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Autore: Celiane    29/01/2020    1 recensioni
L' omicidio sul campo di una giovane promessa del tennis è il primo caso con cui si dovrà misurare lo stravagante vice-commissario Rigo, appena tornata da un periodo di ferie imposto a causa di ciò a cui si era spinta nella precedente indagine.
Genere: Mistero, Sportivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La penna picchiettava velocemente sul foglio bianco. Andrea Sfera sbuffò spazientito mentre con l’altra mano arrotolava il filo del telefono intorno alle dita. 
Mentre attendeva in linea, con l’assordante jingle d’attesa che lo rendeva ancora più nervoso, Celeste Rigo entrò nella stanza spalancando la porta con un colpo d’anca, stretto sotto il braccio teneva un faldone di fascicoli. La gonna longuette che indossava aderiva con eleganza alle sue forme, sotto, nonostante il tempo fosse ancora freddo, non c’era altro che la sua pelle nuda. Per un attimo pensò a quanto diversa fosse la collega rispetto a quando l’aveva incontrata la prima volta, quando poco più che diciottenne l’avevano portata in centrale con l’accusa di averla sorpresa a infilare le mani nelle borse delle signore sull’autobus.
A quel tempo era una ragazzina abbastanza sveglia da tentare di mentire sulla sua età e cercare di addolcire gli agenti sbattendo le lunghe ciglia. Ed a quel tempo lui era ancora un giovane poliziotto convinto nella forza della redenzione, tanto da commuoversi difronte ad una giovane vita che si affacciava ad una strada senza ritorno, tanto da lasciarla andare solo dopo una sonora strigliata.
Quando una decina di anni dopo, quegli stessi occhi ricambiarono il suo sguardo durante una conferenza in accademia, per un attimo si inorgoglì all’idea di avere ispirato il futuro di una giovane sbandata. Nel corso degli anni successivi, tuttavia, il dubbio che Celeste avesse scelto quella carriera per tormentarlo e fargli pagare il fatto di averla beccata, qualche volta faceva capolino nei suoi pensieri.
 
- Ho fatto qualche ricerca sulla nostra vittima- esclamò la donna mentre poggiava sonoramente i faldoni sul tavolo perfettamente ordinato.
C’era un contrasto abissale tra le rispettive scrivanie, se quella della donna era irrealmente pulita, tanto da suggerire un sospetto di OCD, quella del commissario Sfera era un cumulo di carte sparse, condite da briciole di eterogenea natura, bicchierini di caffè sporchi ed il cadavere di una fu’ pianta grassa che aveva preferito il suicidio a quella vita di stenti.
Raia stava partecipando agli Internazionali, aveva vari contratti di sponsor in ballo, a quanto pare la sua posizione in classifica e la sua fama erano cresciute esponenzialmente negli ultimi anni. Non aveva particolarmente brillato in passato, alcuni articoli che ho trovato suggerivano la possibilità che una simile ascesa potesse avere qualcosa a che fare con il doping…-
- Scusa, io sarei al telefono- la interruppe indicando la cornetta ancora stretta in pugno. La collega lo guardò impassibile, come se la circostanza che il superiore potesse essere impegnato non fosse assolutamente rilevante.
- La vittima risiedeva a Roma ed era originario dei castelli- continuò come se nulla fosse -Il suo entourage più stretto comprende l’allenatore, Davide Rossi, il padre Carlo Raia, ex tennista professionista e suo manager, ed infine la compagna Claudia Odagen, con lui convivente, di professione infermiera. La madre è morta di cause naturali anni fa -Il commissario riattaccò esasperato il telefono rassegnandosi ad ascoltare il resoconto della sottoposta, anche solo pensare di resistere era uno spreco di forze.
- Pensavo di passare in ospedale per il riconoscimento, magari ne approfitto per raccogliere qualche dichiarazione spontanea dal padre o dalla ragazza- disse Celeste sfogliando le pagine di uno dei fascicoli
- Assolutamente no, vado io- esclamò con tono allarmato 
- L’ultima cosa di cui hanno bisogno quelle persone è ritrovarsi te che ti metti a puntare il dito o tiri in ballo le dipendenze da sostanze della vittima davanti al lettino dell’autopsia- Celeste non rispose, probabilmente anche lei era consapevole che il tatto non era una delle sue doti principali
- Piuttosto, ho fatto chiamare Riccardo, era ad una conferenza a Ginevra ma è già in viaggio verso Roma- aggiunse guardando sottecchi la reazione della collega. Fu un attimo, ma dietro la maschera di indifferenza gli sembrò di cogliere un tremito 
- Non poteva occuparsene il procuratore aggiunto? - mormorò Celeste a denti stretti mentre sbatteva nervosamente la penna sul bordo della scrivania. Sfera dondolò divertito sulla poltrona girevole, si divertiva a stuzzicarla, profittando di quei rari lati umani che quell’iceberg biondo a volte lasciava intravedere.
- Il caso è troppo importante. Il procuratore generale non poteva rischiare. Soprattutto quando dovremo parlare con gli organizzatori della manifestazione - la felicità per quella breve rivincita lasciò subito spazio allo sconforto per il lavoro che li attendeva in quei giorni.
- A maggior ragione se è davvero così importante, un altro buon motivo per tenerlo lontano- sussurrò mentre rivolgeva la sua attenzione ai documenti.
Che tra il vice commissario Rigo e il sostituto procuratore Riccardo Nobile non corresse buon sangue nell’ultimo periodo era cosa nota a tutti, come era noto a tutti che il giovane quarantenne scodinzolasse dietro Celeste ogni volta che scorgeva il suo profilo nei corridoi. Eppure, tutta quella devozione sembrava essere evaporata come neve al sole quando, lo stesso Nobile, gli aveva chiesto la sospensione dell’oggetto dei suoi desideri. Gli ci era voluta tutta la sua arte diplomatica, ed una intera serata di bevande offerte nel locale dietro la procura, per convincerlo a convertire il severo provvedimento in un allontanamento volontario dal lavoro. Era vero che la collega l’aveva fatta grossa nell’ultimo caso, ma si aspettava di trovare nel procuratore un alleato nel riservarle un trattamento di favore.
Cosa era accaduto per causare quel comportamento inusuale?
La risposta alla sua domanda apparve sull’uscio dell’ufficio.
Riccardo Nobile era un uomo possente, alto, un fisico dalle spalle larghe e dal viso squadrato. I corti capelli neri leggermente brizzolati facevano da complemento ad un viso dai lineamenti duri, sarebbe stato un uomo dall’aspetto decisamente gradevole se non fosse per il naso adunco che campeggiava sul volto. Questo strano aspetto clownesco, era condito da una personalità assolutamente brillante e socievole, probabilmente un meccanismo compensativo che era stato costretto a mettere in atto.
- Sfera. Sono appena arrivato ed ho già ricevuto la chiamata di due direttori di giornali per una dichiarazione- esclamò entrando a grandi passi nella stanza. Aveva ancora indosso il soprabito, e dalla 24h in pelle tenuta saldamente al suo fianco faceva capolino la punta di un ombrello
- Pioveva a Ginevra? - chiese invitandolo a sedersi mentre spostava a terra alcuni fascicoli in modo da poter anche solo tentare di stabilire un contatto visivo con il suo interlocutore.
- Si, non fosse stato per questo macello ero quasi contento di tornare prima- sospirò il p.m. accavallando le lunghe gambe. 
- Celeste perché non prepari un caffè? - domandò rivolgendosi alla collega intenta a scribacchiare qualcosa nella postazione dall’altro lato della stanza.
- Se è un invito no grazie, sono già al terzo questa mattina. Se invece dai sfogo alla tua vena maschilista, nella convinzione che l’unica donna presente nella stanza debba naturalmente esser colei che prepara il caffè, nuovamente no, all’università non mi hanno insegnato il funzionamento delle macchinette- Sfera rimase interdetto, una simile prosopopea senza nemmeno degnarli di uno sguardo.
- Mamma che pesantezza... – esclamò alzandosi stancamente. Le gambe della sedia stridettero contro il duro pavimento. Il commissario si portò una mano alla schiena dolorante, non aveva più l’età per stare dietro ai capricci delle ragazzine, la giornata era ancora lunga

- Avete già qualche pista in mente? - chiese Nobile mentre prendeva il bicchierino di plastica porto dall’uomo. 
- L’ambiente del tennis sembra la scelta più ovvia. Il ragazzo non aveva precedenti, anche la famiglia non sembra avere rancori. Le modalità del delitto suggeriscono una dinamica accidentale, una lite finita male probabilmente. –
- Ho sentito il coroner lungo la strada. I dettagli dell’autopsia ci verranno comunicati massimo domani, ma l’ora del delitto, più o meno, si assesta intorno alle 22.00-12.00 di notte. Chi aveva accesso al foro in quelle ore? Tecnicamente dovrebbe essere tutto chiuso. -
- Rigo stava giusto tornando al campo per parlare con i custodi, immagino tu voglia venire con me in ospedale per scambiare due parole con i parenti- Sfera si voltò immediatamente verso la collega che finalmente si degnava di prestare loro attenzione, sbarrando gli occhi in segno di protesta. Prima che potesse anche solo proferire la minima obiezione il commissario la anticipò
- D’altra parte, visto che non ti va il caffè, non ha senso perdere tempo in centrale- esclamò sorridendo in modo sornione. 
   
 
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