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Autore: homevsoon    11/02/2020    0 recensioni
Louis cerca la strada per Manchester. Harry lavora in una panetteria.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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SOMEWHERE UP NORTH

«Merda!» esclamò Louis, sbattendo i palmi sul volante. La sua canzone preferita dei The Fray suonava a tutto volume in radio mentre lui si malediceva per non aver dato ascolto a sua madre riguardo il fare benzina.
“Tranquilla mamma, tu ti preoccupi troppo!” le aveva detto, schioccandole un bacio sulla guancia prima di uscire. Si mise in macchina pronto ad affrontare il viaggio fino a Manchester. Era talmente eccitato all’idea di partecipare alle audizioni di x-Factor che non gli importava di dover passare tutto quel tempo a guidare. Sua madre l’avrebbe raggiunto il giorno delle audizioni, perché Louis aveva insistito per passare qualche giorno a Manchester prima del grande giorno, ma Joannah non aveva proprio voluto saperne di accompagnarlo. Era così strano per Louis abbandonare la quotidianità e lasciare Doncaster, che gli sembrava uno spreco non visitare la città. In realtà, Louis già ci era stato a Manchester, l’anno precedente, per vedere i The Script in concerto, e si era innamorato della città. Le audizioni erano la scusa perfetta per tornarci, così prese la palla al balzo.

Tuttavia, in quel momento, Louis non avrebbe potuto maledirsi di più per aver deciso di affrontare un viaggio così lungo senza fare il pieno, sperando di trovare un benzinaio non appena ne avesse avuto il bisogno.
Spense la macchina e uscì, sbattendo la portiera e sbuffando. Si trovava in mezzo al nulla, letteralmente. Attorno a lui c’erano solo alberi. Tirò fuori il cellulare dalla tasca e, che sorpresa, non c’era campo. Si trattenne dall’imprecare e rimise il telefono in tasca, decidendo poi di spingere la macchina sul lato della strada, dove non avrebbe dato fastidio a nessuno -nonostante dubitasse che qualcuno sarebbe passato di lì per davvero- e mise le quattro frecce.
Sbuffando, la bocca coperta dalla sciarpa, prese a camminare verso la direzione che gli sembrava potesse portare ad un centro abitato. Non c’erano realmente indizi di civiltà, ma Louis decise di fidarsi del suo istinto. Dopo minuti interminabili, arrivò sulla strada principale di un paesino: sul cartello c’era la scritta ‘HOLMES CHAPEL’ a lettere cubitali.
Si guardò attorno, cercando un posto qualsiasi dove poter fare una telefonata. I suoi occhi blu scorrevano frenetici da un lato all’altro della strada mentre il cuore gli batteva all’impazzata: stava cominciando ad agitarsi seriamente, non poteva perdersi le audizioni e di quel passo era sicuro che sarebbe andata proprio così.
Il suo sguardo si fermò sull’insegna di una panetteria e mancò poco che si mettesse a saltare di gioia.
Arrivato davanti alla vetrina, si sistemò la frangia e spinse la porta di vetro, facendo tintinnare la campanella sopra la sua testa.

«Ciao», lo salutò un ragazzino riccio da dietro il bancone.

«Ehi» rispose Louis con un sorriso.

«Come posso aiutarti?» gli chiese, sorridendo a sua volta. Louis non poté fare a meno di notare le sue fossette e sorridere ancora di più, era così carino.

«Ho finito la benzina e il mio cellulare non prende, non è che per caso avete un telefono? Chiamo il carroattrezzi e risolvo il problema» spiegò, torturandosi le mani. Lo rendeva sempre nervoso parlare con gli sconosciuti.

«Abbiamo un telefono, ma farti portare la macchina fino al benzinaio ti costerà una fortuna. Se hai pazienza di aspettare che finisca il mio turno, posso chiamare mia madre e farti portare una tanica di benzina, ne abbiamo un sacco in garage» gli disse il ragazzo.

«Davvero, ti ringrazio, ma non è necessario» fece Louis, imbarazzato.

«Sul serio, non c’è nessun problema, ne sei sicuro? Comunque, mi chiamo Harry» gli sorrise nuovamente, stendendo il braccio.

«Louis» rispose, stringendogli la mano «non vorrei causare troppo disturbo a te e a tua madre…» aggiunse.

«Nessun disturbo» rispose Harry, spostando gli occhi su una cliente appena entrata.

«Salve, è venuta per ritirare la sua torta? Barbara gliela porterà subito» disse cordialmente, poi sparì sul retro.

Louis si guardo intorno, sorridendo. Quel ragazzino era incredibile, nemmeno lo conosceva ed era pronto ad aiutarlo senza fare nessuna domanda. Insomma, Louis avrebbe anche potuto essere un pazzo serial killer, in fuga dalla polizia, che cercava la sua prossima vittima, dopotutto. Scosse la testa pensando all’ingenuità del ragazzo, il sorriso sempre stampato sulle labbra. Gli sarebbe piaciuto conoscerlo, se solo non fosse dovuto scappare per arrivare a Manchester entro sera.

Harry riapparse, ora senza più in dosso il grembiule bordeaux. Gli sorrise e gli fece segno di seguirlo, mentre salutava la donna in attesa della sua torta.

«Allora, cosa ti porta nella magnifica cittadina di Holmes Chapel?» gli chiese, un sorriso ironico a increspargli le labbra. La campanella tintinnò di nuovo mentre uscivano sotto la pioggia leggera.

«A dire la verità, io stavo andando a Manchester» rispose Louis, guardandosi le Toms rovinate.

«Manchester? Da dove vieni?» chiese Harry curioso.

«Doncaster -e, prima che tu lo dica, so di essere ben oltre Manchester, ma ho sbagliato uscita in autostrada» si giustificò, alzando le spalle.

«Nessuno giudica qui» rispose Harry, sorridendo e alzando le mani.

«Forse dovresti, visto che sono stato così idiota da non fare benzina» rise Louis.

Harry rise a sua volta e «forse sì» disse. 

«Ma dimmi, cosa vai a fare a Manchester?» chiese il riccio, curioso. La pioggia stava diventando sempre più forte e si stava alzando il vento; Harry non era sicuro che la tettoia li avrebbe protetti nel caso in cui avesse iniziato a diluviare.

«Beh, innanzitutto è una bellissima città…» disse, lasciando il resto della frase in sospeso, come se avesse paura di parlare.

«Sono d’accordo. E…?» incalzò Harry.

«Penserai che sia stupido» disse Louis, imbarazzato.

«Mettimi alla prova.»

«Okay, sto andando alle audizioni per x-Factor» confessò, alzando il viso e guardando Harry negli occhi. Solo in quel momento si accorse del verde intenso che colorava le iridi di Harry e si sentì profondamente in soggezione; le guance gli diventarono di un rosso acceso.

«Non penso affatto che sia stupido,» rispose Harry, ora con un tono triste nella voce «ci sarei andato anche io se solo non avessero alzato il limite di età» aggiunse.

«Quanti anni hai?» chiese Louis, sorpreso.

«Sedici» gli rispose il riccio.

A Louis venne quasi da ridere per quanto fosse adorabile, stretto nelle spalle e con gli occhi bassi. Solo in quel momento si accorse di come Harry annegasse nel maglione grigio scuro che indossava, del fatto che fosse leggermente più basso di lui e di come le sue guance non presentassero nemmeno un accenno di barba.

«Che c’è?» chiese Harry, notando il sorriso accennato dell’altro.

«Nulla, è che sei adorabile. E non in senso cattivo, sul serio. Sei semplicemente adorabile» sorrise e quasi quasi gli veniva da squittire come una ragazzina delle medie.

Harry si imbronciò e «grazie tante» gli disse, incrociando le braccia al petto.

«Su, su, non ti offendere! Comunque potresti sempre provare l’anno prossimo» cambiò discorso Louis.

«Sicuramente lo farò, è solo che mi dà così fastidio non poterci andare solo per un anno di differenza!» esclamò.

Una macchina grigia chiara si avvicinò al marciapiede e Louis ringraziò Dio quando capì che si trattava della mamma di Harry, il che significava che se ne sarebbe potuto andare presto. Adorava la compagnia del riccio, ma non voleva di certo perdersi le audizioni.

«Buon pomeriggio, la ringrazio moltissimo per il suo aiuto» disse, entrando in macchina.

«Oh, non c’è problema, tesoro! Sono Anne» sorrise la donna, girandosi e porgendogli la mano dal posto del guidatore. Guardandola, Louis non poté fare a meno di notare quanto Harry somigliasse a sua madre.

«Lui è Louis, viene da Doncaster e sta andando a Manchester per i provini di x-Factor. Potrai chiederti perché si trovi qui visto che siamo circa sessanta chilometri oltre la città; il fatto è che ha mancato l’uscita in autostrada ed è rimasto senza benzina» disse Harry a sua madre, come se le stesse presentando il suo migliore amico di scuola.
Anne rise sommessamente e scosse la testa, prima di chiedere a Louis dove avesse lasciato la propria macchina.

«A proposito,» disse Harry appena Louis ebbe finito di dare le indicazioni a sua madre «non mi hai detto perché ami così tanto Manchester.»

«E tu non me lo hai chiesto» ammiccò Louis.

«L’ho fatto ora» sorrise Harry.

«Touché. Ci sono stato l’anno scorso per il concerto dei The Script e da allora me ne sono innamorato» spiegò.

«Anche tu sei andato a quel concerto? È stato fantastico!» disse Harry, contento come un bambino a Natale.

«Concordo, loro sono fantastici. Eccoci, è quella macchina laggiù».

Harry lo aiutò a riempire il serbatoio e Louis lo invitò a sedersi in macchina con lui prima che se ne andasse, dicendo a sua madre che lo avrebbe riportato lui a casa.
Spostò la macchina in un parcheggio e i due passarono un’ora buona a parlare di musica, con la radio in sottofondo.

«Credo che sia ora che io vada» disse Louis, Viva La Vida dei Coldplay che suonava piano, insieme alla pioggia che picchiettava sul parabrezza.
Harry annuì e indicò a Louis la strada verso casa sua. Una volta arrivati, Louis scese dalla macchina e lo accompagnò sotto al portico.

«È stato bello conoscerti» gli disse, sorridendo.

«Anche per me, Louis.» Era la seconda volta che sentiva Harry pronunciare il suo nome e non riusciva a capacitarsi di quanto suonasse bene detto da lui, di come gli scivolasse sulle labbra rosee come se fossero state create per dire “Louis”. Harry fissava il pavimento, mentre giocava nervosamente con il braccialetto della fortuna sul suo polso.
Improvvisamente, sentì due dita fredde sotto il suo mento e, prima che potesse capire che cosa stesse succedendo, Louis lo stava baciando e lui stava baciando Louis. 
L’ultima cosa che ricorda è Louis che entra in macchina dicendogli: «cercami su Facebook!» per poi sparire com’era arrivato. 
   
 
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