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Autore: pilafchan    11/02/2020    2 recensioni
Storia ambientata circa 6 mesi dopo la fine di Dragon Ball Z. Crilin si ritrova a fare un viaggio nel suo passato ...
Ho scritto questa fanfiction quasi 20 anni fa. L'ho ritrovata recentemente tra vecchi file e ho pensato che fosse un peccato che nessuno potesse leggerla. Fatemi sapere se vi piace!
Genere: Azione, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Crilin, Goku, Goku Jr.
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era incredibile pensare che finalmente tutto fosse tornato alla normalità. Più e più volte aveva visto la morte in faccia, in alcune occasioni l’aveva provata davvero e la terra era stata sul punto di sparire per sempre dalla faccia dell’universo.

Eppure era ancora lì, seduto su una sdraio col cinguettio dei fringuelli che gli solleticava le orecchie; le pagine di un libro leggermente mosse dal vento e lo sguardo fisso su un faggio.

'Che bella la terra,' pensò. 'Un tempo anch'io avrei mosso le acque pur di salvarla, ma ormai ogni mia impresa si rivelerebbe inutile. No ... c’è chi lavora per me.'

Crilin si era sempre sentito secondo a qualcuno, nonostante tutti i suoi sforzi, ma non gli importava. Aveva ottenuto più di quanto avrebbe mai sognato e gli bastava.

Allungò il braccio per raccogliere il libro e riprenderlo dal punto in cui l’aveva lasciato quando sentì il rumore dell’auto volante che tornava per il vialetto.
“Crilin, vieni a darmi una mano per favore!” il PUFF di una capsula che si richiudeva e C-18 apparve semicoperta da una montagna di pacchetti. “Marron è rimasta con Trunks, dovresti andarla a prendere alle nove a casa di Bulma … Crilin? Ma mi stai ascoltando?”

Il minuto uomo dalla scarsa capigliatura si era alzato in piedi ed era rimasto con il libro ancora svolazzante sulla mano destra e l’altra mano appoggiata sul tronco del faggio che stava osservando prima. Per un attimo aveva avuto la sensazione di rivedere C-18 per la prima volta: bella e crudele, dolce e orgogliosa. Era rimasta la stessa. Il tempo non l’aveva cambiata.

A volte si chiedeva se avesse sul serio il diritto di amarla: lei era lì, bella come la luna e tale sarebbe sempre rimasta. Lui invece non poteva che constatare che i suoi capelli stavano ingrigendo e che sulla sua fronte cominciavano a prendere spazio alcune rughe.
“Crilin, per favore ripeti quello che ho detto!”

“Eh? Ah, già, Marron! Dov’è che devo andarla a prendere?”

“Ah ah, lo sapevo! Dai, aiutami a portare dentro questi …. Anzi no, aspetta!”

Appoggiò la spesa sul prato e tirò fuori un sacchetto di tela dalla borsetta ”Questo me lo ha dato Chichi. Goten è a un campo scuola e Gohan aveva un seminario per cui dovrai pensarci tu. Il sacchetto contiene del terriccio speciale che dovresti portare a Karin, sembra che non riesca a far crescere delle buone piantine di Senzu. Anzi, sai che ti dico? Vacci subito! Penserò io alla spesa e non fermarti a chiacchierare con Yajirobei”
Non fece in tempo a rispondere che C-18 era già entrata in casa richiudendo la porta alle sue spalle.

'Forse sto davvero invecchiando. Sono ben lontani i tempi in cui combattevo insieme a Gohan sul pianeta Nameck per salvare la vita degli amici persi in battaglia.'

Ad ogni modo non gli dispiaceva andare a fare una visita al vecchio Karin! Chissà, magari avrebbe incontrato anche Goku; erano ormai passati sei mesi da quando aveva lasciato il Tenkaichi portandosi dietro un ragazzetto magrolino e lasciando tutti con un palmo di naso, ma gli era giunta voce che il suo amico era solito visitare il santuario per rifornirsi di Senzu.

Non gli ci volle molto per arrivare: pochi minuti in compagnia delle nuvole ed ecco già apparire la faccia pacioccona di Karin affacciato dal parapetto del santuario.

“Ehilà Crilin! Credevo venisse Goten.”

“Salve Karin! No, Goten aveva da fare. Questi te li manda Chichi …. Ma dov’è Yajirobei?”

“Quello sfaticato è sceso poco fa, diceva di voler andare alla festa di compleanno della figlia di Upa ma conoscendolo è andato a verificare la qualità del cibo!”

 “Ah ah! Sì, è proprio da Yajirobei!”

Nell’atterrare Crilin non aveva potuto fare a meno di notare l’insolito disordine: tappeti arrotolati e appoggiati contro la balaustra, scatole e strane bottiglie sparse un po’ ovunque.

“Stavi sistemando?” domandò

“Oh sì, stavo rinfrescando i sotterranei. Non puoi immaginare la quantità di polvere che si sia depositata, eppure l’ultima volta che ho pulito è stata … dunque, se non ricordo male è stata circa 300 anni fa. Hai fretta? Altrimenti potresti darmi una mano.”

“In effetti non ho nulla di importante da fare, basta che abbia finito per le nove. Ti aiuterò volentieri.”

E così, dal leggere all’ombra di un faggio Crilin si era ritrovato a spostare scatoloni e spolverare tappeti.

Quel posto era pieno di ricordi. Non era stato facile per lui, Jiaozi, Yamcha e Ten raggiungere la cima per conquistare l’insperata invincibilità. Ora che ci faceva caso, in effetti Crilin non aveva mai visto i sotterranei. Gli erano solo una volta stati descritti da Goku, che ne conservava un ricordo quasi surreale.

Eppure a prima vista non sembravano niente di speciale, solo qualche mobile e qualche barile sparso. L’attenzione di Crilin fu però attirata da tre botti pieni d’acqua che sembravano emettere una strana energia. Come attirato, il guerriero si avvicinò ad essi: erano molto strani, diversi fra loro e quasi dotati di vita propria.

Il barile in mezzo sembrava trasmettere sicurezza, quello a destra emetteva una strana energia, come di freddo, paura. La botte a sinistra, al contrario degli altri, possedeva una forza, un vigore intrinseco difficile da spiegare.

L’acqua nella sua superficie era un vortice torbido che ruotava, eppure non c’erano venti o correnti che potessero generare tale movimento. In seguito diventò molto scura, poi chiara e limpida, una limpidezza estrema, tale da essere più fresca e trasparente della stessa aria ma, per quanto si sforzasse di guardarci dentro, in nessun modo era possibile scorgere il fondo del barile.

Ormai persi nella trasparenza, gli occhi di Crilin non riuscivano a vedere altro che il piccolo vortice causato dal girare veloce delle acque. I piccoli cerchi non facevano che stringersi e allargarsi, stringersi e allargarsi, stringersi e allargarsi ….. tutto a un tratto il buio. 

***

Quando riaprì gli occhi, l’ambiente attorno a lui era cambiato. Strizzò le palpebre per abituarsi alla luce del sole e definì la figura di una grossa quercia proprio davanti a lui.

L’aria fresca gli solleticava il viso e sembrava proprio di essere ben distanti dalla torre di Karin.

Come era finito lì? Perché non si era accorto di niente? Eppure non era ferito!

Alzatosi in piedi comincio ad esplorare quello che a prima vista aveva tutta l’aria di un bosco.

Circa un’ora dopo stava ancora camminando. Forse avrebbe dovuto già da tempo volare sopra gli alberi e da lì trovare una via d’uscita ma quel bosco era strano: sembrava avere un che di già visto, già vissuto. Sembrava che in ogni corteccia, in ogni buco del terreno, in ogni foglia fosse contenuto un ricordo molto difficile da estrarre.

Proprio quando era quasi stata presa la decisione di uscire per via aerea – d’altronde si stava facendo tardi e alle nove doveva essere da Marron – l’attenzione di Crilin fu attirata dal corpo di un grosso lupo disteso a terra.

La bestia sembrava morta da poco perché era ancora calda. 'Allora c’è qualcuno in questo bosco!'

Si chinò per osservare meglio e quello che accadde dopo fu questione di istanti: dall'alberò sopra di lui saltò, veloce come una cavalletta, una figura scura con intenzioni non propriamente pacifiche. Probabilmente fu per colpa dello stupore, della stranezza di quel luogo e degli eventi accaduti quel giorno ma, senza pensarci, Crilin colpì quella figura che ormai gli era quasi addosso.

Quando si accorse di ciò che aveva fatto era troppo tardi: non aveva utilizzato tutta la sua forza in quel colpo, ma sicuramente sarebbe stato sufficiente per uccidere un essere umano.

La vittima era stata scagliata contro una pietra frantumandone parte ed entrandovi all'interno. Guardando da fuori l’unica cosa che emergeva era una piccola gamba inerte.

Crilin si affrettò a recuperare il suo improvvisato avversario con la paura di aver colpito un bambino e averlo fatto fuori. Afferrò il piedino emergente, lo tirò verso di sé e rimase per un po’ ad osservare quella cosa penzoloni che si ritrovava tra le mani.

Per fortuna non sembrava morto, anche se svenuto e con una brutta ferita in fronte. Era un bambino alto poco più di mezzo metro, indossava un Kimono di seta nero legato in vita con un laccio bianco rigirato più volte. Guardandolo con attenzione Crilin ebbe non solo la sensazione di averlo già visto, bensì di conoscerlo molto bene.

Finalmente i suoi dubbi furono dissipati. Una criniera di capelli arruffati e un espressione ingenua e spaesata anche nel sonno: era incredibile ma quell’esserino inanimato era senza ombra di dubbio Goku, più precisamente un Goku che dimostrava sì e no 11 anni.

Non ci fu per Crilin il tempo di porsi molte domande perché, poco dopo averlo disteso a terra, il bambino aprì lentamente gli occhi e, lamentandosi, si sedette massaggiandosi la testa colpita dal masso e il collo colpito dal pugno di Crilin.

“Ahi, che male! Hai vinto, puoi tenere la mia preda. Sei molto forte, che è il tuo maestro?”

Dalla sorpresa, Crilin era rimasto immobile con la bocca semi-aperta e gli occhi sbarrati.

“Uh? Non sai parlare per caso?”

“S-sì. Il mio maestro è M….. n-no, non ho maestri. Scusa bambino, ti chiami Goku per caso?”

“Come fai a conoscere il mio nome? Lo sapevo, sei uno stregone altrimenti non potresti essere così forte! Prima mi hai preso alla sprovvista, il mio corpo è duro come l’acciaio: mio nonno mi ha insegnato il Kung-Fu. Non mi fido di te, battiamoci!”

“No, meglio di no!”

Crilin sapeva che quello che stava accadendo non era normale. Il bambino che lo stava sfidando era proprio Goku, lo stesso Goku con cui per lungo tempo si era allenato, lo stesso che gli era stato rivale, avversario, vendicatore della sua morte, compagno di avventure, confidente e, nonostante tutto, il suo più grande amico. Qual’era adesso la differenza? Goku gli era sempre stato superiore. All’inizio la differenza era minima e col passare degli anni era diventata incolmabile ma, sin dal loro primo incontro nell’isola di Muten, mai una volta si era verificata una situazione di parità o superiorità del terrestre sul Saiyan.

“Non ho paura, se sei un combattente e non uno stregone fatti sotto!”

Ora Goku era lì, le gambe piegate e le braccia in posizione d’attacco, gli occhi che luccicavano di fuoco e voglia di combattere ma questa volta non aveva alcuna speranza di vittoria.

“Va bene, attacca tu per primo!”

Il bambino piegò le gambe e con un salto si aggrappò al ramo dell’albero da cui era sceso; con un paio di piroette attaccato al legno con le mani, si diede lo slancio necessario e spiccò il salto. Stava per atterrare su Crilin che era proprio lì sotto (forse non lo aveva visto, d’altronde le azioni si erano svolte in pochi decimi di secondo). Ora gli era addosso ….. ma dov’era finito? Eppure fino a un attimo prima era lì, ne era sicuro.

Goku si rialzò in piedi e si girò per cercare il suo avversario ma, compiuti pochi passi, si sentì chiamare da dietro: “Dove stai andando? Sono qui!”

Era incredibile ma lo strano individuo era tornato esattamente dov’era prima!

“C-come hai fatto? Non ti ho visto andare né tornare, non puoi essere così veloce!”.

Crilin tirò fuori un oggetto da sotto la giacca: ”Questo è tuo non è vero? Prendilo!” e tirò al bambino un piccolo bastone rosso. “Prego, attacca di nuovo tu!”

Goku guardò il bastone del suo nonnino ed era assolutamente sicuro del fatto che non gli fosse caduto e che prima di salire sull’albero lo avesse ancora con sé. Come aveva quello strano individuo potuto prenderglielo senza che si accorgesse di niente? E quando?

'Devo stare più attento' pensò e si fiondò contro l’avversario ma, per quanti tentativi facesse, non appena il suo pugno si trovava a pochi centimetri dal bersaglio finiva per colpire un albero, un sasso o la semplice aria.

Simili tentativi andarono avanti per una decina di minuti finché, stanco e scoraggiato, Goku si rialzò dall’ennesima caduta e si rivolse a Crilin: “non mi resta che una mossa, ma ti avverto che sarà pericolosa!”

Detto ciò, congiunse le mani davanti al petto formando con i palmi un piccolo cerchio, piegò il braccio sinistro verso l’interno continuando a tenere le mani congiunte e, con la massima concentrazione, stese le braccia e esclamò: “KAMEHAMEHAAAAAA”.

L’onda era partita. Era potentissima, forse più di quella del suo maestro. Il suo avversario non sembrava avere alcuna intenzione di scansarsi ma, con molta tranquillità, alzò il braccio destro e lo mosse rapidamente di fronte a sé.

L’onda era sparita. L’aria causata dal movimento del braccio aveva spento la sua Kamehameha.

Goku rimase per qualche secondo immobile con gli occhi tremanti, poi si lasciò andare e appoggiò i palmi a terra. Quando rialzò il viso le sue guance erano rigate di lacrime.

Crilin gli si avvicinò e si sedette sul prato: ”Vuoi continuare?”

“Non prendermi per un vigliacco. So che esistono persone più forti di me. So che per diventare un buon guerriero dovrò perdere spesso ma….” Singhiozzò Goku, senza staccare gli occhi da terra “... ma non credevo possibile ... non mi era mai successo di ….” Girò lo sguardo fissandolo sugli occhi di Crilin “sento che anche utilizzando tutta la forza che ho in corpo, anche allenandomi per 100 anni non riuscirei neanche a colpirti …. Non sarò mai un bravo lottatore se esiste qualcuno tanto più forte di me, forse dovrei smetterla.” Detto ciò riabbassò lo sguardo fissandolo sull’erba e si fece silenzioso.
In pochi istanti era accaduto quello che non si era mai verificato in anni e anni di fatiche e allenamenti: Crilin aveva sconfitto Goku con immenso distacco!

Aveva combattuto usando la sua sola forza e seguendo tutte le regole eppure non si sentiva realizzato. Perché aveva accettato quella sfida? L’esito era sicuro fin dall’inizio, la battaglia era inevitabilmente impari ma solo uno dei due sfidanti ne era al corrente.

Nel frattempo Goku si era rialzato, stava raccogliendo da terra il guscio di tartaruga che aveva tolto per la caccia e il bastone del suo nonnino. Prima di rivolgere i suoi passi verso dove era venuto alzò lo sguardo a incontrare gli occhi di Crilin: “Suppongo sia inutile chiederti una rivincita, lo sarà sempre non è vero?”

Come poteva a questo punto spiegargli che già in quel momento era molto più forte di lui? Come fargli capire che sarebbe sempre stato superiore, che avrebbe superato ogni limite che gli si sarebbe posto davanti? Avrebbe veramente mollato tutto?

Crilin allungò un braccio davanti a sé: “Goku, metti la tua mano sopra la mia” fatto ciò chiuse il pugno sul palmo del piccolo saiyan.

“Per quanto tu possa sforzarti non riuscirai a liberarti dalla mia presa, non ci riuscirai per lungo tempo ma ti prometto che, la prossima volta che ci incontreremo, non solo avrai la meglio, ma io non riuscirò in alcun modo ad impedire la tua vittoria.”

Detto ciò dischiuse le dita. Goku rimase per alcuni secondi con la mano a mezz’aria e gli occhi fissi su di essa.

Quando la riabbassò aveva di nuovo il solito sorriso stampato in faccia e nel suo sguardo era tornata un’immensa gioia di vivere.

“Avrai fame, vieni con me. Il vecchietto è un disastro in cucina ma Lunch dovrebbe aver preparato qualcosa di buono.” Con un balzo era già saltato sopra un albero.

 “Seguimi!” e cominciò a balzare da un ramo all’altro. Crilin gli veniva dietro a piedi.

Come aveva potuto dimenticare quei luoghi? Ora gli sembrava di riconoscere il fiume dove ogni giorno nuotavano per sfuggire allo squalo e gli alberi che dovevano superare a ZIG ZAG. Non aveva bisogno di seguire il suo amico, conosceva già la strada e avrebbe potuto percorrerla a occhi chiusi.
Presto arrivarono in vista di una buffa casetta rosa dal tetto rosso. C’erano delle persone: una ragazza dai lunghi capelli blu con un vassoio in mano, un vecchio dalla barba bianca e grandi occhiali da sole semi-disteso su una sdraio e un bambino dalla testa tonda e pelata che gli correva incontro.

“Gokuuuuuuu! Ehi, Goku! Ma chi era quel tizio lì con te?”

“Crilin, ti presento un amico che ho incontrato nel bosco. È molto forte e …….. ma dov’è finito??”

“Che strano, è scomparso. Forse è meglio così, comunque stai lontano da certa gente: quello aveva una faccia che non mi piaceva ...”

***

“Crilin, Crilin svegliati ragazzo mio! Devi esserti addormentato!”

Dal buio prese pian piano forma il viso rotondo di Karin

“Stai attento con quelle: le botti del tempo possono fare strani scherzi! Non volevo svegliarti, ma c’è una persona di sopra che credo ti dispiacerebbe non salutare.”

Era tornato esattamente dov’era partito. Era inutile rimanere distesi a terra, avrebbe riflettuto più tardi su ciò che era successo, nel frattempo era meglio tornare a casa.

Percorse velocemente la scalinata e si ritrovò nel santuario, stava per prendere il volo quando si accorse di non essere solo: c’era qualcuno chino su un sacco. Gli dava le spalle, indossava una tuta arancione e i suoi capelli scombinati e arruffati erano leggermente mossi dal vento.

“Goku!” Esclamò.

La figura si alzò in piedi e girò lo sguardo verso di lui. I due amici rimasero a lungo l’uno sugli occhi dell’altro senza proferir parola.

Goku lasciò che la sua caratteristica spensieratezza prendesse il sopravvento e le sue labbra si allargarono in un sincero sorriso “Ehi Crilin, che bella sorpresa!”

Crilin ricambiò il sorriso e stase un braccio: “Goku, prendimi la mano e non lasciarla andare” disse “Non riuscirei mai a liberarmi da questa presa, neanche se mi allenassi per 100 anni.”

Goku lo fece e, dopo un po', Crilin fece cenno all’amico confuso di lasciarlo.

“Dovevo mantenere una promessa, ora l’ho fatto.
Bhe, devo andare. Ho un appuntamento con mia figlia e temo di essere terribilmente in ritardo. A presto, e mi raccomando: vai a trovare Chichi ogni tanto, gli manchi e la piccola Pan sta dimenticando di avere un secondo nonno!”

Quindi spiccò il volo, il tempo di alzare lo sguardo ed era già sparito tra le nuvole.
   
 
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