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Autore: Kifuru    17/02/2020    1 recensioni
Salve a tutti, ho sempre pensato che la storia di questo manga fosse veramente incredibile, ma allo stesso tempo avrei voluto vedere delle maggiori considerazioni per alcuni personaggi. In particolare ho sempre apprezzato tanto Crilin e anche la sua storia con Diciotto è, a mio parere, geniale. Per questo vorrei dedicare una storia a loro. Un grazie anticipato per chi leggerà.
Genere: Azione, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Altri, Crilin | Coppie: 18/Crilin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 25

 
 Dolorose decisioni

 
 
La navigazione della piccola navicella procedeva a ritmi sostenuti verso la prossima meta, specificatamente decisa dal leader Tepias per la buona riuscita del piano.

Fedra si era occupata diligentemente di tutto, essendo l’unica del gruppo ancora nelle condizioni di poterlo fare: aveva curato, fin dove possibile, le ferite dei suoi compagni e nel frattempo aveva controllato costantemente l’andamento della rotta, verificando sempre che il dispositivo dell’invisibilità fosse in funzione. Era importante mantenere assolutamente segreta la loro prossima mossa, in vista della loro prossima mossa. Non era detto che le loro prede, vista la loro ultima presunta vittoria, decidessero di chiamare rinforzi, ma in realtà nemmeno quella concreta possibilità poteva impedire la buona riuscita della loro strategia.

Anche se riluttante e profondamente addolorata, la stessa Fedra aveva convenuto sul fatto che non rimaneva altra scelta. Niente era più importante della causa del popolo Armath, al punto da rendere legittimo qualsiasi mezzo utile a portarla avanti. Anche il più vergognoso. Eppure nemmeno queste riflessioni erano sufficienti a farla stare meglio. Più andava avanti, maggiore diventava il disagio della donna, la quale malediceva fortemente la propria sensibilità. Non poteva avere così tanti dubbi nella sua posizione e nel suo ruolo di agente della Regina.

< < Non devi tormentarti > >.

Quella voce severa e profonda la fece trasalire, interrompendo bruscamente i suoi dibattiti interiori. Tepias la fissava intensamente, quasi a voler entrare prepotentemente nella sua mente. Lei era brava a nascondere le proprie emozioni quando serviva, nonostante un carattere buono e profondamente sensibile. D’altro canto, si era addestrata bene.
Tuttavia, non poteva nascondere la vera se stessa da lui e non soltanto per tutti gli anni che avevano passato fianco a fianco in numerose missioni. Era vero, Fedra era assolutamente impotente dinnanzi a quello sguardo così freddo e indagatore, ma anche lei conosceva bene il proprio leader.

< < Dovevi scoprire le sue motivazioni > > affermò alla fine la donna, incapace di trattenersi oltre < < Volevi sapere il motivo per il quale fosse così risoluta a difendere il terrestre. Solamente per questo hai insultato l’umano. L’hai fatto solamente per provocarla > >.

< < La totale conoscenza del nemico è la chiave principale per la sua sconfitta > > rispose il leader della squadra ombra, con un tono di voce estremamente calmo < < Si tratta di una delle prime lezioni che ci vengono insegnate > >.

< < Alla fine l’hai scoperto, vero? > > chiese lei, cercando di non perdere la calma < < L’emozione che spinge quella donna a battersi con tanto accanimento > >.

< < Il sentimento più potente che esista, Fedra. Quella strana guerriera non smetterà mai di combattere, se non dopo averci uccisi tutti > >.

< < E’ l’amore > > concluse la donna, mettendosi a sedere sulla postazione di pilotaggio. In questo modo Tepias non poteva vedere il suo volto tormentato. Ma non ce n’era bisogno.

< < Quello che stiamo facendo……. > > provò a dire Fedra, dopo un lungo momento di silenzio, venendo subito interrotta.

< < E’ assolutamente necessario. Non riusciremo ad avere ragione di quella donna facilmente e qualcuno della squadra morirebbe di certo nello scontro. Io non posso permettere che accada > >.

< < Ora abbiamo l’alleato più prezioso, che ci porterà al definitivo compimento della nostra missione > > continuò l’uomo, sistemandosi meglio la benda sulla propria tempia sinistra < < Una volta azionato il dispositivo situato all’interno dell’ago, il destino di quei due dipenderà unicamente dalla nostra volontà > >.

< < Fantastico > > commentò Fedra, mentre una lacrima solitaria scese lentamente dalla sua guancia.

Tepias fece del suo meglio per ignorare il tono di voce tormentato della compagna. Anche lui odiava ricorrere a metodi così subdoli.

< < La nostra destinazione è un’isola che si trova a molti chilometri di distanza dall’isoletta dove vive il terrestre con quella strana guerriera > >.

Fedra continuò ad osservare l’orizzonte in silenzio.

< < Una volta arrivati lì, la nostra strategia potrà cominciare e questa volta il nostro obiettivo sarà proprio la guerriera dagli occhi di ghiaccio > > concluse il leader della squadra ombra, con una nuova determinazione scolpita sul suo sguardo glaciale.

 
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Diciotto era distesa comodamente al centro del suo letto, stretta tra le braccia del suo uomo. Quando arrivarono a casa, la bionda aveva quasi fisicamente costretto il piccolo guerriero verso il bagno. Nonostante le deboli proteste di quest’ultimo, la bella cyborg curò tutte le contusioni e i piccoli tagli che Crilin si era procurato durante la lotta, anche se nessuna di queste si rivelò particolarmente grave. Inutili furono i suoi tentativi di convincerla a non preoccuparsi.

Mentre Diciotto era impegnata a lisciare un ultimo cerotto sulla sua guancia sinistra, Crilin si concentrò sul viso angelico della sua donna. Le emozioni che provava in momenti del genere erano troppo intense per poter essere descritte e il giovane uomo dubitava fortemente del fatto che un giorno si sarebbe abituato a quella sensazione di benessere ed esaltazione, che provava ogni volta che posava il suo sguardo su di lei, esattamente come la prima volta che la vide.

Alla fine l'eccitazione divenne troppo forte e incurante del fatto che la compagna lo stesse ancora medicando, Crilin scattò in avanti baciandola con passione frenetica. Dopo un breve attimo di incertezza, dovuto alla sorpresa del momento, la bella cyborg lasciò cadere a terra il piccolo kit di pronto soccorso e rispose entusiasta al bacio. Con crescente eccitazione, i due amanti si strinsero l’una con l’altro, continuando a baciarsi con sempre maggiore enfasi, mentre le mani di entrambi esploravano avide le parte più intime del corpo.

Le labbra esperte del piccolo guerriero scesero lentamente lungo il collo della donna, i cui sospiri di piacere diventavano sempre più rumorosi. Nell’udirla e nella consapevolezza di essere lui l’autore di quei dolci gemiti, Crilin provò una sensazione di estrema beatitudine.

< < Crilin … > > sussurrò la bionda, mentre il suo uomo raggiunse il seno con le sue carezze.

Fu percorsa da un brivido, quando finalmente le dita di lui toccarono la pelle nuda della ragazza, facendosi strada sotto la tuta sportiva, che lei aveva deciso di indossare quella mattina in vista del combattimento.

Nella foga dei loro baci, i due amanti, quasi all’unisono, trovarono insopportabile il fatto di essere ancora vestiti.
Continuando a baciarla dolcemente, Crilin la sollevò abilmente fra le braccia e subito lei avvolse le gambe attorno alla sua vita, facendosi trasportare docilmente fuori dal bagno. Incurante dei continui urti contro i mobili  del corridoio, il terrestre raggiunse alla cieca la loro camera da letto, chiudendo velocemente la porta con un leggero calcio.

 
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Per quella sera Diciotto decise di dimenticare completamente ogni preoccupazione, forte del fatto che Crilin non aveva riportato ferite gravi durante il combattimento. Anzi, nelle ultime due ore aveva ampiamente dimostrato di essere in piena forma.

Dopo aver fatto l’amore con il suo uomo, la bella guerriera era rimasta semplicemente a letto, a godersi la sensazione di morbidezza e freschezza delle lenzuola sul suo corpo nudo, sempre abbracciata strettamente al proprio compagno. Quasi con un tacito accordo, i due amanti non parlarono dei guai ancora in corso e della possibilità che Crilin potesse essere ancora l’obiettivo principale dei misteriosi assalitori, nonostante la loro ritirata. Per una volta, Diciotto fu ben lieta di non insistere.

In ogni caso, lei aveva già stabilito cosa fare nei prossimi giorni, anche se non lo aveva ancora detto apertamente al proprio compagno. Era decisa a dare una caccia sfrenata a quegli individui, almeno fino a quando non fosse riuscita a scoprire le ragioni del loro accanimento verso Crilin. C’era tempo e non c’era nemmeno il bisogno di farlo sapere a lui.
< < E’ compito mio e di nessun altro > > pensò la bella cyborg, mentre carezzava teneramente i corti capelli neri del terrestre.

< < Da qualche tempo penso spesso a una cosa > > disse ad un certo punto il piccolo guerriero, poggiando la testa sulla spalla nuda della fidanzata. Quest’ultima si girò a guardarlo. Il giovane uomo aveva un’espressione serena e felice.

Diciotto adorava percepirlo così a proprio agio accanto a lei. Un uomo, che avrebbe dovuto considerarla come la più grande minaccia esistente, ma che invece l’aveva scelta come la sua compagna di vita. La bella cyborg dubitava del fatto che potessero esistere tanti uomini così puri, così pronti a superare qualsiasi pregiudizio. Crilin ripeteva spesso quanto fosse stato fortunato ad averla incontrata, ma un giorno lei gli avrebbe fatto capire anche la sua immensa gratitudine per essere stata salvata da lui non solo dalla morte, ma anche da una vita vuota di morte e dolore.

< < Un giorno vorrei che trovassimo un posto tutto nostro > >.

Diciotto non rispose. Il piccolo uomo stava manifestando ad alta voce un desiderio che era anche il suo. Per quanto le piacesse quella piccola isola, anche lei non desiderava altro che una casa tutta sua, da condividere esclusivamente con l’uomo che amava.

< < Sarò sempre legato a questo posto > > continuò Crilin, intrecciando le dita con quelle di lei < < Il maestro mi ha salvato la vita, mi ha cresciuto come un figlio. Gli sarò sempre grato per tutto ciò che ha fatto per me. Ma adesso sono pronto a costruire una vita mia e voglio farlo insieme a te > >.

< < Desidero una casa, Diciotto. Una casa nostra > > concluse il piccolo guerriero, un po' preoccupato del prolungato silenzio della compagna.

< < Forse sono troppo avventato. Stiamo insieme da pochi anni, ma io….. > > Crilin non riuscì a terminare la frase, dato che la fidanzata lo strinse a sé in un nuovo ed intenso bacio. Gli strinse dolcemente il viso tra le mani, per poterlo baciare accuratamente.

Quando finalmente lo lasciò andare, Crilin era senza fiato, mentre una nuova ondata di eccitazione rischiava seriamente di travolgerlo. Di certo la sua donna aveva preso molto bene la sua confessione.

< < Ora capisci la necessità di avere qualcuno esperto in finanze > > esclamò alla fine Diciotto, sorridendo furbamente.

< < Non credevo che volessi risparmiare per una casa > > rise Crilin, mentre si sistemava nuovamente accanto a lei.

< < Beh, spendo molti soldi in vestiti, ma questo non significa che io sia così sciocca da non risparmiare, Crilin > >.

Crilin si chiese quanti soldi la fidanzata fosse riuscita ad accumulare negli ultimi due anni, ma allo stesso tempo non osava immaginare la loro provenienza.

< < Rilassati, Crilin > > lo schernì la bionda, osservando divertita la sua espressione preoccupata < < Non c’è stato niente di illegale, almeno nella maggior parte dei casi > >.

< < Meglio non chiederti nulla > > sospirò il terrestre, poco convinto.

< < Bravo > > disse Diciotto, sorridendogli dolcemente.

I due amanti rimasero in silenzio per alcuni minuti, godendo della reciproca compagnia.

< < Un giorno l’avremo, tesoro. Te lo prometto > > disse Crilin, guardando la sua compagna con ferma determinazione. La stessa Diciotto rimase leggermente interdetta dinnanzi a tanta convinzione. Era evidente quanto fosse importante per lui e anche lei non vedeva l’ora di poter vivere in un posto tutto suo, senza dover più nascondersi da certi disgustosi pervertiti.
Alla fine, comunque, la bionda era consapevole di volerlo seguire dovunque, dato che era l’unico con cui si sentiva veramente a casa e poco importava il luogo dove avrebbero deciso di vivere in futuro.

< < Anche se dovrà avere diversi lussi > > pensò la bella guerriera con un sorrisetto.

Crilin non riuscì ad interpretare lo strano sorriso della sua donna, ma subito dopo ella si girò a guardarlo con serietà e dolcezza al tempo stesso. I bellissimi occhi color ghiaccio della cyborg erano intensi ed accoglienti. Non erano gli occhi freddi di una macchina o di un assassino privo di scrupoli, ma di una donna innamorata, convinta delle sue scelte e pronta a vivere una vera vita a fianco a lui.

< < Sono pronta a giurartelo anch’io, Crilin > > disse senza alcuna traccia di scherzo nella sua voce.

< < Noi avremo una casa tutta nostra > > concluse la bionda, prima di baciarlo intensamente.
 
 
 
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Le ore passavano, ma Diciotto continuava imperterrita la sua ricerca. Si era alzata presto insieme a Crilin, proprio allo scopo di iniziare subito la caccia, possibilmente senza farsi scoprire dal suo uomo. Quest’ultimo era sempre molto attivo durante le ore mattutine, anche nei periodi di pace, pur non allenandosi sempre con la stessa intensità di una volta.

Erano passati dieci giorni dall’agguato e nonostante i tentativi di Crilin di localizzarli, non trovarono più alcuna traccia degli assalitori. Pur non dicendolo apertamente, però, Diciotto non era affatto convinta.

In realtà, quella mattina Crilin aveva deciso di girare alcune città vicine, al preciso scopo di iniziare seriamente la ricerca di un vero lavoro. Sapeva che non sarebbe stato facile. In tutta la sua vita aveva studiato e praticato solo le arti del combattimento. Certo, negli anni aveva imparato a coltivare diversi interessi, fra i quali la lettura, ma difficilmente questo l’avrebbe aiutato, se non al massimo in una discreta capacità di relazione con gli altri.

Sicuramente i discorsi sul loro futuro lo avevano motivato oltre le previsioni della sua stessa fidanzata, divertita e felice per questo forte entusiasmo. Dopo averlo incoraggiato e aiutato soprattutto nella scelta dell’abbigliamento, Diciotto lo vide partire in direzione della prima metropoli designata. Era stata attenta a non trapelare nulla riguardo le sue intenzioni. Era una buona occasione per riprendere le ricerche. Sperava ardentemente di trovarli e chiudere definitivamente la faccenda.

Dopo aver aspettato un’ora abbondante per maggiore prudenza, si apprestò anche lei a partire nella direzione opposta rispetto a quella intrapresa dal suo uomo.
La sua prima destinazione fu proprio la valle desolata dell’agguato o per meglio dire della trappola architettata dalla stessa preda. Cercò meticolosamente qualche traccia degli assalitori, magari un frammento di arma perduto durante la battaglia o un pezzo strappato delle loro tute super-tecnologiche.

Tuttavia, come lei stessa aveva previsto, non trovò nulla in quella vallata quasi completamente devastata, in lunga parte proprio dalla stessa enorme forza artificiale.
Senza perdersi d’animo, la compagna di Crilin decise di iniziare una totale perlustrazione dell’oceano del sud, dove era situata la Kame House. Se davvero il suo uomo rappresentava un obiettivo così importante per loro, pur essendone ancora oscure le ragioni, allora quei quattro non potevano essersi allontanati troppo. Con questo ragionamento, la bionda raggiunse in pochi minuti il mare, ossia il luogo in cui lei stessa viveva.

Fin dalla prima volta che c’era stata, Diciotto si era accorta delle numerose isole presenti in quelle acque. Quando lei e suo fratello davano una caccia spietata a Goku, aveva potuto constatare quanto fossero tante e variegate, alcune piccole come quella del vecchiaccio, altre molto più grandi, come quella dove si era svolto il combattimento fra suo fratello e Piccolo. In alcune di esse c’erano anche diverse città e località turistiche, ma in molte altre, invece, la natura non era ancora stata contaminata dall’umanità.

Era chiaro che la sua ricerca poteva realmente andare per le lunghe. Era uno degli oceani più grandi del pianeta e molte di quelle isole erano luoghi selvaggi, che lei stessa aveva visitato durante i tanti appuntamenti con Crilin. Mentre sorvolava a velocità ridotta le varie isolette, le capitava spesso di riconoscerne qualcuna e in quei momenti non poteva proprio evitare di sorridere, attaccandosi a dolci ricordi.

Nonostante il suo carattere estremamente impulsivo, Diciotto non si diede per vinta e continuò a tenere d’occhio le isole, soprattutto quelle completamente disabitate. L’unico inconveniente era che avrebbe dovuto interrompere le ricerche, almeno per qualche giorno. Crilin sarebbe tornato a casa prima del tramonto e lei preferiva farsi trovare lì. Poteva sempre riprendere le ricerche durante i giorni successivi, anche se molto dipendeva dalle prossime mosse dei loro misteriosi nemici, ammesso che fossero ancora nei paraggi.

Verso il tardo pomeriggio, la bella cyborg decise di prendere definitivamente la strada verso casa. Avrebbe impiegato soltanto pochi secondi ad arrivare. Quel tratto di mare l’aveva già controllato alla perfezione, per cui si affrettò alla massima velocità verso casa.

Aveva mangiato soltanto la mattina presto a colazione, ma solo dopo diversi giorni il cibo diventava un serio bisogno per il suo organismo. Tuttavia, si era ormai abituata a mangiare almeno due pasti al giorno, soprattutto se in compagnia del suo uomo. Cullata dal pensiero di trascorrere la serata con lui, Diciotto volò verso una delle isole più piccole di quell’oceano.

Fu allora che accadde, proprio quando la familiare casetta rosa iniziava ad essere ben visibile all’orizzonte.

Il suono che sentì era forte e in un primo momento ella non riuscì a capire che cosa fosse. Non si trattava di un’esplosione, di questo ne era certa. Era un rumore quasi metallico, come uno stridio acuto o una massa imprecisata di inquietanti urla stridule. Era un miscuglio di suoni proveniente da molti chilometri di distanza, ma il suo potente udito riusciva a distinguere distintamente il luogo di provenienza. Non ne aveva la certezza, ma era molto probabile che la causa fosse legata ad un sofisticato macchinario. I suoi circuiti identificarono precisamente la posizione. Si trattava di una delle isole, ma distante molto lontana dalla Kame House. Proveniva a est, una zona dell’oceano che non aveva ancora controllato.

< < Sono loro > > disse ad alta voce, osservando attentamente la provenienza di quella strana varietà di suoni.

In quel tratto di mare le isole erano per la maggior parte selvagge e desolate. Diciotto continuava a fissare l’orizzonte ferma a mezz’aria con espressione glaciale, quasi fosse tornata ad essere la fredda guerriera di un tempo.

Non era mai stata una sciocca. Tutto ciò poteva essere benissimo un trucco per spingerla a raggiungere chissà quale luogo. I nemici avevano già dimostrato la loro propensione a ricorrere a mezzi subdoli. Lo sapeva, ma allo stesso tempo non le importava, anzi sperava davvero che si trattasse di una trappola per lei.

< < Così almeno potrò chiudere la questione una volta per tutte > > pensò la bionda, con un feroce ghigno, dimenticandosi del fatto che il sole stesse per tramontare < < Questa volta scoprirò che cosa vogliono da Crilin > >.

Stanca di riflettere, la bella guerriera scattò alla massima velocità nella direzione opposta alla Kame House. Strinse i pugni mentre si avvicinava sempre di più agli odiati nemici. Questa volta poteva battersi senza doversi preoccupare per il suo amato. Niente l’avrebbe fermata. Se fosse stata costretta, li avrebbe uccisi senza esitare. Chiaramente quei quattro costituivano un pericolo serio per il suo uomo, per cui spettava a lei procedere alla totale eliminazione del problema.

In breve, incurante delle enormi onde che generava al suo passaggio, la cyborg raggiunse una grande isola verdeggiante, dalla quale sembravano provenire gli inquietanti suoni, diventati ormai insopportabili persino per l’udito potenziato della donna.

Tuttavia, proprio quando Diciotto si trovò l’isola sotto i suoi piedi, gli assordanti rumori si spensero di colpo, lasciando spazio ad un tetro ed innaturale silenzio. Sembrava non esserci alcuna forma di vita, nemmeno nella più fitta vegetazione dell’isola. Quest’ultima si poteva definire anche affascinante nella sua natura totalmente incontaminata: oltre la spiaggia, c’era una fitta foresta, con tantissime specie di piante, che procedeva fino alle radici di una parete rocciosa, dalla quale la bionda avrebbe potuto sicuramente osservare con calma l’intera isola.

Tuttavia, Diciotto preferì atterrare lentamente sulla spiaggia, stando pronta a tutto. Si convinse dell’inutilità di un’ulteriore esplorazione dall’alto; era quasi certa che i nemici fossero ben nascosti tra gli alberi o nella folta vegetazione.

Si incamminò a piccoli passi, entrando sicura ma guardinga nella foresta ormai quasi completamente all’oscuro con l’arrivo della sera. Le era già capitato di battersi in situazioni simili, con pochissima visibilità, ma nonostante l’evidente posizione di svantaggio, con la possibilità di subire agguati da qualsiasi cespuglio o albero, quella volta era stata lei a vincere. in effetti, grazie ai suoi potenti circuiti era quasi impossibile sorprenderla con attacchi a sorpresa.

Contrariamente ad ogni sua previsione, però, nessuno si fece vedere. Non c’era traccia di nessun nemico. Pur non fidandosi, la compagna di Crilin rimase perplessa. La foresta stava per terminare, come era possibile tanto silenzio. Non vide nessun animale in giro, segno della presenza di qualcuno a turbare la solita vita tranquilla e selvaggia di quel luogo.

Diciotto continuò ad avanzare. Ad un certo punto arrivò paurosamente a pensare che tutta quella situazione fosse soltanto un modo per ingannarla, per allontanarla dal vero obiettivo dei nemici. Il solo pensiero la terrorizzò letteralmente. Crilin si sarebbe trovato da solo contro quattro.

Improvvisamente, la possibilità di essere stata giocata divenne terribilmente concreta.

Persa mentalmente nelle sue paure, la guerriera superò velocemente una fitta rete di enormi piante selvatiche, giungendo finalmente in uno spazio aperto alle radici della parete rocciosa.
Sgranò gli occhi per la sorpresa, mai si sarebbe immaginata una scena simile. Davanti a lei, i quattro assalitori stavano tranquillamente in piedi, come se l’avessero attirata e aspettata seguendo un piano preciso ed accurato.

Dietro di loro, era ben visibile la loro piccola navicella, che era stata probabilmente la causa dei suoni di prima. L’avevano attirata in quel posto grazie alla loro tecnologia avanzata.
Quando aveva dato una prima occhiata dall’alto, Diciotto si era accorta di quello spazio aperto, ma non aveva visto o percepito nessuno in quella zona. Proprio per questo aveva deciso di perlustrare la foresta, assolutamente sicura che si trovassero ben nascosti tra gli alberi. Invece, si trovavano lì in bella vista, proprio davanti i suoi occhi. Tutto ciò non aveva senso.


< < Che cosa significa > > sibilò la bionda, stringendo i pugni al massimo.

Si fece avanti l’uomo contro cui aveva combattuto. Diciotto notò che, tra i quattro, la donna dai capelli corti era quella più a disagio. Non incrociava mai il suo sguardo ed era certa che la sua non fosse una semplice sensazione di paura, che si prova normalmente di fronte a un avversario superiore. Al contrario di lei, il nemico più pericoloso si avvicinava a piccoli passi, mostrando una freddezza disarmante. Eppure lei aveva ampiamente dimostrato di poterlo battere. Dove trovava quell’odiosa sicurezza.

< < Ti stavamo aspettando, guerriera > > esordì l’uomo calmo < < Alla fine hai risposto alla nostra chiamata. Sei coraggiosa > >.

< < Era chiaro che si trattava di uno squallido trucco per attirarmi qui > > commentò la compagna di Crilin, ritrovando la sua solita freddezza.

< < Hai ragione > > convenne Tepias < < Volevamo attirarti in quest’angolo sperduto del vostro pianeta, ma non per le ragioni che credi. Non abbiamo motivo di combattere di nuovo contro di te > >.

< < Che cosa? > >.

< < Hai capito bene, ragazza. Non c’è alcuna ragione di battersi. Ti consiglio di non fare mosse avventate. Ormai ti è rimasto poco tempo > >.

Diciotto non capì a che cosa si riferisse, ma di nuovo una strana tensione ricominciò a tormentarla. Decise di non attaccare. Doveva prima capire la situazione.

 < < Non capisco quali siano le vostre intenzioni, ma non vi lascerò mai Crilin > > ringhiò la bella cyborg, cercando di non trapelare la propria preoccupazione.

< < Ti offrirò la possibilità di salvare il tuo uomo, guerriera. Adesso tutto dipenderà da te, dalla decisione che prenderai. La decisione più importante della tua vita > >.

La bionda non rispose, ma un brivido freddo attraversò veloce il suo corpo.

In seguito, Diciotto affrontò realmente il più terribile dilemma della propria vita. Alla fine comprese che era una sola la decisione da prendere ed era anche la più dolorosa di tutte.
  
 
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Crilin viaggiò verso casa palesemente stanco, ma soddisfatto.

Dopo un solo giorno di ricerca, aveva incredibilmente trovato quasi certamente un impiego ben retribuito a tempo determinato, che lo avrebbe impegnato tre sere alla settimana, anche se non era ancora sicuro se accettare il posto che gli era stato offerto. Aveva raggiunto Satan City che era ancora mattina presto, spaesato e senza la minima idea di dove cominciare la sua ricerca. Non possedendo alcun titolo sarebbe stato difficile trovare una situazione lavorativa soddisfacente, ma dove provarci.

Satan City era una delle metropoli che conosceva meglio. L’aveva frequentata molto nel corso degli anni insieme ai sui amici più cari e dopo la sconfitta di Cell essa era diventata ancora più popolata e tecnologica.

Sperava che proprio questo continuo sviluppo potesse fornirgli delle buone occasioni, ma durante tutta la sua vita si era occupato solo di arti marziali e non aveva mai avuto veramente il tempo di dedicarsi ad altro. Tuttavia, però, il destino volle che furono proprio le sue enormi capacità nel combattimento a fornirgli una prima vera possibilità di ingresso nel mondo del lavoro.

Tutto era accaduto nel giro di pochi secondi. D’altro canto, il piccolo uomo non potè esitare, pur non volendo attirare troppa attenzione. Due uomini con il volto coperto e armati di pistola uscirono correndo da un negozio appena rapinato. Probabilmente non erano dei professionisti, dato l’evidente nervosismo dei due individui, i quali, preoccupati per un’imminente caccia all’uomo, non esitarono ad aprire il fuoco alla cieca, senza curarsi della seria possibilità di ferire o addirittura uccidere qualcuno. In breve generarono il panico generale in una via molto trafficata.

Crilin agì in fretta, senza alcuna esitazione. Pur trovandosi dall’altro lato della strada, raggiunse i due criminali con un solo ed agile balzo, sotto gli occhi stupefatti di decine di persone. Colpì il primo con una poderosa ma controllata gomitata, che centrò la mascella del rapinatore, facendogli perdere immediatamente i sensi. Il secondo uomo rimase così scioccato da lasciar cadere a terra l’arma e nell’attimo successivo Crilin lo stese con un unico semplice pugno allo stomaco. Il tutto si era verificato nel giro di pochi secondi e ben poche persone, tra i presenti, avevano effettivamente visto quanto era accaduto. Ma tra queste un uomo di mezz’età bassino e con un fisico sovrappeso manifestò un forte interesse verso il piccolo guerriero dalle capacità straordinarie.
L’uomo era vestito con abiti costosi e non molto adatti in quella calda mattinata.

Scioccato nell’assistere ad una scena così spettacolare, si affrettò ad offrire un lavoro al piccolo uomo fuori dal comune, il quale dimostrava una fortissima generosità, sincerandosi che nessuno fosse rimasto ferito durante la sparatoria. Dopo aver fornito spiegazioni alle autorità e aiutato il recupero del denaro rubato, Crilin fu letteralmente assalito dalle eleganti parole di elogio dell’uomo d’affari.

Lo invitò in un prestigioso locale delle vicinanze e mentre Crilin gustava educatamente il drink offerto, ricevette formalmente la sua prima offerta di lavoro. L’individuo dai modi un po' viscidi e falsamente gentili si rivelò essere il proprietario di un importante locale, frequentato da gente rispettabile e ricca.

Il giovane guerriero non si sentiva molto a suo agio con quell’uomo d’affari, abituato a disprezzare chiunque non dimostrasse una certa capacità economica. Anche con lo stesso Crilin si comportava come un padrone incontrastato, forte della forza del denaro.

Quest’ultimo gli diede un biglietto da visita e gli disse di presentarsi nei prossimi giorni all’indirizzo segnato. A quanto pare poteva offrirgli un posto come guardia di sicurezza del locale per alcuni mesi e con una buona paga.

Crilin rispose che ci avrebbe sicuramente pensato ed effettivamente era la verità. Prima di ogni cosa, desiderava parlarne con Diciotto. Essendo la sua compagna di vita, era giusto chiedere il suo parere per una così importante.

Così, anche se non completamente soddisfatto, il piccolo uomo decise di terminare quella prima giornata di ricerca. Era stata una giornata proficua sotto vari punti di vista, pur restando con tanti dubbi per il futuro che l’attendeva. Sulla via del ritorno si godette la familiare e straordinaria sensazione del vento fresco e puro sul suo viso, respirandolo a pieni polmoni, soprattutto dopo un’intera giornata ad inalare quantità incredibili di smog tipiche di una grande città come Satan City.

Nella tranquillità del viaggio di ritorno, Crilin ebbe il tempo di riflettere attentamente sugli eventi degli ultimi giorni. Non aveva più percepito alcuna presenza nemica e il fatto che gli strani assalitori si fossero ritirati con la loro velocissima navicella dopo l’agguato, lo spinse seriamente a credere che essi non si trovassero più sulla Terra.

Per tale ragione, aveva deciso di iniziare subito i suoi progetti per il futuro. Aveva realmente fretta di costruirsi una vita vera con Diciotto ed era pronto a lavorare sodo come mai nella sua vita per riuscirci. Voleva regalarle una vita felice.

Attraversò in volo l’oceano in direzione della Kame House. Era un po' più tardi di quanto avesse stabilito in mattinata, dato che il sole era già tramontato, per cui decise di volare alla massima velocità, sperando di non subire l’ira della sua donna per il suo ritardo.

In quel momento, un dolore lancinante lo costrinse a fermarsi bruscamente a mezz’aria. Era come una scarica elettrica, che dal collo invase ogni parte del suo corpo. Si fermò di botto come paralizzato, non riuscendo neppure a gridare.  Gli riusciva difficile persino respirare correttamente.

Cercò disperatamente di mantenere il controllo della propria energia, ma si rivelò impossibile, poiché nessuna parte del corpo rispondeva ai suoi comandi. Perse quota sempre più velocemente, iniziando una paurosa picchiata verso le acque serene dell’oceano, che avevano assunto un colore rossastro per via del tramonto.

Per qualche istante, Crilin riuscì, con enormi sforzi, a trattenersi, ma ben presto la sua divenne una vera e propria caduta libera. La vista gli si oscurava sempre di più mentre precipitava. Il dolore era troppo forte ed egli perse presto completamente ogni capacità di reazione.

Incredibilmente, però, proprio al momento dell’inevitabile contatto con le acque dell’oceano, la scarica elettrica si interruppe bruscamente, così come era giunta. Il terribile dolore scomparve del tutto, restituendo al piccolo uomo il totale controllo del proprio corpo.

Con un’incredibile prontezza di riflessi, il terrestre riuscì ad interrompere la caduta, dalla quale non ne sarebbe sicuramente uscito indenne, fermandosi a pochi centimetri dalle acque profonde dell’oceano. La brusca interruzione della lunga caduta turbò la serenità del mare calmo, generando alte ondate, che si spensero soltanto a molti metri di distanza. L’urto con le acque era stato parziale, ma ugualmente forte, al punto che il giovane fu costretto a fermarsi per riprendere fiato, scosso profondamente da quanto era appena accaduto.

Sospirando di sollievo, Crilin si accorse di essere tornato alla normalità, almeno per quanto riguardava il controllo del proprio corpo. Provava, però, fortissimo senso di nausea, che lo costrinse a rimettere il poco che aveva mangiato prima di partire.

Ancora non riusciva a comprendere cosa fosse appena successo, cosa avesse provocato quell’improvvisa scarica su tutto il corpo e quel dolore terribile e paralizzante. Una spiegazione poteva essere legata ancora agli effetti collaterali della tecnica suicida che aveva imparato recentemente, ma non ne era troppo sicuro. Erano passati troppo giorni.

Tuttavia, molto probabilmente il suo corpo non si era veramente ancora ripreso del tutto. Aveva potuto constatare sulla sua pelle il terribile prezzo di tutto quel potere e infatti, pur sforzandosi, Crilin non riusciva a trovare altre possibili cause dinnanzi a quanto era appena accaduto. Il combattimento dell’altro giorno non gli aveva procurato nessuna ferita grave, per cui doveva per forza trattarsi degli effetti del potere smisurato della natura sul suo fragile corpo umano.

Riprese a volare a quota molto più bassa di prima, ancora preda di un forte malessere allo stomaco. Quanto era accaduto lo aveva spiazzato, emotivamente e soprattutto fisicamente. Volò faticosamente verso casa, mentre spariva all’orizzonte ogni traccia del sole. Impiegò altre due ore per arrivare a casa, un tempo che gli sembrò infinito. Era stato costretto a fermarsi un paio di volte e in occasione di una di queste soste si accasciò nuovamente per vomitare.

Sentendosi un po’ meglio, finalmente giunse in vista della piccola isoletta. Atterrò a fatica sulla sabbia fresca della sera, sperando con tutto il cuore di non essere sorpreso dalla sua amata. Aveva già deciso di non dirle nulla, non volendo farla preoccupare inutilmente, anche se con ogni probabilità lei lo avrebbe scoperto alla prima occhiata.

Con un leggero sospiro, spinto anche da un’incontrollabile voglia di coricarsi, Crilin entrò in casa. Era accesa soltanto la luce della cucina e pur non capendo la ragione, egli provò una strana sensazione, come una fredda inquietudine, che lo assalì dopo pochi passi lungo il piccolo ingresso della casetta rosa. La giornata si stava concludendo in modo sempre più strano e spiacevole.
< < Diciotto > > chiamò il giovane uomo, rimproverandosi mentalmente per l’ingiustificato pessimismo. Probabilmente era solo stanchezza.

La sua donna, però, non rispose e di nuovo la sgradevole sensazione di prima fece rabbrividire il piccolo uomo.

< < Diciotto > > provò ancora a chiamarla, questa volta a voce più alta, colma di una crescente preoccupazione.

Dopo alcuni interminabili secondi, finalmente ricevette risposta.
 
                                                                                                                           ------------------------------------------
 
Il cuore di Diciotto batteva all’impazzata, fin da quando aveva iniziato a percepire, a molti chilometri di distanza, l’energia familiare del suo uomo in avvicinamento. La decisione ormai l’aveva presa e non poteva assolutamente fallire. Nelle ultime ore si era chiesta se ci sarebbe riuscita veramente. Ciò che quei bastardi l’avevano costretta a vedere, doveva essere il motivo al quale aggrapparsi. Lei non poteva assolutamente perdere Crilin.

Spense tutte le luci di casa, tranne quelle della cucina. Il suo piccolo uomo tardava, alimentando ulteriormente le sue paure. Era consapevole che doveva calmarsi, ma mai avrebbe potuto prevedere una situazione del genere. Prima di compiere, però, l’inevitabile e terribile azione, Diciotto doveva assolutamente dirglielo. Era essenziale farlo e forse questo l’avrebbe accompagnato meglio in ciò che lo attendevo.

Finalmente il suo amato compagno arrivò a casa, stremato visibilmente. Era normale dopo quello che lei stessa aveva visto con i suoi occhi. Osservando i suoi movimenti stanchi e doloranti lungo la spiaggia dalla finestra della cucina, la bionda sentì una fitta dolorosa al cuore. Lo guardò per tutto il tempo, fin quando poteva farlo. Ingoiò un lamento doloroso, quando sentì la prima chiamata. Nonostante la situazione, era sempre bello sentire la sua voce.

Alla seconda chiamata, Diciotto decise di rispondere. Cercò di farlo con voce dolce e serena, sperando di non insospettirlo.

< < Amore > > disse dolcemente la bionda, avvicinandosi a lui.

Diciotto notò distintamente il sollievo che provava nel vederla.  Crilin corse da lei e l’abbracciò con forza.
Rispose immediatamente alla stretta, volendo godere di quel contatto intimo il più a lungo possibile. Gli accarezzò dolcemente i capelli neri, consapevole che il tempo era quasi giunto. Stavano arrivando, lo poteva percepire chiaramente con i suoi circuiti.

< < Crilin > > sussurrò lei, cercando di non mostrare il dolore sempre più opprimente.

< < Scusami > > rispose il giovane, ormai del tutto sollevato < < Mi sono preoccupato vedendo le luci spente, io….> >.

La bella cyborg non lo lasciò finire. Lo baciò con dolcezza, mentre una prima lacrima iniziava a scendere lentamente lungo la guancia. Erano quasi arrivati e lei doveva dirglielo, prima che fosse troppo tardi.

< < Diciotto, che cosa c’è > > domandò il piccolo guerriero, guardandola preoccuopato mentre lei era quasi sul punto di piangere.

La compagna gli afferrò delicatamente il viso tra le mani. Parlò a stretto contatto con le labbra di lui, mentre la navicella della squadra ombra atterrava silenziosamente sulla piccola isola.

< < Non dubitare mai del mio amore per te, Crilin > > disse Diciotto, con voce dolce ed autorevole al tempo stesso < < Io ti amo più della mia stessa vita e lo farò per sempre. Sei mio e di nessun altro, ricordalo sempre > >.

< < Diciotto ma cosa…> > provò a dire l’uomo, ma questa volta ad interromperlo fu il tonfo di un corpo solido sulla terra. La piccola isoletta tremò per alcuni secondi.

< < UMANO > >.

Era un richiamo forte ed energico. Crilin riconobbe immediatamente quella voce. Era lo stesso tizio contro cui Diciotto si era battuta.

< < Sono di nuovo loro > > commentò il terrestre, cercando di controllare i suoi nervi.

Uscì per primo dalla porta della casetta rosa, seguito dalla sua donna, la quale non aveva ancora commentato l’arrivo della squadra ombra.

Il motore della navicella, stanziata sulla spiaggia, era ancora acceso, pur non facendo alcun rumore. Il portellone era aperto. I quattro membri della squadra si trovavo tutti sulla spiaggia, immobili con le braccia dietro la schiena. Ancora una volta Diciotto notò che l’unica a non poter sostenere il suo sguardo glaciale era Fedra e di colpo comprese che quella donna era tormentata dal rimorso. Rimorso per ciò che stata accadendo, per quello che la stessa Diciotto stava per compiere.

< < Siete ancora voi? > > esordì Crilin, per niente intimorito. Nonostante la stanchezza era pronto a battersi e soprattutto si sentiva sicuro con Diciotto al suo fianco.

< < Adesso verrai con noi, terrestre chiamato Crilin > > disse freddamente il leader della squadra < < Non fare resistenza. E’ del tutto inutile > >.

< < Non verrò mai con voi. Nessuno può privarmi della mia libertà > > ringhiò il piccolo guerriero, mettendosi in posizione.

< < E’ il momento > > si limitò a rispondere Tepias. Ma non era rivolto a lui o a qualcuno della sua squadra.

Con mani tremanti, Fedra tirò fuori un paio di manette elettroniche.

< < Fatevi sotto > > disse Crilin, pronto alla lotta, consapevole che la sua donna lo avrebbe immediatamente supportato.

< < Crilin > >.

La voce dolce e familiare della fidanzata spiazzò il piccolo uomo. Voltandosi, rimase letteralmente scioccato nel vedere il bellissimo volto della compagna completamente segnato dalle lacrime. Non l’aveva mai vista in quelle condizioni.

Crilin abbassò le braccia, confuso e sconvolto.

< < Diciotto > > sussurrò, non sapendo più cosa fare.

Nell’istante successivo, il pugno della donna che amava lo colpì allo stomaco con una violenza inaudita, facendogli sputare una preoccupante quantità di sangue. Diciotto non avrebbe mai immaginato di arrivare a scatenare così tanta forza sulla persona che più contava per lei, ma non aveva scelta. Anche grazie a lei, Crilin era molto migliorato negli ultimi mesi, ragione per la quale era stata costretta ad usare gran parte della propria forza contro di lui.

Già stremato per la scarica di qualche ora prima, il giovane terrestre si abbandonò dolorante tra le braccia della sua compagna, poggiando la testa sulla sua spalla. Con la morte nel cuore, Diciotto lo colpì di nuovo. Questa volta lo fece con il taglio della mano alla base della nuca, facendogli perdere immediatamente conoscenza. Il corpo del suo uomo si accasciò tra le sue braccia come un peso morto. Diciotto lo tenne stretto tra le sue braccia, inginocchiandosi sulla sabbia fresca insieme a lui.

Stremata dal dolore e dalla disperazione, Diciotto baciò con disperata avidità il viso dell’uomo incosciente: guance, fronte, labbra.

< < Hai agito bene, guerriera > > commentò Tepias impassibile < < Fedra, procedi pure > >.

Sentendosi più sporca che mai, la donna dai capelli corti si avvicinò alla coppia. Tremante provò a mettere le manette sui polsi del giovane uomo, ma quando incrociò lo sguardo della bionda, si fermò in uno stato di puro terrore. Gli occhi cerulei della guerriera sembravano quelli di una belva ferita ed implacabile.

< < Fallo > > ordinò energicamente Tepias.

Fedra lo fece con movimenti lentissimi, prima un polso poi l’altro. Diciotto non reagì.

L’altro giovane della squadra ombra, chiamato Elias, aiutò la compagna a prendere di peso il prigioniero. Lo presero per le braccia e lo allontanarono dalla fidanzata ancora in ginocchio sulla sabbia.

< < Andiamo via > > ordinò finalmente il comandante Tepias.

Tutti i membri percorsero la piccola rampa, superando il portellone aperto insieme al giovane uomo privo di sensi, trattenuto per le braccia da una Fedra sempre più tormentata e dal suo giovane compagno.

< < Io me lo riprenderò > > disse all’improvviso Diciotto glaciale, la voce contratta dalla rabbia e dal terribile dolore emotivo che stava provando in quel momento < < Io me lo riprenderò e me la pagherete cara, lo giuro sulla mia stessa vita. Se gli farete del male, io vi farò a pezzi, facendovi soffrire oltre ogni immaginazione > >.

Nessuno dei quattro membri rispose. Questa volta anche lo stesso Tepias rimase turbato, consapevole di quanto avevano appena scatenato. Anche se l’avevano in pugno, quella donna restava un implacabile nemico, soprattutto dopo quella notte.

Il portellone si chiuse lentamente. Diciotto sentì il cuore spezzarsi, quando non potè più vedere l’immagine del suo uomo incosciente. In pochi secondi la navicella prese quota, avviandosi nel buio della notte. Diciotto la vide scomparire all’orizzonte e desiderò morire. La mano, con cui aveva osato colpire il suo amato per ben due volte, tremava senza controllo.

Alla fine non riuscì più a resistere. Pianse come una bambina, urlando con tutta la forza che aveva in corpo.

La calma notturna dell’Oceano del Sud venne sconvolta da una serie di urla strazianti, colmi di dolore, di disperazione e di una collera selvaggia.
 
 
FINE DEL CAPITOLO.
 
  
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