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Autore: Miryel    03/02/2020    18 recensioni
Peter Parker potrebbe catalogare quella giornata come la peggiore mai vissuta di tutta la sua vita; ha un esame importante, lo stomaco vuoto e il destino avverso, e la mattinata è appena iniziata. Eppure, in quel mosaico infinito di sfighe e colpi incassati, qualcosa sembra destinato a cambiare per sempre la sua vita. E se questo qualcosa, paradossalmente, fosse dato proprio da una delle peggiori prospettive che possano capitare nel traffico urbano? Tipo... un tamponamento?
[ Tony Stark x Peter Parker - 23yd!Peter - No Superhero!AU - Fluff/Romantico ]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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  [ Tony Stark x Peter Parker - 23yd!Peter - No Superhero!AU - Fluff/Romantico - wc: 2567 ]

~

Come Innamorarsi 
Dopo Un 

Incidente Stradale

 
~
Guida Di Peter Parker
 


 

Epilogo
 

«Si batte la fiacca o cosa?» 

Peter sussulta. Ha l’occhio infilato in un telescopio e quasi lo perde, con quel colpo che si è preso. Arriccia le labbra, infastidito. Sospira stancamente e si volta verso la porta, che si è appena spalancata con una gentilezza pari a quella di un lottatore di sumo in un negozio di cristalli. La voce squillante che ha rotto la sua quiete, poi, ha fatto il resto.

«Sì, si batte la fiacca», asserisce ancora Tony, e ha la mano stretta attorno alla maniglia; gli occhiali scuri sul naso sono leggermente scesi e li rimette al loro posto con un gesto distratto. Sembra di buon umore, e Peter vorrebbe sapere il perché, ma non gli darà questa soddisfazione. Non dopo che gli ha fatto quasi venire un infarto al miocardio. 

«Non sto battendo la fiacca!», risponde, e sa di aver alzato il tono di voce di due ottave. È irritante, quando succede, siccome ha già un tono abbastanza squillante di suo. «Sto… lavorando.» Si imbroncia e torna a studiare tutta quella roba che galleggia nel vetrino. Lo rilassa osservare quei movimenti atipici e imprevedibili.

«Hai intenzione di prenderti una pausa? Guarda che se mi denunci dicendo che ti schiavizzo, ti faccio uccidere da Happy e gli faccio nascondere il cadavere in un fosso. Nessuno se ne accorgerà», lo prende in giro Tony, poi si avvicina e appoggia la schiena al suo tavolo da lavoro. Peter lo vede incrociare le braccia al petto, con la coda dell’occhio, ma non smette di smanettare con quello che è uno dei suoi strumenti preferiti in assoluto. «Ti diverti?»  

«Oh, da morire. Prima che arrivassi tu, almeno…», scherza, poi sospira e torna a guardarlo. Dopotutto ormai lo ha bello che distratto; ha comunque lavorato abbastanza, una pausa può pure concedersela. Potrebbe addirittura continuare domani, anche se stare lì gli piace, con la sua musica Indie di sottofondo e l’aria condizionata accesa che rende quell’ambiente più che godibile. Tony però è una priorità diversa. Tony ha l'esclusiva. Sorride. 

«Perdonami se ti ho interrotto, principessa. Magari torno dopo, o domani. Non sia mai che ti distragga dai tuoi giochetti da piccolo chimico.» Alza le sopracciglia e Peter schiocca la lingua, fingendosi infastidito, sebbene il suo sorriso non riesca proprio ad attenuarlo. Sbuffa. Si rende conto solo in quel momento di quanto gli faccia male la schiena, siccome è stato ricurvo su quell’aggeggio per ore. È anche stanco, a dire il vero, e ha un principio di mal di testa. «Ti volevo portare un cappuccino, ma la macchinetta ha deciso di rubarmi i soldi.» 

«Sono intollerante al lattosio… chissà se un giorno te lo ricorderai.» 

«Ma volevo prendertene uno senza lattosio!» Sta mentendo, e Peter lo sa. Per questo non ce la fa nemmeno ad arrabbiarsi, siccome lo fa perché deve sempre, costantemente avere ragione lui. «Vuoi un cracker?», gli propone poi, forse cercando di farselo amico, e Peter trattiene l’impulso di dirgli, per la milionesima volta, che è celiaco e che non può mangiare farinacei. Dio, è un ambulatorio ospedaliero con le gambe, e lo sa da sé, ma è quasi frustrante che Tony non se ne ricordi mai… dopo mesi che collaborano in quel posto. 

Infine è finito lì, alla Stark Industries, dopo che si è laureato e ha preso il massimo dei voti, quel 24 ottobre di quasi un anno fa. Un giorno da ricordare e non solo perché ha finalmente finito gli studi, ma perché Tony Stark era lì, a fargli da professore esterno. Qualcosa che mai e poi mai avrebbe immaginato, ma da quando l’uomo l’ha tamponato, la sua vita ha iniziato a prendere pieghe sempre più assurde. Non gli dispiace, ma non è ancora abituato a quella routine completamente sconvolta da quei fatti. Non ci crede ancora. 

«Hai dei programmi?», gli chiede infine, quando poi Tony sembra ricordarsi della celiachia e, mimando solo con le labbra, tenta di imprimersi quel fatto nella menta, con un “È celiaco. Non mangia farine e cereali, lo sfigato.” A Peter viene da ridere, perché sa che si è fatto capire di proposito per farlo arrabbiare. Un’altra soddisfazione che non gli darà. 

Tony alza le spalle e piega la testa di lato. «Be’, in realtà sono quasi le sette, e ho fame. Immagino che qui dentro tu perda la cognizione del tempo come niente fosse.» 

«Succede quando lavori seriamente», gli risponde, quasi sfacciato, ma non gli riesce mai bene quel ruolo. Lo punzecchia, con una certa soddisfazione e non perché lo zittirà – oh, no, non accadrà mai. È pur sempre Tony Stark! – ma perché gli si riempie il cuore di fiamme e calore, quando sono insieme e parlano come se non vi fosse bisogno di filtri, per comunicare. No, dopotutto non ce n’è bisogno davvero, da una vita quasi. 

«Mi stai dando del nullafacente, Parker? Guarda che sono sempre il tuo capo, e posso licenziarti in tronco anche ora, se mi gira!», lo minaccia, puntandogli un dito contro, e Peter non riesce a trattenere un guizzo divertito, che gli muore in bocca quando Tony se lo porta contro, annullando ogni distanza e gli bacia le labbra. Non lo ha mai fatto lì, in laboratorio, ma quella relazione a volte li spinge a dimenticarsi del profilo basso che hanno deciso di tenere. Non tanto per quella differenza d’età che si portano sulle spalle, ma per la paura che Peter poi possa essere visto come un privilegiato, e nessuno dei due vuole che accada. Si ritrova a ricambiare quel bacio, e si rende conto di quanto in realtà ne avesse bisogno, per ricaricarsi un po’ di tutta l’energia che quella lunga giornata gli ha risucchiato, e sorride nell’anima.

Non è stato facile avvicinarsi, al tempo. Peter era certo di ciò che provava sin da subito, ma Tony Stark è pur sempre Tony Stark, anche in quel periodo dove aveva iniziato a lavorare per lui. Laddove Peter ci metteva l’ammirazione e un sentimento un po’ più forte del rispetto, Tony metteva un muro davanti per non lasciare che quella cosa che stava nascendo da sola, iniziasse. Per paura? Per codardia? Peter non lo ha mai saputo, ma quello che lo ha stupito è stato il fatto che, ad un certo punto, Tony ha scelto. Ha scelto di fregarsene, forse spinto dal fatto che, quella conoscenza, voleva approfondirla anche lui e che, senza paura, alla fine si era buttato, scoprendo con stupore che poteva funzionare. Chiedersi il perché, ormai, era abbastanza stupido; viverla, decisamente più saggio. Così si erano ritrovati a litigare per cose sceme e poi a scambiarsi un bacio risanatore, quando era sceso il silenzio che pesava di orgoglio ferito e malinconia. Un vuoto da colmare, che non è più tale da un po’. 

Assurdo come un sentimento di interesse possa cambiare le cose… 

Peter apre gli occhi, quando lentamente Tony si separa dalle sue labbra, tornando a guardarlo come se non si fossero appena scambiati un bacio da capogiro. Si sistema meglio la giacca – che copre una buffa maglietta con un gattino che indossa degli occhiali da sole simili ai suoi – e poi tossisce per schiarirsi la voce. 

«Andiamo a cena ad un nuovo ristorante che ha aperto un mio ex collega del college, Bruce. Te ne ho parlato, mi pare.» 

Peter alza gli occhi al cielo, e sbuffa. «Bruce non fatemi arrabbiare Banner? Un milione di volte, Tony.» 

«E non devi farlo arrabbiare sul serio! Ti ho mai raccontato di quella volta che ha qua-» 

«Quasi sradicato un termosifone e voleva lanciartelo addosso. Sì, anche quella, almeno un miliardo e mezzo di volte. Mi chiedo perché non lo abbia fatto…» 

«Perché lo hanno fermato in quattro!» 

«Ed è bastato?», chiede Peter, ora incuriosito, sebbene gli piaccia mostrare del disinteresse verso quelle vecchie storie che, in realtà, ascolterebbe per ore. 

Tony reclina la testa all’indietro e ride. «Certo che no! Sono scappato a gambe levate, ma ora che lo sai dovrò ucciderti; lo sai, questo, vero?», scherza e Peter, nel frattempo, si toglie il camice per recuperare le sue cose; scrollando le spalle, sorride. 

«Sì, lo so. Accoglierò con onore la mia impiccagione e, Tony, lo so che è una domanda ovvia e che sicuramente ci avrai pensato già da te ma… è un locale gluten free friendly?», chiede e sa già la risposta. La sa già. Non può averci pensato. Non Tony Stark, che ha troppe cose che gli vorticano nella testa, per assimilare nella propria routine le sue stramaledette intolleranze alimentari per cui, a volte, si sente anche in colpa, siccome è limitante per tutti. 

Gli basta vederlo alzare un braccio per lisciarsi il pizzetto, per poi indicarlo, per capire che no, non ci ha pensato, a quel fatto. «Ripensandoci», esordisce e Peter stringe le labbra per reprimere l’impulso di alzare gli occhi al cielo. «Potremmo ordinare qualcosa da quel fast food che ha anche roba per gente come te e poi vedere un film trash a casa. Sei stanco, si vede che  non ti va di uscire.» 

«Oh, grazie per averlo notato e per la premura, Tony. In effetti avevo proprio voglia di non beccarmi un’intossicazione alimentare.» Ride e Tony sorride sornione, beccandosi una gomitata dispettosa, quando infine Peter lo affianca e escono fuori dal laboratorio, raggiungendo l’Audi parcheggiata appena fuori. Non c’è Happy, oggi. Ha il giorno libero e Peter sa perfettamente con chi lo sta spendendo. È felice di non tornare a casa, siccome sa che è lì, che Happy si trova. Da quando ha iniziato a frequentare sua zia – dopo averla conosciuta per caso, un giorno che è andata a prenderlo al lavoro – le cose sono decisamente cambiate e Peter non sa ancora se la cosa gli dispiaccia o no. Non vuole ancora scoprirlo. 

Così Tony entra in macchina, occupando il posto di guida e mentre lasciano il parcheggio e si immetono sulla strada principale – e alla radio c’è un vecchio CD dei Judas Priest – Peter si sistema più comodo sul sedile e guarda fuori dal finestrino. Sorride leggermente, al ricordo di quel giorno lontano, dove lui e Tony erano seduti nei sedili posteriori e a lui scattava qualcosa che ora gli ha cambiato la vita. 

«A che pensi?», gli chiede l’altro, mentre infila la mano in un sacchetto di patatine posizionato tra i due sedili. 

«Agli incidenti stradali», risponde e Tony, dopo un breve silenzio, scoppia a ridere.

 

 


 

Sono quasi le otto quando finalmente, dopo un’agonizzante attesa, il fattorino arriva con il loro ordine nello zaino termico che porta pesantemente sulle spalle. Tony paga e gli lascia una mancia generosa, «Non perché sei stato veloce, ma per incentivarti ad esserlo la prossima volta. Se non lo sarai, ti faccio defenestrare dalla sicurezza!», gli ha detto simpaticamente e quello lo ha guardato impaurito. Peter ha riso, poi lo ha aiutato a portare dentro le scatole con il cibo, quando quello se n’è andato.

Ora sono seduti sul divano, dove si sono lasciati cadere con un sospiro, stanchi morti. Tony sistema caoticamente le loro cose sul tavolino appena di fronte e gli cede un bicchiere di carta con la sua bibita. Poi prende il telecomando e accende la TV. Il mondo, fuori, sembra spegnersi improvvisamente. 

«Che vuoi vedere? E non dire quello che vuoi o ti caccio di casa.» 

Peter sussulta, perché era esattamente la risposta che stava per dargli e, rubandogli di mano il telecomando, accede alla libreria digitale, così satura di film che sa già come finirà: cominceranno a sfogliarla e, alla fine, si addormenteranno senza vedere un bel niente. Come sempre. È la prassi, ormai.

«Qualcosa che non sia troppo noioso.» 

«Ce l’ho!», esclama Tony e gli ruba a sua volta il telecomando dalle mani, con un sorrisetto piuttosto stronzo a piegargli le labbra. «Si chiama Car Crash. Un po’ vecchio, ma godibile.» 

«Car Crash», ripete Peter, atono, siccome gli sembra più una presa in giro che altro. «E di cosa parla?» 

«Di un ragazzo che viene tamponato da un affascinantissimo miliardario che, colpito dalle sue doti scientifiche, lo sfida a portare a casa un voto dispari alla sua laurea, per lasciargli scegliere se liberarsi di lui o no.» Lo prende in giro, e Peter gli dà una gomitata che quasi fa cadere a tutti e due le loro bibite dalle mani. Tony non perde mai occasione di canzonarlo per non aver avuto il coraggio, a detta sua, di compromettere il suo voto finale per vincere quella sfida. 

Tony non ha mai vinto… Peter lo sa bene che, qualunque cosa sarebbe successa, lui avrebbe comunque deciso di accettare la sua proposta. Lo avrebbe fatto in qualunque caso, ma non glielo dirà mai.  Non gli darà questa soddisfazione. Non oggi, almeno.

«Puntavo al voto massimo! Ovvio che non avrei mai abbassato la mia media per non farti vincere. Lo sapevi al tempo e lo sai ora; mi hai ingannato», sbuffa, poi dà un sorso alla sua Coca Cola e si gode per un attimo il liquido fresco che gli scende in gola, mentre Tony scoppia a ridere e gli avvolge un braccio intorno alle spalle e lo invita goffamente ad appoggiare la testa sulla sua spalla. Peter sbuffa contrariato e si è quasi strozzato con la bevanda. Poggia i piedi incrociati sopra al tavolino di vetro appena davanti al divano – dopo essersi sbarazzato delle scarpe, senza slacciarle – e Tony lo imita, poco dopo. 

«Sapevo che non avresti rinunciato al voto massimo per questo. E sapevo anche che non avresti rinunciato alla mia proposta. Volevi che non lo sapessi? Andiamo, con chi credi di parlare, genio?» Soppesa quella parola e si guadagna un’altra gomitata nelle costole; Peter lo sente lamentarsi e quasi vorrebbe fargli più male, siccome se lo merita. È uno stronzo, lo è sempre stato, con l'aggravante che è pure irresistibile e che sa essere gentile – a modo suo, e dolce – sempre a modo suo. Che gli ha dimostrato quanto ci teneva, ad averlo con sé. Peter non ha mai capito se inizialmente fosse solo un interesse puramente lavorativo, o se anche per lui, quel giorno dell'incidente stradale, sia scattata una sorta di lampo, nei suoi riguardi. Non vuole chiederglielo, anche se a volte vorrebbe. Gira solo lo sguardo verso di lui, e gli carezza il profilo della guancia con il naso, nel tentativo di attirare la sua attenzione, siccome è tutto preso a guardare la TV. 

Tony si volta a guardarlo. Gli occhi gli scintillano interrogativi e, con un sorrisetto confuso, gli carezza il naso col suo, in un gesto abituale. Nato da mesi di confidenza, trasformata ormai in altro. Nessuno dei due si dice cos’è, ma lo sanno da sé e questo vale più di mille parole. 

«Cosa?» Con lo sguardo disilluso gli lascia poi un fugace, incantevole bacio sfiorato. 

Peter arriccia le labbra e registra il suo sapore;  sbuffa leggermente, divertito. Scuote la testa in un debole diniego e sorride. «Niente.» 

No, niente è solo la sintesi di ciò che non sono. E, sebbene sia nato tutto a causa di un incidente stradale, Peter si chiede quanta fortuna ci possa essere, a volte, in qualcosa che alla mente risulta quasi distruttivo. Non lo è stato, piuttosto ha creato qualcosa. Il destino, dopotutto, riesce ancora a stupirlo. 

 

 

Fine
 

 

 

♥ Note Autore ♥


 
Buonasera a tutti! Ed eccoci infine giunti al gran finale! Come ho sempre detto, sin dal primo capitolo, questa è una storia nata senza pretese. Una storiella d'amore, un inizio d'anno che consacra la pubblicazione di moltissimi nuovi progetti e questo è, in qualche modo, il primo mattone su cui sto costruendo questo GLORIOSO anno. Lo so, non ne potete più di me, ma non vi libererete della sottoscritta tanto facilmente, SAPEVATELO *risata doppia satanica*.
Che dire? Infine Peter ha dovuto prendere per forza, il voto massimo. Ne va del suo orgoglio personale e sicuramente ne andava anche della sua carriera scolastica brillante. Come ho già detto, il sistema di voto adottato va a sentimento, e non ho usato un vero e proprio metodo. Diciamo che ha preso 110 e sto, okay? Che Lode non ce n'è e il bacio accademico glielo ha dato Tony u.u Insomma, sperando che la storia vi sia piaciuta, che l'epilogo senza pretese vi abbia soddisfatti e che il fluff non vi abbia resi diabetici (malattia che a Peter manca ma presto gliela affibierò, statene certi ♥), vi ringrazio per il caloroso seguito e vi do appuntamento alla prossima storia che non so ancora bene quale sarà tra le tante in cantiere, ma ci sarà.
Un abbraccio fortissimo
Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate!
A presto,

La vostra amichevole Miryel di quartiere.


 

 
   
 
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