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Autore: Vanessa1995    16/02/2020    0 recensioni
L'agente di polizia Jon è sempre stato un fidanzato attento e premuroso, ma quest'anno ha dimenticato San Valentino. Come reagirà la sua fidanzata Sansa? Riuscirà il giovane agente ha sistemare le cose?
Attenzione: Lyanna in questa storia non è sorella di Ned quindi Sansa e Jon non sono cugini.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jon Snow, Sansa Stark
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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N. A. Lo so che San Valentino era il quattordici, ma l'idea di questa ff mi è venuta in mente solo il tredici e prima non sono riuscita ha pubblicarla. In questa ff ambientata ai giorni nostri Lyanna non è sorella di Ned quindi Sansa e Jon non sono cugini. Il cognome di Lyanna e Snow lo stesso che aveva Jon prima di essere legalmente riconosciuto dal padre dopo la morte della madre. Infine ringraziao Nymeria87 per avermi fatto da Beta.
Ecco il link del suo profilo dove potrete trovare le sue bellissime e interessanti fanfiction: 
https://efpfanfic.net/viewuser.php?uid=943800

Quella mattina di metà febbraio il tempo era nuvoloso su una città inglese; erano le sette e il cellulare di Jon aveva appena incominciato a suonare come tutti i giorni a quell'ora, destando Jon dal suo sonno profondo. Il ragazzo era coricato a pancia in su, le coperte gli coprivano solo metà del corpo lasciando quando scoperto il petto e la pancia.
- Uhm... - un gemito sfuggì dalle sue labbra,  con gli occhi ancora chiusi allungò una mano verso il comodino e afferrò il telefono; solo quando se lo portò davanti al viso aprì gli occhi, sbatté le palpebre e disattivo la sveglia. Posò quindi il cellulare sul comodino, sollevò le coperte e si sedette sul letto posando i piedi sul pavimento. Indossava solo un paio di boxer di colore azzurro chiaro. Si passò una mano sul viso e quasi senza rendersene conto si drizzò in piedi con l'intento di prepararsi per la giornata che lo aspettava.
Dopo aver preso la divisa da sopra una sedia Jon uscì dalla sua stanza. Si era finalmente svegliato del tutto.
La villa era di notevoli dimensioni con diverse camere da letto delle quali solo cinque erano occupate dai membri della famiglia, nella sesta dormiva il maggiordomo.
Sul pavimento del corridoio c'era un lungo tappeto persiano e le piastrelle erano sempre lucide come del resto tutte quelle delle varie stanze della casa.
Jon si diresse verso il bagno più vicino che si trovava tra la porta della sua stanza e quella di sua sorella Rhaenys. Quando tentò di aprire la porta scoprì che era chiusa a chiave.
- Occupato - lo ammonì la voce di sua sorella da dietro la porta.
In realtà Rhaenys era la sua sorellastra. I primi tempi tra lui, Rhaenys e Aegon non erano stati semplici: Jon sospettava che sebbene gli volessero un gran bene, non avevano mai dimenticato il giorno in cui il padre Rhaegar,  aveva rivelato loro e alla loro madre di avere avuto un figlio da un'altra donna. Se Lyanna Snow non fosse morta cinque anni prima in quell'incidente in macchina chissà quanto tempo sarebbe passato prima che Jon avesse avuto modo di conoscere suo padre e i suoi fratellastri.
- Rhaenys, sbrigati. Non fare come ieri che hai impiegato un'ora ha prepararti - tuonò il giovane infastidito, ricordando che per colpa sua il giorno prima si era preso un girone dal suo capo.
Il fatto che il commissario Eddard Stark della polizia era il padre della sua fidanzata non l'aveva per niente aiutato, anzi, a volte Jon aveva l'impressione che proprio per questo, l'uomo lo trattasse ancora più severamente rispetto ai colleghi, come del resto faceva con suo figlio Robb, anche lui agente di polizia. Addirittura Robb gli aveva confidato che stava pensando di chiedere il trasferimento  per fuggire da quella pressione insopportabile.
- Tranquillo. Cinque minuti e ho finito - rispose la ragazza ridestando Jon dai suoi pensieri.
Il poliziotto tirò un sospiro snervato, sapeva bene per esperienza che cinque minuti per sua sorella corrispondevano a quindici e questo quando gli andava bene.
- Credo ti convenga usare un altro bagno - disse una dolce voce femminile.
Jon si voltò e i suoi occhi grigi incontrarono quelli neri e penetranti della sua matrigna Elia.
A distanza di cinque anni non riusciva a capire come a suo padre fosse passato per l'anticamera del cervello di tradire sua moglie. Elia era una donna bellissima, buona, che lo aveva accettato in casa e che fin dal primo giorno gli aveva dimostrato un amore che fino a quel momento l'allora adolescente Jon Snow aveva sperimentato solo da parte di sua madre. La sua matrigna era troppo buona e Rhaegar non la meritava. Tutt'oggi si chiedeva perché invece di correre da un avvocato divorzista, avesse fatto preparare dalle donne delle pulizie la sua attuale camera da letto in modo tanto perfetto, e addirittura si fosse impegnata per farlo sentire a casa più di del suo stesso padre.
- Forse hai ragione - disse tristemente. La donna sorrise e gli diede una pacca sulla spalla per poi allontanarsi. Decise di aspettare altri cinque minuti, dopo di chè se ne sarebbe andato, ma per una volta Rhaenys tardò di solo un minuto e quando uscì dal bagno la squadrò da capo a piedi.
Indossava una maglia a maniche lunghe con una scollatura a V e dei pantaloni scuri, i capelli erano lunghi e ricci ed assomigliava molto a sua madre tanto quanto Aegon somigliava a suo padre, avendone ereditato i capelli gli occhi chiari.
Jon invece assomigliava a sua madre.
- Ho finito - annunciò la ragazza per poi andarsene nella stessa direzione della madre, ovvero verso la scala per scendere probabilmente a fare colazione nella sala da pranzo.

Più tardi quando Jon scese erano ormai le sette e mezza.
In macchina ci volevano circa dieci minuti per raggiungere la stazione di polizia e se si fosse sbrigato a mangiare sarebbe arrivato in anticipo. La sala da pranzo della villa era una stanza luminosa con due grandi finestre e due porte, una delle quali conduceva in cucina. Come al solito Rhaegar era seduto a capotavola con il suo fedele Rolex al polso sinistro, intento a leggere il giornale per informarsi sulle ultime notizie in ambito economico. Elia era seduta alla sua destra, era una casalinga con la passione del giardinaggio e faceva parecchio volontariato donando migliaia di sterline in beneficenza. Rhaenys era seduta vicino a lei, studiava medicina all'università e il suo sogno era quello di recarsi in qualche paese povero del mondo per curare i bambini, una volta finiti gli studi; oltre l’aspetto aveva evidentemente ereditato anche la generosità dalla madre. A egon invece, seduto a sinistra del padre, era un donnaiolo con un vero talento per gli affari e un giorno avrebbe preso il posto del padre a capo degli affari di famiglia.
- Buongiorno - salutò Jon sedendosi vicino al fratello come tutte le mattine.
Suo padre alzò gli occhi dal giornale e lo chiuse posandolo sul tavolo accanto al suo piatto.
- Buongiorno - salutò Rhaegar, - Aegon, ti ricordi che lunedì abbiamo l'incontro con gli americani. Questo è il primo affare che ti affido e dovrai fare un buon lavoro - disse serio rivolgendosi al figlio maggiore.
Da quando Jon gli aveva detto che voleva entrare in polizia, per lui era diventato praticamente invisibile; era ovvio che disapprovava la sua decisione di lavorare per le forze dell'ordine, sebbene non lo dicesse ad alta voce.
- Tranquillo papà non ho nessuna intenzione di farti perdere questo affare. So quanto è importante per te - affermò il figlio.
All'apparenza Aegon poteva sembrare un ragazzo poco serio che adorava divertirsi, che usciva con una ragazza diversa quasi ogni sera e ogni anno prendeva una decina di multe dai colleghi di Jon.
Finora non aveva fatto niente di abbastanza grave da giustificare una notte passata in centrale, fortunatamente. Quando si trattava di affari in realtà, cambiava completamente atteggiamento e diventava una persona con i piedi per terra.

Più tardi, Jon varcava la soglia del dipartimento di polizia; erano decine le scrivanie su cui gli agenti, oltre al computer e tutto quello che gli occorreva per lavorare, tenevano cornici con foto raffiguranti figli, fidanzate, fidanzati , amici o di loro in compagnia di colleghi. La maggior parte dei poliziotti erano seduti alle loro postazioni e come lui, dovevano essere arrivati da poco, anche se a differenza sua erano già al lavoro.
Jon, con indosso la divisa, il capello in testa e la fondina con la sua fedele pistola d'ordinanza legata alla cintura, passò accanto alla scrivania di Robb e si sedette sulla poltrona girevole. Levò il capello e lo posò sulla scrivania insieme al suo distintivo; aveva appena acceso il computer quando Robb comparve davanti a lui: - Buongiorno. Mio padre oggi arriva più tardi, essendo San Valentino è andato dal fioraio per ordinare un mazzo di rose per mia madre - spiegò sorridendo.
L'altro sollevò gli occhi dal monitor del computer: - Oggi è San Valentino - disse piano sentendosi invadere da un grande panico. Quella notizia si era rivelata un fulmine a ciel sereno per l’agente di polizia il cui cuore aveva in cominciato a battere all’impazzata.
Non riusciva a crederci che si era dimenticato. Come aveva potuto? Lui e Sansa stavano insieme da due anni e mezzo e l'anno prima si era addirittura organizzato con una settimana di anticipo prenotando un tavolo al ristorante oltre a regalarle un mazzo di rose.
Quest’anno non aveva organizzato niente e non si era neanche reso conto che la festa degli innamorati si stava avvicinando. Negli ultimi tempi era stato sommerso di lavoro a causa di una banda di criminali che una volta alla settimana rapinava una gioielleria diversa e ancora non erano riusciti ha prenderli.
Il commissario Stark era intrattabile perché i superiori gli stavano facendo pressione e lui la faceva ai suoi sottoposti. Praticamente non avevano una pista.
Veramente un regalo per Sansa c'è l'aveva, ma non era del tutto sicuro che fosse quello giusto e comunque desiderava organizzare qualcosa.
- Non dirmi che ti sei dimenticato - disse con tono scherzoso l'altro; erano entrati in polizia insieme lui e Robb e nel giro di poco erano diventati grandi amici. Quando si era innamorato di Sansa e aveva cominciato ad uscire con lei, aveva avuto paura della reazione di Robb senza contare che Eddard era il suo capo. I due l'avevano presa meglio di quanto pensasse, anche se avevano minacciato di fargliela pagare cara se avesse fatto soffrire il loro prezioso fiore.
- Si, mi sono dimenticato – ammise.
E adesso? Sansa era una ragazza semplice e se non gli avesse fatto un regalo o non avesse organizzato qualcosa magari ci sarebbe rimasta male anche se non gli avrebbe mai fatto una scenata.
- I negozi sono pieni di scatole di cioccolatini, puoi andare dal fioraio come ha fatto mio padre o non so comprarle un gioiello - propose l'altro incapace di nascondere il suo stupore per il fatto che Jon si fosse scordato di San Valentino. Tra loro quello con la memoria migliore e che era più attento a quelle cose era Jon. L'anno precedente anche lo Stark si era ritrovato nella stessa situazione e aveva risolto regalando alla fidanzata un paio di orecchini che Talisa aveva gradito, ignara che fossero stati comprati all'ultimo minuto.
Quel giorno Jon cercò davvero di concentrarsi sul lavoro, cercò di scoprire se era sfuggito loro qualche dettaglio che avrebbe permesso di arrestare quei criminali, ma per quanto si sforzasse, ogni tre per due, i suoi pensieri andavano alla sua fidanzata e non riusciva a togliersi dalla testa la sua espressione delusa. Doveva farsi venire in mente qualcosa e in fretta.

Quella sera alle venti, Jon si trovava sul marciapiede davanti all'entrata del teatro dove il suo amore lavorava. Sulla locandina attaccata alla porta a vetro c'era scritto a grandi lettere: Re Artù.
Ironia della sorte, il prossimo spettacolo nel quale la sua fidanzata avrebbe recitato raccontava di una tragica storia d'amore. 
La porta del teatro si aprì, distogliendo Jon dai suoi pensieri.
Sorrise alla vista dell'amata, ma quel sorriso scomparve all'istante quando si rese conto che insieme a lei c'era Petyr Baelish. Odiava quel uomo, era un critico teatrale e sospettava che avesse una cotta per Sansa. Una volta aveva provato ha parlarne con lei e la ragazza gli aveva risposto che Petyr era solo gentile con lei perché era il marito di zia Lysa, eppure il poliziotto continuava a nutrire il sospetto che quel uomo avesse delle mira sull'attrice. Se Petyr avesse solo osato sfiorare la sua amata anche solo con un dito avrebbe dovuto vedersela con lui.
- Morgana – chiamò Jon.
Gli occhi della giovane si illuminarono alla sua vista: l'aveva chiamata con il nome del personaggio che interpretava, una strega cattiva, nonostante quella che gli aveva fatto un incantesimo facendolo innamorare di lei doveva per forza essere una strega buona.
In ogni modo, la sua personale strega gli corse incontro e gli prese il viso tra le mani baciandolo con passione. Lui la strinse a se godendosi il suo dolce profumo.
Quando  ruppero il bacio, il bruno guardò Petyr come a volergli dire: lei è la mia fidanzata, non sarà mai tua! 
Il critico doveva aver colto il messaggio perché se n'è andò con un'espressione infastidita.
- Sono così felice che tu sia venuto ha prendermi. Oggi abbiamo fatto più tardi del solito - disse dispiaciuta, fissandolo con i suoi meravigliosi occhi azzurri simili a zaffiri.
Jon le diede un bacio sulla fronte e le cinse spalle con un braccio.
Sansa indossava un cappotto di colore nero che le arrivava fino alle ginocchia, i lunghi capelli rosso ramato superavano le spalle di pochi centimetri: era bellissima e a volte Jon si chiedeva cosa avesse fatto di buono nella vita affinché il destino mettesse sulla sua strada quell’angelo.
- Ho una sorpresa per te - annunciò aprendo la portiera della macchina.
Sansa sorrise e salì. Jon fece velocemente il giro augurandosi di avere avuto una buona idea e che andasse tutto bene. Si mise al posto di guida ma prima di mettere in moto doveva fare una cosa importante: tirò fuori dal cruscotto un lungo pezzo di stoffa: - Chiudi gli occhi - disse.
Sansa sorrise divertita e Jon le bendò gli occhi.
- Il tragitto sarà breve - disse appena prima di accedere il motore.
Contava di arrivare a destinazione in cinque minuti o giù di lì, e così fù.
Jon parcheggiò davanti ad un edificio a cinque piani; le persone camminavano sui marciapiedi, alcuni erano coppie che si tenevano per mano. Passò anche una coppia di colore: lei aveva in mano un mazzo di fiori colorati e una montagna indistinta di ricci, Il fidanzato le teneva la mano, erano una splendida coppia.
- Siamo arrivati - disse Jon rivolto alla fidanzata che per tutto il tragitto aveva tenuto la benda sugli occhi. Il poliziotto scese dalla macchina e fece il giro dell’abitacolo, aprì la portiera alla rossa e la prese in braccio. L’attrice gli gettò le braccia al collo intrecciando le dita delle mani dietro di esso e scoppiò a ridere.
- Jon guarda che se mi fai cadere me la pagherai cara - disse divertita.
L’altro sorrise e con il suo prezioso tesoro in braccio si diresse verso il portone dell’edificio e lo aprì. L’atrio dell’edificio era piccolo con due porte, una scala e un ascensore. Jon si pentì di avere preso in bracco Sansa quando si ricordò che doveva fare una rampa di scale: la sua fidanza non era pesante, beh, non esattamente, ma fare le scale sarebbe stato in ogni modo faticoso.
Si fece coraggio e incominciò a salire uno scalino alla volta augurandosi che ne sarebbe valsa la pena e dopo tutto era solo una rampa di scale, giusto?
Sarà stata la forza dell’amore del quale tutti parlavano, ma il bruno non ebbe problemi ha raggiungere il secondo piano del edificio. Arrivato davanti ad una delle porte del secondo piano mise Sansa con i piedi per terra e tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una chiave.
- Posso togliere la benda? - domandò sorridendo la rossa.
Il ragazzo infilò la chiave nella serratura e la girò per aprire la porta: - Mi dispiace, però devi pazientare ancora un attimo - disse spalancando la porta e conducendo la fidanzata dentro l’appartamento. Non c’erano mobili, le pareti erano state da poco riverniciate di bianco e mancava anche il lampadario. Tolse la benda a Sansa e quest’ultima si guardò attorno stupefatta: Jon aveva ricoperto il pavimento di petali di rose e aveva messo candele accese ovunque. Al centro della stanza aveva sistemato una coperta sul pavimento con dei cuscini. C’era una bottiglia di Champagne, piatti, posate, calici e un pollo con un profumo davvero invitante.
Jon è bellissimo -esclamò deliziata la rossa.
Il fidanzato al condusse fino alla coperta e si sedettero, poi stappò la bottiglia di champagne e riempì i due calici porgendole uno alla fidanzata.
- Confesso che avevo dimenticato San Valentino - ammise. Desiderava essere sincero con lei.
- Non c’era bisogno che organizzassi tutto questo, tuttavia c’è una cosa che non capisco: dove siamo? -chiese perplessa.
Il giovane posò il calice sulla coperta e tirò fuori dalla tasca una chiave che diede all’attrice.
Questa la fissò confusa:-Mi stai dando la chiave del tuo cuore? -domandò e l'altro scosse la testa.
- Veramente è la copia della mia chiave di questo appartamento, che se vuoi presto potrà diventare il nostro appartamento - rispose.
La ragazza socchiuse le labbra stupita: - Oh, Jon certo che lo voglio. Propormi di venire a vivere con te è il miglior regalo che  potessi farmi - esclamò entusiasta.
- Sono contento che l’hai presa bene, era da qualche giorno che avevo preso in affitto questo appartamento, però avevo paura che l’idea di andare a convivere potesse spaventarti - erano fidanzati da due anni e mezzo e si amavano profondamente, tuttavia andare a vivere insieme era un grande passo avanti.
- Io ti amo, anche se stavo pensando ad una cosa - disse con aria pensierosa guardandosi attorno: -Questo appartamento è talmente vuoto che se dovremo abitarci insieme, occorrerà andare a comprare i mobili - spiegò. 
La gioia di Jon svanì all’istante alla prospettiva di passare un’intera giornata in un negozio di mobili: - Oh, no -  disse scuotendo la testa. 7
La rossa posò il suo calice sulla coperta e mise le braccia attorno al collo del poliziotto: - Oh, si – Jon ebbe come la sensazione che la fidanzata intendesse fargliela pagare per aver scordato il giorno di San Valentino.
- Ti amo – disse lui. Il suo tesoro sfiorò le sue labbra con le proprie: - Ti amo anch’io - dichiarò baciandolo una seconda volta con più passione.
Alla fine quel San Valentino che l’agente Targaryen aveva dimenticato si era rivelato uno dei più belli e romantici della sua vita e a pochi chilometri di distanza in quella stessa città Il commissario Ned Stark festeggiava il giorno di San Valentino a casa, con una romantica cena a lume di candela con sua moglie Catelyn: erano sposati da quasi venticinque anni, però si amavano ancora come il primo giorno.
Robb invece stava passando la serata in compagnia della sua fidanzata Talisa. Per quanto riguardava Rhaegar ed Elia, diciamo che la signora aveva in mente una bella sorpresa per il marito. Rhaenys ed Aegon non festeggiarono la festa degli innamorati con nessuno, eppure si divertirono lo stesso, infondo chi ha detto che per essere felici a San Valentino bisogna stare insieme a qualcuno?

   
 
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