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Autore: bluebb    11/02/2020    0 recensioni
Era una scena quasi surreale.
Da una parte il trono, il simbolo del potere e una corona diversa ma con l’animo più tetro che mai.
Dall’altra il fantasma del passato, l’eterno ciclo del tempo, la storia che si ripete ancora una volta.
Osservando le due parti, Sans sudava freddo e sperava già nella fine.
[future!fic] [presenza di OC] [female!Frisk]
Genere: Angst, Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Frisk, Nuovo personaggio, Sans, Undyne
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Determination


 
 
Osservò il rampino, ancora appeso e resistente anche dopo quella discesa. Non un rumore, non uno spiffero, proprio come ricordava. Era solo da qualche secondo nel territorio dell’Underground e già ricordava tutto, tutto ciò che era accaduto. Sganciò la corda e la appese allo zaino, prima di diventare guardinga.

Flowey.

Doveva essere lì, da qualche parte, pronto ad attaccare in qualsiasi momento. Non doveva abbassare la guardia, il pericolo poteva essere dietro l’angolo. Era pomeriggio inoltrato, a giudicare dalla luce che filtrava dalla voragine: Doveva sbrigarsi se voleva arrivare a Snowdin entro la notte.

Si incamminò verso l’entrata delle rovine, scoprendo con sorpresa che non solo Flowey non sembrava essere in zona, ma che lì non vi era proprio nessuno. Cominciò a chiedersi se andando avanti avesse ancora trovato ciò che esisteva un tempo in quella zona.

Si aggirò per le rovine, sorpassando con facilità gli enigmi e i puzzle e, con sua sorpresa, non c’era nemmeno l’ombra di un mostro nei paraggi. Iniziava ad essere tutto molto strano. Flowey non l’aveva attaccata e non sembrava nemmeno essere nelle rovine, non vi erano mostri e, soprattutto, Toriel non stava facendo la solita ronda per cercare eventuali umani caduti nell’Underground. Forse c’era davvero da preoccuparsi.

Arrivata però davanti al grande albero nero, tirò un sospiro di sollievo nel vedere la luce accesa dentro casa. Prima però forse era meglio…

Si avvicinò alla piccola luce fluttuante sotto alle scale e allungò la mano, cercando quel calore rassicurante che l’aveva accompagnata un tempo nel corso della sua avventura passata. D’istinto sorrise, aspettando di venire inondata dalla propria determinazione e salvare, ma venne colpita da tutt’altra sorpresa.

Nessun calore, nessuna energia, la propria determinazione non l’aveva investita come accadeva in passato. Si impose la calma, mentre la sua mente correva fino a raggiungere un vegetale sensiente. Flowey? Era possibile che Flowey avesse una determinazione più forte della sua? No, era impossibile, da bambina la sua determinazione superava di gran lunga quella del fiore, come era possibile che adesso avesse perso l’abilità di salvare?

Riprovò, forse non si era concentrata abbastanza, chiuse gli occhi, alla ricerca della propria determinazione, ma nulla. Non c’era dubbio che la sua forza fosse lì, le scorreva nelle vene e nel cuore, la poteva percepire benissimo, ma niente. C’era davvero qualcuno, un mostro, con una determinazione tale da superare quella di un essere umano praticamente adulto?

Adesso aveva bisogno di risposte e doveva stare attenta, molto attenta. Sarebbe bastata una parola o un’azione sbagliata e quel viaggio sarebbe stato inutile, la sua morte sarebbe stata un totale spreco.

Bussò, cercando di distendere i nervi. La porta si aprì dopo poco e una pelliccia bianca sbucò prudente dietro il legno. I suoi occhi si spalancarono, insieme alla porta, prima di afferrarla e di spingerla dentro. Toriel richiuse in fretta la porta, bloccandola con un lucchetto. Quello… era sicuramente nuovo.

L’ex regina si voltò con movimenti lenti, restando appiccicata contro la porta. Non era cambiata di una virgola. Toriel la osservò, da capo a piedi, senza dire nulla per qualche attimo: stava sicuramente cercando di metabolizzare.

“F-frisk…”

“Ciao Toriel”

La vide muovere qualche passo incerto verso di lei “Cosa… come hai fatto a tornare qui?”

“È una lunga storia, se vuoi posso raccontartela davanti ad una tazza di tè caldo. Sai, non voglio essere scortese, ma le rovine sono davvero umide e stavo cominciando a sentire molto freddo.”

Toriel si ridestò immediatamente “Certo, certo, cara. Però prima fatti abbracciare.” le grosse zampe la avvolsero in un caldo abbraccio. Frisk si ritrovò ad annusare la morbida pelliccia di Toriel, il profumo delicato di cannella e butterscotch.

Si ritrovarono quindi sedute al tavolo, a sorseggiare tazze di tè caldo e a parlare degli anni che erano passati.

“Dieci anni…” sospirò Toriel “è passato davvero tanto tempo da quando sei andata via. Eppure, mi sembra ancora di avere davanti a me quella coraggiosa bambina che avevo trovato nelle rovine.”

“Beh, non sarò più una bambina, ma rimango pur sempre la solita Frisk.” rimasero in silenzio per un po’, mentre Frisk cercava il modo giusto di formulare la domanda “Allora… qual è la situazione qui?”

Toriel si intristì, iniziò a rigirarsi tra le mani la tazza “Sono cambiate molte cose da quando te ne sei andata Frisk. Prima l’Underground era infettato dall’odio per gli umani, ma vi era comunque la speranza del cambiamento… Adesso invece quell’odio è legge grazie ad Undyne.”

“Sì, so che è lei a governare su tutto l’Underground.”

“Quindi saprai anche che sono in esilio da allora.”

“Sì… Sans me lo aveva accennato, all'epoca.”

“Oh, Sans… ogni tanto Papyrus e lui vengono a trovarmi per portarmi qualche nuovo libro da leggere dalla biblioteca. Non vogliono che mi annoi troppo. Ad ogni modo, io avevo cercato di far accettare gli umani al popolo ma… erano tutti troppo arrabbiati all’epoca per capire che forse era la via migliore da intraprendere. Erano state fatte troppe scelte sbagliate.”

“Già… Undyne non mi ha perdonato per la morte di Asgore, nonostante sapesse bene che non ci fosse altra possibilità.” questa, d’altra parte, era solo una mezza verità.
Dopo aver sentito il nome di Asgore, lo sguardo di Toriel diventò ancora più grigio e triste e annuì semplicemente alle parole di Frisk. Forse era meglio sorvolare sulla figura del defunto re.

“Quindi che hanno fatto in tutti questi anni?”

“Oh, beh…” cominciò lei “Undyne ordinò di catturare ogni singolo umano che sarebbe caduto nell’Underground e di portarlo direttamente da lei al castello. Negli anni ha incaricato Alphys di trovare un nuovo modo per distruggere la barriera sfruttando le nuove anime ma… è stato tutto inefficace e ogni umano che è precipitato qui da dieci anni a questa parte non è mai sopravvissuto e nessuno è riuscito a fuggire.”

“Capisco… allora sarà tutto più difficile del previsto.”

“Frisk, ascoltami, quando uscirai dalle rovine chiunque cercherà di catturarti o ucciderti. Non troverai più la benevolenza dei mostri di un tempo e anche se sarai gentile con loro ti osserveranno tutti con disprezzo e… paura.”

Frisk si alzò in piedi, sgranchendosi le gambe “Quello non è un problema, riguardo l’essere visti e attaccati. So già come muovermi.” stirò le braccia in alto, scrocchiando le ossa della schiena “Un’ultima cosa: come mai non ci sono mostri nelle rovine?”

“L’esilio comporta la solitudine.” rispose lei, con un candido sorriso sulle labbra.

“Oh, quindi nessuno abita più qui… eccetto te.” Toriel annuì in risposta, tornando a sorseggiare il suo tè.

“A parte le visite clandestine di Sans e Papyrus e qualche sporadico incontro con Napstablook, non ho più molte interazioni sociali.” Frisk la rivolse uno sguardo compassionevole: nonostante Toriel non fosse invecchiata nell’aspetto, sembrava decisamente più stanca nell’animo.

“Le tue intenzioni sono nobili, bambina mia, ma l’Underground è diventato ormai un luogo dove la speranza e l’amore sono solo un lontano ricordo.”

“Quindi pensi che non possa farcela?”

“No, credo che riuscirai a raggiungere il tuo obiettivo in un modo o nell’altro, ma affronterai molti pericoli e… non posso che essere preoccupata per te Frisk.”

Si avvicinò a lei, prendendo le morbide zampe tra le sue, ben più piccole, mani umane “Stai tranquilla Toriel, non ho intenzione di morire. Ti terrò aggiornata tramite cellulare, va bene?”

Toriel l’accompagnò all’uscita delle rovine, in totale silenzio. Frisk iniziava a sentire la tensione di quando gli eventi non vanno come previsto. I racconti di Toriel, Undyne, l’impossibilità di tornare indietro nel tempo, erano sicuramente solo le prime complicazioni che sarebbero successe giorno dopo giorno. Il piano elaborato in superficie si presentava leggermente debole solo dopo poche ore passate nelle rovine. Figuriamoci nel resto dell’Underground.

“Eccoci qua.” esordì Toriel, rompendo la quiete. “Non ci sono sentinelle oltre la porta, però ci sono alcune telecamere di Alphys… sei sicura di riuscire ad arrivare a Snowdin senza farti vedere?”

“Certo Tori, ho pensato a ogni dettaglio.” anche questa era una mezza verità, ma era meglio non dire nulla dei problemi.

“Va bene, bambina mia, mi fido del tuo giudizio.” la strinse a sé, accarezzandole la nuca “Stai attenta e non esitare a chiamarmi se avessi bisogno di aiuto, per qualsiasi cosa.”

Frisk annuì, staccandosi dall’abbraccio. Aprì la porta e svanì, immersa tra i fiocchi di neve.
 

 
Poche ore dopo, a Snowdin

 
 
Era stanco, spossato. La conversazione con Alphys lo aveva consumato dall’interno e invece di chiarirgli le idee, gli aveva creato ancora più dubbi e domande. L’unica cosa che voleva era mettersi a letto e cercare di dormire decentemente per una notte. Era davvero così stanco da non riuscire nemmeno a teletrasportarsi.

Notte fonda, sulla strada verso casa dalle Hotlands – N. B. niente traghettatore, niente tra la la per l’amor del cielo, non quel giorno - si sentivano solo i passi di Sans che schiacciavano la neve e i fischi del vento freddo. Aveva smesso di nevicare da poco, per fortuna, ma il vento continuava a tormentarlo. Aveva appena adocchiato casa e stava già gustando il letto caldo che qualcosa, in lontananza, attirò la sua attenzione: una figura longilinea si stava avvicinando verso la sua direzione. Aguzzò la vista, prima di inorridire e farsi inglobare dal terrore. Solo per un momento però, solo un momento. Immediatamente si mise in guardia, pronto a scagliare contro quell’umano adulto tutto ciò che aveva.

Poi l’umano si fermò, lo aveva notato. Lo fissò negli occhi, nell’occhio in realtà, per poi togliersi il cappuccio e rivelare il volto di una giovane donna, con dei lunghi capelli castani legati in una coda di cavallo e dei tratti tanto, troppo familiari.

“Ciao Sans.” disse e allo scheletro saltò un battito “sapevo che ti avrei trovato qui.”

La curiosità può uccidere, è vero. Ma Sans sapeva anche che a volte i sogni vanno presi come avvertimenti. Il suo subconscio glielo stava urlando da un mese.
   
 
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