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Autore: Hoel    24/01/2020    4 recensioni
[In collaborazione con Semperinfelix]
Raccolta assolutamente demenziale composta da riflessioni e rielaborazioni in chiave comica di eventi, aneddoti più o meno veri e burle ai danni di personaggi storici, necessaria panacea per le badilate di angst che scriviamo e leggiamo. Come disse il buon Erodoto: “Se un uomo vuole occuparsi incessantemente di cose serie e non abbandonarsi ogni tanto allo scherzo, senza accorgersene, diventa pazzo o idiota.”
Genere: Comico, Demenziale, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dovuta prefazione: questa raccolta di storielle, come già spiegato nell’introduzione, corrispondono a sghiribizzi di autrici giusto per farsi qualche risata. Come il copista veronese che, tra un documento e l’altro, a lato della pagina scriveva indovinelli.

Ma in altri contesti di solito siamo autrici serie, eh!

Buona lettura!

 

***

 

 

 

 

Tu es Pierus

Laddove cercando di provare con esempi concreti una teoria su come il nome “Piero” non abbia portato fortuna a molti personaggi storici – vedasi Pier della Vigna, Pere II d’Aragona, Piero d'Aragona fratello di Alfonso I d'Aragona di Napoli, Piero d'Aragona figlio di Alfonso II d'Aragona di Napoli, Piers Gavenston, Piero il Fatuo, Piero Loredan, Piero del Verme, Piero Abelardo, Piero il Crudele di Castiglia, Piero il Giustiziere del Portogallo, Piero III di Russia, ecc. -  si arrivò a parlare del tremendo assedio di Brescia del 1512, in cui un altro valoroso “Piero” perse non la vita bensì … altro. E non fu il braccio.




“Tu, Pierre, nomato come il santo che rinnegò Nostro Signore, quando il tuo nome verrà pronunciato ad alta voce, sta sicuro che ti capiterà una gran disgrazia!”


All’epoca un giovinetto Pierre Terrail de Bayard non aveva compreso appieno la veridicità della fattura lanciatagli da quella vecchia baba, cui aveva per innocente burla fatto lo sgambetto e provocando di conseguenza la rottura della brocca di latte appena munto che trasportava seco.

 

Lo aveva scoperto però poco dopo, quando sua madre lo aveva chiamato per desinare ed ecco che il povero Pierre nella corsa per raggiungerla inciampava sui gradini, rotolando fin quasi all’inizio delle scale e gli s’incrinarono un paio di costole, nonché perse tutti i denti da latte davanti, venne seppellito vivo dall’arazzo cui s’era aggrappato, ruppe un inestimabile reliquiario, provocò la caduta di una serva che trasportava dalle cucine la zuppa che l’ustionò e, dulcis in fundo, dallo spavento s’urinò addosso e i fratelli lo sfotterono inclementi per mesi.


Da quel momento in poi, Bayard ben si assicurò che nessuno mai lo chiamasse Pierre e fortunatamente per lui i suoi genitori e parenti lo appellavano mon cher enfant o mon frère; gli amici Piquet; Blanche per pudore lo si tace e infine le Chevalier sans peur et sans reproche per la fama e i meriti conquistati sul campo di battaglia, che fecero appunto dimenticare ai più il suo nome di battesimo e il valente condottiero, credendosi salvo, obliò la tremenda maledizione …


D’altronde, sotto le mura di Brescia, altro aveva cui pensare, ovvero guerreggiare contro gli accaniti Veneziani capitanati da Andrea Gritti.


La battaglia proseguiva difficile e perfino il duca Gaston de Foix-Nemours si trovava in difficoltà, isolato da Bayard e i suoi. Quand’ecco che all’improvviso comparve una colonna di stradioti e il sangue del Bon Chevalier ribollì d’entusiasmo.


“Federico Contarini!”, gridò, sguainando la spada e girando il cavallo verso il provveditore degli stradioti. “Finalmente vi potrò sfidare!”

A Ferrara aveva tanto udito parlare di lui, delle sue spedizioni audaci e vittoriose e Bayard smaniava di confrontarsi con un cavaliere di sì grande valore.


Spronò dunque il cavallo e si preparò a caricare il veneziano, ma all’improvviso da quell’uditiva bolgia infernale composta da urla, rantoli, bestemmie e invocazioni alla Corte Celeste s’erse un forte richiamo:

“Ehilà, Pierre!”


“Cos- ..?”


“Suca!”, gli rispose un balestriere veneziano sbucato diosacché dove.


Bayard appena avvertì lo schiocco del meccanismo e il sibilo della freccia, che un dolore atroce, inconcepibile, da Golgota Crocefisso gli martoriò corpo e anima e se non fosse stato per il suo ognora zelante scudiero, sarebbe ignominiosamente caduto da cavallo con la mano là dove Adamo per primo si coprì.


“Allora, cerusico, l’è vivo?”


“Lui sì, ma il suo viril orgoglio mi sa di no.”


Avevano ben da narrare i suoi fedeli compagni, come il Bayard, ospite di una dama bresciana e delle sue nubili figlie, si fosse comportato cavallerescamente, salvaguardando il loro onore e  neppure sfiorandole con un dito.

 

Anche se avesse voluto, d’ora in avanti mai più avrebbe potuto.


Almeno, pensava sconsolato l’uomo nel delirio degli oppiacei e della febbre, con Blanche sono riuscito per fortuna a consumare in tempo.


La battaglia fu vinta dai Francesi, il Nemours vittorioso saccheggiava la città e Brescia perduta.


Ciononostante, un’unica soddisfazione si poté prendere Venezia, mentre rivedeva i suoi piani d’attacco, ossia di levare in futuro dai suoi rapporti l’avverbio “virilmente”, quando descriveva il furor guerriero del Bayard in battaglia.



 

 

***

 

 

 Curiosità: stando ai biografi del Baiardo, a quanto parrebbe la ferita alla coscia infertagli durante l’assedio di Brescia equivalse sul serio al povero Baiardo alla fine di ogni gioia amorosa. Poi le versioni discordano, c’è chi sostiene fosse stato a causa di una picca e non una freccia.

 Semperinfelix dal canto suo di ciò è assai dubbiosa,  per lei non si tratta che di una gran balla e che Baiardo “godette” dell’ottima sua salute fino alla fine dei suoi giorni.

Se avete in mente altri “Piero” dal destino assai infelice, per favore fatecelo sapere, siamo curiose!



  
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