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Autore: Piu_Volto_Che_Maschera    28/01/2020    0 recensioni
Angoscia. E’ questa la prima sensazione che sento quando apro gli occhi, quella mattina. Perchè? Perché è il giorno della mietitura. Mi ricordo che non devo essere sorteggiata, qui nel Distretto Due. Per mia sorella. La mia dolce sorellona, lei era la mia metà. Piango, fa male ricordarla. L’anno scorso mia sorella maggiore è stata sorteggiata. Ricordo quello che ho sentito, dopo che quella maledetta voce ha urlato “Clove Smith”. Ho pensato, scappa. Sei in tempo. Ma non poteva, purtroppo. Era ormai circondata dagli strateghi.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clove
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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***

Il mattino dopo, mi svegliai di buon’ora.

Svegliata per modo di dire, si intende.
Non avevo chiuso occhio. 

Chissà se Kevin ci era riuscito. 
Mi si imporporano le guance.
Ma perché pensavo a lui... cosa mi stava succedendo?


Erano le 8 in punto.
Io avevo le lezioni individuali con Cato (tremavo al pensiero) alle 2 del pomeriggio, dopo pranzo.
Cosa avrei fatto tutta mattina? Sentivo che avevo dimenticato qualcosa di importante... ma cosa?


Mi scaraventai giù dal letto, e dopo mezz’oretta, uscii dal bagno tutta pronta e vestita anche se non sapevo dove sarei dovuta andare.

Per fortuna risolse il problema Ronalda, che cominciò a bussare fortissimo alla porta... non ero mica sorda!
Andai ad aprire e mi ritrovai la faccia di Ronalda che, appena mi vide, tirò un sospiro di sollievo: “Meno male che sei già sveglia e pronta, temevo di trovarmi davanti un mostriciattolo appena svegliato”.
Cercai con tutte le mie forze di ignorare la frecciatina della capitolina e sorrisi forzatamente.
“Buongiorno, Ronalda. E’ successo qualcosa?” - lei rise sonoramente e fece segno di no con la testa - “Oh no, cara, solo dobbiamo andare. Ricordi che c'è la sfilata sul carro, a mezzogiorno, dove sfilerai davanti a tutta la città?!” - vedendo la mia espressione di sorpresa, ne assunse una contrariata - “Ma non dirmi che te ne si dimenticata!”
Io riuscii solo a stamparmi in faccia un sorriso falso.
Probabilmente interpretando il mio sorriso come una negazione, senza lasciarmi il tempo di controbattere, lei strillò di seguirla e così, dopo aver chiuso la porta, le corsi dietro. Dopo essere scese con l’ascensore, arrivammo a un lungo corridoio, con delle porte ai lati. Avvicinandomi, notai che su ogni porta c’erano scritte che indicavano la funzione della determinata stanza - tipo “sala trucco", oppure “centro di controllo salute”. Tuttavia non varcammo nessuna di quelle porte, ma proseguimmo dritte, Ronalda sculettando.
Dio quanto mi stava antipatica.

Alla fine arrivammo a una vasta sala d’aspetto con delle sedie a ferro di cavallo sui lati. A destra c'era una porta, contrassegnata dalla scritta “Centro stilismo per sfilata e intervista”.
Improvvisamente Ronalda si fermò, e dovetti sbilanciarmi all’indietro per non finirle addosso.
Poi, si voltò con un sorriso raggiante in volto, manco stessimo andando al Luna Park... e cominciò con la sua parlentina inarrestabile.
“Questo è il posto che serve per casi irrecuperabili come voi, e...” - casi irrecuperabili? Ma lei si era mai vista allo specchio? -“...verrete qui anche per prepararvi in vista del’intervista con il mio caro amico Ceaser, te e tutti gli altri tributi, si intende” - concluse con un risolino.
Mi chiesi se quella donna fosse capace di formulare una frase che non includesse risatine.
Probabilmente no.

“Allora io ti lascio. Ora siediti e aspetta che la ragazza prima di te esca, dopodichè ti chiameranno ed entrerai" - e se ne andò. Ah, che sollievo. Era insopportabile quella donna.
Mi sedetti, ubbidendo. Chissà chi era la ragazza prima di me. Non mi rimaneva che aspettare.

Non dovetti aspettare molto. Infatti, dopo circa dieci minuti la sudetta ragazza uscii dalla porta.
Cavolo, stava molto bene. Era vestita con un abito abbastanza attillato, rosso fuoco, tutto tempestato da cristalli e pietre preziose. Era un incanto. Ipotizzai che dovesse essere dell’Uno, dato che era il Distretto del lusso.
Ah, quindi era anche la ragazza che forse avrei avuto come alleata. Non mi sembrava male. Di sicuro aveva diciotto anni compiuti.
Mi passò davanti senza degnarmi di uno sguardo, come se non mi avesse notato.
Subito dopo ecco uscire una stilista che, sorridente, disse - “Tu sei la ragazza del Due, vero? Entra pure.” - sorrisi, mi stava simpatica.
Non mi guardava con compassione e questo mi faceva piacere.
Mi fece entrare nella stanza.

Era enorme, circa il doppio della mia stanza, calcolai.
Mi fece accomodare su una poltroncina e mi disse di aspettarla.
Subito dopo ritornò con un pacco di fogli in mano, sul primo dei quali era scritto a grandi lettere “DISTRETTO DUE”.
Immediatamente cominciò con una valanga di domande, del tipo quale colore mi piacesse, la forma dell'abito che avrei voluto indossare, e così via.
Man mano che rispondevo, e indicavo come mi sarebbe piaciuto il vestito, lei cercava veloce tra i fogli.

A un tratto la sua espressione si tramutò da confusa a soddisfatta. Evidentemente aveva trovato qualcosa.
Subitò sventolò in aria un foglio, esultando. Poi, me lo mostrò.
Rimasi a bocca spalancata.
L’abito che mi stava mostrando era semplicemente magnifico.
Era di colore blu elettrico, senza spalline e con un corpetto da urlo. La parte sopra era fatta di tulle bianco, sotto invece sembrava quasi un’armatura, dato che riportava crepe, in memoria del Distretto Due, il distretto delle armi. La gonna invece era ampia, ma non troppo, e scendeva con delle balze molto
armoniose.
La stilista si rese conto della mia reazione e sorrise ancora di più. Era evidentemente soddisfatta.
“Sono contenta che ti piaccia”.
Io in tutta risposta le sorrisi.

“Tra poco lo potrai indossare, ma prima dobbiamo sistemarti”.
Detto questo, mi indicò un lettino, su cui io mi stesi. Dopo avermi fatto la ceretta, che mi aveva fatto anche cacciare qualche urletto, mi stese sulle braccia e sulle gambe una specie di crema, che poi mi rivelò essere un illuminante per il corpo. A detta sua, sarei stata splendida sul carro.
Finito il lavoro, iniziò a truccarmi, impresa piuttosto faticosa.
Ma ne valse la pena.
Infatti, una volta truccata e vestita con quell’abito che si era fatta consegnare dai magazzini, ero bellissima. Il trucco non era esagerato, data la mia giovane età, ma comunque splendido. I miei boccoli neri erano lasciati sciolti sulle spalle e... insomma, non c’erano parole per descrivermi. Ero bellissima.

Soddisfatta salutai la stilista, che mi aveva congedato, e mi recai fuori dalla stanza.

Di certo non mi aspettavo di trovare la ragazza del Tre ad aspettare fuori dalla porta.
Era una ragzza sui sedici anni e sembrava piuttosto spaventata. Mi lanciò uno sguardo fugace per poi ritornare a fissarsi le mani.

Le passai davanti e, ignorando la strana sensazione di pericolo che mi attanagliava lo stomaco, mi recai verso il secondo piano.
Subito venni bloccata da Cato che spuntò fuori all’improvviso da un'angolo.
Ma perché doveva fare il ninja anche in una situazione simile?!

Mi squadrò da capo a piedi.
“Carina." - si limitò a dire. “Grazie” - risposi semplicemente.
Poi, aggiunse - “Seguimi".
Ubbidii e, quasi subito, ci trovammo all’anticamera dei carri. Davanti a noi, il lungo viale dei tributi. Non me l’immaginavo così largo e lungo!

Il mio carro (e quello di Kevin) era il secondo della fila, ovviamente.
“Sali” - mi ordinò Cato.
Salii senza fiatare... era piuttosto traballante.
“Uhm... sei troppo bassa". Io lo guardai con sguardo truce, come a dire grazie, come se non lo sapessi già.
Aveva una mano sul mento, rifletteva. Infine, sembrò arrendersi poiché sospirò e disse “pazienza”.
“Oh, scendi pure”, disse poi. Scendendo, quasi inciampai. Nell’ansia del momento non mi ero accorta che non eravamo soli nell’anticamera. Infatti c’erano già quasi tutti i tributi, che tra l’altro non avevo ancora avuto l’opportunità di vedere.

Spostai subito lo sguardo verso il Carro dell’Uno, curiosa. Beh, la ragazza la conoscevo già, l’avevo vista. Il ragazzo invece no: sembrava forte, se sarebbe stato un mio alleato era un bene, se non lo fosse stato... un male. Non sapevo identificarne l’età.
Volevo continuare a vedere gli altri tributi ma non ne ebbi l’opportunità, perché in un baleno la stanza si era riempita...quindi, doveva essere mezzogiorno. Era ora, sarebbe iniziata la sfilata. Un po’ ero preocccupata, ma non impaurita. Finchè era solo una sfilata…
Cato e Ronalda, che nel frattempo era arrivata, mi ordinarono di salire sul carro. Salii, raggiunta da Kevin, che correva come se fosse in ritardo.
Era vestito con un completo elegante, blu scuro, e con una cravatta nera. Sulla giacca erano riportati ricami di spade e altre armi... interessante. Mi raggiunse sul carro.
Mi guardò, e sorrise - “Stai molto bene” - sorrisi a mia volta - “grazie, anche tu non sei male” lo punzecchiai. Lui fece finta di non aver sentito e volse lo sguardo dritto davanti a sè, sempre mascherando un sorrisetto.

E, prima che ce ne potessimo rendere conto, il carro era partito. Tra pochi secondi saremmo stati davanti agli occhi di tutta Capitol City.

Involontariamente, strinsi la mano di Kevin a fianco di me. Poi arrossii e subito la ritrassi. Lui fece finta di niente, ma sapevo che anche lui era imbarazzato.
Le mie orecchie erano distrutte. I capitolini urlavano e acclamavano, come sempre.
Ad un tratto, a metà strada, Kevin mi afferrò la mano e io, spaventata, la ritrassi nuovamente, ma lui la ripree lanciandomi un'occhiata.
Avevo capito: strinsi la sua e, insieme, alzammo le braccia e le nostre mani incorciate. Il messaggio che volevamo dare era chiaro: eravamo uniti in onore del Distretto Due e contro Capitol City.
A vedere il nostro gesto, la folla acclamò e ci lanciò rose e monete. Proprio come l’anno prima con Katniss e Peeta, che avevano compiuto lo stesso gesto.
Le nostre mani rimasero unite fino a quando il carro non si fermò davanti alla tribuna degli strateghi.
Ad un tratto Snow salutò con la mano, facendo esultare maggiormente la folla.
Poi, come ogni dannato anno, iniziò il suo discorso di benevenuto ai tributi.

“Benvenuti, tributi della 74esima edizione degli Hunger Games! Che la fortuna sia sempre a vostro favore!” - applausi riempirono le nostre orecchie.
“Sappiamo tutti il motivo del vostro essere qui, come ogni anno. Per far si che non accada più quel successo nei Giorni Bui è necessario il vosro sacrificio. Nessun crimine può essere impunito. Buoni giochi!” - e con questo concluse il suo discorso, pieno di menzogne, ancora una volta.
Poi i carri ripresero la marcia e si fermarono in un’anticamera sotto le tribune dei capi. Cato e Ronalda erano già lì, sembravano entusiasti.
“Bravi ragazzi, è stato fenomenale, anche se il pubblico l’aveva già visto.” - era stato Cato a parlre. Per la prima volta si stava congratulando con noi.
“Ora andiamo” - disse Ronalda.

Prima di seguirli, volsi lo sguardo verso il ragazzo del Sei.
Mi stava fissando con uno sgaurdo carico di odio: lo  ignorai, e, senza più voltarmi, raggiunsi i tre.
   
 
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