Crossover
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Autore: Saeko_san    07/02/2020    1 recensioni
[Crossover multiverso]
Due amici d'infanzia, provenienti da una terra lontana, si ritrovano nella necessità di cominciare un lungo viaggio per salvare il padre di lui e il villaggio in cui vivono. Il loro viaggio li catapulterà ogni volta in diverse dimensioni, in cui conosceranno Harry Potter e Nihal della Terra del Vento, viaggeranno su Xorax la Sesta Luna, combatteranno a fianco di Eragon e Lily Quench, voleranno assieme a Peter Pan, solo per scoprire nuovi mondi mai nemmeno immaginati.
Lo scopo? Trovare la cura alla Grande Malattia, che Pedro e Taishiro dovranno sconfiggere prima che possa distruggere tutto ciò che hanno conosciuto sino al momento della loro partenza. Avete dunque mai immaginato di viaggiare saltando da una pagina all'altra dei vostri romanzi preferiti? Di volare oltre i confini del mondo e di sconfiggere finalmente le vostre paure di bambini?
Forse siete nel posto (o racconto) giusto: Pedro e Taishiro saranno i compagni di viaggio perfetti per voi e le vostre avventure.
| written between 2005 and 2008 |
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Libri
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 35:
Atreiu, Falcor e Bastian
 
L’imperatrice si avvicinò al ragazzo, che si voltò di scatto e disse:
 
 -Vostra Maestà! Cosa ci fate qui?-. Gli occhi, scuri come i suoi capelli, si aprirono di sorpresa improvvisa.
 -Sono venuta ad accompagnare i cavalli di due stranieri, Atreiu. Il mago del loro villaggio è nato qui e...-.
 
E l’imperatrice gli raccontò tutta la storia, partendo dai tempi lontani, quando sua nonna stava per morire e Ryuso stava per venire al mondo.
 
 -Ora- continuò, sorridendo con un sorriso che solo una ragazza bella come lei sarebbe stata in grado di fare –Che sai tutta la verità ti prego di accompagnarli per le terre di Fantàsia e di far conoscere loro il fortunadrago e il bambino umano-.
 
Atreiu s’inchinò davanti alla sua Imperatrice, salutò Artax con un buffetto sul muso e uno zuccherino offerto di sottobanco e li portò fuori dalle stalle. Si ritrovarono nell’immensa distesa di prateria dove erano atterrati. La tempesta si era esaurita e il sole rischiarava quel luogo, facendo brillare le gocce di pioggia ferme sul palazzo e sull’erba, in maniera tale che tutto sembrasse ricoperto da una finissima polvere d’oro. Taishiro, dopo averlo guardato per bene, si era accorta che era il ragazzo a cavallo della visione. Era molto bello, giovane ed era già una specie di cavaliere, tanto da essere degno dei riguardi e della confidenza dell’Imperatrice. Aveva dei begli occhi e poi...
 
 -Taishiro?- Pedro la stava chiamando, posandole una mano sulla spalla.
 -Sì? Dimmi!- disse lui, sobbalzando.
 
Pedro le si avvicinò all’orecchio e le sussurrò:
 
 -Per quale motivo stavi fissando Atreiu?-.
 
La sua voce portava un pizzico di gelosia nel tono confidenziale.
 
 -Ti sei accorto che è lo stesso ragazzo a cavallo della visione?-.
 -Sì-.
 -Per quello lo fissavo-.
 
Come se fosse sufficiente come scusa da addurre ad un ragazzo innamorato.
 
 -Ne sei sicura?-.
 -Certo, perché?- disse lei arrossendo di colpo, forse intuendo qualcosa che non voleva spiegare nemmeno a se stessa.
 -Perché, secondo me, t’interessano tipi come lui-.
 -Non è vero- sussurrò ancora lei, infuriandosi, questa volta.
 
Lo stava solo ammirando, ciò non voleva mica dire che le piacesse!
 
 -Ah no? E allora spiegami perché lo fissavi sognante!-.
 -Non ero sognante!-.
 -Invece sì- disse Pedro.
 
Era arrabbiato anch’egli. Era sicuro che Taishiro potesse provare attrazione per Atreiu, visto che desiderava per sé lo sguardo di ammirazione che la ragazza aveva rivolto al giovane cavaliere, ed era dunque geloso.
 
 -Ti dico di no-.
 -Dammi un motivo-.
 -Perché a me...- poi si bloccò, mordendosi la lingua.
 -Perché a te..?-.
 -Perché a me non interessa nessuno!-.
 
Aveva alzato un poco di più la voce e Atreiu li aveva fissati con la coda dell’occhio.
Cosa mai avranno da confabulare quei due?” pensò il cavaliere di Artax.
 
 -D’accordo- fece Pedro, accondiscendente.
 
Si era accorto del mezzo sguardo di Atreiu e non voleva attirare troppo l’attenzione.
Rimasero in silenzio. Taishiro stava per farsi sfuggire di bocca cosa provava per Pedro, proprio davanti a lui; Pedro invece si stava pentendo di non esserci riuscito quando erano ancora nella Terra degli Elfi.
 
Arrivarono in un grande bosco e vi si addentrarono. Ad un certo punto fermarono i propri piedi e videro un enorme specie di serpentone argenteo con un muso canino e gentile, che sonnecchiava.
 
 -Falcor!- lo chiamò Atreiu, sorridendo in sua direzione.
 
La bestia aprì un occhio, nero come la pece, ma dolce, su quel faccione da cane.
 
 -Buon pomeriggio, Atreiu. Come mai da queste parti?-.
 
La sua voce era calda e profonda, dal tono protettivo e imponente.
 
 -Dovremmo far visitare a questi due stranieri la terra di Fantàsia- e si spostò, mostrandogli Pedro e Taishiro, così incantati da quella creatura da rimanere con la bocca spalancata.
 -Salve. Io sono Falcor, un fortunadrago e voi?- fece lui, sorridendo amichevole.
 -Io sono Pedro-.
 -E io Taishiro-.
 
Si erano di nuovo dimenticati le buone maniere di Tabauni nella Terra di Tsagumi. Quel luogo era strano, impregnato di una magia diversa da quella affrontata sino a quel momento, ma molto simile a quella del loro mondo; la familiarità con quello che li circondava era talmente forte da disorientarli.

 -Bene. Potreste gentilmente chiudere le vostre bocche piene di stupore?- chiese Falcor, facendo l’occhiolino.
 
I due ragazzi chiusero le labbra di scatto e contemporaneamente, tanto da suscitare le risa di Atreiu e Falcor.
 
 -Senta, scusi- disse Pedro all’animali, riscossosi dall’imbarazzo –Mi perdoni se sono un pochino impertinente ma... che cos’è un fortunadrago?-.
 -Oh, ma è molto semplice!- rise.
 
Un’altra risata bonaria, ma dal timbro più profondo.
 
 -È un drago che porta fortuna e che può viaggiare per tutti i regni del mondo. E ora basta con le chiacchiere! Dobbiamo o non dobbiamo visitare questo nostro mondo?-.
 
Un attimo dopo erano tutti e tre saliti sulla groppa del fortunadrago. Atreiu stava davanti, a lui si reggeva Pedro e Taishiro si stringeva a Pedro.
Anche stavolta i due amici si erano imbarazzati l’un l’altro, come era accaduto quando erano saliti sul dorso delle aquile nella Terra degli Elfi, ma avevano cercato di non darlo a vedere. Atreiu non si era accorto più di niente, tuttavia Falcor li aveva guardati in maniera eloquente.
 
Dall’alto i ragazzi videro tante cose. La Foresta da dove erano partiti, la Grande Prateria e il Palazzo dell’Imperatrice di Fantàsia. E ancora luoghi nuovi, tutti da scoprire. Passarono sopra una grande palude piena di nebbia.
 
 -Quelle sono le Paludi della Tristezza- spiegò Atreiu –Si chiamano così perché chiunque vi entri viene sopraffatto dai pensieri più tristi che ha nella mente e allora si lascia affogare. Io vi sono entrato e ho perso il mio cavallo Artax, lì dentro-.
 -E come l’hai ritrovato?- chiese Taishiro, ricordando che Artax stava comodamente sistemato nella stalla della Torre d’Avorio.
 -Non l’ho ritrovato. È stato lui a tornare da me-.
 
Quella frase enigmatica lasciò Taishiro un po’ perplessa. Successivamente sorvolarono una specie di deserto dove si trovava un Piccola Caverna dove vivevano due piccoli maghi, due personcine così piccole da essere la miniatura degli hobbit. Entrambi erano molto anziani, o almeno così lasciavano intendere le fitte costellazioni di rughe sui loro volti e sulle loro mani: lui era studioso-inventore, mentre la moglie era molto brava con pozioni ed intrugli. I due ragazzi trovarono subito simpatici quei due vecchietti, che sembravano odiarsi e amarsi al tempo stesso.
 
 -Sai Atreiu- disse il vecchio, dopo qualche mezz’ora di chiacchierata con i due nuovi ospiti –I tuoi amici sono molto simpatici-.
 -Grazie-.
 -Non so se è arrivata a palazzo, ma ti avevo spedito una lettera con un piccione viaggiatore-.
 
Il discorso era cambiato in quattro e quattr’otto.
 
 -No. Mi dispiace. Non è arrivata-.
 -Lo sapevo- s’intromise la moglie –Te l’ho detto che dovevi mandarla con quella tua invenzione del teletrasporto invece che con un ottuso piccione viaggiatore-.
 -Tu non ti impicciare, donna, e prepara i tuoi soliti intrugli-.
 
La donna, per tutta risposta, fece un gestaccio e disse al marito dove doveva andare.
 
 -Comunque, cosa volevi dirmi?-.
 -Ho guardato lontano con il mio telescopio e ho visto delle strane perturbazioni molto simili a quelle del Nulla, ma più scure, più lente a formarsi e più piccole. Molte volte al centro di queste nubi compare la figura di un uomo completamente nera con due occhi blu elettrico e una pupilla normale bianca e una verticale gialla. Volete vedere?-.
 
Accompagnò Atreiu e i ragazzi sul suo telescopio e, dopo averlo puntato verso un punto nero in lontananza che appena si vedeva nel cielo, disse loro di guardare. Sia Atreiu che Pedro apparvero molto spaventati dopo aver osservato dentro la lente di quel piccolo telescopio, fatto a misura dell’omino. Timorosa di ciò che avrebbe visto, Taishiro si avvicinò molto lentamente all’obbiettivo. Questo fu ciò che vide: una grossa nube grigia che balenava di tuoni e lampi e al suo centro una figura. Era un uomo piuttosto alto, con la pelle nera come la pece, non se ne distingueva il volto, neanche un lineamento, e la veste nera si confondeva con il resto del corpo. Le uniche cose che si potevano vedere chiaramente erano gli occhi e la bocca, aperta in un orribile ghigno cattivo. In quella bocca si vedevano le nuvole lampeggiare, come se la figura fosse in due semplici dimensioni. E gli occhi erano proprio come il vecchio le aveva descritti: blu elettrico con la pupilla destra tonda e bianca mentre quella sinistra verticale e gialla. Taishiro spostò un pochino il telescopio verso il basso e vide degli strani puntini neri che si muovevano. Cercò di avvicinare un po’ di più l’obiettivo: erano cavallette, cavallette nere come la pece, come la figura umanoide posta sopra di loro. Taishiro si ritrasse, inciampò e finì addosso a  Pedro, che la sorresse per evitare che cadesse a terra.
 
 -Cosa hai visto, ragazza?- chiese il vecchio, sistemandosi al meglio gli occhialetti sul suo nasone adunco.
 -Quello che ha detto lei, però anche altre cose-.
 -Cosa?-.
 -L’uomo ha sorriso- disse Pedro, intercedendo per la sua compagna.
 -Lo hai visto anche tu?- chiese Taishiro, voltandosi a guardarlo, spaventata.
 -Sì, e ho visto anche delle cavallette nere sotto di lui-.
 -Tu, Atreiu, le hai viste?-.
 -No- rispose lui, sincero e sinceramente impressionato.
 -Neanche ho mai visto questi elementi. Ma ho fatto delle ricerche. Venite- disse il vecchio, ancor più serio di quando si erano avvicinati al telescopio.
 
Tornarono alla caverna e il vecchio inventore prese un grosso tomo impolverato. Lo aprì proprio a metà.
 
 -Ecco qui. Alla voce Perturbazioni Pericolose c’è la spiegazione del Nulla, che io e il vostro mentore Atreiu, così come tutta Fantàsia, conosciamo bene; grandi dèi se è stato spaventoso vederne la potenza distruttiva!- affermò tremando –Ma c’è anche la descrizione, poco più sotto, di ciò che avete appena visto: “...Quando nel cielo, anche in lontananza, compare un punto nero come la pece ci si chiede cosa sia. Visto con il telescopio il punto nero risulta una grande nube grigia piena di lampi e tuoni. Al suo centro compare una figura nera di un uomo con occhi blu elettrico, la pupilla destra tonda e bianca e quella sinistra verticale e gialla. Le persone normali non vedono altro ma le Persone Elette vedono anche un ghigno malefico sul volto dell’uomo e cavallette nere come la pece sotto la nube. Questo tipo di perturbazione è molto pericolosa solo quando gli Eletti vedono il ghigno e gli insetti. Gli Eletti devono assolutamente allontanarsi dal luogo di avvistamento per l’incolumità delle persone che vi vivono”. Dopo aver letto queste cose ho cercato le Persone Elette e le ho trovate menzionate in questo libricino di favole per bambini-.
 
Prese un altro libro, molto piccolo e molto fino e lo aprì alla prima pagina. Il titolo recitava, vergato in caratteri verdi: “La Grande Malattia e le Persone Elette”.
 
 -Qui dice che le Persone Elette vengono da una lontana terra al di fuori del nostro universo e la Grande Malattia, descritta a grande linee come la visione di prima, li cerca e spedisce le sue cavallette contro queste Persone in modo che si ammalino di un morbo molto doloroso che lascia in stato di incoscienza o semi-incoscienza. Chiunque delle Persone Elette cerchi di contraddire questa Grande Malattia viene ucciso a colpi di ascia dai suoi emissari dalla forma più varia e i loro corpi spediti nella Terra di Nessuno. Nella nostra terra questa favola, che esiste da più o meno un centinaio di anni, viene utilizzata per spaventare i bambini in modo che non vengano trasformati nelle Persone Elette e si comportino bene-.
 
Il vecchio fece una pausa e, quando riprese a parlare, la sua voce era più che spaventata.
 
 -Ma mai e poi mai avrei pensato che fosse tutto vero-.
 -Dovete andarvene- disse la moglie, ponendo le mani sui fianchi, con fare risoluto.
 
Si era avvicinata al capannello creatosi attorno al marito, nel momento in cui erano tornati nella grotta per leggere quei libri.
 
 -Sì, avete ragione- convennero i due amici, guardandosi a malapena negli occhi.
 -Io andrò a riferire tutto all’imperatrice, mentre Falcor vi accompagnerà da Bastian. Lui possiede l’Aurin e la Grande Malattia non vi colpirà- disse Atreiu.
 
Lui e i ragazzi montarono in  groppa al fortunadrago di corsa, senza quasi salutare i due omini anziani che li avevano accolti nel deserto, e Falcor li riportò alla Foresta dove li attendeva Artax. Il ragazzo e il cavallo partirono alla volta del palazzo, Falcor portò i due amici da Bastian, volando più in alto delle nubi, dei monti, del cielo, muovendosi ad una velocità spaventosa. Quel bambino viveva in una città chiamata Chicago, nel mondo degli uomini (che Pedro e Taishiro avevano già visitato), lontanissimo da quello di Fantàsia, eppure vicino e affine. Si ritrovarono a volare tra enormi foreste di palazzi altissimi che Pedro e Taishiro non avevano mai visto, né a Venezia né in Inghilterra. Arrivarono a quella che doveva essere la periferia e Falcor atterrò davanti ad una bella casetta. Nel giardino c’era un bambino di circa undici anni che stava giocando con un pallone. Alzò lo sguardo e sorrise alla vista del fortunadrago. Poi il suo sguardo si posò sui ragazzi.
 
 -Chi siete?- chiese, grattandosi la punta del naso.
 
I ragazzi si presentarono e gli raccontarono in fretta e furia la loro storia fino a quel momento e poi gli chiesero dell’Aurin. Il bambino tirò fuori da sotto la maglietta rossa che indossava il gioiello che Pedro e Taishiro avevano visto mentre arrivavano a Fantàsia. Mentre sfioravano il grosso ciondolo di serpenti intrecciati, comparve davanti a loro la Luce Viola. Dovevano andarsene? Di già? Senza aver conosciuto la storia di Bastian? Senza aver chiesto a nessuno della melagrana con cui guarire il padre di Pedro? Proprio ora che sapevano cosa cercare?
 
 -Proprio così- disse Falcor, come se avesse percepito le loro domande –La Luce compare di solito quando la vostra missione è finita. Adesso è comparsa per salvare la vita a voi e alle persone del nostro mondo. Dovete andare-.
 
I ragazzi annuirono tremanti, improvvisamente coscienti dell’immediato pericolo e fecero la solita procedura, ma prima di gridare il nome si fermarono.
 
 -Mancano i nostri cavalli- disse Taishiro, ricordandosi le loro cavalcature, che li avevano accompagnati ovunque fossero andati.
 -Basta che li chiamiate con il loro nome e loro compariranno davanti a voi- disse il fortunadrago, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
 -Acum- chiamò Pedro ad alta voce.
 -Whailida- chiamò Taishiro ad alta voce.
 
I due cavalli comparvero all’istante, dal nulla, lasciando il piccolo Bastian attonito. I due amici non ebbero tempo di stupirsi; sentivano nelle loro teste uno strano ticchettio di un orologio, come di qualcosa di inesorabile, come il tempo che scade.
 
 -Dunque, dove siete stati?- chiese Whailida, nitrendo infastidita.
 -Come siamo arrivati qui?- chiese Acum, spaesato, muovendo nervoso le orecchie e la coda.
 -Non c’è tempo per parlare ora- disse Falcor –Ricordate di stare sempre vicini voi due, Pedro e Taishiro. Il vostro nemico cercherà di sicuro di dividervi per indebolirvi. Non dubitate mai l’uno dell’altra. Ora andate- concluse, ammiccando un’ultima volta in direzione dei nostri protagonisti.
 
I due gridarono: -Isola che non c’è!-, rimettendo al sicuro la lista magica che Kim aveva loro consegnato, e la Luce li risucchiò via assieme ai cavalli.
Una volta spariti, l’improvviso tremore che aveva avvertito Bastian al loro arrivo scomparve e l’Aurin smise di bruciare (cosa che aveva cominciato a fare dalla comparsa della strana luce viola proprio nel mezzo del proprio giardino).
Poco dopo comparve sul vialetto di casa il padre, vestito di tutto punto, che lo salutò con un buffetto sulla guancia e si avviò verso casa, facendo dondolare nella mano sinistra la sua ventiquattrore. Non si accorse minimante della presenza di Falcor o del fatto che poco prima del suo arrivo ci fosse stato un enorme fascio di luce viola proprio vicino casa sua; la fantasia non funzionava per gli adulti.
Bastian salutò il suo amico fortunadrago, chiedendosi se il tremore che aveva avvertito con l’arrivo di quei due strani ragazzi fosse simile a quello del Nulla che divorava ogni cosa al suo passaggio. Mentre Falcor tornava a Fantàsia, Bastian scosse la testa, abbandonò il pensiero e riprese a giocare con il pallone.


























Note di Saeko:
wow, credo che questo sia il capitolo più lungo scritto sin'ora! E come poteva essere altrimenti, visto che ci troviamo a Fantàsia, la terra di provenienza di Ryuso? E' un capitolo importante anche perché introduco il concetto della Grande Malattia non solo come un morbo, ma anche e soprattutto come una persona! E lo sconvolgimento dato dal pericolo è tale che questo è il secondo capitolo (dopo quello conclusivo sulla saga di Eragon) che non segue il solito percorso della storia che ho strutturato per gli altri capitoli. Siamo ormai agli sgoccioli, dopo di questo mancano solamente dieci capitoli, per cui, here we are.
Credevo di non riuscire a pubblicare oggi, ma sono riuscita a lavorare e studiare e, poiché non sono dovuta partire come tutti i weekend per andare fuori città, ho potuto aggiornare.
Credo che questo sia uno dei capitoli più criticabili e, essendo il più lungo, anche uno di quelli di cui mi sento meno sicura; ricordo che al tempo della prima stesura, quando mi venne l'idea di inserire la spiegazione di cosa fosse la Grande Malattia proprio in questo punto, ero sovreccitata perché mi sembrava di aver trovato l'idea del secolo. Beh, sono pronta ad eventuali linciaggi in sezione recensioni.
For now, bye, have a good night time.

Saeko's out!
 
  
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