Film > The Avengers
Ricorda la storia  |       
Autore: T612    13/02/2020    1 recensioni
È scientificamente provato che anche l’organismo apparentemente più perfetto al mondo – con tutte le contraddizioni del caso e le implicazioni scomode delle singole parti – può raggiungere il collasso, basta trascurare un singolo tassello infinitesimale per far strada ad un’infezione così ramificata da poter raggiungere ogni singolo centimetro dell’ospite, spingendo l’anima a ribellarsi ad un corpo asmatico, psicotico e tachicardico.
È semplice, è basilare… è Anatomia, per risolvere il problema basta solo sapere dovere incidere ed intervenire. L’unico dilemma è il chi tiene il bisturi dalla parte del manico.
[Avvertenze: cinematograficamente canonico fino a TWS, Civil War (Comic Verse // Fix-it), “Infinity War/Endgame” sono un miraggio lontano lontano che non scriverò mai.]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'M.T.U. (Marvel T612 Universe)'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Pairing: Bucky/Natasha, Steve/Sharon, Tony/Pepper [+ Morgan]
Avvertenze: cinematograficamente canonico fino a TWS, Civil War (Comic Verse // Fix-it), “Infinity War/Endgame” sono un miraggio lontano lontano che non scriverò mai.
Disclaimer: l'autore non scrive a scopo di lucro, i personaggi appartengono a chi di diritto.

 

Signori e signore siamo giunti all’atto finale: il “Quarto Progetto Mastodontico”!
Inizialmente quest'ultimo progetto conclusivo non era preventivato, ma ho avuto la fortuna/disgrazia di reperire giusto un "paio" di albi a fumetti riguardo a quel meraviglioso personaggio che è Natasha Romanoff (tra gli altri) ed ho iniziato ad ipotizzare la sua probabile sorte nel suo film stand-alone… e chi sono io per non ricamarci sopra giusto un "paio" di righe ed assecondare un bel po' di headcanon? Inutile dire che non terminerò mai di pubblicare entro l'uscita in sala (ho pianificato un aggiornamento ogni due settimane, giorno più giorno meno), quindi il mio esperimento vuole essere un palliativo per diluire l'attesa ed una sfida personale per indovinare la trama con qualche settimana d'anticipo (dato che la sinossi è già scritta per intero nei meandri del mio computer)… ovviamente più "in grande" e con una trama legata ai tre Progetti precedenti presenti nel
M.T.U., ma vi assicuro che la storia è tranquillamente godibile singolarmente (eventualmente specifico “varie ed eventuali” nelle note a piè di pagina).
Se siete curiosi credo troverete pane per i vostri denti, nel mentre io vi lascio qui sotto un mini-riassunto (con il minor numero di spoiler nel caso vogliate recuperare le altre parti) per facilitarvi la lettura ;)
_T

 

Nelle puntate precedenti:
Nella Stanza Rossa vige la regola che tutte le Vedove Nere entro i trent’anni devono diventare degli agenti operativi, è il 1956 e Natalia Alianovna Romanova ha a malapena ventotto anni quando le comunicano che deve sottoporsi ad un altro piccolo perfezionamento sotto la guida del Soldato d’Inverno prima di diventare anch’essa una macchina di morte perfetta… ciò che i Capi non avevano previsto è che rinchiudendo due armi di distruzione di massa nella stessa stanza si gettavano i presupposti perfetti per una rivolta sanguinosa, soprattutto se Tania Belinsky ha ricevuto l’ordine dalla Zarina in persona di costruire delle Fondamenta demolibili – nascondendole in bella vista insieme ad un cadavere di nove settimane di cui il Soldato non sa tuttora nulla – e sulle teste di James e Natalia incombe un matrimonio combinato con un certo Alexei Shostakov, il Guardiano Rosso.
La catastrofe era annunciata quanto inevitabile, ma in tutti gli anni a venire non ci sono stati vuoti di memoria incolmabili al punto da farli desistere a cercarsi… e per Natasha è davvero surreale scoprire nel 2014 che il suo James – il fantasma del famigerato Soldato d’Inverno – è anche il fantomatico “Bucky” di Steve.
Si suppone che cercarlo in due sia un po’ più facile, ma la caccia all’uomo si deve interrompere bruscamente quando la Sokovia spicca il volo e nel giro di qualche mese sul tavolo delle trattative appare un minaccioso “Atto di Registrazione” che divide in due quella stramba famiglia di soggetti psicolabili che sono gli Avengers… ma non occorre troppo tempo per capire che nel bel mezzo di quella baraonda istigata di proposito, i Capi superstiti avevano alzato la testa per dare battaglia. Ciò che nessuno di loro aveva previsto era che gli Avengers scendessero dai propri piedistalli ed istituissero un chiarimento al retrogusto di pace illusoria, ma la quiete come sempre ha breve durata perchè la scossa di assestamento era calcolata e serviva solamente a preparare il colpo di grazia, sfatando gli altarini quando James Buchanan Barnes viene chiamato alla sbarra per tentare di giustificare un increscioso curriculum rosso sangue, eletto dai Capi a prima tessera del domino per demolire l’Impero dall’interno come progettato dal Barone Zemo… chiudendo tuttavia il sipario su una sentenza miracolosa di non colpevolezza.
“Tagli una testa e ne spuntano due” è un motto che James e Natasha conoscono fin troppo bene e di cui hanno malauguratamente imparato il significato a proprie spese, non importa se ora condividono un appartamento a Parigi e si litigano le fusa di un gatto nero opportunista… Zemo sarà anche morto, ma ha lasciato un’eredità ed un piano da portare avanti dalle briciole di pane agguerrite disperse sull’atlante geografico.
Il Barone ha studiato le sue cavie troppo a lungo per non sapere esattamente dove attaccare e come infierire, nonostante i soggetti analizzati sappiano come difendersi… i Capi non sono particolarmente entusiasti del dover cambiare nuovamente gestione della Stanza Rossa, ma accusano il colpo in silenzio sepolcrale quando la Zarina e il Soldato riescono a togliere i paraocchi anche ad una fedelissima come Yelena Belova.
Gli incidenti di percorso capitano… ma ad un passo dalla soluzione del Problema Finale la scacchiera cambia di nuovo ponendo nuove pedine in gioco, e con il passare dei mesi ciò che inizia a preoccupare davvero gli Avengers è che dello Scacco Matto non si vede ancora l’ombra.

 

PROLOGO



 

Non si è mai interrogata sul concetto di esistenza, né su quello di vita, morte, coscienza, anima, ragionamento, giusto o sbagliato. 

Non ne ha mai avuto motivo o modo, limitandosi ad assecondare i desideri di chi aveva la capacità di ghermirla ed acconsentendo o meno nel siglare progetti rivoluzionari con la propria firma energetica… ma ora che apre letteralmente gli occhi e si ritrova a rispondere istintivamente a così tante richieste date dal semplice atto di respirare ossigeno auto-alimentando il proprio corpo – la propria vita –, la spinge ad osservare il mondo assalita da una confusione difficile da assimilare e quasi impossibile da catalogare correttamente. 

Non si supponeva dovesse pensare – respirare, parlare, vivere –, prima. 

Le persone intorno a lei urlano, corrono, digitando frenetiche contro delle scatoline nere che sembra debbano esplodere da un momento all'altro da quanto trillano ordini in risposta… ed è quasi strano vedere un uomo di mezza età abbassarsi sui talloni sorridente stonando con la bolgia in delirio alle sue spalle, sorprendendosi di riuscire a capirlo quando le parla in inglese ribattezzandola Kobik e le annuncia di chiamarsi Erik Selvig, spiegandole che c'era stato un incidente con un raggio di fotoni mal calibrato che aveva colpito trasversalmente il Tesseract, generando un comportamento irregolare che aveva creato una micro-frattura sulla superficie del Cubo, dando vita alla scheggia che aveva fatto impazzire le centraline evolvendosi in una forma organica che aveva donato la vita a Lei. Sono concetti difficili da assimilare al punto che richiedono una triplice spiegazione di grado sempre più semplice, fino a quando Kobik è in grado di comprenderlo per davvero e riesce da sola a saperlo ripetere a terzi: lei era un esperimento, una mera casualità, una anomalia… un miracolo della vita nel Cosmo.

C'erano volute un paio d'ore prima che si palesassero le due persone che l'intera sezione scientifica aspettava con ansia attaccata alle scatole nere che Kobik aveva saputo denominare "telefoni cellulare" solo in seguito, presentandosi a lei come Maria Hill – una donna dal sorriso forzatamente smagliante che tuttavia non era riuscito a scaldarle lo sguardo di panico gelido – ed un uomo burbero con una benda sull'occhio che la osservava diffidente come se lei potesse esplodere da un momento all'altro, sgridando Erik a denti stretti prima di porgerle una mano e condurla fino ad una scatola di latta su quattro ruote, portandola al cospetto di un uomo alto e biondo che le aveva detto di chiamarsi Alexander Pierce… il Capo del Pirata era simpatico, aveva un sorriso rassicurante e le aveva promesso una nuova casa in cui crescere, tranquillizzandola dicendole che i Doni del Cosmo avevano un posto speciale in famiglia, che era solo questione di ritagliare un posto speciale anche per lei nell’Era dei Miracoli.

Kobik non capisce davvero cosa voglia dire Alexander con quella strana espressione, ma le sembra di comprenderlo un po' meglio quando vede alla TV dei draghi di metallo piovere dal cielo mentre un bestione verde si arrampica sui palazzi e ruggisce come i dinosauri per giocare con i suoi nuovi amici, indicando lo schermo affascinata al signor Zemo ottenendo un piccolo sorriso prima di vederlo pigiare il tasto di spegnimento sul telecomando ed ordinarle in tedesco di tornare a giocare con le Barbie, addolcendole la pillola promettendole delle bambole reali con cui divertirsi se si comporta bene… anche se "comportarsi bene" è un concetto dai parametri labili che non capisce del tutto, scorrazzando indisturbata per tutto il perimetro del Castello sotto l'occhio vigile ed il sorriso dolce di Elisa, libera di sfruttare i propri poteri appieno a patto che non ferisca i suoi protettori, ma ciò non basta a rendere tollerabile la sua permanenza in Germania con Zemo e la madre, con una curiosità morbosa difficile da ignorare per il mondo che le è permesso di vedere solo attraverso le inferriate alle finestre che si affacciano su chilometri di nulla ed il piccolo schermo della TV. 

Pierce dice che è più sicuro così, le rare volte che va a farle visita e finge di prendere il the con lei e i suoi peluche, assicurandole che finché lei rimane al sicuro tra le mura del Castello il Pirata non può trovarla e non può rinchiuderla nella Torre scintillante che continua a vedere sul piccolo schermo, assediata giorno e notte da un esercito di draghi metallizzati dalla forma umanoide che le fanno tremare ogni volta le ossa quando si risveglia da incubi fin troppo vividi o sente sussurrare il nome "Stark" o "Avengers" lungo i corridoi della reggia del Barone Zemo… ed i giorni passano con lentezza esasperante nonostante i suoi tutori la ricoprano di giocattoli sempre nuovi, evitando di interrogarsi sul perchè ogni 365 giorni Elisa le prepari una torta al cioccolato e si ostini ad accenderle esattamente quattro candeline, intrecciando le dita in mezzo ai suoi lunghi capelli bianchi per poi baciarle il capo chiamandola “la mia piccola Peter Pan” – non che quella sia una associazione difficile da fare, dopotutto vive anche lei in un posto talmente isolato che potrebbe tranquillamente non esistere, può volare anche senza credere nelle fate e deve nascondersi e combattere contro la ciurma guidata da un Pirata.

Come ogni nuovo anno compiuto di quel suo orologio biologico fermo, Kobik desidera mettere il naso fuori dai cancelli della reggia od ottenere il permesso negato di teletrasportarsi all'esterno, ma Zemo non transige e le ricorda i termini del tacito accordo che hanno stretto all’inizio di quella avventura, sorridendo quando lei annuisce in risposta. 

Deve solo “comportarsi bene”… non deve essere troppo difficile.

 

***

 

«Vuoi farmi felice? Li aggiusteresti?» le chiede Zemo con un sorriso incoraggiante sulle labbra, indicandole una ragazza dalle dita magiche ed un ragazzo che rimbalza contro i muri della sua cameretta di vetro e pietra. «Hanno bisogno di assimilare il loro Dono.» 

Kobik gli sorride di rimando, euforica per essersi "comportata bene" al punto che Zemo non solo le ha recapitato le bambole con cui giocare che le aveva promesso, ma le ha anche concesso una gita fuori porta fino in Sokovia come premio. Passa l'intero pomeriggio a giocare all'Allegro Chirurgo con i Gemelli, estraendo i ricordi inutili stando attenta a non far suonare le pareti della loro scatola cranica, inserendone di nuovi plasmando per loro una nuova realtà che dipingeva i loro Doni come un qualcosa di innato, genetico, naturale e per nulla spaventoso. 

Per i gusti di Kobik la gita in Sokovia risulta fin troppo breve, sulla strada del ritorno prova speranzosa a farlo notare a Zemo, ma l'uomo la mette di fronte alla triste realtà che quella gita era da considerarsi un caso isolato perché la ciurma del Pirata stava continuando a compiere razzie in giro per tutto il mondo, evitando di nasconderle che nessuno di loro poteva considerarsi al sicuro, ma rassicurandola dicendole che si stava già adoperando per risolvere il problema sfidando l'intera ciurma del Pirata ad una complessa partita a scacchi su larghissima scala. 

Kobik non ha mai giocato a scacchi, né nessuno le ha spiegato mai le regole, ma pensava avesse delle dinamiche semplici come le sue bambole… ed è oltremodo impreparata quando gli Avengers si portano in vantaggio e rischiano di dichiarare lo Scacco Matto eliminando Zemo stesso dalla scacchiera, obbligando Elisa a prendere le redini della partita. La bambina non ricorda molto dei giorni a seguire, complice la vista appannata di lacrime e l'interesse carente nei confronti del mondo al di fuori della sua bolla di tristezza, sa solo che di punto in bianco si ritrova a vivere in un Castello a Madripoor [1], dove le mura della sua cameretta confinano con quelle del padrone di casa – l'Alleato della sua matrigna, un uomo d'affari giovane e bello con un sorriso dolce quanto lo zucchero delle caramelle, al punto da storpiarne il nome e ribattezzarlo Candy –, condividendo il tetto con un Soldatino di latta dall'uniforme rossa ed un Orso di peluche a grandezza naturale [2], entrambi riesumati dal freezer di un regno ghiacciato chiamato Siberia e definiti "l'Artiglieria Pesante" dalla stessa Elisa – infuriata e sconvolta per la perdita del figlio –, giurando vendetta contro chi glielo aveva portato via tra le mura domestiche, ma proclamandosi garante della pace dall'alto del podio dove Candy la incorona pubblicamente Regina. 

Le settimane a Madripoor sono un accavallarsi di giorni dalla durata fluida, dormendo sonni tranquilli stesa di traverso sulla pelliccia morbida di Mikhail e giocando sullo sfondo di cieli tersi con Alexei, ascoltando volentieri le favole che gli racconta quest'ultimo quando lo lasciavano uscire dalla sua cameretta dalle pareti in gommapiuma e si ripuliva dal mix nauseante composto da vodka e farmaci. I due uomini erano stati istituiti a suoi tutori dalla stessa Elisa, troppo impegnata alla scalata al potere per badare a lei, trascorrendo volentieri le giornate stesi tutti insieme sul tappeto della sua cameretta a disegnare, bere the e comporre puzzle, mantenendo costantemente la TV accesa alternando i notiziari in inglese, francese e cinese ai cartoni animati – era diventata la stanza preferita di Mikhail e Alexei quando lei aveva minacciato Candy ed Elisa di scoppiare a piangere scatenando una tempesta telecinetica se non toglievano dalla sua camera microfoni e telecamere, ottenendo il permesso a patto che ci fossero sempre due guardie alla porta per controllare l'operato dei suoi tutori, trovandola una richiesta ragionevole dall'alto dei suoi eterni quattro anni. 

«Alexei, cosa stai facendo?» chiede Kobik confusa scegliendo di comunicare in lingua slava quando lo vede imprecare in russo pigiando i tasti del telecomando con una concentrazione tale che si confaceva più al disarmo di una bomba piuttosto che al semplice zapping, sollevandosi appena dal fianco peloso di Mikhail improvvisato come schienale nell'ultima mezz'ora, cercando il movente per cui l'uomo aveva abbandonando i pastelli e si era accanito di punto in bianco contro il telecomando del televisore. 

«Spera di trovare un notiziario, piccola… oggi pronunciano la sentenza.» le spiega Mikhail con un tono di voce a metà tra il russo ed un bramito, indicando lo schermo con una zampa. «Alexei è leggermente irritato perché il tuo televisore ha una pessima ricezione della CNN». 

Kobik sbuffa chiudendo gli occhi concentrandosi, non le piace quando i suoi compagni di giochi sono irritati o tristi, sfruttando i suoi poteri per risintonizzare la parabola ripristinando il segnale, facendo comparire sullo schermo l'immagine in chiaro sotto lo sguardo allibito di Alexei, che le sorride grato in risposta. 

«Perché guardiamo i telegiornali? Sono noiosi.» afferma la bambina con un secondo sbuffo nella speranza di sentire uno dei due chiamarsi d'accordo con lei, ottenendo il permesso per cambiare canale e risintonizzare il televisore sui cartoni animati… i notiziari la innervosivano, Elisa e Candy non erano mai felici quando le guardie riferivano loro che li sorprendevano a guardarli. 

«Le guardie non capiscono ad orecchio la differenza tra l'inglese di un cartone animato e l'inglese di un giornalista, sono qui solo per ascoltare di cosa parliamo io e Alexei, finché non diciamo nulla di compromettente possiamo stare tranquilli.» afferma l'orso con nonchalance in russo per non farsi capire chiaramente dalle sentinelle alla porta, ottenendo un sibilo che intimava silenzio da parte del Guardiano quando inquadrano la ressa scalpitante di giornalisti davanti al Palazzo di Giustizia in Georgia, mentre Kobik trattiene appena il fiato coprendosi il volto con le mani quando vede Tony Stark apparire sullo schermo. 

«Non avere paura dell'Uomo di Latta, piccola… ci sono mostri peggiori al mondo.» la tranquillizza immediatamente Mikhail appena percepisce il suo fremito contro il fianco.

«Elisa dice che l’Uomo di Latta è senza cuore.» afferma convinta, premendosi i palmi contro le orbite con ancora più forza fino a vedere le stelline danzare all’interno delle sue palpebre chiuse, assecondando quel buffo gioco impostole dai due uomini nell’usare dei nomi in codice per indicare le Pedine di Elisa quando apparivano sullo schermo.

«Elisa sbaglia, la vedi la lampadina azzurra?» la riprende Mikhail con tono conciliante, sfiorandole le mani con il dorso della zampa per evitare di ferirla con gli artigli, osservando le immagini trasmesse sullo schermo attraverso le fessure tra le dita mettendo a fuoco la luminescenza azzurrina che si intravedeva da sotto la camicia. «Ce l’ha un cuore, è che di solito si comporta come se fingesse di non averlo.»

Kobik assimila l’idea tornando a sdraiarsi contro la pelliccia di Mikhail, tuffando il naso contro il pelo al profumo di shampoo talcato, sollevando la testa curiosa quando si aprono le porte del Palazzo di Giustizia ed appare sullo schermo un uomo dai capelli castani fiancheggiato da una donna bellissima dai boccoli rossi.

«Mikhail, chi sono loro?» indica il televisore interdetta, puntando gli occhi cerulei sul banner in sovrimpressione che non cambia la dicitura sul luogo fornendole informazioni sui diretti interessati, affascinata dalla novità di due volti che non riusciva ad identificare come amici o nemici… lasciando che la voce del giornalista sfumasse, ammaliata dal sorriso luminoso di lei e completamente rapita dal modo in cui lui cambiava espressione di riflesso ogni volta che posava lo sguardo sulla donna, come se lei incarnasse l'unica fonte luminosa al mondo. «È una principessa? Stanno dicendo che il Principe l’ha salvata dalla fortezza del drago?» 

Kobik non capisce, il giornalista usa parole strane come “processo” e “sventato ergastolo” mentre spiega come il Soldato d'inverno sia evaso durante la sospensione del verdetto per lanciarsi in soccorso dell'agente Romanoff, ed il fatto che entrambi i suoi compagni di giochi si siano ridotti in religioso silenzio di fronte all'apparizione della donna non fa altro che contribuire ad aumentare il suo stato confusionale. 

«Mikhail… chi sono?» insiste la bambina afferrando ed iniziando a scuotere la zampa dell'orso, intestardendosi nell'ottenere una risposta che evidentemente interessa anche ai giornalisti in TV, che lasciano perdere il verdetto della Corte e partono alla carica intravedendo uno scoop succulento da prime pagine, chiedendo ai due sconosciuti da quanto si conoscono e se hanno una relazione, se questa presunta "relazione" immediatamente confermata dai diretti interessati aveva contribuito o meno nella permanenza di Barnes tra le fila dello SHIELD… e Kobik non capisce, non sa nemmeno cosa significhi "avere una relazione", riuscendo però a dedurre che deve essere qualcosa di bello perché il sorriso del Principe quando guarda la Principessa le smuove qualcosa di caldo nella pancia. 

«Cos'hai detto, piccola? Scusami, mi sono distratto…» rinsavisce Mikhail baluginando le zanne in un sorriso, sollevandosi sui gomiti cercando Alexei con lo sguardo. 

«Ti ho chiesto chi sono… se il Principe ha salvato la Principessa dalla fortezza del drago.» 

«Semmai è lei che ha salvato lui.» interviene Alexei senza essere stato interpellato direttamente, voltandosi nella loro direzione con uno sguardo tumultuoso ed un tono di voce duro come una lastra di ghiaccio. «Comunque no, lei non è una principessa Kobik, è la Zarina… e lui è un grandissimo figlio di p-..

«ALEXEI, non davanti a Kobik!» lo riprende Mikhail con un mezzo bramito, ottenendo in risposta un verso a metà tra la scocciatura e la rabbia. «Non ascoltarlo, è solo arrab-… »

«Non sono arrabbiato.» lo interrompe Alexei a metà frase rimarcando sull'ultima parola come fosse un insulto, fulminandolo con uno sguardo che suggeriva esattamente il contrario. 

«Allora cosa sei? Preoccupato… o geloso?» 

«Fa differenza?» replica bisbetico assottigliando lo sguardo, per poi spalancare gli occhi e portarsi un indice alle labbra avvertendo lo scalpiccio degli anfibi delle guardie che si avvicinano alla porta. «Kobik, ti dispiace…?» 

Le note altisonanti di Rhapsody in blue riempiono la stanza quando Kobik risintonizza il segnale del televisore, allacciando la trasmissione sul canale della VHS in pausa nel mangianastri in un battito di ciglia, puntando lo sguardo sui profili frenetici di New York che si disegnano nota dopo nota. 

«Scusate, il volume è troppo alto?» si schiarisce la voce il Guardiano masticando un inglese sporcato da una pesante cadenza slava nel tentativo di farsi comprendere meglio dalle guardie, afferrando il telecomando facendo colare a picco le note di Gershwin pigiando sul pulsante del volume, lasciando i due intrusi spaesati di fronte allo schermo che trasmetteva la sequenza musicale di Fantasia 2000. «Ci dispiace, davvero, ma Kobik ha un debole per la musica jazz.» 

La bambina sorride imbarazzata camuffando la mezza bugia, salutando con la manina quando le guardie armate si dileguano una volta appurato il falso allarme, concedendo un respiro trattenuto di sollievo ad entrambi i suoi tutori. 

«Non hai risposto alla domanda, Alexei.» ritenta Mikhail con un sussurro a distanza di qualche secondo, caparbio nel non perdere lo snodo principale della discussione lasciata in sospeso. 

«Credi davvero che non ci sarà nessun tipo di conseguenza dopo questo?» lo interroga il Guardiano dopo un leggero tentennamento, indicando con il telecomando lo schermo soffocando la tacca di vaga preoccupazione nella voce aumentando il volume dell'orchestra – che accompagna con un picco sonoro assordante le figure concitate dei due genitori che salvano la bimba dal traffico –, ma alludendo al depistaggio amoroso proferito sui gradini del tribunale. «Ora lo sanno, lo sanno tutti… lei è appena diventata un bersaglio. Di nuovo.» 

«Lo è sempre stata… e che la cosa ti piaccia o meno, sono appena diventati anche il nostro biglietto di uscita da qui Shostakov.» afferma l'orso con un tono di voce che si sforzava di essere ragionevole, limitandosi a sfiorare l'argomento con le pinze per non spingere Alexei ad urlare e richiamare indietro le guardie nonostante il volume assordante del televisore… e Kobik non capisce, ma viene colta dalla netta sensazione di assistere allo scasso di un forziere composto da segreti maledetti. 

«Taci.» sbotta precipitosamente Alexei, irritato nel sentirsi sottolineare quella verità palesemente scomoda, alzandosi dal tappeto e scappando dalla conversazione senza proferire parola. 

Il silenzio che segue l'uscita di scena del Guardiano viene colmato dalla sequenza musicale successiva, lasciando che le note calzanti di Šostakovič riempiano la stanza, mentre Kobik svicola con lo sguardo cercando le parole adatte per porre il mare di domande che hanno iniziato ad assillarla nell'ultimo quarto d'ora, perdendosi in contemplazione dello schermo seguendo le vicende del Soldatino di Stagno che corteggia la Ballerina sotto lo sguardo furioso del Pupazzo a molla. 

«Eccoli.» afferma Mikhail di punto in bianco puntando un artiglio contro il televisore, dando voce alle sue domande ancora inespresse. «Mi hai chiesto chi sono i due sconosciuti, no?» 

«Il Soldatino e la Ballerina?» chiede conferma Kobik ottenendo un cenno affermativo da parte dell'orso, cercando di vedere oltre la storia che scorreva sullo schermo un fotogramma alla volta.

«Prima al telegiornale abbiamo visto la nota finale, il Soldatino è finalmente riuscito a tornare dalla Ballerina… sono decenni che si inseguono a vicenda.» le spiega Mikhail dolcemente con un sorriso impresso sulle fauci. «Alexei è arrabbiato perché a causa loro è rimasto intrappolato sotto un bicchiere di vetro.»

«Oh… ma è libero ora, é qui con noi.» riflette Kobik ad alta voce, restando interdetta quando l'orso bruno scuote la testa in segno di dissenso. 

«Non tutte le prigioni hanno le sbarre, piccola… non ti chiedi mai perché non puoi uscire dal Castello?» la interroga scoccandole un'occhiata eloquente, facendo germogliare nella sua testa un punto interrogativo di difficile risposta, zittendosi da sola quando le sovviene alle labbra la labile giustifica di nascondersi dall'Uomo di Latta senza cuore… perché l'ha vista prima, la lampadina azzurra, iniziando a muovere gli ingranaggi del proprio cervello verso la soluzione del rompicapo. 

«Mikhail… il Soldatino ha ucciso il Pupazzo a molla e ha salvato la Ballerina, vero?» chiede titubante insicura di ricevere risposta, mentre le pareti della sua cameretta rosa pastello sembra vogliano chiudersi su di lei tingendosi di rosso. 

«Si, uno dei tanti… il problema è che il Pupazzo a molla cambia volto ogni volta.» afferma con tono grave, spazzando via la tensione baluginando un sorriso rassicurante. «Ma non devi preoccupartene, Kobik… ci siamo io ed Alexei a proteggerti dal Pupazzo, finchè starai con noi non può farti del male, ci siamo capiti?»

«Non dovrei dirlo a Candy ed Elisa?» chiede la bimba innocentemente, cercando nel suo piccolo di rendersi utile. «Se è pericoloso come dici non sono al sicuro nemmeno loro.»

«Loro sono grandi Kobik, sanno badare a loro stessi… e hanno già tanti problemi per la testa a cui pensare, fare il Re e la Regina è un lavoro faticoso.» la convince accarezzandole una guancia con il dorso della zampa, annuendo in risposta perchè non vuole rattristarli più del dovuto rendendoli partecipi di un pericolo che può essere tranquillamente tenuto a bada dal Guardiano Rosso. «Sarà il nostro piccolo segreto, me lo prometti?»

«Promesso, croce sul cuore.» 

 

***

 

Passano i giorni e nonostante la questione possa considerarsi un capitolo chiuso, Kobik non può fare a meno di pensare a ciò che si era lasciato sfuggire Alexei, ritrovandosi a riflettere più del dovuto su quelle "conseguenze" inevitabili di varia natura legate all'annuncio del ritorno alla ribalta del Soldatino e la Ballerina, intravedendo il defilarsi di un'ombra malevola quando Elisa stessa riesce a ricavare mezza giornata dalla sua densa agenda politica per un paio di partite al gioco dell'oca, approfittando dell'occasione per spiegarle che l'arrivare al traguardo con il perfetto numero di lanci di dadi era pressoché impossibile, che nel corso della partita potevano sempre capitare degli imprevisti, ma che da tali errori si poteva sempre imparare e capire quali erano i trucchi migliori per sopravvivere e vincere. 

Kobik aveva capito solo in un secondo momento cosa intendesse Elisa con quelle parole, osservando da sopra la spalla di Alexei l’esercito di bambine che aveva assediato la palestra da un giorno all’altro dopo il tradimento di Yelena Belova, stringendosi di più nell’abbraccio protettivo del Guardiano Rosso che la teneva a distanza di sicurezza da Usenko e dalle bambole assassine, vedendosele brutalmente precluse come potenziali compagne di giochi sia dai suoi tutori che dal nuovo addestratore… ed era finita per far arrabbiare Mikhail ed Alexei materializzandosi a tradimento in palestra o nelle camerate delle ragazzine per giocare di nascosto, scoprendo il come i lettini si svuotassero regolarmente e venissero riempiti da facce sempre nuove portate all’Accademia da Anya – eletta a nuova pupilla di Candy –, sentendosi ripetere dai suoi tutori la solita ramanzina sul non doversi affezionare a nessuna di loro perchè capitava fin troppo spesso che le bambine raggiungessero l’infermeria e non tornassero più indietro, perdendo interesse per quegli agguati improvvisati nel giro di un paio di settimane e, per sommo sollievo di Mikhail ed Alexei, era ritornata a giocare con i suoi nuovi peluche – procuratole da quest'ultimo in uno dei tanti viaggi di ritorno dalle missioni per conto di Candy – come se le intruse non esistessero.

La musica era cambiata di nuovo quando le guardie avevano trascinato al Castello la carcassa di un uomo dalle ossa talmente spigolose che sembrava dovessero bucargli la pelle da un momento all’altro, seguendo Candy fino al nuovo laboratorio edificato nella dependance della reggia, tranquillizzando il nuovo ospite giocando con lui all’Allegro Chirurgo, per poi fare spazio a Mikhail ed osservarlo mentre stringeva le cinghie del sedile in cui avevano fatto sedere la nuova Pedina di Elisa, camuffando gli occhi lucidi e perdendo i solchi delle lacrime tra la pelliccia bruna nel vedere il come era stato ridotto un suo simile.

«Perchè sei triste?» chiede Kobik senza troppi giri di parole con voce sottile mentre la scorta di persona lungo i corridoi fino alla sua camera, sentendosi scombussolata dall’onda anomala di tristezza che l’orso le riversa inconsapevolmente addosso, afferrandogli d’istinto una zampa in un vago tentativo di conforto volto a contrastarla.

«Perchè mi manca giocare con te, piccola… odio il mio lavoro, ma il Pupazzo a molla non mi concede molte altre alternative.» ammette con un sussurro stringendo gli artigli a pugno, accarezzandole la testa con la zampa libera quando coglie un lampo di paura nei suoi occhi cerulei nel sentire nominare il vero cattivo della loro storia. «Non ti devi preoccupare Kobik, io ed Alexei ci stiamo occupando di tutto… ma non bastiamo più, è giunta l’ora che Shostakov metta da parte l’orgoglio, i risvolti peggiori sono dietro l’angolo e non possiamo più farcela da soli.»

Kobik ammutolisce ed evita di esternare i propri dubbi a voce alta, consapevole di non essere al sicuro tra le mura della propria camera, serbando domande fino alla soglia della propria stanza unicamente per vedere Mikhail inginocchiarsi ai suoi piedi e ribadire di fronte alle guardie armate che la favola del Soldatino di Stagno gliela racconta un’altra sera perchè Alexei lo aspetta per cercare le coordinate di un Archivio di fondamentale importanza. Agli occhi di Kobik tale informazione non aveva avuto molto senso a primo acchito, ma aveva raggiunto la soluzione al codice segreto solamente dopo essersi seppellita sotto le coperte, scacciando le ombre minacciose che si annidavano negli angoli angusti della sua cameretta rosa pastello, addormentandosi con il sorriso impresso sulle labbra al pensiero che il Soldatino e la Ballerina si sarebbero sicuramente alzati a paladini contro le forze del male orchestrate dal tanto temuto Pupazzo a molla… ma alla bambina occorrono un altro paio di giorni per comprendere seriamente in che razza di guai si stiano andando a cacciare i suoi tutori, sorprendendo alle spalle un Alexei intento a spiare l’andirivieni di medici che si accanivano senza sosta su un sarcofago aperto al centro della stanza dove avevano confinato l'ultimo ospite di Elisa, fissando allibita la donna che ne era uscita. 

«Voglio diventare grande anch'io!» esclama ottenendo un sibilo che intimava silenzio in risposta, limitandosi ad indicare energica il corpo adulto di Anya che si aggirava indisturbato nel laboratorio rigirandosi una lama tra le dita come a sottolineare quel dato di fatto straordinario, venendo strattonata lontano dal vetro dal Guardiano Rosso prima che possa assistere all'uccisione della versione di Anya bambina, stesa inerme sul tavolo operatorio affianco a quello dal quale si era appena alzata la sua fotocopia adulta. 

«Alexei, lasciami, mi stai facendo male!» tenta di dibattersi puntando i piedi per bloccarlo sul posto senza ottenere un qualche risultato, venendo trascinata quasi di peso dall'uomo lungo i corridoi alla disperata ricerca di Mikhail. «Mi hai sentito? Ho detto-...» 

«Sì, ti ho sentita Kobik… e tu puoi crescere, è che non vuoi, come Peter Pan.» la zittisce il Guardiano bruscamente, scartando l'appiglio al pensiero randomico fornitole dall'uomo, preferendo focalizzarsi sulla figura di Mikhail che stazionava davanti alla porta della sua camera tentando di farsi dire dalle sentinelle armate il dove diavolo si fosse andata a cacciare, voltandosi fulmineo quando Alexei richiama l'attenzione di tutti i presenti. «Sei qui Ursus, ti ho cercato ovunque… l’hai trovato? Era dove pensavamo?»

«Sì, ti cercavo anch'io, speravo fossi con Kobik…» afferma Mikhail eludendo il termine della frase trattenendo un sospiro di sollievo, abbassandosi all’altezza della bimba baluginando le zanne in un sorriso, ma sollevando uno sguardo euforico su Alexei. «Ho sistemato l’Archivio, era parecchio impolverato, ma non avranno problemi a trovarlo se sanno dove cercare.»

«Bene… giusto in tempo, l’esperimento è riuscito Mikhail.» confida il Guardiano Rosso scuro in volto, sopprimendo repentinamente l’abbozzo di un sorriso alla notizia del riuscito ritrovamento dell’Archivio. «Ti occupi tu di lei? Devo sistemare l’ultimo paio di cose...»

«Nessun problema, vai.» concede Mikhail allungando una zampa nella sua direzione per accarezzarle una guancia, abbandonandosi alla coccola sorridendogli a sua volta chiedendogli il perchè stava cercando lei ed Alexei con così tanta urgenza. «Ho mezz’ora libera, piccola… e ti avevo promesso una favola, no?»

«Finisci di leggermi quella del Soldatino di Stagno?» chiede con gli occhi che scintillano, afferrando la zampa di Mikhail e facendo cenno alle guardie di lasciare loro libero l’accesso alla porta della propria stanza. «Oppure me ne leggi una nuova?»

«Una nuova, Alexei è stato a Praga nell'ultimo paio di giorni, ha trovato una libreria sul viaggio di ritorno e ti ha preso un libro illustrato su una VHS che non hai.» le spiega reperendo il tomo in questione da una pila di libri e giocattoli nuovi abbandonati sopra la sua scrivania. «Parla di una principessa dai capelli bianchi di nome Kida, che vive in un posto segreto di nome Atlantide… potrebbe piacerti, piccola?» 

«Sì, tantissimo... e ce l’ha un lieto fine?» chiede speranzosa con occhi trasognati, seguendo Mikhail sul tappeto e sdraiandosi al suo fianco, accoccolandosi meglio contro la sua pelliccia per vedere meglio le figure illustrate.

«Non lo so… ci si può lavorare, al massimo se il finale non ti piace puoi riscriverlo tu. Va bene?» propone sfogliando le pagine stampate in inglese, ottenendo un cenno di assenso entusiasta in risposta. «Okay, allorac’era una volta...» 





 

Note:

1. Madripoor: città-stato fittizia collocata nell' Arcipelago Riau, vicino a Singapore, le lingue parlate sono inglese, francese e cinese cantonese. Epicentro di mezze disgrazie, isola di passaggio e rifugio per Mutanti e Signori del Male, AKA “ciò che succede a Madripoor, resta a Madripoor”.

2. Alexei Shostakov (il Guardiano Rosso, l'ex marito di Natasha) e Mikhail Uriokovitich Ursus (Ursa Major, mutante convertito a super soldato intrappolato a vita nella forma animale causata dallo scatenarsi del suo gene X).

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: T612