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Autore: Dida77    24/01/2020    4 recensioni
"Era ormai più di mezz'ora che Steve era impegnato a scavare una trincea andando su e giù per la sala. Erano le 19.00 passate di un freddo venerdì di Gennaio, fuori infuriava una tempesta di neve e Bucky non era ancora tornato a casa."
Omegaverse Stucky - Steve/Alpha + Bucky/Omega
Si tratta di una one shot successiva a Questioni di fiducia,
ma può essere letta tranquillamente senza aver letto l'altra.
Genere: Fluff, Omegaverse, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Omegaverse'
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Era ormai più di mezz'ora che Steve era impegnato a scavare una trincea andando su e giù per la sala. Erano le 19.00 passate di un freddo venerdì di Gennaio, fuori infuriava una tempesta di neve e Bucky non era ancora tornato a casa.

Aveva chiamato in biblioteca e gli avevano detto che era uscito alle 17.30 a fine turno, come al solito. Ci volevano dieci minuti a piedi dalla biblioteca a casa e, anche considerando una sosta al negozio di alimentari che si trovava lungo il tragitto, non avrebbe dovuto far più tardi delle 18.10 - 18.15.

Il cellulare era spento. Non che quella fosse una grossa novità... Da quando le cose erano tornate a scorrere tranquille, avevano ripreso a vivere le loro vite normali sforzandosi di superare tutto l'inferno che avevano passato e succedeva spesso che Bucky si dimenticasse di mettere in carica il cellulare.

In fondo doveva esserne contento, provò a pensare, era segno che Bucky aveva ripreso a vivere la sua vita tranquillamente, senza temere più i fantasmi del passato e senza avere la necessità di essere in contatto con lui costantemente.
Ma mentre la trincea diventava via via sempre un po' più profonda, avrebbe dato chissà cosa per potersi mettere in contatto con lui.

Alla fine pensò di uscire fuori a cercarlo, o addirittura di chiamare la squadra e denunciarne la scomparsa. Ma un attimo dopo, con la giacca già in mano e le chiavi già in tasca, prese a darsi di nuovo dello stupido, sforzandosi di razionalizzare l'intera situazione. Si fidava di lui, non era questo il punto... Era solo preoccupato che gli fosse successo qualcosa.

Bucky era un omega speciale, con un passato difficile da dimenticare che aveva lasciato cicatrici profonde e che Steve sapeva non sarebbero mai scomparse del tutto. Una reazione esagerata da parte sua avrebbe riportato a galla ricordi dolorosi. Magari non lo avrebbe dato a vedere, avrebbe cercato di far finta di niente, ma sapeva che sarebbe successo e quella era l'ultima cosa che voleva accadesse.
Voleva che Bucky si sentisse al sicuro e protetto, non che si sentisse controllato in ogni sua mossa.

Alla fine mise di nuovo la giacca al suo posto e tirò un profondo respiro. Poi ne tirò un altro e si avvicinò alla finestra per guardare fuori, per l'ennesima volta nell'ultima mezz'ora. La tempesta di neve non accennava a calare e ringraziò il cielo di non avere impegni per i due giorni successivi. Poter passare l'intero fine settimana chiuso in casa con Bucky era una prospettiva tremendamente allettante... Sempre che non fosse dovuto uscire a cercarlo, pensò appoggiando la testa contro il vetro nel vano tentativo di calmarsi.

Riprese a fare su e giù, su e giù, tra la finestra e il divano fino quando il trillo allegro del campanello non ruppe finalmente il silenzio opprimente dell'appartamento.

In tre passi arrivò alla porta e la spalancò senza nemmeno chiedere chi fosse.
Inviò una rapida preghiera di ringraziamento al cielo quando nello specchio della porta apparve Bucky con i capelli zuppi di neve e la faccia bianca per il freddo. Il giaccone era fradicio e le spalle erano ormai bianche di neve a causa della tormenta. Aveva lo sguardo timido, quasi colpevole, ma gli occhi erano limpidi e rischiarati da un sorriso piccino che fecero tirare a Steve un respiro di sollievo. Anche stavolta si era preoccupato per niente, pensò formulando un'altra preghiera di ringraziamento.

Gli volò letteralmente addosso, stringendolo in un abbraccio poderoso e mettendogli istintivamente il naso nell'incavo del collo per annusarne l'odore e controllare comunque che la classica nota amara, che compariva ogniqualvolta che Bucky era triste o spaventato, non avesse fatto la sua comparsa.
Ma l'odore di Bucky era chiaro, pulito, anche se rimase immobile a braccia incrociate senza accennare in alcun modo a ricambiare l'abbraccio.

"Attento. Così gli farai male." Disse subito, guardando Steve e sorridendogli un po' di più.

L’alpha si trovò ad allentare un po' l'abbraccio per guardarlo negli occhi con sopracciglio alzato e aria interrogativa. Di rimando Bucky allargò le braccia che teneva incrociate davanti al petto, scostando il giaccone quel tanto che bastava affinché una testina pelosa spuntasse fuori, piantando i suoi occhioni enormi in quelli di Steve.

"Scusami... Ti sarai preoccupato... È solo che..."

"Oh sì, tremendamente.” Si affrettò a dire con un tono un po’ più duro di quanto avrebbe voluto. “Credo che sia stata colpa sua. Vero?" Continuò sorridendo e accarezzando con un dito la testolina bagnata.

"Ero appena uscito dal negozio per comprare la cena e stavo camminando veloce a testa bassa per via della tormenta, quanto ho sentito un miagolio. All'inizio non ci ho fatto caso, ma due o tre passi dopo l'ho sentito di nuovo, più forte. Non potevo lasciar correre, Steve... Sembrava disperato, poverino. Ho pensato di lasciar stare e tornarmene a casa, davvero, non volevo far tardi… Ma poi mi sono ricordato di quanto fossero dure le nottate come questa quando dormivo ancora in giro dove capitava..."

"Oh, Buck." Furono le uniche parole che Steve riuscì a pronunciare abbracciandolo di nuovo.
 
Quando il compagno accennava a ciò che aveva passato prima di incontrarlo, alle sue vite precedenti come piaceva dire a lui, la sua reazione era sempre la stessa. Si sentiva in dovere di fargli capire che le sue vite precedenti erano relegate al passato, che adesso c’era lui a tenerlo al sicuro e che quelle cose non sarebbero successe. Mai più. A volte, quando riusciva a razionalizzare quella necessità quasi fisica che lo coglieva tutte le volte, Steve capiva che prima di tutto aveva bisogno di rassicurare sé stesso… che certe cose non sarebbero più successe, che Bucky ormai era al sicuro, che lui era un alpha perfettamente in grado di proteggere il suo omega.
Maledetto istinto… si trovò a pensare come sempre.

Bucky non fece caso a quella reazione ormai così usuale da diventare quasi ovvia e continuò imperterrito. "Il problema è che ci ho messo una vita a trovarlo e ancora di più a convincerlo a farsi prendere."
 
A quel punto l'omega alzò lo sguardo sfoderando la sua arma più letale e piantando quei due pezzi di cielo che aveva al posto degli occhi in quelli umidi di suo marito. "Possiamo tenerlo?" domandò alla fine con un sorriso piccolo piccolo.

"Ma sì, certo che possiamo tenerlo." Rispose Steve che avrebbe acconsentito a qualsiasi cosa pur di saperlo felice e al sicuro. "Ma adesso togliti il giaccone e vai immediatamente a farti una doccia bollente. Sei gelato e stai iniziando a tremare. Su, adesso dammi questa piccola belva. A lei ci penso io."

"Credo si tratti di un lui."

"Ah, un altro maschio in famiglia. E come ti chiamiamo?" Chiese Steve rivolgendosi direttamente al gattino che teneva in braccio e che si stava godendo allegramente i grattini sotto la gola che Steve aveva preso a fargli istintivamente.

"Pensavo di chiamarlo Smocky. Cosa ne pensi?"

“Solo perché è tutto grigio." Una risata scappò dalla gola di Steve. "Ok. Vada per Smocky."

"Allora non sei arrabbiato? Volevo chiamarti, ma avevo il cellulare spento e avevo paura che se fossi entrato in un bar per chiamarti, lui sarebbe scappato e non lo avrei trovato mai più."

"No, non sono arrabbiato." Rispose Steve continuando ad accarezzare il nuovo membro della famiglia. "Ma mi sono preoccupato da morire. Questo sì. Su adesso fatti a fare quella doccia che io ordino le pizze a domicilio.”

“Per me la solita, grazie. Mangiamo sul divano?"
 
“Solo se vai immediatamente sotto la doccia.”
 
“Vado, vado.”


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Un'ora dopo erano seduti sul divano, con una coperta di lana sulle gambe (una sola, grande ma una sola, giusto per avere una scusa in più per stare vicini). I cartoni della pizza erano stati lasciati vuoti a terra e Smocky, che dopo un attimo di titubanza iniziale aveva deciso di potersi fidare, si era infilato sotto la coperta, sdraiato a cavallo delle loro gambe appaiate.

Steve aveva messo come ogni sera il braccio attorno le spalle di Bucky e questi era scivolato un po' più avanti in modo da potersi appoggiare al petto del marito. Era una posizione consolidata, adorata da entrambi… soprattutto in serate fredde come quelle.
 
“Allora non sei arrabbiato?” Chiese Bucky per l’ennesima volta.
 
“Te l’ho già detto un centinaio di volte in quest’ultima ora. No, non sono arrabbiato. Ero solo preoccupato da morire… Mi sono venute in mente un sacco di cose…” Rispose scrollando la testa come per scacciar via i pensieri cattivi che l’avevano affollata fino ad un’ora prima. “Adesso va tutto bene. Tu, piuttosto… Sei riuscito a scaldarti? Hai bisogno di un’altra coperta?”
 
“No, sono a posto così. La doccia calda fa miracoli. E devo dire che anche questa bestiolina sulle gambe ha il suo perché. Senti qua come è calda.” La mano dell’omega andò ad accarezzare il pelo morbido del nuovo arrivato, incontrando la mano di Steve che si era mossa a compiere lo stesso gesto.”

"Cosa facciamo? Guardiamo una puntata?" Chiese Steve brandendo il telecomando.

Un mugolio di assenzio salì dalla gola di Bucky, molto simile alle fusa che arrivavano da sotto la coperta.
 
Steve si voltò a guardarlo sorridendo, baciandolo teneramente sulla fronte e accese la televisione.

 
   
 
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