E
l’Amore Guardò
il Tempo e Rise
30/04/13
Mia
amata Edith,
Ora
che non posso più stringerti tra le braccia, non mi resta
altro che sperare tu
possa percepire queste parole dentro di te, come accadeva quando la
distanza che
ci separava era troppa per poter avvertire il reciproco calore.
Il
giorno della mia partenza dalla locanda decisi di farmi un regalo:
sulla strada
di casa, feci tappa a Keukenhof1,
mostrando ai miei compagni di viaggio i meravigliosi tulipani che
ravvivano il
nostro Paese in questa stagione.
Era
la prima volta che i ragazzi li ammiravano, e anche io mi resi conto di
osservarli come mai avevo fatto prima di allora.
Mia
dolce sorella, come poteva non tornarmi alla mente il giorno in cui
venisti a
trovarmi all’orto botanico in cui lavoravo, abbigliata di un
vestito troppo
leggero per il mese di aprile?
Mi
dicesti di volerlo indossare a tutti i costi, per mostrarmi quanto
fossi
cresciuta in quel tempo; tutto ciò che videro le mie iridi
affaticate fu una
regina danzante in quello che era sempre stato il proprio habitat: la
natura.
Ti
ricordi quanti pasticci facemmo in cucina per preparare quella torta
alle
nocciole che tanto ti piaceva?
Avrei
potuto compiere qualsiasi gesto per accontentare la tua fame di vita,
di
bellezza, di sogni da esaudire.
Quel
giorno è stato magico e sono sicuro sia stato il compleanno
più strambo che tu
abbia mai festeggiato; stringerti nuovamente, dopo così
tanto tempo, ha
riportato alla mia memoria quelle sere d’estate che passavamo
sulla veranda,
intenti ad osservare i barlumi scintillanti del cielo.
Ti
prometto, mia adorata Edith, che non ci sarà momento nella
vita e nella morte
in cui li dimenticherò.
Fin
quando esisterò a questo mondo, il tuo volto niveo e
gioioso, la tua chioma
chiara e delicata verranno appresso alla mia esistenza.
Di
frequente mi chiedo per quale ragione la vita abbia inflitto proprio a
te una
pena così gravosa; a un’anima che tanto aveva
ancora da offrire all’umanità.
Mi
volgo indietro e sento gli otto anni che separano la nostra venuta
gravarmi
sulle spalle come un masso di montagna; la mia anima, ormai vissuta,
trema alla
vista delle tue spoglie nel sarcofago.
La
Bestia2
ha deciso di avvinghiarsi a
te, come in passato ha afflitto altre anime, e tante ancora periranno a
causa
sua, negli anni a venire: lente dipartite a cui tu non assisterai.
Ciò
che mi rammarico di non averti dimostrato a sufficienza, mia dolce
Edith, è
quanto io ti abbia amata in questa vita: incontrarti nuovamente
è stato come
riempirsi i polmoni di una boccata d’aria fresca.
Ogni
volta che ti riabbracciavo, mi rendevo conto che non pareva passato un
solo
giorno dalla mia partenza.
Se
in questo modo potessi avere un po’ di pace, vorrei poterti
raggiungere,
mostrandoti il mio volto invecchiato, donandoti uno specchio
perché tu possa
nuovamente osservare, con quei tuoi occhi vivi, quanto la tua bellezza
abbia
illuminato i nostri giorni insieme.
Tutto
ciò, tuttavia, non è possibile: i miei figli
hanno bisogno di me, la tua prole
necessita di un sostegno.
Non
rammaricarti per averla abbandonata: un giorno ti raggiungeranno, forse
nei Cieli,
forse in un’ulteriore esistenza, molto lontano da qui.
E
semmai esistesse tutto ciò, mia amata sorella, sono sicuro
rinascerai in sella alla
tua dolce puledra olandese3,
di cui
tanto soffristi la dipartita.
Semmai
esistesse tale luogo senza spazio e senza tempo, sono convinto che quel
posto
sarà il covo della mia armonia.
Un
luogo in cui la specie umana sarà priva di
malvagità, l’arcobaleno illuminerà i
prati e tu galopperai felice, osservando le stelle che ti illuminano il
viso.
Sarà
come assaporare la vita per la prima volta.
Mia
cara Edith, non te lo nascondo: le lacrime mi stanno inondando gli
occhi,
segnano solchi profondi sulle mie guance; il mio petto è
scosso da tremendi
singhiozzi e soffro terribilmente al pensiero che non esisterai
più al mondo.
Eppure,
sorella mia, io voglio ricordarti così: in un campo di
tulipani, con gli occhi
lucidi dall’emozione nell’osservarli per la prima
volta, coi loro splendidi
colori, infiniti come l’arcobaleno.
Gli
esseri umani possono divenire creature supreme quando osservano
qualcosa che
gradiscono davvero.
Il
sole ti bagnava il volto, il vestito pareva averti donato ali di
farfalla.
Voglio
ricordarti così, mentre mi avvio per festeggiare il giorno
della tua venuta al
mondo: sei stata fortunata, mia dolce principessa.
Sei
stata accolta in un giorno di festa; per me rimarrà per
sempre il giorno della
regina più nobile che questa terra abbia mai ospitato.
La
mia.
Edwin
non firmò la lettera.
La
ripiegò in due parti, per poi abbandonarla sulla scrivania,
raggiungendo la
famiglia radunata nel giardino.
Una
distesa scura rischiarata da bagliori brillanti lo sovrastava,
inondandolo di
luci di ogni tinta.
Milioni
di scintille risplendevano, mostrandosi in tutta la loro bellezza; il
giorno
della regina4
era un evento speciale
e l’intero Paese si univa in festa.
I
lampi di luce lo invadevano fino a penetrargli nelle ossa, come a
volerlo
bruciare in eterno.
Prima
che la sorella morisse, Edwin avrebbe voluto trovare un gesto per
dimostrarle
che, nonostante tutto, il loro viaggio insieme era stato straordinario.
Tuttavia,
la donna non sarebbe mai stata in grado di coglierlo: la Bestia le si
era insinuata
nelle viscere, sottraendole brutalmente uno dei sensi vitali.
Le
si era aggrappata addosso e, infine, l’aveva portata via con
sé per sempre.
Edith
non sarebbe mai più esistita al mondo, e le sue membra
sarebbero presto
divenute un anonimo scheletro.
Ciononostante,
Edwin non poté impedirsi di sorridere
all’improvviso ricordo di ciò che la
sorella gli aveva sussurrato, poco prima della sua partenza per la
capitale,
molti anni orsono; la stagione più calda era ormai giunta al
termine ed era
tempo di abbandonare anche la sicurezza della casa in cui era cresciuto.
“Non
rattristarti per l’arrivo dell’autunno.
Se
ti metti a testa in giù, le foglie, invece di cadere dai
rami, sembrano spiccare il volo” gli aveva mormorato con
naturalezza, ancora incapace
di comprendere che ciò che più lo affliggeva non
era affatto la fine
dell’estate.
Eppure, in quel momento, forse più che in qualunque altro,
Edith aveva espresso per la prima vera volta la propria natura vivace e
solare,
che alcun ostacolo avrebbe mai potuto spezzare completamente.
Ma
la pioggia nelle sere di autunno inganna, sembra solo
acqua e invece è ricordo,
pensò l’uomo, osservando i
bagliori policromi tuonare sopra di sé.
D’un tratto, le scintille parvero unirsi, formando la
figura di un’ampia distesa di tulipani: al suo epicentro, una
giovane da
un’ondulata chioma color miele e un sorriso smagliante,
danzava elegante; in
viso aveva dipinto lo sguardo di chi osserva qualcosa per la prima
volta nella propria
esistenza.
Poi l’immagine svanì all’improvviso,
inghiottita dalle
tenebre, tornando da dove era venuta.
«Buon compleanno, principessa» sussurrò
l’uomo al vento
della sera.
E
l’amore guardò il tempo e rise.[…]
Perché sapeva di non averne bisogno.
Perché sapeva l’infinita potenza del
cuore
e la sua poesia e la magia di un
universo perfetto,
al di là dei limiti del tempo e
dello spazio. […]
Ma poi si addormentò in un angolo di
cuore
per un tempo che non esisteva
e il tempo cercò di prevalere,
nel grigio di un’assenza senza
musica, senza colori. […]
Ma l’amore negato, offeso,
fuggì senza allontanarsi,
ritornò senza essere partito,
perché la memoria potesse ricordare
e le parole avessero un senso
e i gesti una vita e i fiori un
profumo
e la luna una magia. […]
Così mentre il tempo moriva, restava
l’amore.
1
Keukenhof è un parco botanico olandese situato
nell’Olanda Meridionale.
Si
tratta di una delle principali attrazioni dei Paesi Bassi ed
è considerato il
più grande parco di fiori a bulbo del mondo.
2
In questo contesto, il termine “Bestia” si
riferisce alla malattia che
affliggeva Edith, ossia un tumore.
3
Si tratta di una razza di cavalli originaria dei Paesi Bassi e
particolarmente
predisposta alle gare di addestramento e salto a ostacoli.
4
Nei
Paesi Bassi, il Koninginnedag, ossia il giorno
della regina, è stata
festa nazionale fino al 2013 e veniva celebrata il 30 aprile di ogni
anno.
A
partire dall’anno seguente, la festa nazionale è
stata rinominata “giorno del
re”, a causa dell’ascesa al trono di
Willem-Alexander, festeggiato ogni 27
aprile.