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Autore: mattmary15    15/02/2020    2 recensioni
Karen Miller è una brillante scienziata che lavora per lo Shield.
Lo è fino al giorno in cui rimane coinvolta nella distruzione dei laboratori Stark di Shangai per mano di Ultron.
Steve Rogers non sa darsi pace, la sua più cara amica non avrebbe dovuto essere là.
E' un miracolo il fatto che sia viva e Thor crede crede che, in quel miracolo, ci sia lo zampino di Loki.
La 'vera' storia degli Avengers. Vera quanto può esserlo la versione di Loki.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo I
Risvegli

 

E’ passato un mese esatto da quando la città di Sokovia è stata distrutta da Ultron.

Bruce Banner continua a guardare il monitor su cui il battito cardiaco di Karen Miller traccia una riga sempre uguale. Da un mese. Dal giorno esatto in cui è stata ritrovata tra le macerie del laboratorio dello Shield a Shangai.

Il rapporto degli agenti di Fury dice che è stata colpita da Ultron durante il tentativo fatto per appropriarsi della materia semiorganica che lei e la dottoressa Cho stavano studiando.

La dottoressa Cho è morta. La dottoressa Miller è viva per miracolo. Bruce si chiede se possa essere definita viva nello stato medico in cui è.

Banner guarda ancora la linea, si sfila gli occhiali e guarda il suo cellulare. Steve lo chiama regolarmente almeno cinque volte al giorno per sapere se ci sono cambiamenti. Il capitano è stato in stato vegetativo per cinquant’anni per cui un mese non è affatto un tempo lungo per lui. Bruce però è pessimista.

Karen non è Rogers. Lei non ha subito alcun processo di rafforzamento. La prima volta che Bruce l’ha incontrata è stato alle Stark Industries. Anche allora indossava un camice bianco ma era sorridente e dinamica, non immobile e distesa su di un letto d’ospedale.

Quella volta gli aveva ricordato Betty ma non le era sembrata altrettanto fragile. La dottoressa conosceva già molto bene gli altri membri della squadra di Fury e sembrava molto amica del capitano. Li aveva anche visti allenarsi insieme in un paio di circostanze. Era stato Tony a presentarli e, con lei, Steve sembrava essere riuscito a dimenticare Sharon Carter che non pareva intenzionata a seguire le orme di sua nonna Peggy in fatto di sentimenti.

Se Steve avesse potuto, sarebbe rimasto tutto il tempo in ospedale ma Tony e Natasha avevano bisogno di lui altrove. Del resto, dalla fine della battaglia contro Ultron l’umore della squadra non è mai stato così basso.

Bruce guarda l’orologio. E’ quasi mezzanotte. Il telefona squilla.

“Bruce, come va?” La voce di Steve è carica di stanchezza.

“Come sempre. Nessun cambiamento.”

“Capisco. Domani credo di poter essere lì. Potrò vederla?”

“Certo.”

Il resto della telefonata riguarda gli aggiornamenti sulla situazione degli Avengers. Washington si chiede se debbano continuare a rispondere solo a se stessi oppure se debbano rientrare nei ranghi dell’esercito normale. I saluti sono più formali di quelli che Bruce gradirebbe.

Banner lascia il telefono e sorseggia un altro po’ di caffè. Non serve. Si addormenta di lì a poco.

 

Natasha si protegge gli occhi dal vento che le pale dell’elicottero sollevano mentre atterra. L’ospedale di New York ormai è un posto familiare per lei. Steve chiede di andarci non appena hanno un minuto libero e lei lo accompagna volentieri. Lo fa per lui, per non lasciarlo solo, perché sa che Steve si sente sempre più isolato dopo la rottura con Sharon, la disgrazia capitata a Karen e la partenza di Thor per Asgard. E poi c’è sempre la questione di Buchy in sospeso.

Lo fa, però, anche per se stessa. Per poter vedere Bruce. Quando sembrava che tra loro stesse nascendo qualcosa, lui ha deciso di rinchiudersi in quel maledetto ospedale per seguire la situazione di Karen. Per carità, anche lei è rimasta colpita da quanto capitato alla dottoressa, ma Natasha non la pensa come i suoi amici. In fondo se Karen si è trovata faccia a faccia con Ultron in un posto dove non doveva neanche essere, la colpa è sua.

Sua e del suo rapporto con Loki.

Rapporto di cui tutti sembrano non ricordarsi più e di cui nessuno vuole parlare. Eppure ha portato un mucchio di guai. Guai che stanno ancora scontando tutti. Steve ha cancellato ogni cosa nel momento in cui l’ha vista riversa su un banco di lavoro tra le rovine del laboratorio di Shangai. Perché fosse lì, nessuno lo sa. Sanno solo quello che è emerso dalle registrazioni audio e video. Ultron che attacca il laboratorio, la Cho che viene uccisa, Karen che tenta di distruggere l’umanoide che la Cho stava costruendo per Ultron, Ultron che la colpisce a morte, una forte energia che disturba per qualche attimo le telecamere e più niente. In quella distorsione Tony ha trovato l’immagine di Loki.

Il bello è che Loki, in quel momento, avrebbe dovuto essere a migliaia di anni luce da lì, imprigionato nelle segrete di Asgard.

E per di più sono emersi altri fatti dopo la sconfitta di Ultron, fatti che collegherebbero Ultron proprio al dio degli inganni. Thor ha urlato e strepitato che non si può incolpare Loki anche delle disgrazie che non ha provocato ma Tony è rimasto col dubbio che manchi ancora qualche pezzo del puzzle che riguarda il fratello malvagio di Thor. Forse perché non vuole prendersi tutta la colpa per aver creato il più grande flagello dell’umanità dalla seconda guerra mondiale a questa parte. Probabilmente perché è venuto a sapere qualcosa che ancora non ha detto a nessuno.

La mano di Steve sulla spalla la riporta alla realtà.

“Andiamo.” Lei annuisce.

Quando le porte della sala di rianimazione numero quattro si aprono, Bruce li accoglie con un sorriso ma, nel momento in cui la guarda direttamente, distoglie subito lo sguardo. E’ chiaro che hanno un problema. Natasha vorrebbe urlargli che è stato lui a farle immaginare una vita fuori dallo Shield e che non merita un simile trattamento ma rimane in silenzio. In fondo, pensa, fuori dallo Shield quella più in difficoltà sarebbe lei. Lei che non sa fare altro che combattere.

“Come sta?” Steve parla con Bruce ma guarda Karen dall’altro lato del vetro a parete che separa il laboratorio di Bruce dalla sala rianimazione vera e propria.

“Stabile.”

“Nessun miglioramento?” Bruce scuote il capo.

“No. Posso solo dirti che è stata esposta a qualcosa di alieno perché il suo corpo è guarito perfettamente dalle ferite riportate nello scontro con Ultron. Nessuno sarebbe guarito in un mese da traumi così gravi. In più, tutte le macchine che ho usato per gli esami impazziscono se la sottopongo a procedure in qualche modo invasive. Ormai non sono più neppure in grado di farle la risonanza magnetica. L’elettrocardiogramma è l’unico test che ancora da risultati attendibili.”

“Stai dicendo che è diventata una metaumana?” Bruce si toglie gli occhiali e si strofina gli occhi.

“Non posso dirlo con certezza. Ho inviato alcuni dati a Tony. Sto aspettando delle risposte.” La notizia non fa piacere a Steve.

“Gradirei che non coinvolgessi Stark nelle faccende che riguardano Karen. Soprattutto se qualcosa di alieno è entrato in contatto con lei.”

“Le sue strumentazioni sono quelle più all’avanguardia.”

“Lo so, Bruce, ma non mi piace il modo in cui Tony le usa.”

“Stiamo ancora parlando di Karen?” fa Bruce guardando Natasha.

“Non chiederlo a me. Sono ai ferri corti con tutti ultimamente!” risponde lei con sarcasmo.

“Vado da Karen.” Taglia corto Steve strizzando l’occhio a Natasha e lasciandola sola con Bruce.

Quando il capitano passa nell’altra stanza, il silenzio cade sui due rimasti nel laboratorio. Natasha sbuffa.

“Quando ha finito, digli che sono di sopra. L’aria di questo laboratorio è troppo opprimente.”

“Nat, aspetta.” Lei si volta di scatto.

“Credo di avere aspettato abbastanza.” Gli occhi di Bruce recitano una muta preghiera.

“Lo so. So di aver sbagliato. Avrei dovuto parlarti. Non sarei dovuto scappare così.”

“Non ti ho chiesto niente, Banner. Betty sta bene?” chiede lei in tono tagliente dimostrando di sapere dove il dottore ha trovato rifugio prima che Tony lo cercasse per provare a salvare la vita di Karen.

“Sì, sta bene. Stava bene un mese fa, almeno. Non la sento da allora.”

“La cosa dovrebbe riguardarmi?”

“No, certo che no, Nat. Se sai dove sono stato, magari sai anche che Betty è molto arrabbiata con me.”

“Non ci vuole un master in psicologia per capire che non ci sai fare con le donne!” Bruce sorride in quel modo che Natasha adora, appena arricciando le labbra.

“A nessuna credo faccia piacere sentirsi chiamare col nome di un’altra.” Stavolta è Natasha a non riuscire a trattenere un piccolo sorriso.

“Un incidente può capitare a tutti. Siete entrambi dottori, lo sapete, no?”

“Betty è troppo intelligente per non capire che la persona al suo fianco pensa costantemente ad un’altra donna.” Natasha incrocia le braccia.

“Addirittura costantemente?” Bruce le si avvicina e le prende una mano.

“La parte verde del sottoscritto non è più in grado di pensare ad altro.”

“Quello dipende dal condizionamento.” Bruce scuote la testa.

“Quello dipende da te. Perdonami per essere scappato. Non so cosa ho pensato, cioè lo so ma non so perché mi ha fatto tanta paura. A volte credo che Hulk sia molto più in gamba di me a gestire le situazioni critiche.” Natasha ricambia la stretta e accorcia la distanza tra i loro visi.

“Sono ancora molto arrabbiata con te, dottore.”

“E’ giusto.”

“E non sono brava con il perdono.”

“Comprensibile.”

“E non mi piace essere piantata in asso.”

“Più che logico.” Fa Bruce chinandosi appena su di lei. Nat socchiude gli occhi ma prima che le labbra di Banner possano baciare le sue, il suono assordante dell’allarme delle macchine collegate a Karen, li fa voltare contemporaneamente verso la parete a vetro. Steve non può vederli ma si sforza ugualmente di attirare la loro attenzione. Karen, immobile nel suo letto, ha gli occhi aperti.

 

Il buio. Ormai ogni cosa è avvolta dal buio. Karen stessa lo è. Le sembra di aver camminato per giorni e giorni da quando Ultron le ha sparato. L’esplosione che ha distrutto il laboratorio era tutta luce e calore. Ha capito subito che l’avrebbe uccisa. Avrebbe dovuto vedere tutta la vita passare davanti ai suoi occhi? Forse è per questo motivo che lo ha visto, lì davanti a lei.

Loki. Prima di spalle, quasi stesse tentando di frapporsi fra Ultron e lei e poi di fronte, con un’espressione forse addolorata.

Probabilmente questo buio desolato è l’inferno che si è meritata credendo ad un dio di menzogne e sotterfugi.

Karen sente solo il battito del suo cuore. Il rumore, all’improvviso, è assordante. Talmente forte che alla fine è costretta ad aprire gli occhi.

La figura che si ritrova davanti è, anch’essa, preoccupata. Un paio di occhi azzurri la guardano intensamente.

“Karen.” Sentire il suo nome le da un senso di vertigine. Prova a rispondere ma dalle sue labbra esce solo un respiro. La figura si volta verso uno specchio e solleva una mano. Qualche istante dopo la porta della camera in cui sono, si apre.

Riconosce immediatamente le persone che raggiungono il suo letto. Sono Bruce Banner e Natasha Romanov. Il dottor Banner le tasta il polso e tocca alcuni pulsanti della macchina che monitora il suo battito cardiaco.

“Karen, come ti senti?” le chiede con voce calma. La donna fa un colpo di tosse e stavolta la voce viene fuori. Incerta ma udibile.

“Un po’ stordita, come se avessi dormito troppo.” Steve Rogers, seduto sul letto accanto a lei, ride.

“Conosco la sensazione!”

“Hai dormito decisamente troppo!” interviene Natasha. Karen guarda Steve per avere conferme.

“Hai dormito per un mese intero.”

“Ho dormito per un mese?” chiede lei incredula.

“Tecnicamente sei stata in uno stato di coma.” La voce di Banner la costringe a voltarsi verso di lui.

“Cosa ricordi dell’incidente al laboratorio della dottoressa Cho?” chiede Nat e Karen vorrebbe rispondere che ricorda solo il dolore della carne dilaniata dall’esplosione ma il nome della Cho le riporta alla memoria che la dottoressa è morta.

“Come sono sopravvissuta?” chiede invece.

“Non lo sappiamo. Temo, Karen, che la scienza non possa spiegare come sei sopravvissuta all’esplosione che ha distrutto il laboratorio.”

“E Ultron?” chiede Karen.

“Tranquilla,” interviene Rogers “è stato annientato.”

“E lo scettro di Loki?” chiede ancora con voce più nitida adesso.

“Distrutto.” Nat è lapidaria e sembra anche seccata. Karen socchiude gli occhi e Steve si affretta a prenderle una mano tra le sue.

“Sta tranquilla. E’ tutto ok. Devi solo pensare a riprenderti adesso.”

“Se è per quello, mi sento anche fin troppo bene.”

“Se lo permetti, vorrei farti altre analisi.” Bruce ha il solito sorriso mite e benevolo.

“Certo.” Karen è presa da mille dubbi. Ci sono molte cose che vuole sapere e il modo in cui è sopravvissuta è tra queste.

“Noi dovremmo andare, Steve.” Natasha guarda il suo orologio.

“Hai ragione, Nat. Mi raccomando, Karen, voglio vederti presto fuori da qui.” L’espressione di Steve è piena di fiducia.

I tre si allontanano lasciando Karen nel suo letto. Non sa come, ma riesce ancora a sentire ciò che dicono. E’ come se il suo udito fosse migliorato.

“Non credo che sia il caso di dimetterla subito.” Banner ha una voce decisa in netto contrasto con il tono bonario adoperato poco prima.

“Ma non hai detto che sta bene?” Steve sembra perplesso.

“Fin troppo.”

“Allora dimettila.”

“Steve, tu non capisci. Dovrebbe essere morta. Fino a che non sapremo cosa è successo esattamente al suo corpo, preferirei tenerla in laboratorio. Tony vorrà i risultati delle sue analisi.”

“E tu non darglieli. Non voglio che faccia esperimenti su di lei. Devi promettermelo.” Bruce esita poi lo rassicura.

“Ok.” Steve lo saluta ed entra in ascensore. Nat da un bacio sulla guancia a Bruce e gli sussurra qualcosa all’orecchio.

“Aspettati una visita di Mr.Martello.”

“Perché Thor dovrebbe venire qui?”

“Tony gli ha detto che Loki era al laboratorio quando è esploso.” Nat lascia andare Bruce e segue Capitan America in ascensore.

Karen sbatte le palpebre. Loki era al laboratorio? Ha lasciato che Ultron lo distruggesse? Ha lasciato che le sparasse? Dovrebbe provare dolore? Rabbia, forse? Riapre gli occhi. Sente che sono umidi ma non ne comprende il motivo.

Stringe una mano e improvvisamente il buio ritorna.

 

Il suono dei macchinari che Bruce aveva spento al risveglio di Karen, ricomincia. Bruce corre nella stanza della ragazza ma non è pronto per quello che lo aspetta dietro alla porta.

Karen è distesa sul letto che è ben piantato per terra ma tutto il resto degli arredi della stanza galleggia per aria. Dal corpo di Karen si sprigiona un’aura nera, una sorta di energia striata di fuoco che avvolge tutto il letto. Le macchine segnalano, impazzite, anomalie nel battito cardiaco, nella temperatura corporea, nell’elettroencefalogramma.

Bruce indietreggia poi, come preso da un’intuizione, avanza lentamente e chiama il nome di Karen. Una, due, tre volte. Lentamente la nuvola nera viene come riassorbita dal corpo della donna e, ogni oggetto che lievitava fino ad un attimo prima, ricade al suolo. Un vaso di fiori si rompe e Karen apre gli occhi.

“Karen, stai bene?” La ragazza risponde più lucidamente di quanto dovrebbe.

“Non lo so, Bruce. Davvero. Mi sento strana. Non sento dolore ma non posso neppure dire di star bene. In effetti, non provo niente.” Bruce si avvicina e le mette una mano sul braccio.

“Senti il calore della mia mano?”

“Sì.”

“A quanto pare, allora, non è la sensibilità ricettiva il tuo problema. Sei solo emotivamente disorientata.”

“Che significa?” Bruce prende gli occhiali dal taschino e se li infila.

“A volte, un trauma fisico che viene velocemente metabolizzato lascia come una cicatrice a livello psicologico. A volte un trauma lascia un solco più profondo nella nostra mente che sulla nostra pelle.”

“Sono una scienziata, Bruce, lo capisco. Ma io non ho subito un trauma. Io, io credo di essere morta. Clinicamente intendo.” Bruce si siede sul letto accanto a lei e si sfila di nuovo gli occhiali.

“Non eri morta quando Steve ti ha trovata. Il tuo cuore batteva. Eri ferita gravemente ma eri viva.”

“Però tu mi credi. Quando dico che penso di essere clinicamente morta.”

“Poco fa, quando sono entrato nella stanza, qualcosa avvolgeva il tuo corpo, Karen. Non ho idea di cosa fosse. Ho studiato le radiazioni gamma per tutta la mia vita ma l’interferenza nella materia, una specie di interruzione nella materia come quella che ti avvolgeva, io non l’ho mai vista. Le macchine che ti hanno tenuta in vita mentre il tuo corpo guariva, sono impazzite diverse volte. Quella per la risonanza magnetica è andata distrutta.” Karen si guarda le mani.

“Steve, lo sa?”

“A Steve ho detto solo che ti è capitato qualcosa in quel laboratorio. Qualcosa che io non posso spiegare con la mia scienza. Forse Stark può farlo con la sua.”

“Prima ho bisogno di sapere una cosa.”

“Dimmi.”

“Cosa è successo dopo l’esplosione del laboratorio? Cosa mi sono persa?”

“Risponderò ad una condizione.”

“Quale?”

“Dimmi cosa diavolo facevi nel laboratorio della dottoressa Cho.” Karen lo guarda negli occhi poi distoglie lo sguardo sul vaso rotto. “Dovevi essere con Pepper alla Stark Tower per aiutare Jervis a riattivare tutti i sistemi. Come sei finita a Shangai?”

Karen sa che dovrebbe finalmente dire la verità. Dire a Bruce che Loki l’aveva messa in guardia da Stark. Che le aveva predetto che la creazione di un’intelligenza artificiale come quella di Ultron era pericolosa oltre ogni scibile umano. Che si sentiva in colpa per averlo ignorato dopo che Ultron si era ribellato ai suoi creatori e aveva gettato il mondo sul baratro della distruzione. Che aveva deciso di aiutare Loki a recuperare il suo scettro che appunto era nel laboratorio della dottoressa Cho.

Ma sa che Loki è il cattivo e che lei fa parte della squadra dei buoni. Sa anche che non li avrebbe mai traditi, che si sarebbe limitata a prendere lo scettro e portarlo al sicuro. Chi avrebbe mai immaginato che lo scettro contenesse una delle gemme dell’infinito? Eppure, anche adesso che dovrebbe sentirsi confusa, che dovrebbe provare rimorso, vergogna forse, non sente niente.

“Jarvis non aveva bisogno di me. Io ho scoperto che Ultron avrebbe attaccato il laboratorio per prendere sia il vibranio che la materia organica generata in laboratorio e volevo avvertire la Cho.”

“Come sei arrivata lì?” Ecco la domanda la cui risposta la tradirà.

“Il bifrost. Mi ha teletrasportata il bifrost.”

“Thor ti ha aiutata a raggiungere la Cho?” L’ingenuità di Banner è senza confini ma il sorriso di Karen gli svela la verità.

“Loki?” Karen annuisce.

“Allora Tony aveva ragione. Loki era davvero lì.”

“No. Ha solo aperto il bifrost.”

“Loki non ha quel potere.”

“Loki non dovrebbe avere quel potere e non dovrebbe fare un sacco di altre cose ma tant’è.”

“Quindi tu dici che lui non era lì con te.”

“Ha detto di essere prigioniero ad Asgard. Che non poteva fermare Ultron di persona.” E’ Banner a sorridere stavolta.

“Ci scommetto. Non avrebbe mai rischiato la sua vita in uno scontro diretto con Ultron. Ha mandato te, però!”

“Ultron non sarebbe dovuto arrivare così presto!”

“E’ questo quello che ti ha detto, Karen? Quel dio è un maledetto bugiardo!” Bruce si alza dal letto mentre il suo colorito si fa verdognolo.

“Sei arrabbiato, Bruce?” Karen tuttavia non prova paura.

“Sono sempre arrabbiato. Tuttavia quando è troppo, è troppo.”

“Vorrei dire che sono dispiaciuta ma non ricordo neppure cosa mi ha spinta a rischiare tanto. Credi che la mia condizione dipenda dal trauma fisico che ho subito?”

“Ne sono certo.”

“E credi che la mia condizione sia reversibile?” Bruce sospira.

“Francamente non lo so. Credo che tu possa lasciare l’ospedale ma vorrei tenerti nel laboratorio. Non sappiamo ancora se la tua condizione sia permanente. L’energia che hai sprigionato poco fa, ecco potresti anche esaurirla. Non lo possiamo dire con certezza.”

“Allora morirei?”

“Mi dispiace, Karen, neppure questo so dire.”

“Allora è il caso che resti qui. Potrei essere addirittura un pericolo per gli altri. E poi devi raccontarmi cosa mi sono persa.”

“I tuoi abiti sono nell’armadio. Vestiti e andiamo a mangiare qualcosa. Vediamo se almeno ti viene fame.”

 

Jane cammina avanti ed indietro.

Capitan America è arrivato da poco al laboratorio di Selvig con Natasha e Barton. Ha riferito a lei e al dottore che Karen si è svegliata.

Karen è sua amica. Le ha voluto bene dal primo momento in cui si sono conosciute. Empatia ha detto Selvig. Affinità delle anime ha detto Thor.

Sta di fatto che la loro amicizia è nata dal nulla. Come i fiori di campo, ha detto Thor. Come i buchi neri, ha detto Selvig.

Quando, prima della battaglia finale con Ultron, hanno scoperto che era rimasta vittima dell’esplosione dei laboratori Stark a Shangai, Jane ne ha sofferto molto. E si sentiva in colpa per non averla messa abbastanza in guardia da Loki. Lei sapeva che Karen stava approfondendo più del dovuto la conoscenza del fratello di Thor e sapeva anche che glielo stavano facendo fare perché, per gli Avengers, era l’unico modo di avere informazioni da Loki.

Pensare che Loki potesse sinceramente essere amico di qualcuno era stata una follia. L’aveva presa in giro, l’aveva usata. Fino alla fine. Le immagini registrate da Tony avevano dimostrato che Loki era presente al laboratorio ma non aveva fatto nulla per salvare Karen. Jane ora si chiede perché, in fondo, avrebbe dovuto farlo. Karen le aveva confidato spesso il contenuto delle sue lunghe chiacchierate con il dio e lei aveva, in qualche modo, creduto che forse, com’era capitato a Thor, anche Loki si fosse innamorato.

Invece aveva sbagliato. Per fortuna il suo errore non era costato la vita a Karen.

Un tuono a ciel sereno annuncia l’arrivo di Thor.

“Mia cara Jane, sono venuto appena ho potuto. Che notizie ci sono? E’ successo qualcosa?”

“Karen si è svegliata. Steve è di là che vuole parlarti.” Le labbra di Thor si allargano in un sorriso.

“Non è una splendida notizia?”

“Lo è.”

“Allora perché sei così poco entusiasta, amore mio?”

“Parla con Steve. Ci sono anche Nat e Clint.” Thor segue Jane nel salotto di Selvig dove il professore ha preparato il tea.

“Benvenuti amici!”

“Ti piace proprio indossare quel costume!” esclama Nat sorridendo.

“Non è un costume. Sono i miei abiti. Te l’ho ripetuto mille volte. Heimdall ha visto che mi cercavate. Sono venuto subito. Spero che non mi abbiate convocato per parlare delle mie vesti!”

“Certo che no! Karen si è svegliata.” Le parole di Steve sanno di sollievo.

“Jane me l’ha detto ma, per qualche ragione, non sembra sollevata quanto te. Che è successo?”

“Il professor Banner dice che la sua ripresa non è naturale. Crede che le sia capitato qualcosa che l’abbia resa una metaumana.”

“Fantastico!” esclama Barton “Ce ne mancava giusto una!”

“Non scherzare, Clint.” Il capitano torna ansioso. Occhio di falco alza le mani in segno di resa.

“Tu hai chiesto di essere avvisato quando si fosse svegliata. Io l’ho fatto ma ora devi dirmi come facevi a essere così certo che si sarebbe ripresa quando Banner non mi aveva dato alcuna speranza che si salvasse.” Thor abbassa gli occhi e va verso la finestra. “Thor, se sai qualcosa, parla ora perché Bruce chiamerà Stark presto o tardi.” Thor pensa che Steve sa usare sempre le parole giuste per convincere la sua squadra a seguirlo. Si volta e parla tutto d’un fiato.

“E’ stato Loki a dirmi di non temere per la sua vita.” L’espressione di Steve ora è carica di astio.

“Hai detto che Loki è rinchiuso. Che hai la prova che non ha mai lasciato la prigione di Asgard! Hai giurato che non ha avuto a che fare con l’incidente di Karen!” A Thor puoi toccare qualsiasi cosa ma non l’onore.

“Ho giurato e ho detto il vero! Heimdall stesso non gli ha tolto gli occhi di dosso. Loki non ha mai lasciato la prigione.”

“Allora che ne sa delle sue condizioni?”

“Mi ha solo detto che aveva la sensazione che si sarebbe ripresa. L’intuito di Loki è sempre stato molto forte. Sin da bambini. Nostra madre gli attribuiva il potere della divinazione. Mio padre mi ha detto che la sua stirpe ha molto potere magico.”

“Te lo dirò solo una volta, Thor. Tieni Loki lontano da Karen. Ogni eventuale coinvolgimento di tuo fratello nella sua vita verrà interpretato come un atto ostile nei miei confronti.” La voce di Steve suona come qualcosa di molto più grande di una minaccia. Ora Jane guarda il pavimento. Vorrebbe intervenire in difesa di Thor ma non sa bene cosa potrebbe dire. Loki ha avuto molte occasioni per fare la cosa giusta e ha sempre scelto di sbagliare.

“Non è stato Loki a creare Ultron.” Stavolta è la voce di Thor a risuonare carica di rimprovero. “Vi avevo avvertito di non giocare con i giocattoli di Loki. Tuttavia farò come tu vuoi. Hai la mia parola che Loki non farà più parte delle vostre vite. Ad una condizione.”

“Quale?”

“Vedere Karen. Devo capire se le immagini registrate di Stark sono autentiche o no. Mio fratello ha giurato di non essere mai stato lì.”

“Odio ammettere che Stark possa avere ragione ma le immagini registrate parlano chiaro. Inoltre non è che i giuramenti di Loki valgano qualcosa, no?” Lo sguardo di Thor si rabbuia.

“Comunque devo parlarle. Prometto che dopo la faccenda sarà chiusa per sempre.” Nat sbuffa e si alza di scatto.

“Facciamola finita. E’ al laboratorio di Banner.”

Il dio ringrazia i suoi amici e si apparta con Jane.

“Thor, cos’hai davvero in mente? Loki era lì. Lo abbiamo visto tutti.”

“Jane, Heimdall sostiene che Loki è sempre stato nella sua cella. Gli ho parlato questa mattina e, anche se non vuole darlo a vedere, è interessato alle condizioni di Karen. Quando parla della dottoressa Miller, mi sembra di rivedere mio fratello, il mio vero fratello. Capisci?” Jane gli carezza dolcemente un avambraccio.

“Ti sei fidato già due volte di lui e lui ti ha tradito. Stavolta c’è in gioco la vita di Karen. Fa attenzione.”

“Te lo prometto.”

Il dio del tuono svanisce nella tempesta provocata dal suo martello esattamente nello stesso modo in cui è arrivato lasciando Jane nei medesimi dubbi che la attanagliavano prima del suo arrivo.

 

Bruce la guarda mangiare da dieci minuti. Karen sta letteralmente divorando ogni cosa. Sembra stare bene. Se lui non avesse visto quell’aura nera fuoriuscire dal suo corpo, se non sapesse che era clinicamente morta appena qualche settimana prima, direbbe che è l’immagine della salute.

“Torniamo a noi. Non ricordi nulla dell’incidente?”  Banner sorseggia una tazza di tea.

“Ti ho già detto di no.” Karen parla tra un morso e l’altro. E’ affamata come non ricorda di essere mai stata.

“E di quell’aura che ti avvolge quando perdi coscienza?”

“Quando perdo coscienza?”

“Da quando sei cosciente non è mai fuoriuscita da te.”

“Giusto. E’ molto probabile che io non riesca a controllarla. Puoi sottopormi ad altri esami?”

“Pensavo di adoperare lo spettrometro per le radiazioni gamma. Se sei d’accordo.”

“Sì. Prima capiamo cosa mi è successo e meglio è.”

“Karen, scoprire cosa ti è successo è importante ma non ci da alcuna garanzia sul fatto che potrai tornare come prima. Forse se chiamassimo Tony, lui ha maggiore dimestichezza di me con questo genere di cose.”

“No.” Karen è categorica.

“Perché? Abbiamo oggettivamente bisogno di lui, delle sue conoscenze.”

“Le sue conoscenze hanno generato Ultron!”

“Sappi che ho contribuito significativamente anche io a quel gigantesco errore!”

“Lo so, Bruce. Ma l’idea è stata di Stark.”

“Loki ha seminato la discordia fra noi. Non devi permettere a quel seme di attecchire.” Bruce ora sta usando il tono più conciliante del suo repertorio. Il suo cellulare vibra. Bruce sospira e risponde. Quando riattacca la sua voce è meno conciliante di prima.

“Mi avevano detto che sarebbe venuto ma non mi aspettavo la sua visita così presto.”

“Di chi parli?”

“Karen, è qui per te ma se non vuoi vederlo, dirò a Thor di andarsene.”

Karen sente un tremito attraversarla nell’udire il nome di Thor ma non reagisce. Ancora una volta le sue emozioni sembrano appiattite, imbrigliate. Scuote il capo.

“No. Va bene. Gli parlerò.”

Proprio in quel momento, la porta della stanza si apre e Thor si lancia ad ampie falcate verso Karen. L’abbraccia calorosamente e le sorride.

“Il tuo risveglio è fonte di grande gioia per me.”

“Se mi stringi ancora un po’, finirò per morire soffocata!” Thor lascia la presa immediatamente.

“Perdona la mia foga.”

“Il re di Asgard non ha cose più urgenti da fare che venire a visitare una moribonda al suo risveglio?”

“Karen, parlarti è di gran lunga la cosa più importante per me, adesso.”

“Perché mai?” Chiede lei invitandolo a sedere. Bruce rimane in disparte.

“Tu sai meglio di chiunque altro che mio fratello è prigioniero ad Asgard.” Karen si alza di scatto.

“Se sei venuto fino a qui per parlare di Loki, hai fatto tanta strada inutilmente.”

“Karen, ti prego, ascoltami. Le colpe di Loki erano già tanto gravi prima che saltasse in aria il laboratorio di Tony a Shangai, figuriamoci dopo!”

“Sappi che non ricordo niente dell’incidente!”

“Lasciami parlare. Quando ti avrò spiegato, deciderai se aiutarmi o meno.”

“Parla allora.”

“Come sai, Loki era stato condannato all’esilio da mio padre ma ha fatto talmente tanti danni in giro per i mondi che ha deciso di confinarlo. Inizialmente lo abbiamo tenuto qui a Midgard ma Fury ha deciso che era troppo pericoloso per le prigioni terrestri così l’ho riportato su Asgard. Probabilmente sai che mi ha aiutato a salvare Jane ma mi ha tradito di nuovo e così l’ho confinato nel palazzo da cui giura di non essere mai uscito. Heimdall non gli ha mai staccato gli occhi di dosso e riferisce che è sempre rimasto al confino. Tuttavia Stark ha delle riprese del laboratorio di Tokyo in cui appare insieme a te ed Ultron. Pertanto mio padre lo ha ritenuto responsabile in parte delle gravi tragedie causate da Ultron sul vostro mondo.” Thor abbassa il capo. Sospira. Karen si siede davanti a lui. Lo invita a continuare.

“Mio padre lo ha condannato a morte.” Quel brivido che Karen ha avvertito poco prima ritorna, ma anche stavolta percepisce le sue emozioni come distorte, quasi annullate.

“E tu disapprovi? Dopo tutto quello che ha fatto?” La sua voce atona fa sollevare il capo di Thor. I suoi occhi mostrano sconcerto.

“E’ mio fratello!”

“No, Thor.” Karen si alza di nuovo e si allontana dando le spalle ai due uomini. “Non lo è.”  Mentre parla si domanda perché si stia comportando in quel modo. Thor le è sempre stato simpatico. Jane è la sua migliore amica.

“Karen, per te ho solo una domanda. Ho bisogno di sapere se le immagini di Stark sono veritiere. Loki era lì quando Ultron ha fatto esplodere il laboratorio?” Karen si volta e guarda Thor dritto negli occhi.

“Che accadrebbe se ti rispondessi di sì?” Thor sembra avere la morte nel cuore.

“Tornerei da mio padre e gli direi che Loki ha violato il confino. Non posso proteggere Loki al punto da mentire al padre degli dei.”

“E se ti dicessi di no?”

“Potrei convincerlo a rivedere la sua decisione!”

“E se ti dicessi che non me lo ricordo?”

“Allora non avrei alcuna possibilità di salvare Loki.”

“Credevo che la parola di Heimdall fosse incontestabile.”

“Già una volta ha mentito per consentire a me e a Loki di lasciare Asgard. Quella volta Loki mi ha aiutato a salvare Jane.”

“Può una buona azione valere come ammenda per tutte le cattive commesse?”

“Solo per chi ama il colpevole.” Thor tiene i suoi occhi cristallini fissi in quelli di Karen. Bruce tossisce per schiarirsi la voce.

“Thor, Karen non ricorda nulla dell’incidente. Mi dispiace.”

“Capisco. Dovevo provare.” Thor s’incammina verso la porta. La voce di Karen lo ferma sulla soglia.

“Aspetta!”  Bruce si frappone fra lei e la figura di Thor.

“Karen, non fare nulla di cui potresti pentirti.”

“Grazie per la premura, Bruce, ma Loki mi ha costretta a mentire a tal punto che ora devo dire la verità. Loki mi ha parlato quando ero alla Stark tower. Mi ha detto che il suo scettro era fondamentale per fermare Ultron e io gli ho creduto. Ha aperto il bifrost per portarmi a Shangai. Mi ha detto cosa fare per recuperare lo scettro ma non era lì. Non fisicamente. Non so se questo basterà a tuo padre per risparmiargli la vita. Quando Ultron ha fatto irruzione nel laboratorio, Loki non era là. Credevo che, se mi fossi trovata in difficoltà, sarebbe venuto per me. Per salvarmi. Come sai, non l’ha fatto. Sarò lieta di sapere che tuo padre non ha cambiato parere e ha fatto eseguire la sentenza ma non sarà una delle mie bugie a far cadere la sua testa.”

Karen spara le parole tutte d’un fiato poi si volta e si stringe nelle spalle. Non prova nulla neppure adesso che si è liberata di quel fardello.

“Grazie Karen per aver detto la verità.” Thor se ne va senza aggiungere altro.

“La videoregistrazione è chiara.” Dice Bruce ancora una volta.

“Però lui non era lì.”

“Forse l’hai rimosso perché una parte di te non sopporterebbe di scoprire che era lì e ti ha lasciata morire.”

Karen sente l’oscurità in fondo al suo cuore, emergere lentamente.

“Vattene Bruce!”

“Karen, prima affronti la realtà e meglio sarà.”

“Bruce, vattene!”

“Karen, mi dispiace.”

“Ho detto: vattene!” Insieme all’urlo, dal corpo di Karen si dipana un’aura nera striata di rosso, sui suoi occhi cala la tenebra e dalle sue mani si promana come una nebbia oscura.

“Karen, calmati!” cerca di dire Bruce ma la nebbia nera avvolge la donna e la solleva da terra rendendola ancor più minacciosa. Quando si scaglia contro Bruce, è Thor ad afferrarla e a stringerla forte fino a che non perde i sensi.

“Grazie, amico mio. Credevo fossi andato via.”

“Lo ero ma quest’aura mi ha richiamato. Dobbiamo chiudere Karen in un luogo dove non possa far male a nessuno. E’ molto pericolosa in questo stato.”

“Tu sai di che si tratta?” Thor annuisce.

“Ed è meglio se non lo viene a sapere nessun altro.”

 

  
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