BENEDIZIONE DIVINA
Ai
Telegiornali lo chiamarono “Il miracolo del mare”,
dopo settanta lunghi giorni, Taichi e Sora, avevano fatto ritorno alla
loro
normalità.
Arrivati
all'aeroporto di Tokyo, mano nella mano, i
due ragazzi furono accolti dalle famiglie, dai Digiprescelti, dalle
compagne di
Sora e dai reporter locali pronti a filmare il loro arrivo. Un festone
di
benvenuto enorme del colore verde smeraldo non passò
inosservato.
Si imbarazzarono talmente tanto alla scena che sciolsero la stretta di
mano per
poi correre entrambi ad abbracciare i suoi cari.
Sora, fu avvolta dalle braccia prima della madre che quasi la
soffocò, poi da
Mimi che la stritolò urlando come una matta dalla
felicità. Ed infine dalle
compagne che non la fecero respirare un attimo.
Mentre Taichi si fiondò su Hikari e sulla madre.
Rimase spiazzato non appena alzò la testa dal petto della
madre e si ritrovò il
restante gruppo dei Digiprescelti che aspettavano il loro turno per
salutarlo.
Loro, dopo tutti gli anni in cui li aveva ignorati erano lì?
Non poteva essere vero.
Capì subito che non era solo frutto della sua fantasia
quando Koushiro e Joe lo
strinsero quasi a farlo male.
- Sono felice che stai bene.- sussurrò all'orecchio
dell'amico il rosso,
facendogli quasi sentire un tonfo al cuore.
-Esatto, ne siamo tutti felici.- Esclamò Takeru che si
inserì nell’abbraccio
facendogli accennare un mezzo sorriso.
Mimi, che nel frattempo aveva lasciato finalmente la sua Sora per dare
spazio
alle sue compagne strattonò i tre amici che stavano
salutando il ragazzo e si
lanciò su di lui con la sua solita voce gracchiante.
-Taichi, che bello rivederti sano e salvooooo.-
Taichi rimase senza parole. Come avevano fatto a perdonare il suo
comportamento
egoista?
E lui che pensava che lo odiassero e che se tornava o meno non sarebbe
interessato a nessuno.
Ma mancava una persona all'appello e non aveva il coraggio di cercarlo
quando
sentì una mano sulla spalla e voltandosi si trovò
gli occhi azzurri e
penetranti di Yamato che lo fissavano facendolo pietrificare.
Davanti a lui c’era il suo migliore amico, che
però allo stesso tempo era stato
la causa del suo cambiamento, l'uomo che gli aveva portato via l'amore
della
sua vita, ma in fondo adesso che era tornato in sé,
ragionandoci Yamato ne
nessun altro poteva saperlo, visto che lui stesso in prima persona era
riuscito
a rendersene conto a cose fatte.
Al diavolo pensò.
E lo strinse più che poteva lasciando il biondo di stucco.
Gli era mancato un sacco nonostante tutto.
Questa esperienza lo aveva cambiato nuovamente, e naturalmente anche
Sora ne
era stata complice.
Giusto,
Sora.
Dov’era la sua Sora? Si voltò e vide che le sue
compagne la stavano tempestato
di domande tirandola verso l'uscita dell'aeroporto insieme alla madre
che le
seguiva.
Anche la ragazza in quel momento si voltò in quella
direzione e si guardarono,
un piccolo sorriso avvolse il viso di entrambi.
Ma il pensiero di Taichi fu solo uno.
Cosa sarebbe successo adesso?
Come si sarebbero comportati?
L'unica certezza che aveva è che non voleva perdere quello
che avevo costruito
in quei lunghissimi giorni trascorsi sull’isola.
***
Sora era nel suo letto, dopo aver fatto finalmente un bagno caldo, con
il suo
pigiama pulito e le lenzuola che profumano di ammorbidente alla lavanda.
Non le sembrava quasi vero.
Era Tutto perfetto.
Eppure le mancava qualcosa... o meglio dire qualcuno.
Chiuse gli occhi immaginando il suo corpo nudo e bagnato adagiato sulle
foglie
e Taichi che continuava a baciarlo.
Si sentì girare la testa e dei brividi percorsero tutto il
suo corpo.
Giusto.
-Taichi...-
Nana e Aia l'avevano trascinata con loro e lei non aveva più
avuto il tempo di
poterci parlare.
In quel momento non aveva le forze di fare nulla ma il giorno dopo lo
avrebbe
cercato, chiuse gli occhi e cadde tra le braccia di Morfeo.
Taichi era immerso nella vasca da più di un’ora.
Il suo pensiero era costantemente alla sua Sora, che dopo tutti quei
giorni
soli su quell'isola sembrava come se si fosse scordata di lui in un
istante e
avesse cancellato tutto quello che avevano passato insieme.
Quasi che stava pensando che pur di non trovarsi in quella situazione,
quell'isola deserta che tanto odiavano gli mancava.
Là
era riuscito grazie a Sora ad amare di nuovo la
vita e ora era forse deluso, amareggiato ma non voleva tornare ad
essere il
ragazzo che era stato negli ultimi anni prima del naufragio, e
soprattutto non
aveva nessuna intenzione di perderla di nuovo.
Non lo avrebbe permesso.
Il giorno dopo se la sarebbe andata a riprendere e avrebbe messo le
cose in
chiaro una volta per tutte.
Arrivò
a casa di Sora la mattina dopo e trovò la porta
spalancata e sentì un rumore confuso e continuato di voci
concitate.
Non poteva crederci, le compagne di Sora insieme al resto della classe
erano
andati a trovarla e la cucina era piena di persone, di palloncini e di
torte
coloratissime.
Possibile che non riusciva a stare solo con lei?
Sora si girò come se avesse sentito la sua presenza e
riuscirono a guardarsi qualche
istante, proprio il tempo di riuscire a indicare la porta per farla
uscire, ma
Nana non smetteva di parlare e lei non riusciva a dileguarsi, senza
farsi
neanche notare dal gruppo lanciò a Taichi uno sguardo
dispiaciuto e mormorò un
"mi dispiace" che il moro riuscì a leggere dal labiale.
Non poteva crederci. Che diavoleria era questa? Cosa caspita le avevano
fatto
le sue amiche? Il lavaggio del cervello?
Rivoleva la Sora dell'isola. Ma cosa poteva fare? Mettersi a urlare e
fare
uscire tutti?
Sempre più amareggiato tornò a casa, dove
trovò con suo stupore davanti alla
porta Yamato.
-Ehi amico.-
A quella parola Taichi sgranò gli occhi.
-Ti va di andare a prendere una birretta in memoria dei vecchi tempi?-
il
ragazzo dalla folta chioma castana annuì senza pensarci.
Arrivati al bar dove andavano sempre fino a prima di dividersi,
ordinarono due
birre rosse alla cameriera e non appena le portò al loro
tavolo il biondo per
smorzare il silenzio se ne uscì con una battuta:
-Abbiamo sempre avuto entrambi una passione per le rosse a quanto pare.-
Taichi rimase sbalordito.
Ok, era una battuta, ma l'aveva detto sul serio?
Visto il totale silenzio da parte dell'amico il biondo
continuò, stavolta
serio:
-Mi dispiace Taichi, so che avrei dovuto chiederti scusa molto tempo
prima ma
ero troppo piccolo per rendermi conto del fatto che tu la amassi.-
Quindi Yamato lo aveva capito.
-...e anche che lei amasse te.- aggiunse infine.
Taichi non riusciva a proferire parola.
Ogni parola di Yamato era una martellata in testa per il ragazzo.
-Taichi, io non so cosa è successo con Sora sull'isola, ma
voi siete destinati
a stare insieme, motivo per cui secondo me questo naufragio non
è stato una
coincidenza, non credi?-
Forse Yamato non aveva tutti i torti.
Era stato davvero il destino a far succedere tutto ciò per
riavvicinarli e per
farlo tornare in sé.
Riuscì a dire un "grazie" imbarazzato al biondo.
-Taichi, stasera ci sarà una festa al pub dietro l'angolo, e
avendola
organizzata Nana, Sora sarà presente. Quindi alle 22:00 in
punto ci vediamo là.-
Era un’affermazione non era una domanda.
Sì, Yamato aveva ragione.
Quella sera le avrebbe parlato, con le buone o con le cattive ma
l’avrebbe
fatto.
***
Erano le 21:00 e Taichi dopo aver fatto una doccia rilassante si
buttò sul divano
della cucina... era terribilmente ansioso.
E se lei lo avesse respinto dicendo che quello che era successo era
successo
solo perché si sentiva sola e in lui aveva trovato un
conforto?
Ma Sora non era così egoista, non avrebbe mai fatto o detto
qualcosa dettata
dal fatto che si sentisse sola.
Si schiaffeggiò da solo per averlo pensato, così
decise di andarsi a preparare.
Indossò un jeans chiaro strappato dalle ginocchia e una
camicia bianca con le
maniche arrotolate fino al gomito. Lasciò due bottoni aperti
facendo
intravedere i pettorali e la carnagione abbronzata. Aggiunge una
cintura in
cuoio nera e le vans nere e bianche e dopo aver dato una sistemata alla
sua
chioma castana, ed aver spruzzato un po’ di profumo
uscì di casa.
Come previsto trovò Yamato davanti al pub che lo attendeva
insieme a Koushiro e
Joe. Entrarono all'interno del pub in stile etnico ed arrivati al
bancone i
quattro amici ordinarono quattro birre.
-Koushiro, Joe da quanto bevete birra anche voi?-
Rise di gusto il moro, provocando un rossore ai due amici.
-Ti sei perso molte cose in questi anni amico, compreso il fatto che ho
portato
i nostri cari amici all'alcolismo.-
Risero di gusto fino a che Taichi quasi si strozzò vedendo
una sagoma di sua
conoscenza entrare con le sue amiche.
Aveva un abito bianco stretto e lungo che metteva in risalto il suo bel
fisico,
decolleté e borsetta argento, un filo di trucco agli occhi,
labbra rosso
fragola e i capelli raccolti in un morbido chignon.
Sembrava un angelo.
Taichi rimase estasiato al punto che si risvegliò solo
quando il ragazzo dagli
occhi azzurri colpì la sua spalla.
Ringraziò l'amico con lo sguardo per averlo fatto riemergere
dal mondo dei
sogni, e con fare lesto si diresse verso la sua amata. Rimase spiazzato
però
nel vedere Tomoya Matsunaga, il ragazzo più popolare della
scuola nonché
capitano di baseball, che la stava invitando a ballare.
No, non voleva vedere quella scena, sarebbe scoppiato e avrebbe preso a
pugni
quel ragazzo provocando sicuramente le ire della rossa.
Senza pensarci corse verso l'uscita.
Quello
che lui però non sapeva è che la ragazza non
solo aveva rifiutato l'invito del capitano, ma si era accorta anche
dall'arrivo
di Taichi attraverso lo specchio che aveva di fronte. Però
non appena si voltò
non lo trovò.
Pensò dubbiosa che essendosi accorta dell'invito fosse
andato via dalla festa e
senza dire nulla al suo gruppo si voltò per andarlo a
cercare.
Ma Nana e Aia la bloccarono.
-Sora dove vai? La festa è appena iniziata.-
No, questa volta no, a causa loro non aveva avuto modo di stare con lui
e
pensandoci, vista al contrario lei sarebbe andata in escandescenza.
-Mi dispiace ragazze, ma io devo andare... devo andarmi a riprendere la
cosa
più importante di questo mondo.-
Le ragazze che avevano notato il ragazzo solitario ronzare intorno
all'amica da
quando erano tornati capirono tutto. E sorridendole la lasciarono
andare senza
esitare.
Corse più che mai rischiando di inciampare a causa dei
tacchi e del vestito
troppo lungo.
Ma lui non era là davanti al locale come sperava.
Che fosse andato via davvero?
Aveva perso troppo tempo, ma doveva parlargli adesso. Non aveva il
telefono
dietro e non sapeva nemmeno se lui avesse mantenuto il suo vecchio
numero.
Dove poteva essere andato?
I suoi pensieri furono interrotti da una goccia d'acqua sul suo viso.
“Bene, si sta pure mettendo a piovere”
pensò tra sé.
Poi un’altra goccia, e un'altra ancora... ma lei non si
scostò.
La pioggia che le stava cadendo addosso le ricordò del
buonumore che mise a
Taichi sull'isola durante la stagione delle piogge, e di quel giorno
che
dapprima ballarono sotto la pioggia e che subito dopo avevano fatto
l'amore per
la prima volta. Era immersa così tanto in quei pensieri
così belli che non si
accorse di essere bagnata come un pulcino.
Fu una voce a lei tanto cara a ridestarla da quei pensieri.
-Ci hai preso gusto allora?-
Si voltò trovandosi davanti un Taichi più zuppo
di lei.
Se ne era andato ma aveva deciso di tornare a cercarla anche a costo di
prendere a pugni il bel capitano di baseball, ma trovarla lì
pensierosa sotto
la pioggia lo tranquillizzò.
La musica del locale in sottofondo stava passando “A Thousand
Years di
Christina Perry.
-Vuoi ballare?- Disse il moro porgendole la mano.
-È un po’ umido.- Rispose lei ridendo.
Ne abbiamo passate di peggio, non credi?”-
Risero di gusto
Sora poi afferrò la mano del ragazzo e si strinsero in un
abbraccio muovendosi
piano sotto le note della canzone.
“I have died everyday, waiting for you
Darling, don't be afraid, I have loved you for a thousand years
I'll love you for a thousand more
And all along I believed, I would find you
Time has brought your heart to me, I have loved you for a thousand years
I'll love you for a thousand more”
-Ti amo.- Sussurrò una volta per tutte Taichi
all’orecchio della ragazza, che a
quell'affermazione il suo cuore perse un battito.
-Sora, io non voglio più perderti, voglio che tu diventi
mia.- Disse tutto d’un
fiato facendo venire a Sora la pelle d’oca.
Voleva rispondere che anche per lei era lo stesso ma era bloccata
dell’emozione.
-Vuoi essere la mia ragazza?- continuò lui.
A quell’ultima domanda del ragazzo, la rossa
scoppiò in un pianto di felicità
che per un attimo lo preoccupò.
Ma finalmente era arrivato il momento che lei attendeva da non sapeva
più
quanti anni e urlò un “Sì”
con tutta la forza che aveva per poi buttarsi su di
lui e avvolgerlo in un abbraccio.
L'atmosfera
era diventata più limpida nonostante la
pioggia.
Ad un tratto lui la guardò negli occhi color miele e tutto
il mondo parve
fermarsi.
In quel momento erano solo loro due.
Taichi prese lentamente ma con fermezza la vita della sua amata e
dolcemente le
sue labbra si posarono sulle sue facendo fermare il tempo.
Era bastato un solo secondo perché il sogno di entrambi si
realizzasse e la
favola divenisse realtà.
Le loro lingue iniziarono ad esplorarsi, si cercavano, si coccolavano.
Era un bacio dolcissimo, romantico. Aveva un qualcosa di diverso da
quelli che
si erano dati sull'isola.
Tutta l'agitazione del ragazzo era ormai svanita...
Le accarezzò i capelli. Non riuscivano più a
staccarsi, l'attrazione era oramai
indomabile. Allora è vero, pensarono: i sogni si realizzano.
Sora lo guardava estasiata e si sentiva come se ci fossero le
cosiddette
farfalle nel suo stomaco, o più reale come se ci fosse un
buco nella sua
pancia.
Il moro continuava a fissarla con i suoi occhioni, le sue labbra
carnose e i
suoi capelli ormai fradici.
Iniziò
a baciarla con veemenza rendendo Sora
vulnerabile, fino a destabilizzarla, fino a non farle capire
più niente.
Si trovarono entrambi in un vortice mai provato.
Nuovo, bellissimo, caotico. Tutti i loro pensieri sparirono sentendo
solo le
loro mani consumarsi, cercarsi, e studiare ogni centimetro del loro
corpo.
Volevano spogliarsi, lo sentivano entrambi, ma non potevano, adesso
erano in un
luogo pubblico, non più in un’isola deserta e lo
sapevano benissimo.
Ma allora perché le magnetiche labbra del ragazzo non
riuscivano a staccarsi da
quelle della sua amata?
Non era semplicemente il calore di un abbraccio.
Non era semplicemente il sapore di un bacio.
Non era semplicemente la gioia di essere tornato dopo tanto tempo ad
amare.
Era molto, molto di più.
Finalmente Sora era sua. Era l’unica cosa che gli importava.
Erano bagnati dalla testa ai piedi ed entrambi sapevano che il giorno
dopo
avrebbero preso come minimo l’influenza ma non importava a
nessuno dei due
perché finalmente erano insieme.
Niente e nessuno li avrebbe più divisi ed entrambi sapevano
che
quell’esperienza del naufragio, per chiunque drammatica o
drastica, per loro
invece era stata una benedizione divina.
Le loro vite da oggi non sarebbero state più insignificanti
ma sarebbero stati
felici e contenti per tutta la vita.
THE
END
NOTE
DELL’AUTRICE:
È
finita davvero???
Sono un mix tra emozionata e felice.
Riprendere questa storia e soprattutto trovare un finale
(spero degno) mi ha
messo tanta adrenalina (manco mi fossi buttata dal paracadute pfff XD).
No, scherzi a parte sono molto soddisfatta, ma non
è unica long Taiora
lasciata in sospeso per anni, spero a questo punto prima o poi di far
tornare
qualche idea anche per quell’altra. (che essendo un genere
più tra l’azione e
il fantasy sarà mooolto più difficile
perché era un esperimento per me.)
Detto ciò, ringrazio chi ha continuato a leggere, in
particolare DigiHuman che
mi incitato a pubblicare questo capitolo finale.
Alla prossima
Wendy