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Autore: Aperonzina    20/01/2020    1 recensioni
Da sei anni Carlo sente che la sua vita è in pausa, non riesce ad andare avanti a causa di un evento il cui solo ricordo non gli da pace.
Passa ogni anno aspettando quello successivo, intrappolato in quel terribile autunno di sei anni fa.
La spensieratezza e intraprendenza che aveva da giovane ormai sono sparite, la sua vita è monotona e proprio nel momento in cui sentirà di starsi abituando a questa situazione, ecco che il suo passato tornerà a galla e questa volta per lui sarà impossibile ignorarlo.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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Questa mattina sono uscito di casa presto per fare delle commissioni per mio padre, passo di fetta dalla sua bottega e prendo al volo il pane da consegnare ad uno dei suoi clienti abituali.
E’ un po’ seccante, ma devo passare davanti alla bottega per andare a scuola, quindi non è un grande sacrificio.
Oltretutto uscendo al mattino presto riesco a scorgere i colori dell’alba e il cielo rosato ha la capacità di rendere ogni soggetto più affascinante e delicato.
Sì, quello di cui ho bisogno per questo progetto fotografico è la delicatezza, mi sto fissando con certi fiori semplici e svariati elementi naturali, ma ancora nulla è riuscito a catturare a sufficienza la mia attenzione.
Comunque mi guardo attorno, attento a cogliere ogni particolare che possa ispirarmi. La casa si trova un po’ fuori dal centro del paese e nella stradina sterrata che devo percorrere scorgo spesso spiazzi d’erba o parchetti, potrebbe essere la giusta occasione.
La fotografia mi appassiona da sempre, ma solo ultimamente mi sono iscritto ad un corso per macchine analogiche, sì lo so, non le usa più nessuno, ma l’arte è arte e io voglio sapere tutto sulla fotografia, da come è stata pensata e costruita la prima macchina fotografica, all’ultimo modello realizzato.
 
Intento nella ricerca dell’obiettivo perfetto arrivo davanti alla casa del cliente di mio papà senza rendermene conto.
Spingo il cancellino in legno che viene lasciato sempre aperto e mi faccio strada nel vialetto, ho sempre amato questa casa, anche se non ho mai visto l’interno, è bella e ha un cortile ordinato e curato, mi ha sempre trasmesso ordine e quiete.
Busso alla porta e aspetto paziente, non capita spesso che mi si faccia aspettare, ma oggi non sembrano proprio intenzionati a rispondere.
Odio le attese, non dimostrano serietà, non sono rispettose, ma so bene di non dover infastidire i clienti di mio padre con le mie fissazioni, quindi a malincuore non mi lamenterò.
Poi finalmente la porta si apre, porto già il viso verso l’alto, ma il mi sguardo incontra solo una chioma rossastra.
Osservo stranito la ragazza assonnata e spettinata che mi trovo davanti, mi è capitato più volte di essere accolto da donne diverse andando a consegnare il pane al signor Agazzi, ma mai me ne era capitata una così giovane.
I suoi occhi erano scuri e a giudicare dallo sguardo sembrava abbastanza scocciata, forse l’avevo svegliata, ma non mi sembrava un orario così improponibile.
«Questo è per il signor Agazzi» decido di non aspettare ulteriormente e le porgo la borsa del pane.
Lei sbuffa e quando le nostre mani si sfiorano per permetterle di afferrare la busta, qualcosa scatta nella mia mente.
È spettinata e forse deve farsi anche una doccia, la faccia è ancora stropicciata dal sonno ed è la cosa meno ordinata che io abbia mai visto.
Però è delicata, fine, piccola ed estremamente fragile.
Osservo ogni sua movenza e capsico che è lei il soggetto che cerco, è lei che devo fotografare, è quel contrasto di pelle chiara e capelli aggrovigliati, lunghissimi e rossi che voglio immortalare.
Riesco appena a presentarmi che lei ricambia con un semplice «Piacere, mi chiamo Ginevra, ciao» e mi vedo sbattere la porta in faccia.
Rimango per qualche secondo a fissare la porta un po’ intontito, in una situazione normale sarei furioso, è stata piuttosto maleducata, ma ora sono troppo preso dal pensiero di fotografarla per concentrarmi su altro.
Mi avvio con mille domande in testa, frequenterà la mia scuola? A giudicare dall’aspetto sembrava più giovane di me, sarà sua figlia? La figlia di una sua compagna forse… Ginevra…
Non era un granché bella, un po’ troppo gracile e il viso aveva un aspetto malaticcio, troppo pallida, gli occhi un po’ spenti, magari aveva il raffreddore, eppure qualcosa di lei mi ha colpito, potrebbe essere un soggetto interessante da fotografare, diverso da quello che faccio di solito.
Era cupa, annoiata, estremamente giovane eppure aveva un’aria così vissuta.
Ci penso a lungo finché non mi trovo davanti alla mia scuola e ci penso anche mentre mi addentro nel grande cortile.
Spero che il signor Agazzi abbia bisogno di altre consegne in questi giorni, voglio rivederla, devo parlarle, ho bisogno di immortalare quel suo sguardo sfinito.
 
 
Note dell’autore: Ciao a tutti! Prima di tutto grazie di aver letto anche questo capitolo.
Per prima cosa, parto già con le mani davanti haha ho cambiato il tempo verbale in questo capitolo e l’ho fatto intenzionalmente.
So bene che non è una cosa che si dovrebbe fare, i capitoli dovrebbero mantenere lo stesso tempo verbale e la stessa persona, ma volevo fare una sorta di esperimento.
Quindi se qualcuno vuole darmi il suo parere a riguardo lo accetto volentieri, anche perché mi chiarirebbe un po’ più le idee.
Con Carlo e Ginevra ho sempre utilizzato il passato remoto, perché mi sembra una forma più pesante e malinconica, mentre con questo nuovo personaggio, che vive una realtà decisamente più serena, mi trovavo meglio ad utilizzare il presente e mi sembra renda meglio la situazione.
Oltretutto per Carlo e Ginevra è come se fossero un po’ fermi nel passato e il passato remoto mi sembra rimarcare questa cosa in qualche modo.
Se deciderò di adottare questa tecnica comunque il personaggio appena presentato parlerà sempre al presente e viceversa con gli altri.
Essendo un testo molto introspettivo mi piaceva quest’idea anche se non è del tutto corretta, ma forse per capire se può funzionare bisogna addentrarsi ancora un po’ nella trama e capire se stona proprio o se comunque da un punto di vista di coerenza non funziona.
Non saprei, pubblico comunque il capitolo così come l’ho pensato perché non mi dispiace affatto e magari potrò ricevere consigli ininteressanti.
Magari è solo una mia fissa del momento, nel caso non funzionasse comunque più avanti modificherò il capitolo.
Spero come al solito che vi sia piaciuto, grazie aver letto fin qui, alla prossima!
PS: scusate se il commento è quasi più lungo del capitolo xD
   
 
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