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Autore: mystery_koopa    16/02/2020    2 recensioni
Con l'Impero Bizantino dell'VIII secolo sullo sfondo si svolgono le vicende dell'ammiraglio della flotta imperiale Konstantinos Ampatis, dei nobili della città di Bisanzio e delle province e del basileus Leone III l'Isaurico. La storia, che segue la vita dell'ammiraglio, inizia con la fine del secondo assedio arabo di Costantinopoli nel 718 e continua per alcuni altri anni successivi a questo evento, coinvolgendo i personaggi in battaglie, intrighi, cospirazioni e storie d'amore.
Dal II capitolo: "Ormai la solitudine era diventata un’abitudine che era parte integrante della sua vita quotidiana, e difficilmente avrebbe rinunciato al tempo che utilizzava per riordinare i suoi pensieri, che correvano nel tempo senza che lui se ne rendesse conto e potesse fermarli"
REVISIONE COMPLETATA
Genere: Introspettivo, Storico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Medioevo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Fenice Purpurea'
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XVI – DUE ASSASSINI
 
Leone si alzò dal trono, avanzando lentamente verso la giovane donna scortato dal controllo vigile delle due guardie al suo fianco: non appena egli si fu avvicinato a un passo di distanza, lei si inginocchiò in segno di rispetto, rialzandosi poi velocemente.
“Theodora Ioannis è tua madre, non è vero?”
“Sì… lo era”.

“Lasciateci soli. Karolos, manda tuo figlio a chiamare l’ammiraglio Ampatis, con urgenza”. Pochi istanti dopo un ragazzino di circa dieci anni attraversò di corsa il monumentale portone d’ingresso, addentrandosi nelle strette vie della città.
“Saprai benissimo di chi si tratta, suppongo, e non solo a causa della sua schiacciante vittoria contro gli Arabi”.
“Mia madre non parlava mai del suo passato: solo una volta, sopraffatta dalla febbre, mi raccontò come era giunta a Kiev e perché aveva sposato quell’ignobile uomo che è stato mio padre”.

 
***
 
“Buongiorno, Chryssa. Non credevo che saresti tornata così in fretta… sinceramente ero convinto che Xanthe ti avrebbe lasciata parlare più a lungo con tua sorella”.
“Ci siamo dette ciò che era necessario… tra cui tutta la verità sul biglietto trovato nel mio baule e sul suo coinvolgimento nei piani del basileus per sventare un possibile contrattacco arabo. Ma saprai tutto anche tu, sono stata informata che anche Leone era a conoscenza di tutto. Capisco se continuerai a provare diffidenza nei suoi confronti, è naturale d’altronde, dopo tutto questo tempo: tuttavia, ora è necessario che tu ti fidi di lei per scoprire insieme la verità sulla morte dei Cazaretian. Konstantinos, ascoltami, non possiamo mettere a rischio anche la sua vita e quella del suo bambino…”

La voce di Chryssa fu rotta dall’emozione, ma lei continuò a parlare, sempre più velocemente. L’ammiraglio la prese tra le proprie braccia, stringendola a sé nel tentativo di aiutarla a calmarsi. La donna respirò profondamente, ancora scossa, e si impose di calmarsi, prima di riprendere il suo discorso; non fu così difficile, dopotutto, nonostante non potesse credere che fosse vero: aveva sempre compreso le ragioni di Leonora, il suo dolore nell’essere separata dall’uomo che amava e nel vederlo morire in lontananza, ma solo in quel momento sentì che ciò sarebbe potuto accadere anche a lei. Aveva trascorso la sua intera vita in solitudine, ma sapere che le uniche due persone che amava stavano rischiando la loro vita non le dava pace.
Chryssa sollevò lo sguardo, poi fece un passo indietro per staccarsi da Konstantinos e andarsi a sedere davanti alla finestra. Lui la osservò brevemente.

“Ho accettato, Chryssa. Leone mi ha nominato suo consigliere e supervisore alle indagini per le morti di Heliodoros Thamen, Vassilis e Ambrosios Cazaretian: non ci sarà alcuna cerimonia ufficiale, non la desidero. Non è possibile che non sia stato scoperta nemmeno un’esigua parte della verità, e Demetrios Xanthe non è incompetente… è sempre stato un valoroso uomo d’onore, anche se non ci ho mai lavorato a stretto contatto prima d’ora non accetto di vederlo così in balia degli eventi, e soprattutto non accetto che un assassino possa muoversi impunito per le strade di questa città”.

“Konstantinos, sono così felice per te! Per me è difficile ammetterlo, ma ho davvero paura ora. Non sono forte come ho sempre far voluto credere a tutti, nonostante le mie drastiche scelte… ma questo tu lo sai”.
“Non dire così, assolutamente no. Avere paura è una virtù, perché ci fa capire quando è necessario prestare più attenzione ai pericoli che corriamo: sei la donna più forte che abbia mai conosciuto, Chryssa, anche se mi duole ammetterlo; ma ormai è tempo di lasciare il passato da parte…”

Lei sorrise, poi, lentamente, proseguì con il suo racconto: “L’assassino di Vassilis dev’essere passato per forza dal sottotetto: uscendo dalla finestra della camera del padre è l’unica via percorribile per poter entrare all’interno della casa, dato che ciascuna porta era serrata dall’interno. Non credo che Philoteos e Agata possano essere complici dell’assassino: sono troppo deboli per essere coinvolti, troppo impressionabili per progettare un omicidio, troppo poco furbi per essere doppiogiochisti”.
“L’assassino è Demetrios Xanthe, Chryssa. Non c’è nessun’altra spiegazione: non è possibile che non abbia scoperto la verità, ma ha le capacità necessarie a nasconderla e piegarla a proprio favore…”
Chryssa tremò.
“Stai tranquilla, davvero: tua sorella non è in pericolo, nonostante sia a stretto contatto con lui. Xanthe è oculato, non uccide per il gusto di farlo ma per un solo motivo, la carica di consigliere: sono io, il suo prossimo obiettivo”.
Ma lei non sembrò tranquillizzarsi affatto.

“Signor Ampatis, signor Ampatis!”
“Kallistos, cosa succede?”
“Il basileus richiede immediatamente la vostra presenza al Palazzo… c’è una donna vestita di nero”.
L’ammiraglio salutò Chryssa con un veloce cenno della mano, poi seguì velocemente il ragazzino.

 
*
 
Chryssa, una volta rimasta sola, pensò di correre da Leonora, ma si trattenne: mettendola a conoscenza della verità sul capo delle guardie l’avrebbe messa molto probabilmente ancora più in pericolo, e quella sarebbe stata la cosa peggiore che potesse accadere.
Uscì dalla piccola stanza ed entrò nel salone principale, chiamando a sé i due giovani dipendenti della famiglia.
“Ora che Leonora è trattenuta altrove e che ogni altro membro della famiglia è morto, non credo ci sarà più bisogno di voi: vi pacherò quanto vi dobbiamo entrambe, e vi darò anche alcuni soldi in più, ma non appena la situazione sarà sicura ve ne andrete da questo palazzo in cui non siete riusciti a fare nulla di buono”.

Philoteos rimase spiazzato dalle parole della nobildonna, ma nonostante il timore decise di controbattere: “Noi abbiamo rischiato moltissime volte la vita per tutti voi, e questo è il vostro ringraziamento? Mandarci via nel momento più difficile per tutti? Sono stato legato da un assassino mentre il signor Ambrosios Cazaretian veniva brutalmente ucciso, sono stato a contatto con le persone peggiori dell’intera Costantinopoli e ho inviato missive compromettenti in Sicilia mentre un solo passo falso mi avrebbe condannato, soltanto per proteggere la vostra infida attività di spionaggio! Agata invece è stata a contatto con la signora Leonora per oltre un anno, credo sia già sufficiente dire questo”.
“Non vi permetto di parlare così dei miei familiari”. Chryssa era gelida. “Avreste dovuto proteggere la famiglia, e questo è stato il risultato, mentre come spie avete raccolto soltanto fallimenti: dovrei farmi restituire da voi tutti i soldi che ho perso a causa vostra, e invece ve ne do altri purché ve ne andiate. Non credo abbiate il diritto di dire nulla. Avete perso anche l’ultima parte della fiducia che avevo riposto in voi: prendete le vostre cose e il vostro sporco denaro e andatevene, ora!”

Philoteos si morse le labbra per non incorrere in un’ancor più rischiosa reazione, poi trascinò via Agata che aveva iniziato a urlare sconclusionatamente. Chryssa li guardò con disprezzo salire le scale secondarie e poi ridiscenderle carichi di borse: Philoteos si sbatté il portone alle spalle, mentre una giovane domestica fu incaricata di ripulire completamente le stanze dei due da ogni traccia della loro presenza. Un registro civico testimonia che i due si sposarono il giorno stesso, prendendo poi una nave per Corcira1; non furono più rivisti nella capitale.

 
***
 
Konstantinos giunse nella sala del palazzo imperiale in brevissimo tempo, dove l’amico imperatore lo accolse con espressione preoccupata. Dietro di lui c’era una giovane donna, in piedi e girata di spalle: quando, avanzando, l’ammiraglio vide il suo volto, si sentì mancare la terra sotto ai piedi. No, non era vero, non era giusto che dopo tutto il tempo passato a soffrire il suo passato si ripresentasse all’improvviso così.
“Konstantinos, lei è Theodora Alakites, la figlia di Theodora… credevo che fosse giusto anche per te venire a conoscenza di cosa accadde dopo quella notte”.
L’ammiraglio rimase immobile, quasi come rassegnato a doversi immergere per un’altra, forse davvero l’ultima, volta nei meandri dimenticati della storia della donna che più aveva amato nella sua vita; la giovane iniziò il suo racconto cautamente.

“Non conosco ogni particolare della vita di mia madre, come ho già detto in precedenza al basileus ma vi racconterò tutto ciò di cui sono a conoscenza, non una parola di meno, anche se ciò che accadde nella sua gioventù già lo sapete. Quella notte di vent’anni da mia madre fu rapita, e la colpa non fu vostra, lei non vi ha mai accusato di nulla: cosa avreste potuto fare, anche se vi foste accorti di ciò che stava accadendo, da soli contro sei uomini? L’uomo che ordinò la sua sparizione fu Isakios Alakites, un socio in affari di suo padre che, dopo essere stato estromesso dai lucrosi affari della capitale si stabilì a Kiev, e decise di vendicarsi di lui in questo modo. Mia madre fu caricata immediatamente su una nave mercantile: riuscì soltanto a lasciare un quaderno in un baule della stiva, con il nome dell’uomo che la portò via scritto in una delle pagine centrali in modo che non potesse essere notato e distrutto dalle superficiali guardie private che l’avevano prelevata”.

Konstantinos sospirò: era il quaderno di Chryssa.

“Successivamente mia madre fu costretta a sposarlo contro la sua volontà, e io nacqui meno di un anno dopo. Sebbene quell’uomo ignobile abusasse continuamente di lei, mia madre ha ripetuto per la sua intera vita che desiderava davvero avere un figlio, almeno per ritrovare una persona da amare dopo che la sua vita precedente le era stata completamente portata via. Ricordo, quando ero molto piccola, che mio padre la picchiò talmente violentemente da costringerla a letto per mesi: fu probabilmente per le continue percosse che non ebbe alcun altro figlio. Mio padre non mi ha fatto mai nulla di male direttamente, ma non dimenticherò mai ciò che fece a lei…
Mia madre è morta due anni fa, sola: non mi fu permesso nemmeno di vederla per un’ultima volta, e subito dopo il suo corpo fu dato in pasto a delle bestie selvatiche. Avevo resistito per anni perché temevo di perderla, non avrei accettato una sua morte a causa mia, ma allora non fui più in grado di resistere: uccisi mio padre, presi il suo cavallo e fuggii dal matrimonio che mi aveva combinato con un uomo come lui, dalla terra fredda e arida in cui ero stata cresciuta, dalla vita vuota e straziante che mia madre aveva vissuto. Negli ultimi tempi, ogni tanto, mi diceva ‘penso ancora a lui’ e io sapevo che parlava di te, Konstantinos, dell’uomo che aveva davvero amato e di cui una sola volta mi aveva svelato il nome”.

Konstantinos si inginocchiò a terra con le mani a coprire il volto; nessuno trattenne le lacrime.
 




Note:
1 Antico nome dell’isola di Corfù.


 
  
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