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Autore: Hao Sakura    25/01/2020    4 recensioni
[Tematiche delicate] [1824 parole] [OC]
"Ti svegliasti di scatto, con occhi dilatati. Presa dal panico, lanciasti un’occhiata all’orologio alla parete.
L’una di notte.
Ti passasti le mani sul volto: eri sudata fradicia, da capo a piedi. E tremavi convulsamente. Il tuo respiro, irregolare. [...]
Una mano, silenziosa, si appoggiò sulla tua spalla; tu sussultasti, venendo investita da sensazioni di terrore che mai avevi provato prima, ed il cuore fece un balzo nella gola.
[...] si ritrovò dinnanzi una figura di cui il pallore veniva risaltato dalla luce argentea della Luna nel cielo.
Una figura stanca ed emaciata, con borse pesanti sotto gli occhi: la tua."
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Stay Together -
 
Is it true that pain is beauty?
Does a new face come with a warranty?
Will a pretty face make it better?
 
Esther sospirò. Il suo respiro uscì condensato dalle labbra insieme al fumo della sigaretta, una nuvola semitrasparente che copriva la sua immagine ed i suoi pensieri.
Ewart le mise una mano sulla schiena, stringendola a sé, e prese il suo labbro inferiore tra i denti, tirandolo e mordendolo.
« Mi darai quello che voglio ora? » La sua voce, un mero sussurro, risuonò come un ordine gridato. Passò le dita tra i suoi boccoli, rigirandosi le ciocche tra le dita e sfiorandole le guance arrossate dal freddo.
« Io ci tengo davvero a te, Esthie. » Continuò, « Perché non puoi darmi fiducia? »
Esther si costrinse a restare zitta, i suoi occhi fieri e combattivi brillavano di un verde sconfitto nel buio.
“Sei solo un'ingrata.”, sussurrò qualcuno.
Abbassò lo sguardo e si morse l'interno guancia.
Le sue dita indugiarono sui bottoni del cappotto e per un attimo si perse a guardare il ragazzo davanti a lei, come aspettando un cenno, una parola.
Ottenendo il silenzio, sbottonò i primi due bottoni.
Ewart sorrise e poggiò la fronte contro la sua, passando una mano sul suo petto, impaziente per le emozioni che si stavano scatenando dentro di lui.
« Ti amo, lo sai? »
“Sei una maschera piena di bugie.”, pensò con amarezza, storcendo impercettibilmente le labbra.
« Anche io. » Bisbigliò lei. Quella non era una maschera. « E tu lo sai? »

 
***
 
« Pare che alla fine ce l’abbiamo fatta a sbloccarci, sua altezza. » Ewart circondò con un braccio le spalle di Esther, sbeffeggiandola con delle risate sommesse.
Di risposta, lei voltò lo sguardo e non disse nulla, bloccata nel suo silenzio; il ragazzo passò le dita tra i suoi capelli e si accese una sigaretta, continuando a tenerla stretta.
« Che hai? » Borbottò, facendole voltare il viso verso di lui per costringerla a guardarlo.
« Niente. » Buttò là, freddamente, scansandosi dalla sua presa, sentendosi priva di aria.
Ewart si mise in posizione eretta e si passò una mano tra i capelli scuri, con uno sbuffo infastidito. Evitò di incrociare lo sguardo col suo.
« Certo che sei proprio incontentabile, eh? » La incalzò, offeso. « Non sei mai felice, Esther! Mai! Pare che tutto quello che faccio per te non valga niente! »
Esther deglutì saliva amara e si costrinse a non ribattere, stringendosi nelle spalle, come priva di protezioni.
« Smettila, Ew, sai che non è così. » Lo rimproverò, atona, voltandosi verso di lui. Aveva la pelle fredda, nuda a contatto col gelo della camera. Si avvicinò al compagno e gli si mise sopra a cavalcioni, prendendogli il viso tra le mani e baciandolo con fare famelico. La passione trascinò entrambi, straripando dalle loro labbra ed intrecciandosi ai loro corpi come le loro lingue in quel momento.
« Promettimi che resterai per sempre. » Ewart bisbigliò e la abbracciò e la sua maschera calò come il suo sorriso, trasformandosi in un’espressione sorniona, incrinata. « Sarai mia fino alla fine, Esthie. Resteremo insieme. »
Il corpo di Esther venne scosso da brividi; con mani tremanti, gli accarezzò le guance e annuì.
« Per sempre. » Finse un sorriso, quando avrebbe solo voluto correre via, strappare quelle corde che la tenevano legata. « Resterò per sempre. »
 
Kids forever, kids forever
Baby soft skin turns into leather
Don't be dramatic it's only some plastic
No one will love you if you're unattractive

 
Ti svegliasti di scatto, con occhi dilatati. Presa dal panico, lanciasti un’occhiata all’orologio alla parete.
L’una di notte.
Ti passasti le mani sul volto: eri sudata fradicia, da capo a piedi. E tremavi convulsamente. Il tuo respiro, irregolare.
Ti guardasti attorno, Mariko accanto a te dormiva beata, dandoti le spalle.
« V-Vaffanculo… » Quell’imprecazione uscì balbettata dalle tue labbra.
Sentendoti vittima dell’oscurità - soffocata dal nero della stanza - ti alzasti dal letto e ti mossi nel buio per uscire sul balcone, la vestaglia cremisi lasciata sciolta.
Venisti investita dal freddo pungente della notte, ma non bastò a placare il tuo animo irrequieto, spezzato dalla paura.
Accendesti con dita tremanti una sigaretta - dovesti provare più volte, perché l’accendino scivolava dalle mani come se fosse stato coperto di olio - e tirasti delle boccate potenti, nervose.
Sentivi le gambe molli, che se non ti fossi tenuta stretta alla balaustra, sicuramente saresti caduta in ginocchio, spossata.
Una mano, silenziosa, si appoggiò sulla tua spalla; tu sussultasti, venendo investita da sensazioni di terrore che mai avevi provato prima, ed il cuore fece un balzo nella gola.
« Esthie…? » Mariko si ritrovò dinnanzi una figura di cui il pallore veniva risaltato dalla luce argentea della Luna nel cielo.
Una figura stanca ed emaciata, con borse pesanti sotto gli occhi: la tua.
La voce soffusa della ragazza accanto a te ti mozzò il respiro.
Ti scostasti dalla sua presa e, barcollante, guardasti altrove, per evitare di incrociare il suo sguardo; Mariko - che di te ne sapeva, e non era stupida - incrociò le braccia al petto ed avanzò appena verso la tua sagoma tremante, senza toccarti.
« Hai di nuovo avuto un incubo? » Domandò, cercando di non lasciar trasparire la sua preoccupazione.
Tu stringesti i pugni ed abbassasti il capo, la tua risposta non tardò ad arrivare nonostante l’assenza di parole.
« Io un giorno o l’altro quello lo ammazzo. » Sibilò, irritata, spostando gli occhi perla verso la strada, desolata e vuota. Come se ci fosse stato effettivamente qualcuno. « Non gli permetterò di rovinare la tua, e soprattutto la nostra
¹ vita così. » 
Avrebbe voluto aggiungere altro, ma venne interrotta da un tuo abbraccio improvviso; rimase per un attimo sorpresa, poi ricambiò la stretta e ti passò il dorso della mano sulla guancia con più delicatezza possibile.
Resteremo per sempre insieme.” La voce di Ewart ti rimbombò in testa, i suoi sussurri melliflui ed il fiato sul tuo collo parvero così reali. “Sei solo un’ingrata che pensa solo a se stessa.
« Andrà tutto bene. » Sussurrò Mariko, con le labbra contro la tua fronte. « Lui non c’è. È insignificante e stupido. Non lasciarlo vincere, non fare in modo che un coglione ti renda la vita un Inferno. »
Risuonò nella tua testa la voce di tua nonna.
Era calda, gentile e sapeva di casa.


***

« Non è forte chi non piange o chi non cade. »
Esther era a casa sua, nella villa di Dortmund in cui aveva speso la maggior parte dei suoi anni. E dinnanzi a sua nonna paterna, era sempre riuscita a tirare fuori cosa aveva dentro.
« Mi stai dicendo che dovrei piangere? » Si sporse dalla poltrona su cui era seduta per guardare l’anziana negli occhi - che, come i suoi, erano di un verde intenso e profondo. « Großmutter
², piangere è per inetti! »
La donna la fissò e si lasciò sfuggire una risata, divertita da quell’ingenuità infantile.
« Te l’ha detto tuo padre? Oh, Alex è veramente un pessimo genitore se ti ha detto queste cose. » Si lasciò sfuggire, dispiaciuta.
Esther incrociò le braccia al petto ed assottigliò lo sguardo, facendolo diventare tagliente come mille lame.
« Vati
³ non è un pessimo padre come dici tu. » Dichiarò, velenosa. Aprì le braccia e si guardò attorno, con un ghigno. « Guarda dov’è ora! Quanto è potente! Tutto questo se l’è guadagnato per la sua autorità e per il suo pugno di ferro, ha schiacciato tutti i miserabili e non ha mai pianto! Perché chi piange è debole e non otterrà mai niente nella vita. »
Betelgeuse squadrò sua nipote e perse il suo sorriso.
« Dici così solo perché mi vuoi nascondere che stai male con quel ragazzo? »
La domanda di sua nonna la colpì in pieno petto, una freccia scagliata che aveva fatto centro. Esther tacque e fece una smorfia di disgusto.
Odiava essere così prevedibile, ma sua nonna riusciva a leggere dentro di lei con così tanta facilità, che non se ne capacitava ancora.
Annuì semplicemente alla sua domanda, rannicchiandosi contro lo schienale della poltrona, cercando calore.
« Se stai male con lui, » Ed i suoi occhi si soffermarono sulla minore, quasi con severità. « devi farglielo capire e non avere paura di una sua reazione. »
« La fai facile tu, vero? » Sputò Esther, con un sorriso stanco, derisorio. « Mi fa fare quello che vuole, è l’unico che riesce a farmi sentire in colpa per qualcosa. Soprattutto se è qualcosa che non ho fatto. E poi a vati piace tanto, großmutter… »
La ragazza socchiuse gli occhi e si guardò i palmi delle mani.
« L’altro giorno è venuto a cena, hanno parlato di matrimonio perché secondo loro sarei stata felice così, come moglie di un ragazzo di cui ho paura. » Scoppiò a ridere ed i suoi occhi smeraldini si inumidirono.
Betelgeuse si destò dalla sua posizione e si accovacciò all’altezza di sua nipote, poggiando le mani sulle sue.
« Cosa devo fare? » L’aria era diventata pesante e la testa di Esther girava come una giostra. Le sue guance si bagnarono. « Maiko mi ha detto di lasciarlo, di dirgli che non voglio più avere a che fare con lui… »
Sua nonna le strinse le mani, le rughe del suo viso piegate in un’espressione austera ma allo stesso tempo pietosa. La strinse in un abbraccio, come quando era bambina, e le accarezzò i capelli, sussurrandole parole di conforto.
Poi si staccò, recuperando la sua freddezza apparente, e passò le dita tozze e rugose sotto i suoi occhi.
« Quello viene dopo, liebling
. E non devi affrontare questa cosa da sola. » La tranquillizzò con un sorriso, lasciandole spazio e staccandosi. « Ora sfogati, piangi. Ne hai bisogno. »
Esther si perse un attimo negli occhi dell’anziana, con labbra tremolanti e lo sguardo dubbioso, spaurito di un cucciolo. La abbracciò con trasporto ed affondò il viso nel suo collo, singhiozzando sommessamente.
Betelgeuse le accarezzò la schiena e non proferì parola, regalandole solo sorrisi.

 
***
 
« Non devi fare tutto da sola. » L’immagine della donna vecchia, ma forte come una quercia, scomparve per fare spazio a quella di Mariko. « Io ti sono sempre accanto. »
Tornasti alla realtà, e la sensazione di essere ancora una ragazzina scomparì come quel velo di calore che ti aveva avvolta, per lasciare spazio al gelo della notte.
« Ho bisogno di te... » Fu il tuo sussurro, un appello disperato. Non avevi sempre detto che piangere era per deboli? « Ora più che mai. »
Mariko non rispose; si limitò a stringerti di più, un invito a non spezzarti.
Un invito a mostrarti.
Il sorriso che ti decorò le labbra fu spontaneo. Poggiasti la mano sulla sua, che stava ancora sulla tua guancia, e lentamente abbassasti le palpebre. C’era una brezza gelata che picchiava sulla tua pelle, ma le ombre erano scomparse.
« Grazie. » Quella parola venne da sola, e le lacrime che in seguito bagnarono i tuoi occhi pure.

Stay forever, stay forever
Even if her face don't stay together

 


Angolo autrice

Ho mai menzionato che questa storia non sarebbe dovuta nascere, ma che alla fine è uscita fuori come una specie di sfogo?
Inizialmente, doveva essere molto differente. Basata su una canzone, 
Mrs. Potato Head, di Melanie Martinez - cantante che stimo molto -,  doveva svilupparsi diversamente, ma mentre scrivevo le parole sono venute da sole e l'idea iniziale è stata brutalmente accantonata.
Ringrazio il caro GoroMajima per aver letto questa storia in anteprima, ed avermi prestato la sua OC, Mariko, senza la quale probabilmente il personaggio di Esther non sarebbe stato lo stesso e nemmeno questo scritto. :)
Ho, inoltre, sperimentato un tema che prima d'ora avevo trattato in maniera molto poco approfondita, ovvero le relazioni tossiche.
- "rovinare la 
nostra¹ vita": malgrado tutto, Ewart non si è dato per vinto dopo la rottura ed ha continuato a cercare ossessivamente Esther, che condivide l'appartamento con la sua coinquilina, Mariko, alla quale ha raccontato tutto della sua ex relazione.
Großmutter²: letteralmente "nonna" in tedesco.
Vati³: "papà" in tedesco.
- Liebling⁴:
(sperando di non aver sbagliato) "tesoro" in tedesco.
Spero che nonostante tutto questa storia vi sia piaciuta, se volete lasciate una recensione (sia positiva che negativa) anche piccola per farmi sapere cosa ne pensate, sarà tutto ben accetto! Grazie solo a chi leggerà ed a chi mi dà giornalmente supporto.

- Hao Sakura

 
   
 
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