cupo, triste e… melodrammatico. In realtà questo tipo di suicidio l’ho sempre considerato melodrammatico. Uccidersi in bagno, luogo prediletto dalle persone suicide, e... insomma, finire la propria vita in una pozza di sangue. Ridurre tutto a quello: sangue. Dal sangue nasciamo e nel sangue moriamo. Nasciamo urlando nelle mani insanguinate di qualche medico e, a volte, moriamo in una cupa, deprimente e un pizzico ironica pozza di sangue rosso vivo.
Mi dispiace molto per mia madre. Mi dispiace infinitamente. Spero che starà bene e che se la caverà comunque, senza di me. Ma non ho rimpianti per ciò che ho fatto.
La gente parlerà di me per un bel pò. Nel mio quartiere sarò sulla bocca di tutti per un bel pò. Dannie, il biondino ventenne che si è tagliato le vene nella vasca da bagno. Triste e un pò patetico, esattamente come mi sentivo io prima di ammazzarmi.









Salve a tutti. Ho buttato fuori questa roba in una mezz'oretta, in un sabato pomeriggio noioso e vuoto. Mi rendo conto che è super deprimente e angosciante e non so se qualcuno la leggerà mai ma va bene così. 
Mi raccomando, rimanete in salute! Prestate sempre attenzione al vostro benessere (fisico e mentale), curatevi e amatevi. E ricordate che la vita è una cosa preziosa. La cosa più preziosa che abbiamo.
Un saluto,

Paola.

   
 
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