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Autore: DaniNTI    08/02/2020    1 recensioni
Il dramma dell'incomunicabilità
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due curiosi figuri si aggirano in un prato selvatico, pieno di erbe e arbusti spontanei, al tramonto di una tranquilla e silenziosa giornata d’autunno. 

I due signori appaiono privi di qualsiasi dettaglio apprezzabile sul volto che possa renderli effettivamente riconoscibili, ed essi per primi non manifestano un particolare senso di appartenenza verso la loro stessa identità. 

Non sembrerebbe esservi, insomma, una reale necessità di distinguerli, ma li indicheremo per semplicità con i nomi di X e Y.  

X era piegato verso il basso frugando nella prateria, quando si alzò ad un tratto rivolgendosi verso Y, interrogandolo su una propria personale riflessione maturata durante la passeggiata pomeridiana:

 

X: “Cosa avranno mai da dirsi, in fondo?”

 

Y: “Credo che, in fondo, ognuno di loro sia solo in grado di sapere, al più, cosa davvero vorrebbe sentirsi dire dagli altri”

 

X: “Siamo sempre stati noi il vero motore, e in virtù di ciò mi sento di dire che un genuino punto di incontro tra ciascuno di loro, dati i presupposti, non appare realmente possibile.”

 

Y: “Come sei giunto a questa conclusione, dunque?”

 

X: “Ti rispondo con un’altra domanda: Come è possibile secondo te ascoltare genuinamente l’altro, dati gli strumenti a disposizione?”

 

Y: “Non penso di aver capito cosa intendi, in cosa esattamente gli strumenti non sarebbero adeguati?”

 

X: “Come può un’approssimazione, quale ad esempio il linguaggio, dar voce in maniera fedele al groviglio di paturnie che li affligge?”

 

Y: “Stiamo comunicando tramite linguaggio anche noi in questo momento.”

 

X: “Concordo, ma noi, a differenza loro, non abbiamo nulla da dirci in principio.”

 

Y: “Sì, ma stiamo pur sempre esprimendo concetti.”

 

X: “Vero, ma ciò che intendo dire è che noi non abbiamo necessità di esternare nulla. Il nostro onere è solo dar voce a ciò che davvero li affligge, e che senza di noi essi non sarebbero in grado nemmeno di percepire. E questo lo facciamo senza ricorrere a un linguaggio di qualsiasi sorta.”

 

Y: “Per rispondere alla tua precedente domanda, probabilmente la comunicazione disperde parte del messaggio, ma non vedo perché dovrebbe corromperlo del tutto.”

 

X: “Come si fa ad accettare la dispersione di una parte di qualcosa che trova la sua unicità proprio nella pienezza delle emozioni da cui viene generato?”

 

Y: “Si dovrà pur trovare un compromesso.”

 

X: “E’ proprio l’accettazione del compromesso il primo fattore a dare il via libera in maniera inesorabile all’intorpidimento del messaggio.”

 

Y: “Ti invito a trovare una soluzione migliore ebbene. Quantomeno, comunicare può costituire per essi una sorta di sfogo.”

 

X:” Con profonda amarezza e altrettanto profonda sincerità, non penso che lo sfogo derivante dal comunicare eguaglierà mai in intensità il senso di frustrazione che essi provano rilevando sul volto del proprio interlocutore la mancata comprensione di un messaggio espresso con le migliori parole possibili. 

Una frustrazione accompagnata dalla consapevolezza che non solo il messaggio era troppo complicato e astratto per poter esser espresso fedelmente ma, anche nello scenario ipotetico in cui ciò possa esser fatto, l’interlocutore non avrebbe mai potuto comprenderlo a pieno, a causa dell’intrinseca diversità del proprio mondo interiore. 

E magari, dopo essersi aperti nella maniera più genuina possibile, si riceve anche una carezza colma di sincera empatia, ma accompagnata da un senso di smarrimento sul volto di chi ti compatisce, che certifica tragicamente la comprensione solo parziale del mondo dell’altro.” 

 

Y: “Le loro singole esperienze personali sono troppo, troppo diverse per poter essere comprese vicendevolmente. “

 

X: “Forse non resta loro che abbandonarsi alla perdizione ed accettare i limiti che separano ciò che percepiscono e ciò che manifestano?”

 

Y: “O forse siamo noi le vere zecche, e potremmo semplicemente levar le tende una volta per tutte.”

 

Sopraggiunse un bambino e strappò un arbusto con fierezza. 

 

Ma nella sua innocenza non sapeva che, prima o poi, in quel punto o in un altro, sarebbe comunque ricresciuto.

 
   
 
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