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Autore: Sabriel Schermann    30/01/2020    12 recensioni
Prima che la sorella morisse, Edwin avrebbe voluto trovare un gesto per dimostrarle che, nonostante tutto, il loro viaggio insieme era stato straordinario.
Tuttavia, la donna non sarebbe mai stata in grado di coglierlo: la Bestia le si era insinuata nelle viscere, sottraendole brutalmente uno dei sensi vitali.
Edith non sarebbe mai più esistita al mondo, e le sue membra sarebbero presto divenute un anonimo scheletro.
[Storia classificata al primo posto al contest "Scritto tra le note" indetto da _Freya Crescent_ sul forum di EFP]
[Storia partecipante al contest "Il contest delle prime volte" indetto da inzaghina.EFP sul forum di EFP]
[Storia partecipante alla challenge "Infinity Prompt Challenge" indetta da HarrietStrimell sul forum di EFP]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La Casa di Cristallo'
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E l’Amore Guardò il Tempo e Rise

 

 

 

 

 

 

 

 

30/04/13

 

 

 

Mia amata Edith,

ti scrivo questa lettera perché non mi è più possibile rivolgerti parola: il tuo tempo sulla Terra è giunto al termine, e le tue mani non potrebbero più tastare la mia pelle, carezzandola come facevi negli ultimi tempi, nemmeno se mi appellassi a tutte le forze dell’universo con ogni atomo del mio corpo.
Ora che non posso più stringerti tra le braccia, non mi resta altro che sperare tu possa percepire queste parole dentro di te, come accadeva quando la distanza che ci separava era troppa per poter avvertire il reciproco calore.
Il giorno della mia partenza dalla locanda decisi di farmi un regalo: sulla strada di casa, feci tappa a Keukenhof1, mostrando ai miei compagni di viaggio i meravigliosi tulipani che ravvivano il nostro Paese in questa stagione.
Era la prima volta che i ragazzi li ammiravano, e anche io mi resi conto di osservarli come mai avevo fatto prima di allora.
Mia dolce sorella, come poteva non tornarmi alla mente il giorno in cui venisti a trovarmi all’orto botanico in cui lavoravo, abbigliata di un vestito troppo leggero per il mese di aprile?
Mi dicesti di volerlo indossare a tutti i costi, per mostrarmi quanto fossi cresciuta in quel tempo; tutto ciò che videro le mie iridi affaticate fu una regina danzante in quello che era sempre stato il proprio habitat: la natura.
Ti ricordi quanti pasticci facemmo in cucina per preparare quella torta alle nocciole che tanto ti piaceva?
Avrei potuto compiere qualsiasi gesto per accontentare la tua fame di vita, di bellezza, di sogni da esaudire.
Quel giorno è stato magico e sono sicuro sia stato il compleanno più strambo che tu abbia mai festeggiato; stringerti nuovamente, dopo così tanto tempo, ha riportato alla mia memoria quelle sere d’estate che passavamo sulla veranda, intenti ad osservare i barlumi scintillanti del cielo.
Ti prometto, mia adorata Edith, che non ci sarà momento nella vita e nella morte in cui li dimenticherò.
Fin quando esisterò a questo mondo, il tuo volto niveo e gioioso, la tua chioma chiara e delicata verranno appresso alla mia esistenza.
Di frequente mi chiedo per quale ragione la vita abbia inflitto proprio a te una pena così gravosa; a un’anima che tanto aveva ancora da offrire all’umanità.
Mi volgo indietro e sento gli otto anni che separano la nostra venuta gravarmi sulle spalle come un masso di montagna; la mia anima, ormai vissuta, trema alla vista delle tue spoglie nel sarcofago.
La Bestia2 ha deciso di avvinghiarsi a te, come in passato ha afflitto altre anime, e tante ancora periranno a causa sua, negli anni a venire: lente dipartite a cui tu non assisterai.
Ciò che mi rammarico di non averti dimostrato a sufficienza, mia dolce Edith, è quanto io ti abbia amata in questa vita: incontrarti nuovamente è stato come riempirsi i polmoni di una boccata d’aria fresca.
Ogni volta che ti riabbracciavo, mi rendevo conto che non pareva passato un solo giorno dalla mia partenza.
Se in questo modo potessi avere un po’ di pace, vorrei poterti raggiungere, mostrandoti il mio volto invecchiato, donandoti uno specchio perché tu possa nuovamente osservare, con quei tuoi occhi vivi, quanto la tua bellezza abbia illuminato i nostri giorni insieme.
Tutto ciò, tuttavia, non è possibile: i miei figli hanno bisogno di me, la tua prole necessita di un sostegno.
Non rammaricarti per averla abbandonata: un giorno ti raggiungeranno, forse nei Cieli, forse in un’ulteriore esistenza, molto lontano da qui.
E semmai esistesse tutto ciò, mia amata sorella, sono sicuro rinascerai in sella alla tua dolce puledra olandese3, di cui tanto soffristi la dipartita.
Semmai esistesse tale luogo senza spazio e senza tempo, sono convinto che quel posto sarà il covo della mia armonia.
Un luogo in cui la specie umana sarà priva di malvagità, l’arcobaleno illuminerà i prati e tu galopperai felice, osservando le stelle che ti illuminano il viso.
Sarà come assaporare la vita per la prima volta.
Mia cara Edith, non te lo nascondo: le lacrime mi stanno inondando gli occhi, segnano solchi profondi sulle mie guance; il mio petto è scosso da tremendi singhiozzi e soffro terribilmente al pensiero che non esisterai più al mondo.
Eppure, sorella mia, io voglio ricordarti così: in un campo di tulipani, con gli occhi lucidi dall’emozione nell’osservarli per la prima volta, coi loro splendidi colori, infiniti come l’arcobaleno.
Gli esseri umani possono divenire creature supreme quando osservano qualcosa che gradiscono davvero.
Il sole ti bagnava il volto, il vestito pareva averti donato ali di farfalla.
Voglio ricordarti così, mentre mi avvio per festeggiare il giorno della tua venuta al mondo: sei stata fortunata, mia dolce principessa.
Sei stata accolta in un giorno di festa; per me rimarrà per sempre il giorno della regina più nobile che questa terra abbia mai ospitato.
La mia.
 

 

 

 

 

Edwin non firmò la lettera.
La ripiegò in due parti, per poi abbandonarla sulla scrivania, raggiungendo la famiglia radunata nel giardino.
Una distesa scura rischiarata da bagliori brillanti lo sovrastava, inondandolo di luci di ogni tinta.
Milioni di scintille risplendevano, mostrandosi in tutta la loro bellezza; il giorno della regina4 era un evento speciale e l’intero Paese si univa in festa.
I lampi di luce lo invadevano fino a penetrargli nelle ossa, come a volerlo bruciare in eterno.
Prima che la sorella morisse, Edwin avrebbe voluto trovare un gesto per dimostrarle che, nonostante tutto, il loro viaggio insieme era stato straordinario.
Tuttavia, la donna non sarebbe mai stata in grado di coglierlo: la Bestia le si era insinuata nelle viscere, sottraendole brutalmente uno dei sensi vitali.
Le si era aggrappata addosso e, infine, l’aveva portata via con sé per sempre.
Edith non sarebbe mai più esistita al mondo, e le sue membra sarebbero presto divenute un anonimo scheletro.
Ciononostante, Edwin non poté impedirsi di sorridere all’improvviso ricordo di ciò che la sorella gli aveva sussurrato, poco prima della sua partenza per la capitale, molti anni orsono; la stagione più calda era ormai giunta al termine ed era tempo di abbandonare anche la sicurezza della casa in cui era cresciuto.
“Non rattristarti per l’arrivo dell’autunno.

Se ti metti a testa in giù, le foglie, invece di cadere dai rami, sembrano spiccare il volo” gli aveva mormorato con naturalezza, ancora incapace di comprendere che ciò che più lo affliggeva non era affatto la fine dell’estate.
Eppure, in quel momento, forse più che in qualunque altro, Edith aveva espresso per la prima vera volta la propria natura vivace e solare, che alcun ostacolo avrebbe mai potuto spezzare completamente.

Ma la pioggia nelle sere di autunno inganna, sembra solo acqua e invece è ricordo, pensò l’uomo, osservando i bagliori policromi tuonare sopra di sé.
D’un tratto, le scintille parvero unirsi, formando la figura di un’ampia distesa di tulipani: al suo epicentro, una giovane da un’ondulata chioma color miele e un sorriso smagliante, danzava elegante; in viso aveva dipinto lo sguardo di chi osserva qualcosa per la prima volta nella propria esistenza.
Poi l’immagine svanì all’improvviso, inghiottita dalle tenebre, tornando da dove era venuta.
«Buon compleanno, principessa» sussurrò l’uomo al vento della sera.

 

 

 

 

 

 

E l’amore guardò il tempo e rise.[…]
Perché sapeva di non averne bisogno.
Perché sapeva l’infinita potenza del cuore
e la sua poesia e la magia di un universo perfetto,
al di là dei limiti del tempo e dello spazio. […]
Ma poi si addormentò in un angolo di cuore
per un tempo che non esisteva
e il tempo cercò di prevalere,
nel grigio di un’assenza senza musica, senza colori. […]
Ma l’amore negato, offeso,
fuggì senza allontanarsi,
ritornò senza essere partito,
perché la memoria potesse ricordare
e le parole avessero un senso
e i gesti una vita e i fiori un profumo
e la luna una magia. […]
Così mentre il tempo moriva, restava l’amore.

(Antonino Massimo Rugolo)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1 Keukenhof è un parco botanico olandese situato nell’Olanda Meridionale.
Si tratta di una delle principali attrazioni dei Paesi Bassi ed è considerato il più grande parco di fiori a bulbo del mondo.


2
In questo contesto, il termine “Bestia” si riferisce alla malattia che affliggeva Edith, ossia un tumore.

3
Si tratta di una razza di cavalli originaria dei Paesi Bassi e particolarmente predisposta alle gare di addestramento e salto a ostacoli.

4 Nei Paesi Bassi, il Koninginnedag, ossia il giorno della regina, è stata festa nazionale fino al 2013 e veniva celebrata il 30 aprile di ogni anno.
A partire dall’anno seguente, la festa nazionale è stata rinominata “giorno del re”, a causa dell’ascesa al trono di Willem-Alexander, festeggiato ogni 27 aprile.


   
 
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