Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Aristofane4ever    19/01/2020    0 recensioni
Il bagno non è il luogo migliore dove incontrare il proprio idolo, soprattutto se, dopo le prime frasi, si sfocia in una discussione sul coming out. Per fortuna esiste ancora il perdono.
Tra dubbi, indecisioni, amici pazzi, partite di calcio e lavatrici, la storia di un Harry e di un Louis.
________
"Harry" Louis si rivolse nuovamente al cantante "la tua voce è davvero fantastica."
"E i miei testi, non sono anche loro bellissimi?" si intromise timidamente il più giovane.
"Certo, magnifici! Molto personali e carichi di spunti di riflessione."
"E la musica?"
"Ovviamente. Tutto riguardo te, le tue canzoni e i tuoi ricci è incredibile!"
"Ehi, cosa c'entrano i miei ricci?"
*Estratto dal secondo capitolo*
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Sguardi verde acqua 


♫Self control♫ 
Bebe Rexha

La restante parte del viaggio in macchina scorse veloce, scandita dalle note delle canzoni dei The Script, che, a basso volume, avvolgevano i due ragazzi.

Le loro voci seguivano quelle del gruppo, quatte, come se volessero tastare il territorio, o solamente non disturbare le stelle che in quel momento stavano dormendo nel cielo.

"Bene!" esclamò finalmente Louis, spegnendo l'automobile, avendo girato la chiave mentre la musica si affievoliva. "Siamo arrivati!" 
Harry cercò di identificare, nel buio della notte spruzzata di qualche puntino di luce, il luogo in cui erano effettivamente giunti, ma non riuscì a darsi una risposta, intravedendo solamente una lunga fila di villette a schiera. Si slacciò la cintura, dopo aver sbirciato l'altro fare lo stesso.

Il familiare rumore delle portiere che si aprono e, successivamente si richiudono, fu per qualche minuto sovrano, mentre tutto attorno regnava il silenzio, il quale non fu macchiato neanche dalle parole dei due giovani, che tacquero per il medesimo motivo.

Louis aveva sempre pensato al silenzio come un'entità bianca, una tela immacolata, sulla quale si può disegnare proprio con le parole, le quali, colorandola, le permettono di prendere vita. 
Silenzio potrebbe significare anche vuoto. La pausa, in musica, è un momento dove lo strumento non suona, ma è fondamentale per la composizione intera, perché, saltandone una, il brano crollerebbe. 
Secondo i Pitagorici, filosofi vissuti tra il V e il IV secolo avanti Cristo, il silenzio vero non esiste. 
Quella che "sentiamo" noi è la melodia prodotta dall'armonia tra i vari pianeti. Solamente qualora questi cessassero di muoversi, potremmo udire il vero silenzio.

Dopo aver recuperato il sacchetto contenente la spesa, Louis mostrò la strada, aprendo un portoncino nero, sopra al quale un balcone era adornato da fiori che prendevano verso il basso. 
Salirono una rampa di scale, solo il rumore dei propri passi, provocato dallo scalpiccio delle calzature su ogni scalino, si univa alla melodia del mondo.

Il maggiore varcò per primo un altro uscio, di legno di ebano, facendosi strada all'interno del proprio appartamento tolte le scarpe. Imitata l'azione, anche Harry si inoltrò nella cucina, chiusa la porta e attraversato un corridoio.

"Fai davvero come se fossi a casa tua, H" lo invitò Louis, mentre riponeva ordinatamente gli ingredienti su un bancone scuro e appallottolava il sacchetto, infilandolo in un cassetto che ne era stracolmo.

Un simpatico orologio a forma di gallina segnava le 22:30 con lancette che richiamavano mestoli in legno. Harry diede una rapida occhiata prima di schiarirsi la voce. 
"Avrei davvero bisogno di una doccia" disse, risultando incerto "ma non voglio disturbarti, e non ho nemmeno dei vestiti puliti da mettermi."

Louis ridacchiò per l'insicurezza del ragazzo, il quale gli sembrava veramente molto carino, sia in quel momento che in tutti gli altri. Ancora, lo prese amorevolmente per mano, conducendolo lungo il corridoio in una stanza ordinata. 
"Vieni" lo esortò, ancora dolcemente "questa è la mia camera, e, proprio qui" spalancò un'altra porta, rivelando un ampio spazio "c'è il bagno." 
"Lou, davvero, non ce n'è bisogno..." 
"Invece sì! Non voglio che tu vaghi puzzolente in casa mia!"

Harry si lasciò convincere, e l'altro sparì qualche secondo nella camera, per poi tornare armato di asciugamani e biancheria pulita, che impilò su un ripiano a lato del lavandino. 
"Ovviamente le mie cose ti staranno un po' piccole, perché tu sei un gigante" scherzò, mentre anche il riccio si rilassava "spero comunque ti possano entrare. Usa pure i prodotti che trovi nella doccia, e, se ci dovesse essere qualche problema, non esitare a chiamarmi: sarò in salotto a rispondere ad alcune email di lavoro" lo istruì, già pronto ad abbandonare il bagno.

Fu fermato da Harry che lo abbracciò da dietro. "Grazie mille, Lou" gli scoccò un bacio sulla guancia. 
"Per così poco, tesoro" gli accarezzò le braccia "Ora però sbrigati, perché ho una fame tremenda e non ho intenzione di fare esplodere qualcosa tentando di indovinare il tuo piatto e ricrearlo." 
Il più giovane allentò la presa e aspettò che la porta fosse chiusa prima di aprire l'acqua della doccia per farla riscaldare e iniziare a spogliarsi, piegando i suoi vestiti sporchi e sistemandoli vicino a quelli puliti.

Dopo essersi insaponato tutto il corpo, strofinò bene le sue guance, facendo scivolare via gli ultimi residui delle lacrime, che gli rendevano ancora umida e appiccicosa la faccia. Con una noce di shampoo su entrambi i palmi, massaggiò i capelli, fino ad averli completamente ricoperti con la schiuma. Si risciacquò velocemente, con la testa inclinata indietro, per non permettere al sapone di entrare negli occhi.

Uscito, si sentì contemporaneamente svuotato dell'euforia che lo aveva pervaso nel momento in cui lui e Louis si erano abbracciati nel parcheggio e pieno di una nuova energia, per il pensiero che avrebbe trascorso tutta la serata con lui. 
Si avvolse nell'asciugamano, strofinandosi delicatamente ogni parte del corpo, e utilizzando un angolo si asciugò grossolanamente i capelli, raccogliendoli in uno chignon. 
Una volta che si fu infilato i vestiti, che, effettivamente, non lo coprivano totalmente, ma adorava perché profumavano di Louis, si diresse nel salotto, pronto per preparare la cena.

Trovò il maggiore seduto su un divano di pelle nera, i piedi appoggiati a un basso tavolino di vetro e un computer adagiato sulle cosce. 
Harry si schiarì la voce "Ehi, Lou! Grazie ancora, ora sono profumato!" 
L'altro alzò gli occhi dal portatile, puntandoli, coperti da un paio di occhiali dalla montatura quadrata, sul riccio. "Perfetto!" spostò l'apparecchio elettronico, lasciandolo aperto sul tavolino, e si alzò, camminando verso la cucina "Che ne dici di cucinare? Il mio stomaco reclama un sacco di cibo."

"Mi ero dimenticato che tu hai anche giocato! Potevi dirmelo, così avremmo preso qualcosa di più veloce o già pronto." Il più giovane si sentì in colpa: avrebbe potuto non insistere tanto. 
"Quando ho visto la scintilla nei tuoi occhi non potevo tirarmi indietro: eri così felice e determinato." Gli sorrise dolcemente "Dovrai indicarmi ogni passaggio, perché non sono proprio capace!"

"Sarai solamente il mio assistente, quindi non preoccuparti di combinare casini: sarebbe matematicamente impossibile!" guardò gli ingredienti, prendendo il guanciale e spostando gli altri vicini alla parete. "Hai le pentole o hai finito anche quelle?" ridacchiò, prendendolo in giro. 
Louis scosse la testa, nascondendo il sorriso che gli aveva monopolizzato le labbra. "Quale hai bisogno?" 
"Dobbiamo bollire la pasta, quindi deve essere piuttosto larga e profonda." 
Il maggiore aprì un cassettone, cercando quella indicata, che posò nel lavandino una volta trovata.  "È meglio se prima di usare qualsiasi cosa la laviamo: non sono sporche, ma potrebbero esserci sopra centimetri di polvere."

Vide l'altro annuire, mentre lo osservava farlo e riempirla d'acqua potabile in cui cuocere gli spaghetti. Dopo aver accesso il fornello, gli chiese: "Hai bisogno di qualcosa? Sei lì imbambolato." 
Harry storse la bocca, indugiando ancora qualche secondo prima di aprire la bocca "Dovresti darmi gli utensili, perché io non so dove si trovino." 
Louis sorrise alla sua insicurezza, e gli mostrò dove prendere tutto ciò che gli serviva. Poi, si dedicò ad apparecchiare la tavola, sistemando con cura la tovaglia, i piatti e le posate, ponendo al centro una bottiglia di acqua naturale e una frizzante. "Vuoi qualche bibita particolare?" domandò "Vino, birra, CocaCola?"

"Va benissimo l'acqua, davvero" rispose il minore, scolando la pasta e unendola al condimento. "Spero che la cena sia abbastanza, ho fatto il doppio delle porzioni!" 
"Sono sicuro ci sfamerà a dovere: pare che tu ne abbia preparata per un intero esercito!" scherzò il ragazzo dai capelli caramello, osservando l'altro porre meticolosamente tre mestoli del risultato in ogni piatto.

"Voilà!" esclamò il riccio, appoggiandone uno davanti al padrone di casa e uno di fronte a sé. "Confido nel fatto che ti possa realmente piacere e non mi sia sbagliato ad elogiarlo in maniera spropositata."
"Se non mi sbaglio" Louis si fermò qualche secondo, soppesando le parole da dire "questa è una ricetta tipica italiana..." iniziò, arrotolando gli spaghetti sulla forchetta, invitando l'ospite a fare lo stesso.

"Esatto, si chiama pasta alla carbonara!" si illuminò l'interpellato "Amo davvero la cucina dell'Italia, poiché è ricca di diverse preparazioni, tutte attuate con prodotti freschi e di prima qualità" enunciò, poi vide il giovane masticare ad occhi chiusi la pasta, e si domandò se avesse sbagliato qualcosa. "Com'è?" osò chiedere, incerto sulla risposta e aumentando la presa sulla propria posata, per scaricare il nervosismo dell'attesa su qualche oggetto.

"Assolutamente, estremamente, deliziosa" si complimentò il più grande, sorridendo ampiamente e accingendosi a prendere altra "Sono davvero felice che tu ne abbia preparata tantissima, ma sono anche curioso di sapere dove hai imparato a cucinarla." 
Harry deglutì il boccone, assaporando l'uovo amalgamarsi alla pancetta creando un binomio perfetto. "Una mia zia era davvero molto appassionata di quel Paese e vi trascorreva molto del suo tempo libero. Era una fotografa freelance, che partiva la mattina presto senza avvisare nessuno."

"Sembra davvero un fantastico lavoro!" commentò Louis. 
"Sì, le permetteva di essere molto libera." La sua voce si affievolì sull'ultima parola, però, quando sentì la caviglia del più grande incastrarsi con il suo piede, tornò a raccontare felice. "Talvolta mi ha portato con lei e assaggiavamo questi piatti gloriosi ed indimenticabili, che, una volta tornato a casa, volevo assolutamente replicare."

"E ci riuscivi?" 
"Spesso sì, mentre altre ricette venivano un fiasco totale e dovevo trovare il modo per nascondere i disastri a mia madre, poiché avevo paura si arrabbiasse." Ridacchiarono entrambi. 
"Sono sicuro che ciò che combinavi tu non fosse neanche lontanamente paragonabile a quello che facevo io. È capitato che riuscissi a bruciare dell'acqua senza nulla dentro, cuocere male, o, meglio, lasciare crudo un uovo in camicia e, dulcis in fundo, carbonizzare totalmente una torta. Quel giorno fui davvero felice di non doverla mangiare: probabilmente, tra i vari ingredienti, avevo aggiunto anche qualche veleno!"

Harry sciolse la postura, rilassando maggiormente le spalle, e Louis fu davvero contento di essere riuscito ad allentare la tensione che si era impossessata si lui. Gli prese la mano nella sua, carezzandogliela dolcemente. 
"Certo che non sei proprio portato per la carriera da chef!" lo prese in giro il riccio, beandosi del calore che dall'arto si diffondeva in tutto il corpo e del leggero svolazzare delle farfalle nel suo stomaco. "Io invece ho anche cominciato una scuola specializzata su questo, prima di passare il provino di XFactor."

"Che lavoro volevi fare?" si informò il liscio, continuando a gustare la pietanza, per cui si era alzato riempiendo nuovamente il piatto.
"Mi sarebbe davvero tanto piaciuto diventare un pasticcere, o qualcosa di simile." Abbassò per qualche secondo lo sguardo, poi lo rialzò luminoso. "E tu? Qual era la tua aspirazione prima di diventare il cantante più bravo e famoso di questa generazione?"

"Avvocato." Sorpreso che l'altro non dicesse nulla, proseguì "Volevo aiutare chi non aveva le possibilità economiche per difendersi, non avendo nemmeno intenzione di percepire un salario." 
"È una cosa bellissima, Lou." Affermò Harry, risoluto, stringendogli la mano.

"Lo so; ero così deciso, anche quando altre persone, compagni o professori, mi guardavano male per la mia scelta, pensando che non fossi adatto, e se vacillavo tutte le notizie udite al telegiornale o apprese dalla lettura di un determinato articolo, subito tornavo dritto sulla mia strada" sospirò, mantenendo un flebile sorriso sul volto. 
"Non capisco perché gli altri ti volessero far cambiare idea, immaginandoti, mi sembri molto adatto per questo ruolo" lo confortò il più piccolo, non dicendo altro che la verità.

"Grazie davvero per la fiducia." 
"E poi? Come mai ora sei un cantante?" 
"A scuola andavo discretamente bene, grazie al fatto che adorassi le materie, ma, quando fu indetto quel concorso di canto, non potei rifiutare, perché volevo provare a confrontarmi con altre persone, a mettermi in gioco con la mia voce. Nel momento in cui lo vinsi, come quelli successivi, ero molto euforico per il successo, affamato sempre di più di diventare famoso, che non vidi quello che stavo perdendo giorno dopo giorno, dal college agli amici. Ancora oggi, una delle poche persone che mi è restata accanto sempre è Zayn, senza il quale, probabilmente, sarei perso."

Harry si alzò dal suo posto e sotto lo sguardo blu di Louis lo abbracciò dolcemente. "So tutte le cose che hai perduto per strada, quante persone e opportunità, e conosco anche la sensazione di essersi lasciato scivolare via tutto, ma devi proiettare il tuo pensiero verso il futuro e tutta la fortuna che hai avuto." 
Il più grande afferrò le sue mani e se le strinse al petto, vicine al cuore. "Ne sono consapevole, Haz, tuttavia dei giorni vorrei solo essere un ragazzo normale e fare un lavoro normale." 
"Anche io, Lou, anche io."

Il resto del pasto fu caratterizzato da frivole chiacchiere e sguardi colmi d'attenzione, curiosità e affetto. 
Sparecchiarono ridendo, riposero i piatti sporchi nella lavastoviglie canticchiando una vecchia e nostalgica canzone, cambiando le parole in modo tale che diventasse più briosa. Quando il tavolo fu totalmente vuoto e loro non ancora sazi delle parole pronunciate dall'altro, si spostarono in salotto, dove Louis afferrò il telecomando del televisore mentre Harry si sedeva sul divano.

"Fammi un po' di spazio" esclamò il liscio, dando un colpetto con un fianco all'altro affinché si spostasse. Si mise comodo, infilando i piedi sotto alle cosce e appoggiando un gomito al bracciolo, sul quale sorreggere la testa. "Cosa ti piacerebbe vedere?" 
"Scegli tu, per me è totalmente indifferente." 
"Preferisci fare qualcos'altro?" 
"No, va benissimo guardare la TV." 
"Qual è il problema?" Louis torse il busto verso l'altro, avvicinandosi a lui. "Perché so che ce n'è uno, quindi non dire nulla." Insistette, obbligandolo a guardarlo negli occhi e scontrandosi con un verde abbagliante.

"Beh... è tardi, non voglio disturbarti ancora imponendoti la mia presenza." Fuggì nuovamente dallo sguardo del più grande, nascondendo il proprio in basso. 
"Che sciocchino che sei!" ridacchiò, tornando a sedersi dritto. "Io davo per scontato che tu ti fermassi a dormire!"

Il cuore del più piccolo perse un battito, contraendosi per un secondo attorno a tutto l'affetto che stava ricevendo. "Ma ne sei sicuro? Perché, davvero, non ho intenzione di sconvolgere i tuoi piani per questa notte o domani."

"Tesoro" iniziò Louis, facendo scorrere la schiena lungo il cuscino, fino ad essere sdraiato per metà e indicando al suo ospite di accoccolarsi sopra di lui. "Non puoi più preoccuparti di questo." 
Harry, mentre appoggiava la testa al petto della sua crush e allungava le gambe sottili verso l'altra parte del divano, si sentì in colpa. Probabilmente aveva sbagliato tutto. Eppure il comportamento dell'altro non era cambiato, ed era ancora gentile nei suoi confronti. Molteplici dubbi si erano insediati nel suo cervello, certamente non indicandogli la giusta mossa da compiere in quel momento. "Perché?" chiese infine, semplicemente.

"Vedi, sembra che tu abbia davvero incasinato tutto, scombinando il mio cuore e la mia mente e, se anche tu lo vuoi, mi piacerebbe cambiare tutti i miei piani presenti e futuri, per riorganizzarli con te." Lo stesso Louis, scandendo quelle lettere, quei suoni che davano voce ai suoi pensieri, ebbe paura. Forse si era spinto troppo oltre, forse aveva interpretato male tutto, e i suoi sentimenti, ancora germogli che aspettavano di essere annaffiati e nutriti per diventare alberi rigogliosi, erano a senso unico. Il silenzio che regnava nella stanza dopo la sua confessione non lo incoraggiò per nulla.

Non era il silenzio che avevano potuto udire qualche ora prima nella strada, non era la melodia e nemmeno la tela bianca. In quel momento al cantante più vecchio parve solamente silenzio.

"Davvero?" gli occhi verdi sembravano ancora più luminosi non appena si incastrarono ai suoi. E quella era una sola parola, ma così carica di aspettativa da essere simile ad un intero discorso.

"Certo, amerei davvero poter costruire qualcosa con te."
Non si aspettava certamente lacrime, le quali, invece, iniziarono a bagnare il volto del minore. 
"Scherzavo, Harry" cercò di riparare Louis, anche se sentiva lui stesso il petto riempirsi di tristezza. 
"Ti prego, non piangere." 
Ottenne la reazione opposta, e l'altro iniziò anche ad essere scosso da violenti singhiozzi. 
Lo avvolse più vicino a lui, frustrato internamente per aver combinato un casino. 
"Non ho capito, Lou" sussultò, stringendosi a lui "mi vuoi o non mi vuoi?"

Il maggiore credeva di essere stato molto chiaro fin da subito e non comprendeva il motivo di quell'incertezza. "Ovviamente ti voglio, piccolo Hazzie" ripeté.

Il riccio affondò il naso nel suo collo, respirando piano ed inspirando il particolare profumo dell'altro, sentendosi sopraffatto dalle emozioni e dalla felicità. "Sarebbe bellissimo stare insieme a te!"

Louis, rinfrancato da quella risposta gli lasciò un bacio sulla fronte, credendo vivamente che tutto si sarebbe evoluto. 
"Non credi sia giunta l'ora di andare a dormire, mia principessa?" domandò retoricamente dopo, ebbro di contentezza. 
"Ho sempre voluto qualcuno che mi chiamasse così, mio principe" disse Harry a bassa voce, quasi sussurrando e nascondendo le parole nel suo collo, restandovi agganciato con le braccia. 
"Allora reggiti forte, perché ti porterò nella tua reggia."

________________________

La luce invadeva la stanza, accarezzando la finestra, il pavimento ed infine il letto, dove Harry si svegliò al caldo, inglobato in modo perfetto dall'intero corpo di Louis, il cui petto premeva contro la sua schiena, proteggendolo.

Stiracchiò gli arti inferiori distendendo le ginocchia e allungando le dita dei piedi, mentre un grande e sonoro sbadiglio si faceva largo sul suo volto. Inspirò profondamente, assaporando il momento e ritenendolo perfetto.

Quando, la sera prima, il maggiore gli aveva proposto di diventare qualcosa di più che semplici amici, era scoppiato in lacrime per la felicità, poiché nessuno lo trattava come Louis, con così tanta gentilezza. Si era sentito fragile e debole, ricordando che non era la prima volta che piangeva. Fortunatamente il liscio aveva sempre cercato di consolarlo senza fare troppe domande.

Percepì un leggero movimento dietro di lui, sentendo l'altro stringerlo ancora di più verso di sé, e, delicatamente, si girò dall'altra parte, trovando immediatamente due occhi blu che lo fissavano spalancati.

Si sorrisero entusiasti e luminosi.
"Buongiorno, tesoro" esclamò felice Louis.
"Ciao, Lou" disse a sua volta il riccio, con voce profonda e appoggiando la fronte sulla sua spalla. "Hai dormito bene?"

"Assolutamente sì. Sei così morbido! Tu eri comodo?"
Harry nascose il rossore nella maglietta dell'altro. "Tantissimo, sembra quasi che le tue braccia siano fatte per stringermi" sussurrò.
Si illuminò. "Ne sono davvero felice, ti va di parlare un attimo di ieri sera?"

Il più piccolo alzò la testa, guardandolo negli occhi e annuendo. 
"Io ero serio, non importa se è troppo presto, voglio davvero stare con te" anche la voce di Louis era bassa ed incerta, più del giorno precedente.
"Vuoi sapere una cosa, Lou?" scherzò Harry, mentre gli carezzava una guancia, strofinando i polpastrelli sulla sua barba corta e morbida. "Sei la mia crush dal primo momento in cui ti ho visto alla TV, quindi da un sacco di tempo. Amerei diventare il tuo ragazzo, ma ne sei sicuro? Non ti darebbe fastidio che io sia ancora nell'armadio?"

"Ci ho pensato molto e sono giunto alla conclusione che per ora non ce n'è bisogno; staremo attenti e non importa, perché il mio unico desiderio è stare con te. Ma ci lavoreremo, Haz, perché hai il diritto di essere libero e di non preoccuparti del giudizio altrui, davvero. Sei la più bella persona che conosca, non devi nasconderti" concluse, afferrandogli con entrambe le mani i fianchi, spingendoselo contro.

Si fissarono intensamente, e il colore dei loro occhi sembrò mescolarsi in una sfumatura inedita, verde-acqua. Le loro labbra si incastrarono alla perfezione, così come ogni parte di loro.
Sì scambiarono piccoli baci a stampo, sentendo crescere nei loro cuori la felicità assoluta e nei loro stomaci spuntare farfalle.


 

Ciao! Come state? 
Io sono molto in fissa con "Walls", vi piace?

Spero davvero che il capitolo sia di vostro gradimento. Forse è tutto troppo fluff e veloce, ma è la mia visione di una storia d'amore, che io non ho mai provato e quindi non posso sapere come sia in realtà (che storia triste). Immaginandomi Louis e Harry in questo universo inventato da me, li vedo così, come se stessero vivendo una fiaba praticamente perfetta.

Come sempre, se ci sono errori non esitate a farmelo notare; lo stesso vale per consigli: riempitemi di commenti!

Grazie mille per aver letto questo capitolo.
Buona settimana!

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Aristofane4ever