Fumetti/Cartoni europei > I Puffi
Ricorda la storia  |      
Autore: Andrea Micky    23/01/2020    2 recensioni
Il puffo Quattrocchi é sempre stato il mio personaggio preferito della serie e l'ho reso protagonista di questa storia.
LES SCHTROUMPFS and related characters created by PEYO
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quattrocchi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il puffo Ascoltatore
by Andrea Micky
 

Non appena il sole sorse, i puffi cominciarono ad occuparsi delle loro solite faccende, mentre una buona parte di loro si diresse verso il ponte, per la consueta manutenzione.
Una volta giunti a destinazione, gli ometti blu si misero subito al lavoro, con la sola eccezione del puffo Pigrone, che si andò a distendere sotto un albero.
“Andrò ad aiutare gli altri dopo essermi riposato un pochino” pensò il puffo, prima di chiudere gli occhi.

“Vergogna, Pigrone. Non ci si puffa così” lo rimproverò Quattrocchi, passando casualmente di lì.
“Mi sto solo riprendendo dalla levataccia di stamattina” si giustificò Pigrone.
“Questa non é una giustificazione valida -obbiettò Quattrocchi- Tutti noi ci siamo puffati presto per lavorare, come ci ha detto di fare il Grande Puffo, che ci puffa sempre come il lavoro nobiliti e che ci vuole puffare 100 anni deve svegliarsi al cantare del gallo e…”.
Infastidito dalla predica, Pigrone si alzò in piedi, raccolse un ramo e lo usò per colpire Quattrocchi sulla testa, facendolo allontanare barcollando.

Stordito dal colpo ricevuto, Quattrocchi inciampò malamente in qualcosa e mentre si rialzava, il puffo con gli occhiali si rese conto di aver sbattuto il piede contro un piccolo sasso dall’aspetto singolare.
“Toh! Questo sasso sembra la testa di un puffo” disse Quattrocchi, esaminando forma e dimensioni della pietra.
A quel punto, una strana idea passò per la testa del puffo con gli occhiali, che raccolse il sasso e tornò di corsa al villaggio.

Il puffo Pittore stava riordinando il suo studio, quando qualcuno bussò alla porta di casa.
Incuriosito, il puffo andò ad aprire, ritrovandosi davanti Quattrocchi, con una pietra in braccio.
“Ciao, Pittore. Potresti puffarmi qualcuno dei tuoi colori?” domandò gentilmente il puffo con gli occhiali.
“Certo. Ma cosa vuoi puffarne?” volle sapere Pittore.
“Un’opera di cui pochi potrebbero capire il significato” rispose leggermente rassegnato Quattrocchi.

Poco dopo, nella segretezza della propria casa, Quattrocchi disegnò un volto sorridente sulla pietra e la dipinse di blu e di bianco, rendendola identica alla testa di un vero puffo.
“Ecco Puffato! Puffo questa mia opera Puffo Ascoltatore ed esso sarà un omaggio a tutti i pensatori inascoltati come me. E come gesto simbolico, ogni volta che sarò puffato dagli altri, mi rivolgerò a lui, affinché le mie parole vengano puffate da qualcuno” dichiarò solennemente il puffo con gli occhiali.
Ma l’orgoglio provato in quel momento sarebbe svanito di colpo, se Quattrocchi avesse saputo dei gravi avvenimenti che stavano per verificarsi nel villaggio.

Il giorno dopo, appena uscito di casa, Quattrocchi vide il Grande Puffo venire verso di lui con un regalo in mano.
“Tieni Quattrocchi: questo é un mio personale riconoscimento nei tuoi confronti” disse il Grande Puffo, porgendo il pacco.
“Grazie, Grande Puffo. Sapevo che tu, a differenza degli altri, puffassi la mia solerzia” rispose Quattrocchi, aprendo il regalo.
Ma subito dopo aver sollevato il coperchio, il regalo esplose, mentre il Grande Puffo scoppiò a ridere sonoramente. 
“Ah, ah, ah! Questo é proprio un regalo adatto a te. Ah, ah, ah!” rise l’anziano puffo, mentre la barba gli si staccava dalla faccia.
“Burlone!” esclamò Quattrocchi, capendo chi aveva realmente davanti.
Indignato, il puffo con gli occhiali si avventò su Burlone, ma a causa delle lenti sporche mancò il bersaglio, andando a sbattere contro il muro di una casa.
“É meglio se puffi le lenti o d’ora in poi, sarai il puffo Senzocchi” lo schernì Burlone, mentre fuggiva via.

Furibondo come poche volte in vita sua, Quattrocchi rincasò e si ripulì la faccia.
E mentre si ripuliva, il puffo con gli occhiali si rivolse alla sua opera, brontolando “É proprio una puffa: i regali sono un simbolo d’amicizia e non andrebbero puffati per degli stupidi scherzi. E come dice sempre il Grande Puffo….”.
Finita la predica, durata diversi minuti, Quattrocchi si sentì meglio e accarezzando Ascoltatore pensò “Anche se sei un oggetto inanimato, puffarmi con te mi da sollievo”.

Era ormai scesa la sera sul villaggio e tutti i puffi stavano tornando nelle proprie case, per riposare dopo le fatiche quotidiane.
“Lo scherzo che oggi ho puffato a Quattrocchi é stato proprio divertente e domani ne escogiterò uno ancora migliore” pensò soddisfatto Burlone, ormai giunto sulla soglia di casa.
Ma proprio quando aprì la porta, Burlone sentì qualcuno afferrarlo alle caviglie e subito dopo, il puffo si ritrovò appeso a testa in giù, a diversi centimetri dal suolo.
E prima che Burlone potesse accennare una qualsiasi reazione, il misterioso aggressore si mise a sculacciarlo con qualcosa di molto duro.
“Ahi! Ahi! Ahi!” si lamentò ripetutamente il puffo, mentre i colpi si abbattevano implacabilmente sul suo fondo schiena.
Svegliati dalle grida, diversi puffi accorsero sul posto, solo per trovare Burlone sdraiato a terra, mentre si massaggiava la parte dolorante del suo corpo.

L’intero villaggio era in attesa fuori dalla casa di Burlone, mentre il Grande Puffo medicava il suo figliolo ferito.
“Ecco fatto. Fra un paio di giorni ti pufferai meglio” disse l’anziano capo villaggio, dopo aver applicato un unguento da lui preparato sulla parte lesa.
“Grazie,Grande Puffo. Adesso bisogna puffare chi mi ha aggredito” disse Burlone, sdraiato prono sul suo letto.
“Con tutti gli scherzi che puffi, non saremo a corto di sospettati” notò severamente Quattrocchi, guardando in modo strano gli altri puffi.
“Tu sei certamente il primo, visto che sei la sua vittima più ricorrente” replicò indignato Forzuto, capendo l’antifona.
“Io odio essere sospettato” aggiunse Brontolone, mentre tutti i presenti si misero a borbottare irritati.
“Calma, miei piccoli puffi. Non cominciamo a puffare accuse a caso” disse il Grande Puffo, riportando la calma.
“A dire il vero, non credo che l’aggressore sia un puffo” ammise Burlone.
“Cosa ti fa puffare una cosa simile?” domandò l’anziano capo villaggio.
“Il fatto che il mio aggressore mi abbia sollevato da terra con le sue sole forze -spiegò Burlone- La sola cosa che ho notato é che la mano con chi mi ha afferrato aveva una consistenza gommosa”.
“Molto strano. Comunque, domani pufferemo degli indizi. Adesso, puffiamocene tutti a letto” stabilì il Grande Puffo.
“Sì, Grande Puffo” risposero in coro i puffi, prima di ritornare alle rispettive abitazioni.

Il giorno dopo, nonostante l’assidua ricerca, nessun indizio sull’aggressore di Burlone venne portato alla luce e i puffi non poterono fare altro che riprendere il loro solito tran-tran.
Quattrocchi stava mettendo un po’ di ordine fra i suoi libri, quando vide puffo Golosone passeggiare davanti a casa sua, mentre divorava un grosso dolce, lasciandosi dietro una scia di briciole.
Con tono di rimprovero, il puffo con gli occhiali disse “Vergogna, Golosone. Stai puffando briciole dappertutto, compromettendo l’igiene del villaggio. Inoltre, non ci abbuffa dalla mattina alla sera come puffi sempre tu. Bisogna puffare cura del proprio puffo con un’alimentazione sana e tanta ginnastica. Inoltre...”.
“Hai ragione Quattrocchi. Pufferò subito della ginnastica” lo interruppe Golosone, mentre appoggiava il suo dolce sul davanzale di una finestra.
Subito dopo, con un gesto fulmineo, Golosone raccolse da terra un ramo, con cui colpì violentemente Quattrocchi sulla testa, facendolo crollare a terra.
“É proprio vero che la ginnastica puffa bene” ridacchiò Golosone, mentre riprendeva il suo dolce e si allontanava mangiando più voracemente di prima.
Al povero Quattrocchi non restò altro da fare che sfogarsi con Ascoltatore, con cui condivise una lunga predica sulla corretta alimentazione e i relativi benefici.

Era scesa la sera sul villaggio dei puffi, che dormivano profondamente nelle loro case, con la sola eccezione di Golosone, vittima di un insistente languore notturno.
“Potrei puffarmi con qualcuno dei lamponi che crescono sul cespuglio poco fuori dal villaggio” pensò ad un certo punto il piccolo ghiottone blu.
E così, il puffo Golosone uscì di casa e si avventurò fuori dal villaggio, ignaro però di essere seguito da qualcuno.

Una volta giunto a destinazione, il puffo Golosone si mise a mangiare i dolci frutti a gran velocità, fino a quando un rumore alle sue spalle lo fece voltare.
Non vedendo nessuno, il piccolo puffo continuò il suo spuntino, se non che qualcuno lo afferrò alle caviglie, lo sollevò da terra e lo sottopose allo stesso trattamento riservato al puffo Burlone la sera precedente.

Quattrocchi stava dormendo beatamente nel suo letto, quando venne svegliato da un concitato scalpiccio all’esterno.
“Ma che sta puffando?” domandò il puffo con gli occhiali ad un suo compagno che andava di corsa.
“Poco fa, Golosone é stato aggredito fuori dal villaggio” rispose l’altro puffo, prima di correre via.
Allarmato, Quattrocchi si alzò dal letto e corse fuori, senza però notare che Ascoltatore si trovava inspiegabilmente sul pavimento, anziché sul tavolo dove era stato originariamente posizionato.

Come la volta precedente, tutta la popolazione del villaggio si radunò attorno alla casa del ferito, che venne amorevolmente medicato dal Grande Puffo.
“E siamo già a 2 aggressioni” sospirò l’anziano capo villaggio a medicazione conclusa.
“Non dobbiamo farci puffare da quel misterioso prepotente, ma reagire” incitò Forzuto.
“Sì! Sì! Reagire!” concordò la piccola folla blu.
“Calma miei piccoli puffi. Non sappiamo ancora con chi abbiamo a puffare e finché non lo sapremo, nessuno pufferà mosse avventate” stabilì il Grande Puffo.
“Sì, Grande Puffo” risposero in coro tutti i puffi.
Ma Forzuto non era d’accordo con quella decisione e si mise ad elaborare una strategia tutta sua.

Il giorno dopo, mentre passava davanti alla casa di Forzuto, Quattrocchi vide che il suo robusto compagno era impegnato in un severo allenamento.
“Oh, puffo con piacere che ti mantieni in forma come sempre” disse compiaciuto Quattrocchi.
“Devo esserlo se voglio puffare una lezione all’aggressore misterioso” replicò Forzuto, senza smettere di allenarsi.
“Cosa? Ma il Grande Puffo ci ha puffato di non fare nulla finché non ne sapremo di più” obbiettò il puffo con gli occhiali.
Per tutta risposta, Forzuto colpì Quattrocchi sull’occhio destro con un sonoro pugno e aggiunse “Il Grande Puffo non dovrà puffare niente. Chiaro?”.
“Chiarissimo” rispose Quattrocchi, con un certo timore.

Poco dopo, Quattrocchi si trovava in casa sua, a sfogarsi con Ascoltatore.
“So che non bisogna puffare una disgrazia a qualcun altro, ma spero che Forzuto riceva una bella lezione uno di questi giorni, così pufferà che la forza bruta non é tutto” disse il puffo con gli occhiali, alla fine del suo sfogo.
Ovviamente, Ascoltatore non replicò, ma il desiderio del suo interlocutore si sarebbe avverato presto.

Quella sera, tutti i puffi si erano chiusi nelle loro case, lasciando le strade del villaggio quasi deserte.
Solo Forzuto aveva avuto il coraggio di non rincasare e si aggirava con aria truce per il villaggio.
“Vieni fuori, vigliacco che puffi la gente a tradimento” disse il robusto ometto blu, in cerca del suo ignoto avversario.
Improvvisamente, fra le ombre di una casa, Forzuto vide accendersi 2 luci rosse di forma circolare.
“Ci siamo” si disse il puffo, correndo in quella direzione.
Ma a metà strada, qualcosa colpì Forzuto nell’occhio destro, buttandolo a terra e permettendo così all’aggressore misterioso di afferrarlo per le caviglie, per poi sollevarlo da terra ed eseguire la consueta procedura a base di sculacciate.

Poco dopo, Forzuto era sdraiato supino sul suo letto, col Grande Puffo che gli applicava il suo unguento medicamentoso sul fondo schiena, mentre gli altri puffi lo guardavano preoccupati.
“L’avevo puffato che era una pessima idea” ricordò Quattrocchi.
“Per favore: sto già abbastanza male” brontolò Forzuto.
“Beh, questa é una meritata punizione per aver disobbedito al Grande Puffo, che ci ha dimostrato più volte come la forza bruta debba puffarsi all’intelligenza in quanto...”.
“Basta così, Quattrocchi. Ti sei puffato bene” intervenne il Grande Puffo, notando l’esasperazione di Forzuto.
Il puffo con gli occhiali annuì e si allontanò in silenzio, pensando “Beh, il mio desiderio si é puffato, per quanto ingiusto.
E devo ammettere che mi dispiace vedere Forzuto in quelle condizioni, così come Golosone e Burlone”.
E all’improvviso, Quattrocchi notò un elemento comune nelle 3 aggressioni.

Incredulo, Quattrocchi tornò di corsa a casa propria, si chiuse la porta alle spalle e si mise a pensare alla sua improvvisa scoperta.
“Burlone, Golosone e Forzuto sono stati aggrediti la sera stessa del giorni in cui sono stati puffi con me -rifletté il puffo con gli occhiali- Burlone mi aveva fatto uno scherzo, Golosone mi aveva colpito sulla testa e Forzuto mi fatto venire un occhio nero. Ma nessuno del villaggio si pufferebbe la briga di vendicarmi e del resto, l’unico a puffare della situazione era…Ascoltatore”.
Fissando la pietra dipinta, Quattrocchi disse “Sarà meglio puffare questa pietra dal Grande Puffo affinché la esamini”.
E a quel punto, Ascoltatore si mise a vibrare, fino ad assumere una nuova e spaventosa forma.

Seduto sulla sua poltrona, il Grande Puffo stava cercando una soluzione al problema delle aggressioni, quando qualcuno bussò alla porta.
“Sono Quattrocchi. Posso entrare?” domandò una flebile voce all’esterno.
“Certo” rispose il Grande Puffo, mentre apriva la porta.
Subito dopo, Quattrocchi entrò di corsa nella casa, tenendo un sasso dipinto come il volto di un puffo fra le mani.
“Che succede?” domandò il Grande Puffo, colpito da quello strano atteggiamento.
Mentre poggiava la pietra per terra, il puffo con gli occhiali spiegò “Qualche giorno fa, ho trovato questo sasso e l’ho dipinto per farne un’opera d’arte. E da allora, ogni qualvolta qualcuno mi faceva puffare, mi sfogavo parlandoci, anche se si tratta di un oggetto inanimato…o così puffavo”.
“Stai dicendo che questo sasso é il responsabile delle aggressioni agli altri puffi?” domandò il Grande Puffo.
Quattrocchi annuì e rivolgendosi al sasso, disse “Fagli puffare”.
A quel punto, la pietra cominciò a cambiare forma e nel giro di pochi secondi, era diventata un essere di colore nero, che arrivava fino al soffitto, con il corpo e gli arti lunghi e sottili, con dita adunche ed una testa di forma ovale, con 2 occhi tondeggianti rossi ed una bocca a mezzaluna dello stesso colore.
 
“Ehm, salve” salutò lo strano essere, agitando una mano.
“Questo strano essere mi ha puffato di essere un gliri” spiegò Quattrocchi.
Ricordando di averne già sentito parlare, il Grande Puffo prese uno dei suoi libri, lo sfogliò ed una volta trovata la pagina che cercava, lesse “Gliri: Esseri di natura timida, in grado di cambiare forma e consistenza del loro corpo. Normalmente, vivono negli spazi aperti, ma se qualcuno ne porta uno in casa propria, il gliri agisce nottetempo in suo favore, fino a quando non viene scoperto”.
“Proprio così: anche se é scomodo, noi gliri viviamo negli spazi aperti, per evitare il contatto con altri esseri viventi. Ma se qualcuno ci porta in casa sua, ci offre una sistemazione migliore. E visto che vivremmo praticamente a scrocco, dobbiamo fare qualcosa per sdebitarci” spiegò lo strano essere.
“E visto che ho puffato da dire con Burlone, Golosone e Forzuto, il gliri é intervenuto in mia difesa” aggiunse Quattrocchi.
“Capisco. Lui non ha fatto altro che agire secondo la sua natura” concluse il Grande Puffo, chiudendo il libro.
“Esatto. Perciò, sono venuto da te affinché puffassi una soluzione che soddisfi tutti” spiegò Quattrocchi.
“Innanzitutto, penso sia giusto dire la verità agli altri” disse il Grande Puffo.
“Cosa? Ma gli altri puffi mi linceranno se mi mostro a loro” obbiettò terrorizzato il gliri.
“I miei piccoli puffi saranno ragionevoli, una volta puffata loro la situazione” assicurò il Grande Puffo, sorridendo rassicurante.
“Fidati del Grande Puffo. Lui sa sempre cosa puffa” aggiunse Quattrocchi, mettendo una mano sulla spalla del suo ospite.
“D’accordo, allora” sospirò il gliri, inquieto all’idea di farsi vedere dall’intero villaggio.

Così, nel cuore della notte, il Grande Puffo indisse una riunione a cui partecipò l’intera popolazione dei puffi.
Dopo aver esposto i fatti, l’anziano capovillaggio disse “Come avrete puffato, il gliri ha agito in buona fede e non per farci deliberatamente del male, come puffavamo all’inizio. Perciò, spero che tutti voi perdonerete le sue azioni non proprio ortodosse”.
“Sì, Grande Puffo” risposero in coro tutti i presenti.
“Sentito, Gliri? I puffi ti hanno perdonato e se vuoi, potrai restare nel nostro villaggio” disse Quattrocchi.
“Grazie per l’invito, ma non posso. Per me sarebbe impossibile vivere in un posto dove tutti sanno della mia presenza e perciò, andrò a stare da qualche altra parte” rispose il gliri.
E piegatosi sulle ginocchia, l’essere nero scattò verso l’alto come una molla, compiendo così una serie di lunghi balzi, che gli permisero di uscire dal villaggio e di sparire nella foresta in pochi secondi.
 
I puffi avevano assistito alla scena nella più completa immobilità, con la sola eccezione di Quattrocchi, che agitò la mano in un cenno di saluto.
“Addio, gliri -sospirò il puffo con gli occhiali- Mi pufferai, ma mi consola sapere che farai tesoro delle nozioni che ti ho trasmesso, perché la cultura é importante e con essa ci si può puffare un buon futuro. E come dice sempre il Grande Puffo…”.
Esasperato da quell’interminabile commiato, uno dei presenti fece per colpire Quattrocchi con un martello, ma il gliri, grazie alle sue capacità metamorfiche, allungò a dismisura il suo braccio e centrò il puffo con un tremendo diretto in piena faccia, che lo mise KO.
“Considerate questo gesto il mio regalo d’addio per Quattrocchi” disse il gliri.
“Ehm, grazie. Lo apprezzo molto” rispose il puffo con gli occhiali, diviso fra commozione ed imbarazzo.

Qualche giorno dopo, Quattrocchi stava passeggiando tranquillamente, quando vide Contadino e Tontolone intenti a raccogliere la verdura, anche se quest’ultimo tastava accuratamente ogni ortaggio raccolto.
“Che cosa sta puffando Tontolone?” domandò incuriosito il puffo gli occhiali, avvicinandosi ai suoi compagni.
“Tontolone voleva aiutarmi col raccolto, ma per essere sicuro di non puffare per sbaglio un altro gliri, esamina ogni singolo ortaggio” spiegò Contadino.
“Certo. Non credo che agli altri pufferebbe piacere un altro di quegli esseri nel villaggio” confermò Tontolone.
“I gliri non sono così male e comunque, nessuno di loro sarebbe così sciocco da trasformarsi in qualcosa che si mangia” notò Quattrocchi.
“Chi é sciocco?” domandò la carota che Tontolone teneva in mano.
I 3 puffi sobbalzarono sorpresi, mentre Burlone sbucava da dietro un cespuglio.
“Ah,ah, ah! Ci siete proprio puffati. Ah, ah, ah!” disse il puffo amante degli scherzi, sbellicandosi dalle risate.
“Sei guarito anche troppo” sbottò Quattrocchi.

All’improvviso, Burlone corse via urlando dal dolore, in quanto, a causa della ridarella, il puffo aveva inavvertitamente appoggiato il fondo schiena sopra un arbusto spinoso.
“Ben gli puffa” disse Quattrocchi.
“Però, avrei giurato che l’arbusto si é mosso da solo” balbettò Tontolone.
“Era solo uno scherzo della tua immaginazione” lo rassicurò Contadino.
E concentrati sul loro compagno che correva via, i 3 puffi non videro un paio di occhi rossi aprirsi all’interno dell’arbusto, che pensò “Noi gliri saremo anche timidi, ma non ci va che il nostro modo di vivere sia oggetto di scherno da parte degli altri”.

FINE

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > I Puffi / Vai alla pagina dell'autore: Andrea Micky