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Autore: evelyn80    31/01/2020    5 recensioni
Raccolta di shot sui compleanni dei membri fondatori dei Chicago. Trattasi di AU in cui Terry Kath e Laudir de Oliveira sono ancora vivi e vegeti.
L'ultimo capitolo, "Bonus Track: Laudir de Oliveira", partecipa al contest "Countdown" indetto da Soul_Shine sul forum di EFP
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Altri
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Make me smile'
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Terry Kath


 

Birthday boy, blow out the candles;
good friends around you, you should feel O.K.”


Chicago – Birthday Boy

 

Terry Kath si guardò allo specchio con occhio critico, ravvivando con un potente colpo di spazzola la sua lunga criniera brizzolata. Per quanto i suoi fratelli lo avessero preso in giro durante tutti quegli anni, lui non aveva mai voluto rinunciare al suo spirito da hippie degli anni '70.
Finalmente soddisfatto, sorrise alla sua immagine riflessa nello specchio. Una fitta coroncina di rughe d'espressione gli apparve attorno agli occhi grigi, in cui splendeva una lieve scintilla d'orgoglio: non era certo da tutti arrivare a settantaquattro anni mantenendo una forma invidiabile come la sua.
Si diede un paio di colpetti sul ventre prominente e si avviò per uscire di casa. I ragazzi gli avevano dato appuntamento all'Old Wild West di Sunset Boulevard per festeggiare tutti insieme il suo compleanno, come ai vecchi tempi.
Lanciò un bacio alla moglie in punta di dita e chiuse la porta dietro di sé, salendo sul suo vecchio pick-up blu cielo, cimelio storico della sua passata giovinezza.


Davanti all'ingresso del fast-food c'erano proprio tutti: Walt e Jimmy, Bobby e Peter, Danny, Lee, e persino il vecchio Laudir, che aveva fatto una scappata dal Brasile per venire a festeggiarlo. Anche se aveva ormai ottant'anni, quel dannato percussionista era più in gamba che mai.
Terry scese dal pick-up e li strinse, uno per uno, nel suo abbraccio da orso. Mollò un'enorme pacca sulla schiena di Danny, rischiando di mandarlo lungo disteso sul marciapiede, e ficcò le dita tra i corti capelli bianchi di Peter, scompigliandoglieli un poco.
«Allora, Bellicapelli, come ti va la vita?».
«Dovresti saperlo, Terry, ci siamo visti due giorni fa. Non te lo ricordi più? Queste sono le prime avvisaglie dell'Alzheimer, ricordatelo!», ridacchiò Peter mentre Robert lo stringeva a sé, con fare protettivo.
«Dai, Bobby, non te lo rompo mica!», rise il chitarrista, affibbiando una vigorosa pacca anche al tastierista, che barcollò ma non si scompose.
«Sai com'è, con le tue manone sei capace di fare di tutto», ghignò quello in risposta, e Terry rise ancora.
«Anche l'uncinetto!», esclamò, mostrando a tutti le sue dita grandi come salsicce.
«Allora, cosa facciamo, entriamo?», chiese James sorridendo, abbracciato stretto a Walter. Il chitarrista si voltò verso di lui.
«Voi due, dopo tutti questi anni, non vi siete ancora stancati di stare appiccicati, eh?».
I due uomini sorrisero e si scambiarono un piccolo bacio a fior di labbra. Robert e Peter li imitarono.
«Basta, basta, per carità! Sarà meglio entrare per davvero, prima che vi arrestino tutti e quattro per atti osceni in luogo pubblico!», disse Terry, e tutti e otto sfilarono attraverso le porte d'ingresso del fast-food.


«Ahhh, che bella scorpacciata...», sospirò Terry stravaccandosi sulla sedia. «Erano secoli che non mangiavo dei tacos così buoni!».
«E ora hai intenzione di metterti a pronunciare i nostri nomi mentre rutti?», chiese ironico Lee, ricordando una serata di tantissimi anni prima al Caribou Ranch.
«Perché no? Potrebbe essere un'idea».
Il trombettista storse il naso al pensiero. «Io stavo solo scherzando».
In quel momento una cameriera sorridente, giovane e carina, si avvicinò al loro tavolo portando una torta di compleanno piena di candeline, su cui spiccava il numero 74. Danny allungò il collo per guardarle il sedere mentre si allontanava e Terry, seduto al suo fianco, gli mollò l'ennesima pacca sulla schiena della serata.
«Cazzo, fratello, per poco non mi fai sputare la dentiera!», si lamentò il batterista, tentando di massaggiarsi le scapole.
«E tu, alla tua veneranda età di settantadue anni non hai ancora smesso di guardare il culo alle ragazze?».
«Che vuoi... il lupo perde il pelo ma non il vizio».
Tutti risero, poi il chitarrista prese un enorme respiro e soffiò sulle candeline, spegnendole tutte in un colpo solo.
Peter si schiarì la voce e intonò “Birthday Boy”, ma Terry lo interruppe dopo solo poche strofe.
«Piantala con quella canzone, Bellicapelli, non l'ho mai potuta soffrire!».
Di nuovo tutti risero, tranne il bassista che intrecciò le braccia sul petto e borbottò qualcosa sottovoce. Bobby si affrettò a stringerlo in un tenero abbraccio.
«Guarda che quella canzone l'ho scritta io, dovrei essere io ad offendermi», ghignò Danny.
«Ma io la canto, però», replicò Peter ancora torvo, mentre Robert gli posava un bacio tra i capelli.
«E basta con tutte queste smancerie!», esclamò il chitarrista. «Brindiamo, piuttosto!».
Sollevò il proprio bicchiere colmo di birra, subito imitato dagli altri.
«Lunga vita a Terry Kath!», disse Laudir, rovesciando un po' della sua birra sul tavolo.
«Lunga vita a Terry!», risposero in coro tutti gli altri.
«E lunga vita ai Chicago!», gridò per ultimo il chitarrista. Poi, invece di scolare la sua birra, la gettò in faccia a Lee.
Il trombettista rimase per un istante senza fiato, togliendosi la schiuma dagli occhi con le dita, poi afferrò il proprio bicchiere e rispose al fuoco, colpendo Terry in pieno petto. Dal tavolo si levarono grida belluine, mentre tutti e otto gli uomini ingaggiavano una battaglia a suon di lanci di birra, interrotta ben presto dalla stessa cameriera che aveva portato la torta, e che non sorrideva più amichevolmente come prima.


Di nuovo sul marciapiede davanti al locale gli otto anziani musicisti, fradici di birra, si salutarono con abbracci fraterni.
«Di chi è il prossimo compleanno?», chiese Danny, strizzandosi la camicia.
«È il mio», rispose Walter, scrollando il capo come un cane bagnato.
«Dove lo festeggiamo?», domandò Terry, facendo colare la birra dai suoi lunghi capelli grigi.
«Di sicuro non qui», replicò Lee ridendo. «Avranno già appeso le nostre facce al bancone con un bel divieto davanti».
Dopo l'ultima risata e l'ennesimo abbraccio, ognuno riprese la sua strada. Terry salì sul suo vecchio pick-up e tornò allegramente verso casa, fischiettando un vecchio motivetto. Certo, Greta si sarebbe incazzata come una iena nel vederlo ridotto in quello stato. Ma, in fondo, era il suo compleanno...

 

 

Spazio autrice:

AUGURI TERRY!

Scusate, ma oggi mi è presa così. Sarà che stanotte me lo sono pure sognato, ma dovevo scrivere qualcosa per il suo compleanno, anche se l'anniversario della sua morte è passato veramente da pochissimo.
Beh, cosa posso dire? Innanzi tutto, che Soul Dolmayan mi ha messo in testa l'Old Wild West e i suoi tacos (che però credo a Los Angeles non ci sia, è una mia invenzione), quindi ho deciso di scrivere una fic AU in cui tutti i Chicago sono ancora vivi, Peter e Danny non se ne sono mai andati, e tutti gli altri musicisti che hanno militato nella band oltre ai membri fondatori non hanno mai avuto a che fare con loro (quindi, cari Bill Champlin, Jason Scheff ecc., oggi non esistete XD). Poi, che Kim Winternight mi ha stimolato molto con il suo capitolo di “Multi-feelings” che potete trovare qui: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3877898&i=1 Cara, se non lo avessi fatto tu, non avrei mai avuto la forza di scrivere di un Terry redivivo!
Se avete letto le mie storie sui Chicago, di sicuro avrete riconosciuto molti accenni: innanzi tutto le coppie Lammetera (Robert Lamm/Peter Cetera) e Parazankow (Walter Parazaider/James Pankow). In questo AU finalmente hanno dichiarato a tutto il mondo il loro amore e vivono le loro storie alla luce del sole. Poi i nomi pronunciati in mezzo ai rutti, tipico di Terry in “When the rain bores us”. L'uncinetto, che il chitarrista fa in gran segreto nella mia raccolta “Dieci assi per una Challenge”. E infine il soprannome che Terry da a Peter: Bellicapelli. Si trova anche in altre storie precedenti a questa.
Infine, “Birthday Boy” è una canzone, scritta da Danny Seraphine e cantata da Peter Cetera, che si trova nell'album Chicago XIV, e da cui ovviamente questa storia prende il titolo.
E... niente da aggiungere, se non che spero di avervi divertito :-)

  
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