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Autore: Carlos Olivera    08/02/2020    0 recensioni
Storia prequel della saga Tales of Celestis
Nel 1978, i professori Gelps e Brennon portano la magia dal mondo delle favole a quello della realtà.
Gli stregoni, vissuti nell'ombra per migliaia di anni, sono finalmente liberi di mostrarsi al mondo, e si offrono di aiutare l'umanità a meglio comprendere il potenziale di questa incredibile scoperta, capace di spalancare le porte ad una nuova era di progresso e conoscenza.
Ma sono in molti a farsi una domanda: la Terra sarà pronta ad affrontare un cambiamento così epocale?
Genere: Fantasy, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO

 

 

Il viceministro degli Interni Arthur Howe scrutò ancora una volta il giovane e distinto signore che gli sedeva di fronte, cercando di cogliere un qualsiasi particolare che potesse rendere la sua natura un po’ più chiara.

Ma non c’era niente da fare: a guardarli da fuori, il signor Edmund MacAllan e i due attendenti al suo seguito non avevano niente di più né di meno di una qualunque persona che il viceministro avesse già incontrato nell’arco della sua vita.

La medesima opinione era condivisa anche da tutti i membri del suo gruppo di consiglieri, che si guardavano continuamente gli uni con gli altri, quasi avessero paura di incrociare lo sguardo con il signor MacAllan e i suoi compagni per timore di chissà quale maledizione.

Il consigliere economico Lebrow era l’unico a mantenere un invidiabile selfcontrol: da veterano della RAF quale era, ne aveva viste troppe nella sua vita per farsi spaventare o suggestionare da un giovincello in blazer grigio fumo e mocassini neri da gran signore. O forse, semplicemente era uno degli ultimi rimasti a volersi ancora rifiutare di accettare il fatto che il mondo in cui era vissuto fin dalla nascita era sull’orlo di un cambiamento epocale.

«Stava dicendo, Signor viceministro?» disse MacAllan, mescolando alla perfezione i suoi modi pacati con un accenno di impazienza

«Mi scusi.» si ricompose Howe sistemandosi la cravatta. «Come ci ho tenuto a precisare in varie occasioni, per il momento il mio governo negherà formalmente di aver presenziato a tale incontro.»

«La cosa non ci riguarda.» rispose il giovane con la naturalezza e il piglio di un politico navigato. «Il nostro scopo era solo quello di comunicarvi i termini per una eventuale cooperazione tra il Regno Unito e il Consiglio. Quello che farete delle informazioni o la scelta che deciderete di fare non sono un nostro problema.»

«A questo proposito, se ho ben capito una delle famiglie che compongono il Consiglio dovrebbe essere inglese.»

«I confini umani hanno ben poco significato per la nostra gente. Ma sì, una delle famiglie dimora nel vostro Paese. Ovviamente non vi possiamo rivelare la loro identità, non fino a quando non accetterete i termini che vi abbiamo proposto, né loro vi aiuteranno in qualunque modo.»

«Perdoni la franchezza, ma più che dei termini, questi sembrano quasi un ultimatum. Dovremmo accettare un accordo a scatola chiusa? Noi dovremmo rimettere ogni eventuale futura ricerca a voi e al vostro consiglio senza alcuna garanzia che ciò porterà dei benefici al Nostro Paese, oltre a riconoscervi il diritto di negarci il vostro supporto in qualunque momento vogliate? A questo punto, forse ci converrebbe agire per conto nostro.»

«Buona fortuna. I professori Gelps e Brennon hanno impiegato dodici anni delle loro vite per cercare di avere anche solo una vaga idea di ciò che stavano studiando. Senza il nostro aiuto e l’appoggio del Consiglio, perdoni la franchezza, ma posso assicurarvi che non fareste molta strada.»

Howe e i suoi uomini distolsero un attimo lo sguardo. In realtà il viceministro sapeva perfettamente che si trattava di una pretesa campata per aria, ma l’idea di togliersi un sassolino dalla scarpa gli era sembrata troppo invitante per farsela sfuggire.

«Tuttavia, simili condizioni mi sembrano oltremodo restrittive. Sembra quasi che non abbiate fiducia in noi.»

«E ne abbiamo ben donde. Dal fuoco all’atomo, gli esseri umani hanno sempre finito per abusare delle proprie scoperte. Non possiamo permettere che facciate lo stesso con la magia.»

Gli occhi di MacAllan brillarono in modo strano, quasi spaventando il viceministro.

«Mi creda, Signor Howe. Se usato nel modo sbagliato, questo potere potrebbe generare mostruosità che Lei neanche si immagina.»

«Lei usa spesso il termine umani.» replicò Arthur tendando di far finta che quelle parole non lo avessero turbato. «Eppure a vedervi, voi non sembrate tanto diversi da noi.»

«Non fraintenda, non vi è alcuna forma di discriminazione nell’utilizzare questa parola. Essa serve unicamente a rimarcare una distinzione innegabile tra i nostri due popoli.»

«Se davvero questo potere vi rende capaci di fare cose impossibili per noi umani, perché non ne avete mai tratto giovamento? Per quanto molti meno rispetto a noi, le cose che vi ho visti fare in questi mesi mi spingono a credere che sottomettere l’umanità non sarebbe stato un problema per voi, almeno fino ad un paio di secoli fa.»

«Una vespa può uccidere un’ape.» rispose MacAllan con uno strano sorriso. «Ma tante api possono dilaniare una vespa.»

«Come, prego?» chiese Howe sistemandosi le lenti

«Mentirei se dicessi che nel corso del tempo qualcuno non ci abbia pensato, soprattutto in quei periodi in cui il fanatismo religioso o l’ambizione degli umani ha messo in pericolo alcuni di noi. Ma il Consiglio, o forse la paura che il numero a lungo andare avesse la meglio sulla forza, hanno sempre saputo tenere a freno i nostri istinti più bassi. Con il tempo, abbiamo imparato a farci scivolare tutto addosso, e a vivere in mezzo a voi senza che ne aveste il minimo sentore.»

Di nuovo, le labbra del giovane stregone si piegarono verso l’alto.

«Chi lo sa. Magari uno di noi potrebbe essere seduto proprio alle sue spalle.»

Arthur sentì un brivido lungo la schiena, e lo stesso fu per i suoi collaboratori, che tornarono a fissarsi reciprocamente con una punta di sospetto e, per quanto fosse brutto ammetterlo, anche di timore.

«Ritengo che questo sia un luogo poco opportuno per questo genere di esternazioni.» disse Howe quasi con stizza.

«Mi scusi.» sorrise MacAllan, stavolta in modo molto meno ambiguo «Ogni tanto mi lascio trasportare.

Torniamo alle cose serie. Dunque? Che cosa devo riferire ai miei capi?»

«Le condizioni sono alquanto rigide, ma sono fiducioso che troveremo un accordo capace di soddisfare entrambi. Ad ogni modo però, io sono solamente un tramite. Sarà il governo a decidere.»

«Un governo il cui Primo Ministro tuttavia ha fatto dell’apertura nei confronti del Consiglio uno dei cavalli di battaglia della sua campagna, se ben ricordo.»

«Il Primo Ministro ha molto a cuore la creazione di un canale diplomatico ufficiale tra il Consiglio e il Regno Unito. Ma dovete capire che il nostro Paese sta vivendo un momento molto delicato. Tra la crisi economica e le riforme sociali di cui abbiamo bisogno, la popolarità della signore Thatcher potrebbe crollare nel giro di pochi mesi, e con essa la nostra possibilità di intrattenere relazioni stabili ed efficaci con i vostri rappresentanti.»

«Noi non abbiamo fretta di alcun tipo. Vi stiamo semplicemente tendendo la mano. Sta a voi scegliere se accettarla e in quali circostanze. Niente di più o di meno degli altri.»

La frecciata era così evidente e plateale che Arthur serrò con forza la mano sotto il tavolo, capendo una volta di più quanto il suo interlocutore non avesse alcuna remora nel rimarcare la sua posizione di vantaggio.

Benché la stampa stesse ponendo molta enfasi sui colloqui che il Consiglio stava intrattenendo con i maggiori governi del mondo, era impossibile sapere con esattezza cosa covasse sotto la cenere. Altre nazioni meno impantanate in problemi interni avevano già raggiunto notevoli progressi dal punto di vista dell’acquisizione di informazioni per porre le basi di uno studio relativo alle possibilità di sfruttamento della magia da parte degli esseri umani, e il Regno Unito doveva muoversi in fretta per non rischiare di rimanere indietro.

«Direi che questo incontro è finito. Le farò sapere quanto prima la risposta del mio governo.»

«Molto bene. Allora, arrivederci al nostro prossimo incontro.»

Detto questo, il signor MacAllan e i suoi uomini non si alzarono dalle sedie né porsero la mano ai loro interlocutori; semplicemente, svanirono nel nulla come le illusioni che erano.

 

«Seriamente, dovrebbe darci un taglio con quella roba, professore.» disse l’assistente ricercatore Florian vedendo il professor Gelps infilarsi per l’ennesima volta la pipa in bocca. «Si sentono voci sempre più brutte riguardo al fumo. E poi pare che diminuisca anche le capacità magiche.»

«Non ricordavo di aver preso un’altra moglie, Olivier.» replicò il professore tirando una generosa boccata e gustandosi quel piacevole profumo di campagna toscana. «E comunque io non sono uno stregone, quindi non è un problema mio.»

Per tanto tempo Alfred aveva anelato la tranquillità di un ufficio tutto suo, in tutti quegli anni spesi a girovagare da una parte all’altra del mondo nel tentativo di dimostrare a quelli che ridevano di lui come le sue teorie non fossero i fantasiosi vaneggiamenti di un visionario. E ora che finalmente aveva ottenuto ciò che voleva, si dava quasi dello stupido per averlo desiderato così a lungo.

Anche il lavoro e gli studi, incredibile a dirsi, si erano un po’ arenati nell’ultimo periodo.

Nell’aria tirava un vento di tempesta, ma per ora tutto quello che poteva fare era osservare le nuvole muoversi attorno a lui comodamente seduto nell’occhio dello stesso ciclone che lui stesso aveva scatenato.

I primi fondi concessi da alcuni enti privati gli avevano permesso di portare avanti alcune ricerche pertinenti ai possibili usi della magia, ma quell’apporto internazionale in cui sia Gelps che Brennon avevano tanto confidato stentava ad arrivare, mentre le Nazioni Unite a distanza di un anno erano ancora impegnate a cercare di trovare una parvenza di ordine negli sconvolgimenti epocali che avevano sconvolto il mondo nell’ultimo anno.

Qualche governo, soprattutto europeo, si era timidamente interessato alla questione, ma in verità al momento non vi era nulla che il professore o chi per lui potessero fare per tentare di cambiare le cose; ormai era evidente che l’apporto del Consiglio era fondamentale per dare un senso alle ricerche, quindi era ovvio che nulla si sarebbe mosso fino a che qualche nazione non avesse raggiunto un qualche accordo con i capi degli stregoni.

Per la prima volta dopo tanto tempo Alfred sperimentava un noioso e snervante immobilismo, con il suo destino ben stretto nelle mani di gente che nemmeno conosceva, visto e considerato che i membri del Consiglio per il momento stavano bene attenti a non rivelare la propria identità.

L’occhio gli cadde oltre la finestra.

I tetti di Parigi sembravano tanti nidi abbarbicati sulle cime di una foresta di alberi di pietra, cemento e calcestruzzo delle epoche più diverse. Lontano, oltre il fiume, La Defense cresceva a vista d’occhio, e a guardare con attenzione si poteva scorgere il profilo in costruzione del futuro Centro per gli Studi Magici che il governo francese si stava affrettando a realizzare, e dove verosimilmente il professore avrebbe trasferito di lì a qualche mese la sua cella dorata.

Il fatto stesso di essere stato convocato a Parigi per tenere una serie di congressi, con tanto di generosa sovvenzione e un lauto stipendio, dimostrava una volta di più come il governo francese fosse quello che stava compiendo i maggiori sforzi nel tentativo di allacciare rapporti costruttivi con gli stregoni e il loro Consiglio; e il pensiero che invece la sua nazione fosse ancora in alto mare sotto questo aspetto non poteva che rattristare il professore, che da Londra mancava da così tanti anni da fare fatica a ricordarsela.

«Il presidente sta investendo molto nel suo progetto.» commentò Olivier intuendo quali pensieri popolassero la testa del suo mentore.

«Il consenso di D’Estaing è ai minimi storici, e questa decisione non lo ha agevolato. Se non altro è un uomo con gli attributi, bisogna dargliene atto.»

«Perché crede che non lo abbia agevolato? Voglio dire, siamo parlando della magia.»

«Quando è stata scoperta l’energia a vapore, la gente era così spaventata dall’idea di poter perdere il lavoro che alcuni inventori vennero presi a sassate mentre presentavano i loro progetti. Dopo il primo esperimento con l’energia atomica, gli scienziati del Progetto Manhattan temevano di aver creato una cosa capace di dare fuoco al mondo.»

Alfred strinse con forza la mano destra attorno alla sinistra, tentando vanamente di nasconderne il tremore.

«I cambiamenti spaventano e preoccupano sempre, soprattutto se sono di questa portata.»

Il clima si era fatto improvvisamente un po’ più teso, e come a volerlo stemperare il professore piegò le labbra in uno dei suoi famosi sorrisi sornioni.

«Ma di me non mi preoccupo. Guardami. Sono così asciutto che i sassi mi passerebbero attraverso.»

Per fortuna il telefono sulla scrivania del professore prima che Olivier fosse costretto a dover fingere di trovare divertente quella battuta di dubbio gusto.

«Pronto?»

 

«Alfred.» disse il professor Brennon sentendo la robusta voce del suo vecchio amico giungere dalla cornetta

«Mark. Credevo fossi morto.»

«Ti piacerebbe.» sorrise Brennon, ormai abituato al suo discutibile humor inglese. «Ho avuto parecchio da fare. Ormai sono mesi che vengo sballottato da una parte all’altra del continente come una trottola.

E tu invece come te la passi?»

«Comincio a sentire nostalgia della Colombia.»

«Accidenti, allora va male. Ma a proposito della Colombia, hai più saputo niente di Martinez e Yamashita?»

«Joao è a Boston. Per ora insegna ancora geologia al MIT. Hideo invece, l’ultima volta che l’ho sentito era a Tokyo. Sta facendo da mediatore tra il Consiglio e il governo. Ma dimmi di te, piuttosto. Dove sei finito stavolta?»

«Al momento mi trovo a Oslo. Ho un appuntamento con il Primo Ministro tra un’ora.»

«Hanno raggiunto un accordo col Consiglio?»

«Così parrebbe. Ma prima vogliono una mia relazione. E lì in Francia, invece?»

«Parlano. Da bravi francesi. Parlano, parlano, e poi parlano ancora. Ma almeno si stanno preparando. Con le elezioni tra poco meno di due anni, dubito che D’Estaing vorrà tirare troppo la corda. Per il momento si limiteranno a istituire un centro di ricerca e poco altro.»

«Lo so che è dura da digerire, amico mio. Ma purtroppo, per il momento il nostro lo abbiamo fatto. Ora, come al solito, tutto è nelle mani dei politici.»

«Lo so. Ed è questo a preoccuparmi maggiormente.»

I due amici e colleghi non l’avrebbero mai ammesso, ma fin dal giorno in cui avevano iniziato a comprendere sul serio la portata della loro scoperta, avevano percepito entrambi la sensazione di aver messo una pistola carica in mano ad un bambino.

 

 

Nota dell’Autore

Salve a tutti!^_^

Accidenti, era da tantissimo tempo che non pubblicavo qui su EFP

Ma questa storia meritava di tornare qui, dove tutto è cominciato.

Come ho accennato nell’introduzione, infatti, “Il Regno delle Illusioni” costituisce il prequel, o per meglio dire il punto d’origine, dell’intero universo fantasy chiamato “Tales of Celestis”.

In esso, intendo narrare gli eventi che portarono la magia al passare da elemento fantastico a cuore pulsante dell’intera civiltà umana negli anni che andarono dal 1978 al 2000, ovvero quel periodo che va dalla sua scoperta vera e propria alla nascita del Magic Administration Bureau, che come saprà chi ha letto una qualsiasi delle altre mie storie è uno dei protagonisti della trilogia principale de “La Città delle Nebbie”.

Spero vivamente che questa storia vi appassioni, anche perché per realizzarla sto utilizzando uno stile narrativo per me assolutamente nuovo, quindi sono curioso di sapere se la resa finale risulti di vostro gradimento.

A presto!^_^
Cj Spencer

 

  
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