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Autore: Dakota Blood    20/02/2020    1 recensioni
Erik ha 19 anni e un sogno nel cassetto: suonare in una band rock/emo, ma ha difficoltà a trovare amici veri che possano aiutarlo a coronare il suo sogno.
Ha un gatto di nome Balloon, un grasso felino che ne combina di tutti i colori e che ama Erik disperatamente, proprio come se fosse una ragazza... peccato che ad Erik una ragazza così non capiti mai!
Boston mi stava stretta, era un cumulo di storie già sentite, di cazzate varie, e nonostante fosse gremita di gente tatuata come me e piena di piercing sul viso e di voglia di suonare, io ci vedevo in loro solo dei fottuti poser di merda.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevo sempre amato la resilienza, quella forza che ti permette di rialzarti quando tutto va storto, quando la cenere delle tue stesse paure diventa un bocciolo di rosa, quando insomma le cose ti stritolano come serpenti e vorresti solo vedere la fine delle tue incertezze. Avevo amato tante cose, ma in quel momento stavo odiando sopratutto me stesso e ciò che mi aspettava... Mi sentivo un illuso, un rockettaro che si serviva della sua musica, quella che ascoltava, per distrarsi dalla monotonia di Boston e della vita in generale. Ma non bastava! Dio se non bastava... e tutti mi guardavano come fossi un alieno, come un angelo caduto, come un degrado sociale, un inetto alla vita. Mi toccai i capelli, avevo quelle doppie punte schifose, forse perché non andavo mai dal parrucchiere e tagliavo la mia capigliatura da solo, allo stesso modo il colore lo facevo io a casa, perciò non vi era il rischio che qualcuno potesse farmi i complimenti, giusto per non sbagliare! Vedevo buio, un buio che non mi faceva scorgere nemmeno la luce buona delle stelle. Balloon si sedeva in grembo, e io digitavo sulla tastiera frasi senza senso. Non mi era mai capitato di essere così poco produttivo e quasi ozioso, come se il mondo mi avesse tolto la voglia di fare, di scrivere, di agire... e il mio gatto questo lo sapeva bene. I gatti sanno sempre tutto e come tutti gli animali amano incondizionatamente le persone tristi, perché più bisognose di affetto. Non pensiate che il mio umore fosse sempre grigio, no, ero anche solare un tempo e sorridevo per le cose più semplici come ad esempio il solletico sulle costole o un cartone animato tipo Scooby-doo o Bugs Bunny. Ma le cose cambiarono quando la mia ragazza dell'epoca ( quando avevo 15 anni appena) mi lasciò senza un apparente motivo proprio il giorno della festa degli innamorati. Allora non avevo ancora preso un gatto ma in compenso avevo preso un'ammaccatura al cuore grande come una frattura alle vertebre. Quando non piove la vita sembra solo un pulviscolo lontano... Quando la nebbia si appesantisce anche l'anima non riesce a respirare, così come tutta la città. La mia città era un pezzo di merda, e non era certo una metafora o un eufemismo... era davvero ciò che non avresti mai immaginato o desiderato. Stronzi ovunque e puttane da evitare di notte. Io tenevo la luce accesa e siccome vivevo accanto ad un negozio di tatuaggi ( questo mi rallegrava) l'insegna al neon rossa lampeggiante mi rassicurava e mi teneva sveglio anziché andare a letto all'ora delle galline come si suol dire. Vivevo da solo con le mie insicurezze, incertezze, ma da una parte l'avevo scelta anche io quella vita assurda. Non uscivo con nessuno, non frequentavo i pub di Boston e in più non andavo a scuola. Ero un deficiente in tutti i sensi. Ma non ero imbecille, questo no. A volte sul letto strimpellavo la chitarra, la mia cara Fender rossa e facevo di tutto per imitare Jimmy Hendrix anche se non ero proprio all'altezza della situazione. Ma la musica era la mia costante, così come la scrittura. Scrivere e suonare erano le mie qualità migliori, finché non mi ritrovai ad un vicolo cieco, un punto morto, buio come la morte. Non riuscivo a comporre, a buttar giù una sola riga. Quando arrivò Balloon, sorrisi alla vita, ma mi mancava l'armonia, così come mancano gli accordi giusti per comporre la canzone perfetta, ideale. Non sentivo l'esigenza di avere una ragazza, ma a volte dormivo abbracciato al cuscino, sopratutto dopo aver fatto la doccia ed essermi messo lo smalto nero e la matita. Non ero bisex, e non lo sono nemmeno adesso, ma non ho nulla in contrario su chi lo è per davvero. Non ho alcun pregiudizio di nessun tipo per fortuna... Le cose andavano sempre peggio, comunque e il buio mi assaliva, il buio della vergogna. Facevo passeggiate lungo il corridoio di casa e Balloon mi seguiva come fosse la mia stessa ombra, come se io fossi Peter Pan, l'eterno bambino. Non avevo punti di riferimento, i miei parenti erano in Australia e per di più la maggior parte di loro era costituita da serpi velenose che sputavano il loro siero ovunque, raggiungendo la mia anima seppur fossero lontane. La lontananza non c'entra niente con il cuore, puoi essere altrove e dimenticare tutto oppure ricordare per sempre e farti del male di continuo. Non assumevo psicofarmaci, per carità mi sarei incazzato ancor di più e poi non volevo dipendere da quella roba e dagli strizzacervelli! Volevo semplicemente far fuori la mia tristezza, incanalare i miei sentimenti tristi in qualcosa di artistico ma che raggiungesse un ampio pubblico, desideravo il consenso per essere applaudito e accettato, finalmente! Ero stanco di vedere gli altri che, a volte anche senza merito, emergevano ovunque ed esplodevano nella loro arte, lasciando tutti a bocca aperta. Chi era stonato, chi dipingeva male, chi scriveva di merda, chi era un tossico senza via di ritorno e picchiava le donne e nonostante questo veniva acclamato dalla folla. Ero attorniato da un mondo che non mi apparteneva, ma sapevo che quel mondo non era tutto il circondariato del mio cuore, ma solo un pezzetto ed io sarei dovuto esplodere come un coriandolo a Carnevale per poter liberarmi del peso di tutta la società che mi distruggeva. Così non avrei più sentito il buio che mi stringeva la gola.
   
 
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